Disclaimer: questi personaggi non sono miei ma di papà Inoue che è stato tanto gentile da prestarmeli
Ringraziamenti: sono grata a Najka e a Sheera che sono così gentili da sorbirsi anche questo capitolo. Ringrazio anche la mia cuginetta Saya perché mi ha aiutato ^@^
Note: ormai dovreste averlo capito, la ficci è sempre dedicata a Seimei ^^ (Mamy, giura che non mi uccidi per questo capitolo ^^!!!)
Note2: avvertenze, questo capitolo ha controindicazioni, quindi non sono responsabile della vostra salute ^^ per recriminazioni e contestazioni rivolgersi a qualcun'altro che non sia io, non ero nel pieno possesso delle mie facoltà quando l'ho scritto O__o quindi girate a largo se non volete bua buahahahahahah ^o^

Tra le "..." il parlato
Tra le <...> i pensieri




Angelo rosso

parte V

di Natsume


Si fermò davanti al cancello della graziosa villetta a due piani.
Indeciso sul dafarsi si bloccò dal suonare il campanello.
<Hana...>
Il rossino non avrebbe gradito molto quella visita, si sarebbe arrabbiato sicuramente e lui non voleva incappare in un litigio proprio ora che le cose iniziavano a sistemarsi.
Presa la decisione di ritornare sui suoi passi, stava per allontanarsi quando una voce conosciuta lo fece sobbalzare.
"E tu che ci fai qui? Che sei venuto a fare"
Si girò e si ritrovò di fronte al suo nemico.
Rukawa era mollemente appoggiato al cancello di casa sua, una palla da basket sotto il braccio.
Indossava calzoncini grigi sopra un paio di ciclisti neri come la maglietta.
La pelle candida risaltava sotto il sole di quel mattino, sul viso scorrevano goggioline d'acqua, segno che aveva appena fatto i suoi allenamenti.
<Ma 'sto qui non fa altro!!>
"Non mi hai risposto"
La voce fredda del volpino lo riportò alla realtà.
Si sentì arrossire sotto quello sguardo,soprattutto, quando si rese conto di essere rimasto a fissarlo.
<E' uno stronzo, ma è davvero bellissimo>
Quel pensiero, scaturito chissà dove, lo mise ancor più in agitazione.
Abbassò gli occhi confuso e non si accorse del lampo sinistro che passò in quelli di Rukawa.
Ripreso coraggio lo fissò in volto.
"Volevo parlarti"
Il tono di voce era serio.
"Ah si! Qual'è l'argomento"
"Come se tu non lo sapessi"
Sbottò arrabbiato, quel gioco lo aveva stufato.
"Non abbiamo niente in comune, a parte..."
Fermò la frase e lo guardò con ironia
"...Hanamichi"
Concluse, un guizzo di dolcezza si stagliò in quel viso algido al suono di quel nome, la voce ammorbidita nel pronunciarlo.
Nobunaga lo guardò intensamente.
Non gli erano sfuggiti quei piccoli particolari.
L'incredulità si fece spazio sul suo viso.
<No.. non è possibile...>
Il giocatore dello Shohoku sostenne il suo sguardo senza battere ciglio.
Una piccola fiammella di paura si accese nel suo cuore a quella scoperta.
Il volpino si era innamorato e, conoscendolo, non se ne sarebbe stato buono buono a guardare qualcun'altro prendersi ciò che voleva.
<Hanamichi è innamorato di me>
«E' ancora troppo presto per cantare vittoria»
<Sta zitta>
«Non farti illusioni, sai benissimo quanto ne fosse innamorato»
<Ora lui è mio, ha detto che vuole stare con me>
«L'hai visto tra le sue braccia, come fai ad esserne così sicuro»
<Mi ama e questa è l'unica cosa che conti>
«Non illuderti...»
<Zitta, zitta, zitta... non voglio più ascoltarti!!!>
"Vieni dentro, non mi va di parlare di queste cose in strada e poi ho bisogno di una doccia"
Rukawa aveva aperto il cancelletto e si dirigeva verso la porta.
"Che fai vieni o vuoi rimanere lì?"
Senza aspettare la risposta entrò nella sua abitazione lasciando l'uscio aperto.
Lo seguì titubante, all'interno della villetta.
Rukawa sparì all'interno di una stanza, per riuscirne subito dopo con un bicchiere in mano.
"Hai sete, vuoi qualcosa da bere?"
La sua voce non sembrava poi così fredda, questa situazioni gli stava mettendo i brividi.
<Ma chi me l'ha fatto fare>
Pensò mentre gli rispondeva.
"Un succo di frutta se ce l'hai"
"Ma certo. Accomodati di là mentre io lo vado a prendere"
Gli indicò una porta nella parte opposta da quella da cui era uscito.
Varcata la soglia si ritrovò in un ampio salone arredato con gusto.
La sua attenzione fu attratta da un tavolinetto in cui vi erano delle foto.
Si avvicinò a guardarle, quella che lo colpì maggiormente era la foto di due bambini identici di tre quattro anni.
La prese in mano e la osservò attentamente.
I piccoli erano stati fotografati in riva ad un lago, indossavano, tutti e due, maglietta e calzoncini.
Doveva essere stata fatta in estate.
Sullo sfondo si vedeva una bella donna sorridente.
"Potresti metterla giù, nessuno ti ha detto di toccarla"
Quella voce fredda, così vicina al suo orecchio, tanto da sentirne il tiepido alito, lo spaventò.
Cercando di non commettere altre gaffe si allontanò dal calore del suo corpo e ripose l'immagine al suo posto.
"Scusami"
Le gote si imporporarono di un leggero rossore.
"Non volevo ficcare il naso nelle tue cose"
"Hn"
Fu l'unica risposta che ottenne.
"Siediti"
Gli disse indicando un comodo divano di pelle.
Titubante, eseguì il velato ordine, anche se la sua mente continuava a gridargli di uscire immediatamente da quella casa.
Rukawa gli porse il bicchiere di succo con uno strano sorrisetto stampato in viso, poi si accomodò anche lui sul divano.
"Allora, cosa mi dovevi dire di così importante da portarti sin qui"
Nobunaga bevve in un soffio la fresca bevanda prima di cominciare a palare.
"Stai lontano da lui"
Si girò a guardarlo e rimase sorpreso da ciò che vide.
Kaede lo osservava con un sorriso molto malizioso, che aveva in se qualcosa di molto inquietante.
"Io non prendo ordini da nessuno"
La sua voce si era fatta bassa e suadente.
La testa gli girava vorticosamente.
"C'è qualcosa che non va?"
Si sentì chiedere.
"No... niente..."
I suoni uscivano esitanti dalla sua gola.
Una mano si appoggiò alla sua spalla.
"Sei sicuro di star bene?"
Girò il viso a guardarla
"Sto benissimo"
Lunghe e affusolate dita diafane, mani da pianista...
Come un campanello d'allarme, quella parola rimbalzò come una pallottola impazzita sulle pareti del suo cuore e della sua mente.
Non riusciva a ricordare cosa significasse.
Sempre più confuso, sentì, attraverso la stoffa, una delicata carezza sulla sua gamba, risalire lungo la sua coscia, sempre più vicino all'inguine, finché non ne tocco il rilievo.
Un brivido corse lungo la sua spina dorsale.
Un gemito scaturì dalle sue labbra, col fiato spezzato attese impaziente l'avvicinarsi di quel corpo caldo, che gli si accostò, continuando a sfiorarlo sempre più intimamente.

La maglietta volò da qualche parte, così come i suoi calzoncini.
In piedi, di fronte al divano, osservava il giocatore del Kainan atteggiarsi in una posa languida, in attesa delle sue carezze, della sua bocca, del suo corpo...
Sorrise cinicamente nel guardarlo, avvicinandoglisi sinuoso.
<Un serpente che sta per racchiudere la sua preda tra le spire prima di ucciderla in una lenta agonia>
Un dito percorse quel torace glabro, risalì lungo i pettorali per finire nella sua bocca.
Un lamento di disappunto si levò da quelle labbra quando si allontanò di nuovo.
Si accomodò sulla poltrona al di là del tavolinetto, a gambe larghe, facendogli cenno di avvicinarsi.
Il moretto scese dal divano e, gattonando sino a lui, si posizionò tra le sue gambe.
Le piccole mani scorsero sul suo petto mentre il suo sesso veniva avvolto da quella bocca di rosa.
Gli occhi di Nobunaga, resi più scuri dal piacere, esprimevano lussuria e desiderio mentre guardandolo continuava a succhiare incessantemente.
Posò le mani tra quei lunghi e morbidi capelli corvini, guidandone il movimento, poi le unghie di una corsero lungo il suo dorso, seguendo la linea della spina dorsale, insinuandosi tra i due teneri globi.
Un dito si fece strada al suo interno, penetrandolo delicatamente, poi un altro e un altro ancora, seguendo il ritmo impostato da quelle labbra sulla sua virilità , sempre più veloce.
Guardando quella testa corvina muoversi tra le sue gambe, sorrise di nuovo, si stava divertendo un mondo e si sarebbe entusiasmato di più il giorno dopo ad osservarne il viso sconvolto.
Venne nella sua bocca con un gemito di trionfo, mentre sentiva il corpo dell'altro tremare per l'orgasmo.
Stremato appoggiò il capo alla poltrona, mentre Kyota, ancora accucciato ai suoi piedi, gli riempiva il petto di piccoli baci.
L'osservò di nuovo.
<Un animaletto ingordo, questa scimmietta>
Quell'incontro si prospettava davvero interessante.
Scivolò accanto a lui sul pavimento, ricoperto da un morbido e folto tappeto persiano.
Lo baciò sulla bocca, succhiando quelle morbide labbra, accarezzandolo.
si posizionò dietro di lui e lo fece mettere a quattro zampe.
Una mano a stuzzicargli i capezzoli, l'altra sulla sua virilità di nuovo eretta e pronta a godere, entrò in lui lentamente e, quando fu tutto dentro, si fermò, lasciando che si abituasse e che fosse lui stesso a farglisi incontro, a muoversi.
Rimase fermo per un po' in quella posizione, mentre Nobunaga si lamentava per l'assenza di collaborazione da parte sua.
Quando lo sentì mormorare:
"Fammi tuo!"
Si decise ad agire ed a muoversi, con spinte veloci e violente, che provocavano urla di piacere a quella scimietta.
Le mani si strinsero di più contro il membro e il capezzolo, provocando gridolini di dolore e piacere.
Musica per le sue orecchie.
Venne nella sua mano, mentre si svuotava in lui.
Per un istante lo tenne fermo in quella posizione, poi gli si distese sopra, senza liberarlo dalla sua ingombrante presenza, stando attento che non si facesse male quando tocco il tappeto con il torace e la testa.
Rimase così per un po', sembrava che quella posizione non gli dispiacesse poi molto.
Si tirò su e lo prese in braccio, portandolo nella sua stanza.
Tra le lenzuola fresche, fecero di nuovo l'amore finchè non si addormentò esausto.
Un sorriso cattivo attraversò il suo volto, mentre lo guardava dormire in posizione fetale, sfiancato da tutto quel movimento.
Si scostò da lui e si addormentò, pregustando l'avvento dei giorni a venire.

Si risvegliò in una stanza sconosciuta sui tono del blu.
Si mosse nel letto e colpì, inavvertitamente, qualcosa.
Si girò e lo vide.
Shock.
Nella mente solo il titolo di un film, che calzava a pennello in quella situazione.
<A letto col nemico...>
Rukawa era difronte a lui, sveglio e trionfante.
Gli scoppiò a ridere in faccia.
In un lampo si rivestì, sempre sotto l'esame di quegl'occhi attenti a scorgere i segni lasciati dal suo passaggio.
<Come è potuto accadere!!! Non mi perdonerà mai per questo, sono uno stupido, stupido, stupido!!!>
"Prova a chiedergli se ti vorrà ancora, dopo questo" 
La sua risata bassa lo seguì mentre schizzava fuori da quella stanza, lungo le scale, fuori dalla porta.
Quella vocina maligna che continuava a rimbombargli in testa <Lo scoprirà, glielo dirò io e tu non potrai fare nulla.
Ti lascerà e tornerà da me....>
No no no....
Perché è accaduto tutto ciò?
Cosa aveva fatto di così sbagliato da meritarsi quella punizione?
Si era solo innamorato....

Cosa diamine stava succedendo.
Nobu, il suo dolcissimo e tenero ragazzo, non voleva vederlo ed ora... quella maledetta kitsune aveva trovato un nuovo modo per tormentarlo.
*Erano finiti da poco gli allenamenti.
Doveva sbrigarsi o avrebbe fatto tardi, ma questo non lo preoccupava più di tanto, il vero problema era il suo nuovo ragazzo.
Erano due giorni che si faceva negare.
Non rispondeva al telefono, se andava a casa sua i suoi genitori gli dicevano che non c'era, al Kainan era sempre irreperibile, al cellulare non rispondeva...
Doveva scoprire cosa fosse successo.
Così assorto nei suoi pensieri non si accorse che qualcuno gli si era posto di fronte, sbarrandogli la strada.
Inciampò e sarebbe caduto se due forti braccia non lo avessero sorretto.
"Grazie"
Disse sovrappensiero, per poi accorgersi di chi fosse il suo salvatore.
"Do'hau"
Si irrigidì all'istante.
Quella era l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare.
Girò sui tacchi, con la ferma intenzione di ignorarlo e proseguire il suo cammino, ma la voce glaciale di lui lo fermò sul posto.
"E' tempo di esaudire il mio secondo desiderio do'hau"
I pugni si strinsero, le unghie iniziarono a premere contro la carne, mentre cercava di trattenersi dal picchiarlo.
"Cosa vuoi?"
Avrebbe messo la parola fine a quella storia, una volta per tutte.
"Non qui, vieni a casa mia. Adesso"
Il tono di comando che aveva sempre usato con lui gli dava sui nervi.
"Non posso"
Disse ringraziando mentalmente tutti i santi del Paradiso per quella scusa veritiera.
Gli occhi della volpe mandarono lampi pericolosi.
"Perché?"
"Mi aspettano al lavoro e non stacco prima delle tre, anzi se non mi sbrigo farò tardi quindi vedi di darti una mossa"
Sorpresa si diffuse su quegli algidi lineamenti.
<Ti ho sorpreso kitsune, pensavi di conoscere tutto di me...>
"Domani non c'è scuola, ti aspetto"
Se ne andò senza aggiungere altro.*

Ed ora era qui, davanti alla sua casa per andare incontro al suo destino, sperando che non sia peggiore di quello che sembri.
Suonò alla porta, che venne aperta dopo qualche istante.
Kaede era lì, con il suo atteggiamento fiero e distaccato.
"Prego accomodati"
Lo precedette in sala.
Prepotenti, tornarono alla mente le scene, che avevano portato alla morte di ogni sua speranza.
<Mito>
Da quanto non parlava più con lui, ormai era diventata un'abitudine evitarlo.
A farlo risorgere dagli incubi fu proprio Rukawa, colui che ne era la causa.
"Ti va qualcosa da bere?"
Stava cercando di essere gentile, era consapevole di non essere nelle sue grazie.
"No grazie. Non sono qui per intrattenermi in una conversazione amichevole. Dimmi che vuoi e piantiamola. Sono stufo di giocare"
Lo sguardo del moretto si fece molto malizioso.
<Pericolo>
Il suo cervello gli gridava di andarsene immediatamente, ma lui non riusciva a muoversi, tanto era la soggezione che provava in quell'istante.
"Io desidero... te"
"Cosa!!!!"
Si alzò di scatto, deciso ad uscire da quella casa.
Non voleva rimanere un minuto di più insieme a quel tipo.
Stava iniziando a chiedersi come avesse potuto innamorarsi di un essere simile.
"Hai promesso, ti ricordi"
Disse freddamente la Kitsune.
"E io ti ricordo che ora sono impegnato"
Quello scoppio improvviso di risa gli fece paura.
"Cosa c'è di così divertente in quello che ho detto?"
Iniziava ad alterarsi.
Non sopportava quell'atteggiamento di sufficienza.
Rukawa tornò serio, ma il sorriso ancora gli increspava gli angoli della bocca.
"C'è un patto tra noi, non puoi esimerti..."
Stava per ribattere, ma un braccio alzato lo bloccò.
"Nobunaga non verrà a saperlo, se è questo che ti preoccupa, almeno che non sia tu a dirglielo. E comunque non è molto che state insieme. Prendila come una prova, se è vero "amore" resisterà a questo"
Sembrava deridere il sentimento che li univa.
"No, non posso tradire così la sua fiducia"
Un lampo beffardo passò negli occhi azzurri.
"Ti porto un the freddo e ne parliamo con calma"
"Ma..."
"Niente ma, siediti, torno subito"
Non gli diede il tempo di controbattere che già era fuori dalla stanza diretto alla cucina.

Si sentiva strano, tutt'ad un tratto sentiva molto caldo.
Rukawa gli si avvicinò suadente e lo prese in braccio.
"No..."
Un flebile suono uscì dalle sue labbra, ma fu soffocato da un tenero e passionale bacio.
Si ritrovò steso sul letto in cui aveva perso la verginità.
Le mani del volpino erano su di lui e lo stavano spogliando con lente movenze.
Baci e carezze piovvero al suo indirizzo, mentre il ragazzo dai capelli corvini gli si distendeva accanto.
Che cosa gli succedeva?
Tutto ciò che bramava, era rispondere a quel corpo infuocato che gli si stringeva contro.
Il suo organismo gli stava mandando un dolce e proibito messaggio, che lui, doveva ignorare.
Basandosi sulla poca forza di volontà rimastagli, lottò per porre fine a quella meravigliosa follia.
"La... lasciami... ahh..." provò qualcosa di simile alla rabbia quando lo udì ridere allegramente.
"Non sei molto convincente Hana"
Sensazioni inebrianti tornarono ad impossessarsi del suo corpo, quando le mani del volpino ripresero a scorrere sulle sue membra.
<Nobu...>
Una lacrima solitaria gli scivolò lungo la guancia.
<...perdonami... ma io.. non riesco...>
Calde labbra si impossessarono di quella goccia di dolore salata per poi spostarsi a chiudere la sua bocca.
Rukawa attese paziente finché non ci fu risposta, il bacio si fece più profondo.
Ormai era per metà sopra il suo corpo.
Si rese conto di ogni bacio, ogni carezza, mentre bruciante di desiderio dimenticava tutto, anche la persona per lui più importante, una vana figura evanescente, senza volto ne nome, rimase nel suo inconscio.
Rannicchiata in un angolino della sua anima.
Non oppose la benché minima resistenza quando i corpi eccitati entrarono in uno sconvolgente contatto.
L'unica cosa che la sua mente desiderava in quel momento, era che Kaede spegnesse il fuoco che, sapientemente aveva acceso, e che ora lo stava divorando.
Non più ritrosie e negazioni.
Aveva dimenticato tutto.
La sua dignità, il suo orgoglio, la fedeltà, l'amore... tutto rinnegato per la ricerca di un mero piacere fisico.
Aveva deposto le armi, si era arreso alle sue carezze e al suo possesso.

L'aveva sognato per settimane questo momento, ed ora poteva godere di quell'attesa snervante.
Hana era qui, tra le sue braccia, a godere delle sue carezze.
Non gli importava come c'era arrivato, l'importante era che ora erano di nuovo insieme e che lui poteva gustare ancora una volta i favori di quel corpo bronzeo.
Lo baciò a lungo.
Quelle labbra erano come ambrosia.
Un nettare divino per cui avrebbe fatto di tutto.
Una droga sublime che lo mandava in estasi.
Non si sarebbe mai stancato di saggiarle, ma ora doveva pensare alla sua virilità dolorosamente eccitata, che chiedeva a gran voce di essere placata.
Baci e carezze scesero lungo quel torace scolpito da abili mani, per fermarsi difronte al membro eccitato.
Ne baciò la punta con deferenza, per poi prenderlo in bocca ed iniziare a succhiare finché non sentì il dolce sapore salato del suo amore che gli invadeva il palato.
Alzò il volto a contemplare la sua opera d'arte.
Hanamichi respirava affannosamente, ancora scosso dal piacere ricevuto. 
Gli occhi socchiusi brillavano di passione.
I capelli rossi scomposti, alcune ciocche gli ricadevano sul viso a sfiorare le ciglia.
La bocca aperta in cerca di aria.
Il corpo scosso da brividi che non si potevano considerare di freddo. 
Gli sguardi si incrociarono, rimasero incollati mentre Ru risaliva lungo quel corpo per andare a gustare di nuovo quelle labbra.
Il suo corpo si accomodò fra le gambe aperte del rosso.
"Mi vuoi?"
"...ah..si..."
Rispose flebilmente.
Il grido di dolore fu soffocato nella sua bocca, mentre lo penetrava con movimenti lenti, che via via si fecero più veloci.
Gemiti uscivano dalle labbra carnose di Hanamichi mentre il moretto lo baciava sul collo, lasciando il segno del suo possesso e la prova inconfutabile, se mai ce ne fosse stato bisogno, di ciò che era avvenuto.
Con un ultima poderosa spinta si svuotò in lui, nel momento in cui il liquido bianco, del ragazzo che stava sotto, imbrattava i loro addomi.
Mentre il cuore tornava ad un ritmo normale, sorrise alla vista del vistoso succhiotto che gli aveva fatto.
<Spiega questo se ci riesci>
Hanamichi gli si accoccolò accanto, cercando il calore delle sue braccia prima di addormentarsi.
Si alzò e raccolse la coperta che durante il loro amplesso era caduta a terra.
Un sorriso maligno gli si disegnò sul volto mentre pensava a Nobunaga. 
Un movimento proveniente dal letto lo distrasse.
Sorrise nel vedere le forme nude del suo do'hau.
Lo coprì dolcemente, poi con delicatezza, per non svegliarlo, gli si distese di nuovo accanto e lo riaccolse tra le sue braccia.
L'ultima cosa che pensò è che era bello dormire di nuovo con lui accanto, poi tutto fu avvolto dal silenzio, inframmezzato dai loro calmi respiri.

Si svegliò, un dolore martellante alla testa gli disse di non fare movimenti bruschi.
Gli occhi brucianti e la bocca impastata.
Qualcosa cambiò.
La realtà di un corpo nudo raccolto accanto al suo, cominciò a farsi strada nel suo cervello esausto.
Si rese conto di essere in una posizione scomoda.
Inghiottendo con difficoltà, spalancò gli occhi alla vista di quel petto candido.
Ebbe timore di sollevare la testa per incontrare lo sguardo del suo amante.
<Ti prego, fa che non sia...>
I movimenti del rossino attirarono l'attenzione dell'altro ragazzo.
Aprì gli occhi azzurri per rispecchiarsi in due pozze di cioccolato fuso piene di stupore e... spavento.
Hanamichi sbatté le palpebre e scosse la testa come a schiarirsi le idee ancora confuse.
<Che ci faccio a letto con lui? Nudo fra le sue braccia? Perché gli sto accarezzando il petto?>
Le immagini che percorsero la sua testa lo sbalordirono.
<E se non fosse stato solo un sogno...>
Tentò di liberarsi dalla sua morsa, ma Kaede si rifiutò di lasciarlo andare, alla fine cedette e lo vide mettersi in piedi cercando freneticamente gli abiti.
Si tirò su anche lui, poggiandosi alla tastiera del letto per osservarlo meglio e godersi, ancora per pochi istanti, la visuale di quello splendido corpo maschile ancora nudo.
Si bloccò, le mani sui bottoni della camicia ancora aperta.
Qualcosa non quadrava in quella storia.
Sentiva il suo sguardo fissarlo con insistenza, cercò di ignorarlo concentrandosi sui pensieri che giravano liberi nella sua mente.
<Sono venuto qui per la storia del desiderio, ha detto che mi voleva, poi, abbiamo iniziato a discutere.
Mi ha portato qualcosa da bere e dopo non ricordo più niente, solo scene confuse di noi due uniti. Il the....>
"Cosa ci hai messo?"
Silenzio accolse la sua domanda.
Si girò di scatto e lo guardò con ira.
"Allora?"
"Niente di particolare, solo qualcosa per farti sciogliere un pochino e toglierti il senso di colpa"
Un sorrisetto freddo accompagnò quelle parole.
"Bastardo!!"
Gli si stava per avventarsi contro, voleva colpire quel bellissimo, algido viso.
"Comunque se tu non lo avessi voluto, non avrebbe funzionato, mi desideravi come io desidero te. Niente può cambiare questa realtà"
"Stammi lontano"
"Do'hau..."
"Non ti avvicinare più a me o giuro che ti massacro"
Senza dire più niente lasciò quella stanza e quella casa piena di ricordi dolorosi.
<Nobu...>
Aveva bisogno di lui, della sua dolce presenza rassicurante.
Doveva assolutamente parlargli.

Owari 5



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