Disclaimer: questi personaggi non sono
miei ma di papà Inoue che è stato tanto gentile da prestarmeli
Ringraziamenti: sono grata a Najka a Neko e a Sheera che sono così
gentili da leggere i parti della mia mente malata (sorry ragazze ma vi
tocca sorbirmi un altro po' ^^')
Note: La ficci è per mamy Sei ^@^
Tra le "..." il parlato
Tra le <...> i pensieri
Angelo
rosso
parte III
di Natsume
<Stupido, stupido, stupido.. non capisci niente Jin>
Appena uscito dal locale si era messo a correre come un forsennato, senza
meta.
<Dove diavolo sono finito>
Si guardò intorno spaesato.
La notte buia non lo aiutava di certo a distinguere le vie.
Ormai era da un po' che vagava.
Le sue membra stanche richiedevano il meritato riposo.
Ancora qualche passo e sarebbe stramazzato al suolo dalla stanchezza.
Si sedette su una panchina poco distante.
Un bip lo riscosse.
Prese il cellulare dalla tasca della camicia.
Sul display era comparso un messaggio
"Mi dispiace, scusa, non volevo farti arrabbiare. Ci vediamo se ti
va, così parliamo."
"Ok.. che ne dici di una partita al campetto verso le 11.00?"
"Per me va bene, a domani. 'notte Nobu."
"'notte anche a te Jin."
Rimise il cellulare nel taschino, aver spedito quel messaggio.
Alzò il volto e si perse a contemplare la volta celeste.
Rare stelle rischiaravano qua e là un manto nero.
La luna coperta parzialmente dalle nuvole, non rischiarava abbastanza
quell'ambiente.
Si distese sulla panchina.
Le braccia incrociate dietro la testa.
Le gambe leggermente piegate.
L'aria afosa di quella sera di giugno invogliava al riposo, mettendo una
gran fiacca addosso.
Le giornate sempre più calde non invitavano affatto al movimento e
facevano passare la voglia di andare a scuola.
<Fortuna che domani è domenica>
Rimase lì a rinfrescarsi e a guardare il cielo.
Troppo stanco per combattere, si arrese al sonno.
Il ragazzo stava tornando a casa.
Aveva appena staccato dal lavoro.
Erano le 3.30 del mattino.
Per sua fortuna, il suo fisico aveva bisogno di poche ore di sonno per
tornare in forma, altrimenti la mattina non sarebbe stato in grado di
alzarsi per andare a scuola, oppure avrebbe fatto come quella volpaccia
che dormiva ovunque, per sino in bicicletta.
Non aveva mai compreso come ciò fosse possibile visto che passava la
maggior parte del tempo nel mondo dei sogni, il resto lo utilizzava per il
basket e per il sesso.
Le guance gli si imporporarono.
Per un certo periodo di tempo era stato il suo trastullo...
A quel ricordo, la rabbia infuocò il suo cuore.
<Sono proprio un do'hau.
Come ho fatto a credere che mi amasse?
Come ho fatto a non accorgermi di niente?
Chissà quanto avranno riso di me, lui e i suoi amanti... ed io stupido
lì ad aspettarlo per ore, mentre lui faceva i suoi porci comodi.
Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, anche strisciare ai suoi piedi pur di
tornare insieme al ragazzo che mi ha rubato il cuore>
«"Mamma come ti senti"
"Bene tesoro, non ti preoccupare troppo, è una cosa da niente. Sono
solo stanca, forse ho lavorato troppo"
Drinn.. drinn...
Il suono del suo cellulare interruppe quel momento.
Guardò il nome che comparve sul display
<kitsune>
"Mamma, esco un attimo"
"ok tesoro, salutami Kaede"
Gli occhi le si illuminarono di una luce maliziosa
"Scommetto che è lui"
"Ma come...."
"Ahahahah sei tutto rosso, sembri proprio un bel pomodoro maturo. Dai
rispondi prima che riattacchi"
Con un sorriso uscì dalla stanza
"Ciao Kaede..."
"Hana.."
"Si amore!"
"...questa storia si chiude qui"
Paralizzato dal terrore, sperò che fosse uno scherzo, anche se di cattivo
gusto
"Cos..."
Non gli dette neanche il tempo di riordinare le idee
"Io e te abbiamo chiuso. Non provo più niente per te"
"Ma..."
Tu tu tu tu tu tu tu tu
La linea interrotta.
Aveva riattaccato senza dargli la benchè minima spiegazione.
Non sapeva per quanto tempo rimase con il cellulare in mano dopo che lui
ebbe riagganciato.
Era sotto shock, confuso, triste e poi c'era quel dolore insopportabile
all'altezza del cuore, era come paralizzato, non riusciva... non riusciva
a muoversi.
Dopo un bel po', con gesti controllati, ripose il telefonino nella tasca
della camicia, poi rientrò nella stanza.
Sua madre lo accolse con un sorriso, che alla prima occhiata del suo viso
si spense.
Gli tese una mano, che lui raccolse con gesto risoluto, come un naufrago
che finalmente trova la salvezza.
Lo tirò sul letto accanto a se, poi lo strinse in un abbraccio.
"Cos'è successo?"
"Mi ha lasciato"
Poi scoppiò a piangere tra quelle braccia famigliari.
La donna lo lasciò sfogare accarezzandogli con tocchi lievi i capelli,
come quando era piccolo e terrorizzato dai tuoni si rifugiava nel lettone
dei genitori.
Rimasero così per molto tempo, mentre nella testa del rossino rimbombava
solo una frase, come una cantilena
<la fine di tutto, questa è la fine di tutto>»
<Già, ero perso per lui e se non li avessi sentiti...>
«<mmm... credo che le porterò dei pasticcini, le piaccino tanto>
Aprì la porta della pasticceria più rinomata della città ed entrò.
Si sedette ad un tavolino dopo aver ordinato un thè ed un vassoio di
pasticcini assortiti da portare via.
Si immerse nei suoi pensieri.
Si riscosse solo quando sentì pronunciare il suo nome.
Si guardò intorno per cercare di capire chi parlava di lui, quando si
rese conto che chiunque fosse era dietro il separè alle sue spalle.
"...Kaede è proprio un bastardo"
<Sendo!!!!>
"Ma che dici..."
"Non capisco come faccia Sakuragi ad essere così innamorato"
"Ne sei sicuro"
C'era sorpresa in quella voce
<Mitsui!!!!>
"Si me lo ha detto mister ghiacciolo in persona"
Le parole furono seguite da una risata
"Quando?"
"L'altro giorno. Pensa eravamo a letto quando quella volpe si alza e
va fuori dalla stanza. Quando torna mi dice che l'ha mollato. Quello
stronzo glielo ha detto per telefono, senza fornirgli nessuna spiegazione.
Dovevi vedere come brillavano i suoi occhi mentre me lo raccontava"
"Ma.. perchè ha fatto una cosa del genere. Hana-chan ci starà
malissimo, sensibile com'è"
"Semplice. Ha trovato un nuovo gioco. Vuole vedere quanto si
umilierà Sakuragi pur di tornare con lui"
"Forse è la cosa migliore che gli potesse capitare. Hanamichi è
troppo innocente per poter stare con un tipo del genere. Se fossi al suo
posto gli spaccherei le ossa e non è detto che non lo faccia. Quella
testa rossa è mia amica e non mi piace questo atteggiamento nei suoi
confronti"
"Non capisco come abbia fatto a non accorgersi di che serpe si sia
innamorato. Con tutti gli indizi che Kaede lasciava in giro mi sembra
strano che non si sia accorto dei tradimenti."
"Le persone innamorate sono ceche per quanto riguarda l'amato.
Qualsiasi cosa gli dici contro di lui, non ti crederanno mai."
"Se è per questo non si accorgono neanche dei colpi bassi degli
amici"
"Che vuoi dire?"
Chiese curioso il ragazzo
"Ru va a letto anche con Mito, il miglior amico di Sakuragi."
"Che cosa!!!!!! Ma ne sei proprio sicuro?"
"Oggi quei due avevano un rendezvous a casa di Kaede, me lo ha detto
lui"
"Quel... spero che Hana non lo venga mai a sapere o ne uscirebbe
distrutto. Fortuna che in questi giorni non viene a scuola"
<troppo tardi michi...>
Shockato cercò di assorbire tutte quelle informazioni.
Come inebetito si alzò, pagò il conto ed uscì.»
<...o visti...>
«<ora non ci devo pensare, devo concentrarmi su altro...>
Benchè la sua mente avesse le migliori intenzioni, il suo corpo, come se
avesse vita propria, si mosse e si ritrovò a casa della volpe.
Come un automa prese le chiavi di riserva nascoste sotto il vaso accanto
alla porta d'ingresso.
Aprì l'uscio ed entrò.
Gemiti provenivano da una stanza vicina.
Più silenzioso di un fantasma si affacciò oltre la porta del salone.
La scena che si presentò ai suoi occhi era qualcosa di assurdo e
impensabile.
Yohei, il suo migliore amico, stava sotto il ragazzo che amava e gemeva
per le spinte che riceveva.
Senza farsi notare, nel più assoluto silenzio, tornò sui suoi passi.
Chiuse la porta e ripose la chiave al suo posto.
Le gambe si mossero da sole.
Prima passi lenti, poi sempre più veloci.
La folle corsa si arrestò sulla spiaggia.
Cadde in ginocchio, mentre lacrime cocenti gli bruciavano gli occhi.
<Perchè...>
Il cuore straziato da un dolore troppo grande.
Rimase lì a piangere per un bel po', poi si diresse all'ospedale.
Una sorpresa ancora più grave lo aspettava al varco di
quell'interminabile giornata.»
Un singhiozzo uscì dalle labbra socchiuse, mentre una singola lacrima
solcava la guancia del giovane.
No, non avrebbe pianto.
I suoi occhi avevano già versato troppo dolore in pochi giorni e lui si
era ripromesso di non farlo più.
Stizzito si passò una mano tra i capelli, come se con quel gesto potesse
cancellare i tristi e dolorosi ricordi.
Stava passando per il parco.
I suoi occhi si posarono su una fontanella.
Le si avvicinò, bevve un sorso d'acqua e poi se ne spruzzò un po' sul
viso.
Dopo tutte quelle ore in piedi, senza mai fermarsi, la fatica si stava
facendo sentire.
Mentre si rialzava, con la coda dell'occhio scorse la panchina su cui
aveva trovato il babbuino un po' di tempo prima.
Un sorriso gli sfiorò le labbra a quel nomignolo.
<Nobu odia essere chiamato così>
Pensando a ciò si accorse che sulla panchina vi era distesa una persona.
Le si avvicinò, riconoscendo quella capigliatura impossibile.
Una leggera risata gli uscì dalle labbra.
Si chinò su di lui senza fare rumore, per non svegliarlo.
<è proprio carino quando dorme>
"Vuoi proprio prenderti un accidenti eh"
Un sussurro all'orecchio del moretto che continuò a riposare
tranquillamente.
Lo prese in braccio e lo guardò con tenerezza.
La stanchezza aveva abbandonato le sue membra.
Con tutta la delicatezza possibile lo portò fino a casa.
<questa scena mi sembra di averla già vissuta>
Una volta arrivati alla sua dimora, con la testa, fece cenno a Saya di non
fare rumore.
Passando dal giardino sul retro, lo posò su una delle poltroncine di
vimini che si trovavano sotto il gazebo, luogo perfetto da utilizzare in
quel periodo di gran caldo.
Lo lasciò lì, Saya si era accucciata ai piedi del dormiente, come a
volerlo proteggere, mentre il suo padrone andava a disinserire l'allarme.
Aprì la porta di casa, accese le luci dell'ingresso, posò le chiavi sul
tavolino e il borsone nell'armadio.
Chiuse l'uscio di casa e si diresse in sala.
Dopo aver aperto la portafinestra e aver ripreso tra le sue braccia quel
giovane corpo, ritornò all'ingresso e iniziò a salire le scale con quel
dolce fardello.
Una volta al secondo piano, con un moderato calcio spalancò la porta
della sua stanza.
Per la precisione quella dei suoi genitori.
Aveva iniziato a dormire lì da quando sua madre era morta, era un modo
per sentirli vicini e per non lasciare che il dolore lo soffocasse anche
di notte.
Mentre lo stava per adagiare sul grande letto, Kiyota gli si strinse più
vicino, come se ne ricercasse il calore o l'abbraccio.
Vide le sue labbra muoversi, ma non capì cosa stesse dicendo.
Gli si fece più vicino e lo sentì mormorare
"...Hana..."
Il suo nome pronunciato in un sospiro di beatitudine.
Di nuovo il sorriso aleggiò sul suo viso.
Con riguardo lo distese sul letto e lo spogliò.
Aveva un bel corpo, piccolo e delicato
<come una bambolina di porcellana>
Questo era ciò che gli veniva in mente mentre lo osservava.
Certo i muscoli era ben disegnati, ma non troppo accentuati.
Era stupendo.
E lui ne era affascinato.
Si riscosse.
<prima di commettere qualcosa di irreparabile sarà meglio coprirlo>
Gli infilò una delle sue magliette, ma quell'abbigliamento troppo grande
per un corpo così esile, accentuava ancore di più la fragilità che quel
ragazzo emanava.
"Dormi con me, non voglio rimanere solo questa notte"
Le parole di Nobu lo risvegliarono dallo stato di trance in cui era
caduto.
Lo guardò negli occhi che il moretto teneva socchiusi, come se faticasse
a tenerli aperti.
"Non volevo svegliarti"
Mentre parlava, la sua mano si era mossa ad accarezzargli una guancia.
"Scusa"
Un sorriso dolcissimo si dipinse sulle labbra di Nobunaga.
"Stavo facendo un sogno bellissimo"
"Ah si e di cosa parlava"
Chiese il rossino sdragliandosi al suo fianco dopo aver indossato il
pigiama.
Kiyota arrossì, mentre con occhi sognati si avvicinava all'altro ragazzo
per assorbirne il calore.
"Ho sognato..."
Un braccio candido si adagiò sullo stomaco di Hanamichi circondandolo.
"...il vero amore..."
Una testa mora si appoggiò contro la sua spalla, due occhi d'onice lo
fissavano assonnati, un tremulo sospiro uscì da quelle belle labbra.
Nobunaga stava cedendo di nuovo al sonno, ma prima di perdere del tutto
conoscenza continuò.
"...tu sei il mio sogno Hana..."
Mentre il rossino lo guardava shoccato, il moretto cadde addormentato.
Saya entrò nella stanza avvolta nella penombra.
Quatta quatta si avvicinò al letto, come ogni mattina era andata a
svegliare il suo padrone.
Appoggiò il musetto sulle coperte e iniziò a struscialo contro la mano
del rossino.
Il ragazzo emise un sospiro e si mosse, ma non si svegliò.
La cagnolina tutta presa dal suo compito, alzò una zampetta e colpì
delicatamente quella del padrone.
Neanche questo riuscì a sortire l'effetto desiderato.
Esasperata salì sul letto e si sdraiò su Hanamichi.
Il ragazzo sentendo un peso sul suo petto, aprì lentamente gli occhi e si
ritrovò davanti agli occhi dolci del suo volpino.
Alzò il braccio e con la mano accarezzò il capo di Saya.
"Già alzata? Che ne dici di scendere dal mio stomaco, così posso
prepararti la colazione"
La cagnetta iniziò a scodinzolare felice, poi scese e si diresse di sotto
ad aspettarlo.
Mentre guardava Saya uscire, un peso sulla sua spalla lo fece girare verso
destra.
Il viso si scontrò con dei lucenti capelli corvini, un delicato profumo
di mirra proveniva da quelle chiome.
<...Kiyota...>
Ripensò alle parole che il moretto aveva pronunciato la sera prima.
Una sensazione di calore si diffuse per le sue membra.
Se avesse potuto guardarsi ad uno specchio in questo momento, avrebbe
notato una luce particolare negli occhi e un'espressione di felicità sul
volto.
Un sorriso si disegnò sulla sua bocca, mentre le labbra sfioravano quel
manto scuro.
Con un ultimo sguardo al ragazzo dormiente, si alzò, si vestì e scese a
dare da mangiare alla sua volpina.
<fortuna che oggi è domenica>
"Che ne dici se dopo andiamo a fare una bella passeggiata al
parco?"
Il cagnolino scodinzolò felice a quella proposta, poi riprese a mangiare.
"Posso venire anch'io o vuoi stare solo con Saya?"
Chiese Kiyota entrando nel salone con un sorriso smagliante stampato in
viso.
"Certo che puoi venire, a Saya non dispiace affatto..."
Il cucciolo abbaiò a conferma di quelle parole.
Gli occhi di Kiyota si stavano velando dal dispiacere.
"...e neanche al suo padrone"
Sussurrò Hanamichi passandogli accanto diretto verso la cucina per
preparare la colazione.
Dopo aver fatto colazione, Hanamichi prese le chiavi e uscirono.
Stava per chiudere la porta quando sentì squillare il telefono
dell'ingresso.
Guardò Nobu e disse
"Aspettami qui, torno subito"
Poi corse a rispondere.
La voce del rossino arrivava sommessa alle sue orecchie.
Mentre lo aspettava iniziò a giocare con Saya.
Adorava talmente tanto quel ragazzo che si era fatto passare anche la fobia
per i cani.
Stava accarezzando la cagnolina sullo stomaco, visto che si era distesa
per quello scopo, quando tornò Sakuragi.
Dalla sue espressione non dovevano esserci buone notizie, infatti le
parole che seguirono il suo ritorno lo confermavano.
"Mi dispiace Nobu, ma devo andare al locale. Qualche cretino ha
lasciato aperto un rubinetto ed ora è tutto allagato. Stasera dobbiamo
aprire quindi ci tocca pulire."
"Oh..."
"Senti perchè, se ti va si intende, non porti Saya al parco. Io
cerco di disimpegnarmi il prima possibile e vi raggiungo. Che ne
dici?"
"Sei sicuro di poterci raggiungere dopo?"
Chiese il moretto esitante
"Certo. Seiji ha chiamato anche tutti gli altri, non solo a me,
quindi in poco tempo avremo finito. Siamo una decina"
"Ok, allora ci sto"
Il rossino chiuse casa e si avviarono all'incrocio dove si sarebbero
divisi.
Mentre Hanamichi stava per prendere la strada che lo avrebbe condotto al
locale, Nobunaga lo richiamò.
"Hana, dove ci vediamo di preciso?"
Il rossino si girò a guardarlo
"Che ne dici se ci vediamo al campetto fra due ore, due ore e
mezza?"
"Ok. Se ritardi fammi uno squillo sul cel"
"D'accordo, a dopo"
E con un ultimo sorriso si rigirò e riprese il suo cammino.
Kiyota lo osservò finché la sua figura non scomparve dalla visuale, poi
con un profondo respiro si allontano anche lui, seguito dal volpino che
gli trotterellava vicino.
Saya si divertì moltissimo a correre e a giocare con Kiyota.
Il ragazzo dopo un po' aveva ritrovato il sorriso proprio grazie a quel
bel volpino dal pelo chiaro.
Il tempo era passato talmente velocemente che mancava poco
all'appuntamento.
Seguito dal cane si diresse al campetto.
Aspettava da qualche minuto quando il telefonino iniziò a squillare.
Pensando che fosse Hanamichi rispose senza guardare chi fosse.
Si sbagliava.
L'interlocutore non era affatto il rossino.
Mentre parlava la sua espressione diventava sempre più triste.
Gli occhi si riempirono di lacrime che, quando chiuse la comunicazione,
scorrevano sul suo viso.
Le gambe si mossero da sole.
Iniziò a correre cercando di arrivare da...
<...Hana...>
Aveva bisogno di sentire il suo calore.
Le sue confortevoli braccia avvolgergli il corpo.
Il volpino lo seguiva da vicino, poi iniziò ad abbagliare.
Kiyota andò a sbattere contro qualcuno, per poi ritrovarsi avvolto in un
abbraccio.
In un primo momento tentò di liberarsi poi, riconoscendo la persona che
gli stava accarezzando i capelli con dolcezza per farlo calmare, seppellì
il volto nel petto sodo del rossino.
Il ragazzo più alto lo sentì mormorare qualcosa a proposito del ricovero
in ospedale di sua nonna che ora versava in gravi condizioni.
Senza dire niente lo portò in un luogo più calmo, vistò che lì li
stavano guardando tutti.
Hanamici aveva portato Kiyota vicino al laghetto, si era seduto con
la schiena contro un albero poi lo aveva preso tra le braccia, lasciandolo
sfogare, mormorandogli nel frattempo frasi senza senso e accarezzandogli i
capelli per farlo calmare. Sperava che il paesaggio così tranquillo e
l'aria fresca lo aiutassero a calmarsi.
"Nobu ti sei calmato un po'"
Nobunaga tirò su col naso poi gli rispose
"Si va un po' meglio, - poi guardandolo disse - mi dispiace ti ho
mollato tutta la maglietta"
"Non fa niente, mi hai ripagato facendoti abbracciare - gli sorrise -
sai mi piace abbracciarti, e coccolarti"
Il moretto gli rivolse un timido sorriso
"Grazie, anche a me... - sussurrò, la sua faccia si era imporporata
- piace stare tra le tue braccia"
"Mmm, questa si che è una bella notizia"
Poi, delicatamente sfiorò le labbra di Kiyota con le sue, un bacio lieve
come un battito d'ali di farfalla
"Nobu - disse con voce improvvisamente seria - secondo te se io... se
io cambiassi scuola... sarebbe una così brutta idea!"
"Perché me lo chiedi, vuoi lasciare lo Shohoku?"
"Io non lo so, sono così confuso e poi c'è. c'è Rukawa..."
"Il tuo ex... <quel bastardo, una delle cause della tua
sofferenza>"
Lo pensò ma non lo disse, non voleva farlo tornare triste
"Si vedi lui è... ovunque io vada, sento i suoi occhi seguirmi in
continuazione, e poi sta in classe con me e anche in palestra, io voglio
dimenticarlo e lui invece è sempre lì, a cercare un contatto. Questa
cosa mi stà mandando in bestia"
Sembrò che una lama gli trafiggesse il cuore, perché non lo lasciava in
pace, perchè cercava ancora di fargli del male?
Di farne a loro?
Amava così tanto quel rossino, pensava di essere vicino a realizzare
tutti i suoi sogni, invece quel maledetto stava cercando di rovinare le
loro vite.
In quel momento decise che qualsiasi cosa fosse accaduta tra di loro,
avrebbe fatto in modo che Hana-kun non sfrisse mai più.
La voce del suo amore lo riscosse da quei tristi pensieri
"Sai Nobu, ti voglio tanto bene, adoro stare con te, sentirti stretto
tra le mie braccia. Mi piace quando mi accarezzi il viso e i capelli,
dolcemente come se io fossi fragile come un cristallo, come se tu pensassi
di potermi rompere, mi piace sapere di essere importante per te, mi da
sicurezza sentirti vicino, adoro quando mi baci, piano delicatamente, come
se tu avessi timore di spaventarmi, di perdermi... Non so se sia amore, te
l'ho detto sono così confuso, ma io sento il bisogno di averti vicino,
io... se anche tu lo vuoi... desidero stare con te..."
Non fece in tempo a finire il discorso che sentì le sue labbra sulle sue,
prima delicate, poi il bacio via via si fece sempre più appassionato,
dolcemente Kiyota lo invitò ad aprire le labbra per permettere alle loro
lingue di incontrarsi.
Quando entrarono in contatto sembrarono perdere il controllo, Nobu lo
abbracciò strettamente, e iniziò a toccarlo, carezze leggere gli
sfiorarono la testa, il collo, le spalle e poi giù sempre più giù, una
carezza lieve sulle natiche e poi le sue mani si introdussero sotto la
maglietta e gli toccarono la schiena, ad Hanamici sembrò di impazzire, da
tanto non provava quelle sensazioni così dolci.
Il moretto si mise a cavalcioni sulle gambe di Sakuragi, le loro virilità
coperte in contatto, i corpi sempre più vicini.
Nobunaga sentiva le sue mani da per tutto, ma anche lui non era da meno,
le sue mani avevano scoperto il torace di Hanamichi e ora lo accarezzava
mentre gli riempiva il collo e il viso di baci.
Le mani del moretto tornarono sulla sua testa e la bloccarono per un bacio
che sembrò durare all'infinito, si staccarono per respirare poi
guardandosi negli occhi tornarono a baciarsi, le mani del rosso tornarono
a scorrere sulla sua schiena, con carezze sempre più sensuali, si
fermarono sul fondoschiena del moretto poi sempre delicatamente le portò
davanti e gli tocco il torace, i capezzoli che si inturgidirono
all'istante, poi ancora sul viso.
Si staccò da lui dolcemente, Kiyota aveva gli occhi chiusi e un
espressione sognante sulla faccia, si schiarì la voce, quella testa matta
gli aveva fatto perdere il controllo, cosa che non succedeva più da un
po' di tempo a questa parte.
Gli diede un ultimo bacio lieve, come il primo che si erano scambiati, poi
lo aiutò ad alzarsi.
L'altro riaprì gli occhi e gli sorrise con un'espressione così felice
che gli scaldò il cuore.
"Sai - gli disse il rossino - mentre ci baciavamo ho visto i fuochi
d'artificio e ho sentito dei violini suonare, se non è amore ci manca
poco"
L'altro rise
"Mi piace sentirti ridere, sembra una musica. - poi gli accarezzò la
guancia dolcemente e continuò in tono serio - Mi hai fatto perdere il
controllo, in pieno giorno, dove chiunque ci può vedere... neanche Kaede
c'era mai riuscito, ogni volta che mi baciava in un luogo pubblico mi
ritraevo, riusciva a farmi perdere il controllo solo quando eravamo soli,
con te invece è diverso. mi sono fatto baciare e toccare in modo intimo e
poi ti ho ricambiato qui, in un parco, dove ci viene tanta gente, persino
i bambin... e l'ho fatto perché ero totalmente preso da te, da noi, anche
se ci avessero visto non mi importerebbe niente..."
Vide gli occhi di Kiyota brillare sempre di più mentre parlava
"credo... credo di essere cotto di te - un rossore gli coprì le
guance e abbassò lo sguardo - io... io ti amo"
L'altro gli prese il mento con due dita e gli fece alzare il viso per
guardarlo negli occhi
"Ripetilo"
"Io ti amo"
Non un'esitazione nella voce, gli occhi castani limpidi e sinceri, nelle
loro profondità vi lesse onestà, innocenza e amore, quell'amore che
aveva sempre desiderato e che ora aveva trovato, gli c'era voluto tempo e
pazienza ma ora era lì e lui poteva finalmente stringerlo tra le braccia.
I due piccioncini erano così concentrati a tubare tra loro da non
accorgersi di un terzo che li guardava incuriosito.
Il volpino si avvicinò strisciando per terra per coglierli di sorpresa,
poi con mossa fulminea si buttò addosso a Kiyota appoggiando il corpo
alla sua schiena e la testa alla sua spalla, mentre si reggeva con le
zampette sulle spalle del moretto.
Il ragazzo prima si spaventò e poi iniziò a ridere, seguito a ruota da
Hanamichi che aveva assistito a tutta la scena.
I due giovani si ritrovarono stesi a terra scossi dalle risate, mentre il
cagnolino saltellava intorno a loro in modo festoso.
Hanamichi abbracciò Kiyota, mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi
per il gran ridere.
Il moretto lo guardò, le risate scemarono mentre il cuore iniziava a
palpitare più veloce.
I volti si fecero più vicini.
Le labbra si sfiorarono, poi approfondirono il bacio.
Persi nei fumi della passioni, furono riportati bruscamente alla realtà
quando Saya iniziò ad abbagliare e ringhiare contro qualcosa o
qualcuno....
Owari 3
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