Disclaimers: I personaggi non sono miei, non mi pagano per scrivere queste cose ecc ecc...
Note: ho dovuto utilizzare questo segno # per indicare i pensieri di un personaggio trasmessi 'telepaticamente' anche se non si dice così... ma quando leggete poi capite, non abbiate paura, non ho fatto le cose molto complesse (ma non è colpa mia se non ho ancora deciso se il cavaliere di gemini è Saga, Arles, tutte e due alternativamente o no! *sig*!)


L'angelo sul viso, il demone nel cuore

di Dhely

parte II


Mattina. Il sole splendeva fresco in un cielo limpido che faceva intravedere in lontananza la primavera. Shun sospirò voltandosi verso i suoi amici seduti intorno al tavolo della cucina a fare colazione. Hyoga indicò la sedia vuota accanto alla sua e gli sorrise.

"Cosa c'è cucciolo? Stamane sembri inquieto."

Shun socchiuse gli occhi schiarendosi la voce che temeva seriamente gli sarebbe uscita tremante dalle labbra. Anche Seiya e Shiyu avevano interrottola loro discussione pacata per sollevare lo sguardo verso di lui in attesa di una parola, tutti un po' allarmati a vedere il loro giovane compagno così in ansia.

"Avete visto il Gran Sacerdote, stamattina?"

Shiryu arcuò un sopraciglio, colto di sorpresa dalla piega inaspettata della conversazione.

"No, non l'ho incontrato, come mai?"

Shun strinse con forza le mani, sollevando lo sguardo luminoso su di loro.

"Non sta bene."

"E' forse malato?Che è successo? - Seiya intervenne agitato - Non sembrava aver problemi ieri sera a cena. Avete notato qualcosa che a me è sfuggito?"

Shiryu scosse il capo, mentre Hyoga si alzò in piedi per prendere le mani di Shun fra le proprie, stringendogliele piano e cercando di sorridergli il più tranquillamente possibile.

"Dimmi, cucciolo, cosa intendi?"

Il ragazzo scosse i capelli verdi e il suo viso divenne corrucciato,mentre gli occhi limpidi si riempivano di preoccupazione.

"L'ho incontrato appena alzato, stamattina. Era ... sembrava non aver dormito affatto, era pallido e tormentato. Pareva stesse soffrendo."

Tutti loro conoscevano bene la delicata sensibilità di Shun su certi argomenti e gli credettero  immediatamente.

"Magari ha passato solo una notte in bianco ... - azzardò Seiya cercando di essere d'aiuto.

Shiryu incrociò le braccia sul petto con un sospiro.

"Per aver spaventato così il nostro Shun lo credo molto poco probabile. Deve essere successo qualcosa."

"Magari gi è arrivato qualche messaggio nefasto dal grande Tempio, stanotte. - disse Hyoga accarezzando i capelli di Shun delicatamente - Lo so che ce ne saremmo dovuti accorgere, ma se dormivamo tutti profondamente magari c'è sfuggito."

Shun scosse il capo appoggiandosi alla sua spalla cercando protezione.

"Non so ... non credo. Magari l'abbiamo offeso involontariamente durante la cena, ieri sera. Ci ha chiesto lui di essere informali, ma è pur sempre il Gran Sacerdote!"

"Certo è che qualcuno ogni tanto parla a sproposito - Shiryu lanciò un'occhiata di sbieco a Seiya che era tutto intento a considerare quale tipo di cereale fosse meglio ingurgitare quella mattina insieme col latte - ma non mi pare sia capitato un qualche episodio di una qualche rilevanza. Da questo punto di vista starei tranquillo." 

"E poi - sbottò Seiya - ieri sera c'era anche tuo fratello! Lo sappiamo tutti che non correva molto buon sangue fra loro ... cioè, è meglio dire che tutti sapevano che Ikki lo detestava proprio, ma è venuto, è stato lì tutta la sera e non ... uhmmm ... non mi pare che sia stato offensivo in qualche modo."

"Quello è stato certo un grande gesto di lealtà verso Atena da parte di Ikki, hai ragione - lo interruppe Shiryu - e come ne siamo consapevoli noi sono certo che lo sia pure Saga."

"Allora siamo al punto di partenza."

Sospirò Hyoga.

Shun abbassò il capo, preoccupato. Suo fratello si era comportato male durante la cena e temeva, anche dopo. Sapeva bene che caratteraccio avesse Ikki di solito e aveva apprezzato che per una volta, almeno davanti Atena, si fosse un po' trattenuto, ma a Saga non aveva neppure rivolto la parola!

Saga aveva passato tutta la sera a guardarlo, sforzandosi di non farsi notare ma Ikki non aveva mai neppure sollevato il capo nella sua direzione. E Shun era certo che non potesse non essersi accorto di quelle occhiate, sembravano carezze tanto dolci e profonde erano! Aveva tremato lui al posto suo! Fu grato del calore che Hyoga stava condividendo con lui.

"Non devi preoccuparti così, se la cosa ti fa stare meglio gli parleremo, gli domanderemo se siamo stati scortesi con lui o se abbiamo fatto qualcosa che l'ha ferito. Va bene, cucciolo?"

Shun sfiorò il suo capo contro la sua spalla in un gesto affettuoso di tenerezza e sollevò quegli occhi limpidi e pieni di dolore.

"Sta soffrendo, Hyoga! L'ho visto nei suoi occhi, stamattina. Dobbiamo aiutarlo in qualche modo."

Hyoga sorrise pacato di fronte all'ennesima dimostrazione di quanto il cuore del suo piccolo compagno fosse tenero e annuì in silenzio. Era sul punto di baciarlo e solo per un soffio si ricordò di non essere da solo con lui,così dirottò le labbra verso la fronte, su cui posò un casto bacio.

Improvvisamente Seiya si ricordò di avere un appuntamento importante con i bambini dell'orfanotrofio e scattò fuori dalla porta della cucina a cercare le chiavi della sua jeep urlando che se avessero scoperto cosa ci fosse che non andava e avessero organizzato un piano per sistemare le cose li avrebbe aiutati volentieri. Shiryu scosse il capo con un sospiro lievemente seccato.

"Tipico di Seiya, non riesce a portare avanti un discorso serio per più di dieci minuti!"

Hyoga annuì comprensivo mentre sentì il corpo sottile di Shun stringerglisi voluttuosamente al fianco.

"Non dire così, sai che non lo fa apposta, solo che è fatto a modo suo .. come tutti noi, d'altra parte. - Si voltò a guardare fuori dalla finestra la jeep allontanarsi sgommando e poi fece un sospiro fissando il boschetto che si vedeva stendersi intorno al lago al centro della tenuta dei Thule. - Ho finito di fare colazione, per stamattina, sono troppo agitato. Vado a fare due passi al laghetto, venite con me?"

Saga fissava quella pozza d'acqua tranquilla e si chiese cosa avrebbe dovuto fare per somigliarle. Le lacrime non smettevano di rigargli il volto,aveva provato ad arginarle ma non ci era riuscito così aveva pensato fosse meglio cercarsi un luogo solitario e appartato perché esse si consumassero da sole, o consumassero lui fino allo sfinimento. Cose strane gli si agitavano nella mente e nell'anima, ricordi sfumati di un passato che non gli pareva di aver vissuto, emozioni che non dovevano appartenergli tanto gli erano aliene lo confondevano, facendogli perdere la capacità di discernere cosa avesse nel cuore, cosa fosse frutto del suo cuore e cosa .. di qualcos'altro a cui non riusciva a dare un nome. Con chiarezza sapeva solo che non riusciva a non pensare a lui, era certo che se fosse riuscito a liberarsi la mente per un po' sarebbe stato meglio e invece .. invece .. abbassò lo sguardo sulle mani che teneva socchiuse in grembo. L'avevano *toccato*. Il suo cuore fu quasi soffocato da un'ondata di gioia tanto intensa da farlo quasi svenire, mista a una sensazione di potere che non aveva motivo d'esistere. Sensazione di potere, vittoria? Qualcosa di molto simile, qualcosa, appunto, di assurdo: sapeva che non l'amava, era stato sufficientemente chiaro su questo, sapeva che quello che era successo fra di loro era stato solo un modo per fare pagare a lui quello che aveva dovuto passare sotto il controllo di Arles, era stato solo .. 'scopare', come gli aveva detto all'inizio. Lo sapeva,anzi, di più, lo accettava e lo comprendeva. Ed era *felice*. Stupidamente felice! Aveva passato una notte con lui, non aveva sognato, questa volta, Ikki l'aveva posseduto davvero! 

Era stato tra le sue braccia, l'aveva marchiato col suo morso! Si passò una mano sul collo dove, sotto il maglione leggero a dolcevita sentiva pulsargli la pelle. Non doveva fare alcuno sforzo per ricordarsi quel calore, quel corpo, quel profumo intossicante, le sue mani addosso ... avrebbe tanto voluto che fosse stato dolce con lui ma non era mai saggio chiedere troppo al destino. Aveva già avuto molto, non doveva lamentarsi. E allora, perché mai piangeva?!? Si strinse le ginocchia al petto chinando il capo, cercando di soffocare i singhiozzi che gli chiudevano la gola. Perché sentiva quelle cose che la facevano sembrare così sporco e cattivo? Cosa c'era che non andava in lui? Cosa? O chi? Scosse il capo con rabbia come per allontanare certi pensieri. Alla fine non era colpa sua, era stato lui a ferirlo .. a fargli del male! Lui *non* era Arles! Lui l'amava, davvero, l'aveva sempre amato, gliel'aveva detto e Ikki non gli aveva creduto; il Cavaliere l'aveva guardato dritto negli occhi quando lui gli aveva spalancato il cuore e non l'aveva riconosciuto per quel che era; aveva visto chiaramente il suo amore e se ne era fatto beffe; aveva fatto di tutto per ferirlo e umiliarlo e quando si era accorto che comunque nulla avrebbe potuto uccidere quella illogica felicità di essere al suo fianco, anche in quel modo doloroso, l'aveva ucciso allontanandolo da se, da quel calore che lo aveva fatto rivivere davvero. Eppure piangeva  ora che sapeva di averlo perduto per sempre, niente più sogni di un futuro magari lontano, in cui Ikki si sarebbe accorto della sua presenza, in cui avrebbe capito quel che provava per lui, niente più speranze che potesse essere suo, che potesse davvero appartenergli per tutto il resto della sua vita, la verità era lì davanti, netta e dura, e non gli dava alcuna possibilità di fuggire in qualche modo. 

Sospirò. Non riusciva però a impedirsi di pensare che nonostante tutto avrebbe ancora fatto qualunque cosa per lui, qualunque, avrebbe accettato, anche di sopportare il suo odio e il suo scherno per sempre se fosse servito ad avercelo almeno un po' vicino. Si ritrovò a sorridere fra le lacrime, sognando ancora Ikki, tutte le notti con lui, sempre, non importava come.

Sarebbe stato un meraviglioso sogno comunque. Un sogno, solo un sogno. Una nuova marea di lacrime gli chiuse la gola e strabordò dagli occhi senza freni. Come si poteva amare così tanto e soffrirne?

Ikki tirò le tende della sua stanza facendo entrare la luce del sole con un ghigno evitando di guardare la stanza alle sue spalle che pareva un campo di battaglia. Il letto sfatto all'inverosimile, abiti gettati ovunque e un profumo alieno, che non avrebbe dovuto esserci, che non avrebbe dovuto permettere che impregnasse le sue cose. Fissando la luce che giocava tra i rami degli alberi che si intravedevano in lontananza si domandò cosa mai Saga avesse sperato di ottenere da lui tenendo un comportamento così indegno e ... si diede dello sciocco, probabilmente aveva avuto quel che desiderava, dopo tutto. E anche se non fosse stato così, tutto ciò che gli era capitato se l'era davvero meritato! Si passò una mano fra i capelli al colmo della frustrazione, cercando di capire, di intuire ... ma tutte le risposte a cui riusciva ad arrivare non gli piacevano.

#Oh, invece sì che ti è piaciuto. Un nuovo giochetto, è stato solo un nuovo gioco a cui ti ho permesso di giocare per festeggiare.#

Ikki si sentì gelare, mentre il suo corpo si copriva di una patina di sudore gelido. Chi aveva parlato dentro la sua testa in quel modo? ... domanda stupida, c'era un solo 'chi', il problema vero era 'come'. Una domanda a cui non sapeva, non voleva rispondere. Non era vero, se l'era sognato, era solo stanco, era solo ... si sentì sfuggire un singhiozzo dalla gola contratta e al posto di darsi dello sciocco lottò contro se stesso per tenere un qualche contegno anche se lì nessuno poteva vederlo. Non era proprio vero.

'Qualcuno' c'era, ed era quel qualcuno che non l'aveva mai lasciato, durante tutti quegli anni, quel qualcuno il cui fantasma aveva camminato al suo fianco nonostante tutto. Non se n'era mai andato, non era mai stato davvero libero . .

#Non lo sarai mai.#

E ora Saga, quel maledetto idiota! Lui che il mostro se lo portava dentro gli si avvicinava a quel modo, con quegli occhi, con quei gesti . ..

Hyoga e Shiryu stavano commentando, qualche passo indietro a Shun, l'esito dell'ultima partita di campionato trasmessa in tv, mentre il ragazzo più giovane si limitava a respirare a pieni polmoni l'aria fragrante di quella giornata e a perdere lo sguardo nel mezzo di quella foresta ben curata, verde e scintillante di vita. Amava quel posto, così dolce, tranquillo . .. un passo ancora e percepì chiaramente qualcosa che non andava. Non un pericolo mal dolore, sofferenza. Shun aumentò discretamente l'andatura cercando di non farsi notare dai suoi compagni e, quando fu fuori dalla loro portata di sguardo, si appoggiò ad un albero per cercare di capire da chi provenisse quel dolore, quella sofferenza che gli arrivava come ondate direttamente al cuore. Vide un uomo rannicchiato su se stesso, sul bordo del lago, il capo appoggiato sulle ginocchia, il viso semi nascosto solcato da lacrime silenziose, le spalle ampie e muscolose scosse da singhiozzi dolorosi. Era Saga! Shun scosse il capo: dovevano parlargli ma non potevano sorprenderlo quando era tanto indifeso e addolorato. Tossicchiò ritornando indietro di qualche passo e si mise a chiamare i suoi compagni a gran voce.

Voleva parlare col cavaliere, ma solo quando lui fosse stato in grado di farlo, di sopportare un confronto, non voleva fargli ulteriormente del male visto che era ovvio che qualcuno gliene aveva già fatto a sufficienza. 

Hyoga gli sorrise, curioso ma benevolo, sfiorandogli il viso con delicatezza.

"Cos'hai, cucciolo, da urlare così? Che succede?" 

Lui arrossì.

"Volevo solo chiamarvi."

I suoi occhi verdi si spalancarono supplichevoli di non fare altre domande troppo insistenti e quelli del russo gli risposero con un bagliore di ghiaccio che Shun aveva sempre amato. Lo prese sotto braccio sorridendo a Shiryu chiedendo silenziosamente anche a lui un po' di comprensione ma il cinese non pareva essersela presa. Due passi e svoltarono tutti e tre insieme seguendo il corso del piccolo viottolo chiaro che solcava serpeggiando il bosco arrivando al bordo del laghetto, Saga era ancora lì, immobile ma ben più composto di prima. Aveva il volto pallidissimo e tirato, scavato quasi, un segno inequivocabile del suo tormento che tentava senza fortuna di mascherare. Le occhiaie infossate denotavano che non aveva dormito affatto e gli occhi rossi e gonfi potevano anche essere imputati a quello anche se Shun sapeva bene a cosa erano dovuti. Ma il suo sguardo, oltre ad essere affranto, aveva una strana sfumatura dolce e comprensiva, il suo atteggiamento denotava gentilezza e pacatezza, gli occhi oscurati da quel dolore senza nome brillavano di una luce che Arles non aveva mai avuto. 

"Gran Sacerdote!- Shiryu si precipitò a scusarsi, stupito dal trovarlo lì - Non volevamo importunarvi, perdonate se abbiamo interrotto la vostra meditazione."

L'uomo scosse il capo, i capelli blu gli danzarono sulla schiena.

"Non temete, Cavalieri, guardavo solo il lago. E' molto bello questo luogo."

Hyoga annuì quando Shun gli si avvicinò.

"Gran Sacerdote?"

"Ve l'ho già detto, Cavalieri, potete chiamarmi tranquillamente Saga senza farvi troppi problemi."

Shun arrossì chinando il capo.

"Saga io ... noi vorremmo parlarle, ma non vorremmo sembrare scortesi."

L'uomo sorrise, un sorriso dolce e pallido ma sincero, limpido come l'acqua del lago.

"Ma certo, parlate pure, fa parte del mio compito ascoltare e tentare di rispondere alle domande dei Cavalieri di Atena."

Hyoga gli si avvicinà con gentilezza.

"Non è un problema che riguarda noi."

Saga si guardò intorno.

"Seiya?"

Shiryu scosse il capo.

"Siamo preoccupati per lei. Shun l'ha trovata molto provato stamattina e ci stavamo chiedendo se non potessimo fare qualcosa ."

L'espressione di Saga si aprì ad uno stupore profondo e incontrollato.

Shun provò una fitta al cuore di fronte a una tale purezza d'animo. Mentre Shiryu e Hyoga cercavano di capire cosa fosse ciò che lo tormentasse, Shun lo osservò meglio. Gli pareva di riconoscere l'origine dell'ombra che gli oscurava il fondo dello sguardo ... gli ricordava se stesso quando desiderava solo che una persona in particolare si accorgesse di quello che gli era infisso nel cuore. Era innamorato! La scoperta lo lasciò senza fiato per un attimo: come poteva un uomo come Saga, forte, intelligente, gentile e aitante avere problemi simili? Chi avrebbe mai potuto rifiutare un amore cristallino come quello che lui pareva in grado di donare? Eppure era così chiaro! Chi mai poteva essere? Magari la stessa Atena, che l'aveva rifiutato per obbligo .. si ritrovò a guardarlo ben più dolcemente di come avesse mai fatto fin d'ora. I suoi occhi divennero più liquidi e il colore più intenso, un'espressione di assoluta tenerezza gli solcò il volto alla decisione fermissima di volerlo aiutare, doveva assolutamente fare qualcosa per lui, povero Saga! Sapeva bene quanto fosse duro soffrire per amore. Lo vide scuotere lentamente una mano mentre un nuovo sorriso pallido gli fiorì sulle labbra delicate.

"Davvero, sto bene e temo non ci sia nulla che qualcuno di voi possa fare per me. Ho solo bisogno di stare un po' da solo a sistemare i miei pensieri."

Shiryu annuì in silenzio, Hyoga premurosamente si fece promettere che se avesse avuto bisogno di qualcosa non si sarebbe fatto scrupoli a domandare il loro aiuto. Shun non potè far altro che sorridergli dolce e inginocchiarglisi al fianco.

"Mi auguro davvero che riusciate a trovare un paio di occhi in grado di riflettere lo stesso amore soffuso dai vostri."

Lo disse a voce talmente bassa che gli altri suoi compagni non udirono quelle parole, ma Saga non solo le udì, ma le comprese immediatamente.

Shun vide il suo terribile pallore attenuarsi un poco in un rossore tenero.

"Quegli occhi che sogno li ho già trovati, solo che ... "

Tacque. Shun gli sfiorò una mano.

"Solo un pazzo può rifiutare un dono simile! Un pazzo, oppure una persona che non si fida della vita."

Scosse il capo mentre i soffici capelli blu gli ondeggiavano sul viso.

"Farei di tutto perché lui sia felice, anche scomparire dalla sua vita."

"Non lo sarà mai se voi soffrirete. Nessuno può essere felice se una persona luminosa come voi soffre per una spina nel cuore."

"Ma non posso obbligarlo certo ad amarmi!"

Shun annuì.

"Certo, è vero. Ma forse dovete solo dimostrarglielo nel modo giusto, in un modo che questa persona capisca davvero, anche se ... - Shun trattenne il fiato, arrossendo, mentre sollevava il viso sul suo bellissimo Hyoga, titubante perché non aveva compreso bene tutto quel discorso - io non sono certo quello che può venire a insegnare qualcosa in questo campo."

"Tu sei felice?"

Shun arrossì di nuovo, pensando a quegli occhi di ghiaccio che gli riempivano la vita.

"Sì, signore."

Saga sospirò chiudendo gli occhi.

"Grazie, Cavaliere, del conforto delle tue parole e del tuo esempio. Ora però avrei bisogno di un po' di tempo per me solo."

Ikki terminò la sua sessione di allenamenti in palestra con un sospiro: ne aveva avuto bisogno. Doveva scaricare tutto quello che aveva accumulato dentro in qualche modo e non ne sapeva altri.

Una risata. #Ce n'è un altro, Ikki. Solo che non vuoi.#

Scosse il capo, furioso con sé stesso e il mondo. Avrebbe distrutto volentieri la palestra, il St. George, tutta la tenuta, la Fondazione, Nuova Luxor, forse anche tutto l'emisfero con un solo battito d'ali se fosse servito a qualcosa! E invece si trattenne perché non si poteva combattere in quel modo contro il passato, contro un fantasma. Lui era morto, era in una pace che egli non avrebbe mai potuto provare, quella pace che sempre più spesso si trovava a desiderare, una pace vuota, in un universo senza tempo e senza spazio, in cui galleggiare e perdersi. Quanti nemici gli avevano promesso una fine simile? Mai nessuno di loro era riuscito a tenerlo imprigionato in un luogo in cui non fosse agevole fuggire, e in cui arrivavano così nettamente le voci del mondo fuori. Suo fratello che chiamava, Atena, i suoi compagni. Si domandò come mai avesse sacrificato così tanto di ciò che aveva sempre considerato essenziale per la propria vita, proprio a loro e ancora una volta non seppe darsi una risposta. 

Aveva cercato una casa, un luogo dove vivere, dove ripararsi dal ricordo del passato, dai visi dei nemici uccisi in nome di un ideale per il quale avrebbe dato la vita, l'aveva trovata? Certo, quel posto era il luogo più vicino a una casa che avesse mai avuto.

#Ce n'è stato un altro.#

Scosse il capo, frustrato. No. Il Grande Tempio non era una casa. Era stata una prigione, dorata certamente, in cui aveva fatto la bella vita, in cui era stato il Favorito del Gran Sacerdote, in cui bastava schioccasse le dita perché il mondo si fermasse per ascoltare le sue richieste ... ma non erano queste le cose che gli importavano, né ora né allora erano queste le cose di cui aveva davvero bisogno.

#Ma ti piacevano! Godevi a fare il padrone di esseri umani insignificanti, adoravi il sapore che il potere ti dava, l'idea di poter comandare a bacchetta altri esseri umani che non vivevano che per obbedirti ti ha sempre eccitato!#

Maledizione! Che quella dannata voce tacesse almeno per un attimo! le sapeva anche lui, quelle cose! Aveva convissuto con la vergogna di quello che aveva provato in quei luoghi per molto tempo, non era forse terminato il tempo dell'espiazione? Non poteva dire ad alta voce di aver pagato per quel che aveva ricevuto in dono? I conti non erano alla pari, ormai? Cosa doveva soffrire ancora perché lo lasciassero libero? Perché non poteva essere .. libero?

#Perché sei mio.#

Un tremito gli percorse le ossa infilandosi sotto la doccia bollente.

L'acqua calda gli scioglieva i muscoli contratti e doloranti per il troppo allenamento e per la tensione, era perché aveva dormito poco che aveva certe idee, era perché ...era per tutta quella dannata storia. Saga se ne sarebbe tornato a casa sua molto presto e lui ...sarebbe stato libero, il passato avrebbe ripreso a lasciarlo in pace. Ne era certo. Doveva esserlo. 

Non aveva altro a cui aggrapparsi.

Uscì da sotto la doccia della palestra un po' rinfrancato e solo quando fu completamente vestito sentì persone entrare nel locale d'allenamento. Era un po' tardi per iniziare una sessione anche se quel giorno era stato l'unico Cavaliere ad utilizzare la palestra. Una testa dai capelli verdi s'infilò nello spogliatoio mentre s'allacciava le scarpe.

"Shun, che è successo? Perché sembri così preoccupato? - vide il fratello voltarsi e chiamare gli altri, nel giro di un attimo fu circondato dai suoi compagni, Hyoga, Shun, Shiryu e Seiya schierati a fissarlo. Ikki scosse il capo - Sarebbe indiscreto se ti chiedessi di nuovo che succede?"

"Siamo qui perché c'è un problema."

"L'avevo intuito, Shun. La finisci di fare il misterioso?"

"Fratello, ti prego, aiutaci. Tu hai l'abilità di leggere negli occhi delle persone cosa sta capitando loro ... "

"E' una violazione grave dell'intimità altrui, Shun, non lo faccio mai a cuor leggero!"

"Lo so, fratello, ma questa è un'emergenza! Il Gran Sacerdote sta male e noi . ."

Ikki sbottò una risata soffocata. Ne aveva abbastanza di quell'idiota, non aveva già fatto più di quanto avesse dovuto?

"E io che pensavo che fosse una cosa seria! Di Saga non m'importa un accidente, se non si fosse ancora capito. Non gli è bastata la cena?" 

Seiya scattò come una molla.

"E' pur sempre il Gran Sacerdote!"

"E secondo te che dovrei fare, grand'uomo? Spaccargli il cervello in due per vedere cosa c'è che non va? E' il Gran Sacerdote e lo ricordo a voi che parete un branco di pecore. Se ha bisogno di qualcosa da me, cosa di cui dubito, verrà lui da me. In fondo è lui un mio superiore non viceversa!"

Hyoga aggrottò la fronte.

"Messa così hai tutte le tue ragioni, ma . .  "

"Ma soffre tanto!"

La voce di Shun era un sussurro, i meravigliosi occhi verdi annegati in una cortina di lacrime non ancora sgorgate. Suo fratello gli carezzò piano una gota.

"E' un uomo, è il Gran Sacerdote, non credi possa sapere da solo se e quando ha bisogno d'aiuto?"

Era tutto così assolutamente ragionevole. In fondo li aveva già convinti tutti quanti, che sciocchi! Come se lui dovesse in qualche modo impegnarsi per leggere nei pensieri di chi aveva di fronte; era come vedere un colore o sentire un suono: spesso fingeva che non ci fossero, non vi prestava attenzione ma non poteva non averceli davanti. L'aveva chiamata una grave violazione dell'intimità altrui. Era vero, nessuno poteva nascondergli nulla, ma loro non lo sapevano, Shun si fidava di lui, Shiryu lo rispettava, Hyoga non avrebbe fatto nulla per infrangere quello stato di relativa pace che si era venuto a creare dopo gli scontri iniziali che li avevano visti sul piede di guerra quando aveva iniziato a frequentare suo fratello,Seiya era un impulsivo ma il più saggio e pacato Shiryu aveva molto ascendente su di lui. Era una cosa buona. Sentì una punta di terrore pungergli la mente quando ebbe consapevolezza di quei pensieri. Perché mentire ai suoi compagni oltre che per vergogna? Perché Ikki sapeva che non era solo per quello che aveva fatto la notte precedente, c'era dell'altro, molto altro . .

Lady Saori era in piedi di fronte a lui a domandargli un favore in maniera gentile: una cosa eccezionale. Era passata una settimana dal primo 'incontro' con Saga e da allora le cose gli sembravano stare precipitando ogni giorno un po' più rapidamente. 

Impercettibili erano stati quei mutamenti, certo, ma lui li aveva sentiti e non gli erano piaciuti. Saga lo tormentava, ormai, giorno e notte, era certo che non lo facesse apposta ma se lo ritrovava fra i piedi con una frequenza impressionante e ogni volta si era scoperto a guardarlo con una punta di paura che credeva non avesse più spazio dentro di se. Quegli occhi. Ogni volta il sospiro gli usciva dalle labbra, automaticamente, scoprendo che no, gli occhi non erano quelli che si ricordava, lo sguardo, le mani erano quelli di un altro .. ma ogni volta la sensazione di essere perseguitato e braccato diveniva sempre più forte e sapeva .. sapeva che un giorno gli avrebbe messo le mani addosso pur di non correre il rischio di incrociarlo di nuovo per caso in un corridoio poco illuminato, o in una sala deserta, in cui da soli passavano eterni secondi a contemplarsi da lontano, come animali che si studiassero cercando ... cercando qualcosa che non . . 

#Cerchi me, Ikki. Tu cerchi me.#

Fu come se uno scorpione lo avesse punto.

"Ikki, te lo chiedo per favore. E' pur sempre il Gran Sacerdote di Atene!"

Lui sbuffò infilandosi le mani in tasca. Come poteva pretendere che loro capissero? Come poteva spiegare cosa stava succedendo se non riuscivano a vederlo coi loro occhi? Era lì!

"Ecco, Milady, ha detto bene! E' solo una fissazione, o una farsa. Se ritornasse al Grande Tempio sono certo che gli passerebbe."

Shun si rifece avanti leggendo nei suoi occhi che l'unica cosa che desiderava era che se ne andasse.

"Ma sta soffrendo! Non puoi mandarlo via così!"

"Tuo fratello ha ragione, Cavaliere, e poi pensa allo scandalo se la notizia si diffondesse al Grande Tempio! Se la cosa non fosse solo una fissazione ma qualcosa di più profondo non basterebbe che si allontanasse da te perché si rimetta."

"E allora, Milady, che suggerisce? Che me lo sposi per evitare lo scandalo dell'idea che qualcuno possa aver rifiutato il Gran Sacerdote?!"

Shun abbassò lo sguardo, Atena si passò una mano sugli occhi mentre Seiya lo guardava in cagnesco, convinto che tutto questo fosse un qualcosa di innescato da lui. Non riusciva a credere che Saga potesse essersi innamorato da solo di uno come Ikki!

"Sei senza cuore! Lo sappiamo come lo tratti, l'abbiamo visto, con lui sei anche peggio che con tutto il resto del mondo! ed è inutile che tu faccia l'ingenuo, sappiamo tutti che ... "

Shiryu lo prese per un braccio. 

"Non è il momento di litigare, questo! Certo, è vero che se forse fossi un po' più ... più .. "

Shiryu si aggrottò non trovando una parola adatta mentre Ikki scosse le spalle.

"Gentile? Comprensivo? O affettuoso magari? Bella cosa illuderlo così, no?

Lo imbarcheremmo felice sul primo aereo per la Grecia e tanti saluti. E' questo che la dea della giustizia mi chiede di fare?"

"Ipocrita schifoso maledetto!"

Shiryu dovette trattenere Seiya a forza mentre Hyoga si mise in mezzo ai due contendenti.

"Seiya, calmati! E tu Ikki, se cercassi di essere un po' meno cinico . ."

"Non sono cinico! Adesso quello cinico e bastardo sono io perché quell'imbecille senza spina dorsale si è innamorato di me!?! Ah . . scusa, ogni tanto penso di stare parlando con qualcuno dotato di cervello a sufficienza per capire quel che dico."

Hyoga sospirò esasperato vedendo quanto quella discussione stesse ferendo il piccolo Shun, spaccato in due fra il timore di continuare a far soffrire Saga e l'altro, quello di vedere suo fratello andarsene di nuovo dal St. George, questa volta davvero senza ritorno.

"Se magari gli parlassi!"

Ikki si passò una mano fra i capelli, la soglia dell'esasperazione già superata da un pezzo. Ma perché diavolo questa storia era già arrivata così avanti? Non poteva dir loro che se l'era già scopato, che l'aveva già chiaramente umiliato e rifiutato e che se aveva chiesto loro una mano era solo per tormentarlo in maniera diretta. Non poteva dire delle voci, anzi della voce che sentiva, che era ritornata .. era solo stanco, non c'erano dubbi. Doveva essersi sbagliato, doveva aver fatto un errore di valutazione, ogni volta . .doveva trovare un modo perchè se ne andasse, doveva uscire dalla sua vita, doveva ritornarsene ad Atene e lasciarlo in pace! 

"E cosa diavolo dovrei dirgli?"

La voce calma di Atena evitò che Shun si mettesse a piangere e che Seiya tentasse di picchiare Ikki.

"Te lo chiedo io, Cavaliere. In nome mio hai combattuto, in nome mio hai sfidato dei e demoni, ora ti chiedo di parlargli, solo questo. Sii chiaro e duro quanto credi necessario con lui, ma che la cosa si chiarisca tra voi, in un modo o in un altro."

Lui annuì stancamente col capo.

"Da parte mia c'è un solo modo in cui può finire questa storia, cercherò di convincerlo, se questo è quello che la mia dea ritiene meglio, anche se per me basterebbe rispedirlo a casa."

Seiya grugnì ma non disse nulla, Shun si avvicinò a suo fratello, il volto composto in una gentile felicità.

Ikki si maledì in silenzio per essersi fatto mettere in quella situazione.

Aveva creduto di essere tra amici, aveva pensato di potersi fidare, per una volta, delle persone che lo circondavano, aveva immaginato che avrebbero potuto capire anche senza bisogno di lunghe spiegazioni o di dolorosi ricordi, e invece loro, proprio loro, l'avevano di nuovo cacciato in un guaio simile. Deglutì a vuoto. Qual'era stata la prima lezione che aveva imparato al Grande Tempio di Atene? mai fidarsi di nessuno, più qualcuno ti ricopre di potere e gloria, più la gente ti si fa amica, più ti ferisce. Mai fidarsi, mai credere che il mondo possa essere migliore di quella schifosa palla di fango che è, mai farsi incantare da un paio d'occhi limpidi che promettono fedeltà e affetto.

#Non c'è mai affetto gratuito per la gente come te, Ikki, mai. #

Suo fratello l'aveva ringraziato per aver accettato d'incontrare Saga, perché era 'preoccupato' per il Gran Sacerdote.. una maledizione gli sorse dal cuore incastrandosi in gola. Si chiese in un lampo se mai qualcuno si fosse preoccupato in quel modo di lui, e la risposta gli fu chiara come il sole d'estate. Se mai quel cretino di suo fratello si fosse fermato a pensare quel che significava per lui incontrare quell'uomo, vederselo davanti, da soli, loro due, a parlare .. aveva ancora gli incubi di . .

Scosse il capo. Mostrarsi deboli serviva forse a qualcosa? Certo che no, maledizione, certo che no, anzi, era mostrare con ancor più veemenza i propri punti deboli, era scoprirsi stupidamente in un duello all'ultimo sangue, era l'errore che costava la vita. Era certo che il cuore l'aveva perso ormai tanto tempo prima, ora al suo posto sentiva solo un grande buco, profondo e ghiacciato in cui vivevano l'odio, la compassione e la paura. La paura per una sola persona, il terrore di una sola cosa ... e suo fratello, i suoi compagni, non avevano visto scritto nei suoi occhi amari quanto gli fosse greve accettare quel peso, non l'avevano riconosciuto .. il terrore di un animale braccato.

Odiava sentirsi così, lui non poteva sentirsi così, lui era il potente Phoenix, era il Cavaliere Immortale di tutte le gerarchie e nessuna, che volava attraverso tutti i mondi paralleli, che attraversava l'unica soglia che neppure gli dei potevano varcare impunemente, quella della morte! Eppure .. eppure sognava ancora quegli occhi da rapace chini su di lui, quelle mani che come artigli gli tenevano in pugno l'anima, l'uomo che lo aveva reso schiavo non solo fisicamente ma soprattutto spiritualmente, l'uomo che gli aveva incatenato l'anima, che gliel'aveva lacerata la punto tale da fargli perdere la ragione. L'uomo che l'aveva convinto a fare cose di cui ancora ora non riusciva a sopportarne il ricordo. L'uomo che aveva reso schiavo l'unica creatura che non poteva avere padroni, che non era soggetta neppure alla morte. L'unico uomo al mondo il cui ricordo lo spaventava. Ed ora quell'uomo gli stava venendo incontro, un altro sguardo incastonato in quel volto ma ... mentiva, Arles era maestro nella menzogna. Era lì, doveva esserlo, lo sentiva muoversi piano, al limite della coscienza di Saga, lo vedeva contorcersi per tentare di liberarsi da quella prigione in cui non poteva essere rinchiuso troppo a lungo, sapeva che lo vedeva attraverso quegli enormi specchi trasparenti che erano gli occhi di Saga .. e lo sentiva ridere. Spilli gli trafiggevano la pelle al ricordo di quel

suono, la gola gli si chiudeva ancora .. ed era lì, e non lo vedevano! I suoi compagni, i suoi *amici*, aiutavano il suo carceriere a renderlo di nuovo succube di un incubo a cui, sapeva, questa volta non sarebbe sopravvissuto. La sua anima si ritrasse svuotata da qualsiasi istinto battagliero, i propositi di vendetta sfumata all'intravedere quella sagoma avvicinarsi .. sentiva la malia inconsapevole che quella creatura oscura stava tessendo tutt'intorno a sé, per prenderlo di nuovo nella rete, per metterlo di nuovo al guinzaglio; lo stomaco gli si contrasse in una fitta, mentre l'unico suo desiderio era di fuggire, lontano da lì, lontano da lui.

.

#Ma non c'è alcun posto in cui tu possa nasconderti, per quanto lontano, per quanto occulto io ti troverò sempre. #

L'unica via di fuga plausibile per tutto il resto del mondo a lui era preclusa, la Morte non lo voleva. Solo Arles era lì, un passo sotto la soglia della coscienza di Saga, lo era sempre stato, e lo stava aspettando.

"Ikki, credo che ..."

Parole, carezzevole il tono in cui quei suoni si univano l'uno all'altro a formare quasi una melodia, gentile il loro significato, lo sguardo quasi umile, speranzoso. Menzogne. Ikki si sentiva inchiodato lì, il cervello svuotato, il fiato che gli bruciava nei polmoni, le viscere annodate dal terrore. Era lì, non era mai stato così vicino da tanto, tanto tempo, e ora sapeva che se fosse tornato ... non sarebbe riuscito a dominarlo, come non ci era riuscito anni prima. E l'avrebbe spezzato, lo seppe con una chiarezza impressionante, si sarebbe infranto sotto quella pressione, avrebbe perso tutto, la sua anima in frantumi non si sarebbe mai più ricomposta e il suo futuro sarebbe stato un eterno limbo di obbedienza e dolore.

"Lasciami in pace ... vattene."

Nient'altro, non riuscì neppure più a guardarlo in volto, sapeva che il suo tono era stato gracchiante paragonato a quello di Saga ma non gl'importava. La sua anima riarsa urlava terrorizzata, se avesse avuto la forza sarebbe fuggito, lontano da lì, lontano da tutti ... come sempre.

#Non sei nato per vivere in compagnia dei tuoi simili, Ikki. Sei nato per stare con me. Perché sei come me.#

Distolse lo sguardo, nascondendo ogni sua emozione dietro un'espressione impassibile e granitica, anche quel groppo che gli chiudeva la gola, quel desiderio che lo riempiva tutto, di .. di rintanarsi in un angolo buio e. . e piangere tutte le lacrime che non aveva mai versato, vomitare tutto il dolore e l'umiliazione, la solitudine . . 

#Il mio animaletto selvatico che fa i capricci! #

Quella risata che gli trafiggeva l'anima. Ma come avevano potuto non accorgersene!

#Non dare la colpa dei tuoi fallimenti al tuo prossimo, l'errore è il tuo, ti sei fidato, ti sei scoperto, sei stato gentile con loro, hai cercato di essere responsabile, di fare il meglio, di essere giusto, ma la giustizia non esiste, la ragione è quella del più forte, e tu hai perso, perché sei diventato un debole .. un debole.#

Digrignò i denti a sentire quella mano sfiorargli una spalla, cortese, solerte , preoccupato. Se la scrollò di dosso con rabbia, non avrebbe mai potuto sopportare anche la sua pietà. Come se la pietà di Saga non potesse divenire un'arma crudele fra le mani di Arles.

#Sei tu che me la doni, Ikki. Tu porgi l'elsa di questa spada la tuo carnefice, tu mostri il fianco, tu indichi dove colpire. Ah! Tutto quello che t'ho insegnato l'hai perduto nelle pieghe del tempo, si vede!Guardati, tremare al contatto di quell'inetto che non vuole altro che il tuo amore, tanto sciocco da vedere in te della dolcezza che non è possibile esista più. La tua fonte si è essiccata, Ikki. L'ho resa sterile io, per sempre.#

Ikki si strinse il capo fra le mani, cercando di escludere quella risata, quelle parole, mentre perdeva piano il controllo su di se. Una sensazione che non ricordava essere così umiliante. Avrebbe pianto se avesse potuto, ma la fonte delle sue lacrime era essiccata da tanto, da quando gli avevano strappato il cuore .. patetico! Si detestava quando se ne usciva con queste cose, non erano da lui. Avrebbe dovuto voltarsi, prendere Saga per le spalle e picchiarlo a morte, farlo a pezzi, squartarlo, oppure umiliarlo fino all'estremo, calpestarlo, far vedere ad Atena come si lasciava trattare quello che lei aveva nominato suo Gran Sacerdote! Perché il vero Gran Sacerdote non poteva essere così inetto e stupido, senza spina dorsale, senza convinzione, senza forza né astuzia! La bontà e la bellezza incarnata pareva quell'idiota! Non faceva altro che guardare il mondo con quello sguardo spalancato e incantevole come se tutto fosse puro e limpido come quelle iridi verdi come il mare calmo dell'Egeo. E invece non conosceva i profondi recessi oscuri e melmosi che soffocavano e annientavano, non aveva mai calcato le strade oscure che si perdevano serpeggiando in mezzo alle paludi dell'inganno e dell'astuzia, non ne intuiva neppure lontanamente il potere! Quel dannato, maledetto potere! 

La preoccupazione di Saga divenne palpabile, Ikki udì in lontananza frasi indistinte, domande gentili a cui avrebbe forse dovuto rispondere altrettanto gentilmente, ma quelle parole gli sfuggivano, lo sguardo reso opaco da una nebbiolina insanguinata che sfumava i contorni di tutto ciò che lo circondava. Sentì l'anima tremargli, rattrappendosi al tocco repellente di una mano che non avrebbe dovuto raggiungerlo, che era certo avrebbe dovuto tenere lontano da se. Sentì quelle parole che gli si formavano spontaneamente nel cervello non essere le sue e come catene che gli si formarono intorno ai polsi, intorno al cuore, avvolgendolo, rendendolo incapace di intendere, di decidere, di respirare.

"Vai .. via .. da qui. Immediatamente."

Lo sforzo per contrastare il destino era immane. Non era più il ragazzo ingenuo e traumatizzato dall'esperienza sull'Isola Nera, e allora perché gli si piegavano le ginocchia e il suo animo lo sentiva andare in frantumi lentamente sotto il peso di quelle catene? se l'avesse guardato era certo che avrebbe incontrato *quello* sguardo e lui non lo avrebbe retto. Voleva una cosa sola, voleva che esistesse nell'universo un modo per morire . . per andarsene .. per sempre. Mani, mani che lo tiravano giù, in un mare cupo e gelido, in cui galleggiare senz'aria per l'eternità, legato come un burattino a dei fili da cui non aveva la forza di liberarsi .. e improvvisamente, altre mani, calde, gentili, che lo aiutavano, tenendolo a pelo dell'acqua per farlo respirare, evitandogli di svenire fra le braccia di quella melma viscida che gli stava soffocando il cuore. 

Saga?

#Quello sciocco, stupido inetto bastardo!#

Saga.

#Lascialo andare immediatamente! Lui è *mio*!#

Saga!

Ikki, sono qui. Per l'amore del cielo, Ikki, ti prego .. non andare così lontano .. non riesco a seguirti . .

#Lui è nel *mio* territorio! Che diavolo vuoi tu qui? Vattene, non sei niente, non sei mai stato niente,solo un intralcio, per me e per lui. Cosa sarebbe potuto diventare la mio fianco, sarei diventato padrone dell'universo intero, se non ci fossi stato tu a rovinarmi i piani e lui . . il mio prediletto! Come un Dio!#

Un Dio. Era il suo posto, quello. Onore, potere, gloria. Ricordò il Grande Tempio, gli arazzi distesi sui pavimenti di marmo, le ampie aperture sul cielo di Grecia velate da pesanti tendaggi, l'aroma intossicante degli incensi bruciati e dell'ambra, i suoni ovattati dai ricchi tappeti. E le feste, l'abbondanza, gli intrighi, le passioni . . ricordò il Grande Tempio come l'aveva visto allora, sede di potere terrestre e di vizi e lussi, l'odore della carne, il puzzo intossicante della forza e lui che era parte integrante dei quell'ingranaggio .. non era mai stato parte di niente come in quel periodo. Sentiva che senza di lui l'incanto si sarebbe rotto, il Grande Tempio sarebbe crollato, il sacerdote aveva *bisogno* di lui .. e lui aveva bisogno di Arles .. la vendetta e il potere .. il potere e la vendetta, i suoi scopi.

L'acqua si chise sul suo capo, ma al di sopra vedeva ancora brillare il sole. Aveva bisogno di respirare, doveva prendere una boccata d'aria . . un'ultima boccata d'aria .. ti prego .. e vide il Grande Tempio come l'aveva visto allora, corrotto e sudicio, marcio nelle fondamenta morali, il lusso e la ricchezza, la forza e i vizi e lui che faceva parte della depravazione, una bambola di pezza che obbediva, obbediva e godeva, null'altro. No. *Faceva* godere.

Chiuse gli occhi. Non era acqua, quella, non era neppure melma densa, no, era sangue. Un mare di sangue di vittime innocenti che aveva ucciso con le sue mani, ma non in combattimento, no, ma solo per obbedire a un ordine . . era colpevole tanto quanto lo era colui che aveva impartito l'ordine, lo sapeva. Atena, perdonami, sono .. sono stanco di .. di lottare per niente.

Non riesco a vincere questa battaglia, non l'ho mai fatto, non ci sono mai riuscito. Oh, Atena, perdonami, non sono degno .. non lo sono mai stato . . lasciami andare, lasciatemi andare .. fammi .. morire .. ma non permettere che ritorni lì . .

Saga . .

Tese le mani, un istintivo, estremo gesto per evitare la caduta inevitabile, il baratro che si apriva sotto i suoi piedi sempre più fondo, le catene che lo tiravano giù sempre più salde e pesanti . . Atena .. fammi morire .. permettimi di .. delle mani risposero al suo richiamo, avvolgendosi intorno alle sue spalle, sollevandolo dal peso che lo imprigionava, portandolo fuori, all'aria, al sole, a respirare, alla vita . .

#Lui è *mio*!#

Rabbia bruciante dentro e fuori di sé che gli lacerava il cervello con una lama incandescente, poi uno strattone che gli squarciò il petto lasciando esposto il cuore, il buco nero che aveva al posto del cuore, e poi sempre più dentro, fino nell'anima. Quella catena che affondava dentro di sé come null'altro. Era *suo* .. Atena .. il giuramento , la fede, le battaglie, tutto vano. Il sigillo che lui mi ha posto sull'anima è ancora lì, le funi in cui mi ha avvinto non si spezzano, io non so spezzarle!

Il suo corpo cedette a quella battaglia che si stava svolgendo su un altro piano, si sentì cadere a terra, lentamente sbattere contro il pavimento di marmo freddo, così freddo .. come il suo cuore. Sentì le lacrime pungergli agli occhi, non credeva di esserne in grado ancora, e poi l'angoscia, il dolore, la disperazione .. una battaglia persa . . qualcosa gli bagnava il viso. Piccole gocce fresche gli sfioravano la pelle che bruciava come preda di una febbre intensa, e dita delicate gli percorrevano le linee del volto.

Singhiozzi infransero il silenzio roboante che gli riempiva le orecchie, e una voce spezzata, corporea, china su di lui .. delle braccia calde gli circondavano le spalle, un corpo muscoloso era accanto al suo, forse un poco più alto di lui ma più sottile .. un uomo .. piangeva.

"E' colpa mia, Ikki! oh, Atena, mia dea, perdonami che non ho capito! Che lui mi allontanava per questo, perché dentro di me portavo davvero il Traditore! Che sta soffrendo per colpa mia, perché non l'ho ascoltato, perché ho creduto in superbia che sarei stato in grado di contrastare la parte malvagia di me. Non volevo farti male, Ikki, non voglio farti male."

#Lui è mio, Saga, piccolo stupido idiota! ora vattene! Sono più forte di te, lo sono sempre stato lasciami in pace, lasciami lavorare in pace con lui .. ho bisogno di tempo per sistemare i danni che Atena e i Cavalieri hanno apportato in questa che era la mia macchina più perfetta . .#

Saga .. non .. non lasciare che mi .. che mi tocchi . .

#Vattene!#

Saga . .

Calore, calore dolce e gentile che lo avvolgeva. Che lo sollevava dal lago di sangue in cui stava per affogare. Una luce chiara che non feriva gli occhi e un sussurrare lieve.

"No, non lascerò che ti tocchi, che ti porti via, Ikki. Non ti lascerò combattere di nuovo questa battaglia al posto mio. Perché lui è parte di me, e sono io a doverlo contrastare, non tu, o Atena. Non sono stato abbastanza forte, un tempo, non sbaglierò più. Non lascerò che ti faccia ancora del male . ."

#Idiota che non sei altro, come credi di resistermi? Con che forza? Lui mi appartiene e non c'è nulla che tu o la tua dea possiate fare per liberarlo, se non distruggerlo! Ho piantato questo seme dentro di lui tanto tempo fa, ora non si può estirpare la pianta senza mutilarlo .. e tu sei troppo dolce per fare una cosa del genere, non è vero?# 

E tirò. Ikki si sentì spezzare in due, sentiva le lacerazioni della sua anima aprirsi, la sua mente iniziare a cedere e .. E Saga allentò la presa. Ecco, era successo. Mai fidarsi. L'aveva promesso pochi attimi prima e ora.. ora lo stava lasciando affogare di nuovo. Ikki chiuse gli occhi, non voleva vedere di nuovo il liquido denso e rosso chiuderglisi sul capo, non voleva intuire il bagliore del sole farsi sempre più lontano fino a spegnersi come un lumicino. Se era a questa vita che era destinato, ebbene che lo seppellissero lì sotto. Non sapeva più combattere, non poteva più farlo. Arles aveva ancora stretto in pugno il guinzaglio con cui tanto tempo prima l'aveva fatto suo, non si era mai davvero spezzato e lui era ancora suo . .

Il dolore lo soffocò quasi più che la sensazione di non riuscire a respirare.Aveva i polmoni in fiamme, le labbra riarse, il tocco di quelle mani che parevano tentacoli viscidi gli apriva piaghe nel cuore, nell'anima, nella mente .. e sapeva che anche se avesse urlato, nessuno sarebbe venuto da lui. Era solo, lo era sempre stato, ancora , di nuovo, nella sua vita c'era solo Arles. Forse era vero, forse era lui che se lo portava dentro e non Saga, perché altrimenti avrebbe continuato a tormentarlo così, con tutti gli altri Cavalieri . . 

#Perché tu sei, mio, sei nato mio, mi appartieni, il tuo destino è al mio fianco.#

Due metà dello stesso intero .. parole di qualcun altro, non le sue. Ikki non era così romantico, neppure quando stava per morire di nuovo e rinascere, di nuovo, nel buio. Non respirava, sentì il nodo chiudersi in gola e anche annaspare per un ultimo respiro d'aria era inutile .. si lasciò andare. Se Atena fosse davvero giusta gli avrebbe permesso di morire se no, non avrebbe avuto più alcuna importanza .. I polmoni si contrassero in un ultimo spasmo, Ikki fece finta di nulla. Aveva *paura*, una paura tale che lo agghiacciava, che gli rendeva impossibile fare qualunque cosa, qualunque movimento, anche i pensieri diventavano difficili da gestire.

Respirare .. la superficie era lontana sopra di sé, lontano dal calore, lontano dall'aria .. Le sue labbra si tesero in un ultimo tentativo . . forse .. inghiottì del sangue, ma non c'era aria per lui, sarebbe morto di 

nuovo, conosceva quella sensazione.

E quando fu lì, sulla Soglia, a cavallo di quella linea dorata che divideva due mondi che per lui non significava nulla, maledicendo il suo destino,il suo potere e tutta la sua vita, mentre sentiva una risata farsi

sempre più forte e la presa più salda .. aria. Delle labbra dolci premute alle sue che gli passavano vita e calore, delle braccia che gli passarono intorno alle spalle, impedendogli di cadere, impedendogli di solcare la

linea . . 

Saga.

#Lascialo andare immediatamente!#

Non ci fu risposta, solo la presa divenne più salda, il cosmo più caldo, avvolgente, e le labbra ancor più dolci.

Non permetterò che tu muoia per colpa mia, Ikki. Non ti permetterò di andartene, non permetterò a lui di farti quel che ti faceva. Non voglio che tu soffra per colpa mia, anche se pare che non abbia fatto altro per tutta la vita.

La rabbia sentì lacerargli la mente in un urlo senza parole, sentì il proprio corpo singhiozzare dal dolore ma Saga, questa volta, non lasciò la presa. Il suo cosmo dorato era caldo ed avvolgente, protettivo, un argine

contro quell'oscurità che lo stava soffocando, le sue mani gentili gli sfioravano il corpo, tirandolo su verso l'aria aperta, le sue labbra dolci come il miele gli davano la vita e la pace .. Dolcezza, sì, Ikki questa volta la sentì chiaramente, e amore, esserne avvolto come nella luce dorata del meriggio estivo, crogiolarsi in essa e rivivere in quel chiarore. Sentì i muscoli contratti sciogliersi come quel peso che aveva all'altezza del

cuore e potè riprendere a respirare, il calore scacciò il gelo che gli bruciava l'anima e quelle lacrime scivolarono nelle screpolature del suo cuore.

Saga piangeva, chino sul suo corpo, tenendolo stretto come se fosse stata una bambola a cui avessero tagliato i fili, Ikki vedeva i suoi lunghi capelli blu sciolti su di lui, come una morbida cortina che lo escludeva dal mondo e barlumi di quella pelle chiara, d'avorio quasi, che si intravedeva ogni tanto. Sentiva il suo fiato irregolare accarezzargli la pelle di una guancia e le sue mani sfiorargli il capo, pettinandogli i capelli all'indietro, in modo da lasciargli scoperto il volto e piccoli baci tremanti che gli solleticavano le palpebre socchiuse, seguendo la linea arcuata e dura delle sopraciglia e poi un orecchio per arrivare al collo contro cui appoggiò il capo per prendere un profondo respiro, per sentire bene il suo odore . Ikki sentiva quel capelli setosi solleticargli il naso quando premette la fronte nell'incavo della sua spalla, lasciandosi abbracciare. Si sentiva così .. spossato ma anche . . pulito. Non trovava un'altra parola. Era libero .. dopo tanto tempo . . libero .. assaporò quel pensiero quasi svenendo dal piacere, avrebbe tanto voluto dire o fare qualcosa ma non riuscì a fare altro che stringersi a Saga con un sospiro soffocato e lui rispose a quell'abbraccio con passione e delicatezza.

Sentì le sue labbra riprendere a muoversi piano, in giù, verso l'attaccatura del collo, per poi risalire a seguire la linea del mento e arrivare di nuovo alle guance, agli occhi, alla fronte. Le sue labbra. Tremò quando le ebbe di nuovo sulle sue ma non si mosse,con un sospiro si lasciò andare: come si era lasciato andarenell'oscurità di Arles ora permetteva che il chiarore di Saga lo invadesse. Lo strinse a sé con un braccio passatogli intorno alle spalle per sfiorargli la nuca . .era sopravvissuto grazie a quel bacio .. le sensazioni che l'avvolsero lo colpirono quasi di sorpresa, non si era aspettato una cosa del genere, non in quel modo, non con lui, questo era ovvio. Ma non gl'importava più nulla, ora. Era libero .. libero .. e voleva sentire il sapore di quelle labbra, voleva perdersi nel calore di quel corpo, voleva .. amarlo, voleva amare quel corpo non come uno schiavo obbligato a farlo, ma come un amante,senza guinzagli, premi o punizioni. Voleva ascoltare le sue reazioni, assaporare la sua pelle, cercare il modo giusto di accarezzarlo per dargli piacere senza che nessuna voce nella sua mente gli dicesse come fare, voleva essere accarezzato da lui non come succedeva con Arles, con violenza per punirlo,o con una strana sorta di algida condiscendenza quando era in vena di fargli un 'regalo'.

Si lasciò stringere, cedendo di buon grado al peso di quel corpo che lo spingeva giù contro il pavimento freddo. Quelle labbra erano morbide e dolci come se le era sognate, si aprirono come uno scrigno prezioso e la sua lingua seguiva il ritmo che lui decideva di dare alla propria, danzando insieme. Gli strinse le spalle con più forza, sfiorandogli quei lunghi capelli, solleticandogli il collo, segnando la meravigliosa muscolatura della schiena attraverso la stoffa leggera della camicia . . lo fece  tremare come mai nessuno aveva fatto tremare Ikki di Phoenix.. lo sosteneva ancora come se fosse stato un bambino e mai nessuno si era sognato di tenere Ikki fra le braccia in quel modo, con tanta delicatezza, come se fosse un qualcosa di prezioso e raro . .calore, dolcezza, tutti solo per lui. Non era abituato ad essere trattato così e quando riuscì a vedere il suo cosmo attraverso l'assurdo calore che emanava vi lesse .. che *davvero* avrebbe accettato qualunque cosa pur di amarlo. L'umiliazione, il dolore, la vergogna .. non importava, non gl'importava nulla di nulla, era solo preoccupato per lui. La cinica affermazione che stava per salirgli alle labbra si stemperò, inutilizzata e inutile.

Saga lo abbracciò con forza, facendolo premere contro il suo corpo mentre gli accarezzava il petto e il viso. Un calore languido lo invase quando inclinò indietro il capo, arcuando il collo non per rompere il bacio ma per esprimere in qualche modo il piacere che provava. Si domandò come aveva potuto rifiutarlo, con che forza di volontà era riuscito a stargli lontano, che marciume doveva covare nella sua anima se aveva avuto il desiderio di sporcare un uomo simile, un amore così, ma quello non era il momento per certe domande. Quelle labbra morbide e arrendevoli iniziarono a divenire bramose e avide, la lingua si fece strada a forza nella sua bocca, solleticandogli il palato, accarezzandogli i denti, succhiandogli la vita, sembrava non avesse mai desiderato altro . .si aggrappò alle sue spalle con forza come se fossero state ancore intorno a cui reggersi in u mondo che girava come impazzito su se stesso. Arles non l'aveva mai amato così, mai, neanche nei suoi sogni più sfrenati aveva pensato che si potesse provare una cosa simile nei confronti di un uomo . Sentì quel corpo sottile premergli addosso, spingerlo verso il basso, facendolo coricare supino sul pavimento mentre si strusciava contro di lui, più duro e muscoloso, profumato ed

eccitante come mai avrebbe creduto possibile. Il bacio si ruppe con leggerezza e Saga stette a fissarlo, puntellandosi con un gomito con quegli occhi limpidi e trasparenti, invasi ora di passione e amore.

Ikki non aveva mai visto qualcosa del genere rivolto a lui, chiuse gli occhi di nuovo, lasciandogli fare qualunque cosa volesse. Lo sentì abbracciarlo e sollevarlo, come era avvenuto prima, nel mare di sangue e poi appoggiarlo su qualcosa di morbido e comodo che cedette sotto il loro peso con un fruscio.

Sentì quelle mani sottili sfilargli la maglietta per ricamargli il corpo di carezze lievi e poi le labbra e la lingua, percorrere le stesse strade sul petto nudo, sul ventre, solleticandogli l'ombelico con la punta della lingua per poi risalire verso un capezzolo. Ikki soffocò un sospiro di piacere nel sentire i denti giocare con la sua pelle, i piccoli morsi che lo eccitavano senza ferirlo, le mani calde e gentili che gli scostarono le gambe per infilarvi in mezzo il proprio corpo, duro e sottile. sentì chiaramente quel peso su di se e lo accolse come una benedizione, quel corpo che si muoveva sinuoso contro il suo, i loro sessi che si toccavano attraverso la stoffa dei loro pantaloni. 

"Ikki .. guardami."

Mosse un po' il capo e socchiuse gli occhi. vide quel volto arrossato e gentile, quello sguardo limpido, lucido e profondo in cui affogare era alla fine tanto semplice quanto meraviglioso, quei capelli scintillanti e serici e riuscì a sorridergli un poco.

"Saga  .. "

Lui gli chiuse le labbra con un dito e un altro sorriso, passandogli le mani sul volto, appoggiando il capo nell'incavo della sua spalla, strofinandosi contro di lui, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro, i cuori che battevano all'unisono con un unico ritmo, i respiri che si mischiavano.

"Ikki, sei .. sei bello. Sei tanto, meravigliosamente bello."

Sei mio. Avrebbe potuto dirlo ma non lo fece, si limitò a premere ancora contro di lui, strusciandosi contro la sua pelle nuda, sobbalzando quando sentì le mani di Ikki slacciargli la camicia per poi sorridere del contatto diretto del  suo corpo. Ikki chiuse gli occhi, appoggiando il capo al cuscino con un sospiro, non pensando ad altro che a lui. Affondò le dita in quella meravigliosa massa di capelli che lo accarezzava e annuì nel sentire le mani del suo compagno scivolargli sui bottoni dei jeans .. un lampo lo fece irrigidire: quello che gli aveva fatto l'ultima volta . . ma a Saga non pareva importare. Continuò a svestirlo piano, riempiendolo di carezze e baci leggeri, facendolo come galleggiare in un universo di piacere, lontano e sfumato.

"Vorrei tanto .. - deglutì, la gola ancora riarsa e dolorante - Vorrei tanto che ti spogliassi anche tu."

Lo sentì fermarsi, titubante, poi un sorriso sussurrato e il fruscio della stoffa cha cadeva ai piedi del letto. Quando si toccarono di nuovo, i loro corpi erano completamente nudi, Ikki gli passò le dita ancora fra i capelli accarezzandogli la nuca, il collo, scivolando sulla schiena muscolosa e ben tornita. Sentì i suoi baci farsi sempre più ritmati e profondi e provò una stretta al cuore tentando di sollevarsi che lo fece rantolare .. voleva .. voleva toccarlo. Saga lo guardò in viso, sorridente, poi gli sfiorò la fronte, dove c'era la cicatrice con sguardo quasi preoccupato.

"Stai tranquillo, non devi stancarti. Ci penso io questa volta . ."

Ikki fece per rispondere ma seppe che non c'erano parole per dire quello che sentiva dentro. Le carezze, il calore, la dolcezza . arcuò il corpo sentendo il volto di Saga infilarglisi fra le gambe, baciargli il membro, accarezzarlo, prenderlo fra le labbra sentendosi infiammare, i lombi in fiamme, i muscoli contratti e tesi pronti a possederlo, pronti a . .deglutì .. pronti a qualunque cosa lui avesse voluto, non fosse altro che . .

tremò, non avrebbe potuto far nulla, svuotato di forze com'era in quel momento, per impedirglielo. Il terrore e la paura sorse di nuovo ad attanagliargli lo stomaco, facendogli sfuggire un gemito di panico che non riuscì a controllare. Saga sollevò il capo per guardarlo in viso e, a quanto pareva,in esso vi lesse i suoi pensieri, perché si tirò su, gli percorse di nuovo il corpo con le labbra e la lingua fino a fermarsi a prendergli il  volto fra le mani.

"Ikki, ti amo. Non voglio farti male. Ci penso io, te l'ho detto . . in risarcimento di .. - inciampò sulle parole, arrossendo come un ragazzino alle sue prime esperienze - di tutte le volte in cui hai dovuto soddisfare il mio corpo senza che colui che lo abitava si preoccupasse di te. Mi ..mi vuoi?"

Ikki annuì, in silenzio, incapace di formulare una qualche frase coerente.

Lo fissò mettersi a cavalcioni su di lui, con attenzione, il corpo bianco teso allo spasimo, il suo membro duro ed eccitato contro i glutei. Gli tese una mano, traendolo verso di se, per baciarlo.

"Non così, Saga. Ti farà male."

Lo vide sorridere fra i capelli, scuotendo piano il capo.

"Non preoccuparti, te l'ho detto. Voglio darti piacere ma prendere anche una piccola parte per me. Non mi farai male, non me ne hai mai fatto . ."

Ikki deglutì guardandolo alzarsi di nuovo sopra di lui, troneggiando su di lui come .. come un altro uomo, una vita prima. Ma quell'altro uomo non avrebbe mai fatto *questo* per lui. Lo vide chiudere gli occhi e iniziare il movimento. Ikki entrò dentro di lui, rimanendo immobile, il piacere che gli arrivava ad ondate impossibili da sciogliere, ingarbugliate dalla passione,dal desiderio, dal timore di ferirlo. Saga continuava a sorridere prendendo un ritmo lento, entrando ed uscendo da lui, il volto pallido sconvolto dal piacere, il corpo teso e lucido dal sudore, come se tutto il suo essere, tutto il suo mondo, il suo desiderio si concentrasse in quel gesto. Si stava eccitando, lo sentiva dal fiato ansimante, dai muscoli che guizzavano rapidi sotto la pelle serica, dal proprio membro, gonfio contro il suo ventre più scuro, sul punto di esplodere. Ikki gli artigliò i fianchi, contorcendosi, tirando indietro il capo e soffocando un sussurrò rauco, il suo mondo sconvolto dal piacere che quel corpo .. quell'uomo gli dava. Sentì un liquido caldo colargli sul ventre, nell'ombelico e quello fu l'ultimo pensiero connesso col mondo prima di esplodere anch'esso, dentro Saga, che danzava nudo sul suo corpo con grazia e sensualità.

"Saga . ."

Incrociò quegli occhi liquidi e verdi che gli sorridevano incantati.

"Ikki .. sei così bello!"

Avrebbe voluto rispondergli in molti modi, forse avrebbe dovuto farlo ma . . sentì il suo corpo scivolare contro il proprio, ricoprirlo con la sua pelle, i suoi capelli, avvolgerlo nel suo profumo tiepido e si ritrovò a sussurrare qualcosa di insensato, stringendogli il capo, accarezzandogli i capelli finchè non si furono addormentati.

Bene. Adesso, questa volta che si sarebbe inventato? Sorrise acido a se stesso, un pizzico di malinconia, mentre gli sfiorava i capelli lentamente cercando di non svegliarlo. Phoenix a letto consenziente con un uomo . . doveva inventarsi una scusa patetica da raccontarsi nei momenti di sconforto, perché non era possibile, altrimenti, spiegare tutto quello in altro modo. Abbassò lo sguardo su quel volto dolce, gentile, che si rabbuiava solo nel momento in cui non era avvolto nel suo abbraccio. Aveva le labbra socchiuse e le lunghe ciglia sfioravano quelle gote appena rosate. Sapeva che avrebbe accettato qualunque cosa davvero, che avrebbe potuto scaraventarlo fuori dalla sua stanza - erano nella *sua* stanza? e come ci erano arrivati? Saga? O Arles? o entrambi?-come l'altra volta, che avrebbe potuto insultarlo a morte, che avrebbe potuto chiedergli il suo cuore in cambio di quello che era successo eppure avrebbe trovato sempre

quell'espressione nei suoi occhi. Ikki sospirò. Come poteva un uomo così amare uno come lui? Si ritrovò a sorridere al soffitto sentendo  i rumori provenire dal corridoio che indicavano che il St. George si stava svegliando. Non aveva chiuso la porta, sarebbe potuto entrare chiunque, Atena, o addirittura Shun! Saga si agitò un poco al suo fianco , affondando il capo nell'incavo della sua spalla, un atteggiamento che pareva quello di un fanciullo e un sorriso pallido dipinto sul volto.. che entrasse chi volesse.

Ikki si lasciò andare tra le lenzuola con un sorriso. Ora era libero, ora poteva volare. Sfiorò con le labbra la fronte di Saga e poi sospirò: entrasse chi voleva, avrebbe visto ciò che era successo; lui, da parte sua, capì di non aver nulla da nascondere. Non quella volta. Non più. 


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions