Disclaimers: I personaggi
non sono miei, non mi pagano per scrivere queste cose ecc ecc... Note: ho dovuto utilizzare
questo segno # per indicare i pensieri di un personaggio trasmessi
'telepaticamente' anche se non si dice così... ma quando leggete poi
capite, non abbiate paura, non ho fatto le cose molto complesse (ma non è
colpa mia se non ho ancora deciso se il cavaliere di gemini è Saga, Arles,
tutte e due alternativamente o no! *sig*!)
L'angelo
sul viso, il demone nel cuore di
Dhely
parte II
Mattina. Il sole splendeva
fresco in un cielo limpido che faceva intravedere in lontananza la
primavera. Shun sospirò voltandosi verso i suoi amici seduti intorno al
tavolo della cucina a fare colazione. Hyoga indicò la sedia vuota accanto
alla sua e gli sorrise.
"Cosa c'è cucciolo? Stamane sembri inquieto."
Shun socchiuse gli occhi schiarendosi la voce che temeva seriamente gli
sarebbe uscita tremante dalle labbra. Anche Seiya e Shiyu avevano
interrottola loro discussione pacata per sollevare lo sguardo verso di lui
in attesa di una parola, tutti un po' allarmati a vedere il loro giovane
compagno così in ansia.
"Avete visto il Gran Sacerdote, stamattina?"
Shiryu arcuò un sopraciglio, colto di sorpresa dalla piega inaspettata
della conversazione.
"No, non l'ho incontrato, come mai?"
Shun strinse con forza le mani, sollevando lo sguardo luminoso su di loro.
"Non sta bene."
"E' forse malato?Che è successo? - Seiya intervenne agitato - Non
sembrava aver problemi ieri sera a cena. Avete notato qualcosa che a me è
sfuggito?"
Shiryu scosse il capo, mentre Hyoga si alzò in piedi per prendere le mani
di Shun fra le proprie, stringendogliele piano e cercando di sorridergli
il più tranquillamente possibile.
"Dimmi, cucciolo, cosa intendi?"
Il ragazzo scosse i capelli verdi e il suo viso divenne corrucciato,mentre
gli occhi limpidi si riempivano di preoccupazione.
"L'ho incontrato appena alzato, stamattina. Era ... sembrava non
aver dormito affatto, era pallido e tormentato. Pareva stesse
soffrendo."
Tutti loro conoscevano bene la delicata sensibilità di Shun su certi
argomenti e gli credettero immediatamente.
"Magari ha passato solo una notte in bianco ... - azzardò Seiya
cercando di essere d'aiuto.
Shiryu incrociò le braccia sul petto con un sospiro.
"Per aver spaventato così il nostro Shun lo credo molto poco
probabile. Deve essere successo qualcosa."
"Magari gi è arrivato qualche messaggio nefasto dal grande Tempio,
stanotte. - disse Hyoga accarezzando i capelli di Shun delicatamente - Lo
so che ce ne saremmo dovuti accorgere, ma se dormivamo tutti profondamente
magari c'è sfuggito."
Shun scosse il capo appoggiandosi alla sua spalla cercando protezione.
"Non so ... non credo. Magari l'abbiamo offeso involontariamente
durante la cena, ieri sera. Ci ha chiesto lui di essere informali, ma è
pur sempre il Gran Sacerdote!"
"Certo è che qualcuno ogni tanto parla a sproposito - Shiryu lanciò
un'occhiata di sbieco a Seiya che era tutto intento a considerare quale
tipo di cereale fosse meglio ingurgitare quella mattina insieme col latte
- ma non mi pare sia capitato un qualche episodio di una qualche
rilevanza. Da questo punto di vista starei tranquillo."
"E poi - sbottò Seiya - ieri sera c'era anche tuo fratello! Lo
sappiamo tutti che non correva molto buon sangue fra loro ... cioè, è
meglio dire che tutti sapevano che Ikki lo detestava proprio, ma è
venuto, è stato lì tutta la sera e non ... uhmmm ... non mi pare che
sia stato offensivo in qualche modo."
"Quello è stato certo un grande gesto di lealtà verso Atena da
parte di Ikki, hai ragione - lo interruppe Shiryu - e come ne siamo
consapevoli noi sono certo che lo sia pure Saga."
"Allora siamo al punto di partenza."
Sospirò Hyoga.
Shun abbassò il capo, preoccupato. Suo fratello si era comportato male
durante la cena e temeva, anche dopo. Sapeva bene che caratteraccio avesse
Ikki di solito e aveva apprezzato che per una volta, almeno davanti Atena,
si fosse un po' trattenuto, ma a Saga non aveva neppure rivolto la parola!
Saga aveva passato tutta la sera a guardarlo, sforzandosi di non farsi
notare ma Ikki non aveva mai neppure sollevato il capo nella sua
direzione. E Shun era certo che non potesse non essersi accorto di quelle
occhiate, sembravano carezze tanto dolci e profonde erano! Aveva tremato
lui al posto suo! Fu grato del calore che Hyoga stava condividendo con
lui.
"Non devi preoccuparti così, se la cosa ti fa stare meglio gli
parleremo, gli domanderemo se siamo stati scortesi con lui o se abbiamo
fatto qualcosa che l'ha ferito. Va bene, cucciolo?"
Shun sfiorò il suo capo contro la sua spalla in un gesto affettuoso di
tenerezza e sollevò quegli occhi limpidi e pieni di dolore.
"Sta soffrendo, Hyoga! L'ho visto nei suoi occhi, stamattina.
Dobbiamo aiutarlo in qualche modo."
Hyoga sorrise pacato di fronte all'ennesima dimostrazione di quanto il
cuore del suo piccolo compagno fosse tenero e annuì in silenzio. Era sul
punto di baciarlo e solo per un soffio si ricordò di non essere da solo
con lui,così dirottò le labbra verso la fronte, su cui posò un casto
bacio.
Improvvisamente Seiya si ricordò di avere un appuntamento importante con
i bambini dell'orfanotrofio e scattò fuori dalla porta della cucina a
cercare le chiavi della sua jeep urlando che se avessero scoperto cosa ci
fosse che non andava e avessero organizzato un piano per sistemare le cose
li avrebbe aiutati volentieri. Shiryu scosse il capo con un sospiro
lievemente seccato.
"Tipico di Seiya, non riesce a portare avanti un discorso serio per
più di dieci minuti!"
Hyoga annuì comprensivo mentre sentì il corpo sottile di Shun
stringerglisi voluttuosamente al fianco.
"Non dire così, sai che non lo fa apposta, solo che è fatto a modo
suo .. come tutti noi, d'altra parte. - Si voltò a guardare fuori dalla
finestra la jeep allontanarsi sgommando e poi fece un sospiro fissando il
boschetto che si vedeva stendersi intorno al lago al centro della tenuta
dei Thule. - Ho finito di fare colazione, per stamattina, sono troppo
agitato. Vado a fare due passi al laghetto, venite con me?"
Saga fissava quella pozza d'acqua tranquilla e si chiese cosa avrebbe
dovuto fare per somigliarle. Le lacrime non smettevano di rigargli il
volto,aveva provato ad arginarle ma non ci era riuscito così aveva
pensato fosse meglio cercarsi un luogo solitario e appartato perché esse
si consumassero da sole, o consumassero lui fino allo sfinimento. Cose
strane gli si agitavano nella mente e nell'anima, ricordi sfumati di un
passato che non gli pareva di aver vissuto, emozioni che non dovevano
appartenergli tanto gli erano aliene lo confondevano, facendogli perdere
la capacità di discernere cosa avesse nel cuore, cosa fosse frutto del
suo cuore e cosa .. di qualcos'altro a cui non riusciva a dare un nome.
Con chiarezza sapeva solo che non riusciva a non pensare a lui, era certo
che se fosse riuscito a liberarsi la mente per un po' sarebbe stato meglio
e invece .. invece .. abbassò lo sguardo sulle mani che teneva
socchiuse in grembo. L'avevano *toccato*. Il suo cuore fu quasi soffocato
da un'ondata di gioia tanto intensa da farlo quasi svenire, mista a una
sensazione di potere che non aveva motivo d'esistere. Sensazione di
potere, vittoria? Qualcosa di molto simile, qualcosa, appunto, di assurdo:
sapeva che non l'amava, era stato sufficientemente chiaro su questo,
sapeva che quello che era successo fra di loro era stato solo un modo per
fare pagare a lui quello che aveva dovuto passare sotto il controllo di
Arles, era stato solo .. 'scopare', come gli aveva detto all'inizio. Lo
sapeva,anzi, di più, lo accettava e lo comprendeva. Ed era *felice*.
Stupidamente felice! Aveva passato una notte con lui, non aveva sognato,
questa volta, Ikki l'aveva posseduto davvero!
Era stato tra le sue braccia, l'aveva marchiato col suo morso! Si passò
una mano sul collo dove, sotto il maglione leggero a dolcevita sentiva
pulsargli la pelle. Non doveva fare alcuno sforzo per ricordarsi quel
calore, quel corpo, quel profumo intossicante, le sue mani addosso ...
avrebbe tanto voluto che fosse stato dolce con lui ma non era mai saggio
chiedere troppo al destino. Aveva già avuto molto, non doveva lamentarsi.
E allora, perché mai piangeva?!? Si strinse le ginocchia al petto
chinando il capo, cercando di soffocare i singhiozzi che gli chiudevano la
gola. Perché sentiva quelle cose che la facevano sembrare così sporco e
cattivo? Cosa c'era che non andava in lui? Cosa? O chi? Scosse il capo con
rabbia come per allontanare certi pensieri. Alla fine non era colpa sua,
era stato lui a ferirlo .. a fargli del male! Lui *non* era Arles! Lui
l'amava, davvero, l'aveva sempre amato, gliel'aveva detto e Ikki non gli
aveva creduto; il Cavaliere l'aveva guardato dritto negli occhi quando lui
gli aveva spalancato il cuore e non l'aveva riconosciuto per quel che era;
aveva visto chiaramente il suo amore e se ne era fatto beffe; aveva fatto
di tutto per ferirlo e umiliarlo e quando si era accorto che comunque
nulla avrebbe potuto uccidere quella illogica felicità di essere al suo
fianco, anche in quel modo doloroso, l'aveva ucciso allontanandolo da se,
da quel calore che lo aveva fatto rivivere davvero. Eppure piangeva
ora che sapeva di averlo perduto per sempre, niente più sogni di un
futuro magari lontano, in cui Ikki si sarebbe accorto della sua presenza,
in cui avrebbe capito quel che provava per lui, niente più speranze che
potesse essere suo, che potesse davvero appartenergli per tutto il resto
della sua vita, la verità era lì davanti, netta e dura, e non gli dava
alcuna possibilità di fuggire in qualche modo.
Sospirò. Non riusciva però a impedirsi di pensare che nonostante tutto
avrebbe ancora fatto qualunque cosa per lui, qualunque, avrebbe accettato,
anche di sopportare il suo odio e il suo scherno per sempre se fosse
servito ad avercelo almeno un po' vicino. Si ritrovò a sorridere fra le
lacrime, sognando ancora Ikki, tutte le notti con lui, sempre, non
importava come.
Sarebbe stato un meraviglioso sogno comunque. Un sogno, solo un sogno. Una
nuova marea di lacrime gli chiuse la gola e strabordò dagli occhi senza
freni. Come si poteva amare così tanto e soffrirne?
Ikki tirò le tende della sua stanza facendo entrare la luce del sole con
un ghigno evitando di guardare la stanza alle sue spalle che pareva un
campo di battaglia. Il letto sfatto all'inverosimile, abiti gettati
ovunque e un profumo alieno, che non avrebbe dovuto esserci, che non
avrebbe dovuto permettere che impregnasse le sue cose. Fissando la luce
che giocava tra i rami degli alberi che si intravedevano in lontananza si
domandò cosa mai Saga avesse sperato di ottenere da lui tenendo un
comportamento così indegno e ... si diede dello sciocco, probabilmente
aveva avuto quel che desiderava, dopo tutto. E anche se non fosse stato
così, tutto ciò che gli era capitato se l'era davvero meritato! Si passò
una mano fra i capelli al colmo della frustrazione, cercando di capire, di
intuire ... ma tutte le risposte a cui riusciva ad arrivare non gli
piacevano.
#Oh, invece sì che ti è piaciuto. Un nuovo giochetto, è stato solo un
nuovo gioco a cui ti ho permesso di giocare per festeggiare.#
Ikki si sentì gelare, mentre il suo corpo si copriva di una patina di
sudore gelido. Chi aveva parlato dentro la sua testa in quel modo? ...
domanda stupida, c'era un solo 'chi', il problema vero era 'come'. Una
domanda a cui non sapeva, non voleva rispondere. Non era vero, se l'era
sognato, era solo stanco, era solo ... si sentì sfuggire un singhiozzo
dalla gola contratta e al posto di darsi dello sciocco lottò contro se
stesso per tenere un qualche contegno anche se lì nessuno poteva vederlo.
Non era proprio vero.
'Qualcuno' c'era, ed era quel qualcuno che non l'aveva mai lasciato,
durante tutti quegli anni, quel qualcuno il cui fantasma aveva camminato
al suo fianco nonostante tutto. Non se n'era mai andato, non era mai stato
davvero libero . .
#Non lo sarai mai.#
E ora Saga, quel maledetto idiota! Lui che il mostro se lo portava dentro
gli si avvicinava a quel modo, con quegli occhi, con quei gesti . ..
Hyoga e Shiryu stavano commentando, qualche passo indietro a Shun, l'esito
dell'ultima partita di campionato trasmessa in tv, mentre il ragazzo più
giovane si limitava a respirare a pieni polmoni l'aria fragrante di quella
giornata e a perdere lo sguardo nel mezzo di quella foresta ben curata,
verde e scintillante di vita. Amava quel posto, così dolce, tranquillo .
.. un passo ancora e percepì chiaramente qualcosa che non andava. Non un
pericolo mal dolore, sofferenza. Shun aumentò discretamente l'andatura
cercando di non farsi notare dai suoi compagni e, quando fu fuori dalla
loro portata di sguardo, si appoggiò ad un albero per cercare di capire
da chi provenisse quel dolore, quella sofferenza che gli arrivava come
ondate direttamente al cuore. Vide un uomo rannicchiato su se stesso, sul
bordo del lago, il capo appoggiato sulle ginocchia, il viso semi nascosto
solcato da lacrime silenziose, le spalle ampie e muscolose scosse da
singhiozzi dolorosi. Era Saga! Shun scosse il capo: dovevano parlargli ma
non potevano sorprenderlo quando era tanto indifeso e addolorato.
Tossicchiò ritornando indietro di qualche passo e si mise a chiamare i
suoi compagni a gran voce.
Voleva parlare col cavaliere, ma solo quando lui fosse stato in grado di
farlo, di sopportare un confronto, non voleva fargli ulteriormente del
male visto che era ovvio che qualcuno gliene aveva già fatto a
sufficienza.
Hyoga gli sorrise, curioso ma benevolo, sfiorandogli il viso con
delicatezza.
"Cos'hai, cucciolo, da urlare così? Che succede?"
Lui arrossì.
"Volevo solo chiamarvi."
I suoi occhi verdi si spalancarono supplichevoli di non fare altre domande
troppo insistenti e quelli del russo gli risposero con un bagliore di
ghiaccio che Shun aveva sempre amato. Lo prese sotto braccio sorridendo a
Shiryu chiedendo silenziosamente anche a lui un po' di comprensione ma il
cinese non pareva essersela presa. Due passi e svoltarono tutti e tre
insieme seguendo il corso del piccolo viottolo chiaro che solcava
serpeggiando il bosco arrivando al bordo del laghetto, Saga era ancora lì,
immobile ma ben più composto di prima. Aveva il volto pallidissimo e
tirato, scavato quasi, un segno inequivocabile del suo tormento che
tentava senza fortuna di mascherare. Le occhiaie infossate denotavano che
non aveva dormito affatto e gli occhi rossi e gonfi potevano anche essere
imputati a quello anche se Shun sapeva bene a cosa erano dovuti. Ma il suo
sguardo, oltre ad essere affranto, aveva una strana sfumatura dolce e
comprensiva, il suo atteggiamento denotava gentilezza e pacatezza, gli
occhi oscurati da quel dolore senza nome brillavano di una luce che Arles
non aveva mai avuto.
"Gran Sacerdote!- Shiryu si precipitò a scusarsi, stupito dal
trovarlo lì - Non volevamo importunarvi, perdonate se abbiamo interrotto
la vostra meditazione."
L'uomo scosse il capo, i capelli blu gli danzarono sulla schiena.
"Non temete, Cavalieri, guardavo solo il lago. E' molto bello questo
luogo."
Hyoga annuì quando Shun gli si avvicinò.
"Gran Sacerdote?"
"Ve l'ho già detto, Cavalieri, potete chiamarmi tranquillamente Saga
senza farvi troppi problemi."
Shun arrossì chinando il capo.
"Saga io ... noi vorremmo parlarle, ma non vorremmo sembrare
scortesi."
L'uomo sorrise, un sorriso dolce e pallido ma sincero, limpido come
l'acqua del lago.
"Ma certo, parlate pure, fa parte del mio compito ascoltare e tentare
di rispondere alle domande dei Cavalieri di Atena."
Hyoga gli si avvicinà con gentilezza.
"Non è un problema che riguarda noi."
Saga si guardò intorno.
"Seiya?"
Shiryu scosse il capo.
"Siamo preoccupati per lei. Shun l'ha trovata molto provato
stamattina e ci stavamo chiedendo se non potessimo fare qualcosa ."
L'espressione di Saga si aprì ad uno stupore profondo e incontrollato.
Shun provò una fitta al cuore di fronte a una tale purezza d'animo.
Mentre Shiryu e Hyoga cercavano di capire cosa fosse ciò che lo
tormentasse, Shun lo osservò meglio. Gli pareva di riconoscere l'origine
dell'ombra che gli oscurava il fondo dello sguardo ... gli ricordava se
stesso quando desiderava solo che una persona in particolare si accorgesse
di quello che gli era infisso nel cuore. Era innamorato! La scoperta lo
lasciò senza fiato per un attimo: come poteva un uomo come Saga, forte,
intelligente, gentile e aitante avere problemi simili? Chi avrebbe mai
potuto rifiutare un amore cristallino come quello che lui pareva in grado
di donare? Eppure era così chiaro! Chi mai poteva essere? Magari la
stessa Atena, che l'aveva rifiutato per obbligo .. si ritrovò a
guardarlo ben più dolcemente di come avesse mai fatto fin d'ora. I suoi
occhi divennero più liquidi e il colore più intenso, un'espressione di
assoluta tenerezza gli solcò il volto alla decisione fermissima di
volerlo aiutare, doveva assolutamente fare qualcosa per lui, povero Saga!
Sapeva bene quanto fosse duro soffrire per amore. Lo vide scuotere
lentamente una mano mentre un nuovo sorriso pallido gli fiorì sulle
labbra delicate.
"Davvero, sto bene e temo non ci sia nulla che qualcuno di voi possa
fare per me. Ho solo bisogno di stare un po' da solo a sistemare i miei
pensieri."
Shiryu annuì in silenzio, Hyoga premurosamente si fece promettere che se
avesse avuto bisogno di qualcosa non si sarebbe fatto scrupoli a domandare
il loro aiuto. Shun non potè far altro che sorridergli dolce e
inginocchiarglisi al fianco.
"Mi auguro davvero che riusciate a trovare un paio di occhi in grado
di riflettere lo stesso amore soffuso dai vostri."
Lo disse a voce talmente bassa che gli altri suoi compagni non udirono
quelle parole, ma Saga non solo le udì, ma le comprese immediatamente.
Shun vide il suo terribile pallore attenuarsi un poco in un rossore tenero.
"Quegli occhi che sogno li ho già trovati, solo che ... "
Tacque. Shun gli sfiorò una mano.
"Solo un pazzo può rifiutare un dono simile! Un pazzo, oppure una
persona che non si fida della vita."
Scosse il capo mentre i soffici capelli blu gli ondeggiavano sul viso.
"Farei di tutto perché lui sia felice, anche scomparire dalla sua
vita."
"Non lo sarà mai se voi soffrirete. Nessuno può essere felice se
una persona luminosa come voi soffre per una spina nel cuore."
"Ma non posso obbligarlo certo ad amarmi!"
Shun annuì.
"Certo, è vero. Ma forse dovete solo dimostrarglielo nel modo
giusto, in un modo che questa persona capisca davvero, anche se ... -
Shun trattenne il fiato, arrossendo, mentre sollevava il viso sul suo
bellissimo Hyoga, titubante perché non aveva compreso bene tutto quel
discorso - io non sono certo quello che può venire a insegnare qualcosa
in questo campo."
"Tu sei felice?"
Shun arrossì di nuovo, pensando a quegli occhi di ghiaccio che gli
riempivano la vita.
"Sì, signore."
Saga sospirò chiudendo gli occhi.
"Grazie, Cavaliere, del conforto delle tue parole e del tuo esempio.
Ora però avrei bisogno di un po' di tempo per me solo."
Ikki terminò la sua sessione di allenamenti in palestra con un sospiro:
ne aveva avuto bisogno. Doveva scaricare tutto quello che aveva accumulato
dentro in qualche modo e non ne sapeva altri.
Una risata. #Ce n'è un altro, Ikki. Solo che non vuoi.#
Scosse il capo, furioso con sé stesso e il mondo. Avrebbe distrutto
volentieri la palestra, il St. George, tutta la tenuta, la Fondazione,
Nuova Luxor, forse anche tutto l'emisfero con un solo battito d'ali se
fosse servito a qualcosa! E invece si trattenne perché non si poteva
combattere in quel modo contro il passato, contro un fantasma. Lui era
morto, era in una pace che egli non avrebbe mai potuto provare, quella
pace che sempre più spesso si trovava a desiderare, una pace vuota, in un
universo senza tempo e senza spazio, in cui galleggiare e perdersi. Quanti
nemici gli avevano promesso una fine simile? Mai nessuno di loro era
riuscito a tenerlo imprigionato in un luogo in cui non fosse agevole
fuggire, e in cui arrivavano così nettamente le voci del mondo fuori. Suo
fratello che chiamava, Atena, i suoi compagni. Si domandò come mai avesse
sacrificato così tanto di ciò che aveva sempre considerato essenziale
per la propria vita, proprio a loro e ancora una volta non seppe darsi una
risposta.
Aveva cercato una casa, un luogo dove vivere, dove ripararsi dal ricordo
del passato, dai visi dei nemici uccisi in nome di un ideale per il quale
avrebbe dato la vita, l'aveva trovata? Certo, quel posto era il luogo più
vicino a una casa che avesse mai avuto.
#Ce n'è stato un altro.#
Scosse il capo, frustrato. No. Il Grande Tempio non era una casa. Era
stata una prigione, dorata certamente, in cui aveva fatto la bella vita,
in cui era stato il Favorito del Gran Sacerdote, in cui bastava
schioccasse le dita perché il mondo si fermasse per ascoltare le sue
richieste ... ma non erano queste le cose che gli importavano, né ora né
allora erano queste le cose di cui aveva davvero bisogno.
#Ma ti piacevano! Godevi a fare il padrone di esseri umani insignificanti,
adoravi il sapore che il potere ti dava, l'idea di poter comandare a
bacchetta altri esseri umani che non vivevano che per obbedirti ti ha
sempre eccitato!#
Maledizione! Che quella dannata voce tacesse almeno per un attimo! le
sapeva anche lui, quelle cose! Aveva convissuto con la vergogna di quello
che aveva provato in quei luoghi per molto tempo, non era forse terminato
il tempo dell'espiazione? Non poteva dire ad alta voce di aver pagato per
quel che aveva ricevuto in dono? I conti non erano alla pari, ormai? Cosa
doveva soffrire ancora perché lo lasciassero libero? Perché non poteva
essere .. libero?
#Perché sei mio.#
Un tremito gli percorse le ossa infilandosi sotto la doccia bollente.
L'acqua calda gli scioglieva i muscoli contratti e doloranti per il troppo
allenamento e per la tensione, era perché aveva dormito poco che aveva
certe idee, era perché ...era per tutta quella dannata storia. Saga se
ne sarebbe tornato a casa sua molto presto e lui ...sarebbe stato
libero, il passato avrebbe ripreso a lasciarlo in pace. Ne era certo.
Doveva esserlo.
Non aveva altro a cui aggrapparsi.
Uscì da sotto la doccia della palestra un po' rinfrancato e solo quando
fu completamente vestito sentì persone entrare nel locale d'allenamento.
Era un po' tardi per iniziare una sessione anche se quel giorno era stato
l'unico Cavaliere ad utilizzare la palestra. Una testa dai capelli verdi
s'infilò nello spogliatoio mentre s'allacciava le scarpe.
"Shun, che è successo? Perché sembri così preoccupato? - vide il
fratello voltarsi e chiamare gli altri, nel giro di un attimo fu
circondato dai suoi compagni, Hyoga, Shun, Shiryu e Seiya schierati a
fissarlo. Ikki scosse il capo - Sarebbe indiscreto se ti chiedessi di
nuovo che succede?"
"Siamo qui perché c'è un problema."
"L'avevo intuito, Shun. La finisci di fare il misterioso?"
"Fratello, ti prego, aiutaci. Tu hai l'abilità di leggere negli
occhi delle persone cosa sta capitando loro ... "
"E' una violazione grave dell'intimità altrui, Shun, non lo faccio
mai a cuor leggero!"
"Lo so, fratello, ma questa è un'emergenza! Il Gran Sacerdote sta
male e noi . ."
Ikki sbottò una risata soffocata. Ne aveva abbastanza di quell'idiota,
non aveva già fatto più di quanto avesse dovuto?
"E io che pensavo che fosse una cosa seria! Di Saga non m'importa un
accidente, se non si fosse ancora capito. Non gli è bastata la
cena?"
Seiya scattò come una molla.
"E' pur sempre il Gran Sacerdote!"
"E secondo te che dovrei fare, grand'uomo? Spaccargli il cervello in
due per vedere cosa c'è che non va? E' il Gran Sacerdote e lo ricordo a
voi che parete un branco di pecore. Se ha bisogno di qualcosa da me, cosa
di cui dubito, verrà lui da me. In fondo è lui un mio superiore non
viceversa!"
Hyoga aggrottò la fronte.
"Messa così hai tutte le tue ragioni, ma . . "
"Ma soffre tanto!"
La voce di Shun era un sussurro, i meravigliosi occhi verdi annegati in
una cortina di lacrime non ancora sgorgate. Suo fratello gli carezzò
piano una gota.
"E' un uomo, è il Gran Sacerdote, non credi possa sapere da solo se
e quando ha bisogno d'aiuto?"
Era tutto così assolutamente ragionevole. In fondo li aveva già convinti
tutti quanti, che sciocchi! Come se lui dovesse in qualche modo impegnarsi
per leggere nei pensieri di chi aveva di fronte; era come vedere un colore
o sentire un suono: spesso fingeva che non ci fossero, non vi prestava
attenzione ma non poteva non averceli davanti. L'aveva chiamata una grave
violazione dell'intimità altrui. Era vero, nessuno poteva nascondergli
nulla, ma loro non lo sapevano, Shun si fidava di lui, Shiryu lo
rispettava, Hyoga non avrebbe fatto nulla per infrangere quello stato di
relativa pace che si era venuto a creare dopo gli scontri iniziali che li
avevano visti sul piede di guerra quando aveva iniziato a frequentare suo
fratello,Seiya era un impulsivo ma il più saggio e pacato Shiryu aveva
molto ascendente su di lui. Era una cosa buona. Sentì una punta di
terrore pungergli la mente quando ebbe consapevolezza di quei pensieri.
Perché mentire ai suoi compagni oltre che per vergogna? Perché Ikki
sapeva che non era solo per quello che aveva fatto la notte precedente,
c'era dell'altro, molto altro . .
Lady Saori era in piedi di fronte a lui a domandargli un favore in maniera
gentile: una cosa eccezionale. Era passata una settimana dal primo
'incontro' con Saga e da allora le cose gli sembravano stare precipitando
ogni giorno un po' più rapidamente.
Impercettibili erano stati quei mutamenti, certo, ma lui li aveva sentiti
e non gli erano piaciuti. Saga lo tormentava, ormai, giorno e notte, era
certo che non lo facesse apposta ma se lo ritrovava fra i piedi con una
frequenza impressionante e ogni volta si era scoperto a guardarlo con una
punta di paura che credeva non avesse più spazio dentro di se. Quegli
occhi. Ogni volta il sospiro gli usciva dalle labbra, automaticamente,
scoprendo che no, gli occhi non erano quelli che si ricordava, lo sguardo,
le mani erano quelli di un altro .. ma ogni volta la sensazione di essere
perseguitato e braccato diveniva sempre più forte e sapeva .. sapeva che
un giorno gli avrebbe messo le mani addosso pur di non correre il rischio
di incrociarlo di nuovo per caso in un corridoio poco illuminato, o in una
sala deserta, in cui da soli passavano eterni secondi a contemplarsi da
lontano, come animali che si studiassero cercando ... cercando qualcosa
che non . .
#Cerchi me, Ikki. Tu cerchi me.#
Fu come se uno scorpione lo avesse punto.
"Ikki, te lo chiedo per favore. E' pur sempre il Gran Sacerdote di
Atene!"
Lui sbuffò infilandosi le mani in tasca. Come poteva pretendere che loro
capissero? Come poteva spiegare cosa stava succedendo se non riuscivano a
vederlo coi loro occhi? Era lì!
"Ecco, Milady, ha detto bene! E' solo una fissazione, o una farsa. Se
ritornasse al Grande Tempio sono certo che gli passerebbe."
Shun si rifece avanti leggendo nei suoi occhi che l'unica cosa che
desiderava era che se ne andasse.
"Ma sta soffrendo! Non puoi mandarlo via così!"
"Tuo fratello ha ragione, Cavaliere, e poi pensa allo scandalo se la
notizia si diffondesse al Grande Tempio! Se la cosa non fosse solo una
fissazione ma qualcosa di più profondo non basterebbe che si allontanasse
da te perché si rimetta."
"E allora, Milady, che suggerisce? Che me lo sposi per evitare lo
scandalo dell'idea che qualcuno possa aver rifiutato il Gran
Sacerdote?!"
Shun abbassò lo sguardo, Atena si passò una mano sugli occhi mentre
Seiya lo guardava in cagnesco, convinto che tutto questo fosse un qualcosa
di innescato da lui. Non riusciva a credere che Saga potesse essersi
innamorato da solo di uno come Ikki!
"Sei senza cuore! Lo sappiamo come lo tratti, l'abbiamo visto, con
lui sei anche peggio che con tutto il resto del mondo! ed è inutile che
tu faccia l'ingenuo, sappiamo tutti che ... "
Shiryu lo prese per un braccio.
"Non è il momento di litigare, questo! Certo, è vero che se forse
fossi un po' più ... più .. "
Shiryu si aggrottò non trovando una parola adatta mentre Ikki scosse le
spalle.
"Gentile? Comprensivo? O affettuoso magari? Bella cosa illuderlo così,
no?
Lo imbarcheremmo felice sul primo aereo per la Grecia e tanti saluti. E'
questo che la dea della giustizia mi chiede di fare?"
"Ipocrita schifoso maledetto!"
Shiryu dovette trattenere Seiya a forza mentre Hyoga si mise in mezzo ai
due contendenti.
"Seiya, calmati! E tu Ikki, se cercassi di essere un po' meno cinico
. ."
"Non sono cinico! Adesso quello cinico e bastardo sono io perché
quell'imbecille senza spina dorsale si è innamorato di me!?! Ah . .
scusa, ogni tanto penso di stare parlando con qualcuno dotato di cervello
a sufficienza per capire quel che dico."
Hyoga sospirò esasperato vedendo quanto quella discussione stesse ferendo
il piccolo Shun, spaccato in due fra il timore di continuare a far
soffrire Saga e l'altro, quello di vedere suo fratello andarsene di nuovo
dal St. George, questa volta davvero senza ritorno.
"Se magari gli parlassi!"
Ikki si passò una mano fra i capelli, la soglia dell'esasperazione già
superata da un pezzo. Ma perché diavolo questa storia era già arrivata
così avanti? Non poteva dir loro che se l'era già scopato, che l'aveva
già chiaramente umiliato e rifiutato e che se aveva chiesto loro una mano
era solo per tormentarlo in maniera diretta. Non poteva dire delle voci,
anzi della voce che sentiva, che era ritornata .. era solo stanco, non
c'erano dubbi. Doveva essersi sbagliato, doveva aver fatto un errore di
valutazione, ogni volta . .doveva trovare un modo perchè se ne andasse,
doveva uscire dalla sua vita, doveva ritornarsene ad Atene e lasciarlo in
pace!
"E cosa diavolo dovrei dirgli?"
La voce calma di Atena evitò che Shun si mettesse a piangere e che Seiya
tentasse di picchiare Ikki.
"Te lo chiedo io, Cavaliere. In nome mio hai combattuto, in nome mio
hai sfidato dei e demoni, ora ti chiedo di parlargli, solo questo. Sii
chiaro e duro quanto credi necessario con lui, ma che la cosa si chiarisca
tra voi, in un modo o in un altro."
Lui annuì stancamente col capo.
"Da parte mia c'è un solo modo in cui può finire questa storia,
cercherò di convincerlo, se questo è quello che la mia dea ritiene
meglio, anche se per me basterebbe rispedirlo a casa."
Seiya grugnì ma non disse nulla, Shun si avvicinò a suo fratello, il
volto composto in una gentile felicità.
Ikki si maledì in silenzio
per essersi fatto mettere in quella situazione.
Aveva creduto di essere tra amici, aveva pensato di potersi fidare, per
una volta, delle persone che lo circondavano, aveva immaginato che
avrebbero potuto capire anche senza bisogno di lunghe spiegazioni o di
dolorosi ricordi, e invece loro, proprio loro, l'avevano di nuovo cacciato
in un guaio simile. Deglutì a vuoto. Qual'era stata la prima lezione che
aveva imparato al Grande Tempio di Atene? mai fidarsi di nessuno, più
qualcuno ti ricopre di potere e gloria, più la gente ti si fa amica, più
ti ferisce. Mai fidarsi, mai credere che il mondo possa essere migliore di
quella schifosa palla di fango che è, mai farsi incantare da un paio
d'occhi limpidi che promettono fedeltà e affetto.
#Non c'è mai affetto gratuito per la gente come te, Ikki, mai. #
Suo fratello l'aveva ringraziato per aver accettato d'incontrare Saga,
perché era 'preoccupato' per il Gran Sacerdote.. una maledizione gli
sorse dal cuore incastrandosi in gola. Si chiese in un lampo se mai
qualcuno si fosse preoccupato in quel modo di lui, e la risposta gli fu
chiara come il sole d'estate. Se mai quel cretino di suo fratello si fosse
fermato a pensare quel che significava per lui incontrare quell'uomo,
vederselo davanti, da soli, loro due, a parlare .. aveva ancora gli
incubi di . .
Scosse il capo. Mostrarsi deboli serviva forse a qualcosa? Certo che no,
maledizione, certo che no, anzi, era mostrare con ancor più veemenza i
propri punti deboli, era scoprirsi stupidamente in un duello all'ultimo
sangue, era l'errore che costava la vita. Era certo che il cuore l'aveva
perso ormai tanto tempo prima, ora al suo posto sentiva solo un grande
buco, profondo e ghiacciato in cui vivevano l'odio, la compassione e la
paura. La paura per una sola persona, il terrore di una sola cosa ... e
suo fratello, i suoi compagni, non avevano visto scritto nei suoi occhi
amari quanto gli fosse greve accettare quel peso, non l'avevano
riconosciuto .. il terrore di un animale braccato.
Odiava sentirsi così, lui non poteva sentirsi così, lui era il potente
Phoenix, era il Cavaliere Immortale di tutte le gerarchie e nessuna, che
volava attraverso tutti i mondi paralleli, che attraversava l'unica soglia
che neppure gli dei potevano varcare impunemente, quella della morte!
Eppure .. eppure sognava ancora quegli occhi da rapace chini su di lui,
quelle mani che come artigli gli tenevano in pugno l'anima, l'uomo che lo
aveva reso schiavo non solo fisicamente ma soprattutto spiritualmente,
l'uomo che gli aveva incatenato l'anima, che gliel'aveva lacerata la punto
tale da fargli perdere la ragione. L'uomo che l'aveva convinto a fare cose
di cui ancora ora non riusciva a sopportarne il ricordo. L'uomo che aveva
reso schiavo l'unica creatura che non poteva avere padroni, che non era
soggetta neppure alla morte. L'unico uomo al mondo il cui ricordo lo
spaventava. Ed ora quell'uomo gli stava venendo incontro, un altro sguardo
incastonato in quel volto ma ... mentiva, Arles era maestro nella
menzogna. Era lì, doveva esserlo, lo sentiva muoversi piano, al limite
della coscienza di Saga, lo vedeva contorcersi per tentare di liberarsi da
quella prigione in cui non poteva essere rinchiuso troppo a lungo, sapeva
che lo vedeva attraverso quegli enormi specchi trasparenti che erano gli
occhi di Saga .. e lo sentiva ridere. Spilli gli trafiggevano la pelle al
ricordo di quel
suono, la gola gli si chiudeva ancora .. ed era lì, e non lo vedevano! I
suoi compagni, i suoi *amici*, aiutavano il suo carceriere a renderlo di
nuovo succube di un incubo a cui, sapeva, questa volta non sarebbe
sopravvissuto. La sua anima si ritrasse svuotata da qualsiasi istinto
battagliero, i propositi di vendetta sfumata all'intravedere quella sagoma
avvicinarsi .. sentiva la malia inconsapevole che quella creatura oscura
stava tessendo tutt'intorno a sé, per prenderlo di nuovo nella rete, per
metterlo di nuovo al guinzaglio; lo stomaco gli si contrasse in una fitta,
mentre l'unico suo desiderio era di fuggire, lontano da lì, lontano da
lui.
.
#Ma non c'è alcun posto in cui tu possa nasconderti, per quanto lontano,
per quanto occulto io ti troverò sempre. #
L'unica via di fuga plausibile per tutto il resto del mondo a lui era
preclusa, la Morte non lo voleva. Solo Arles era lì, un passo sotto la
soglia della coscienza di Saga, lo era sempre stato, e lo stava
aspettando.
"Ikki, credo che ..."
Parole, carezzevole il tono in cui quei suoni si univano l'uno all'altro a
formare quasi una melodia, gentile il loro significato, lo sguardo quasi
umile, speranzoso. Menzogne. Ikki si sentiva inchiodato lì, il cervello
svuotato, il fiato che gli bruciava nei polmoni, le viscere annodate dal
terrore. Era lì, non era mai stato così vicino da tanto, tanto tempo, e
ora sapeva che se fosse tornato ... non sarebbe riuscito a dominarlo,
come non ci era riuscito anni prima. E l'avrebbe spezzato, lo seppe con
una chiarezza impressionante, si sarebbe infranto sotto quella pressione,
avrebbe perso tutto, la sua anima in frantumi non si sarebbe mai più
ricomposta e il suo futuro sarebbe stato un eterno limbo di obbedienza e
dolore.
"Lasciami in pace ... vattene."
Nient'altro, non riuscì neppure più a guardarlo in volto, sapeva che il
suo tono era stato gracchiante paragonato a quello di Saga ma non
gl'importava. La sua anima riarsa urlava terrorizzata, se avesse avuto la
forza sarebbe fuggito, lontano da lì, lontano da tutti ... come sempre.
#Non sei nato per vivere in compagnia dei tuoi simili, Ikki. Sei nato per
stare con me. Perché sei come me.#
Distolse lo sguardo, nascondendo ogni sua emozione dietro un'espressione
impassibile e granitica, anche quel groppo che gli chiudeva la gola, quel
desiderio che lo riempiva tutto, di .. di rintanarsi in un angolo buio e.
. e piangere tutte le lacrime che non aveva mai versato, vomitare tutto il
dolore e l'umiliazione, la solitudine . .
#Il mio animaletto selvatico che fa i capricci! #
Quella risata che gli trafiggeva l'anima. Ma come avevano potuto non
accorgersene!
#Non dare la colpa dei tuoi fallimenti al tuo prossimo, l'errore è il
tuo, ti sei fidato, ti sei scoperto, sei stato gentile con loro, hai
cercato di essere responsabile, di fare il meglio, di essere giusto, ma la
giustizia non esiste, la ragione è quella del più forte, e tu hai perso,
perché sei diventato un debole .. un debole.#
Digrignò i denti a sentire quella mano sfiorargli una spalla, cortese,
solerte , preoccupato. Se la scrollò di dosso con rabbia, non avrebbe mai
potuto sopportare anche la sua pietà. Come se la pietà di Saga non
potesse divenire un'arma crudele fra le mani di Arles.
#Sei tu che me la doni, Ikki. Tu porgi l'elsa di questa spada la tuo
carnefice, tu mostri il fianco, tu indichi dove colpire. Ah! Tutto quello
che t'ho insegnato l'hai perduto nelle pieghe del tempo, si vede!Guardati,
tremare al contatto di quell'inetto che non vuole altro che il tuo amore,
tanto sciocco da vedere in te della dolcezza che non è possibile esista
più. La tua fonte si è essiccata, Ikki. L'ho resa sterile io, per
sempre.#
Ikki si strinse il capo fra le mani, cercando di escludere quella risata,
quelle parole, mentre perdeva piano il controllo su di se. Una sensazione
che non ricordava essere così umiliante. Avrebbe pianto se avesse potuto,
ma la fonte delle sue lacrime era essiccata da tanto, da quando gli
avevano strappato il cuore .. patetico! Si detestava quando se ne usciva
con queste cose, non erano da lui. Avrebbe dovuto voltarsi, prendere Saga
per le spalle e picchiarlo a morte, farlo a pezzi, squartarlo, oppure
umiliarlo fino all'estremo, calpestarlo, far vedere ad Atena come si
lasciava trattare quello che lei aveva nominato suo Gran Sacerdote! Perché
il vero Gran Sacerdote non poteva essere così inetto e stupido, senza
spina dorsale, senza convinzione, senza forza né astuzia! La bontà e la
bellezza incarnata pareva quell'idiota! Non faceva altro che guardare il
mondo con quello sguardo spalancato e incantevole come se tutto fosse puro
e limpido come quelle iridi verdi come il mare calmo dell'Egeo. E invece
non conosceva i profondi recessi oscuri e melmosi che soffocavano e
annientavano, non aveva mai calcato le strade oscure che si perdevano
serpeggiando in mezzo alle paludi dell'inganno e dell'astuzia, non ne
intuiva neppure lontanamente il potere! Quel dannato, maledetto potere!
La preoccupazione di Saga divenne palpabile, Ikki udì in lontananza frasi
indistinte, domande gentili a cui avrebbe forse dovuto rispondere
altrettanto gentilmente, ma quelle parole gli sfuggivano, lo sguardo reso
opaco da una nebbiolina insanguinata che sfumava i contorni di tutto ciò
che lo circondava. Sentì l'anima tremargli, rattrappendosi al tocco
repellente di una mano che non avrebbe dovuto raggiungerlo, che era certo
avrebbe dovuto tenere lontano da se. Sentì quelle parole che gli si
formavano spontaneamente nel cervello non essere le sue e come catene che
gli si formarono intorno ai polsi, intorno al cuore, avvolgendolo,
rendendolo incapace di intendere, di decidere, di respirare.
"Vai .. via .. da qui. Immediatamente."
Lo sforzo per contrastare il destino era immane. Non era più il ragazzo
ingenuo e traumatizzato dall'esperienza sull'Isola Nera, e allora perché
gli si piegavano le ginocchia e il suo animo lo sentiva andare in frantumi
lentamente sotto il peso di quelle catene? se l'avesse guardato era certo
che avrebbe incontrato *quello* sguardo e lui non lo avrebbe retto. Voleva
una cosa sola, voleva che esistesse nell'universo un modo per morire . .
per andarsene .. per sempre. Mani, mani che lo tiravano giù, in un mare
cupo e gelido, in cui galleggiare senz'aria per l'eternità, legato come
un burattino a dei fili da cui non aveva la forza di liberarsi .. e
improvvisamente, altre mani, calde, gentili, che lo aiutavano, tenendolo a
pelo dell'acqua per farlo respirare, evitandogli di svenire fra le braccia
di quella melma viscida che gli stava soffocando il cuore.
Saga?
#Quello sciocco, stupido inetto bastardo!#
Saga.
#Lascialo andare immediatamente! Lui è *mio*!#
Saga!
Ikki, sono qui. Per l'amore del cielo, Ikki, ti prego .. non andare così
lontano .. non riesco a seguirti . .
#Lui è nel *mio* territorio! Che diavolo vuoi tu qui? Vattene, non sei
niente, non sei mai stato niente,solo un intralcio, per me e per lui. Cosa
sarebbe potuto diventare la mio fianco, sarei diventato padrone
dell'universo intero, se non ci fossi stato tu a rovinarmi i piani e lui .
. il mio prediletto! Come un Dio!#
Un Dio. Era il suo posto, quello. Onore, potere, gloria. Ricordò il
Grande Tempio, gli arazzi distesi sui pavimenti di marmo, le ampie
aperture sul cielo di Grecia velate da pesanti tendaggi, l'aroma
intossicante degli incensi bruciati e dell'ambra, i suoni ovattati dai
ricchi tappeti. E le feste, l'abbondanza, gli intrighi, le passioni . .
ricordò il Grande Tempio come l'aveva visto allora, sede di potere
terrestre e di vizi e lussi, l'odore della carne, il puzzo intossicante
della forza e lui che era parte integrante dei quell'ingranaggio .. non
era mai stato parte di niente come in quel periodo. Sentiva che senza di
lui l'incanto si sarebbe rotto, il Grande Tempio sarebbe crollato, il
sacerdote aveva *bisogno* di lui .. e lui aveva bisogno di Arles .. la
vendetta e il potere .. il potere e la vendetta, i suoi scopi.
L'acqua si chise sul suo capo, ma al di sopra vedeva ancora brillare il
sole. Aveva bisogno di respirare, doveva prendere una boccata d'aria . .
un'ultima boccata d'aria .. ti prego .. e vide il Grande Tempio come
l'aveva visto allora, corrotto e sudicio, marcio nelle fondamenta morali,
il lusso e la ricchezza, la forza e i vizi e lui che faceva parte della
depravazione, una bambola di pezza che obbediva, obbediva e godeva,
null'altro. No. *Faceva* godere.
Chiuse gli occhi. Non era acqua, quella, non era neppure melma densa, no,
era sangue. Un mare di sangue di vittime innocenti che aveva ucciso con le
sue mani, ma non in combattimento, no, ma solo per obbedire a un ordine .
. era colpevole tanto quanto lo era colui che aveva impartito l'ordine, lo
sapeva. Atena, perdonami, sono .. sono stanco di .. di lottare per
niente.
Non riesco a vincere questa battaglia, non l'ho mai fatto, non ci sono mai
riuscito. Oh, Atena, perdonami, non sono degno .. non lo sono mai stato .
. lasciami andare, lasciatemi andare .. fammi .. morire .. ma non
permettere che ritorni lì . .
Saga . .
Tese le mani, un istintivo, estremo gesto per evitare la caduta
inevitabile, il baratro che si apriva sotto i suoi piedi sempre più
fondo, le catene che lo tiravano giù sempre più salde e pesanti . .
Atena .. fammi morire .. permettimi di .. delle mani risposero al suo
richiamo, avvolgendosi intorno alle sue spalle, sollevandolo dal peso che
lo imprigionava, portandolo fuori, all'aria, al sole, a respirare, alla
vita . .
#Lui è *mio*!#
Rabbia bruciante dentro e fuori di sé che gli lacerava il cervello con
una lama incandescente, poi uno strattone che gli squarciò il petto
lasciando esposto il cuore, il buco nero che aveva al posto del cuore, e
poi sempre più dentro, fino nell'anima. Quella catena che affondava
dentro di sé come null'altro. Era *suo* .. Atena .. il giuramento , la
fede, le battaglie, tutto vano. Il sigillo che lui mi ha posto sull'anima
è ancora lì, le funi in cui mi ha avvinto non si spezzano, io non so
spezzarle!
Il suo corpo cedette a quella battaglia che si stava svolgendo su un altro
piano, si sentì cadere a terra, lentamente sbattere contro il pavimento
di marmo freddo, così freddo .. come il suo cuore. Sentì le lacrime
pungergli agli occhi, non credeva di esserne in grado ancora, e poi
l'angoscia, il dolore, la disperazione .. una battaglia persa . .
qualcosa gli bagnava il viso. Piccole gocce fresche gli sfioravano la
pelle che bruciava come preda di una febbre intensa, e dita delicate gli
percorrevano le linee del volto.
Singhiozzi infransero il silenzio roboante che gli riempiva le orecchie, e
una voce spezzata, corporea, china su di lui .. delle braccia calde gli
circondavano le spalle, un corpo muscoloso era accanto al suo, forse un
poco più alto di lui ma più sottile .. un uomo .. piangeva.
"E' colpa mia, Ikki! oh, Atena, mia dea, perdonami che non ho capito!
Che lui mi allontanava per questo, perché dentro di me portavo davvero il
Traditore! Che sta soffrendo per colpa mia, perché non l'ho ascoltato,
perché ho creduto in superbia che sarei stato in grado di contrastare la
parte malvagia di me. Non volevo farti male, Ikki, non voglio farti
male."
#Lui è mio, Saga, piccolo stupido idiota! ora vattene! Sono più forte di
te, lo sono sempre stato lasciami in pace, lasciami lavorare in pace con
lui .. ho bisogno di tempo per sistemare i danni che Atena e i Cavalieri
hanno apportato in questa che era la mia macchina più perfetta . .#
Saga .. non .. non lasciare che mi .. che mi tocchi . .
#Vattene!#
Saga . .
Calore, calore dolce e gentile che lo avvolgeva. Che lo sollevava dal lago
di sangue in cui stava per affogare. Una luce chiara che non feriva gli
occhi e un sussurrare lieve.
"No, non lascerò che ti tocchi, che ti porti via, Ikki. Non ti
lascerò combattere di nuovo questa battaglia al posto mio. Perché lui è
parte di me, e sono io a doverlo contrastare, non tu, o Atena. Non sono
stato abbastanza forte, un tempo, non sbaglierò più. Non lascerò che ti
faccia ancora del male . ."
#Idiota che non sei altro, come credi di resistermi? Con che forza? Lui mi
appartiene e non c'è nulla che tu o la tua dea possiate fare per
liberarlo, se non distruggerlo! Ho piantato questo seme dentro di lui
tanto tempo fa, ora non si può estirpare la pianta senza mutilarlo .. e
tu sei troppo dolce per fare una cosa del genere, non è vero?#
E tirò. Ikki si sentì spezzare in due, sentiva le lacerazioni della sua
anima aprirsi, la sua mente iniziare a cedere e .. E Saga allentò la
presa. Ecco, era successo. Mai fidarsi. L'aveva promesso pochi attimi
prima e ora.. ora lo stava lasciando affogare di nuovo. Ikki chiuse gli
occhi, non voleva vedere di nuovo il liquido denso e rosso chiuderglisi
sul capo, non voleva intuire il bagliore del sole farsi sempre più
lontano fino a spegnersi come un lumicino. Se era a questa vita che era
destinato, ebbene che lo seppellissero lì sotto. Non sapeva più
combattere, non poteva più farlo. Arles aveva ancora stretto in pugno il
guinzaglio con cui tanto tempo prima l'aveva fatto suo, non si era mai
davvero spezzato e lui era ancora suo . .
Il dolore lo soffocò quasi più che la sensazione di non riuscire a
respirare.Aveva i polmoni in fiamme, le labbra riarse, il tocco di quelle
mani che parevano tentacoli viscidi gli apriva piaghe nel cuore,
nell'anima, nella mente .. e sapeva che anche se avesse urlato, nessuno
sarebbe venuto da lui. Era solo, lo era sempre stato, ancora , di nuovo,
nella sua vita c'era solo Arles. Forse era vero, forse era lui che se lo
portava dentro e non Saga, perché altrimenti avrebbe continuato a
tormentarlo così, con tutti gli altri Cavalieri . .
#Perché tu sei, mio, sei nato mio, mi appartieni, il tuo destino è al
mio fianco.#
Due metà dello stesso intero .. parole di qualcun altro, non le sue.
Ikki non era così romantico, neppure quando stava per morire di nuovo e
rinascere, di nuovo, nel buio. Non respirava, sentì il nodo chiudersi in
gola e anche annaspare per un ultimo respiro d'aria era inutile .. si
lasciò andare. Se Atena fosse davvero giusta gli avrebbe permesso di
morire se no, non avrebbe avuto più alcuna importanza .. I polmoni si
contrassero in un ultimo spasmo, Ikki fece finta di nulla. Aveva *paura*,
una paura tale che lo agghiacciava, che gli rendeva impossibile fare
qualunque cosa, qualunque movimento, anche i pensieri diventavano
difficili da gestire.
Respirare .. la superficie era lontana sopra di sé, lontano dal calore,
lontano dall'aria .. Le sue labbra si tesero in un ultimo tentativo . .
forse .. inghiottì del sangue, ma non c'era aria per lui, sarebbe morto
di
nuovo, conosceva quella sensazione.
E quando fu lì, sulla Soglia, a cavallo di quella linea dorata che
divideva due mondi che per lui non significava nulla, maledicendo il suo
destino,il suo potere e tutta la sua vita, mentre sentiva una risata farsi
sempre più forte e la presa più salda .. aria. Delle labbra dolci
premute alle sue che gli passavano vita e calore, delle braccia che gli
passarono intorno alle spalle, impedendogli di cadere, impedendogli di
solcare la
linea . .
Saga.
#Lascialo andare immediatamente!#
Non ci fu risposta, solo la presa divenne più salda, il cosmo più caldo,
avvolgente, e le labbra ancor più dolci.
Non permetterò che tu muoia per colpa mia, Ikki. Non ti permetterò di
andartene, non permetterò a lui di farti quel che ti faceva. Non voglio
che tu soffra per colpa mia, anche se pare che non abbia fatto altro per
tutta la vita.
La rabbia sentì lacerargli la mente in un urlo senza parole, sentì il
proprio corpo singhiozzare dal dolore ma Saga, questa volta, non lasciò
la presa. Il suo cosmo dorato era caldo ed avvolgente, protettivo, un
argine
contro quell'oscurità che lo stava soffocando, le sue mani gentili gli
sfioravano il corpo, tirandolo su verso l'aria aperta, le sue labbra dolci
come il miele gli davano la vita e la pace .. Dolcezza, sì, Ikki questa
volta la sentì chiaramente, e amore, esserne avvolto come nella luce
dorata del meriggio estivo, crogiolarsi in essa e rivivere in quel
chiarore. Sentì i muscoli contratti sciogliersi come quel peso che aveva
all'altezza del
cuore e potè riprendere a respirare, il calore scacciò il gelo che gli
bruciava l'anima e quelle lacrime scivolarono nelle screpolature del suo
cuore.
Saga piangeva, chino sul suo corpo, tenendolo stretto come se fosse stata
una bambola a cui avessero tagliato i fili, Ikki vedeva i suoi lunghi
capelli blu sciolti su di lui, come una morbida cortina che lo escludeva
dal mondo e barlumi di quella pelle chiara, d'avorio quasi, che si
intravedeva ogni tanto. Sentiva il suo fiato irregolare accarezzargli la
pelle di una guancia e le sue mani sfiorargli il capo, pettinandogli i
capelli all'indietro, in modo da lasciargli scoperto il volto e piccoli
baci tremanti che gli solleticavano le palpebre socchiuse, seguendo la
linea arcuata e dura delle sopraciglia e poi un orecchio per arrivare al
collo contro cui appoggiò il capo per prendere un profondo respiro, per
sentire bene il suo odore . Ikki sentiva quel capelli setosi solleticargli
il naso quando premette la fronte nell'incavo della sua spalla,
lasciandosi abbracciare. Si sentiva così .. spossato ma anche . .
pulito. Non trovava un'altra parola. Era libero .. dopo tanto tempo . .
libero .. assaporò quel pensiero quasi svenendo dal piacere, avrebbe
tanto voluto dire o fare qualcosa ma non riuscì a fare altro che
stringersi a Saga con un sospiro soffocato e lui rispose a quell'abbraccio
con passione e delicatezza.
Sentì le sue labbra riprendere a muoversi piano, in giù, verso
l'attaccatura del collo, per poi risalire a seguire la linea del mento e
arrivare di nuovo alle guance, agli occhi, alla fronte. Le sue labbra.
Tremò quando le ebbe di nuovo sulle sue ma non si mosse,con un sospiro si
lasciò andare: come si era lasciato andarenell'oscurità di Arles ora
permetteva che il chiarore di Saga lo invadesse. Lo strinse a sé con un
braccio passatogli intorno alle spalle per sfiorargli la nuca . .era
sopravvissuto grazie a quel bacio .. le sensazioni che l'avvolsero lo
colpirono quasi di sorpresa, non si era aspettato una cosa del genere, non
in quel modo, non con lui, questo era ovvio. Ma non gl'importava più
nulla, ora. Era libero .. libero .. e voleva sentire il sapore di quelle
labbra, voleva perdersi nel calore di quel corpo, voleva .. amarlo,
voleva amare quel corpo non come uno schiavo obbligato a farlo, ma come un
amante,senza guinzagli, premi o punizioni. Voleva ascoltare le sue
reazioni, assaporare la sua pelle, cercare il modo giusto di accarezzarlo
per dargli piacere senza che nessuna voce nella sua mente gli dicesse come
fare, voleva essere accarezzato da lui non come succedeva con Arles, con
violenza per punirlo,o con una strana sorta di algida condiscendenza
quando era in vena di fargli un 'regalo'.
Si lasciò stringere, cedendo di buon grado al peso di quel corpo che lo
spingeva giù contro il pavimento freddo. Quelle labbra erano morbide e
dolci come se le era sognate, si aprirono come uno scrigno prezioso e la
sua lingua seguiva il ritmo che lui decideva di dare alla propria,
danzando insieme. Gli strinse le spalle con più forza, sfiorandogli quei
lunghi capelli, solleticandogli il collo, segnando la meravigliosa
muscolatura della schiena attraverso la stoffa leggera della camicia . .
lo fece tremare come mai nessuno aveva fatto tremare Ikki di
Phoenix.. lo sosteneva ancora come se fosse stato un bambino e mai
nessuno si era sognato di tenere Ikki fra le braccia in quel modo, con
tanta delicatezza, come se fosse un qualcosa di prezioso e raro . .calore,
dolcezza, tutti solo per lui. Non era abituato ad essere trattato così e
quando riuscì a vedere il suo cosmo attraverso l'assurdo calore che emanava
vi lesse .. che *davvero* avrebbe accettato qualunque cosa pur di amarlo.
L'umiliazione, il dolore, la vergogna .. non importava, non gl'importava
nulla di nulla, era solo preoccupato per lui. La cinica affermazione che
stava per salirgli alle labbra si stemperò, inutilizzata e inutile.
Saga lo abbracciò con forza, facendolo premere contro il suo corpo mentre
gli accarezzava il petto e il viso. Un calore languido lo invase quando
inclinò indietro il capo, arcuando il collo non per rompere il bacio ma
per esprimere in qualche modo il piacere che provava. Si domandò come
aveva potuto rifiutarlo, con che forza di volontà era riuscito a stargli
lontano, che marciume doveva covare nella sua anima se aveva avuto il
desiderio di sporcare un uomo simile, un amore così, ma quello non era il
momento per certe domande. Quelle labbra morbide e arrendevoli iniziarono
a divenire bramose e avide, la lingua si fece strada a forza nella sua
bocca, solleticandogli il palato, accarezzandogli i denti, succhiandogli
la vita, sembrava non avesse mai desiderato altro . .si aggrappò alle sue
spalle con forza come se fossero state ancore intorno a cui reggersi in u
mondo che girava come impazzito su se stesso. Arles non l'aveva mai amato
così, mai, neanche nei suoi sogni più sfrenati aveva pensato che si
potesse provare una cosa simile nei confronti di un uomo . Sentì quel
corpo sottile premergli addosso, spingerlo verso il basso, facendolo
coricare supino sul pavimento mentre si strusciava contro di lui, più
duro e muscoloso, profumato ed
eccitante come mai avrebbe creduto possibile. Il bacio si ruppe con
leggerezza e Saga stette a fissarlo, puntellandosi con un gomito con
quegli occhi limpidi e trasparenti, invasi ora di passione e amore.
Ikki non aveva mai visto qualcosa del genere rivolto a lui, chiuse gli
occhi di nuovo, lasciandogli fare qualunque cosa volesse. Lo sentì
abbracciarlo e sollevarlo, come era avvenuto prima, nel mare di sangue e
poi appoggiarlo su qualcosa di morbido e comodo che cedette sotto il loro
peso con un fruscio.
Sentì quelle mani sottili sfilargli la maglietta per ricamargli il corpo
di carezze lievi e poi le labbra e la lingua, percorrere le stesse strade
sul petto nudo, sul ventre, solleticandogli l'ombelico con la punta della
lingua per poi risalire verso un capezzolo. Ikki soffocò un sospiro di
piacere nel sentire i denti giocare con la sua pelle, i piccoli morsi che
lo eccitavano senza ferirlo, le mani calde e gentili che gli scostarono le
gambe per infilarvi in mezzo il proprio corpo, duro e sottile. sentì
chiaramente quel peso su di se e lo accolse come una benedizione, quel
corpo che si muoveva sinuoso contro il suo, i loro sessi che si toccavano
attraverso la stoffa dei loro pantaloni.
"Ikki .. guardami."
Mosse un po' il capo e socchiuse gli occhi. vide quel volto arrossato e
gentile, quello sguardo limpido, lucido e profondo in cui affogare era
alla fine tanto semplice quanto meraviglioso, quei capelli scintillanti e
serici e riuscì a sorridergli un poco.
"Saga .. "
Lui gli chiuse le labbra con un dito e un altro sorriso, passandogli le
mani sul volto, appoggiando il capo nell'incavo della sua spalla, strofinandosi
contro di lui, i loro corpi premuti l'uno contro l'altro, i cuori che
battevano all'unisono con un unico ritmo, i respiri che si mischiavano.
"Ikki, sei .. sei bello. Sei tanto, meravigliosamente bello."
Sei mio. Avrebbe potuto dirlo ma non lo fece, si limitò a premere ancora
contro di lui, strusciandosi contro la sua pelle nuda, sobbalzando quando
sentì le mani di Ikki slacciargli la camicia per poi sorridere del
contatto diretto del suo corpo. Ikki chiuse gli occhi, appoggiando
il capo al cuscino con un sospiro, non pensando ad altro che a lui. Affondò
le dita in quella meravigliosa massa di capelli che lo accarezzava e annuì
nel sentire le mani del suo compagno scivolargli sui bottoni dei jeans ..
un lampo lo fece irrigidire: quello che gli aveva fatto l'ultima volta . .
ma a Saga non pareva importare. Continuò a svestirlo piano, riempiendolo
di carezze e baci leggeri, facendolo come galleggiare in un universo di
piacere, lontano e sfumato.
"Vorrei tanto .. - deglutì, la gola ancora riarsa e dolorante -
Vorrei tanto che ti spogliassi anche tu."
Lo sentì fermarsi, titubante, poi un sorriso sussurrato e il fruscio
della stoffa cha cadeva ai piedi del letto. Quando si toccarono di nuovo,
i loro corpi erano completamente nudi, Ikki gli passò le dita ancora fra
i capelli accarezzandogli la nuca, il collo, scivolando sulla schiena
muscolosa e ben tornita. Sentì i suoi baci farsi sempre più ritmati e
profondi e provò una stretta al cuore tentando di sollevarsi che lo fece
rantolare .. voleva .. voleva toccarlo. Saga lo guardò in viso,
sorridente, poi gli sfiorò la fronte, dove c'era la cicatrice con sguardo
quasi preoccupato.
"Stai tranquillo, non devi stancarti. Ci penso io questa volta .
."
Ikki fece per rispondere ma seppe che non c'erano parole per dire quello
che sentiva dentro. Le carezze, il calore, la dolcezza . arcuò il corpo
sentendo il volto di Saga infilarglisi fra le gambe, baciargli il membro,
accarezzarlo, prenderlo fra le labbra sentendosi infiammare, i lombi in
fiamme, i muscoli contratti e tesi pronti a possederlo, pronti a . .deglutì
.. pronti a qualunque cosa lui avesse voluto, non fosse altro che . .
tremò, non avrebbe potuto far nulla, svuotato di forze com'era in quel
momento, per impedirglielo. Il terrore e la paura sorse di nuovo ad
attanagliargli lo stomaco, facendogli sfuggire un gemito di panico che non
riuscì a controllare. Saga sollevò il capo per guardarlo in viso e, a
quanto pareva,in esso vi lesse i suoi pensieri, perché si tirò su, gli
percorse di nuovo il corpo con le labbra e la lingua fino a fermarsi a
prendergli il volto fra le mani.
"Ikki, ti amo. Non voglio farti male. Ci penso io, te l'ho detto . .
in risarcimento di .. - inciampò sulle parole, arrossendo come un
ragazzino alle sue prime esperienze - di tutte le volte in cui hai dovuto
soddisfare il mio corpo senza che colui che lo abitava si preoccupasse di
te. Mi ..mi vuoi?"
Ikki annuì, in silenzio, incapace di formulare una qualche frase coerente.
Lo fissò mettersi a cavalcioni su di lui, con attenzione, il corpo bianco
teso allo spasimo, il suo membro duro ed eccitato contro i glutei. Gli
tese una mano, traendolo verso di se, per baciarlo.
"Non così, Saga. Ti farà male."
Lo vide sorridere fra i capelli, scuotendo piano il capo.
"Non preoccuparti, te l'ho detto. Voglio darti piacere ma prendere
anche una piccola parte per me. Non mi farai male, non me ne hai mai fatto
. ."
Ikki deglutì guardandolo alzarsi di nuovo sopra di lui, troneggiando su
di lui come .. come un altro uomo, una vita prima. Ma quell'altro uomo
non avrebbe mai fatto *questo* per lui. Lo vide chiudere gli occhi e
iniziare il movimento. Ikki entrò dentro di lui, rimanendo immobile, il
piacere che gli arrivava ad ondate impossibili da sciogliere,
ingarbugliate dalla passione,dal desiderio, dal timore di ferirlo. Saga
continuava a sorridere prendendo un ritmo lento, entrando ed uscendo da
lui, il volto pallido sconvolto dal piacere, il corpo teso e lucido dal
sudore, come se tutto il suo essere, tutto il suo mondo, il suo desiderio
si concentrasse in quel gesto. Si stava eccitando, lo sentiva dal fiato
ansimante, dai muscoli che guizzavano rapidi sotto la pelle serica, dal
proprio membro, gonfio contro il suo ventre più scuro, sul punto di
esplodere. Ikki gli artigliò i fianchi, contorcendosi, tirando indietro
il capo e soffocando un sussurrò rauco, il suo mondo sconvolto dal
piacere che quel corpo .. quell'uomo gli dava. Sentì un liquido caldo
colargli sul ventre, nell'ombelico e quello fu l'ultimo pensiero connesso
col mondo prima di esplodere anch'esso, dentro Saga, che danzava nudo sul
suo corpo con grazia e sensualità.
"Saga . ."
Incrociò quegli occhi liquidi e verdi che gli sorridevano incantati.
"Ikki .. sei così bello!"
Avrebbe voluto rispondergli in molti modi, forse avrebbe dovuto farlo ma .
. sentì il suo corpo scivolare contro il proprio, ricoprirlo con la sua
pelle, i suoi capelli, avvolgerlo nel suo profumo tiepido e si ritrovò a
sussurrare qualcosa di insensato, stringendogli il capo, accarezzandogli i
capelli finchè non si furono addormentati.
Bene. Adesso, questa volta che si sarebbe inventato? Sorrise acido a se
stesso, un pizzico di malinconia, mentre gli sfiorava i capelli lentamente
cercando di non svegliarlo. Phoenix a letto consenziente con un uomo . .
doveva inventarsi una scusa patetica da raccontarsi nei momenti di
sconforto, perché non era possibile, altrimenti, spiegare tutto quello in
altro modo. Abbassò lo sguardo su quel volto dolce, gentile, che si
rabbuiava solo nel momento in cui non era avvolto nel suo abbraccio. Aveva
le labbra socchiuse e le lunghe ciglia sfioravano quelle gote appena
rosate. Sapeva che avrebbe accettato qualunque cosa davvero, che avrebbe
potuto scaraventarlo fuori dalla sua stanza - erano nella *sua* stanza? e
come ci erano arrivati? Saga? O Arles? o entrambi?-come l'altra volta, che
avrebbe potuto insultarlo a morte, che avrebbe potuto chiedergli il suo
cuore in cambio di quello che era successo eppure avrebbe trovato sempre
quell'espressione nei suoi occhi. Ikki sospirò. Come poteva un uomo così
amare uno come lui? Si ritrovò a sorridere al soffitto sentendo i
rumori provenire dal corridoio che indicavano che il St. George si stava
svegliando. Non aveva chiuso la porta, sarebbe potuto entrare chiunque,
Atena, o addirittura Shun! Saga si agitò un poco al suo fianco ,
affondando il capo nell'incavo della sua spalla, un atteggiamento che
pareva quello di un fanciullo e un sorriso pallido dipinto sul volto..
che entrasse chi volesse.
Ikki si lasciò andare tra le lenzuola con un sorriso. Ora era libero, ora
poteva volare. Sfiorò con le labbra la fronte di Saga e poi sospirò:
entrasse chi voleva, avrebbe visto ciò che era successo; lui, da parte
sua, capì di non aver nulla da nascondere. Non quella volta. Non più.
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