ANGELO CUSTODE
capitolo 4
ki-chan
La sveglia
è suonata da poco ma non ho le forze per alzarmi. È
già stata un'impresa spegnerla, figuriamo alzarmi e poi fa
troppo freddo per pensare d'abbandonare il tepore del letto. Mi
riaddormento lentamente, rimanendo però in uno stato di dormiveglia.
Non so quanto tempo sia passato però ad un certo punto sento
freddo, un istante prima di essere nuovamente avvolto dal calore,
un calore diverso però, non saprei spiegarlo. Ho la sensazione
che il velluto avvolga il mio corpo.
Nella mia mente è il corpo di una donna nuda, bella, con
forme perfette, occhi scuri quasi neri e capelli lunghi che ricadono
morbidi sul mi petto e mi solleticano la guancia mentre mi bacia
e mordicchia il collo. Posso chiaramente sentire le sue labbra rosse
e morbide dischiudersi e succhiare piano il mio collo. Immediatamente
la lingua comincia a leccarmi il collo, piano. Sale fino all'orecchio
e comincia mordermi piano il lobo. La sua mano poi si fa strada
sotto la stoffa dei boxer, ma non procede verso il mio sesso per
soddisfare la mia eccitazione, come avrei desiderato, ma si ferma
sul fianco, accarezzandolo lentamente prima di scivolare verso il
sedere. Smette un istante di mordicchiarmi l'orecchio e mi sussurra:
«
Andrea, svegliati! »
Si ferma
a fissarmi con quegli occhi profondi e avvolgenti, un sorriso dolce.
M'incanto un istante a guardarla rapito dalla bellezza dei suoi
occhi ma presto mi rendo conto che la sua voce è un po' troppo
mascolina. Per un istante m'illudo, dicendomi che ero troppo preso
dalle sue attenzioni per fare davvero attenzione alla sua voce.
Dischiude le labbra, spero sia per baciarmi, ma invece dice:
«
Andrea, è tardi, svegliati!! »
E che
cavolo è una voce maschile!!
Mi sveglio, metto a fuoco il viso, non molto lontano dal mio. Gli
stessi occhi bellissimi, lo stesso sorriso avvolgente, ma un corpo
decisamente diverso! Fabio, ancora cavalcioni su di me si siede
sulle mie gambe e mi dice:
«
Ti sei svegliato finalmente. Stavo cominciando a preoccuparmi. Avevo
paura di doverti scopare per svegliarti. Forse non ti sarebbe dispiaciuto.
»
Il suo
sorriso s'illumina ancor di più mentre il suo sguardo scivola
tra le mie gambe, per sottolineare il turgore sotto la stoffa.
Mi metto seduto quasi di scatto e con il lenzuolo cerco di coprirmi
dalla sua vista. Con voce bassissima e roca dice:
«
Anche a me. »
Spalanco
gli occhi stupito, ma appena si mette a ridere divertito capisco
che era solo uno scherzo. Quasi offeso dico:
«
Maniaco!!! »
Lo spingo
facendolo cadere sul letto e togliendolo dalle mie gambe mi alzo
e ancora avvolto nel lenzuolo mi dirigo in bagno.
Dannato!!
Gli sembra il modo di svegliarmi? E io potevo anche accorgermene
subito! Però ...
Beh, una figuraccia in più o in meno certo non mi cambia
la vita!
Mi appoggio
alla prete con la schiena nuda, mi vengono i brividi ma ci bado
ben poco mentre mi abbasso appena i boxer e cerco un po' di sollievo
al desiderio che non sembra avere minimamente l'intenzione di diminuire.
Avvolgo il mio sesso con la mano. Mi sembra di impazzire. Chiudo
gli occhi sperando di ritrovare nella mente il ricordo della donna
del sogno ma l'unica cosa che rimane fissa nella mia mente sono
quegl'occhi scuri, profondi. Mi sembra che mi entrino entro, mi
violino e mi faccino venire i brividi. Non c'è traccia di
quel corpo da modella. Solo quegl'occhi che tuttavia non mi ricollegano
a lei ma a Fabio. Eppure il mio desiderio non diminuisce, non sono
per nulla infastidito ... anzi mi sembra che lui sia lì con
me, accanto a me, a guardare ogni mio movimento a sentire ogni mio
gemito. Con questo pensiero fisso nella mente raggiungo l'orgasmo.
Turbato da sensazioni troppo violente e inusuali rimango immobile
con gli occhi chiusi nel tentativo di regolarizzare il respiro.
Piano socchiudo gli occhi e vedo riflesso il mio viso arrossato
nel piccolo specchio del bagno. E poi lo vedo, lì sul mio
collo, e mi arrabbio da morire.
Esco di corsa dal bagno. Spalanco la porta. Mi dirigo in camera
mia dove Fabio si sta vestendo. Lo guardo con occhi pieni di rabbia.
Rimango in silenzio qualche istante poi, indicandomi il collo con
un dito, quasi gridando, dico:
«
Cos'è questo??? !!! »
«
Dicesi succhiotto »
Mi risponde
trattenendo un sorriso.
«
Sei un deficiente!! … perché l'hai fatto? »
«
Così sanno a chi appartieni!!! »
«
Grrrr »
Non so
nemmeno cosa ribattere dato che ho la mente occupata dai piani omicidi
e dalle visioni catastrofiche del momento in cui qualcuno vedrà
il suo bel regalino. Non mi accorgo nemmeno che si sta avvicinando
a me, me ne rendo conto solo quando dice:
«
Ma cos'hai sulla pancia?? Cosa sei andato a fare in bagno?! Maialino
. »
«
Ti odio!! »
Grido
mentre mi vado a richiudere in bagno, praticamente bordeaux per
la vergogna e per la rabbia. Ma non riesco a raggiungere nemmeno
la porta che due braccia forti mi cingono le spalle e mi trattengono.
Appoggia il petto contro la mia schiena e piano mi dice:
«
Scusa … non t'arrabbiare »
«
Ti odio lo stesso »
Questa
volta però lo dico con molta meno convinzione. La sua voce
si fa ancor più dolce e seria.
«
Io invece ti voglio bene »
Quante
volte me l'avrà detto?? Però non mi stanco mai. Mi
scalda talmente tanto il cuore quando lo dice che non potrei pensare
di vivere senza poter sentire quelle parole pronunciate da lui.
La prima volta mi ero stupito e anche impaurito, ma presto mi sono
reso conto che quello che ci unisce è proprio questo profondo
affetto; un’amicizia talmente perfetta e totale che non può
sfociare che nell'affetto più puro e incondizionato. Ed è
bello sapere che una persona prova un tale sentimento per te.
Mi addolcisco a mia volta e, mentre mi accoccolo maggiormente nel
suo abbraccio, dico piano
«
Anch'io »
Sorride
mentre allenta dolcemente la stretta lasciandomi libero.
«
Datti una sistemata che intanto preparo la colazione »
Mi faccio
una doccia veloce e indossando un paio di jeans lo raggiungo in
cucina da dove viene un invitante profumo di caffè.
Fabio mi dà le spalle. Sorrido compiaciuto e m'intrufolo
in cucina senza farmi sentire fino ad essere alle sue spalle. Un
po' di sana vendetta la mattina fa bene. Tuttavia non faccio in
tempo a far nulla che Fabio si volta. Vedo solo la sua faccia sorpresa
e
preoccupata a pochi centimetri dalla mia, prima di sentire un liquido
bollente bagnarmi la pancia nuda e una tazzina infrangersi sul pavimento.
«
Che cavolo ci facevi lì? … Ti sei scottato? »
Brucia
da morire, ma, stoico, nego l'evidenza scuotendo la testa. Fabio
prende uno straccio e mentre va al lavandino per bagnarlo dice:
«
Non è proprio periodo ... ieri il gelato, oggi il caffè
»
«
Per essere corretti allora dovresti pulire con la lingua »
Mi guarda
negl'occhi per qualche secondo rimanendo immobile, stupito ma anche
divertito. Poi, un sorriso. Dolce, comprensivo, come se lui avesse
capito ogni cosa. Mi chiedo se sappia il vero motivo per cui abbia
detto una cosa simile. Perché io non lo so. Mi era sembrato
una provocazione infantile, divertente. Ma ora, mentre mi fa appoggiare
al tavolo e, con le mani strette sui miei fianchi, si china su di
me, mi rendo conto che le mie parole erano più simili a una
richiesta o a una proposta, che ad altro. Brividi profondi mi corrono
lungo tutta la schiena appena la lingua si posa sulla mia pelle.
Il respiro mi muore in gola, mi tendo e istintivamente mi spingo
contro di lui mentre la sua lingua, fresca e sensuale, scivola sulla
pelle arrossata. Non mi rendo nemmeno conto di allungare una mano
verso di lui. Titubante la poso sulla nuca e affondo le dita nei
capelli morbidissimi.
Solo un istante perché a quel contatto Fabio s'irrigidisce
e si allontana. Mi fissa e il suo sguardo sembra che mi entri dentro.
Mi guarda preoccupato. Forse ha capito quello che io non sono ancora
riuscito ad afferrare. È un’espressione triste quella
che gli si dipinge sul viso. Tristezza e dolore mescolate insieme,
tanto da farmi mancare il respiro. Io non so che fare. Lo capisce,
ne sono sicuro perché scuote la testa e sforzandosi di ritrovare
il sorriso mi dice:
«
Avesti dovuto fermarmi già da un po' ... non è che
mi stai diventando gay?? »
Scherza
… ma fino a che punto? Tremo preoccupato. Non dovrei, perché
so che lo farò preoccupare e sentire in colpa, ma non riesco
proprio a ridere.
«
Ehi, sto scherzando, non basta così poco per essere gay .
»
Annuisco
poco convinto. Fabio mi accarezza piano la nuca mentre mi attira
a se e mi avvolge in un abbraccio rassicurante.
«
E se lo fossi? »
Gli chiedo
titubante e allo stesso tempo spaventato della sua possibile risposta.
«
Non cambierebbe nulla »
Me lo
dice tranquillo e la sua voce profonda e gentile sembra chetarmi
con una facilità insperata.
*** ***
E’
ormai passata più di una settimana da quella mattina e apparentemente
non è cambiato nulla. Ma non è così. A ripensarci
mi sembra una cosa così assurda. Sinceramente non so perché
ho detto una cosa simile. Forse solo perché avevo paura e
avevo bisogno che mi dicesse qualcosa. In fin dei conti non ho mai
provato nulla per un uomo, perché dovrei cominciare ora?
È assurdo pensarlo e impossibile che sia vero. Ma, mentre
io mi sono lasciato tutto alle spalle, Fabio sembra non aver preso
le mie parole con troppa leggerezza. Da quella mattina, infatti,
il suo comportamento è cambiato. È sempre dolce e
affettuoso ma solo come amico. Niente più battutine, niente
più mani in posti un po' privati. Se da una parte gli sono
grato dall'altra sento che mi manca qualcosa. È una sensazione
strana ma mi sento triste per questo. Non so perché si comporta
così, ma non ho il coraggio e la voglia di chiederglielo.
Nel pomeriggio
mi viene a chiamare per andare agli allenamenti di pallanuoto. Io
non voglio andarci perché il succhiotto si vede ancora, non
so come sia possibile. So già cosa direbbero tutti. Però
ho già saltato l'allenamento scorso inventandomi una scusa.
Ora non so proprio cosa dirgli. Il suono del campanello mi fa sussultare.
Vado alla porta e faccio entrare Fabio che rimanendo sulla porta
mi dice:
«
Sei pronto? È già tardi »
«
Senti, io non vengo ... non sto tanto bene ... »
Le ultime
parole le dico con un filo di voce. Alla fine non sono riuscito
a trovare una scusa adeguata. Fabio sorride e fa qualche passo dentro
casa e, dopo aver appoggiato la sacca, mi si avvicina dicendo.
«
Ti fa male il pancino …. come la volta scorsa? »
«
Antipatico »
«
Qual è il vero problema?? »
«
Appena vedranno il succhiotto cominceranno a fare gli stupidi »
«
Scusa, non ho pensato potesse darti così fastidio. »
«
Il fatto è che so già cosa diranno tutti su di noi
»
«
E ti da fastidio ... »
«
Non lo so … però mi vergogno »
Abbozza
un sorriso ma il suo viso rimane ugualmente triste. Non vorrei mai
doverla vedere quell'espressione, perché non so cosa fare,
non so come porre rimedio anche se è colpa mia. Mi sento
inutile e indegno di stare al suo fianco.
Si avvicina
e lentamente mi sfiora il collo con le dita fresche. Quando i polpastrelli
si posano sulla mie pelle sento brividi corrermi lungo la schiena.
Un tocco così delicato, così dolce e così casto
riesce a farmi tremare in questo modo. La sua mano scivola lungo
il collo fino al bordo della dolce vita e abbassando la stoffa dice:
«
Non si vede più molto . »
*** ***
Alla
fine vado agli allenamenti, non ho avuto il coraggio di ribattere
a lungo. Mi siedo su un blocco a bordo vaca mentre aspettiamo che
arrivi l'allenatore. Nessuno ha ancora notato il livido sul mio
collo. Forse perché sono rimasto tutto il tempo con una mano
sul collo. Sono un po' buffo, lo ammetto, ma non ho il coraggio
di togliere la mano.
L'allenatore
si fa attendere così Gabriele, il capitano prende il suo
posto.
«
Forza cominciamo il riscaldamento »
Io non
mi muovo, anzi mi rannicchio sul blocco. Allora Gabriele dice:
«
Piccolo, … Datti una mossa »
«
No »
Preso
dallo sconforto decide di usare la forza. Cerca di farmi alzare
ma senza troppa convinzione. Mi aggrappo con le mani al blocco.
Se davvero lo volesse potrebbe benissimo staccarmi da quel blocco
dato che è praticamente il doppio di me. È molto più
alto e muscoloso. È per questo che mi chiama 'piccolo'. Mi
guarda divertito e arrabbiato allo stesso tempo mentre gli faccio
la linguaccia e dice:
«
E’ possibile che ogni volta che non c'è l'allenatore
deve sempre essere la stessa storia? Ti prego, non mi rendere la
vita un inferno »
Mentre
parla vedo che il suo sguardo scivola sul mio collo e lì
si sofferma. Sembra stupito. So che ha visto il succhiotto ma non
dice nulla e di questo lo ringrazio.
Aspetta
una mia qualsiasi reazione ma io stoico rimango incollato e aggrappato
al blocco. Falsamente disperato dice:
«
Staccati da quel maledettissimo blocco! »
Io non
mi muovo anzi mi aggrappo con più forza.
«
Perché fai così? »
«
Mi diverto a torturarti »
A quel
punto si intromette Fabio, l'unico a non essersi ancora tuffato,
dicendo:
«
Ci penso io, non preoccuparti »
Mi si
avvicina e io non capisco cosa vuol farmi. Mi passa un braccio sotto
le ginocchia e l'altro dietro la schiena. Preso alla sprovvista
allento la stretta. In questo modo Fabio riesce facilmente a prendermi
in braccio. Facilmente fino a un certo punto perché anche
se sono abbastanza minuto non sono certo una piuma. Si avvicina
al bordo della vasca. Mi aggrappo al suo collo dicendo:
«
Se mi lasci, tiro giù anche te »
Fabio
sorride e si butta in acqua. Quando riemergiamo mi tiene ancora
stretto tra le braccia. È una sensazione strana. Il freddo
dell'acqua mescolata al calore soffocante del suo corpo.
Prendo aria a pieni polmoni aprendo la bocca che è così
vicino alla sua spalla che le mie labbra potrebbero quasi sfiorargli
la pelle. La sua stretta si allenta dolcemente ma le mie braccia
rimangono strette attorno al suo collo. Restio mi allontano appena.
Ogni volta che mi allontano da lui sembra che mi sia strappata una
parte di me. Come se il mio posto fosse lì tra quelle braccia.
È assurdo, lo so, ma ogni volta mi assale questo sentimento
di nostalgia e di mancanza come fossi rimasto orfano di una parte
di me. Per questo ho paura. Per quello che è in grado di
farmi perché se mai dovessimo separarci, io non riuscirei
a vivere senza, non sarei più io senza di lui.
«
Gabriele, dovresti far anche tu così, quando fa i capricci
»
Dice
un ragazzo della squadra che nel frattempo ha guardato la scena
divertito.
«
Non credo si lascerebbe prendere in braccio così docilmente
da me »
L'allenamento passa tranquillamente anche se mi mancano i ripetuti
attacchi di Fabio alla mia verginità. L'allenatore non si
è fatto vedere per tutto l'allenamento così finiamo
un po' prima.
Tutti
vanno negli spogliatoi tranne Gabriele, che si mette a parlare con
una ragazza sulle tribune, ed io e Fabio che rimaniamo in vasca.
Ma appena vede che non ho minimamente intenzione di muovermi dice:
«
Io sto qui ancora un po' a fare qualche vasca, tu vai pure a cambiarti
»
«
Ti aspetto come sempre »
«
Non ce n'è bisogno. Vai, che se no prendi freddo »
Il suo
intento di mandarmi via è chiaro ma non ne capisco il motivo.
Siamo sempre rimasti in vasca di più insieme, lui per fare
qualche allenamento in più io per aspettare lui o, come spesso
accade, perché l'allenatore - schiavista mi obbliga a 'esercizio
supplementare per sopperire alle mie mancanze dovute alla mia pigrizia’,
come la definisce lui. In realtà Fabio rimane di più
per evitare di cambiarsi con gli altri, crede che potrebbe metterli
in imbarazzo. Io però l'ho sempre aspettato e ci siamo sempre
cambiati insieme, a soprattutto lui non mi ha mai chiesto d'andarmene.
La risposta però la ottengo quando, arrabbiato, decido di
tornare da Fabio e aspettarlo anche contro la sua volontà.
Quando esco dagli spogliatoi Fabio è seduto sul bordo della
piscina con i piedi in acqua e parla con Gabriele. Entrambi mi danno
le spalle. Mi avvicino senza essere visto e sento il loro discorso.
Inizialmente non era mia intenzione origliare ma poi la curiosità
…
Gabriele
dice:
«
Che cosa succede?? Mi sembri un po' … 'freddino' »
«
A cosa ti riferisci?? »
«
A chi vuoi che mi riferisca?! »
Fabio
tace qualche istante poi riprende, ma sembra fare uno sforzo immane
ad articolare anche solo poche parole:
«
Ho esagerato ... sono andato troppo oltre e questo non va bene,
né per me né per lui »
«
Cosa è successo?? »
«
Niente di particolare, se è quello che pensi … però
è confuso e … non posso fargli questo ... non sarebbe
giusto »
Decido
che ho sentito abbastanza. Mi dirigo verso di loro facendo finta
di non aver sentito nulla. Quando sono a qualche passo da loro Gabriele
si accorge di me, anche Fabio si volta e mi guarda forse preoccupato
che io abbia potuto sentire qualcosa, ma lo rassicuro con un sorriso
e mi vado a sedere a bordo vasca accanto a Fabio. Appoggio la testa
sulla sua spalla e dico:
«
Sono arrabbiato con te! »
«
Perché? »
«
Perché mi hai cacciato via »
«
Non ti ho cacciato »
«
Sì invece, volevi che me ne andassi »
«
Non sei obbligato ad aspettarmi ogni volta »
«
Se mi desse fastidio o avessi paura a fare la doccia con te, non
ti aspetterei … »
«
D'accordo ... »
Non dico
più nulla, ma appoggio la mano nel suo palmo e mi faccio
un po' più vicino. Non mi interessa se Gabriele ci sta guardando,
tanto so che non dirà nulla … rimarrà in quel
silenzio dolce e solidale che tanto lo caratterizza.
Fabio
stringe la mia mano e mi passa il braccio dietro la schiena dicendomi:
«
Oggi sei più coccolone del solito »
Non so
quante persone sono così fortunate da avere accanto un angelo,
sempre pronto ad aiutarti, a regalarti un sorriso e un abbraccio:
anche quando sono tristi, anche quando avrebbero bisogno loro un
po' di dolcezza. Io ce l'ho e sono fortunato. Forse proprio perché
ne sono consapevole ho tanta paura di perderlo.
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