Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 22
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: R


ANGELO CUSTODE

Capitolo XXII

E’ passata una settimana dalla famosa partita di pallanuoto, dall’imbarazzante “rivelazione” della mia relazione con Fabio alla squadra e dalla patetica “finta rivelazione” della relazione di mio padre. Giorni che ho passato a studiare per un esame di matematica che se riesco a passare festeggio per tre giorni di fila (ma non credo ci siano rischi che io ce la faccia data la mia totale, disperata e spiacevole incapacità per tutto ciò che comporta sommare dei numeri). Però per una volta la matematica mi è tornata utile perchè ho avuto la scusa per barricarmi in casa e non dover pensare a nient’altro… o quasi: le quotidiane visite di Fabio sono una bella distrazione. Niente allenamenti e soprattutto niente cenetta per presentarmi la mia nuova “mammina”.
Sono stufo però di rimanere tutto solo a casa a tentare di studiare e a cercare di non farmi distrarre dalla televisione e dal pc che mi stregano ogni istante con il loro fascino magnetico così, dato che mancano solo tre giorni all’esame, ho deciso di giocarmi l’ultima, disperata e molto pericolosa arma finale… Fabio. Lui è bravo in matematica e sono sicuro che potrà fare miracoli e se non dovesse essere così almeno avrò passato un lungo e piacevole pomeriggio con lui. E poi ho anche un’altra piccola commissione da fargli fare…
Arriva con un tremendo anticipo, ma non mi dispiace affatto. Apro la porta e con sguardo severo e attento lo squadro da capo a piedi. E’ così carino! Indossa l’immancabile cappotto nero con due file di bottoni, che arriva a metà coscia, un po’ aderente. Sotto, un paio di jeans neri attillati che gli stanno benissimo. Ma non è quello che mi interessa.

« Dove sono i cannoli? »

« Ciao, Andrea. Anch’io sono felice di vederti. »

Fabio mi guarda con un sorriso rassegnato ma al contempo allegro. Mi diverto a farlo disperare con mille capricci e anche se non lo ammette credo che si diverta anche lui con le mie assurdità.
Fa per entrare eludendo la mia perentoria domanda, ma non gliela lascio passare liscia! Infondo gli ho chiesto solo una piccola commissione. Andare in pasticceria a prendere uno dei miei dolci preferiti. Non è poi così difficile… Io ho bisogno di nutrirmi, anima e corpo! (Che poi entrambe le azioni coincidano col mangiare una smodata quantità di dolci non è del tutto colpa mia.)

« Non ti faccio entrare finché non li tiri fuori. »

Fabio si avvicina e piano mi sussurra

« Se vuoi posso tirare fuori qualcos’altro… la forma è simile. »

Ci avrei giurato che diceva qualche porcata, se ogni volta scommettessi dei soldi ora sarei ricco.
Cerco di restare serio e a mia volta dico a bassa voce:

« Tieni pure i tuoi gioielli di famiglia ben coperti, preferisco i cannoli! »

« Solo perché non hai mai provato ciò che ti offro, perché se no preferiresti me a una pasticceria intera, te l’assicuro! »

« Non sottovalutare la mia golosità. »

« E tu non sottovalutare le mie capacità amatorie. »

Rido divertito, subito seguito da Fabio che non ha smesso un attimo di fissarmi con quegli occhi neri, profondi e sensuali che sono sicuro hanno fatto battere il cuore a numerosi ragazzi. E io non sono molto diverso, forse in modo meno ardente, ma subisco anch’io il fascino di quello sguardo da predatore.
Per raffreddare un po’ l’atmosfera dico:

« Smettila di dire oscenità sul mio pianerottolo! La mia vicina ha novant’anni… »

« Non sminuire l’apertura mentale di una nonnina, potrebbe stupirti. Comunque lasciami entrare e te le dico in casa. »

« Così non mi invogli a farti entrare. »

« Avresti il coraggio di chiudermi la porta in faccia? Saresti così crudele? »

« Entra. Faremo i conti dentro. »

Quando richiudo Fabio è subito pronto. Mi costringe contro la porta appoggiando le mani sulla liscia superficie della porta all’altezza della mia testa, rimane immobile qualche istante, il suo viso a poca distanza dal mio, il suo corpo possente così vicino, lo sguardo fisso nel mio. Poi la sua voce gentile si tinge di decisione.

« Baciami… »

Ma ho ancora voglia di giocare e di torturarlo un po’… In realtà io ho SEMPRE voglia di giocare e con lui è particolarmente divertente!

« Non ci penso nemmeno! Devi meritartelo facendo ciò per cui sei venuto! »

« Ma io sono venuto per sedurti… »

« No, sei venuto per aiutarmi con l’esame di matematica e per portarmi i cannoli! Sai che quando studio ho bisogno di zuccheri! »

« Davvero? Beh avresti dovuto essere più specifico quando mi hai detto di venire. »

« Antipatico! »

« Baciami e ti spiego anche tutto il programma di matematica. »

Ora non esageriamo… mi vuole far morire? In ogni modo si sa quanto minima sia la mia voglia di studiare…
Lo guardo a metà tra il divertito e l’arrabbiato, ma non mi resta che sottostare. Fabio mi fissa con insistenza e una certa soddisfazione stampata in viso. Se non fosse così bello potrebbe anche risultare irritante!
Gli sorrido di rimando e con delicatezza gli appoggio la mano sulla guancia e rimango immobile qualche istante guardandolo dritto negli occhi. Giusto per creare un po’ di atmosfera.
Con calma mi avvicino al suo viso; quando posso quasi sentire il suo respiro caldo sulla pelle, sussurro:

« Chiudi gli occhi, se no non vale. »

Acconsente con un sorriso. Annullo la distanza che ci divide e con dolcezza gli do un bacio leggero… sulla guancia. Come sono diabolico… sono proprio orgoglioso di me stesso!
Mi allontano di un passo e con un sorriso compiaciuto stampato in faccia aspetto la sua reazione che non si fa attendere.

« Imbroglione! »

« Tu mi hai chiesto un bacio e io te l’ho dato… »

« Era sottointeso che ci volesse anche la lingua. »

« Dovevi specificarlo! »

Faccio per andare in salotto ma Fabio mi ferma afferrandomi per il braccio. La stretta leggera della sua mano intorno al polso mi costringe verso di lui. Con l’altro braccio mi cinge la vita e abbracciandomi non mi lascia il tempo di ribellarmi, non che in realtà volessi farlo davvero, e mi bacia. Lo accolgo volentieri nella mia bocca mentre ricambio l’abbraccio aggrappandomi al suo collo. Mi sottometto con piacere alla sua passione che sembra quasi avvampare, mentre le nostre lingue si toccano e si sfiorano in un vorticoso gioco che potrebbe essere destinato a durare all’infinito.

« Ti piace proprio torturarmi »

« In effetti… sì. Perché mi fa impazzire il modo in cui mi baci quando sei esasperato. »

Ok, forse è un po’ troppo spudorato e distante dal mio solito modo di agire ma oggi mi sento sfacciato. Sarà la matematica che mi sta facendo un brutto effetto? Però il viso paonazzo per una sorta di pudicizia non riesco proprio ad evitarlo.

« Davvero? »

« No, mi sto divertendo a rendermi ridicolo dicenti cose imbarazzanti »

« Che stupido che sei! »

Lo dice con il sorriso disteso sulle labbra che subito sono di nuovo contro le mie, ora però per un bacio più dolce e frizzante.

« Forse dovrei correggermi, in qualsiasi modo mi baci mi piace. »

L’espressione soddisfatta e felice di Fabio in seguito alle mie parole però è altrettanto appagante. In modo diverso certo, ma scalda il cuore e mi rende felice tanto che non riesco a smettere di sorridere stupidamente.

« Andiamo a studiare prima che ti salti addosso. »

« E i cannoli? »

« Che palle che sei quando ti ci metti! Sono solo le 14.30, come speri che la pasticceria sia aperta a quest’ora? »

Assumo l’infallibile e letale sguardo da bambino sull’orlo di una crisi di pianto dopo che i genitori gli hanno tolto il gioco preferito. Fabio mi fissa dubbioso, probabilmente indeciso se mandarmi a quel paese o cominciare a preoccuparsi per la mia salute mentale, ma alla fine scuotendo la testa cede e rassegnato dice:

« D’accordo, d’accordo non c’è bisogno di farmi sentire in colpa! Vado a prenderteli dopo quando apre. Neanche fossi una donna incinta con le voglie… »

Forte della mia vittoria lo seguo in salotto dove ci mettiamo sul tavolino, seduti sul tappeto, a studiare. Fabio è davvero un despota quando si tratta di farmi lavorare. Severo e intransigente… non si sa proprio godere la vita. Certo forse io sarò esagerato nell’altro senso e dopo dieci minuti che eravamo seduti ho subito iniziato a voler fare una pausa. Ma dopo un paio d’ore di studio Fabio esasperato me l’ha concessa e siamo andati in pasticceria.
Tornati a casa appoggiamo sopra il libro di matematica il piccolo pacchettino, PICCOLO perché Fabio è cattivo e mi ha concesso di comprarne solo due dicendo che non mi fanno bene tutti quegli zuccheri e che mi avrebbero distratto dallo studio. Io ho provato a rifare l’espressione piagnucolosa ma non c’è stato verso, ho solo fatto sorridere la commessa della pasticceria che probabilmente ha pensato che fossi scemo.
Ci sediamo sul tappeto uno vicino all’altro con la schiena appoggiata al divano a mangiarci i cannoli.
Lo mangio con la mia solita tecnica affinata da anni e anni di esercizio: Asportare il ripieno di ricotta con l’ausilio del dito indice fino a rimanere solo con la “buccia” da mangiare alla fine, tipo biscotto. D’accordo lo ammetto, non è un metodo molto elegante ma non mi sembra il caso di fare tutte le scene che fa lui:

« Fai schifo quando ti ci metti! »

Mi guarda a metà tra il disgustato e il divertito. Io che sto giusto raccogliendo con il dito l’ultima parte di ricotta lo ignoro e con enfasi mi porto il dito alla bocca e ne succhio la punta in modo molto lascivo, prima di rivolgermi verso di lui per fargli la linguaccia. Mi accorgo però che lui ha dato solo un piccolo morso al suo cannolo… e io ho ancora fame.
Credo che capisca immediatamente le mie intenzioni non appena poso il mio sguardo su quello che ha in mano.

« Lo vuoi? »

« Me lo daresti? »

« Dipende cosa sei disposto a darmi in cambio… »

« La promessa che non renderò le prossime ore insieme un inferno, ti basta? »

« Un bacio. »

« L’esperienza non ti ha insegnato proprio niente… se lo vuoi con la lingua devi dirmelo altrimenti potresti beccarti un altro casto bacio sulla guancia. »

« Voglio un bacio serio, con la lingua e con il tuo corpo appiccicato al mio… »

« Per quello il cannolo avrebbe dovuto essere come minimo intero! »

« D’accordo, come non detto »

Quel piccolo dispettoso fa per dare un altro morso, ma lo fermo:

« Ok, ok! Hai vinto tu. Vada per il bacio! »

Mi siedo sulle sue gambe, cavalcioni su di lui. Fabio è raggiante. Scivolo ancora più contro di lui fino a che non sento il suo petto contro il mio. Sto per baciarlo. Seriamente questa volta. Sono pronto, un po’ impaurito ed emozionato dato che in un certo senso è la prima volta che sono io a baciarlo, sono io a prendere l’iniziativa, a condurre il gioco. Mi sento un po’ idiota a sentirmi agitato ma nonostante tutto lo sto per fare. Poso le labbra sulle sue, prima quasi timidamente poi con più decisione inizio a succhiargli piano il labbro inferiore quasi a chiedergli il permesso per quel bacio quasi estortomi. Con calma inizio a leccargli le labbra che presto vengono sostituite dalla sua lingua. Le mie mani prima appoggiate sui robusti pettorali, più per sostenermi che per un vero contatto, scivolano sulla sua maglietta in una maldestra carezza. E’ strano non avere sotto le mani un seno prosperoso, in quel caso saprei cosa fare, ma ora non so neppure dove toccare.
Alla fine mi allontano da lui con il viso un po’ arrossato, più per il desiderio che per l’imbarazzo (e questo è davvero un miracolo conoscendo la mia capacità di imbarazzarmi per qualsiasi cosa). Quando però guardo Fabio negli occhi mi accorgo che ha una strana espressione, sembra quasi assente o distratto.

« N… non sei soddisfatto? »

Fabio mi guarda stupito e dice:

« Ma no, certo che no. Anzi! »

Prendendomi alla sprovvista mi afferra e, non so nemmeno come, mi spinge con la schiena sul pavimento. Mi ritrovo, un po’ stordito, con lui sopra di me in ginocchio tra le mie gambe mentre, con lo sguardo un po’ assatanato, mi sussurra:

« Al contrario, se avessi immaginato quanto potesse essere piacevole ti avrei costretto a farlo molto prima! »

« Dici sul serio o lo fai solo per rassicurarmi? »

« In realtà lo dico per addolcirti un po’ sperando di poter approfondire il contatto fisico… »

Lo guardo rassegnato e scherzando dico:

« Che cosa ti prende oggi? Sei più maniaco del solito. »

« Dovresti saperlo che i ragazzi pensano solo a scopare, non te l’ha detto la mamma? »

« No, deve esserselo dimenticato, come molte altre cose… forse troppo impegnata ad andarsene per rifarsi una famiglia.»

Non so nemmeno perché l’ho detto, sono troppo abituato ad essere arrabbiato con lei che non mi accorgo più nemmeno di quando certi discorsi sono fuori luogo.

« Scusa. »

Fabio sembra turbato e io mi sento ancor più stupido perché sarei io a dovermi scusare con lui per aver parlato in modo così poco appropriato.

« Non essere stupido, non devi scusarti. »

Cerco invano di sistemare le cose ma lui, nonostante le mie parole e il sorriso rassicurante che mi stampo in faccia, si allontana e si mette seduto lasciandomi così libero. Un po’ confuso per il suo atteggiamento, mi sollevo puntellandomi su un gomito e guardandolo dritto negli occhi dico:

« Cosa fai? »

« Dobbiamo studiare »

« Ehi, guarda che non me la sono presa. Quando si tratta di mia madre rispondo sempre in modo acido ma ormai è abitudine! »

« Tranquillo lo so! »

« Lo stai facendo per farmi sentire in colpa e costringermi a dirti di continuare? »

« No. »

« Beh avrebbe funzionato! »

Fabio ride piano, scuotendo la testa. Io lo guardo e mi rendo conto che c’è qualcosa che non va. Mi avvicino e mi inginocchio accanto a lui; con un gesto ormai naturale e consueto gli accarezzo la testa. Lo faccio spesso, è confortante e intimo. I capelli sono morbidi e profumati mentre mi scivolano tra le dita in un movimento che scende giù verso la nuca e si interrompe nella parte posteriore del collo.

« Fabio, cosa c’è? Sei strano. »

Mi guarda con un mezzo sorriso sulle labbra e tentando di scherzare dice:

« Oltre ad essere un maniaco? »

« Visto! L’hai detto con uno strano tono! »

Rimane in silenzio un istante prima di dire piano:

« Mi piaci da impazzire, lo sai vero? »

Rimango un po’ perplesso dalle sue parole. Non per quello che ha detto in sé, ma perché non capisco dove voglia andare a parare. Gli rispondo senza troppa convinzione:

« Direi di si. »

« Da sempre. »

Lo guardo ancora più confuso senza trovare nulla da rispondere.

« E quello che provo per te non ha nulla a che vedere con il sesso. »

« Inizio a preoccuparmi, perché mi fai questo discorso? »

« Volevo solo che fosse chiaro, che non fraintendessi. »

La sua risposta non mi convince ancora, ma cerco di stemperare la tensione scherzando.

« Mi piaci molto anche tu... e io sono più credibile quando dico che non è per il sesso! »

« Ahah. Già, tu sei molto più credibile! »

« Perché mi stai dicendo tutto questo? »

« Te l’ho detto, non voglio che tu fraintenda il fatto che cerco continuamente di saltarti addosso. »

Dovrei dirgli qualcosa, lo so! Rassicurarlo, dirgli che lo conosco e che so benissimo che c’è molto di più dietro quella facciata da predatore arrapato. Come potrei non saperlo, mi è stato accanto per anni, c’è sempre stato per me, dolce e premuroso e per assurdo lo è anche quando tenta di sedurmi. Nonostante tutti questi pensieri non dico o faccio nulla. Fabio abbozza un sorriso forse solo per rassicurami che va tutto bene e io mi sento ancora più meschino, arroccato in un silenzio ricco di stupide remore.
Ci rimettiamo a studiare ma con meno impegno di prima. Almeno da parte di Fabio, io sono sempre e comunque un lavativo quindi non si nota molto la differenza.
Sono le sei quando finalmente finisce la tortura. Fabio, stanco e un po’ annoiato chiude il libro e dice:

« Continuiamo domani, sono davvero stanco. »

« Grazie! Non ce la facevo più. »

« Certo, hai iniziato a lamentarti dopo cinque minuti che avevamo iniziato »

« Non essere così severo con me, risparmiati per quella sfortunata a cui dai ripetizioni! »

« E’ molto più brava di te. Tu sei solo una capra lavativa! »

« Come sei dolce! Comunque io prima di uscire vorrei farmi una doccia, ti dispiace? »

Dobbiamo trovarci con Gabriele e un paio di altri ragazzi per andare a un happy hour e vorrei presentarmi pulito e profumato. Ho proprio voglia di uscire e distrarmi un po’ e poi nel locale dove dobbiamo andare fanno da mangiare da Dio. Ok, ultimamente penso solo a mangiare… oddio sono incinto!!

« No, intanto guardo un po’ di televisione ma non metterci troppo. »

Come dire a una farfalla di non volare o al sole di non sorgere (come sono poetico…). Impossibile! Ma per il quieto vivere faccio finta di acconsentire alla sua richiesta.

Sono sotto la doccia da una decina di minuti rimuginando sul fatto che avrei dovuto rassicurare Fabio in qualche modo, quando sento muoversi qualcosa in bagno. Mi giro verso la porta e attraverso i vetri smerigliati della doccia lo vedo in piedi appoggiato allo stipite della porta intento a fissarmi.
Sto per chiedergli cosa cavolo ci fa lì impalato a guardarmi ma le parole rimangono nel mio cervello e taccio lasciandomi contemplare. Ok, calma! E’ imbarazzante ma infondo sto reagendo con una certa dignità a tutto questo… almeno credo.
Lo sguardo di Fabio mi scorre lento, senza essere fastidioso, lungo tutto il corpo e io mi sento bene… dannatamente bene. Mi sento un po’ accaldato. Forse sarà il testosterone… Beh oddio, non è poi così dignitoso tutto ciò ma posso sopportarlo.
Non dura molto, anche se mi è sembrata un’eternità, poi Fabio torna a guardarmi negli occhi e dice:

« Mi ha chiamato Gabriele e ha detto di posticipare di mezz’ora perché ha parecchio lavoro »

Cerco di ricompormi e di non avere un tono di voce troppo strano mentre tento di stemperare un po’ la tensione che aleggia nella stanza insieme al vapore.

« Ok. Avresti potuto dirmelo quando avevo qualcosa addosso però… »

« Ma così avevo la scusa per guardati nudo. »

Ridendo dico:

« Quando la smetterai di intrufolarti in bagno mentre mi sto facendo la doccia?! »

« Quando tu la smetterai di lasciare la porta aperta in modo che io lo faccia… »

« Touchez! »

« Già che sono qui potrei insaponarti la schiena… »

« Solo la schiena? Strano, da te mi sarei aspettato una proposta più indecente. »

« Davvero? E questa proposta ti sarebbe dispiaciuta »

« Probabilmente ti avrei dato del maniaco, ma chissà forse dopo un po’ di insistenza avrei anche detto di si…»

« Sul serio? »

« Non si può mai dire. Peccato, mi servirebbe uno schiavetto pronto ad insaponarmi tutto con le sue grandi mani… »

Forse sto andando un po’ troppo oltre? Mah… forse è davvero colpa della matematica oppure del fatto che passo troppo tempo con lui e sto diventando un maniaco anch’io… aiuto!!
Fabio mi guarda perplesso e scuotendo la testa fa per andarsene. Rimango immobile in silenzio un paio di istanti interdetto e un po’ stupito, poi una sorta di stizza mi invade, mi ha fatto fare e dire cose francamente disdicevoli per poi andarsene e lasciarmi qui come un idiota?!

« Ehi! Ehi! Cosa fai? »

« Torno a guardare la tv? »

« Sei scemo o cosa? Non so se te ne sei accorto ma sono qui nudo… »

« Me ne sono accorto. »

« Ti ho detto che con un po’ di insistenza potrei anche decidere di farti entrare nella doccia. L’hai sentito? »

« Sì. »

Cosa?? Mi stressa l’anima ogni santo giorno perché vuole saltarmi addosso e adesso tutto quello che sa fare è darsela a gambe?? Assurdo. Solo io posso essere assurdo. Non lui, lui è il ragazzo serio, coerente e maniaco. Non io! Non sono io a doverlo invitare ad entrare, è lui che deve intrufolarsi contro la mia volontà e attentare alle mie virtù. Se no non vale!

« Tutto qui? A volte sei assurdo! »

« Io? E comunque cosa vuoi che faccia? Che venga lì è ti insaponi la schiena, per davvero? »

« No, voglio che ti comporti dal maiale che sei! »

D’accordo, sono in un mondo parallelo dove le cose funzionano in modo diverso. Deve per forza essere così. Lui rimane in silenzio un istante e poi continua il suo folle discorso:

« Con te non so mai come comportarmi, non capisco quello che vuoi che io faccia. Mi allontani ogni volta che mi avvicino e mi dai del maniaco anche solo se ti guardo. »

« Ma io scherzo! »

« Anch’io, ma a volte faccio fatica a non superare il limite. E venire lì dentro certo non mi aiuterà a mantenere l’autocontrollo »

« Lo so, ma ora ti sto dicendo di entrare in questa dannata doccia e occuparti di me prima che finisca l’effetto degli ormoni e dell’adrenalina! »

« Sei sicuro? »

« Spogliati e vieni dentro. »

La mia voce leggermente arrochita e tremante probabilmente hanno svelato la mia agitazione velata da una incontrollabile punta di desiderio ma poco importa, ora l’unica cosa che mi interessa è che lui entri in questo dannato vano doccia e che inizi ad accarezzarmi, a toccarmi e a baciarmi. Mi stupisco del fatto che il sentire le sue mani sulla mia pelle sia un bisogno fisico che non riesco mentalmente a controllare.

« Poi sarei io il maniaco… »

« Piantala! »

Fabio rimane immobile alcuni istanti tanto che temo che stia cercando una scusa per andarsene ma poi afferra il bordo inferiore del maglione e tutto ha inizio. Se lo sfila con un’impercettibile vena di impazienza. Poi è la volta dei pantaloni e mi ritrovo io questa volta a fissarlo curioso e, anche se non vorrei ammetterlo, avido. Ho sempre pensato fosse un bel ragazzo, che avesse un corpo perfetto e spesso mi ritrovavo a fissarlo di nascosto sotto le docce, ripetendomi che era solo invidia per quegli addominali scolpiti e per quelle gambe muscolose. Ho davvero mentito a me stesso per così tanto tempo?
Un brivido mi corre veloce lungo la schiena quando Fabio fa scorrere la porta di vetro. Una ventata di aria più fresca spazza via quella calda carica di umidità e mi sfiora la pelle in un contatto piacevole che da un po’ di sollievo al mio corpo accaldato, bollente, mentre fisso il corpo possente ad alcuni centimetri dal mio, immobile.
Fatico a guardarlo negli occhi mentre mi torturo il labbro mordicchiandolo quasi fosse un giocattolo. Tutta la mia faccia tosta si è dissolta in poco più di un secondo lasciandomi lì tra quelle pareti in vetro imperlate di goccioline, incapace di pensare, prigioniero di un desiderio che non avevo mai voluto affrontare. Così intenso ed assoluto… così irrazionale.
Se sia stato un azzardo costringerlo ad entrare non lo so davvero.
Rendendomi conto di non poter rimanere immobile per sempre con uno scatto nervoso gli porgo la spugna e con movimenti quasi meccanici mi volto porgendogli la schiena. Fabio capisce e inizia a insaponarmi con un certo distacco. Posso sentire solo la superficie un po’ ruvida della spugna a contatto con la mia pelle e questo mi permette di calmarmi un po’ e a riprendere un ritmo cardiaco accettabile. Ma non appena quella ruvida carezza si interrompe sono di nuovo sull’orlo della confusione e del panico, eppure non riesco a fare nulla, inchiodato da quella voglia soffocante. Appena la sua mano si posa fresca sulla spalla istintivamente chiudo gli occhi, quasi travolto dalla percezione della sua pelle contro la mia, come se non riuscissi a sentire altro che quel delicato contatto. Con l’altra mano mi scosta dal collo i capelli bagnati. Sembra la carezza di una piuma, amplificata dai miei sensi eccitati eppure è un bacio leggero, gentile, sensuale che Fabio mi da sulla parte dove il collo e la spalla si uniscono. Quasi a chiedermi con i gesti ciò che mi chiede subito dopo con la voce:

« Vuoi che continui? »

Forse è stato un azzardo costringerlo ad entrare, ma di certo sarebbe stupido cacciarlo via ora. Annuisco semplicemente troppo confuso, troppo eccitato per qualsiasi altra cosa.
Sento come un fuoco caldo scorrermi lungo la pelle mentre la sua mano si posa quasi timorosa sul mio ventre e risale fino ai pettorali in una carezza di una naturalità quasi disarmante. L’altra mano è ancorata sul mio fianco dove l’osso dell’anca spunta appena ed ha il petto così vicino alla mia schiena che quasi mi sembra di sentirlo.
Mi volto senza nemmeno pensarci per baciarlo e sentire le sue labbra fresche sulle mie, mentre l’acqua cade delicata ma bollente sulle nostre teste. L’eccitazione ci costringe in un bacio caotico e bramoso quasi a volerci divorare nella snervante ricerca di assaporare tutto dell’altro ma senza mai riuscire ad essere davvero appagati, desiderando sempre un po’ di più mentre i nostri corpi si sfregano e si stringono uno contro l’altro.
Ci allontaniamo con il respiro affannato e il sangue che sembra lava mentre scorre prepotente nelle vene. La bramosia sembra placata mentre ci fissiamo, uno di fronte all’altro. Fabio ha le labbra di un rosa acceso appena dischiuse, lo sguardo che sembra brillare, intenso e dolce. Lo guardo come se l’avessi visto per la prima volta sperando di potermi imprimere quest’immagine indissolubilmente nella mente dove ora c’è posto solo per lui, prima che la mia attenzione venga prepotentemente richiamata dal pulsare quasi doloroso del mio pene stretto nella sua mano. Chiudo gli occhi e appoggio la fronte sulla sua spalla nascondendo il viso nel suo collo. Ad ogni movimento mi sento soffocare dal piacere e dal desiderio di provarne ancora di più. Inconsciamente inizio a muovere il bacino per andargli incontro. Ma prima che la mia mente sia completamente risucchiata dal piacere trovo il coraggio per ricambiarlo. Titubante vado alla ricerca del suo sesso, lo stringo piano tra le dita, insicuro ma troppo confuso per preoccuparmene davvero. Inizio a muoverla piano mentre sento che sto per raggiungere l’orgasmo. Apro la bocca per dirgli che sto per venire ma ne esce solo un lieve suono roco coperto dallo scrosciare dell’acqua mentre sento un formicolio familiare subito seguito da una lunga ondata di piacere che mi annebbia il pensiero.
Vorrei solo lasciarmi cullare dal massaggio delicato dell’acqua ma ritrovando un po’ di lucidità mi concentro su Fabio. Continuo a masturbarlo accelerando un po’ il ritmo sebbene il coraggio si sia dissolto insieme all’orgasmo. E’ la sua mano a venirmi in aiuto, avvolgendosi attorno alla mia impone un ritmo più sostenuto e una presa più salda. Quando anche lui raggiunge l’orgasmo non riesco a trattenermi dal guardarlo in viso ed è tanto bello da far male.
Quando riapre gli occhi e incrocia il mio sguardo mi sento stupido e un po’ a disagio, ma rimango immobile a fissarlo fino a che non vedo spuntare un sorriso sulle sue labbra e con un filo di voce ancora impastata mi dice:

« Grazie. »

Spiazzato e incapace di ribattere cerco di sorridere e per alleggerire l’atmosfera faccio per allontanarmi ma mentre faccio un passo indietro a causa del fondo della doccia un po’ scivoloso e delle mie gambe non molto salde perdo l’equilibrio e finisco dolorosamente con la schiena contro il vetro ghiacciato.
Fabio cerca di trattenersi, ma una risata allegra gli sfugge dalle labbra mentre mi chiede se mi sono fatto male. Offeso dico di no con la testa ma vedendolo così allegro non riesco a trattenermi e rido anch’io, sebbene mi faccia male il gomito che ho sbattuto con poca grazia contro il vetro.
La tensione sembra dissolversi come neve al sole, per una volta uno dei miei soliti casini è servito a qualcosa…
Fabio, felice, mi dice scherzando:

« Dovremmo annotarci di non farlo più nella doccia, potrebbe essere pericoloso. »

« A me non dispiace. »

« Nemmeno a me… però quest’acqua è bollente, mi sembrava d’andare a fuoco! »

« Speravo di essere io a farti quest’effetto. »

Fabio mi guarda un po’ perplesso e mi dice:

« Dove hai lasciato il vero Andrea? Quello timido e pudico? »

« Colpa della matematica! »

« Cosa? »

« Lascia stare! »

Fabio non prova nemmeno a spiegarsi la mia follia e regola la temperatura dell’acqua. Dopo un istante l’acqua fresca inizia a scivolarmi sulla pelle… un po’ troppo fresca!

« Ehi!! Ma è gelata! »

« Meglio, così ti si raffreddano i bollenti spiriti! »

« I miei? Ha parlato il maniaco costantemente arrapato… »

« Beh ora sono abbastanza appagato…! »

« Abbastanza?! »

Fabio ride e mi tira la spugna che mi finisce diritta in faccia mentre dice:

« Lavati che se no facciamo tardi. »



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