Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 21
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: pg13


Angelo custode

Capitolo XXI

La partita è andata bene: siamo arrivati puntuali nonostante le premesse. Abbiamo vinto. Fabio ha dimostrato per l’ennesima volta di essere un bravissimo giocatore di pallanuoto e soprattutto un giocatore con un gran bel fisico… le ragazze della tribuna (come sempre) erano molto attente ad ogni suo movimento.
Io invece ho scaldato la panchina… Ma soprattutto le mie paure si sono rivelate, come al solito, infondate. Infatti, a nessuno interessava poi molto la mia bellissima performance dell’ultimo allenamento e tutti si sono comportati come se nulla fosse, forse troppo agitati per la partita che a detta loro era una delle più difficili della stagione. Nessuno ha fatto caso nemmeno a Fabio che finita la gara, trasportato dall’euforia, mi ha stritolato in un energico abbraccio correlato da una non troppo discreta palpata al sedere. E’ sottointeso che con altrettanta energia gli ho tirato un pugno, prima di essere travolto dall’entusiasmo del resto della squadra. Io però non riesco ad esultare, non perché non sia felice della vittoria ma perché sono un po’ angosciato per il dopo partita. Stranamente non ho ancora desistito dalla folle idea di dire agli altri di noi due.
Mi sono andato a cacciare in una brutta situazione: se mi tiro indietro mi sentirei un codardo, ma se” faccio coming out e poi si rivelano meno tolleranti di quello che sembrano mi pentirei a vita d’averlo fatto… non è affatto una situazione semplice!

La festa come sempre continua negli spogliatoi, ma Fabio, per non unirsi al resto della squadra, rimane un po’ a bordo vasca a parlare con il portiere della squadra avversaria. Ogni volta è una scusa diversa, ma ormai l’abbiamo capito tutti che lo fa perché non vuole stare con gli altri quando si spogliano quando sono nudi. Però, non so se lo fa perché non vuole metterli in imbarazzo o se c’è qualche altro motivo. Sinceramente non abbiamo mai parlato molto di questo argomento… Quando io sono entrato in squadra erano già tutti a conoscenza della sua omosessualità e non so quale sia stata la loro reazione o il modo in cui glielo abbia detto.
Sono fermo sulle scale che danno allo spogliatoio aspettando Fabio, quando Fabrizio esce e dice:

« Dove siete finiti? »

« Fabio sta parlando con il portiere dell’altra squadra… »

« Sempre la solita storia. Come dobbiamo dirgli che può stare tranquillo che non gli saltiamo addosso?! »

Mi viene da sorridere alla sua battuta ma presto torno serio rendendomi conto di non aver ancora avuto occasione di chiarirmi con lui:

« Mi dispiace per come ti ho trattato l’ultima volta… »

« Invece che chiedermi scusa vai a prendere Fabio e portalo qui che dobbiamo festeggiare… Luigi ha addirittura portato lo spumante e non possiamo certo aprirlo senza il nostro bomber!»

Vado così a cercare Fabio e gli riferisco quanto detto da Fabrizio. Si limita a dire:

« D’accordo, andiamo. Se proprio mi vogliono… »

« Perché non vai mai negli spogliatoi dopo le partite? »

« Perché la mia presenza insieme a un branco di ragazzi nudi è fuori luogo. »

« Ma a loro non sembra interessare… »

« Non ti illudere… sono tutti molto tolleranti quando si è in vasca, ma sotto le docce le cose cambiano e io non voglio avere problemi o crearli. »

Rimango in silenzio colpito da un’amarezza inconsueta per Fabio e penso alle sue parole, ma il dubbio che fa capolino nella mia mente non mi piace affatto.

« Ti hanno trattato male? »

« Perchè me lo domandi? »

« Perché non mi rispondi? »

« Cosa state facendo lì impalati?! Stiamo aspettando solo voi. Forza! »

La festa negli spogliatoi è… beh, possiamo dire molto “euforica”: ragazzi in miseri costumi attillati che tutti appiccicaticci di spumante si inseguono per farsi scherzi stupidi. Io mi allontano presto da questo delirio per raggiungere un lavandino dove potermi sciacquare l’occhio… perché si sa, io sono “fortunato”, e non bastava che mi fossi beccato il tappo dello spumante in piena fronte scagliato a velocità assurda, come solo una bottiglia agitata all’inverosimile può lanciare. No, certo. Doveva anche finirmi nell’occhio una discreta quantità di quella sottospecie di champagne di quarta categoria.
Dire che mi sembra che i bulbi oculari mi vadano a fuoco è un eufemismo… diventerò cieco!
Da buon angelo custode, è Fabio a trascinarmi verso il lavandino e a sincerarsi delle mie condizioni (forse lo fa solo per allontanarsi da tutti quegli omaccioni muscolosi fin troppo esaltati?).
Lo bagno a lungo, ma mi fa ancora male. Guardo arrabbiato la mia immagine riflessa sullo specchio quando Fabio dice:

« Va un po’ meglio? »

« Come credi che possa andare un po’ meglio?! Guarda il mio occhio! È rossissimo… »

« Stai tranquillo, fra poco passa. »

« Però intanto mi fa male! »

« Conosco un modo per farti passare il dolore. »

Sono troppo distratto dal bruciore per accorgermi della leggera e quasi impercettibile inclinazione dell’angolo della sua bocca, che preannuncia sempre e inevitabilmente guai. E così cado come una pera nel suo gioco:

« Quale? »

Il sorriso di Fabio si accentua e io capisco che come sempre ha vinto lui, ma non mi arrendo:

« Fammi qualcosa di imbarazzante e sei morto! Non ti è bastato il pugno di prima? »

« Pensavo che dopo stamattina ti fossi un po’ disinibito… »

« Piantala! »

Fabio si avvicina predatore, e io ho una gran voglia di tirargli un cazzotto. Per fortuna che i lavandini sono in una stanza appartata.
Indietreggio preoccupato e cerco di mantenere un tono fermo e duro ma si capisce perfettamente il mio imbarazzo.

« Potrebbe arrivare qualcuno! »

Fabio però mi ignora e avanza ancora. Io continuo ad andare indietro fino a toccare con la schiena contro il muro gelato di piastrelle bianche. Mi allontano bruscamente, non tanto per il freddo ma per l’igiene quasi inesistenze… Fabio ne approfitta e appoggiando le mani sul muro all’altezza delle mie spalle mi impedisce la fuga. Preoccupato continuo a volgere lo sguardo verso la porta sperando che non arrivi nessuno. Troppo preso dall’eventualità di essere scoperti (preoccupazione inutile dato che ho deciso di fare outing…) mi scordo del mio aguzzino che senza aspettare di avere la mia attenzione mi posa un leggero bacio sull’occhio arrossato.
Si allontana con espressione soddisfatta e mi dice:

« Non stai già meglio? »

« Secondo te un bacino dovrebbe risolvere il problema?! »

« Con i bambini funziona… »

« A volte vorrei tanto picchiarti! »

« Massimo che ti posso concedere è la lotta con i cuscini. »

« Meglio di niente! »

Non faccio in tempo a finire la frase che la voce bassa e autoritaria di Luigi sovrasta le voci eccitate degli altri e chiede il silenzio. Raggiungiamo i compagni già posizionati intorno all’allenatore e ascoltiamo quello che ha da dirci:

« Siete stati davvero bravi oggi, complimenti. Per fortuna non sono l’unico a pensarla così. Il motivo per cui ho portato lo spumante che così stupidamente vi siete versati addosso, è che abbiamo trovato uno sponsor. Una piccola ditta di caramelle della zona ha deciso di finanziare la nostra iscrizione al campionato dilettanti. E’ sottointeso che questo implica che voglio da tutti voi – e crudelmente rivolge lo sguardo proprio verso di me – il massimo impegno nelle prossime partite. Questo è quanto. »

Tutti sembrano molto felici della notizia, io meno! Questo vuol dire allenamenti più intensi, più responsabilità e soprattutto Luigi sempre e costantemente incavolato con me per la mia pigrizia…
Ma ora ho ben altro a cui pensare… forse è il momento migliore per dire loro la verità, in fondo sono tutti così entusiasti che magari non se la prenderanno poi troppo a male per la mia rivelazione

« Anch’io dovrei dire una cosa »

Faccio un respiro profondo… ormai non posso tirarmi indietro. Luigi ridendo dice:

« Vuoi mollare spaventato dai duri allenamenti cui ti sottoporrò per farti diventare un giocatore accettabile? »

Terrorizzato dalla prospettiva dico:

« Cosa? Davvero dovrò allenarmi come gli altri? »

« No, molto di più! Ma presumo non fosse questo quello che volevi dire… »

Rimango in silenzio preoccupato per quello che mi aspetta ma poi mi riconcentro su quello che dovevo dire:

« Io… da alcuni mesi io sto con… con… una persona.»

Al diavolo! Ero partito così bene prima di essere preso dal panico… Non riesco a togliermi dalla testa le parole di Fabio. Davvero tutto cambierà nel rapporto che ho ora con gli altri? E’ un po’ stupido pensarci adesso!
Guardo Fabio preoccupato sperando di trovare nel suo sguardo un po’ di sostegno ma vedo solo imbarazzo, palesato da un colorito più rosato del solito che rende ancora più belli i suoi lineamenti.

« Conosciamo questa persona? »

« Si’ … »

« Dobbiamo indovinarlo o lo dici direttamente tu? »

« E’ Fabio… »

Deglutisco nervosamente sebbene la mia gola sia tremendamente secca. Aspetto una qualsiasi reazione da parte loro con il cuore che mi batte così forte che ho paura di avere un infarto. Per primo si riscuote Luigi:

« Bene, sono felice per voi. Ma niente effusioni negli spogliatoi o in vasca, sia chiaro! »

Il nostro allenatore è sempre così dolce e sensibile… Il rossore di Fabio diventa più evidente mentre io, beh… vorrei sotterrarmi, mentre cerco di balbettare qualcosa di appropriato. E’ Gabriele a dire scherzando:

« Credo sia un po’ tardi per dirglielo… sembravano una coppietta ancor prima di esserlo. »

Stranamente riesce a strappare un sorriso a Luigi che, ignorando completamente il nostro disagio o forse proprio per sottrarci a questa tortura, dice:

« Forza pelandroni, andate a cambiarvi. Vi voglio fuori di qui entro dieci minuti che a casa mi aspetta una famiglia! »

Mi butto sotto la doccia calda e ci rimango immobile con gli occhi chiusi sperando di alleviare tutta quella tensione e soprattutto di dissuadere chiunque voglia ancora ritornare sull’argomento. Per fortuna mi risparmiano altri momenti imbarazzanti. Meno bene va a Fabio al quale alcuni dei nostri compagni si avvicinano e dicono cose del tipo “alla fine ci sei riuscito” oppure “sapevamo che sarebbe successo”. Ma sono troppo stordito per rivolgere l’adeguata attenzione.
Non so davvero quanto rimango sotto l’acqua, sicuramente più dei dieci minuti intimati da Luigi. Ad un certo punto Fabio mi viene a scrollare e mi dice:

« Andrea forza, sei lì sotto da mezz’ora. Luigi è già furioso. »

Lo guardo qualche istante un po’ stralunato poi chiudo l’acqua e dico:

« Sei arrabbiato per quello che ho detto? »

« No, anzi, sono contento che tu l’abbia fatto. Certo, se mi avessi avvisato sarebbe stato meglio ma ti conosco da troppo tempo per non sapere che le cose importanti le fai sempre di testa tua senza dire niente agli altri. »

« Scusa! Non ti ho detto nulla perché mi sarei sentito ancor più in imbarazzo. »

« Sei stato coraggioso. »

« O molto stupido… »

« Adesso però cerca di fare in fretta, ti prego. »

Non faccio in tempo ad arrivare alla mia sacca che Luigi irrompe (nel vero senso della parola) furioso negli spogliatoi e dice:

« Andrea, sei irrecuperabile! »

« Scusa, ora mi vesto! »

« Fabio, aspetta fuori che devo parlargli.»

Guardo Fabio con terrore supplicandolo con gli occhi di non abbandonarmi da solo con quel mostro, ma lui non da molto peso alla cosa ed uscendo dice:

« Non strapazzarmelo troppo però che mi serve tutto intero. »

Traditore!
Guardo Luigi preoccupato ma mi rendo conto presto di non avere nulla da temere. È in missione di pace…

« Se dovessi avere problemi per quello che hai detto non esitare a dirmelo. Capito? »

Sempre molto diretto… ma non posso che essergli grato per l’attenzione che ci rivolge.

« Grazie. »

« Datti una mossa ora. Ti do due minuti. »

Appena Luigi esce mi siedo sulla panca un secondo per riposarmi. E’ stata una giornata lunga e piena di emozioni. Però mi sento il cuore più leggero ora che lo sanno, anche se la paura non se n’è ancora andata del tutto. Sorrido felice e decisamente più rilassato, ma per poco perché i due minuti sono passati in un lampo e io sono ancora con addosso il costume. Quasi posso sentire i passi di Luigi, infuriato per non poter ancora tornare a casa ad abbracciare sua moglie e la sua splendida figlioletta, dirigersi verso lo spogliatoio. La porta si spalanca io vorrei essere in qualsiasi altro posto ma non lì!

« Fuori! »

Riesco in qualche modo a vestirmi prima di essere portato di peso fuori degli spogliatoi.
La giornata però non sembra finire mai e quando torno a casa mio padre, raggiante ma visibilmente preoccupato da una mia possibile reazione, mi dice che vorrebbe farmi conoscere una sua collega, con la quale sono molto amici. Mi crede proprio stupido!? So benissimo che vuole portare in casa mia “quella”. Però non ho cuore e, soprattutto, scuse per dirgli che non la voglio incontrare, così sforzandomi acconsento e intanto penso a qualche stratagemma per non dover conoscere quella mangiauomini.

 


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