Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 20
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: r


Angelo custode

Capitolo XX

Ho deciso di dare una svolta alla mia relazione con Fabio. E’ da alcuni giorni che ci penso, da quando abbiamo litigato per l’esattezza. Le parole di Gabriele mi hanno fatto riflettere e sono arrivato ad una decisione. Devo solo avere il coraggio per portarla a termine… domani, dopo la partita di pallanuoto.
Fabio è in ritardo… è un brutto segno! Lui non è mai in ritardo! Spero non abbia cambiato idea. Infondo lui non aveva intenzione di venire, l’ho dovuto pregare. Lui non voleva perché domani abbiamo la partita… o meglio “hanno la partita”. Io tanto sto sempre in panchina, ma non voglio pensare a domani… sarà imbarazzante! L’ultimo allenamento a cui sono andato è finito con io che dicevo a gran voce di non essere “finocchio”… insomma, non è stata esattamente la migliore delle mie prestazioni.

In attesa accendo il fuoco sotto la pentola con l’acqua per la pasta. Mio padre è fuori stasera… probabilmente ad amoreggiare con la sua amante. Anche se ho accantonato l’idea di pedinarlo non vuol dire che mi sono dimenticato di quella donna!
Quando suona il campanello il primo istinto è quello di precipitarmi ad aprire, ma non deve sembrare che lo stavo aspettando con troppa ansia. Attendo qualche secondo e poi apro la porta sfoggiando un sorriso radioso.
Lo invito ad entrare e chiudo la porta alle sue spalle, ma non mi muovo aspettando che mi saluti con un bacio come si conviene. Lui, però, non sembra intenzionato a fare nulla di simile e si limita a un “ciao” da buon amico.
Deluso mi dirigo in cucina seguito da Fabio che vedendo le pentole sul fuoco dice:

« Pensavo uscissimo a mangiare. »

« Devi stare leggero, domani mattina c’è la partita. Se andiamo da qualche parte chissà cosa ingurgiti e Luigi se la prenderebbe con me. Perchè ti dispiace? »

Ancora deluso per il mancato bacio ricevuto gli do le spalle e mescolo la pasta con troppa energia, tanto che faccio uscire dalla pentola dell’acqua bollente che per poco non mi finisce addosso.

« No, solo mi stupisce visto che adori uscire a mangiare. »

« Si, ma dato che mio padre è fuori ho pensato che potevamo stare a casa tranquilli… »

Fabio quasi divertito dice:

« Quindi tuo padre non è in casa… »

Prendendomi alla sprovvista mi abbraccia alle spalle. Mi stringe con dolcezza facendo aderire il petto alla mia schiena. Sorrido compiaciuto, ma decido di fare il prezioso e continuando ad occuparmi della pasta dico:

« E’ già uscito. Ha detto che passava la serata con dei colleghi ma sono sicuro che è con quella! »

« “Quella”? »

« Ma sì! La donna della foto. »

Ma quando sento le sue labbra posarsi sul mio collo capisco che il discorso è destinato a morire sul nascere e mi lascio andare piegando la testa in modo da facilitargli le manovre… manovre che risultano davvero molto piacevoli. Ho ormai preso gusto a farmi sbaciucchiare il collo quando Fabio dice:

« Credo che il sugo si stia attaccando… »

« Cosa? »

« Il sugo… »

« Cazzo! »

Sconsolato guardo il fondo bruciacchiato della pentola cercando una soluzione per salvare in qualche modo la parte non carbonizzata…

Date le premesse, la pasta non poteva che essere un vero schifo e ovviamente Fabio non perde occasione per farlo notare. Seduti sul divano appiccicati uno all’altro a guardare la televisione dice:

« Sei davvero sicuro che quella pasta fosse commestibile? »

« Piantala! »

« Mi sto solo informando per la mia salute. »

« Beh fattene una ragione perché se andremo a vivere insieme ti capiterà di mangiare qualcosa cucinato da me. »

Quando vedo l’espressione stupita e un po’ imbarazzata di Fabio mi rendo conto di aver detto qualcosa di poco appropriato. Cosa posso dire… ho bruciato qualche tappa di troppo! A disagio dico:

« Dimentica quello che ho detto. E’ una stupidata. »

Il silenzio che ne segue mi lascia un po’ perplesso, sarebbe carino da parte sua dire che non è affatto una stupidata e che il suo sogno è di condividere con me il resto della sua vita… forse questo è un po’ esagerato, ma mi sarebbe bastato un semplice “ma no è una cosa carina” o qualcosa di simile. Il sonno però ha il sopravvento sulla delusione e dopo un lungo sbadiglio dico:

« Perchè non ci mettiamo sul letto? »

Fabio mi guarda malizioso e dice:

« Lo sai che la sera prima di una partita non posso fare certe cose… »

« Ma… che hai capito?! Non intendevo quello! »

« Lo so, ma è troppo divertente prenderti in giro. »

« In questi momenti mi ricordo perché ti detesto… »

« Conosco un modo per farmi perdonare… andiamo sul letto. »

« No! Stiamo qui! »

« Ma non volevi andare sul letto? »

« Prima che tu attentassi alla mia integrità… »

Una risata leggere esce da quella bocca diabolica…

« Era un tentativo innocente, non ho nemmeno provato a saltarti addosso… »

« Era pur sempre un tentativo! »

« Pensavo fosse nei miei diritti provarci… »

« Vero, però è nei miei diritti fare il difficile »

Fabio appoggia la mano sulla mia coscia e, facendola scivolare con fin troppa audacia verso l’alto, dice:

« Dovrai cedere prima o poi »

A quelle parole un profondo brivido mi corre lungo la schiena, non so se per paura o per l’eccitazione che non voglio ammettere di provare

« Non ci contare. »

Rispondo scherzando, ma sappiamo entrambi che è solamente questione di tempo… ho solo bisogno d’abituarmi all’idea.
Fabio mi risponde con un bacio ma la mano abbandona la mia coscia. Anche per questa volta sono riuscito a respingere il suo attacco ma c’è una parte di me a cui non sarebbe dispiaciuta un po’ più di insistenza… una parte decisamente più in basso del cervello.
La serata procede senza grandi avvenimenti, fino a quando Fabio non decide che è ora di tornare a casa.

*** ***
Per una volta nella vita mi sveglio molto prima del necessario… almeno non dovrò fare tutto di corsa. Quando entro in camera dopo la doccia, trovo Fabio seduto sul mio letto che mi aspetta stropicciando il paio di mutande che avevo lasciato lì… Perché diavolo mio padre non la pianta di farlo entrare senza avvisarmi, ma soprattutto, perché Fabio tiene tra le mani le mie mutande e mi guarda con quello sguardo da maniaco in crisi d’astinenza dal sesso?
Decisamente a disagio e in imbarazzo dico:

« Perché mi guardi così? »

« Perché sei irresistibile con solo l’asciugamano attorno alla vita. »

« E le mutande? »

Fabio sorride divertito anche se il suo viso è leggermente arrossito.

« Queste? E’ per impedirti di indossarle. »

« Stamattina hai voglia di scherzare!? Io non ci vado in giro senza! »

Dico mentre con passo decido vado verso di lui cercando di riprendermi l’agognato indumento. Ma Fabio ha sempre avuto riflessi migliori dei miei e riesce a sottrarle dalla mia presa.

« No, affatto. Sono serissimo. »

Cerco di ignorare il brivido di eccitazione e di paura che mi si insinua nella spina dorsale e mi concentro sul tentativo di riprendermi le mutande. Dopo vari tentativi (suppliche, solletico, pugni…) mi ritrovo steso sul letto con Fabio spiaccicato sotto di me, ma tra le mani ho il tessuto semielastico dei boxer. Stringo con decisione e cerco di strapparglieli ma l’unico risultato è vederli allungarsi all’inverosimile fino a sformarsi. Preoccupato dall’ipotesi che possano rovinarsi smetto di tirare ma non accenno a mollare la presa fino a che la mano libera di Fabio si posa sulla mia coscia e dice:

« Vediamo quanto resisti prima di mollare la presa. »

Il suo è un leggero sussurro contro il mio orecchio ma colgo perfettamente la vena di soddisfazione. Capisco il motivo di tanta compiacimento quando la mano scorre verso l’alto sotto l’asciugamano fino a raggiungere i glutei. Con una certa frustrazione dico:

« Non t’azzardare! »

« Fammi smettere tu… »

« Tu non sei Fabio! Sei un maniaco travestito! »

« Sto solo facendo quello che ho sempre fatto. »

In effetti prima che ci mettessimo insieme queste cose erano all’ordine del giorno, però oggi sembra così serio e… e… in calore. Incapace di dargliela vinta fino in fondo dico:

« Per favore lascia i boxer o almeno togli la mano dal mio sedere. »

« D’accordo… »

Non faccio in tempo a gioire che abbia acconsentito (solo alla prima supplica, sia chiaro. Per quanto riguarda la seconda, la sua mano è ancora saldamente ancorata alla mia natica) e ad impossessarmi definitivamente dell’oggetto conteso che Fabio mi afferra con più decisione e mi sbatte con la schiena sul materasso e mi sovrasta tenendomi le mani (che stringono vittoriose il bottino di guerra) ben ferme sotto le sue.
Mentre constato che non ho modo di uscire da quella situazione penso al fatto che avrei fatto meglio a lasciargli le mutande e prenderne un altro paio nel cassetto.
Schiacciato sotto quel corpo potente e teso nello sforzo non riesco a chiedermi che diavolo ha in mente di fare, anzi. Vampate di calore e desiderio annebbiano le continue proteste di una mente che non si è ancora rassegnata ad accettare che sono attratto da Fabio non solo da un punto di vista platonico.

« Credo sia ora di dare una svolta alla nostra relazione. »

Ehi! Anch’io volevo dare una svolta alla nostra relazione, ma non questo tipo di svolta! Volevo semplicemente dire di noi agli altri della squadra, non certo finire sul letto sodomizzato da Fabio. Certo l’esperienza potrebbe anche risultare piacevole ma è ancora troppo presto! Decisamente troppo presto!
Non ricevendo alcuna risposta decide di infierire:

« Andrea, ti fidi di me vero? »

« Sì, ma… »

« Credi che ti potrei costringere a fare qualcosa di cui poi ti pentiresti? »

« Sembri tanto il protagonista di certi romanzetti rosa: pronto a rassicurare la giovane fanciulla indifesa. »

« Da quando leggi romanzi rosa?! »

« Io non leggo romanzi rosa!! Beh una volta ne lessi un pezzo. Ero piccolo. Ne rubai uno a mia zia… rimasi un po’ sconvolto ad essere sincero, soprattutto nel pezzo in cui facevano sesso… »

« Andrea, me lo racconti un’altra volta… stai rovinando l’atmosfera! »

« Sai che quando sono nervoso parlo a vanvera, non è colpa mia. Credo sia una cosa di famiglia. Succede sempre anche a mia madre. A mia nonna non credo… lei è una donna così autoritaria. Forse mio nonno. Non l’ho conosciuto perché è morto quando io non ero ancora nato, però dato che ha sposato mia nonna doveva per forza di cose essere un uomo molto mite e remissivo perché… »

Vengo letteralmente zittito dalle labbra di Fabio che si posano quasi fameliche sulle mie. Mi bacia con un una passione che non avevo mai sentito… forse dovrei parlare a vanvera più spesso.
Credo, però, di aver sprecato qualsiasi occasione di replica perché Fabio, continuando a baciarmi inizia a trafficare con l’asciugamano.
Inizio a preoccuparmi quando sulle parti intime sento l’aria fresca della stanza. Preso dal panico mi stacco, seppur controvoglia, dalle sue labbra e coprendomi il sesso con le mani dico:

« Aspetta! Sei davvero sicuro di volerlo fare? »

« Io sì! »

« Io non tanto! »

« Stai tranquillo. Non voglio arrivare fino in fondo. »

« Davvero? »

« Davvero. »

Le mie mani rimangono però ancorate a protezione delle mie parti intime che, a dispetto della situazione, iniziano a dare segni di vita… che sfacciate!
Fabio non aspetta oltre e appoggiando una mano sulle mie le scosta con decisione, ma anche dolcezza.
Quella vocina dentro di me che non ha smesso un momento di dire “scappa intanto che sei in tempo” si ammutolisce di colpo non appena le dita fresche di Fabio sfiorano la pelle sensibile dello scroto e poi salgono a stuzzicare la punta arrossata del pene. Sinceramente non ho idea di quanto tempo passi prima che delle gocce di seme caldo colino su quelle stesse dita accompagnate dall’espressione di pura soddisfazione che si dipinge sul mio viso. Ho coscienza solamente delle sue labbra su tutto il mio petto e del mio disperato tentativo di prendere aria mentre muovo il bacino per andare incontro ai movimenti di Fabio.
Superato l’orgasmo mi lascio semplicemente ricadere sul materasso rilassando i muscoli tesi e godendomi quella sensazione di spossatezza e appagamento. Riapro gli occhi solo dopo qualche minuto, quando sento il materasso muoversi. Vedendo Fabio alzarsi, chiedo dove stia andando. Nella mia voce si può facilmente scorgere una nota di preoccupazione e ansia, quasi temessi quel distacco. Fabio abbozza un sorriso, anche se non dei più solari, e mostrandomi la mano ancora sporca del mio sperma dice:

« Vado a lavarmi. »

Mentre sono solo in camera mi rendo conto di essere stato un vero egoista e di non essermi minimamente preoccupato di lui e delle sue eventuali esigenze.
Quando torna dal bagno si accorge subito che ho indossato le mutande tanto contese e scherzandoci sopra dice:

« Non dovevi mettertele… così ho faticato tanto per niente! »

« Niente?! Sbattermi su un letto e… e… masturbarmi lo chiami niente? »

« Beh, quello più soddisfatto dei due dovresti essere tu… »

« Lo so, hai ragione. Mi dispiace! … Avrei dovuto pensare meno a me stesso, ma… ma quando hai iniziato a toccarmi non… non ho capito più nulla. »

Fabio sembra stranamente divertito dalle mie parole e sto per mandarlo a quel paese quando, ritornando serio dice:

« Mi basta sapere che ti è piaciuto e che non ce l’hai con me per aver insistito. »

Credo che il mio viso sia diventato di questa tonalità solo in rarissime occasioni. Paonazzo dico:

« Certo che non ce l’ho con te e se mi è piaciuto puoi valutarlo anche da solo. »

« Cazzo! Hai visto che ore sono? »

Luigi questa volta ci uccide!



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