Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 18
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: pg13


Angelo custode

Capitolo XVIII

Siamo negli spogliatoi ancora deserti prima degli allenamenti di pallanuoto. Stranamente siamo arrivati prima del solito. Tutta colpa di Fabio che è venuto a prendermi con mezz’ora di anticipo. Mi siedo sulla panca leggermente scocciato per essere arrivati tanto prima e comincio a mangiare un kinder bueno che avevo lasciato nella borsa. Ormai, mezzo frantumato com’è, non è un’operazione semplicissima ma sono troppo goloso per farmi problemi del genere.
Fabio mi guarda mentre cerco in qualche modo di mangiare tutta la crema che tenta di dissociarsi dal resto del kinder.

« Non ti passa nemmeno per la testa che mangiare una cosa simile prima di nuotare non sia propriamente salutare per il fisico? »

« Si, mamma. Non lo farò più. »

« Spiritoso. Ma se vomiti in mezzo alla piscina non cercherò di trattenere le risate. »

Gli faccio una linguaccia prima di rimettermi d’impegno con ancor più gusto.
Senza nemmeno capirne il motivo ricomincio a pensare a quello che è accaduto qualche sera fa dopo quella disastrosa cena. Non che sia successo qualcosa di particolare. Ovviamente se non consideriamo la frase: “Non c’è bisogno di fare le cose così in fretta. Rallentiamo un po’ il ritmo” che Fabio ha pronunciato prima di andarsene.
Frase di per se innocua se non si sommasse ai miei mille dubbi sull'intera faccenda.
Mi sto spogliando quando trovo il coraggio di chiedere:

« Cosa intendevi quando mi hai detto di rallentare? »

« Eh? »

Mi chiede stupito e dubbioso senza capire cosa gli stia domandando. Perché deve sempre complicare tutto? Ancor più nervoso dico:

« L’altra sera, prima che tornassi a casa. Hai detto che era il caso di rallentare il ritmo della nostra relazione. Cosa significa? »

« Non so nemmeno io cosa volevo dire esattamente … »

« Ti stai tirando indietro? »

Fabio mi guarda stupito per un istante e comincia a scuotere la testa apparentemente divertito dalle mie parole. Dolce mi rassicura dicendo:

« Certo che no. Vorrei che tu fossi sicuro di quello che stiamo facendo e che decidessi tu il ritmo. »

« Sembra che stiamo parlando di chissà quale prodezza sessuale »

Sorride divertito ma stranamente non sembra aver intenzione di ribattere alla mia battuta. Si siede sulla panca accanto alla mia borsa davanti alla quale sono in piedi alla ricerca del costume. Dopo qualche istante di silenzio mi cattura la mano con le sue costringendomi a farmi più vicino a lui. In imbarazzo, non protesto anche quando si porta il dorso della mia mano al viso e, prendendomi alla sprovvista, deposita su di esso un leggero bacio che mi lascia letteralmente senza fiato e tremante in sua balia. Il suo tono è quando dice:

« L’unica cosa che vorrei è essere sicuro dei tuoi sentimenti »

Continuo a fissarlo stralunato senza dire nulla. Le sue dita intrecciate alle mie non mi lasciano concentrare su una risposta sensata. Fabio dopo qualche istante abbandona la mia mano e mi dice:

« Andrea?? Ci sei ancora? »

« Io … non … non credo sia il posto migliore per parlare di certe cose. »

« Il posto non conta »

« Allora, la prossima volta rinchiudiamoci nel bagno così fa più atmosfera »

« Beh, magari … se poi ci facciamo anche altro, in quel bagno »

« Senti un po’, tu non avevi smesso di molestarmi e di dire porcate? »

« Dev’essere il cloro che mi va alla testa e quindi non riesco a stare zitto »

Non ribatto facendo finta di essere sconsolato e ricomincio a cercare.

« Andrea, mi ami? »

« Cosa? »
Gli chiedo preso alla sprovvista. Non so davvero cosa rispondergli. Non è che non sia innamorato di lui, solo che … non lo so. Non riesco a pensare a lui come il mio “amante”. Insomma amare una persona vuol dire anche andarci a letto o comunque avere una certa intimità fisica... quella che io e Fabio non abbiamo. Quella che non mi sento ancora pronto per avere con lui.
È una situazione così strana.

« Non è una domanda difficile. Ma forse lo è la risposta… »

« Te l’ho detto, non mi sembra il posto migliore per fare certi discorsi »

Fabio non aggiunge altro. Ma non è così stupido da non capire che il mio è solo un modo per evitare l’argomento. Non so davvero perché non me la senta di rispondergli. Forse ho solo paura di ciò che questo comporta.

Cerco di non pensarci oltre e mi rimetto a cercare il costume. Finalmente lo trovo e lo indosso velocemente cercando di non sbirciare nella direzione di Fabio che se ne sta nudo come mamma l’ha fatto. Quando, dopo qualche minuto, finalmente indossa anche lui il costume, lo ringrazio mentalmente per non avermi torturato oltre. Oddio non che vederlo nudo mi abbia mai fatto qualche strano effetto (oltre che farmi diventare rosso come un peperone ovviamente) ma vorrei evitare di scoprire che forse qualche effetto collaterale me lo fa. Ancora intento nelle mie elucubrazioni sulla nudità di Fabio vengo preso alla sprovvista quando mi dice:

« Guarda che sei sporco di cioccolato »

« Cosa? »

« Sei sporco di cioccolato! Oggi sei più tonto del solito. »

« Dove? »

Dall’espressione di Fabio capisco che sta per combinarmene una delle sue. Tremo all’idea di cosa la sua mente potrebbe partorire ma per fortuna è meno catastrofico di quando immaginassi e si limita a dirmi:

« Non sai quanto vorrei leccartelo via io »

« Maiale »

Lo accuso mentre mi dirigo verso lo specchio per vedere dove si trova il cioccolato incriminato.

« Esagerato, non ho mica detto che vorrei ricoprirti di cioccolato e leccarti ovunque »

Una vampata di caldo mi invade e il mio viso diventa color porpora mentre penso a tutti i posti decisamente imbarazzanti che potrebbe leccare. Che diavolo mi sta succedendo? Fare certi pensieri non è da me.
Fabio ride e venendomi alle spalle dice:

« Non sono l’unico maiale qui dentro. Se sei diventato di questo colore devi per forza aver pensato qualcosa di molto sconcio »

Mi volto verso di lui e cercando di sembrare arrabbiato dico:

« Piantala! »

Fabio continua a sorridere compiaciuto e divertito. Il suo sorriso non scompare nemmeno quando, prendendomi totalmente di sorpresa, mi cattura delicatamente per un gomito e mi attira verso di lui. Le sue mani si posano appena sui miei fianchi facendomi rabbrividire. Il suo viso si avvicina inesorabile verso il mio lasciandomi però tutto il tempo per allontanarlo. Razionalmente sarebbe la cosa migliore. Baciarsi nel bel mezzo di uno spogliatoio che presto si affollerà non è certo una cosa molto conveniente, ma non ci riesco.
Mi stupisco quando le sue labbra invece che raggiungere le mie si posano fresche su un angolo della mia bocca. Posso sentire il suo profumo, la morbidezza della sua pelle e mi rendo conto di quanto desideri averlo così vicino.
Con la lingua umida e fresca inizia a leccar via il cioccolato con avidità e dolcezza mescolate insieme. Ruvida e morbida allo stesso tempo lambisce più volte la pelle della guancia, ormai in fiamme, provocandomi dei profondi brividi di piacere. Piacere reso palese da un sospiro mal trattenuto. Fabio, divertito e desideroso al contempo, sussurra:

« Sei sensibile »

Il suo respiro è tremendamente caldo mentre si infrange sulla mia pelle. Porto la mano al suo viso e affondo le dita nei suoi capelli in un spregiudicato invito a continuare. Mi attira ancor più verso di se facendo aderire completamente i nostri corpi. Posso sentire ogni curva del suo corpo aderire alla mia pelle … proprio ogni singola parte di lui, coperti entrambi solo da un misero costume. Sconvolto, devo ammettere a me stesso quando abbia desiderato un simile contatto. Il mio corpo reagisce e stupidamente. Ogni singola cellula sembra bruciare mentre la mia mente si fa più confusa.
Ma proprio in quel istante sento il rumore della porta dello spogliatoio che si apre. Fabio si allontana immediatamente ma io non sono in grado di fare altro che rimanere immobile, troppo scosso. Fisso terrorizzato la porta ormai aperta. Sulla soglia c’è Gabriele che deve aver visto tutto e dietro di lui Fabrizio. Facciamo tutti finta di nulla ma non so se Fabrizio ha davvero visto qualcosa e se quello che ha visto è stato sufficiente per fargli capire la verità.
Li saluto nervoso e impacciato torno alla mia sacca facendo finta di cercare qualcosa. Ho le gambe che sembrano di gelatina e il cuore che non accenna a diminuire il ritmo impazzito. Ma l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sarebbe una tragedia se qualcuno venisse a sapere di noi. Io non sono ancora pronto. E’ un pensiero insistente … quasi violento. Mi rende nervoso e… e stupido.

Fabio, in piedi accanto a me non fa altro che fissarmi con discrezione.
Perché non la pianta? Mi da sui nervi!
E’ tutta colpa di sua, cosa gli salta in testa di fare certe cose nello spogliatoio!? Che diavolo, non voglio che tutti lo sappiano!
L’attenzione di Fabio per fortuna viene distratta da Gabriele che inizia una conversazione a cui io non partecipo.
Lo spogliatoio un po’ alla volta si affolla diventando sempre più rumoroso e caotico. Ogni volta che qualcuno dice qualcosa temo che sia riferito a me e a Fabio. Non resisto a lungo e decido di cominciare ad andare a bordo vasca. Sono nel corridoio, per fortuna deserto, quando Fabio mi raggiunge e dice:

« Andrea. Va tutto bene? »

Faccio finta di niente e continuo a camminare. Fabio allora mi afferra per un braccio costringendomi a fermarmi, ma mi scrollo con rabbia e dico:

« Vuoi dare ancora spettacolo? Prima non ti è bastato? »

Fabio mi fissa severamente senza aggiungere altro e mi rendo conto di quanto sia stato stupido a prendermela con lui.

« Scusa »

L’espressione di Fabio si addolcisce facendomi sentire meno in colpa.
Insieme raggiungiamo il bordo vasca. Quando l’allenatore ci vede arrivare per primi dice:

« O mio Dio! Si sta avvicinano la Fine Del Mondo! Voi due che arrivate non solo in orario ma addirittura per primi… »

Fabio scherza un po’ con l’allenatore ma io non sono proprio dello spirito giusto, anzi le sue parole mi innervosiscono ancora di più. Mi siedo su un blocco e aspetto l’inizio degli allenamenti.
Vorrei che il mondo si fermasse per un istante dandomi la possibilità di riflettere. La situazione sta precipitando e io non so più cosa fare. L'appuntamento dell'altra sera mi ha sbattuto in faccia, senza troppa gentilezza, il fatto che sono diventato gay. Per darmi il colpo di grazia quell'assurda situazione nello spogliatoio. Così se mi ero illuso di poter ignorare questo mio “insignificante” aspetto, quello che è successo stermina qualsiasi mia illusione. Se Fabrizio avesse capito tutto …
La cosa che mi tormenta è che ho dannatamente paura. Paura di essere gay, che la gente lo venga a sapere, e paura di perdere Fabio se io rinnegassi questo mio nuovo 'stato'. Mi trovo tra due fuochi e non so cosa fare. L'unica persona a cui potrei confessare tutto questo è Fabio. Ma come posso parlargli di una cosa simile se è lui il diretto interessato?

Non passa molto tempo che arrivano anche gli altri. Uno degli ultimi ad arrivare è proprio Fabrizio. Mi si gela il sangue quando lo vedo venire verso di me. Spero fino in fondo che sia solo una coincidenza ma quando mi si ferma di fronte, non ci sono più dubbi. Prego perché non tiri in ballo quello che è successo ma la mia supplica non è ascoltata. Con un’espressione allegra sul viso mi dice:

« Andrea lo sai che non si dicono le bugie?! »

« Io non dico bugie! »

Rispondo acido senza capire cosa stia cercando di dire.

« Quando ti ho chiesto se stavate insieme, tu hai negato. Ma da quanto ho visto siete diventati molto intimi. Ne sono felice »

« Devi aver visto male »

« Oh dai, ti vergogni di ammettere che lo ami? »

« Piantala! Io non potrei mai amare un uomo. Non sono un finocchio! »

Fabrizio sembra rattristato per la mia risposta e dice:

« Scusa, non volevo offenderti »

Mi sento davvero stupido ma mi rendo subito conto che Fabrizio non è l’unico ad essere rimasto male per le mie parole. Come posso essere stato così idiota da dire certe cose davanti a Fabio? Lui non dice nulla e fa finta di niente ma anche un cieco vedrebbe quanto le mie parole l’hanno scosso. Incontro il suo sguardo e non vedo che tristezza e dolore. Distolgo quasi subito gli occhi incapace di sopportare i sensi di colpa. E’ l’allenatore a rompere la tensione dicendoci di iniziare il riscaldamento.
L’ora che segue è un vero disastro, non solo per me. Fabio non fa altro che sbagliare e il mister non la smette un attimo di rimproverarci.
Mi sento sollevato quando finalmente tutto finisce e gli altri vanno negli spogliatoi. Diversamente dal solito anche Fabio vi si dirige subito. Faccio per seguirlo quando Luigi mi chiama. Lo raggiungo ben sapendo di cosa vuole parlarmi.

« Non c’è bisogno che ti rammenti che non tollero epiteti o frasi sgradevoli sull’omosessualità, nemmeno da parte tua »

« Ti prego non infierire! »

« Non voglio farti la predica, ma non riesco a capire perché ti sei comportato in quel modo »

« La situazione è complicata »

« Non voglio a tutti i costi sapere i fatti vostri, ma se avessi bisogno di parlare con qualcuno sai dove trovarmi »

« Grazie »

« Fila a cambiarti anche tu. »

Quando entro nello spogliatoio trovo solamente Gabriele e Fabio. Quasi sicuramente stavano parlando di me dato che appena ho aperto la porta Fabio ha smesso di parlare. Gabriele accenna un sorriso verso di me e, indossando la giacca, dice:

« Io vado »

Lo saluto con un filo di voce e mi dirigo verso le docce. Forse la cosa migliore sarebbe parlare subito con Fabio ma non ne ho il coraggio. Mi lavo velocemente temendo che Fabio possa andarsene. Quando esco dalla doccia è seduto sulla panca accanto alla mia borsa. Ma non siamo più soli nello spogliatoio. Un ragazzo che non conosco, si sta cambiando in un angolo.
Arrivato di fronte a Fabio accenno un sorriso ma non riesco a dirgli nulla. Aspetta che io sia vestito per dire:

« Dato che stai tentando in tutti i modi di evitare il discorso mi trovo costretto a prendere in mano io la situazione, come sempre: Cosa ti sta succedendo? »

« Mi ... mi dispiace! Mi sto comportando in modo stupido. »

« Mi interessa la causa del tuo comportamento, nient’ altro... »

« ... »

« D'accordo. C'è qualcosa di particolare che vuoi dirmi a proposito di noi due? »

« N-no... »

« Ok, ho capito. Io me ne vado »

Fabio si alza senza aggiungere altro e indossa il cappotto. Preso dal panico dico:

« Te ne vai? »

« Direi di si. »

« Ma... »

« Andrea, io poso essere comprensivo fin che vuoi ma non starò qui a farmi prendere in giro. »

« Non ti sto prendendo in giro! Io ... io ... »

« Allora dimmi cosa ti sta succedendo! Perchè credo di meritarmi una spiegazione. Credi mi faccia piacere questa situazione? »

Mentre Fabio parla vedo che il ragazzo ci sta guardando. Mi sento sprofondare e senza riflettere dico:

« Andiamo da un'altra parte »

Fabio mi guarda sorpreso prima di voltarsi distrattamente verso lo sconosciuto. Un attimo prima di rivolgersi nuovamente verso di me e dire:

« Stiamo litigando e quello che ti interessa è che uno sconosciuto possa pensare che tu sia gay... o forse il termine più corretto è “finocchio”. »

« Sei crudele »

« Già ... ma non sono l'unico. »

Senza aspettare oltre si dirige verso la porta. Io rimango impietrito per qualche istante quasi le sue parole mi avessero strappato via l'anima. Ma quando lo vedo uscire mi rendo davvero conto dell'assurdità di quello che sto facendo o meglio, di quello che non sto facendo. Lo raggiungo di corsa lasciando il cappotto nello spogliatoio. Lo afferro per un braccio costringendolo a fermarsi e a voltarsi verso di me.
Il suo sguardo si fa meno duro quando mi vede e dice:

« Torna dentro o ti congelerai. »

« Mi dispiace! ... Mi dispiace per essere così stupido e egoista. »

« Andrea devi capire quello che provi davvero per me altrimenti tutto questo non ha senso. »

« Io ti voglio bene, lo sai! »

« Non basta che tu mi voglia bene. So che per te è difficile accettare di essere gay, lo è per tutti, ma se non mi ami allora non vale la pena soffrire tanto. Puoi dimenticare tutto, far finta che non sia mai successo, trovarti una ragazza e vivere felice. »

« Come puoi dire una cosa simile? »

« Dico quello che tu non hai il coraggio di dire. »

« Io so che non voglio perderti »

« Nemmeno io, ma questo non cambia la nostra situazione. »

Non aggiunge altro e se ne va. Rimango lì quasi immobile guardandolo mentre si allontana.
Ho combinato un vero disastro.

Non so quanto rimango lì fermo, ma ad un certo punto sento un braccio cingermi le spalle. Gabriele mi dice semplicemente:

« Stai tranquillo, risolverete tutto »

Spero abbia ragione… non riuscirei a sopportare di averlo perso.


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