Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 17
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: pg13


Angelo custode

Capitolo XVII

Manca solo un’ora all’appuntamento e io sto già impazzendo.
Sono nervoso, agitato e soprattutto terrorizzato.
E' un'ora che vago per la casa alla ricerca di un modo per calmarmi, dato che le quattro camomille concentrate che ho bevuto non hanno sortito il minimo effetto.
Sempre più isterico e disperato tento di dare una forma coerente ai miei capelli che hanno scelto un brutto momento per darsi all’anarchia. Me li sono lavati ormai tre volte con tutti gli shampoo che ho in casa (e sono davvero molti) e li ho asciugati in tutti i modi possibili. Ma niente, non vogliono saperne di avere una forma accettabile.
Però il dramma non si limita solamente ai capelli… non ho la più pallida idea di cosa indossare. Ho passato l’intero pomeriggio (avrei voluto dormire ma ero troppo agitato) a pensare a cosa mettere ma senza avere uno straccio di idea.
Tutto questo è molto stupido dato che conosco Fabio dalla seconda liceo e certo non ho bisogno di fare colpo su di lui, ma non riesco a fare a meno di sperare di essere più desiderabile del solito.
Anche la tonnellata di profumo con cui mi sono cosparso il corpo non era necessaria, ma forse aiuta… anche se credo di aver un po’ esagerato.
Quando manca poco meno di un quarto d’ora opto per un paio di jeans e una camicia nera abbastanza attillata. Ho scelto più per disperazione che per reale convinzione, ma l’importante è il risultato… risultato pessimo dato che più mi guardo allo specchio e più mi convinco di essere orribile stasera: ho le occhiaie, i capelli che sembrano stoppa e questi pantaloni sono troppo larghi, ma sono gli unici che si abbinino a questa camicia.
Se devo essere sincero con me stesso, il mio aspetto è solo uno dei motivi secondari della mia agitazione. Concentrarmi su di esso però mi aiuta a non pensare a quello che questo appuntamento comporta.

Mio padre ritorna a casa in tempo per assistere ad una delle mie peggiori scene isteriche quando mi accorgo che la camicia è macchiata. Mentre appoggia la valigetta e si toglie il cappotto, mi chiede:

« Andrea cosa succede? »

« Papààààààà!!!! Sono disperato... Non so cosa mettermi e devo uscire fra cinque minuti! »

Mi guarda tra il dubbioso e il divertito prima di dire:

« Quello che hai su non va bene? »

« No!! Guarda!! »

Gli dico disperato mentre gli indico con enfasi la macchia sulla camicia. Sorride trattenendo a stento il divertimento e tranquillo mi dice:

« Prima di tutto vai a lavarti che lasci la scia di profumo anche a distanza di chilometri. Seconda cosa ci mettiamo lì con calma e vediamo cosa ti puoi mettere. Tranquillo. »

Lo guardo senza riuscire a decidere se le cose sono davvero così semplici come dice lui oppure se ho ragione io e tutto questo è una tragedia.
Ma quello di cui avrei davvero bisogno è che mi rassicurasse, che mi dicesse che non c'è nulla di male ad avere un appuntamento con un altro ragazzo, perché ora non ne sono più molto sicuro. Quando ho costretto Fabio a uscire con me non avevo davvero realizzato quale fosse la realtà delle cose.

« Muoviti o non farai mai in tempo »

Mi sprona ancor più divertito e io obbedisco, perché ho un disperato bisogno che qualcuno prenda in mano la situazione e mi tiri fuori da tutto questo.
Quando esco dal bagno raggiungo mio padre che sta già dando un occhiata nel mio armadio alla ricerca di qualcosa di decente. Ricerca che deve terminare con esito positivo fra meno di due minuti, sperando che Fabio per una volta nella sua vita arrivi in ritardo.
Tira fuori una camicia bianca molto semplice e me la mostra. Con tono secco dico:

« Banale »

« Io direi elegante »

« Ho bisogno di qualcosa di più appariscente! »

Fruga ancora e dopo poco tira fuori un maglione turchese abbastanza stretto e corto. Senza perdere tempo dico:

« Troppo succinto »

Un altro maglione, questa volta verde marcio abbastanza sportivo.

« Poco elegante »

Il tempo passa, non faccio altro che scartare le proposte di mio padre con “troppo leggero” “troppo largo” “troppo stretto” “ troppo elegante” ecc… Vorrebbe impiccarmi ma alla fine, quando ormai sono rimasti pochi capi all’interno dell’armadio, troviamo un maglioncino abbastanza leggero, aderente ma non troppo, con il taglio del collo piuttosto particolare che lascia intravedere parte di una spalla. Il mio viso si illumina con un radioso sorriso.
Per i pantaloni la scelta è molto più semplice.
Proprio in quell’istante qualcuno suona il citofono. Un’ondata di adrenalina pura si diffonde nel mio corpo mentre l’agitazione aumenta esponenzialmente. Nervoso dico:

« Vai tu a rispondere, deve essere Fabio »

Quando ritorna in camera mi guarda un istante con uno sguardo strano che non riesco proprio a capire e dice:

« Pensavo ti mettessi tutto in tiro per una ragazza »

Mi sento a disagio. Ma sopratutto sono terrorizzato all’idea che lui possa aver capito di noi. Con un filo di voce dico:

« E’… è così! »

So di non essere stato molto convincente ma per ora è il massimo che posso fare. Lui però sembra crederci e dice:

« Sono contento che tu abbia trovato una ragazza che ti piace »

« Già… »

« Finisci di vestirti o farai tardi come sempre »

Quando mio padre torna in salotto chiudendosi la porta alle spalle mi sento un verme. Gli ho mentito spesso ma mai su una cosa così importante. E… mi sento un vigliacco per non aver avuto il coraggio di dirgli la verità e perché mi vergogno da morire di quello che sono.
Tento in qualche modo di scacciare questi pensieri dalla mia testa concentrandomi, ma l’angoscia non è facile da mandar via.
In fretta indosso i pantaloni ma mi viene in mente che ho lasciato i calzini sul divano in sala e senza nemmeno indossare il maglione vado a recuperarle.
Convinto che Fabio sia davanti al portone ad aspettarmi irrompo nel salotto, ma mi accorgo immediatamente che insieme a mio padre nella stanza c’è anche lui.

Che sia maledetto!! Perché diavolo l’ha fatto salire?? Senza avvisarmi per giunta!! Li guardo scioccato e disperato mentre la mia mente mi suggerisce che sono un grandissimo deficiente che ha passato un intero pomeriggio a preoccuparsi e si presenta davanti al suo ragazzo nudo con addosso solo un paio di pantaloni mezzi aperti.

Cercando un minimo di contegno li ignoro entrambi e torno in camera con la faccia in fiamme e tanta voglia di urlare la mia disperazione. Quando esco nuovamente, questa volta vestito, Fabio non fa commenti, ma posso intravedere un accenno di sorriso divertito. Mi viene voglia di mandarlo a quel paese ma lo sguardo curioso di mio padre mi fa tacere oltre che far nuovamente affiorare l'angoscia e i sensi di colpa.

Dopo meno di mezz’ora siamo seduti al tavolo che Fabio ha prenotato in un ristorante. Ma le cose non vanno come avevo previsto. Mi sento un pesce fuor d’acqua, seduto in questo piccolo tavolino al centro della sala sotto gli sguardi più o meno interessati delle altre persone. Probabilmente è solo una mia paranoia e nessuno sta davvero facendo caso a due ragazzi che cenano insieme ma non riesco a fare a meno di pensare che tutti loro mi stiano giudicando come il peggiore dei criminali. Questa angoscia non può che influire sul mio comportamento nei confronti di Fabio che, al contrario di me, sembra tranquillo e rilassato.

« Sei silenzioso, cos’hai? »

La sua voce mi scuote bruscamente e sono costretto a distogliere l’attenzione dal resto della sala. Con imbarazzo guardo Fabio che abbozza un lieve sorriso. Credo che iniziare ora una dissertazione su quanto mi vergogni di essere gay sia alquanto stupido. Mi mordicchio nervoso un labbro prima di dirgli semplicemente:

« Scusa. »

« Non devi scusarti. Vorrei solo che tu non fossi così in imbarazzo. »

« Non è così semplice »

« Lo so »

Non so davvero cosa ci sia nel suo tono ma mi rassicura e riesco quasi a dimenticarmi di tutti gli altri e ad abbozzare un leggero sorriso. Addirittura inizio una specie di conversazione che mi distrae ma ogni tanto, in alcuni momenti di silenzio, tutto torna a galla e io mi sento sempre peggio.
Mi sono illuso che essere gay non fosse un problema, che del giudizio degli altri poco mi importasse, ma è stato facile convincersene finché ero rinchiuso in una stanza solo con Fabio, finché non c'era gente pronta ad additarci. Ora mi rendo conto di quanto sia stato ingenuo e superficiale. Ho mentito a me stesso e ora è troppo tardi per rendersene conto.
E' Fabio a distogliermi nuovamente dai pensieri in cui mi sono perso.

« Andrea, cosa ti sta succedendo? »

« Non credo sia il posto migliore per parlare di certe cose... »

« Allora inizia un qualsiasi discorso perché quando sei così silenzioso mi fai paura. »

« Mi dispiace ti sto rovinando la serata. »

« Non preoccuparti, più tardi avrai l'occasione per farti perdonare. »

Lo guardo un po' perplesso e gli chiedo:

« Cosa hai in mente? »

Fabio sorride divertito e con un filo di voce per non essere sentito dagli altri e dice:

« Cosa credi che abbia in mente? Già ti immagino mentre ti rotoli nudo tra le lenzuola. »

« Co-cosa?? »

La voce mi esce un po' stridula e il tono un po' troppo alto fa voltare la signora seduta al tavolo poco distante dal nostro. Fabio, divertito, emette una leggera risata. Mi corrono i brividi lungo la schiena tanto il suo viso è rilassato e dolce. Dopo un primo momento di smarrimento mi rendo conto di quanto sia arrossito e con la voce tremendamente impastata gli sussurro:

« Sei un maiale! »

« Ormai dovresti saperlo. »

Non so come ma è riuscito a strapparmi un sorriso sincero e un po' più rilassato. Non capisco come possa essere così tranquillo e naturale mentre parla di certe cose in mezzo a tutta questa gente.

La cena finisce più in fretta di quanto temessi e Fabio mi propone di andarcene subito e di rifugiarci in macchina per parlare con tranquillità.
Dopo circa venti minuti passati a litigare su chi dovesse pagare il conto, siamo seduti nell’auto di Fabio.
Un imbarazzato silenzio permea l'aria ancora fredda nell'abitacolo. Tremo infreddolito mentre mi strofino le mani sui jeans cercando di scaldarle. Fabio prendendomi alla sprovvista appoggia la mano sulla mia e la stringe con delicatezza ma istintivamente mi ritraggo. Quando mi rendo conto davvero del mio gesto è troppo tardi. Non so cosa mi stia succedendo. Vorrei scusarmi ma Fabio parla prima che io possa farlo:

« Non ti va di parlare di come ti senti? »

« Devo proprio? »

Chiedo disperato rendendomi conto che non voglio davvero parlarne con lui. Mi vergogno per il mio comportamento. Fabio sorride e dice:

« No, non sei obbligato a parlarne. »

« Ma almeno una spiegazione te la devo dare, giusto?! »

« Non mi devi nessuna spiegazione, non a me! So come ti senti. »

« Allora perché dovrei parlartene? »

« E' quello che si fa tra due persone che stanno insieme e soprattutto è quello che fanno due amici. »

Rimango in silenzio anche se le cose da dire sarebbero molte. Ma la serata è stata già abbastanza orribile senza terminarla con il resoconto delle mie stupide paure. Eppure so bene che questo discorso è solo rimandato.
Anche Fabio rimane in silenzio ma dopo qualche istante di incertezza si sporge leggermente verso di me e mi accarezza. E' la sua mano tra i miei capelli per una leggera carezza a far scivolare via tutte le sgradevoli sensazioni e nella mia mente rimaniamo solo io e lui, solo la sua dolcezza. Non desidero nulla di più.


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