Titolo: Angelo custode
Autore: ki_chan
Parte: 8
Pairing: Fabio x Andrea
Raiting: pg13


Angelo custode

Capitolo VIII

Dopo l’allenamento siamo passati in farmacia e l’ho riaccompagnato a casa e mi sono appostato lì per assicurarmi che stesse bene. Lo sto trattando come un malato grave di qualche strana malattia che ha bisogno di tutto, con l’unico effetto di farlo impazzire. Volevo anche mettergli io la crema ma Fabio proprio non voleva, allora ho tentato di mettergliela con la forza con l’unico risultato di rischiare di rompergli anche l’altro braccio. Ammetto di essere un po’ esagerato ma ho delle attenuanti. La prima è che sono esagerato in tutto, la seconda è che mi sento molto in colpa. Alla fine Fabio mi ha minacciato che se non la piantavo di trattarlo come un invalido mi avrebbe cacciato fuori a calci. Non mi è rimasto altro che starmene lì buono buono.
Sono ormai le sette quando a malincuore dico:

« E’ ora che torni a casa … »

« Perché non rimani qui a mangiare? Tuo padre non c’è e ti sentirai solo »

« Non voglio disturbare e poi a tua madre non sto molto simpatico, non ne sarebbe felice! »

« Non è vero che non gli stai simpatico è solo diffidente verso il prossimo … »

Sarà come dice lui ma a me sembra che mi guardi in cagnesco ogni volta che mi avvicino a Fabio.

« … e comunque possiamo mangiare qui in camera. Mi farebbe piacere! »

« …d’accordo allora »

Non era così che mi immaginavo questa serata, pensavo che, vestito di nero, avrei pedinato mio padre nel freddo della notte insieme a Fabio ma non posso certo trascinarlo in giro oggi, dopo quello che ho combinato.

La cena era davvero buonissima, una cosa devo riconoscerla, la mamma di Fabio non sarà la donna più simpatica dell’universo però è davvero un’ottima cuoca, non come mio padre che mi rifila cibi surgelati e precotti, beh oddio, meglio così, perché quello che cucina è davvero immangiabile. C’è gente che non è proprio capace di far da mangiare… mio padre è certamente uno di quelli… e dire che si impegna tanto! Sarà forse per questo che ho mangiato due abbondantissime porzioni di questo squisitissimo arrosto e purè.
Sta di fatto che quando abbiamo finito di mangiare sono steso sulla moquette a boccheggiare. Fabio sorridendo divertito mi dice:

« Stasera hai dato il peggio di te in quanto a cibo! »

« Cosa vorresti insinuare? »

« Che tre persone avrebbero mangiato meno di te … »

« Sei sleale! Ti diverti a prendermi in giro solo perché sai che, anche volendo, non potrei alzarmi per prenderti a sberle »

« Povero, hai pieno il pancino? »

Dicendo così mi appoggia delicatamente la mano sulla pancia scostando appena la felpa in modo da essere a contato con la mia pelle. Contrariamente a quanto mi aspettavo la sua mano e piacevolmente calda. Rinuncio perfino a ribattere alle sue parole e mi rilasso mugugnando in segno d’approvazione.

« Fai le fusa come un gattino »

Il suo tono è talmente dolce che mi sembra d’andare a fuoco. Dischiudo leggermente le palpebre e lo guardo attraverso le ciglia. Sta sorridendo. Non so davvero per quale strano e malato meccanismo mentale arrossisco fin sotto le mutande. Chiudo di scatto gli occhi e mi volto su un fianco dandogli le spalle. Lui mi accarezza appena i capelli prima di alzarsi e riportare i piatti il cucina.

Quando torna in camera io sono ancora raggomitolato sul pavimento e ho tutte le intenzioni di rimanerci per tre semplici motivi: Primo: ho mangiato troppo e mi sembra di scoppiare, meno movimenti faccio meglio è. Secondo: il pavimento è un po’ duro ma in fin dei conti ci sto comodo. Terzo: mi vergogno troppo a guardare Fabio negli occhi dopo la splendida figura che ho fatto … arrossire così, senza motivo, per … per … un sorriso, innocente, casto e … e …dolcissimo sorriso!
Fabio non è dello stesso parere sul fatto di rimanere raggomitolato sulla moquette e mi dice:

« Cosa vuoi fare stasera? Guardiamo un film? »

« No »

« Giochiamo a qualcosa? »

« No »

« Mi racconti la tua prima volta? »

« Non ci penso nemmeno!! »

« Allora come la vuoi passare questa serata?? A fare sesso frenato sul pavimento? »

Allora mi volto e provocatoriamente dico:

« Non vedo la ragazza con cui farlo … »

Fabio allora mi si avvicina e mettendosi cavalcioni su di me dice:

« Non mi sono spiegato bene allora … la parte della ragazza la faresti tu … »

Dopo circa due microsecondi anche Fabio è raggomitolato sul pavimento. Ma lui per il dolore del pugno (nemmeno troppo forte) che gli ho tirato in pieno stomaco … giusto per ricambiarlo della gentilezza.

Alla fine ci siamo messi a giocare con la play station. Oddio, ho dovuto faticare per riuscire a convincerlo! Beh… a essere sincero non è ancora convinto ma ha acconsentito come si fa con i bambini che fanno i capricci. Lui lo sa che quando mi attacco alla play station non mi stacco più finché i miei neuroni non collassano ed è forse per questo che tende ad opporsi, però alla fine piace anche a lui. Anzi ci facciamo certe sfide infinite che terminano con me abbattuto per la sconfitta che cerca di rifarsi rompendogli le scatole con pizzicotti e cose simili che vengono ricambiati con il solletico. Una lotta all’ultimo sangue che termina con noi due aggrovigliati sul pavimento esausti.
Ma Fabio questa sera non sembra voler collaborare molto al mio divertimento. Infatti, dopo un oretta si scoccia e mi molla lì da solo a giocare e si stende sul letto a guardare un po’ di televisione.
Non so davvero quanto sia passato. A un certo punto mi comincia a vibrare il cellulare. La tentazione di lasciarlo suonare è tanta anche perché sono nel bel mezzo di una partita in cui sto vincendo alla grande. Ma il vibrare noioso nella tasca dei jeans alla fine ha il sopravvento. Mi alzo dal pavimento per rispondere, così mi sgranchisco un po’ le gambe che ne hanno bisogno, e mi volto verso Fabio. Ha gli occhi chiusi, il respiro regolare, completamente abbandonato sul letto. Piccole ciocche di capelli gli ricadono sulla fronte. La pelle chiara sembra di seta. Ha la felpa appena sollevata e gli si intravede l’ombelico e la fine degli addominali che gli ho sempre invidiato, pronunciati ma non troppo. Sto lì a fissarlo come un cretino mentre il cellulare mi vibra isterico nella mano. Me ne rendo conto solo quando quel fastidioso oggettino la smette. Mi do abbastanza del cretino perché adesso mi toccherà richiamare io e spenderò un sacco di soldi … già ne ho pochi. Cerco tra l’elenco delle chiamate e risulta essere mia madre. Non faccio in tempo a digitare il suo numero che mi richiama. Rispondo e le chiedo se è successo qualcosa di grave per chiamarmi a quest’ora. Lei semplicemente mi risponde che aveva voglia di sentirmi. E’ sempre la solita … Comincia a parlarmi del più e del meno mentre io vago distrattamente per la camera di Fabio. Sono vicino alla scrivania quando vedo dei fogli scritti al computer con correzioni fatte a mano. Il mio primo pensiero è quello di non impicciarmi dei fatti suoi, ma la curiosità è tanta e leggo qualche riga. Sembra un acconto … non sapevo gli piacesse scrivere. Forse non so tante cose di lui. A questo pensiero una strana morsa mi attanaglia lo stomaco. Preso un po’ dallo sconforto abbandono lì quei fogli e ritorno mentalmente alle parole di mia madre che imperterrita continua il suo resoconto su come le va il lavoro, come sta la mia sorellastra e il suo nuovo marito, sono sposati ormai da dieci anni ma per me è sempre il suo “odioso, rompiscatole, gretto, cafone e antipatico nuovo marito”. Alla fine del suo resoconto mi chiede come sto. Liquido il discorso in due parole poi ci salutiamo e ci mettiamo d’accordo per pranzare insieme uno di questi giorni. Quando finisco la telefonata controllo che Fabio stia ancora dormendo e mi rimetto a leggere il racconto che ho trovato. Sono tanto immerso nella lettura che non mi accorgo di Fabio alle mie spalle e ho un mezzo infarto quando mi dice:

« Cosa stai leggendo?? »

« L’ho trovato sulla scrivania … io … »

Mi sento tanto come il bambino che è stato beccato dalla madre a fare qualche marachella. Mi sento incredibilmente in colpa.

« Non credi che avresti dovuto chiedermi il permesso? »

« Sapevo che non me l’avresti mai lasciata leggere … »

Ribatto con un filo di voce.

« E avevi ragione! »

« Perché? »

« Perché è una cosa che ho scritto, senza valore »

« Allora perché non vuoi farmela leggere? Già non mi parli mai di quello che ti riguarda, almeno darmi la possibilità di leggere qualcosa che hai fatto tu…»

« Spiegami perché ti sei fissato con questa storia … perché adesso ti interessa tanto conoscermi a fondo? Non te n’è mai importato nulla, bastava che ti fossi vicino quando avevi bisogno … »

Mi stupiscono profondamente le sue parole. Mi sembra la cosa più cattiva che potesse dirmi.

« Non è vero! »

« Sì che è vero, se no questa discussione sarebbe avvenuta molto tempo fa! »

Non so davvero come definire questa sensazione. Un misto di rabbia e tristezza, delusione e anche un po’ di sensi di colpa perché c’è una parte di me che gli da ragione. Ma se le sue parole fossero veritiere perché non mi ha mai detto nulla? Perché non mi permette di rimediare?

« E tu, invece, perché hai tanta paura di permettermi di conoscerti più a fondo? »

« Perché … perché ho paura che sia uno dei tuoi soliti capricci!! »

Mi sembra di non avere più il terreno sotto i piedi. Mi sento come se mi avesse tirato un pugno nello stomaco … quello forse sarebbe stato meno doloroso.

« Pensi questo? … davvero lo pensi?? … per me sei la cosa più importante, come puoi pensare di essere un capriccio? »

Lo guardo negli occhi, ma lui sostiene il mio sguardo solo qualche istante poi lo abbassa e mi sussurra:

« Non è così semplice … »

« Non mi credi? Parlando di te, allora … cosa sono per te se non ti fidi nemmeno!? »

« … »

« Rispondimi cazzo!! Per te sono solo un bel ragazzo da portare a letto? Da palpare e toccare quando non sai con chi altro farlo? »

Vorrei prenderlo a pugni dalla rabbia e dalla frustrazione ma riesco solo a tremare come una foglia. Due braccia forti mi stringono le spalle e la rabbia sembra scivolare via. Rimane solo una gran voglia di piangere. Appoggio a fronte alla sua spalla e aspetto. Non so nemmeno cosa. Forse le sue risposte.
Quando comincia a parlare la sua voce è solo un sussurro:

« Per me sei come un bellissimo e profumatissimo fiore che posso solo guardare e sfiorare con al paura di rovinarlo ma che non potrà mai essere mio… Perdonami se ti faccio soffrire ma ho paura … paura di te »

« Perché paura di me? »

« Ho paura di non riuscire a fermarmi, di non controllarmi più, facendoti soffrire. Ho paura che tu possa diventare troppo importante per me e non riuscire più a non desiderarti solo per me. »

« Ma io … io … »

« Tu non puoi darmi tutto quello che vorrei … »

« Io … mi dispiace … »

« Non è colpa tua! Tu devi pensare a trovarti una ragazza, ed essere felice con lei. Non devi pensare a me! »

« Vuoi … vuoi allontanarmi? È questo che stai cercando di dirmi? »

« No, no, certo che no! »

« Allora non nasconderti da me! »

Dopo quella discussione nessuno dei due aveva più voglia di dire altro così ci siamo stesi entrambi sul suo letto a guardare un po’ di televisione.
E’ sul letto che mi risveglio.
Apro appena gli occhi e mi rendo conto di come ci siamo addormentati. Ho la testa appoggiata sul suo braccio e sono letteralmente rannicchiato contro il corpo di Fabio che sembra accogliermi e proteggermi avvolgendomi con un braccio all’altezza della vita. Deve avermi coperto ieri sera perché siamo sotto una coperta. Guardo distrattamente l’ora e quando leggo che sono le cinque del mattino mi viene un colpo! Mio padre sarà sicuramente molto preoccupato! Cerco di mettermi a sedere senza svegliare Fabio e di raggiungere il cellulare nella tasca dei jeans.
Lo chiamo e quando mi risponde mio padre è furioso e preoccupato. Forse non mi sgrida solo perché non ne ha la forza. Ma quel “ne riparliamo domani sera” ha molto del minaccioso.
Mentre parlo con mio padre sento la mano di Fabio accarezzarmi appena la schiena quasi a volermi rassicurare. Però finita la telefonata non mi dice nulla e io nemmeno, mi limito a rimettermi esattamente nella stessa posizione in cui mi trovavo e cerco di riaddormentarmi. Fabio, dopo un primo momento di stupore (forse si aspettava scegliessi una posizione meno compromettente e più consona a due amici) mi riavvolge nel coperta e nel suo abbraccio di cui sento averne bisogno in questo momento.

Più tardi, quando mi sveglio, sento Fabio mugugnare per il dolore alla spalla che gli ho distrutto ieri, sia per il braccio di cui gli ho fermato la circolazione più o meno per tutta la notte e ora non sente più la mano.

« Mi dispiace … »

« Non vorrei mai essere in tua moglie … »

« Perché? »

« Dormire con te è una delle cose più dolorose al mondo … almeno avessimo fatto qualcosa di più interessante su quel letto … »

« Ohhh piantala!! Quante storie per una mano informicolita! »

« Ti sei dimenticato i calci che mi hai tirato e la bava che mi hai lasciato sulla maglietta!! »

« Io non sbavo di notte!! »

« Sì che sbavi!! Dormi con la bocca aperta e russi!! »

« Queste sono solo calunnie!! Antipatico!!! »

Faccio per alzarmi quando Fabio mi costringe a rimanere seduto sul bordo del letto e inginocchiandosi sul letto mi abbraccia da dietro. E mi sussurra:

« Devi farti perdonare per tutto il male che mi hai fatto stanotte!! »

« Non devo farmi perdonare proprio nulla!! Era la punizione per le cose brutte che mi hai detto ieri sera!! »

« … Scusa »

Rimaniamo così senza che nessuno dei due abbia voglia di muoversi. Mi sto godendo quel familiare calore quando vedo la porta di fronte a me aprirsi. Mi sento gelare. Mi vedo già sbattuto dalla madre di Fabio sul pianerottolo con un bel “non rimettere più piede in casa mia e sta lontano da mio figlio”, ma fortunatamente le mie visioni catastrofiche non vengono attuate e per mia immensa fortuna davanti alla porta c’è Luca, il fratello maggiore (solo di due anni) di Fabio.
Luca sorridendo dice:

« La mamma mi ha mandato a svegliarvi. Ha detto che era meglio se lei non vedeva … »

« Non c’è nulla da vedere! »

Ribatte Fabio divertito.

« No, no ti sbagli! C’è molto da vedere! »

Io mi chiedo per quale misterioso motivo tutti debbano sparlare sulla relazione fantasma che c’è tra me e Fabio. Voglio dire, se ci fosse davvero parlerebbero della posizione in cui l’abbiamo fatto?!
Un po’ scocciato mi alzo e vado a darmi una rinfrescata in bagno. Li sento borbottare attraverso il muro e questo non fa altro che innervosirmi ancora di più. Alla fine, spazientito, esco dal bagno come una furia e mi dirigo in camera di Fabio dicendo:

« Volete piantarla di sparlare di quello che farei o non farei a letto con … »

Il gelo cala nella stanza e io vorrei tanto morire. Una morte rapidissima, indolore che mi possa sottrarre a questo momento. La madre di Fabio mi fissa sbalordita e un po’ indignata. Io non ho il coraggio di guardarla e con un colorito che sfiora il rosso acceso provo a giustificarmi ma non mi viene in mente nulla e apro e chiudo la bocca un paio di volte come un pesce. Voglio morire!!!
La madre di Fabio allora dice:

« Vi aspetto di la che vi preparo la colazione »

Il suo sguardo mentre mi passa accanto per uscire dalla stanza è qualcosa di indescrivibile. Io rimango immobile quasi impietrito. Come ho potuto fare una sciocchezza simile?? Luca è praticamente piegato in due sul pavimento per il troppo ridere e quando riesce a prendere fiato mi dice:

« Hai finito di vivere!! »

Fabio si limita a scuotere la testa in un contenuto rossore. Con un filo di voce dico:

« Posso andarmene a casa??? »

La risposta repentina di Luca fa morire ogni mia speranza di salvezza:

« Devi fare colazione con noi!! E poi sarà uno spettacolo bellissimo »

Senza più vie d’uscita, mi dirigo al patibolo seguendo i due fratelli con la testa bassa. Fortunatamente però la madre non dice nulla, non mi degna nemmeno di uno sguardo, ma forse è meglio così. D’ora in poi mi sa che non metterò più piede in questa casa.



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