CIAO A TUTTI, MI PRESENTO DI NUOVO A VOI CON
UN NUOVO CAPITOLO DI "ANGELI DA UN'ALA SOLTANTO". QUESTO DICIAMO E' IL
CAPITOLO....COME DIRE...IL PIU' "INTERESSANTE"...CAPITEMI IHIH. ORA
VI LASCIO ALLA LETTUTA E VI PREGO COMMENTATE. UN BACIO DALLA VOSTRA VIKY.
Angeli da un'ala soltanto
parte IV - Il volo degli angeli
di Vikysweetgirl
(…la coppia che si è amata di più al mondo…)
voglio che tu
Kevin stava cercando sua madre nella scuola elementare dove quest’ultima lavorava. Era periodo di colloqui e c’era un gran da fare e la donna rimaneva lì anche dopo il normale orario di lavoro. Eppure nella scuola non c’era la moltitudine di gente che di solito c’è ai colloqui con i genitori. Finalmente intravide sua madre. Sistemava dei fogli. _Mamma! _Oh ciao Kevin. Sei venuto a prendermi? _Si…ma come mai ancora sei qui a scuola? Non ci sono altri colloqui oggi. _No ma sai, c’è un nuovo preside. _Davvero? E quella di prima? _Si è dimessa. Diceva di avere problemi personali e di doversi trasferire all’estero. Cosa? Questo significava che la madre di Mark si trasferiva? E perché? Cosa l’aveva portata a questa decisione? Ripensò alla bella donna che successivamente aveva scoperto essere la madre del suo ragazzo. Coi lunghi capelli corvini sempre sciolti sulle spalle, non dimostrava affatto l’età che doveva avere. I suoi occhi, azzurri e freddi, lo avevano sempre irritato. Ora capiva perché. In quei occhi non c’era amore, erano freddi e vuoti, pieni solo di orgoglio e desiderio di benessere e ammirazione. _Oh, buonasera signor Maltore. Kevin alzò gli occhi sull’uomo che si stava avvicinando a loro. Avrà avuto all’incirca 37 o 38 anni, portati benissimo oltretutto! Folti capelli castani pettinati in maniera elegante, occhi color ghiaccio, pochissime affascinanti rughe e un sorriso affabile. Era alto e prestante nel suo abito elegante color legno; il passo deciso e sicuro. _Buongiorno signora. Torni a casa per oggi, sarà stanca. _In effetti stavo per andare.
Poi si voltò verso Kevin, guardandolo
interessato, con il suo sorriso attraente. _Piacere signore mi chiamo Kevin. _Piacere mio…a presto allora._ e gli mise una mano sulla spalla prima di andare.
Erano le 17 quando Kevin raggiunse Mark che stava seduto su una panchina del parco, con le gambe accavallate come fanno gli uomini e guardava per aria con gli occhiali da sole. Quando vide che il biondino stava arrivando si girò verso di lui mettendo giù le gambe, tenendolo aperte in modo poco elegante. _Sei arrivato finalmente. Ti aspettavo da un po’. _Bugiardo lo sai che sono in perfetto orario. _Uffi non te ne sfugge una. Disse il moro facendogli posto e Kevin gli si sedette vicino. Il biondino gli tolse gli occhiali da sole. _Non portarli sempre. Odio gli occhiali da sole, nascondono lo sguardo. E il tuo è bellissimo, è davvero un peccato nasconderlo. Mark lo guardò rapito. Gli accarezzò il mento delicatamente, poi la guancia. _...sei sempre così naturale e semplice...ma come fai? Come fai ad essere così irresistibilmente tenero. E si abbassò lentamente a baciargli una guancia. In modo volutamente lento, per gustarsi il momento. Kevin arrossì. _ehi…come sei dolce oggi. Mark gli sorrise attraente come al solito. _Ah solo oggi? _...no… _Quando? _Sempre… _Bravo micetto mio…ora ti bacio. _NO!
_Come no?_ chiese nascondendo il divertimento. _Calmati sennò lo faccio davvero. Kevin allora si fermò e lo guardò con la sua aria corrucciata. Povero ingenuo, non sai che così lo attrai di più? _Senti Mark. _Dimmi amore. _aaaah se mi chiami così non riesco a parlare!!!! Il moro ridacchiò. _Su, parla. _...dimmi che mi ami. _Mh? _Solo una volta. Quando me lo hai detto l’altra volta io…stavo per impazzire dalla gioia! Ti prego… _Non hai bisogno di pregarmi tesoro…ti amo. A Kevin si formò un’espressione estasiata sul viso. _Ancora… _Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo… _Oh Mark!_ fece per abbracciarlo ma Mark si scansò.
_eh eh eh amore…non possiamo stare così vicini.
Possono vederci! _E io mi cerco un altro che lo faccia. Kevin lo guardò con un’espressione inorridita. _non…non dirlo nemmeno per scherzo. _Oh Kevin…su…_ gli baciò la guancia frettolosamente_ lo sai che non voglio nessun altro tranne te. _...Mark…che succede a tua madre?
_Mia madre? _Mark…non volevo riportare alla luce cose passate._ il biondino gli prese le spalle fra le mani.
_...lei parte. Va a cercare di riconquistare mio
padre che si trova da qualche parte in Francia. E da chi credi che abbia
saputo tutto ciò? Non certo da lei. Da una sua vicina che conoscevo anche io.
Capito? Se ne va e non avverte il suo unico figlio…già…per lei non sono più un
figlio…solo un anormale. Kevin lo abbracciò. Mark non si muoveva dalla sua posizione. La testa bassa, la schiena curva, i gomiti poggiati sulle gambe. _...non valgo nulla… _basta smettila! Non dire così non è vero. Tu…vali per me. A questo punto Mark si voltò verso il ragazzo e sorrise. _Sei un amore._ lo tenne fra le braccia, teneramente. L’altro si abbandonò a quelle mani gentili_ anche tu per me vali. Vali tantissimo. Tanto che non saprei che fare senza di te…
_Davvero?_ chiese il biondino guardandolo
sorpreso. Ma si trattenne. Non voleva rovinare quel momento. Breve, delicato ed immenso. Prezioso come nessun altra cosa avesse mai avuto.
Per lui valeva qualcosa.
Lo guardò.
Quegli occhi chiari e limpidi, così diversi dai suoi,
quella boccuccia deliziosa, quell’espressione che solo lui poteva avere,
quei capelli mossi dal vento…
delizioso e bellissimo.
Lui lo avrebbe protetto.
Non avrebbe mai permesso a nessuno di fargli del male.
Al suo piccolo fiore delicato,
al suo bambino con gli occhi da cucciolo.
Perché faceva venir così voglia di stringerlo e difenderlo da tutto e tutti?
Si, lui l’avrebbe fatto.
_...io ti proteggerò. _Ehi ehi calma ragazzino. Scegli tu. Un posto economico possibilmente. _Tirchio. _Mocciosetto. Kevin gli fece la linguaccia e Mark gli circondò il collo con il braccio, tirandolo a sé. _Cretino._ disse Kevin sorridendo.
_Amore mio… _e-ehi non vale! Ci trattiamo male, poi d’improvviso mi dici così? Mi sento cattivo! _Ti sta bene. _Dai mi sento in colpa così…dimmi qualcosa di brutto. _Sei bellissimo. _aaah anche tu lo sei! Sei…sei dolce e tremendamente bello. _Grazie._ sorrise Mark soddisfatto. _uffi riesci sempre a farmi fare tutto quello che vuoi. _Ho voglia di baciarti. _no! Non qui!
Nonostante avesse affermato i contrario, Mark portò Kevin in un ristorante rinomato. Seduti ad un tavolo i due attendevano di essere serviti. Kevin aveva un’espressione mogia. _Cos’hai tesoro? _Ssssst abbassa la voce!!!!...è che questo ristorante è caro. Mi dispiace che tu spenda tutti questi soldi per me. _...per noi. Non solo per te._ Kevin sorrise nell’espressione triste_ fammi un favore non preoccuparti. _Va bene. _Dammi il bicchiere, ti verso da bere. _Grazie. La serata passò serenamente. Tra sguardi fugaci, sfiorandosi le mani sotto il tavolo.
Nascondesi.
Amandosi.
L’amore che di solito libera, li aveva rinchiusi in una gabbia dorata.
Allora forse è vero che l’amore più nobile è l’amore nascosto?
_Allora dimmi. _Basta! Ti ho già detto che non c’è nulla da dire! _Ma come. Davvero non l’avete ancora fatto?_ Kevin divenne color peperone e si girò fingendo di finire gli esercizi di matematica_ ma daiiii!_ la ragazza si alzò e scalza andò alle spalle dell’amico. Lo abbracciò._ bravo Kevin! Così si fa! Bisogna farsi desiderare! Non bisogna basare un rapporto sul sesso. L’amore è purezza! _Senti allora la prof. lo ha spostato il compito di economia? _Piantala di cambiare discorso.
_Non mi va di fare questi discorsi ok?
_Eh? Sesso sesso sesso!
Ma perché tutti pensavano sempre e solo a
quello?!?! Era…davvero così strano?
_Mi stai ascoltando?
Mark era in casa di Kevin. Per la prima volta l’aveva fatto entrare anche se erano soli. Erano entrambi sul divano. Il biondino stava con la testa sulle gambe dell’altro, che gli accarezzava i capelli dolcemente e di tanto in tanto Mark si abbassava per posargli piccoli baci sul viso. Il biondino sembrava dormire ma si mosse, mettendosi in modo che alzando la testa poteva vedere il viso del moro. _Mark… _Dimmi. _...sono bello? _Oh ma certo che lo sei. Sei bellissimo._ Kevin sorrise_ sei diventato vanitoso così all’improvviso? _no… _Che c’è? _...è così strano che sono ancora vergine?
Mark per poco non cadde tanto era sorpreso dalla
domanda dell’altro. Kevin era sempre stato timido e riservato. Dove l’aveva
trovato il coraggio per dire una cosa simile? E per di più in modo così
diretto. _Ti stai facendo problemi mentali su una cosa del genere?
_infatti ti ho detto di dimenticare, non è
niente.
_...davvero? _calmo, tranquillo, non andare in tilt_ gli disse il moro ridacchiando_ dai dimmi. _...AAAAH basta! Non so come dovrebbe essere.
_e invece sono sicuro che lo sai. Dimmelo. _...ti amo. _ti amo tanto anch’io amore mio. Si addormentarono così, insieme, vicini, uno fra le braccia dell’altro su quel divano.
Il moretto aprì gli occhi quando sentì la porta di casa aprirsi. _Cazzo! Svegliò Kevin poco delicatamente.
_Ehi ma che fai?
_Kevin ci sei?_ era la voce della madre del
ragazzo. I due ragazzi corsero all’impazzata, inciampando e salendo di corsa le scale. La donna entrò.
_Ci sei tesoro? Sei di sopra?
_Io devo uscire di nuovo, vado a prendere
Linelle a scuola. Tu bada alla casa va bene? _Su su._ disse Mark accarezzandogli la testa_ poteva andare peggio…ci siamo divertiti. _insomma…ho sudato freddo… Mark lo baciò sulla guancia tirandolo a sé. _Dai è tutto passato. Kevin annuì.
_io vado a farmi una doccia Mark. Aspettami va
bene?
_Non mi inviti a fare la doccia con te? _Uffa che noioso…ti aspetto qui allora.
L’acqua scrosciava sulle piastrelle al muro, sul corpo di Kevin che con la testa bassa lasciava che l’acqua calda e piacevole gli scorresse sulle spalle candide, sul collo delicato. Era molto piacevole stare così, sentirsi coccolare dalle mille gocce d’acqua che portavano via il sapone, sentirsi rilassato e al sicuro. Il biondino odiava l’acqua negli occhi. Il sapone glieli irritava. Occhi così belli e delicati. Passò le mani sul proprio corpo, togliendosi il sapone di dosso, sfiorandosi con la mano il petto, la pancia, l’intimità, le cosce, i capelli profumati e scuriti dall’acqua. Fece per uscire dalla doccia quando Mark aprì la porta del bagno. _AAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!!!_ Kevin fece un urlo tanto prorompente da spaccare le pareti. Si richiuse velocemente nella cabina della doccia e per poco non scivolò. _Ehi ma che ti urli?!?!?! _Esci subito dal bagno! Razza di pervertito! _Cosa?! Sono entrato a prendere una spazzola per i capelli. Sei tu che sei uscito dalla doccia proprio adesso! _Esci subito di lì! Sennò non posso venire fuori. Mark pensò per un momento. Sorrise. Un sorriso che non prometteva proprio niente di buono. Il moro si avvicinò silenziosamente alla cabina azzurra. Riusciva a intravedere la sagoma delle spalle dell’altro. Kevin evidentemente stava seduto, rannicchiato in un angolo. Mark sorrise dolcemente, ma aveva una particolare malizia negli occhi. _Resto qui. _No dai! _Esci. Voglio guardarti._ Nessuna voce più usciva dalla cabina_ scusa. Scherzo. Però non scherzava. Kevin aprì di pochissimo la cabina e fece uscire fuori un braccio.
_...passami un asciugamano. Non appena ebbe preso l’asciugamano, Kevin ritrasse il braccio velocemente. Dopo qualche secondo uscì furioso dalla cabina, guardando con le mani sui fianchi Mark. Si formò una pozzanghera d’acqua sotto i bianchi piedi del ragazzo. _Come hai potuto!? _Dai, dai calmati. Non ho fatto nulla di male. _Ah, no?!?! _Non l’ho fatto apposta…e poi volevo vedere il tuo corpo… _Ah visto?! Allora l’hai fatto apposta. Il moro gli posò una mano sulla pancia, facendola scorrere su…
_mmm ma com’è bello il tuo corpo…tutto bagnato… _Dai smettila. Mark sospirò e sorrise. Non aveva mai conosciuto un ragazzo così serio e pudico. E nemmeno una ragazza. _Vatti a vestire se non vuoi che ti salti addosso. _Stupido. E Kevin si chiuse in camera per vestirsi. Mark si irrigidì un momento. Guardò in basso. Rialzò la testa e guardò dritto di fronte a sé. Si era eccitato. Cavolo. Non gli succedeva da quando era un ragazzino sempre voglioso di sesso. Ragazze o ragazzi non aveva importanza. Ora invece sapeva cos’è che riusciva ad eccitarlo e sapeva anche di amare Kevin e di sapersi controllare ma…non ne era più tanto sicuro. Vederlo con quell’asciugamano sui fianchi, sapendo che sotto era completamente nudo, vederlo così, bagnato e con la pelle d’oca, bellissimo ed eccitante…no, no stava impazzendo! Si chiuse velocemente a chiave nel bagno. No, non poteva farlo. Non poteva, non poteva, non lì! Però la sua virilità pulsava nei pantaloni. Reclamava di essere accontentata. Non ce la faceva più. Allora Mark imprecando a bassa voce si sbottonò i jeans e tirò fuori il membro eccitato. Lo guardò con aria contrariata e gli occhi lucidi. _Maledettissimo. E iniziò a segarsi velocemente. Nella stanza accanto c’era Kevin che si vestiva, doveva fare in fretta quel lavoro indecente. Kevin che si spogliava…si vestiva… Si eccitò ancora di più. _Kevin…Kevin… E venne. Solo pronunciare quel nome insieme alle visioni di lui mezzo nudo, l’avevano portato all’estasi in pochissimo. Rimase ad ansimare, accaldato e con la bocca piena di saliva…si sentiva meglio ora. _Ehi che stai facendo?_ era la voce di Kevin che lo chiamava da fuori. _Nulla…non posso usare il bagno? _Si…ma…
_Vuoi venire ad aiutarmi?
Il moro si sentì in colpa. Aveva fatto una Cosa
così indecente pensando a lui, al suo amore dolce, al suo bimbo puro e
affettuoso. Si sentiva sporchissimo. Lo strinse dolcemente a sé.
_Eh? _Va bene, ti seguirei ovunque. Mark sorrise dolcemente, in un modo che usava solo quando si trattava di Kevin. Solo lui riusciva a farlo sorridere con tanta dolcezza e amore.
Era una bella mattinata di febbraio. Faceva
ancora freddino e Mark e Kevin camminavano sulla via per la casa di Sara.
Kevin doveva incontrare la ragazza per studiare. Gli esami erano ormai vicini
e ultimamente Kevin usciva poco persino con il moro. Stava studiando come un
forsennato in quegli ultimi tempi. Mark gli diede una pacca sulla schiena.
_Dai finiti gli esami avremo tanto tempo per noi
e potrai rilassarti. _RAGAZZIIIII!!!! _Sara, come mai non hai aspettato che arrivassimo?_ chiese Kevin. _Mah, così. Mi andava di andava di fare quattro passi. _Quattro salti vorrai dire. _non fare lo spiritoso Kevin. Sai che ci aspetta tutta una mattinata di studio? _Dio mio…posso anche buttarmi giù da un ponte allora! Mark lo guardò con aria di rimprovero. _Non dire mai più una cosa del genere. Non pensarci neppure. _Dai…guarda che scherzavo.
_Non penserai mai di fare una cosa del genere
vero? _Ehi non mettermelo in imbarazzo…senti…perché non vi date un bel bacino adesso?_ intervenne Sara con un faccino ingenuo.
_E tu che non volevi mettermi in imbarazzo
eh??!! Forza andiamocene._ disse Kevin trascinando con la forza la ragazza. Si
voltò_ Ciao Mark.
Una bibita in mano, qualche dolcino da mangiare. Kevin e Sara stavano seduti al tavolino di un bar, coi libri davanti e fogli svolazzanti nelle mani. Ripassavano, ripetevano, si interrogavano e sbuffavano sconsolati quando non sapevano o non ricordavano una risposta magari essenziale. _Allora…dovrei avere un quaderno con gli appunti della lezione dell’altra volta… _Sarebbero utilissimi! Io sono stata assente e sai com’è con quella professoressa…sei assente una volta e ti perdi totalmente. _Lo so…mmmm…_ Kevin stava frugando nel suo zainetto_ eccoli! Tieni. _Grazie! Sei la mia salvezza! Kevin aveva il mento poggiato sulla mano; guardò fuori la vetrata del portico. Riusciva solo a pensare a quegli occhi…
L’amore era questo?
Pensare unicamente all’altro, perdersi nei suoi occhi…
_Kevin. Kevin si voltò verso l’amica. _Mh, cosa c’è? _dimmi una cosa…voi…
_Voi? Me e Mark? _Ma che razza di domande fai! Mi meraviglio di te…stai parlando come Mike.
La ragazza tirò fuori la lingua.
Kevin sospirò rumorosamente e si lasciò andare
sul tavolo in modo scomposto.
_Cosa?
_Davvero?! Non te lo ha ancora chiesto?! Kevin riabbassò lo sguardo sul quaderno. Era pensieroso.
Con lo zaino sulla spalla, Kevin camminava alla luce del crepuscolo. Doveva incontrarsi con Mark davanti casa del biondino. Era giù. Perché tutti si impuntavano su quell’argomento? Era davvero così importante? Il sesso è solo un breve istante di godimento. È una cosa che si può benissimo rimandare, pensava Kevin. Arrivò davanti al cancello; stava per entrare quando vide un biglietto lì attaccato.
Attendo una rosa in boccio. Nel bosco incantato la raccolgo E ne respiro il profumo… Mark
Staccò il bigliettino e lo rilesse per bene. Ma quel pazzo cosa aveva scritto? Una poesia o un enigma? Bosco incantato…lì vicino c’era un hotel chiamato Il Bosco degli Incanti…doveva forse raggiungerlo lì? Kevin ci pensò bene…UN ALBERGO?!?!?! Ma cosa ci faceva lì?! E perché lui lo avrebbe dovuto raggiungere proprio là, in un albergo a 4 stelle!? Kevin era sconcertato. Però era ovvio che l’avesse raggiunto. Se si fosse sbagliato, quando lo avrebbe trovato gliene avrebbe dette 4 per avergli fatto fare la strada a vuoto. Arrivò davanti l’hotel. Si guardò intorno. Mark non c’era. Allora decise di entrare. Alla reception si fermò e si guardò in giro. Un albergo di lusso! Perché proprio quell’albergo? Era un po’ sospettabile la cosa…
_Desidera? _Ah! Lei è il signor Kevin! _Si…io… _Non si preoccupi, è tutto pagato e…_ l’uomo estrasse da sotto il bancone una chiave di ottone con una targhetta color oro attaccata_ …il signore l’aspetta in camera. Kevin era imbarazzatissimo. Raggiungere così un uomo, in un hotel… _la…la ringrazio. Prese la chiave. _Aspetti. C’è anche questo per lei. E gli porse una bustina per lettere molto piccola. Il ragazzo si voltò riluttante, il sorriso malizioso di quel vecchio non gli piaceva per niente, e ne estrasse un bigliettino.
Non farti troppe domande, Sali e raggiungimi…mio bellissimo fiore in boccio.
Tipico di lui. Misterioso e incomprensibile.
Vabbè. Tanto valeva salire. Arrivò davanti la
stanza numero 124. Si guardò ancora una volta intorno. Tutto era lumino e
pulito e si respirava profumo di buono. Infilò la chiave nella serratura che
scattò. Aprì lentamente la porta. Dentro la stanza tutto era illuminato. Le
serrande erano abbassate per metà. Il ragazzo si richiuse la porta alle
spalle. Il pavimento era ricoperto di morbido tappeto rosso e marrone, le
pareti gialle valorizzate dalla luce, erano intense. Delle graziose tende che
non sembravano essere dell’albergo ondeggiavano all’aria emanata dal piccolo
condizionatore. C’era un tavolino in questo piccolo soggiorno ed un vassoio
color argento vi era posizionato sopra. Kevin non sapeva cosa fare. Rimase lì
imbambolato a fissare tutto, fino a quando una voce suadente non lo chiamò. Kevin posò gli occhi sulla figura appena uscita da un’altra stanza. Mark era lì, in un bellissimo completo nero elegante. I suoi capelli lasciati al naturale, nerissimi e stupendi. Lo sguardo fisso su Kevin. Dio come era bello! Aveva una luce negli occhi, una particolare luce…che lo rendeva affascinante e bellissimo! Riscossosi, Kevin sbattè le palpebre e sorrise timidamente abbassando lo sguardo. _Ma…cosa ci fai qui?! Ho dovuto fare una piccola caccia al tesoro per trovarti piccolo demonio. Mark rise e si avvicinò con passo felpato.
_Lo so. Sono il tuo piccolo tesoro vero?
_Che hai? Rispose il biondino poggiando una mano sul mobiletto dietro di lui. _Tu sei il mio piccolo tesoro..._Kevin sorrise_ vieni. Guarda cosa abbiamo qui. Disse Mark avvicinandosi al tavolino e alzando il coperchio dal vassoio, mostrando una magnifica, succulenta torta alle fragole, piena di panna invitante ricoperta di quei piccoli frutti deliziosi. Kevin la guardò estasiato, avvicinandosi e laccandosi le labbra.
_mmmm che visione! Come hai fatto a sapere che
adoro le fragole?!
_Cosa?! Tutta per me? _eh no no._ Kevin si avvicinò sedendosi sul bel divanetto di pelle nera_ la mangiamo insieme. _va bene amore._ Il moro tagliò una fetta di torta e la porse al suo ragazzo, prendendone un pezzo con la forchetta e avvicinandola a lui_ fai ham..! Kevin rise imbarazzato. _mi vizi così. _voglio viziarti._ e avvicinò ancora di più la forchetta alla bocca dell’altro che alla fine, persuaso, la schiuse per assaggiare quel delizioso piccolo boccone_ allora, com’è? _mmmmmm una delizia!! Non ci sono parole!
_bene_ Mark sorrise_ mangiamola tutta_ e detto
questo prese un altro pezzo e lo mangiò lui stesso. _Furbacchione._ Kevin si sporse e baciò il ragazzo, unendo il sapore della torta sulle loro labbra. Mangiarono ancora una fetta, insieme, giocherellando, ridendo, sfiorandosi teneramente. Ad un certo punto Mark smise di scherzare e guardò l’altro negli occhi, intensamente, come forse non aveva mai fatto. Kevin rimase a guardarlo a sua volta, rapito, risucchiato di ogni energia da quello sguardo predatore. Mark tirò fuori da dal vaso davanti a lui una rosa bianca già sbocciata e la porse all’altro. _Una rosa bianca. Pura come te. Kevin rimase piacevolmente sorpreso da questa piccola attenzione verso di lui. Il moro gli accarezzò i capelli, tirandoglieli dietro le orecchie, delicatamente, respirandogli sulla pelle ed infine baciando le sue labbra morbide e carnose, dolcemente, piano, oh si piccoli, piccoli baci…Kevin aveva gli occhi chiusi, un’espressione dolcemente arresa sul volto. Mark prese a baciarlo con più decisione, stringendolo a se, accarezzandolo, facendogli sentire la passione che lo invadeva. Il biondino si staccò un momento, col fiato corto, le gote dipinte di rosso, gli occhi che gli brillavano di emozione. _Mark… _Stttt…non dire niente._ gli disse l’altro a bassa voce. Lo aveva sollevato. Il biondino non se ne era nemmeno reso conto. Ora si trovava in braccio all’altro, con le gambe ai lati dei suoi fianchi, il cuore che pulsava.
Lo sentiva, sentiva Mark.
Stretto a lui, al suo cuore, che pulsava forte come il suo.
Oh, che dolce emozione, oh che passione!
Come niente si ritrovarono nella stanca da letto. Era buia, c’era una bellissima atmosfera, di quelle dove si intravedono poco più che ombre, dove i dettagli spariscono e i respiri sembrano più intensi. Avvicinandosi al letto, Mark poggiò delicatamente l’altro sulla morbida coperta, facendosi sopra di lui, sovrastandolo, coprendolo di baci urgenti e passionali; lo accarezzava dolcemente ma desideroso. Kevin sotto di lui sospirava ad ogni bacio, gli occhi serrati, la bocca dischiusa, le braccia abbandonate ai lati del suo corpo. Poi aprì gli occhi. Era evidentemente imbarazzato ma l’oscurità, fortunatamente per lui, mascherava la cosa. Prese il viso di Mark fra entrambe le mani e lo baciò appassionatamente sulle labbra, spingendosi verso di lui, sentendosi suo più di qualunque altra cosa al mondo. Il moro si alzò leggermente e si tolse la giacca nera, si sbottonò la camicia e si riavventò dolcemente su quel corpo delicato e fremente sotto di lui, voglioso di attenzioni ma timoroso di averle. Come chi ama giocare col fuoco ma ha paura di scottarsi. Scostò con le dita il colletto del biondino, sfiorandogli volutamente il collo, sentendolo rabbrividire. Poi iniziò a sbottonargli la camicia bianca, bottone per bottone, vedendo che non veniva fermato.
Oh, come avrebbe potuto fermarsi ora?
Quando l’indumento fu completamente aperto passò una mano su quel corpo biblico, delicatamente. Il petto era liscio e caldo sotto la sua mano, quel petto che si alzava e abbassava al ritmo più veloce del solito del suo respiro. Fece scendere la mano, accarezzando la sua pancia perfettamente piatta, tenera, fremente come tutto il resto di lui; accarezzò la cinta, sentendola bene tra le dita, sentendone la freddezza, la consistenza. Kevin bloccò immediatamente la mano con la sua. E Mark alzò il viso per guardarlo negli occhi nella semioscurità. Il biondino non aveva parlato e non sapeva se interrompere o meno quella cosa che si stava facendo seria, molto seria. Mark lasciò subito stare la cintura e mise la sua mano, palmo contro palmo, contro quella di Kevin. Il ragazzo si tranquillizzò un poco. Richiuse gli occhi. Mark allora si concentrò di nuovo su quella cintura, stavolta slacciandola, piano. Tintinnava. Era un lieve rumore nel silenzio immenso. Solo il respiro di Kevin lo accompagnava. Ci volle poco perché anche i jeans vennero slacciati, la lampo abbassata…
Dio Dio Dio!!!
Mark si morse le labbra. Intrufolò una mano nei suoi jeans, nei suoi boxer, sentendolo irrigidirsi, sussultare. Kevin infatti si poggiò sui gomiti, agitatissimo, tutto rosso in viso. Stringeva le coperte con le dita strette strette. Non osava proferire parola. Mark continuò, piano in quella lenta, intima carezza. Sentì il sesso dell’altro.
Era troppo bello, troppo caldo, troppo eccitante!!
Che situazione strana, che situazione bellissima.
Sorrise di naturale orgoglio maschile quando sentì quel membro indurirsi e crescere nella sua mano.
Non poteva esistere niente di più sublime ed eccitante!!!!!!!
Lo strinse nella mano e lo accarezzò. Kevin tratteneva i gemiti. Mark si tolse completamente la camicia e sfilò i jeans del biondino gettandoli in un angolo insieme alla camicia. Gli tolse anche i boxer facendolo rimanere nudo, come la natura lo aveva creato, bello e candido, investito di ombre scure, vestito solo della chiara camicia sbottonata. I capelli riversi sul cuscino, la mano sulla faccia.
Bello.
Bellissimo.
Come un angelo.
Riusciva solo ad intravedere la lieve peluria del pube, la zona più inesplorata di lui, più segreta e nascosta. La parte più crudele di un uomo, la parte più vergognosa di un uomo… Si chinò su questa parte del suo corpo. Vi soffiò lievemente sopra. Poi vi posò le labbra in un silenzioso bacio. Poi lo prese nella bocca, senza preavviso, senza chiedere permessi, lo fece e basta. Kevin saltò quasi per aria. _aaah no…fermo, ch- - Ma Mark teneva quel membro caldo nella bocca, lo sentiva pulsare. Prese a far su e giù con la testa, laccandoglielo, sentendolo bene nella bocca, sentendo le mani di Kevin artigliargli i capelli. _Fermo! Fermo! Ma Mark non si fermava e anzi con la mano lo respinse giù delicatamente, accarezzandogli i turgidi capezzoli rosei. Kevin allora si aggrappò alle coperte, sfasciandole, non resistendo a quell’ondata di piacere improvviso. Non aveva mai provato nulla del genere. Fare da soli non era altrettanto completo.
Non era altrettanto eccitante.
Puro godimento.
Gemeva in maniera incontrollata, non riusciva a capire nient’altro oltre quel piacere. Mark intanto non si fermava. Accarezzava i suoi testicoli, toccava i suoi capezzoli e lo succhiava, ancora e ancora…
…e bingo!
Kevin venne copiosamente in un grido rotto. Riempì la bocca dell’altro del suo liquido bollente e si accasciò sul materasso senza più fiato. Mark si portò una mano alla bocca grondante e si pulì, guardando il suo piccolo pulcino sotto di lui. Il biondino aveva gli occhi chiusi, il viso totalmente arrossato e tremava. Tremava tutto. Il moro avanzò su di lui, gli voltò il viso in modo da guardarlo negli occhi e lo baciò sulle labbra. Kevin sentiva un sapore strano sulle labbra dell’altro, il suo sapore. Il suo stesso sapore agrodolce sulla lingua. Non era disgustoso. Era intimo. Eccitante. Aveva provato un piacere devastante! Mark sorrise e parlò a bassa voce. _Piccolo non hai molta resistenza eh? Kevin girò subito la testa di lato, al colmo dell’imbarazzo; sarebbe voluto sprofondare. Allora il moro lo bacio teneramente sulle guance, sugli angoli delle labbra, sul collo, accarezzandogli i capelli, amandolo con tutta la dolcezza di cui era capace. Non resisteva più. Doveva averlo, amarlo davvero. Si slacciò i pantaloni, per poi toglierli completamente. Fissò quel dolce e delicato corpo sotto di lui e gli si fece sopra, alzandogli delicatamente le gambe, portandosele piano sulle spalle. Kevin riaprì gli occhi e lo guardò.
Terrorizzato.
Mark stava armeggiando con qualcosa. Il biondino non riusciva a vedere bene con cosa, ma poi senti un paio di dita gentili sfiorare la sua apertura più intima. Sentiva qualcosa di freddo, che contrastava eccessivamente con la sua pelle bollente. _Mark!!_ esclamò in una supplica_ cosa..? _Non preoccuparti. Va tutto bene. Kevin aveva il respiro spezzato, non riusciva a dire altro. Mark insinuò piano piano quelle dita dentro di lui, appena appena, senza forzare. Kevin s’irrigidì e chiuse forte gli occhi, il dorso della mano sulla bocca, i denti che mordevano le dita. Quelle dita avevano preso a vagare in lui, gentilmente, e lui cercava in tutti i modi di rilassarsi il più possibile. Non sentiva male, solo un leggero fastidio. Il suo cuore batteva all’impazzata. Poi le dita smisero il piacevole tormento e qualcos’altro si stava preparando ad entrare in lui. Kevin afferrò Mark per le braccia, cercando di guardarlo negli occhi nell’oscurità della stanza; la voce bassissima.
_...Mark…io non…io non l’ho mai fatto… _ E specialmente con un uomo, io- - _Nemmeno io l’ho mai fatto con un uomo.
_...davvero?
Kevin sorrise dolcemente. Mark era disarmato da tutta quell’innocenza, da tutta quella dolcezza.
Lo voleva, lo voleva suo, subito!
Allora posò il viso nell’incavo del collo del
biondino baciandoglielo e lo penetrò leggermente, sentendo l’altro irrigidirsi
improvvisamente e iniziare a tremare. _...io…non ci riesco…!!...ho paura… _calmati amore. Mark gli accarezzò i capelli e Kevin sentiva il suo respiro addosso. Tentò di rilassarsi e il moro tentò di entrare meglio. Il biondino gemette. _ahi! _Ti faccio male? _no…no…
Ecco.
Era dentro di lui.
Tutto dentro il suo corpo.
Fermo e immobile dentro quel corpo tremante e caldo, così invitante.
Difficile controllarsi.
Sudava.
Iniziò a muoversi lentamente.
Dio che eccitazione, com’era bello, si!
Avrebbe potuto morirci su quel corpo tanto era bello, dolce e appagante.
Si muoveva e lo sentiva gemere e mugolare sotto di lui e si muoveva e lui godeva da morire.
Gli apparteneva, si, siiii!!!!!
E lui, lui provava piacere? Gli piaceva tutto quello che gli stava facendo. Lo guardò…si certo che gli piaceva, anche se era spaventato. Ancora affondi e affondi e affondi e…
Lo riempì.
Avrebbe voluto trattenersi, non venirgli dentro. Ma non aveva potuto controllarsi. Il piacere l’aveva travolto come un’onda anomala. Ora si ritrovava vuoto, esausto, pieno d’amore, voglioso di baciarlo…dove, dove sono le sue labbra? Lo baciò. Kevin era sconvolto, stremato. Là, bisognoso di coccole e tenerezze. Ora aveva bisogno di lui e solo di lui. Uscì fuori dal suo caldo, piacevolissimo corpo. Ora era suo.
Suo, suo, suo……
Sfasciò le coperte e infilò entrambi sotto. Se lo accoccolò vicino e si bearono l’uno del calore dell’altro, della vicinanza, del calore, dell’amore…niente sarebbe potuto essere più perfetto di quel momento. Dubbi, paure, incertezze…tutto si dissolveva così, in un caldo abbraccio.
Le ore trascorsero veloci e dolci nel sonno. Kevin riaprì i chiari occhi, ancora insonnolito. Mugolò. Si mosse sotto l’antro caldo delle coperte. Si guardò attorno. Ora ricordava. L’albergo…Mark.
Mark
Si voltò a sinistra e trovò il viso del suo amore a pochi centimetri dal suo. Poteva sentire il suo respiro caldo. Il biondino era proprio nella stretta protettiva del suo abbraccio. Arrossì. Ricordò tutto.
Ricordò i baci, le carezze, gli sguardi, l’eccitazione e… Dio!! Si sollevò un poco, agitato, imbarazzato, ma così facendo svegliò il moro. _mmmmm _ Mark sorrise_ ciao… _ah…c-ciao… Imbarazzatissimo. Adorabile. Mark lo baciò sulle labbra; gli accarezzò i biondi capelli scompigliati. Sentiva di amarlo ancora di più. L’aveva avuto! Aveva avuto il massimo dalla vita. Aveva avuto lui. Kevin lo guardò spaurito, rosso fino alla radice dei capelli. _come ti senti amore?_ disse il moro per poi riportandoselo addosso e baciarlo teneramente ovunque.
Come si sentiva? Si sentiva suo, suo, sentiva di
appartenergli ora! _si? _si… Mark lo baciò sui capelli, aspirandone il profumo. Rimasero ancora abbracciati per lungo tempo. Passò il tempo e i due dovevano rivestirsi e uscire dall’albergo. Non era quel che si dice “un posticino economico”. Mark si stava già rivestendo. Il biondino indossava ancora in malo modo la sua camicia bianca. Nel guadare il suo nudo corpo statuario Kevin arrossì inevitabilmente. Aveva fatto l’amore con quel corpo. Quel corpo forte e atletico poteva essere tanto caldo e morbido?…il biondino fece per alzarsi quando una fitta di dolore lo colpì. Si fermò all’improvviso. _AH! Mark si voltò dopo essersi rimesso la camicia sgualcita. _Che succede?_ Kevin gemeva con una mano sui reni e un occhio chiuso dal dolore. Mark si avvicinò e si sedette sul letto accanto a lui. Lo baciò sulla guancia_ scusami amore. Kevin con le sue deliziose guance rosse si voltò dall’altra parte. _ah…non è nulla. Tranquillo. Kevin era rinato in quel pomeriggio. Era un uomo ora. O forse era sempre lo stesso ragazzo rinato come dolce amante. Amante dell’uomo che l’aveva fatto suo nella maniera più splendida che ci possa essere!
Era rinato ed era felice.
Il moro lo baciò. Quel bacio valeva più di mille scuse. Era un sigillo.
Un sigillo d’amore…
Fine capitolo 4
Continua…
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