Salve a tutte ! Spero che la prima parte vi sia piaciuta ^_^ .

Comunque , ribadendo che , purtroppo , i personaggi non sono miei ma , del grande Takehiko Inoue

Vi auguro una buona lettura della seconda e ultima parte.

 

 


Angel Eyes

parte II

di Calipso


Sakuragi si avviava verso scuola con le mani in tasca e la mente persa dietro chissà quali pensieri. Alzò la testa, tenuta china fino ad allora, appena svoltato l’angolo per guardare chi stava varcando il cancello in quel momento.

Aggrottò le sopracciglia; la scena che si stava svolgendo davanti a lui, non era usuale. C’era una macchina scura ferma, da cui scesero due persone: un uomo sulla cinquantina, che aveva qualcosa di famigliare, doveva averlo già visto e un ragazzo…Rukawa!

- Ma certo! Quello è suo padre, l’ho incontrato una volta, andando a casa sua, quando stavamo ancora insieme. Non c’è un buon rapporto tra di loro, cosa ci fanno insieme, a scuola poi? -

Rukawa non lo vide, varcò il cancello con suo padre senza voltarsi.

Hanamichi cominciò a cercare di trovare una spiegazione a quel dilemma e, dopo aver speso la maggior parte delle lezioni della mattina a rimuginarci sopra, fu come folgorato da un’idea, che non gli piacque per niente! Se era lì con il figlio, poteva darsi che aveva acconsentito a mandarlo negli Stati Uniti ed era andato a ritirarlo dall’anno scolastico in corso. Questa possibilità era sufficiente per riempirlo d’angoscia. Non era pronto ad un’eventualità simile e dubitava che lo sarebbe mai stato. Logorato dal dubbio, aspettò la pausa per il pranzo, poi andò sulla terrazza, sapeva di trovarlo lì. Magari sarebbero riusciti a parlare un po’: erano un paio di settimane che si guardavano a mala pena durante gli allenamenti, però non litigavano neppure!

Rukawa c’era naturalmente, era appoggiato alla ringhiera con i gomiti, il mento sui palmi delle mani: sembrava sempre lo stesso, eppure Sakuragi notò una tensione insolita in lui.

“Hei kitsune”

Rukawa si voltò, evidentemente non lo aveva sentito arrivare

“Hn”

“Che stavi facendo?”

“Guardavo il panorama.”

Hanamichi si avvicinò.

“Non mi sembra un granchè”

“Hn.”

“Oggi sei più loquace del solito!”

Rukawa sbuffò.

“Senti, Sakuragi, perché non mi lasci in pace?”

“Volevo parlarti…”

“Be, ti avverto, oggi la volpe morde!”

Sakuragi ridacchiò.

“Bravo, Rukawa, vedo che a forza di frequentarmi stai diventando anche spiritoso!”

Rukawa lo guardò in tralice.

“Ma fammi il piacere!”

Sakuragi tacque un attimo, non sapendo da dove cominciare, poi si decise.

“Stamattina ti ho visto arrivare con tuo padre, come mai?”

Sakuragi era teso, ma un po’ meno rispetto a qualche minuto prima, il cattivo umore della kitsune indicava che non aveva ottenuto ciò che voleva.

“E’venuto a parlare con i miei professori: era interessato al mio rendimento scolastico.” la voce di Rukawa era atona.

Sakuragi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

“Lo trovi divertente?!”

“Bè, immagino i tuoi voti e la faccia di tuo padre!”

“Non sono tanto diversi dai tuoi, scemo! Io, se volessi sarei il migliore anche nello studio, il fatto è che non ne ho voglia”

“Sì, sì certo…lui come l’ha presa?”

“Oggi vuoi proprio farti i fatti miei, eh?”

Sakuragi annuì e Rukawa, incredibilmente, lo accontentò.

“Ha avuto la conferma di quello che ha sempre pensato…”

“Ossia?”

Rukawa non lo guardò, mentre rispondeva

“Il suo unico figlio non vale niente…”

Ad Hanamichi si mozzò il respiro: aveva intuito che tra padre e figlio ci fosse qualche problema di incomunicabilità, d’altronde, chi non ne aveva con Rukawa? Però non immaginava che il rapporto fosse così teso. Sakuragi andava d’accordissimo con suo padre e, quando era morto, aveva sofferto tantissimo per la sua mancanza.

“Be , forse a scuola non sarai un granchè, ma nel basket, devo ammetterlo anch’io, vai leggermente meglio. Ne sarà contento, no?”

Rukawa si voltò a guardarlo

“Lo hai mai visto ad una mia partita?”

“No, però è un uomo impegnato…”

Rukawa scosse la testa.

“Non è quello il motivo…mio padre pensa che il basket sia una perdita di tempo, un gioco da ragazzi che non porta a niente. Me lo ripete da quando ho dodici anni: andai da lui per dirgli che da grande avrei fatto il giocatore di basket. Lui si mise a ridere – “Non otterrai niente correndo dietro ad un pallone” – mi disse – “Tu devi prendere il mio posto” – se lo può scordare!”

Sakuragi era esterrefatto: dalla lunghezza del discorso di Rukawa e dal fatto che, dopo tanto tempo, gli stava parlando di sé, della sua vita.

 “Non me lo avevi mai detto.”

Rukawa lo guardò e a Sakuragi sembrò tanto triste.

“Tu non me lo hai mai chiesto! Non hai mai voluto sapere perché il basket fosse la mia via, sulle motivazioni della mia ambizione.”

“Insomma, tu mi stai dicendo che vuoi andare negli Stati Uniti solo per fare un dispetto a tuo padre, per diventare quello che lui non vuole!”

“Quello è solo una parte del discorso.”

“Kitsune, tu sei completamente scemo! Hai deciso della tua vita in base ad una ripicca….mi hai spezzato il cuore per una cosa così stupida!”

Rukawa gli lanciò un’occhiata terrificante, per quanto era tagliente.

“Tu non capisci niente! Sei proprio un idiota! Io cerco di spiegarti e tu…ma che parlo a fare? Tanto tu non mi ascolti.”

Si voltò per andarsene.

“No, aspetta”

“Lascia stare, Sakuragi, questa conversazione l’abbiamo già fatta”

 

- Sei veramente stupido, Hanamichi, non cambi mai – Rukawa camminava per il corridoio verso la sua classe – io compio uno sforzo enorme per cercare di spiegarti le mie motivazioni, cosa mi ha spinto a lasciarti quel giorno…tu sai quanto mi costa parlare di me! E tu niente, continui con il tuo atteggiamento vittimistico, rifiutandoti di ascoltarmi veramente. Talvolta penso che tu non abbia ancora capito che l’amore è anche comprensione e condivisione. Devi crescere, Hana, sei ancora un bambino! -

 

“Avanti, ragazzi, voglio vedere un po’ d’impegno!” Akagi urlava contro i suoi compagni di squadra, quel giorno gli sembravano addormentati.

Erano passati due giorni dalla conversazione sulla terrazza, Rukawa e Sakuragi si erano evitati attentamente. Anche questa volta giocavano in due squadre “avversarie” e si stavano facendo una guerra spietata; i loro compagni erano molto sorpresi dal comportamento dei due ragazzi: non si insultavano, non si azzuffavano e questo da parecchio tempo.

Mitsui passò la palla a Sakuragi, quest’ultimo mise a segno una bella schiacciata, ma ricadde malamente. Un attimo dopo era seduto sul parquet, tenendosi una caviglia.

“Maledizione, che dolore!”

Ayako e Akagi si precipitarono subito da lui e il capitano tastò la caviglia del suo giocatore più rumoroso e casinista, ma fondamentale per il morale della squadra.

“Non è niente… è solo una leggera distorsione: basterà fasciarla stretta e tenerla un po’ a riposo.”

“Per oggi tu hai finito con gli allenamenti, però qualcuno deve accompagnarti a casa, non puoi appoggiare il piede.”

Ayako volse lo sguardo verso Kogure.

“Potresti…”

“Ci penso io.”

Tutti si voltarono verso Rukawa che, fino a quel momento, era rimasto in disparte, continuando a palleggiare.

Sakuragi rimase a bocca aperta, non riusciva davvero a crederci.

“Vado a mettermi la tuta e andiamo”

Si guardarono tutti allibiti….quello era Rukawa?!

Kogure e Mitsui si sorrisero, forse qualcosa stava cambiando.

Rukawa tornò dopo pochi minuti, la borsa di basket a tracolla.

“Aspettami qui. Vado a prendere la bicicletta.”

Sakuragi avrebbe voluto respingerlo in malo modo, ma la verità era che era contento di vederlo preoccupato per lui e poi, voleva passare un po’ di tempo solo con lui. Naturalmente doveva darsi un contegno.

“Dove vuoi che vada, kitsune? Vedi di sbrigarti!”

Poco dopo Sakuragi era in bicicletta, seduto dietro Rukawa.

“Ehi, volpastro, vedi di non addormentarti! Non voglio finire sotto una macchina.”

“Sakuragi”

“Che vuoi?”

“Taci!”

Arrivarono davanti casa di Sakuragi e Rukawa lo aiutò a scendere, poi sistemò la bicicletta e ci mise il lucchetto.

“Che fai, kitsune? Sono arrivato e…”

“Io resto con te”

Sakuragi sgranò gli occhi.

“Come, scusa?”

“Sei sordo? Ho detto che resto, tua madre sicuramente non c’è e tu non puoi stare solo. Avanti dammi le chiavi.”

“Non ho bisogno della tua compassione”

“Smettila di dire cretinate, idiota! – pensò un attimo, poi aggiunse – tu avresti fatto lo stesso per me.”

Sakuragi si arrese e gli passò  le chiavi. Entrarono in casa e Sakuragi si sdraiò sul divano.

“Siediti, kitsune.”

“No, senti, se non ti dispiace, vorrei farmi una doccia…in palestra non ho potuto.”

“Certo, ti do un asciugamano.” fece per alzarsi.

“Resta lì, dimmi solo dove lo trovo”

“Dopo dovrò farlo, devo prepararmi la cena e vorrei lavarmi anch’io”

“Per la cena non devi prepararmi, ci penso io.”

“Che vuol…”

“Oh, ma sei scemo? Ho detto che resto qui  anche stanotte.”

Sakuragi non rispose subito, quando Rukawa stava per entrare in bagno gli chiese perché faceva tutto quello per lui.

“Non puoi restare solo” fu la laconica risposta della volpe.

Mentre Rukawa era sotto la doccia, Sakuragi prese uno dei suoi pigiami, se non altro per distrarsi dall’immagine del corpo nudo di Rukawa….l’acqua che scorreva su quella pelle morbida, la sua espressione rilassata…

Quando Rukawa uscì dal bagno, Sakuragi gli porse il pigiama. La kitsune lo guardò interrogativo.

“Starai più comodo che con la tuta, non credi?”

“Hn.”

Passarono una serata tranquilla, silenziosa e se ne andarono a letto presto. Sakuragi era un po’ agitato, gli faceva un certo effetto dormire di nuovo con Rukawa nello stesso letto.

“Se hai bisogno di qualcosa, svegliami”

Rukawa non si smentì e poco dopo dormiva placidamente, il respiro lento e regolare. Sakuragi rimase a guardarlo: era bellissimo, la luce lunare ne esaltava il candore della pelle. Si avvicinò lentamente, poi alzò una mano a scostargli  i capelli dagli occhi, dalla fronte e vi poggiò le labbra in un bacio lievissimo.

“Perché mi tormenti così, kitsune? Prima mi baci, due giorni dopo ti trovo tra le braccia di un altro e ora…sei qui con me, nel mio letto…dormi bene, amore mio” il suo era solo un sussurro.

 

Rukawa si svegliò con un famigliare senso di soffocamento, qualcuno dormiva con la testa poggiata sul suo petto. Si districò dal sonno e abbassò lo sguardo

“Hana…”

- Sei sempre lo stesso, continui ad agitarti mentre dormi. - 

Sospirò e cercò di sistemarsi meglio, una bella impresa con Sakuragi praticamente addosso. Riuscì a mettersi di lato, cosicchè affondava il viso tra i capelli di Hanamichi e, quasi inconsapevolmente, cominciò a sfiorargli la testa in una tenera carezza. Hanamichi si mosse nel suo abbraccio.

“Kaede…non lasciarmi…” parlava nel sonno

“Hana…”

“Ti prego….non andartene….non lasciarmi da solo….”

Erano solo frasi spezzettate, piene di angoscia e una morsa gelata si impadronì dello stomaco di Rukawa, era penoso sentirlo lamentarsi così.

“Shh…sono qui…sono qui” gli sussurrò e sembrò sentirlo, perché smise di agitarsi , allungò un braccio a circondargli la vita e gli si strinse maggiormente contro.

Rukawa sentiva il cuore battergli forte, era preoccupato: il loro rapporto si stava complicando ogni giorno di più.

“Che devo fare con te, eh Hana? Sentimi, continuo a chiamarti con il tuo diminutivo…. – sospirò, chiudendo un attimo gli occhi – se soltanto fossi diverso da quello che sono…”

Continuò a guardarlo per qualche momento ancora, per essere sicuro che dormisse tranquillamente, poi si districò dall’abbraccio dell’altro. Non voleva assolutamente che la mattina si svegliassero aggrovigliati in quel modo.

 

Quando suonò la sveglia, Sakuragi si allungò, ancora con gli occhi chiusi, a spegnerla, poi si voltò dall’altra parte. Qualcuno gli toccò un braccio e lui sobbalzò.

“AHAAAA….!"

Rukawa lo stava fissando

“Sei scemo?”

“Ti ho toccato, non morso! Volevo assicurarmi che ti fossi svegliato”

“Uhm…”

Rukawa si alzò

“Io vado a scuola, tu…”

“Vengo anch’io, non posso permettermi di mancare da scuola.”

“E la caviglia?”

“Quale caviglia?”

“La tua, idiota! Ieri ti sei infortunato, ricordi? Devi restare a casa, almeno oggi”

“Volpe…ogni tanto dai dei buoni consigli….ma dì la verità, lo fai perché altrimenti saresti costretto a farti vedere arrivare a scuola con me!”

“Sakuragi, a me non mi frega niente di quello che dicono gli altri. Per me non esistono!"

Hanamichi lo guardò vestirsi e gli sembrò che pensasse qualcosa poi si girò verso di lui.

“Vuoi che ripassi di qui, dopo gli allenamenti? Dovrei vedere Sendo, ma…”

Sakuragi cambiò colore e si rabbuiò

“No, non preoccuparti, non voglio certo farti perdere un appuntamento con quel coso, me la caverò benissimo da solo…e ora và, o farai tardi”

Rukawa si avviò alla porta e stava per aprirla quando si sentì chiamare, Sakuragi si era alzato.

“Grazie…per ieri” il suo era un ringhio e non aspettò neanche una risposta, gli voltò le spalle, tornandosene in camera sua.

 

La caviglia di Sakuragi andò a posto in un paio di giorni, come aveva predetto Akagi e Hanamichi tornò agli allenamenti. Purtroppo per lui, però, nel frattempo era stata organizzata un’amichevole con il Ryonan nella palestra dello Shohoku: l’idea infastidiva molto Sakuragi, ma allo stesso tempo gli dava  l’occasione di dimostrare a Rukawa di essere all’altezza di Sendo. Decise di impegnarsi al massimo in vista di quella partita, che si sarebbe svolta la settimana successiva il suo ritorno a scuola.

 

E quel giorno arrivò.

Sakuragi si era alzato prestissimo ed era andato a fare qualche tiro a canestro prima di andare a scuola. Era caricatissimo e non vedeva l’ora di giocare.

Durante la pausa per il pranzo aveva intravisto Rukawa nel corridoio, si erano salutati con un borbottio e ognuno aveva continuato per la sua strada.

Il Ryonan arrivò in perfetto orario: Sakuragi vide Sendo avvicinarsi a Rukawa per salutarlo, i due parlottarono per qualche minuto. Sendo sorrideva come al suo solito, ma quando guardava Rukawa era a dir poco raggiante. Sakuragi dovette distogliere lo sguardo, il cuore stretto in una morsa. Non sopportava di vederli insieme! Più si ripeteva che doveva farsene una ragione, più si sentiva sprofondare in uno stato di dolore assoluto. Scosse la testa rassegnato e cercò di concentrarsi sulla partita imminente. Finalmente cominciarono a giocare, ma nello stesso istante in cui la palla toccò il parquet con il primo rimbalzo, iniziò l’incubo di Sakuragi: Sendo non perdeva occasione per mettere le mani addosso a Rukawa, la maggior parte delle volte erano semplici tocchi, ma era abbastanza per far andare in bestia Sakuragi, che lo vedeva come un affronto! Era sicuro che Sendo lo stesse facendo apposta, voleva innervosirlo.

- Sta calmo, Hanamichi, non dargli soddisfazione. Prima o poi si stancherà di fare il buffone. -

Rukawa, naturalmente, giocava meravigliosamente rispondendo canestro su canestro ai punti segnati da Sendo, per niente infastidito dal comportamento del giocatore del Ryonan.

Sakuragi si comportò bene, considerato il suo stato d’animo e mise a segno anche un paio di schiacciate.

La partita volgeva tranquillamente alla fine senonchè, mentre Fukuda effettuava un tiro libero per un fallo commesso da Miyagi, Sakuragi vide Sendo arrivare alle spalle di Rukawa, poggiargli le mani sui fianchi e dirgli qualcosa.

Ora, per gli altri forse quel gesto poteva non significare nulla, ma per Hanamichi fu l’ennesima dimostrazione di cosa ci fosse realmente tra di loro e si trovò incapace di tollerarlo!

- Questo è troppo, è veramente troppo…io ti cancello dalla faccia della Terra Sendo… -

Scattò verso di lui con un ringhio e prima che qualcuno riuscisse a fermarlo, afferrò Sendo per la canottiera.

“Adesso basta, mi hai proprio stufato!”

Sendo non provò nemmeno a divincolarsi e quando i loro occhi si incontrarono Sakuragi comprese di aver fatto un errore.

- L’ha fatto apposta! Voleva che reagissi, voleva far vedere a Rukawa che non cambio mai, che perdo sempre il controllo. -

E si arrabbiò ancora di più.

“Tu sei un bastardo! Te la dovrei spaccare questa faccia scema!”

Gli altri giocatori erano allibiti, non capivano cosa avesse scatenato l’ira di Sakuragi. Akagi intervenne per separarli.

“Sakuragi, avanti, lascialo andare! Che ti succede? Sei impazzito?”

Lo afferrò per le spalle, riuscendo a staccarlo da Sendo, che non aveva detto neanche una parola, si limitava a sorridere soddisfatto.

“Non renderti ridicolo.” Rukawa si era avvicinato e lo guardava con il suo solito sguardo taglient

“Io ridicolo?! Questo str***o ti si struscia addosso e io sono ridicolo? Non fa che provocarmi!”

Sakuragi ormai aveva perso il controllo, si era reso conto troppo tardi di essere caduto in una trappola e ora stava facendo la figura dell’idiota. Proprio come voleva Sendo! Non sapeva più come uscire da quella situazione.

“Non dire scemenze! Stai diventando paranoico! Cresci una buona volta….”

“Tu lo stai difendendo?! Io lo facevo anche per te!”

“Io non te l’ho chiesto! Deciditi a lasciarmi in pace una buona volta!”

Sakuragi sbiancò e rivisse le stesse sensazioni terribili di quando Rukawa lo aveva lasciato: aveva la testa vuota, il cuore gli martellava e avrebbe voluto urlare per cancellare il suono di quelle parole.

“Sì, forse è meglio….” Riuscì a balbettare, poi si rivolse al capitano.

“Sostituiscimi, per favore”

Non aspettò neanche il suo consenso, si diresse verso gli spogliatoi.

L’atmosfera era raggelata, il silenzio fu interrotto da Sendo.

“Allora?! Continuiamo questa partita?”

Era trionfante, convinto di essersi liberato di quella scimmia rossa per molto tempo.

Kogure e Mitsui si guardarono.

“Pensi anche tu quello che penso io?”

“Sì, Mitsui, credo di sì…quei due hanno bisogno di una mano! Dobbiamo parlarci.”

“Ehi, Kogure entra al posto di Sakuragi” Akagi lo stava chiamando, ma lui aveva un’altra idea.

“No, non posso”

Il capitano lo fissò sconvolto

“Come non puoi?!”

“Non si può lasciare Sakuragi da solo”

Si avviò verso gli spogliatoi per cercarlo, ma lui non c’era.

 

Hanamichi era uscito dal retro senza indossare nulla sulla divisa da basket, ma non sentiva il freddo pungente, non provava sensazioni in quel momento. Sentiva solo un groppo alla gola che non voleva saperne di sciogliersi. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto e non vide Kogure che gli si avvicinava fin quando non gli si sedette accanto sull’erba, porgendogli la giacca della tuta.

“Ti prenderà una polmonite, mettila”

Sakuragi obbedì meccanicamente.

“Come stai?”

Hanamichi sollevò le spalle.

“L’hai sentito, no? Vuole che lo lasci in pace  …..” non riuscì a terminare la frase, perché le lacrime cominciarono a rotolargli lungo le guance, incontrollate e lui cercò di asciugarle furiosamente con il dorso della mano.

“Lo ami ancora così tanto?”

Hanamichi annuì.

“Da morire…”

“Allora…perché non glie lo dici?”

“Non posso”

“Perché?”

“Lui sta con Sendo, adesso”

“Ma dai…”

“E’ così – lo interruppe Sakuragi – lo so perché….ti ricordi quando sei venuto a casa mia perché io non ero venuto a scuola e tu mi hai chiesto del livido che Rukawa aveva sul viso?”

Kogure annuì.

“Lo avevo visto baciarsi con Sendo”

Kogure restò senza fiato. Non se lo sarebbe mai aspettato!

“Mi dispiace tanto io…senti, forse l’ultima volta che ne abbiamo parlato, Mitsui ed io siamo stati troppo precipitosi e ti abbiamo consigliato male…non dovevamo convincerti che ci fosse un’altra possibilità…”

Sakuragi stranamente gli sorrise.

“Smettila Quattr’occhi non è certo colpa tua né di Mitsui se io sono ancora innamorato di quella volpe.”

“Sì , però io ti ho convinto che forse anche Rukawa provava ancora qualcosa per te e invece…”

“Bè, riguardo a quello…lo pensavo anch’io, sono stato così sciocco…sai, credevo che quello che c’era stato tra noi fosse unico e irripetibile…io non ho mai sentito nessuno così profondamente mio. Quando lo stringevo tra le braccia lo sentivo…sentivo che era solamente mio.”

Kogure rimase stupito da quell’ultima affermazione: non riusciva ad immaginare Rukawa “di qualcuno”, lo aveva visto sempre così indipendente, distaccato da tutto quello che non facesse parte del basket! Ma c’erano tante cose che ignorava di lui e per questo non si era mai permesso di giudicarlo, forse soltanto Sakuragi era riuscito a sfiorare la sua interiorità.

“Sai, Sakuragi, questa tua ultima considerazione per me ha dello stupefacente!”

“Perché mai?”

“Bè, insomma, Rukawa non ha un bel carattere, o meglio, io ammiro la sua sicurezza, la grinta e l’impegno che mette in ogni partita, in ogni allenamento! La costanza è una bellissima virtù, però…è sempre così silenzioso, introverso, sembra che niente, all’infuori del basket possa interessarlo…”

“Non è così, te lo assicuro!”

“Ti credo, perché penso che deve avere qualcosa di speciale per aver suscitato un simile sentimento in te…quando eravate insieme non l’ho capito, anzi ad essere sincero ero anche un po’ scettico sul cosa ci trovassi….intendiamoci, non sono cieco,  lo vedo anch’io che Rukawa è un bellissimo ragazzo ma….non lo so, io in Mitsui adoro la passione e il calore che riesce ad esprimermi. Rukawa non lo conosco e mi faccio fuorviare dall’apparenza, ma qualcosa deve esserci per averti fatto innamorare in questo modo.”

Sakuragi non rispose subito, pensò molto al fatto che non aveva mai parlato con nessuno dei sentimenti che lo avevano legato a Rukawa, nessuno sapeva cosa si nascondesse dietro quegli occhi bellissimi. Gli era sembrato tutto troppo prezioso per poterlo sminuire con le parole, ma ora avvertiva il bisogno di condividere quei pensieri.

“E’questa la cosa più terribile, Kogure! Io solo so che cosa ho perso…silenzi pieni di magia…sorrisi solo per me…carezze nella notte. Io solo ho visto i suoi occhi mentre facevo l’amore con lui.”

Kogure rimase impressionato dalla passione che traspariva dalla voce di Hanamichi.

“Mi dispiace….”quello di Kogure fu solo un mormorio.

Sakuragi non gli rispose, si limitò a sospirare e Kogure continuò.

“Io non avevo capito quanto lui fosse importante per te, ma avrei dovuto intuirlo dalle lacrime che ti ho visto versare solo per lui…sono stato uno sciocco, dovevo starti più vicino, scusami.”

“Smettila Megane-Kun, mi hai dimostrato tante volte di essermi amico e non è colpa tua se non avevi capito quanto contasse Rukawa, è mia, perché  non ti ho mai parlato di quali fossero i nostri sentimenti. Non ti ho mai detto che…lui mi amava, Kogure, sono sicuro di questo! Non me lo ha mai detto durante i due mesi in cui siamo stati insieme, ma io lo so….”

Kogure lo guardò interrogativo.

“Come puoi…”

“Posso Kogure, posso…perché vedi lui – Sakuragi arrossì, non riusciva a trovare le parole e un po’ si vergognava ad essere esplicito – lui mi ha permesso di …. Insomma si è concesso a me.”

Kogure sgranò gli occhi, esterrefatto.

“Vuoi dire che lui…che tu lo hai…non ci posso credere!”

Sakuragi ritrovò un po’ di spirito, perché lo guardò in tralice e disse:

“Scusa, che c’è di tanto strano?”

“Niente è che…Rukawa…insomma non lo avrei mai detto!”

“E di me sì?!”

“Dai, lo sai cosa voglio dire…”

“Sì, lo so e anch’io ne rimasi sorpreso. L’ho amato ancora di più per quella scelta coraggiosa.”

Dall’interno della palestra arrivava il rumore della palla che rimbalzava sul parquet. Sakuragi e Kogure erano in silenzio.

“Che cosa hai intenzione di fare, ora?”

Kogure aveva appoggiato la mano sul braccio dell’amico.

“Credo di non avere molta scelta…lascio la squadra.”

“Non puoi dire sul serio! A te piace il basket, non è più un gioco, ma una passione, non puoi mollare.”

Sakuragi si volse a guardarlo con gli occhi lucidi.

“Non credere che la cosa mi piaccia! Ma io non ce la faccio più…hai visto la mia reazione prima? Io perdo il controllo ogni volta che lo guardo e penso che ora lui…Kogure, mettiti nei miei panni! Se tu e Mitsui vi lasciaste, tu riusciresti a incontrarlo soltanto in palestra, ti basterebbe averlo solo come compagno di squadra?”

Kogure si sentì male al solo pensiero.

“Io non riuscirei a stare un solo minuto lontano da lui, figuriamoci a non fare più parte della sua vita!”

Sakuragi annuì gravemente.

“Appunto…e io devo continuare a tormentarmi? No, c’è un limite anche al dolore da sopportare!”

“Il dolore non sparirà lasciando la squadra: sarà sempre lì nel tuo cuore, ogni momento. Non puoi semplicemente voltarti dall’altra parte e far finta che non è mai successo nulla! Devi avere il coraggio di affrontare la situazione: è vero, lui ora sta con Sendo, ma tu puoi sempre parlarci, provare a spiegargli che per te non è cambiato niente. Metti in gioco il tuo orgoglio, potresti non ottenere nulla, ma almeno ci avresti provato e non ti rimarrebbe il rimpianto di non aver combattuto per il tuo amore.”

“Tu credi che lui potrebbe…”

“Non lo so, non posso sapere cosa deciderà di fare, ma tu non puoi stravolgere la tua vita in base a lui….la tua vita non è finita, neanche se decidesse di restare con Sendo. Quindi, per favore, rifletti! Prenditi un paio di giorni, non dire a nessuno che vuoi lasciare la squadra, non essere impulsivo!”

 

Rukawa si stava allacciando le scarpe da ginnastica, quando sentì la voce di Mitsui. Erano rimasti soli negli spogliatoi.

“Rukawa?”

“Hn .”

“Posso parlarti un attimo?”

Rukawa alzò lo sguardo.

“Dimmi.”

“Senti, io non voglio farmi i fatti tuoi, però dovresti dire a Sendo di aspettare che siate soli per metterti le mani addosso…”

Rukawa alzò un sopracciglio.

“Hn.”

“Sia ben chiaro, per me puoi fare quello che vuoi, stare con chi vuoi, ma ti rendi conto di cosa succederebbe se Sendo lo facesse durante una partita del campionato? Sakuragi avrà esagerato, ma aveva ragione, non è stato un comportamento esemplare quello di Sendo.”

“Io che c’entro?”

“Ehm, Rukawa forse non te ne sei accorto, ma quei due ti si stanno litigando!”

“Tu dici?”

“Stai scherzando, vero?!”

“No, io….non bado mai a queste cose…non mi pareva.”

“Oh certo, il tuo ex salta alla gola del ragazzo che frequenti ora, perché mai dovrebbe trattarsi di gelosia?!”

“Va bene, forse hai ragione, ma io cosa posso farci? Sakuragi lo sa che tra noi è finita, che altro dovrei fare?”

“Non provi più niente per lui?”

“Scusa, ma non avevi detto che non volevi farti i fatti miei? Questa mi pare piuttosto personale come domanda!”

“La risposta non devi darla a me, ma a te stesso.”

“Io ho preso la mia decisione.”

“Non è la stessa cosa.”

“Mitsui…sei qui?”

Kogure entrò negli spogliatoi.

“Oh, ci sei anche tu Rukawa, bene! Senti Mitsui, Sakuragi è qui fuori, l’ho convinto ad aspettarci per andare a casa, ma…ora che ci penso…accompagnalo tu, così lo distrai un po’ lungo la strada, io ti raggiungo a casa mia. Tieni, ti do le chiavi.”

Mitsui capì al volo le intenzioni di Kogure: aveva qualcosa da dire a Rukawa.

“E va bene. Ci vediamo più tardi.”

Mitsui scompigliò i capelli di Kogure, sussurrandogli “ Buona fortuna.” 

Kogure sorrise e aspettò che Mitsui uscisse.

Rukawa aveva capito che doveva prepararsi, le domande del Megane-Kun erano imminenti.

“Avanti Kogure, dimmi! Avrai sicuramente qualche altra cosa da aggiungere. Avete deciso di farmi pronunciare tutte le parole che ho risparmiato fino ad oggi!”

Kogure non si lasciò intimorire, si sedette davanti a lui e dopo un attimo buttò là una frase.

“Sakuragi ha deciso di lasciare il basket.”

Rukawa alzò lo sguardo dalle sue scarpe con gli occhi scintillanti.

“Cha cosa? Perché dovrebbe fare una cosa così sciocca?”

“Non vuole vederti.”

Rukawa scrollò le spalle.

“E’proprio idiota! E pure vigliacco! Che c’entro io con il basket?! A lui piace giocare, non ci deve rinunciare a causa mia.”

“Rukawa, lui ha sofferto da morire quando lo hai lasciato, ha passato dei giorni terribili e io lo so bene, perché è venuto a piangere da me! Non l’avevo mai visto in quello stato e la cosa peggiore è che dieci minuti fa l’ho rivisto piombare nella medesima disperazione.”

Sul volto di Rukawa non si mosse un muscolo, mantenne la sua espressione fredda e distaccata, ma la voce suonò diversa alle orecchie di Kogure.

“Lui ha sofferto?! Almeno lui aveva qualcuno che lo ascoltasse, qualcuno da cui andare, qualcuno che gli asciugasse le lacrime, io ero solo…ho affrontato tutto da solo, come sempre.”

Kogure lo guardò alla luce di quella rivelazione: l’avevano sempre visto così tranquillo nella sua solitudine, a lui piaceva, non aveva mai fatto nulla per avere degli amici, sembravano bastargli una palla e un campo da basket, ma almeno per una volta nella sua vita doveva aver rimpianto il vuoto che aveva intorno. Si era tenuto tutto dentro, neanche Sakuragi poteva sapere cosa avesse provato nel lasciarlo, se aveva pianto…Kogure ebbe un’idea della tristezza che nascondeva.

“Lui ti ama ancora, tantissimo! Io non avrei il diritto di parlartene, ma lui non trova il coraggio e io…sono sicuro che potete trovare una soluzione….prima mi ha raccontato tante cose su di voi, per la prima volta, e….”

Rukawa colse una leggera indecisione e vide Kogure sulle spine e lo colse un dubbio.

“Che ti ha detto quell’idiota? Non avrà mica…”

Kogure arrossì.

“Bè….”

Rukawa ebbe la conferma dei suoi sospetti.

- Non è possibile! È andato a dirgli quello che c’è stato tra noi, come ha potuto? –

 Rukawa si alzò in piedi, un leggero rossore copriva le sue guance.

“Ma io lo ammazzo! Cosa crede di fare? Di andare a dirlo a tutti? Cos’è una forma di vendetta?”

Kogure lo guardò molto severamente.

“Rukawa sembra che tu te ne vergogni! Non c’è niente di male in quanto accaduto tra voi, lui ha parlato con rispetto di te e di quello che avete condiviso, non certo per vantarsene volgarmente!”

Rukawa sembrò calmarsi, tornò a sedersi.

“Hn.”

“E poi scusa – Kogure sorrise dolcemente – Sakuragi l’ha detto a me e, considerando come vanno le cose con Mitsui, non sarò certo io a giudicarti! Inoltre, se me lo ha confidato è stato per dimostrarmi che tu sei una persona coraggiosa e capace di donarsi completamente.”

“Ha detto questo di me?” 

Domandò Rukawa.

“Perché non lo chiedi a lui cosa pensa di te?”

“Non posso, perché non cambierebbe niente, io non posso tornare con lui. Quando mi ha chiesto di scegliere tra lui e l’America, avrei potuto illuderlo, mi avrebbe fatto comodo, ma non l’ho fatto, per lui! Se ora gli facessi credere che ho cambiato idea, e questo penserebbe se io facessi quello che tu mi suggerisci, non sarebbe giusto per lui e per me.”

“Quello che hai detto è molto bello e ti rende onore, ma non credi di aver rinunciato troppo in fretta?”

“Che vuoi dire?”

“In un rapporto tra due persone, in una storia d’amore, i problemi si risolvono in due, ci si aiuta a vicenda, invece voi due vi siete trincerati nelle vostre posizioni, non permettendo all’altro di spiegarsi….anche tra Mitsui e me ci sono stati dei problemi, non è sempre stato facile! Eppure noi siamo ancora insieme, perché abbiamo saputo ascoltarci insomma…ragazzi, io non posso credere che voi due stiate sprecando un sentimento così grande e bello! Molte persone non proveranno mai un amore simile nella vita e voi rischiate di perderlo per il vostro orgoglio!”

“Il tempo ci aiuterà a dimenticare.”

Rukawa lo mormorò.

Kogure gli sorrise.

“Non ci credi nemmeno tu e fai bene, perché certi amori non finiscono mai. Restano nel cuore, per sempre. Pensaci.”

Kogure raccolse le sue cose e se ne andò.

 

Kogure suonò alla porta di casa sua e Mitsui gli venne ad aprire: a Kogure si scaldò il cuore, vedendo il suo sorriso, era così bello!

- Sono così fortunato ad averti incontrato! -   

Lo abbracciò di slancio, poggiando il viso sul suo petto.

Mitsui gli passò le braccia intorno alle spalle.

“A cosa devo tutto questo trasporto?”

“Esisti.” Gli mormorò Kogure a fior di labbra, poi chiuse gli occhi, aspettando il bacio di Mitsui, che impazziva ogni volta davanti al totale abbandono di Kogure: la dolcezza di quel ragazzo era un vero e proprio afrodisiaco per Mitsui. Insinuò le mani sotto i vestiti di Kogure, sfilandogli la camicia dei pantaloni, mordicchiandogli il collo e l’orecchio.

“Andiamo in camera tua, Min-Kun.”

Kogure sorrise, staccandosi di poco da lui.

“E la cena? Non hai fame?” i suoi occhi scintillavano di malizia.

“Oh sì, ma non di cibo, di te!”

Kogure ridacchiò, arrossendo e prese Mitsui per mano.

“Quand’è così….andiamo.”

Salirono le scale stretti in un abbraccio, le mani che cominciavano a togliere i vestiti per poter soddisfare il desiderio di toccare l’uno la pelle dell’altro.

Nella stanza di Kogure regnava il solito ordine, ma Mitsui non ci fece nemmeno caso: l’unica cosa che voleva in quel momento era fare l’amore con quel ragazzo incredibilmente dolce, capace di suscitare in lui una passione smisurata.

 

Kogure riposava tra le braccia forti di Mitsui, la testa nell’incavo della spalla del compagno ed era stranamente silenzioso. La cosa naturalmente non sfuggì a Mitsui.

“Kimi-Kun tutto bene?” accompagnò la domanda con un bacio sulla fronte.

Kogure si mosse per guardarlo negli occhi.

“Mi ami, Hisashi?”

Mitsui sgranò gli occhi, c’era inquietudine in quella domanda.

“Certo che ti amo! Ho appena fatto l’amore con te!”

“Per quello non è necessario amarsi.”

Mitsui si voltò facendo sdraiare Kogure sulla schiena, carezzandogli una guancia con un dito.

“Ho forse fatto qualcosa che ti ha indotto a pensare il contrario?”

Kogure scosse la testa.

“No, tu non c’entri sono io che….quello che sta succedendo tra Rukawa e Sakuragi mi rende tanto triste, quei due si amano tanto eppure il loro amore non è stato sufficiente a salvare la loro relazione – Kogure abbassò gli occhi un attimo – prima, per un attimo ho avuto paura.”

“Di cosa?” quello di Mitsui era un mormorio.

“Se tu mi lasciassi per qualcun altro io non saprei cosa fare…non potrei impedirtelo.”

“Perché hai pensato una simile sciocchezza? Io non ti lascerò mai! Come…cosa ti ha fatto venire in mente questa eventualità?”

“Oggi, mentre parlavo con Sakuragi, lui mi ha chiesto di mettermi nei suoi panni, immaginare come mi sentirei se non stessimo più insieme, io ci ho provato e…mi sono sentito morire al pensiero di te con qualcun altro.”

“Non ci sarà mai nessun altro, non voglio nessun altro…io amo te Kimi-kun! Con tutto il cuore, con tutto me stesso, non c’è niente che non farei per te! Tu sei tutto quello che voglio!”

Kogure se lo tirò contro, abbracciandolo stretto.

“Lo so, lo so….sono io che sono uno sciocco….scusami.”

“Mi basta sapere che tu credi nel mio amore.”

“Non ho mai avuto dubbi, Hisashi.”

Si baciarono fino a farsi mancare il respiro e fecero di nuovo l’amore, perdendosi l’uno negli occhi dell’altro.

Prima di addormentarsi, parlarono nuovamente dei loro amici e Kogure gli confidò ciò che Rukawa aveva permesso di fare a Sakuragi. Mitsui rimase allibito.

“Non ci credo nemmeno se lo vedo! Rukawa che ….NAHAAA non è possibile!”

“Talvolta le apparenze ingannano….una volta tutti pensavano che tu fossi solo un teppista…” così dicendo gli sfiorò la cicatrice che aveva sul mento.

“E infatti lo ero…”

“Bè, io ci vedevo dell’altro.”

“Sì, un ragazzo bellissimo.”

“Ma smettila!”

Risero di cuore, tutto andava bene tra loro. Si lasciarono scivolare nel sonno tranquillamente, riscaldati dal calore reciproco.

 

Sakuragi andò sulla terrazza della scuola durante l’intervallo per il pranzo. Non aveva fame, preferiva prendere un po’ d’aria fresca. Ci andò, pur sapendo che probabilmente vi avrebbe trovato Rukawa.

Infatti, appena uscì lo intravide seduto per terra con le gambe incrociate, gli si avvicinò lentamente.

“Oi kitsune…”

Rukawa  alzò gli occhi per guardarlo, ma non rispose, continuò tranquillamente a masticare un bastoncino di liquirizia.

“Ti dispiace se resto?”

“Hn.”

Sakuragi si sedette poco lontano da lui, guardandolo ogni tanto con la coda dell’occhio: si ritrovò ad immaginare il sapore della liquirizia nella bocca di Rukawa e il solo pensiero gli procurò brividi di piacere. Era talmente preso da quella fantasia da non accorgersi che Rukawa gli stava parlando, o meglio, sentì le parole, ma non colse il significato.

“Eh? Hai detto qualcosa?”

Rukawa sbuffò, stranamente tutto in lui dava l’idea che il volpino fosse nervoso o, più precisamente, arrabbiato.

“Ti ho chiesto se hai intenzione di assecondare la tua ennesima scemenza.”

Sakuragi si irrigidì.

“Che intendi?”

“Kogure mi ha detto che hai preso in considerazione l’idea di lasciare la squadra….”

“Sì, è così.”

Gli occhi di Rukawa si socchiusero minacciosamente.

“Perché vuoi fare una cosa così idiota?”

Sakuragi era stanco, stanco di fingere, di nascondere i propri sentimenti, di trovare scuse per il suo comportamento. Se Rukawa voleva una spiegazione, bè, l’avrebbe avuta, quella vera.

“Non voglio trovarmi di nuovo su uno stesso campo di basket con te e Sendo, inoltre, se non ti vedo, soffro leggermente meno. Contento?”

“No, che non lo sono! Tu ci sei portato per questo sport, se ti impegnassi potresti fare grandi cose…dalla prima volta che ti ho visto, ho pensato che saresti potuto diventare un bravo giocatore e tu…tu vuoi mollare tutto per una sciocchezza!”

Rukawa era furioso dentro di sé, anche se all’esterno solo un leggero tremito tradiva il suo nervosismo. Lui era il tipo di persona che non sopportava i talenti sprecati e Sakuragi era uno di quelli. Ancora ricordava il primo allenamento: Sakuragi era un disastro nei fondamentali, ma aveva intuito di gioco, un’elevazione tali da avergli fatto pensare – è lui il mio rivale, quello con cui confrontarmi e crescere – e invece era lì a dirgli che lasciava il basket!

“Una sciocchezza?! Per te i miei sentimenti sono una sciocchezza?! Io ti sto dicendo a vederti vicino a qualcun altro sto male, che ogni volta che Sendo ti tocca io rivedo le mie di mani su di te!”

“Sei soltanto un vigliacco, è questa la verità!”

“Sì, può darsi…ma parliamo di te, se tu avessi aspettato a trovarti un altro ragazzo dopo appena sei mesi che mi hai lasciato, forse…”

“Non ci provare, Sakuragi, non provare a dare a me la colpa! Lo hai già fatto quando CI siamo lasciati! Non è stata solo una mia decisione, ti ha fatto comodo crederlo e farlo credere a Mitsui e Kogure! Certo, tanto io sono la fredda kitsune, il pezzo di ghiaccio…c’era da aspettarselo! Mentre tu…tu hai voluto passare per la povera vittima, ma io e te sappiamo che non è così. Mi hai deluso allora e lo stai facendo anche adesso! Io ho un sogno grande e bello, allora? È così riprovevole lottare per realizzarlo? Non è colpa mia se tu non hai un desiderio così forte….”

“Sì CHE CE L’HO, SEI TU! TU SEI IL MIO SOGNO”   *

Sakuragi glie lo urlò contro prima di girarsi e andare via molto velocemente.

 

“Hana…”

Rukawa vide Sakuragi andar via, o meglio, scappar via e cercò di fermarlo, ma la sua voce era stata quasi un sussurro. Sospirò, passandosi una mano sul volto. Le cose tra loro andavano sempre peggio e avvertì una fitta dolorosa trapassargli il cuore.

- Perché deve essere così difficile, perché ci facciamo solo del male quando parliamo? Quando eravamo insieme abbiamo passato dei momenti bellissimi, sembrava funzionare…-

 

Sakuragi, alla fine, non lasciò il basket anzi ci si dedicò anima e corpo, con grande soddisfazione dei suoi compagni di squadra a cui però mancava il vecchio Sakuragi, quello sempre scherzoso e un tantino esagerato.

Sakuragi, da parte sua, aveva deciso di impegnarsi per dimostrare a Rukawa che non era vero che il basket fosse solo un gioco per lui, era vera passione.

Fu così che dopo gli allenamenti con lo Shohoku, Sakuragi andò al campetto nel parco, per provare ulteriori tiri a canestro: il cuore gli batteva forte nel petto e non riusciva a respirare normalmente e il motivo era uno soltanto. Sakuragi sapeva che sicuramente lì avrebbe trovato anche Rukawa e sperò ardentemente che fosse solo, perché voleva riuscire a passare un pomeriggio con lui tranquillamente. Voleva provare ad avere un rapporto con l’unico amore della sua vita. Questa nuova consapevolezza gli nasceva dalle lunghe meditazioni dei giorni passati: si era interrogato su cosa fosse disposto a fare pur di stargli vicino e la risposta era stata che niente veniva prima dell’amore che provava per Rukawa, avrebbe fatto qualunque cosa per lui! Ora era lì, la mente piena di ricordi bellissimi, il cuore colmo di speranza.

- Io non mi arrenderò mai, Kaede, non smetterò mai di amarti e tu dovrai accorgertene! -

Arrivò al campetto e lo vide, la maglietta macchiata di sudore, i capelli mossi dal vento gelido.

“Ehi, volpastro!” lo chiamò proprio mentre lanciava la palla, ma questa entrò ugualmente a canestro.

- Neanche il terremoto potrebbe fargli sbagliare un tiro!

Rukawa si voltò verso di lui.

“Come mai da queste parti?”

“Pensavo di fare una partitina, io e te.”

Rukawa alzò un sopracciglio, era un po’ meravigliato dal comportamento dell’altro, troppo tranquillo!

“Se vuoi…arriviamo a venti…dai comincia tu!”

La partita ebbe il finale previsto, vinse Rukawa 20 a 16, ma la cosa che ebbe dell’incredibile fu l’atmosfera che si creò tra loro: forse veramente quel posto aveva qualcosa di magico, lì era nato il loro amore ed ora avevano giocato insieme, divertendosi, scambiandosi battute sul loro modo di giocare e, Hanamichi ne era quasi sicuro, Rukawa aveva abbozzato un sorriso.

Quest’ultimo continuò con qualche tiro, mentre Hanamichi si sedette per terra, infilandosi una felpa e ritrovandosi ancora una volta incantato dal compagno: dal suo modo di giocare, dall’espressione impegnata del suo viso. Hanamichi adorava ogni singola parte del corpo di Rukawa, lo considerava il ragazzo più bello che avesse mai visto. Tutti questi pensieri dovevano essere ben visibili sul suo viso, perché Rukawa si girò all’improvviso e sembrava imbarazzato.

“La vuoi smettere di fissarmi in quel modo? Lo facevi sempre quando….” Si interruppe conscio di quanto stava per dire, ma la sua mente continuò – quando volevi far l’amore con me. –

Hanamichi naturalmente intuì quello che voleva dire e non provò nemmeno a negare.

“Scusami, ma è più forte di me! Quando ti guardo penso di non aver mai visto niente di così bello in tutta la mia vita.”

“Ma perché, che cosa ho? Io non mi vedo così particolare, non capisco!”

Rukawa era sincero, lui non si era mai considerato particolarmente attraente, non dava importanza al suo aspetto fisico e per chi gli era accanto, questa sua cecità, era incredibile.

Infatti Hanamichi parlò come se stesse spiegando qualcosa di ovvio a un bambino e gli sorrise dolcemente.

“Che cosa hai? Ti sei mai visto in uno specchio? Hai dei lineamenti angelici, degli occhi stupendi, un corpo…bè, questo lo sai! Tu attiri le persone come una calamita! Nessuno è immune al tuo magnetismo! Possibile che tu non ti renda conto di quanto tu sia bello e desiderabile?! Non ti accorgi degli sguardi adoranti, non senti i complimenti? Tu pensi a te stesso come un giocatore, ma tu sei anche un ragazzo e sei bellissimo!”

Proprio in quel momento, passò un gruppo di ragazze della loro scuola che, riconosciuto Rukawa, esplosero nelle solite esternazioni, condite dei soliti superlativi!

L’oggetto del desiderio di tutte quelle invasate, forse per la prima volta, si accorse dell’effetto che faceva e avvertì la risata di Sakuragi.

“Hai visto? Te lo dicevo! Quelle non apprezzano il tuo modo di giocare, ma qualcosa d’altro!”

“Hn.”

“Dovresti essere contento, sai?”

“A me non interessa chi di me vede solo l’aspetto fisico.”

Rukawa si sedette vicino ad Hanamichi, asciugandosi il sudore alla bene e meglio con la maglietta e indossando la giacca della tuta.

Sakuragi si accorse che Rukawa gli stava fissando le mani che teneva appoggiate sulle ginocchia.

“Come fai ad avere la carnagione così scura anche in inverno?”

“Eh?”

“Mi chiedevo…guarda la mia pelle, è così bianca vicino alla tua.”

Rukawa avvicinò la sua mano a quella di Sakuragi.

“Sembriamo di due razze diverse!”

Sakuragi era perso davanti al profilo perfetto di Rukawa e non si accorse subito delle sue dita lunghe e sottili che si intrecciavano alle proprie. Il suo cuore perdette un colpo: Rukawa aveva l’abitudine di farlo spesso, dopo che avevano fatto l’amore, poggiava il suo palmo sul dorso di Sakuragi e faceva scivolare le sue dita tra quelle di Hanamichi.

“Rukawa…” Sakuragi mormorò il nome della sua kitsune, mentre spostava lo sguardo dalle loro mani al volto di Rukawa.

Fu un attimo…i loro occhi si incontrarono e, senza sapere chi dei due si fosse sporto per primo, le loro labbra si unirono in un bacio dolce e tenero, che si trasformò presto in bisogno di passione, di stringersi l’uno all’altro, di avvertire il calore dei reciproci corpi. Nessuno conosceva questo aspetto di Rukawa, tutti lo consideravano taciturno ed introverso e lo era, ma era capace di provare passione, quella vera e totalizzante, che ti fa scorrere più veloce il sangue nelle vene, che ti accende gli occhi di mille scintille. Era così ogni volta che giocava a basket, era stato così quando Sakuragi lo teneva tra le braccia o faceva l’amore con lui.

Sakuragi, da parte sua, avvertì chiaramente che stava per perdere il controllo, se avessero continuato a baciarsi in quel modo, avrebbe fatto scendere Rukawa sotto di sé, lo avrebbe spogliato….e si sarebbe fatto arrestare per atti osceni in luogo pubblico! Con un enorme sforzo di volontà si costrinse a staccarsi da quelle labbra umide e vellutate, ansimando per calmare il respiro affannoso. Hanamichi non ebbe il coraggio di guardare Rukawa negli occhi, ma avvertì chiaramente il disagio che era calato tra loro. Continuò a fissare il terreno e si alzò.

“Ehm, io devo andare. Si è fatto tardi, devo tornare a casa.”

“Sì, anch’io.”

 

Hanamichi, una volta superata l’emozione, riordinò le idee e avvertì, dopo tanto tempo, un senso di sollievo impadronirsi di lui.

- Prova ancora qualcosa per me…finora ho pensato che fosse solo una mia illusione, che mi stessi ingannando, ma non è così…lui mi vuole ancora! E sta prendendo in giro se stesso se pensa di ricreare quello che c’era, che c’è tra noi con Sendo! Non sono mai stato tanto sicuro del suo amore, neanche quando eravamo insieme…ora lo so, è soltanto l’orgoglio che ci sta tenendo lontano l’uno dall’altro…spero solo che se ne renda conto…-

 

Rukawa arrivò a casa piuttosto trafelato, aveva fatto la strada a passo sostenuto, quasi a voler mettere più strada possibile tra lui e Hanamichi, aveva avvertito che doveva allontanarsi più che velocemente. Si infilò nella doccia e sospirò di piacere quando l’acqua calda toccò la sua pelle, gli piaceva stare sotto il getto dell’acqua: lo rilassava ed aveva un effetto benefico sul suo corpo stanco. Quando ebbe finito, indossò l’accappatoio e aprì l’armadio per prendere il cambio dei vestiti. Si ritrovò così davanti allo specchio e senza quasi pensare, abbassò il cappuccio e cominciò a guardarsi attentamente. – “hai dei lineamenti angelici….degli occhi stupendi…”- così gli aveva detto Sakuragi. Rukawa si fissò per un paio di minuti, poi scrollò le spalle.

“Mah! Io non capisco!”

Indossò una tuta e si sedette alla scrivania: doveva fare i compiti d’inglese, l’unica materia a cui si dedicava con impegno, ma la sua mente continuava a riproporgli quello che era successo quel pomeriggio al campetto.

- L’ho fatto di nuovo, non ci posso credere! L’ho baciato di nuovo! Ma che mi sta succedendo? Io non perdo mai il controllo….forse la colpa è dell’atmosfera che si era creata, il tempo sembrava essere tornato indietro…per un attimo ho dimenticato tutto e lui è stato così maledettamente gentile, mi ha riempito di complimenti….AHAA! sono tutte scuse! La verità è che volevo che mi baciasse, altroché…-

I suoi pensieri divennero un groviglio in cui il passato si mescolava con il presente: rivide Sakuragi che gli sorrideva, che lo soffocava in uno dei suoi abbracci iperpossessivi, ma poi qualcosa fece cambiare corso a quei pensieri. Sakuragi era anche la medesima persona che lo aveva accusato di essere un egoista, di passare tranquillamente da un letto all’altro e il suo orgoglio, che aveva accantonato per un attimo, riprese il sopravvento. 

- E' la persona a cui ho concesso di più, ma è anche la persona che mi ha ferito di più con il suo comportamento, dimostrandomi di non avermi compreso. Io non posso dimenticare!-

 

Sendo canterellava tra sé, mentre camminava verso casa di Rukawa, in tasca il Cd di musica americana che gli aveva proposto di sentire insieme….un ottima scusa per stare da solo in casa sua! Infatti Sendo aveva deciso che era arrivato il momento di andare oltre i baci che avevano finora condiviso. Arrivò davanti il cancello e suonò il campanello.

- Ci siamo Akira, è arrivato il momento. -

Rukawa gli aprì la porta, sbadigliando, un’adorabile espressione addormentata dipinta sul viso. Era domenica mattina e, se non fosse stato per Sendo, Rukawa l’avrebbe passata dormendo.

“Sono arrivato troppo presto? Vuoi che torni più tardi?”

“Ormai sei qui…dai entra.”

Sendo lo seguì in cucina.

“Ti dispiace se faccio colazione? Non ne ho ancora avuto il tempo.”

Sendo lo guardò rapito, semiaddormentato Rukawa gli pareva ancora più bello.

“Ma figurati! Fai tutto quello che vuoi!”

Poco dopo, erano sul divano seduti poco lontano l’uno dall’altro, avevano messo il Cd ed erano in silenzio. Rukawa era un po’ teso, sentiva un’aria di aspettativa e aveva un vago sospetto su cosa ne fosse la causa: Sendo voleva qualcosa da lui! Infatti avvertì il braccio di Sendo cingergli le spalle, il respiro del ragazzo solleticargli l’orecchio. Rukawa istintivamente si irrigidì, ma poi cominciò a pensare che Sendo a lui piaceva: era un bel ragazzo, era un ottimo giocatore di basket, il capitano di una delle squadre più prestigiose e lo era anche per merito suo. Era simpatico, allegro, trasmetteva tranquillità. Era sicuro di sé, una dote che Rukawa apprezzava molto. Inoltre, la rivalità che li legava era qualcosa di elettrizzante, che stuzzicava la vanità e l’orgoglio di Rukawa: aveva sempre detto a Sendo che lo avrebbe battuto, che lo avrebbe messo in ombra, ce n’era abbastanza perché Sendo si tenesse a distanza e invece…continuava a volerlo, a volere lui! Quel ragazzo aveva carattere e a Rukawa piaceva il suo modo di baciare. Passò le braccia intorno al collo di Sendo, quando questi, senza staccarsi dalle sue labbra, lo fece sdraiare sul divano, finendogli sopra. Passarono così alcuni minuti, poi Sendo prese l’iniziativa.

“Senti, che ne dici di andare in un posto più comodo?”

Rukawa lasciò andare il respiro.

“Hn.”

Si alzò, precedendo un Sendo trionfante nella sua camera e che non perse tempo, cominciando a spogliare Rukawa non appena questi chiuse la porta della sua camera.

Quando si ritrovò di fronte al corpo nudo di Rukawa, Sendo rimase incantato: aveva sognato mille volte quel momento, ma la realtà era di gran lunga superiore a qualsiasi fantasia. Passò lentamente le mani su quella pelle bianchissima, traendo un piacere indescrivibile da quel contatto. Rukawa sospirò di piacere e attirò le labbra di Sendo sulle proprie, mentre lo aiutava a spogliarsi. Finirono sul futon, le mani che andavano alla scoperta dei reciproci corpi.

“Quanto sei bello Kaede….sei un incanto.”

Sendo continuava a sfiorare la sua pelle, il respiro accelerato…lo voleva, voleva far l’amore con quel ragazzo meraviglioso che abitava i suoi sogni ormai da lunghissimo tempo. Voleva sperimentare cosa significasse farlo suo.

Rukawa sapeva benissimo cosa stava per succedere, ma invece di sentirsi desideroso di approfondire quel contatto, cominciava ad avvertire un vago senso di disagio. Continuava a ripetersi che era tutto a posto, ma la verità era un'altra: Rukawa aveva sperimentato il vero amore, la vera passione e sapeva che era tutt’altro rispetto a quello che provava in quel momento. Con Sakuragi era riuscito a lasciarsi andare, gli si era offerto completamente e non aveva avuto alcuna remora a farlo, aveva scelto lui di essere posseduto anzi lo aveva voluto con tutto se stesso…

La mente di Rukawa cominciò a giocargli brutti scherzi: cominciò a ricordare brani di conversazione, semplici frasi che avevano come protagonista Hanamichi:

 

“Sai cosa ho pensato quel pomeriggio, quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta?”

“Che sono bellissimo…”

“No, scemo…che sei un angelo!”

 

“Sai kitsune, a volte penso che ti legherei al letto e non ti farei più uscire né vedere nessun altro all’infuori di me!”

“Tu sei malato!”

“No, ti amo e poi scherzavo…bè, mica tanto!”

 

“Tu sei il mio sogno…”

 

Rukawa si immobilizzò, finalmente conscio che stava per cedere ad una attrazione fisica, ad un banale bisogno di sesso e lui non voleva trarre piacere da un qualcosa che non aveva presente né tantomeno futuro. Lui voleva amore…amore e passione e comprese che non li voleva da Sendo.

Avvertì le mani di Sendo sui suoi fianchi e capì che doveva fermarlo o sarebbe stato troppo tardi, le cose erano andate già fin troppo avanti.

“Fermati Akira, non voglio!”

Rukawa allontanò da sé le mani di Sendo, voleva che capisse che parlava seriamente. 

Sendo non reagì subito, rimase a fissare quegli occhi stupendi in cui per la prima volta aveva visto passare un lampo di autentica paura.

“Che vuol dire che non vuoi?! Perché?”

Il giocatore del Ryonan era decisamente contrariato ed incredulo: perché Rukawa si stava tirando indietro? Era sicuro che non stesse facendo né per timidezza né per timore: Sendo sapeva che non era la prima volta per l’altro, quella consapevolezza l’aveva anche infastidito nei giorni precedenti, ma considerando che non lo era neanche per lui, aveva accantonato la gelosia.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato? Forse volevi….”

“No - lo interruppe Rukawa – tu non c’entri, non è colpa tua….potresti alzarti però? Così mi sento a disagio.”

Sendo si spostò da sopra di lui arrabbiatissimo e con grande sollievo di Rukawa si rivestì, dandogli il tempo di fare altrettanto.

“Spero che le tue spiegazioni siano davvero convincenti – Sendo aveva gli occhi scintillanti – non mi piace essere rifiutato in questo modo.”

“Hai ragione, ma vedi soltanto adesso mi sono reso conto che certe cose posso condividerle con una sola persona…”

Sendo strinse i pugni.

“Non me lo dire! Tu hai fatto tutto questo per Sakuragi?! Per quella carota deficiente!”

“Se vuoi non te lo dico, però…”

“Io credevo che tra voi fosse tutto finito!”

“Lo credevo anch’io.”

Sendo lo fissò malamente.

“Rukawa, dimmi la verità: non è che tu mi hai usato per farlo ingelosire, vero?”

“Certo che no – Rukawa rispose quasi oltraggiato – io, quando abbiamo cominciato giù sul divano, ero veramente convinto che lo avremmo fatto, lo volevo anch’io…ma poi ho capito e…io non sono una persona che va contro se stesso fino a questo punto.”

Sendo parve calmarsi, stava facendo una profonda opera di autoconvincimento: considerò che, se Rukawa non era sicuro, fosse stato meglio fermarsi lì, altrimenti avrebbero rovinato anche l’amicizia che c’era tra loro. Forse ci sarebbe stata un’altra possibilità e poi voleva dimostrare all’altro che era in grado di accettare un rifiuto, anche se incomprensibile. Decise quindi mostrarsi disponibile.

“Senti, credo di avere il diritto di sapere cosa è successo tra te e Sakuragi, perché vi siete lasciati…magari riesco a capire anch’io perché pensi ancora a lui.”

Rukawa annuì e raccontò brevemente del motivo della lite, dell’attrazione che ancora li legava. Ammise di esserne ancora innamorato, anche se lo aveva negato durante tutti quei mesi.

“Io continuo a non capire cosa ci trovi in lui.”

“Sakuragi fondamentalmente è una persona di una bontà unica, è dolce, buffo, solare e poi è l’unico che riesce a farmi venire voglia di sorridere. Comunque non avrei dovuto coinvolgerti.” Concluse Rukawa sinceramente dispiaciuto.

A dispetto di quanto credevano di sapere gli altri, a Rukawa non piaceva far del male alle persone, non era così insensibile.

Sendo incrociò le braccia al petto, ritrovando il sorriso, anche se ironico.

“Bè, comunque sei stato fortunato! Qualcun altro al mio posto, si sarebbe preso il suo piacere anche senza il tuo consenso.”

Rukawa impallidì visibilmente, conscio del pericolo che aveva corso, ma Sendo gli parlò dolcemente.

“Non avevi nulla da temere, io non farei mai del male al ragazzo che amo.”

“Tu mi ami?”

Sendo si sentì sprofondare nuovamente nel baratro.

“Certo che ti amo! Cosa credevi che volessi da te?”

Sul volto di Rukawa si dipinse un’espressione ingenua e stupita.

“Io credevo che tu volessi fare sesso.”

“Hai pensato questo di me?! – la voce di Sendo era tristissima – non ti eri accorto che io non volevo solo il tuo corpo?! Eppure, prima….maledizione, Rukawa io avrei potuto costringerti, te ne rendi conto? Forse dopo mi avresti ammazzato, ma intanto io ti avrei avuto, invece volevo che piacesse anche a te! E tu mi vieni a dire che non hai capito che mi sono innamorato di te?! Non so che pensare, se sei scemo o semplicemente di un’ingenuità pazzesca.”

Le guance di Rukawa solitamente pallide, si imporporarono.

“Mi dispiace veramente, io non avevo capito, scusami.”

Sendo abbassò la testa visibilmente abbattuto.

“Ora è meglio che vada!”

 

Hanamichi stava tornando a casa, ma visto che sua madre non lo stava aspettando, decise di allungare un po’ la strada e passare attraverso il parco. Aveva passato il pomeriggio con Yohei e gli altri in sala giochi a ridere e scherzare: erano state ore serene, dopo tantissimo tempo. Questa ritrovata tranquillità era merito dell’avvenuta consapevolezza che lui e Rukawa sarebbero tornati insieme: era solo questione di tempo. C’era qualcosa di più forte di loro che li spingeva l’uno verso l’altro, era innegabile e per quanto Rukawa fosse orgoglioso, non era stupido: quando si sarebbe reso conto che tra loro non era finita e che con nessun altro sarebbe stato mai come quando erano insieme, loro sarebbero tornati una coppia. Camminava, canticchiando allegramente, quando vide Sendo provenire dalla parte opposta; notò subito che qualcosa non andava: aveva un muso lungo fino alle scarpe, la testa china. Quando pochi metri ormai li dividevano Hanamichi parlò.

“Ehi porcospino, si passeggia?”

Sendo alzò gli occhi di scatto con un’ira malcelata.

- Ma proprio lui dovevo incontrare? È un incubo! È per colpa sua se Rukawa mi ha respinto, a causa sua non ho potuto realizzare il mio desiderio! Oh, come lo odio!! Magari, se lo elimino fisicamente, finirà di tormentarmi! - 

Hanamichi continuava ad osservarlo ed era profondamente stupito: non aveva mai visto Sendo arrabbiato, mentre in quel momento gli sembrava addirittura furioso. Sul viso di Sakuragi si dipinse un ghigno malefico, era successo qualcosa con Rukawa, ormai ne era sicuro.

“Che succede Sendo? Il porcospino ha problemi con la volpe?”

Sendo lo fulminò con lo sguardo e per lui fu sufficiente, cominciò a camminare di nuovo, ridacchiando sarcastico.

“Ehi tu, aspetta! Devo parlarti!”

Hanamichi si voltò serio in viso.

“Che diavolo vuoi?”

“Parlare di Rukawa.”

“E proprio con me vuoi farlo?”

“Sì, perché tu sei l’unico che mi può aiutare a capirlo.”

Hanamichi si infuriò.

“E secondo te, io sono così scemo da darti dei consigli?! Io ogni volta che ti vedo vicino a lui ti strangolerei! Figurati se ora aiuto te!”

Sendo ammutolì e assunse un’espressione così triste da far calmare Hanamichi all’istante.

- Che cavolo può essere successo da ridurlo in questo stato? Vuoi vedere che anche lui….- 

“Sendo, parliamoci sinceramente una buona volta….tu ami Rukawa?”

- Se adesso mi risponde che lo fa solo per portarselo a letto, giuro che lo ammazzo! - 

Sendo parve riprendere vita.

“Certo che lo amo! Perché sembra essere così inverosimile?! E poi non ha alcuna importanza, visto che meno di un’ora fa si è rifiutato di venire a letto con me a causa tua! E la cosa peggiore è che si è tirato indietro all’ultimo momento!”

Hanamichi esultò.

“Oh Sendo, quanto mi dispiace!”

Sendo ebbe un forte impulso omicida in quel momento, ma fortunatamente riuscì a controllarsi.

“Io non mi capacito di come lui possa ancora tenere a te…tu non te lo meriti!”

“Sendo, un’altra parola e sei morto!”

“E perché? Sto dicendo la verità! Tu sei stato capace di… hai avuto il coraggio di chiedergli di rinunciare al suo sogno più grande, ma ti rendi conto ti quanto tu sia idiota?!”

“Sendo, non ti permetto di giudicarmi, tu non sai niente di me! Tu sei nato in una  famiglia felice ed agiata, vivi in una bella casa….io non ho niente di tutto questo! Mia madre è costretta a lavorare come una pazza per mantenerci, io sto praticamente crescendo da solo….io avevo solo lui e, scusa tanto, se ho avuto paura di vederlo partire per non tornare forse mai più da me! So di avere sbagliato, non mi servi certo tu!”

I due ragazzi si fissarono per lunghi attimi, durante i quali Sendo percepì chiaramente quanto fosse ancora forte il legame che univa Sakuragi e Rukawa. Ammise a malincuore di non poter competere.

“Ti invidio, Sakuragi. Hai saputo suscitare il suo amore, mentre io ho fallito.”

Sendo se ne andò, forse più triste di quando si erano incontrati.

 

I lampi squarciavano il cielo e Rukawa li guardava affascinato: gli piaceva quella manifestazione di forza della natura. Era al buio, affacciato alla finestra della sua camera ed era un po’ turbato dagli avvenimenti del pomeriggio: in un attimo aveva avuto una chiara visione di ciò che voleva, che aveva sempre voluto…Hanamichi! Aveva voluto punirlo per quella pretesa incomprensibile e aveva finito per ferire se stesso e Sendo….

- Accidenti a me! Nei rapporti interpersonali sono proprio un disastro! Quando si tratta di sentimenti io….perchè non è semplice come nel basket? È tutto così chiaro, ognuno ha il suo ruolo, si sa con chi sta chi. Mi dispiace tanto per Sendo, l’ho ferito senza volerlo, non avevo capito niente…però almeno adesso so cosa fare.- 

Finalmente, dopo tanti mesi, la sua testa e il suo cuore erano sulla stessa lunghezza d’onda. Si chiese perché ci avesse messo così tanto tempo a capirlo: lui non era tipo da rinunciare a qualcuno che riteneva suo ed Hanamichi era suo, come il sogno di andare negli Stati Uniti. Naturalmente, sapeva che non era tutto così semplice: c’erano state delle incomprensioni, sentimenti feriti, sofferenza e gelosia, ma sapeva che potevano farcela. Aprì un cassetto, cercando qualcosa che sapeva essere lì: una fotografia di Sakuragi che lui stesso gli aveva regalato, quando lo aveva sorpreso a guardarla nella sua camera. La prese e sorrise lievemente, poggiandola sulla scrivania, voleva che fosse la prima cosa che avrebbe visto la mattina seguente.

Passò una notte piuttosto agitata: da una parte era contento di aver ritrovato l’amore per Hanamichi, ma dall’altra sapeva di essersi comportato male con Sendo.

Si svegliò prima che suonasse la sveglia, ma non si alzò: aveva deciso di saltare sia la scuola che gli allenamenti. Aveva bisogno di prepararsi. Quel pomeriggio stesso avrebbe detto ad Hanamichi che voleva che tornassero insieme. Le ore passarono lentamente e per tutto il tempo Rukawa non fece altro che pensare a cosa stesse facendo quella scimmia rossa! Quando decise di uscire per andare da lui, si guardò allo specchio e per la prima volta si trovò bello. Forse perchè si era guardato con gli occhi di qualcun altro: aveva indossato una salopette jeans chiaro e un maglione a costine azzurro.

 

Hanamichi stava finendo di svuotare la sua borsa di basket, quando sentì il campanello: sua madre era uscita da pochi minuti e, forse aveva dimenticato l’ombrello e, considerando che fuori diluviava….

“Mamma, hai dimentic….”

Sakuragi rimase a bocca aperta, davanti a lui c’era Rukawa, bellissimo.

“Tua madre sta andando al lavoro, l’ho appena incontrata….è sempre gentilissima con me, mi ha chiesto perché è così tanto tempo che non mi faccio vedere.”

Sakuragi rimase a fissarlo, incapace di credere che quella fosse la realtà.

“Ehi, mi fai entrare?”

Hanamichi finalmente reagì.

“Oh, sì certo…”

Lo fece sedere sul divano e gli offrì del thè, anche per rompere il ghiaccio.

Quando Hanamichi tornò con due belle tazze fumanti, trovò anche il coraggio di chiedergli perché era venuto fin lì.

“Posso chiederti come mai sei qui?”

“Avevo bisogno di parlarti.”

Hanamichi sorrise.

“Oh bene, anch’io…”

“Ah, sì?”

Hanamichi prese fiato e coraggio.

“Sì, io…volevo dirti…quel giorno, quando ci siamo lasciati io…ho detto delle cose di cui mi sono pentito un attimo dopo averle pronunciate, delle parole ingiuste e cattive…che non meritavi, ma la verità è che in quel momento io ho avuto paura…di perderti e così..”

Sakuragi si interruppe perché come in un sogno, vide Rukawa che gli si avvicinava, avvertì le sue braccia intorno al collo e vide le sue labbra avvicinarsi. Hanamichi rispose al bacio, ma poi si allontanò di pochissimo.

“Rukawa….che fai?”

“Ti bacio….e poi tu….parli troppo! Io ho voglia di fare l’amore con te!”

Hanamichi spalancò gli occhi, rimanendo immobile a fissarlo, gli sembrava troppo bello per essere vero! Rukawa gli morse dolcemente un orecchio, sussurrandogli

“Che c’è? Non ti piaccio più?”

Non aveva neanche finito di formulare la domanda che si ritrovò sdraiato di schiena sul divano, Hanamichi sopra di lui che lo baciava con tutta la passione di cui era capace, le mani che scorrevano frenetiche sul suo corpo. Rukawa, come sempre in quelle situazioni con Hanamichi, si sentì sciogliere al suo fuoco e cominciò a spogliare il suo compagno. Hanamichi tentò di fare altrettanto, ma non riusciva ad aprire le fibbie delle bretelle della salopette.

“Come diavolo si aprono questi cosi? Porti sempre la tuta, proprio oggi dovevi vestirti così?”

“Io l’ho fatto per te…volevo essere bello.”

“Io ti trovo meraviglioso…senza vestiti addosso!”

Con l’aiuto di Rukawa, Hanamichi riuscì a spogliarlo e fu come se lo vedesse per la prima volta, rimase incantato a guardarlo per un paio di secondi, poi gli prese una mano.

“Vieni di là, in camera mia. Voglio stare comodo, mentre faccio l’amore con te…”

Rukawa lo seguì e si sdraiarono sul futon. Ricominciarono a baciarsi, le mani sempre più avide, Hanamichi scese a sfiorare con le labbra ogni centimetro di pelle del suo corpo. Moriva dalla voglia di tuffarsi dentro di lui.

“Hana….”

“Cosa….”

Rukawa ansimò.

“Lo voglio subito…fallo, adesso.”

Hanamichi non resistette a quella richiesta così passionale e fu dentro di lui in un attimo. Gemettero entrambi di piacere a quel rinnovato contatto e intrecciarono le dita delle loro mani, persi l’uno degli occhi dell’altro. Hanamichi lo possedette con dolce violenza, facendolo urlare di piacere. Voleva renderlo suo, fargli capire che si appartenevano in modo unico e totale, che quel fuoco che li stava divorando, divampava solo tra loro. Rukawa si sentì invadere e circondare dal calore di Hanamichi, si inarcò, avvertendo subito le mani dell’altro che gli accarezzavano la schiena muscolosa. Si aggrappò alle sue spalle larghe.

“Fallo ancora….ti prego…non fermarti…”

Hanamichi credette di impazzire per la felicità di vederlo così vulnerabile ed eccitato.

Rukawa gettò la testa indietro, gocce di sudore gli illuminavano la pelle, i capelli appiccicati alla fronte, gli occhi socchiusi: era il ritratto della sensualità. Gemette più forte.

“Hana…io…non resisto più…”

“E allora… non farlo!” gli ansimò Sakuragi.

Rukawa gridò, mentre Hanamichi affondava maggiormente in lui e si univa al suo piacere, per poi crollargli addosso sfinito, ma trionfante nell’anima.

Rimase sdraiato su di lui, continuando ad accarezzarlo, non era mai stufo di quella pelle morbida. Rukawa teneva le mani sulla sua testa, mentre Hanamichi gli baciava lievemente il torace. Ansimavano entrambi, tentando di regolarizzare il respiro, persi nella beatitudine di quel momento. Hanamichi alzò il viso a baciargli il mento, una guancia, la fronte e si appoggiò su un gomito guardandolo. Rukawa teneva gli occhi chiusi e lui gli sfiorò le labbra con un dito.

“Hai idea di quello che hai appena fatto?”

“Sì…vagamente.”

La voce di Rukawa era ancora roca ed Hanamichi rabbrividì.

“Sto parlando seriamente, Kaede, io non ti posso più lasciare andar via, adesso…non dopo essermi sentito perdere dentro di te, te ne rendi conto?”

Rukawa aveva aperto gli occhi e alzò una mano per accarezzargli una guancia: “Era quello che volevo…legarti a me, per sempre!”

Hanamichi sorrise.

“Allora tu….non tornerai da Sendo?!”

Rukawa si voltò su un fianco, dandogli le spalle.

“No.” Rispose asciutto.

Sakuragi gli si accoccolò contro, le labbra premute sulla nuca, un braccio intorno alla vita; si sentiva in Paradiso: aveva la sua volpe tra le braccia, avevano appena fatto l’amore, tutto era perfetto, o quasi….già, perché la sua mente cominciò a tormentarlo sull’eventualità che Rukawa avesse condiviso quei momenti anche con Sendo. Era più forte di lui: immaginare che quel porcospino avesse posato lo sguardo sul corpo nudo di Rukawa, che lo avesse toccato e  magari….no, non resisteva, doveva sapere.

“Kaede, senti…volevo chiederti…”

“Cosa…”

“Tu….e Sendo….insomma, avete…”

“Mi stai chiedendo un paragone?

 Hanamichi rimase agghiacciato.

- Ecco, lo sapevo! Ieri Sendo non intendeva che Rukawa gli si era sempre rifiutato e poi, quel giorno, quando li vidi baciarsi….-

“Kaede, ti prego, per favore, non continuare a tormentarmi! Questo dubbio mi sta spezzando il cuore…”

Hanamichi trattenne il respiro, fin quando non sentì Rukawa ridacchiare!!

“Ehi, volpe, ti stai prendendo gioco di me?”

Rukawa si voltò verso di lui.

“Hai ragione, scusami….- tornò a guardarlo seriamente – non c’è stato nessun altro dopo di te!”

Hanamichi gli prese il volto tra le mani.

“Sono sempre il primo e l’unico?”

“Sì.”

Sakuragi sospirò di sollievo. C’era soltanto un’ultima cosa da chiarire.

“Kaede, vorrei parlarti di quando ci siamo lasciati.”

Rukawa annuì.

“Quando ti chiesi di scegliere tra me e l’America, io non volevo…non pretendevo che rinunciassi al tuo sogno. Ho sempre voluto la tua felicità….soltanto avevo paura, ero terrorizzato all’idea di perderti: non perché non mi fidassi di te, intendiamoci, ma perché so di non valere abbastanza in confronto a te. Tu sei bellissimo, sei un campione nel basket, io non sono niente di tutto questo! Il mondo è pieno di persone come me. Tu sarai sempre circondato da persone che ti desidereranno, ho avuto paura che lontano da me avresti finito per renderti conto che io non sono abbastanza per te. So di averti offeso con le mie accuse ingiuste e mi dispiace tanto, spero solo che tu possa comprendermi e perdonare.”

“L’ho già fatto, Hana e ho capito che cosa vuoi dire. Se non fossi stato accecato dall’orgoglio in questi ultimi mesi, ti avrei chiesto spiegazioni molto prima….abbiamo rischiato di rovinare tutto – Rukawa stette in silenzio un attimo, poi aggiunse – però c’è una cosa che tu dovresti fare…”

“Quale? Farò qualunque cosa!”

“Non voglio più sentirti dire che non sei abbastanza per me, perché non è vero! Io non ho mai pensato a te in questi termini.”

Hanamichi era felicissimo, quelle poche parole dette da Rukawa erano più belle di qualunque complimento fatto da chiunque altro.

“Grazie.” Gli mormorò, prima di baciarlo.

 

Dopo essersi fatta la doccia, i due ragazzi erano in cucina a prepararsi la cena: Hanamichi aveva chiesto a Rukawa di restare con lui quella notte e il ragazzo aveva acconsentito. Avevano molto tempo da recuperare.  

Si erano divisi i compiti; mentre Hanamichi preparava del riso al curry, Rukawa stava affettando delle patate.

“Ahi! Accidenti!”

Hanamichi si voltò.

“Che ti succede, kitsune? Troppo complicato?”

Rukawa si succhiava un polpastrello.

“Mi sono tagliato.”

Sakuragi entrò nel panico.

“CHE COSA? Fammi vedere! Forse ci vogliono i punti, il pronto soccorso! Accidenti a te, perché non stai attento?! A te le dita servono, devi giocare!”

“Hanamichi, non è niente…è soltanto un taglietto, basterà metterci un cerotto.”

“Questo è da vedersi! Siediti, vado a prendere del cotone e l’acqua ossigenata.”

“Sembri Kogure, lo sai?”

Hanamichi gli fece la linguaccia e sparì per un paio di secondi.

Rukawa si sentiva felice, rilassato e avvertì un tuffo al cuore quando Hanamichi tornò, si inginocchiò davanti a lui e cominciò a disinfettargli il taglio: faceva tenerezza, impegnato in un operazione che eseguiva con delicatezza inaspettata in uno grande e grosso come lui. Rukawa inghiottì a vuoto un paio di volte: lui non era un sentimentale, non nel senso canonico del termine, ma quella premura, quelle attenzioni così spontanee, lo facevano sentir bene, amato.

“Hana…”

“Uhm?”

Hanamichi stava finendo di mettere il cerotto e non lo guardava.

“Io ti amo.” La voce di Rukawa era ferma e sicura, come sempre.

Hanamichi alzò gli occhi di scatto, senza lasciargli la mano.

“Che hai…detto?”

“Ti amo” ripetè Rukawa

Hanamichi sentì gli occhi riempirsi di lacrime e tirò su con il naso, poi alzò una mano, posandola sulla nuca di Rukawa e lo baciò.

“Anch’io ti amo…da impazzire!”

Rukawa sorrise, uno di quei rari sorrisi che gli illuminavano gli occhi.

 

Rukawa era sulla terrazza, il naso all’insù e guardava il cielo stellato.

“Come è bello…” mormorò.

“Cos’è bello?” Hanamichi era arrivato alle sue spalle, gli passò le braccia intorno alla vita, tirandolo a sé e poggiando la testa sulla sua spalla. Era poco più alto dell’altro e ciò gli permetteva di avere la bocca praticamente incollata al suo collo.

“Le stelle…”

Rukawa si rilassò tra le sue braccia con un sospiro.

Il silenzio tra loro era meraviglioso, così pieno di complicità! Hanamichi pensò a quanto fosse splendido sentirsi parte della sua vita.

- So che lo amo, che lui ama me e che tutto questo durerà per sempre. Questa consapevolezza non mi spaventa, forse dovrebbe: a 17 anni non ci si vuole sentire così legati a qualcuno, ma io so che per me, per noi sarebbe impossibile amare qualcun altro. Io ho lui, lui ha me e questo ci basterà. Per sempre - 

Hanamichi fece girare Rukawa nel suo abbraccio per riempirsi gli occhi di quei lineamenti angelici e lo strinse più forte.

“Hana, così mi soffochi!”

“Ti ho appena ritrovato, ho paura che se ti lascio, voli via…”

“Che scemo!”

“Kaede…”

“Che altro c’è?”

“E’ bellissimo vedere la luna riflessa nei tuoi occhi d’angelo.”

 

 

FINE 

* volevo specificare che questa frase è stata creata, prima di sapere che Kriss l’avesse usata prima di me nella sua bellissima fic originale you are my dream ( la parte in cui la usa non l’avevo ancora letta, mentre scrivevo la mia fic ^_^ ). Spero di non venire accusata di plagio ^_^ ! ah, vi consiglio di leggerla!

 


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