Questa è la mia prima fic su Slam Dunk , quindi vi prego di essere “garbati” nelle critiche ^_^

Un paio di cose prima di lasciarvi alla lettura che spero sia piacevole :

1-Non cercate di collocarla temporalmente perché non ci riuscireste. Non c’è nessun appiglio dal manga.

2-Io tendo a dilungarmi , quindi preparatevi ad un oceano di parole.

Naturalmente i personaggi non sono miei , ma spero di farne un buon uso

 


Angel Eyes - Occhi d'Angelo

di Calipso



Prima parte

Una tenue luce filtrava dalle tende tirate, ad illuminare fiocamente  una classica stanza da adolescente: poster alle pareti, vestiti sparsi dappertutto, libri scolastici gettati alla rinfusa su di una scrivania. Sul pavimento un futon su cui dormiva un ragazzo: alto per la sua età e con dei capelli di uno strano color rosso fuoco!

“Kaede…”il suo era soltanto un sussurro cui seguì un dolce sorriso e una mano sembrava cercare qualcuno, ma non c’era nessun altro nella stanza, nel letto.

-Allora era soltanto un sogno…-

Hanamichi aprì gli occhi con la certezza che quel pensiero fosse la realtà; quando si era istintivamente girato di lato il suo corpo non aveva incontrato il solito calore, pelle morbida da accarezzare, ma soltanto il freddo. Ed era così da parecchio tempo.

“Sembrava così reale, io ti sentivo, sentivo il tuo respiro leggero e regolare, il tuo profumo, ma tu non ci sei.”

Hanamichi sentì il suo cuore perdere un battito e si stropicciò gli occhi per cancellare l’istinto prepotente di far scorrere finalmente le lacrime.

-No, non lo farò! Io non piangerò per te, non te lo meriti!-

Si alzò con rabbia e rabbrividì nell’ aria gelida di Gennaio.

“Accidenti, fa freddo…”

- Ma mai come nel mio cuore -

“Ora basta! Sakuragi Hanamichi, tu non hai bisogno di lui per essere felice: hai molti amici, i tuoi compagni di squadra, hai il basket e questo deve bastarti!”

Si diresse in bagno, preparandosi ad andare a scuola, e mentre era sotto la doccia i suoi pensieri si diressero nuovamente verso di lui, il suo tormento e la sua estasi, Rukawa Kaede: un ragazzo alto, dagli occhi di onice e i capelli corvini, il suo acerrimo rivale, il suo perduto amore.

- Perché continuo a sognarti? Perché continui a tormentarmi? Credevo che con il tempo io avrei saputo dimenticarti e invece più passano i giorni e …AAARGH! Oggi è peggio del solito: mi sento così triste, ma perché ? Perché dovevo innamorarmi di te, stupida volpe, insensibile, freddo, presuntuoso….dolce, adorabile Kitsune?! Accidenti a me! -

Hanamichi impiegò del tempo, molto tempo, per riunire i libri che gli occorrevano per le lezioni giornaliere e poi mentre guardava il calendario capì…capì perché quella notte  aveva sognato lui, perché si era svegliato sussurrando il suo nome come un invocazione, perché quella mattina era così triste, depresso… pieno di rabbia…ed ebbe un tuffo al cuore.

Sei mesi. Erano passati sei mesi da quel giorno, da quando il suo cuore era servito solo a pompare il sangue, le sue energie solo per correre, saltare e null’altro, quel giorno in cui qualcosa dentro di lui si era rotto per sempre: lui e Kaede si erano lasciati, lasciati perché l’orgoglio era stato più grande della voglia di stare insieme e si erano urlati contro cose spiacevoli…tutto finito.Erano tornati i silenzi, gli insulti e talvolta anche le risse!

- Sarebbe stato meglio restare a letto!Anzi faccio ancora in tempo a tornarci, ora mi spoglio e…eh no, proprio no, io non ho nessuna intenzione di dare soddisfazione a quella volpe spelacchiata -

Prese la borsa da basket e andò a fare colazione dopodichè si diresse a grandi passi verso la scuola.

 

 

Stava varcando il cancello quando intravide una sagoma famigliare…quella sagoma! Intenta a chiudere il lucchetto della sua bicicletta e, come se sentisse gli occhi puntati su di sé, Rukawa portò il suo sguardo verso di lui.

Hanamichi sentì il sangue salirgli al viso e il cuore rimbombargli nelle orecchie.

Rukawa….era sempre Rukawa e senza degnarsi di salutarlo gli voltò le spalle, incamminandosi pigramente verso l’entrata. Per Hanamichi fu come ricevere uno schiaffo in pieno volto: lo aveva visto, doveva averlo visto eppure…lo aveva ignorato….anche quel giorno.

“Baka Kitsune! Và al diavolo” le parole furono sibilate contro quelle spalle voltate, ma quanto accaduto non era sfuggito a tutti perché Hanamichi si sentì poggiare una mano su una spalla.

“Tutto bene, Sakuragi ?”

Hanamichi si voltò e incontrò il sorriso di Mitsui.

“Naturalmente - sfoderò un entusiasmo che non aveva, che non poteva avere - niente può abbattere il grande Tensai, non lo sai?”

“Sei sempre il solito sbruffone, ma a me non la dai a bere. Non avete ancora parlato?”

Hanamichi perse la sua baldanza e scosse la testa “E di cosa? Abbiamo già chiarito, mi pare. Ognuno per la sua strada e…addio.Punto. Non c’è nulla da aggiungere.”

“Ma tu non sei felice di questa situazione”

Mitsui lo guardava seriamente e Hanamichi sapeva che parlava con le migliori intenzioni, gli era amico e lo aveva dimostrato: aiutandolo a capire che quelle sue sfuriate contro Rukawa erano soltanto scuse per avere la sua attenzione, che i suoi sproloqui sull’odio contro la volpe nascondevano ben altro. Grazie a Mitsui e a Kogure lui aveva capito cosa c’era veramente nel suo cuore, aveva accettato di trovarsi diverso rispetto a quasi a tutti i suoi amici, ma nemmeno loro avevano potuto impedire che la storia tra lui e Kaede finisse.

Hanamichi sospirò e abbassò lo sguardo “Questo non ha importanza. “

“Come non…”

“Buongiorno ragazzi.”

Mentre parlavano non si erano accorti dell’arrivo di Kogure.   

“Ciao, Quattrocchi”

“Ciao, Min-Kun”

Sakuragi osservò i volti dei suoi amici: vide il rossore sulle guancie del Megane- Kun, lo scintillio negli occhi di Mitsui che sembrava mangiarselo con gli occhi, sapeva che se fossero stati soli si sarebbero sfiorati le labbra in un dolce bacio di buongiorno.

- Questi sono proprio innamorati cotti -

“E piantatela di guardarvi così, sembrate due scemi!”

Kogure e Mitsui scoppiarono a ridere, imbarazzati, ma Hanamichi vide le loro mani sfiorarsi in una rapida stretta e sorrise.

“Sono proprio contento che almeno voi vi vogliate così bene…e adesso andiamo, non mi piace fare il terzo incomodo!”

 

 

Rukawa dopo aver sistemato la sua bicicletta era andato subito nella sua classe e, sedutosi al suo posto, appoggiò la testa sulle braccia incrociate . Nessuno ci fece caso,  per lui quello era il normale preludio al sonnellino durante le lezioni, ma quel giorno Rukawa non dormiva, pensava. Pensava a lui naturalmente, ad Hanamichi : lo aveva visto prima di entrare a scuola aveva visto il  rossore  sulle sue guancie non appena i loro occhi si erano incontrati e sapeva il perché di quella sua faccia abbattuta, della sua tristezza che traspariva dai lineamenti stranamente poco espressivi.

- Lo so come ti senti, Hanamichi, e perché : oggi sono sei mesi che non stiamo più insieme…fa uno strano effetto pensare che fino a poco tempo fa io e te formavamo una coppia…litigavamo sempre, anche se spesso solo per abitudine, eppure…io non ho dimenticato le nostri notti, quei baci veloci, ma pieni di passione scambiati negli spogliatoi, le tue braccia intorno a me quando eravamo soli…non ci sono mai state tante parole, ma tanti gesti….gesti pieni d’amore che non dimenticherò mai, ma ormai è finita e stiamo soffrendo entrambi…ma non c’era scelta, mi hai chiesto l’unica cosa a cui non voglio, non posso rinunciare…io devo farcela, devo arrivare a giocare nell’NBA -

Continuò a far finta di dormire per parecchio tempo poi, quando la campanella decretò la fine delle lezioni, prese la borsa da basket e con rinnovata energia si avviò verso la palestra.

Quel pomeriggio, dopo l’abituale riscaldamento, Akagi divise i ragazzi in due squadre per una partita di allenamento e per aiutare Sakuragi a migliorare mise Rukawa a marcarlo, voleva proprio vedere come se la cavavano uno contro uno.

Per Hanamichi fu una vera e propria tortura, ma non poteva certo tirarsi indietro: se avesse rifiutato tutti avrebbero pensato che lui non si riteneva in grado di giocare contro la Kitsune!Così la partita cominciò: la squadra di Rukawa andò subito in vantaggio con uno splendido canestro da tre punti di quest’ultimo.

Hanamichi provò ad impegnarsi, voleva tenere testa a quella stupida volpe, ma il risultato fu ben diverso dai suoi intenti.Ogni qual volta cercava di togliere la palla a Rukawa , era costretto a toccarlo e a quel contatto con la pelle morbida e umida di sudore, l’autocontrollo di Hanamichi andava in tilt: avvertiva brividi lungo la spina dorsale, il sangue salirgli al volto e l’unica cosa che avrebbe veramente voluto in quel momento era stare in un letto con Rukawa, non certo su un campo di basket!

Tutti quei pensieri, purtroppo, avevano come conseguenza una certa reazione del corpo di Hanamichi, che sapeva benissimo la leggera divisa non avrebbe nascosto ancora per molto! Decise quindi di evitare qualunque contatto fisico con Rukawa, ma, naturalmente, ciò permetteva a quest’ultimo massima libertà di movimento per tutto il campo, infilando un canestro dietro l’altro.

Hanamichi era praticamente disperato, i suoi compagni cominciavano a lanciargli occhiatacce velenose e ad un certo punto Mitsui lo afferrò per un braccio strattonandolo: “Sakuragi, forse non hai capito bene cosa devi fare, tu DEVI MARCARLO, non guardarlo! Credo che tu possa fare molto meglio. Non ti vanti di essere un genio del basket? Allora per favore  gioca!”

“E’ quello che sto facendo…” provò a dire Hanamichi, ma Mitsui lo fulminò con lo sguardo “A me non sembra.”

L’unico che gli dimostrò un po’ di solidarietà fu naturalmente il Megane Kun che con la sua sensibilità aveva capito quale fosse il problema del compagno di squadra e cercò di scuoterlo. ”Coraggio! Dimostragli che lo puoi fermare.”

Hanamichi annuì determinato e poco dopo sotto canestro, facendo affidamento sulla sua naturale elevazione, cercò di togliere la palla dalle mani di Rukawa - Ora ti sistemo io, stupido volpino – ma fu troppo irruento e finirono entrambi sul parquet, o meglio, Rukawa atterrò su di lui. Sakuragi gli piantò subito le mani sulle spalle per scrollarselo di dosso, doveva allontanarsi assolutamente, quella vicinanza era una tortura, ma Rukawa indugiò un attimo, e mentre era a pochi centimetri dal suo viso gli sibilò “Stai facendo la solita figura dell’idiota ! Pare che i giorni con il numero 10 non siano proprio fortunati per te!” e si alzò lentamente senza offrirgli la mano per fare altrettanto. Hanamichi gli scoccò un’occhiata malevola, ma non disse nulla.

 

Sul volto di Rukawa non era possibile scorgere alcuna emozione, come se, ritrovarsi praticamente incollato al suo ex amante, non gli avesse procurato nessuna sensazione: in realtà aveva sentito il suo cuore accelerare i battiti e uno strano calore diffondersi nel petto.Quando Hanamichi gli aveva posato le mani sulle spalle aveva socchiuso lievemente gli occhi, percorso da un brivido di piacere, quel contatto glie ne ricordava altri, più appassionati e aveva chiaramente avvertito come il corpo di Hanamichi avesse reagito a quella vicinanza e si sentì invadere da un moto di orgoglio, di soddisfazione. – Anche dopo sei mesi ti faccio ancora questo effetto, dopo tutto questo tempo se solo ci sfioriamo la passione che ci divorava torna ancora,  intatta…ti voglio ancora, ci vogliamo ancora…e io devo respingerti, devo maltrattarti. Mi fa male, ma non ho scelta mi ci hai costretto tu…-

Ricominciarono a giocare, ma questa volta, con grande soddisfazione di Rukawa, Hanamichi faceva sul serio; si impegnò moltissimo e anche se alla fine vinse la squadra di Rukawa, Hanamichi gli diede del filo da torcere . Quando Akagi li mandò negli spogliatoi, decretando la fine dell’allenamento, Hanamichi non si accorse del mezzo sorriso di soddisfazione che aleggiava sul volto di Rukawa. – Bravo, scimmia rossa, stavolta sei stato davvero bravo! Se soltanto ti impegnassi così ogni volta, arriveresti lontano…-

 

Hanamichi uscì dal campo decisamente di buon umore e nello spogliatoio cominciò a vantarsi. “Oggi avete visto il grande Tensai all’opera, non sono un genio?”

“Ma piantala” gli urlò Akagi, inseguendolo per picchiarlo.

Uscito dalla doccia, si sedette sulla panca vicino a Kogure che gli sorrise “Bravo, Sakuragi, hai saputo reagire bene” ma il Megane- Kun si accorse che non lo ascoltava più: il suo sguardo era fisso davanti a sé, vacuo, perso,  praticamente adorante. Rukawa si stava finendo di asciugare proprio davanti a loro, completamente svestito, con i capelli gocciolanti. Hanamichi era completamente rapito e deglutì inconsciamente – Quanto sei bello, Kitsune, con quella pelle bianchissima, quel corpo stupendo…non credevo di poter dire queste cose di un ragazzo…-

“Hei, Sakuragi, svegliati!Ti sei imbambolato?! Se lo guardi in quel modo se ne accorgeranno tutti” Kogure cercava di farlo riprendere dal suo stato catotico.

“Eh?! Che vuoi Megane Kun?”

“Stavi fissando Rukawa e i tuoi pensieri ti si leggevano in faccia.”

Hanamichi arrossì “Oh, io …ecco…”

Kogure rise di gusto davanti alla sua faccia  imbarazzata.

“Min-Kun sei pronto? Voglio andare a casa.” Mitsui lo sollecitava a sbrigarsi.

“Sì, ecco, ho fatto…arrivo…Ciao ci vediamo domani, Sakuragi”

“Sì, a domani” vide Mitsui scompigliare i capelli a Kogure e tirarlo per un gomito

- Ha veramente voglia di restare solo con lui…che invidia! Vabbè ora me ne torno a casa e vado di filato a letto, sono stanco -

Si infilò la tuta, raccolse la borsa e dopo un saluto generale uscì stiracchiandosi e…e gli prese un colpo.

– Quello che diavolo ci fa qui,  che cosa vuole, perché è venuto? -

“Sendo, si può sapere che vuoi?”

Il giocatore del Ryonan si voltò verso di lui con il suo solito sorriso sulle labbra

“Sakuragi! Sinceramente non sono affari tuoi, non cerco davvero te!”

“E allora chi?”

“Ma che ti importa…oh, Rukawa finalmente…”

Hanamichi si voltò sconvolto a guardare la Kitsune con gli occhi sbarrati, incapace di credere a ciò che vedeva, spostando lo sguardo dall’uno all’altro

“Tu…lui…voi…avevate appuntamento ?!?”

Rukawa non gli rispose e nemmeno lo guardò, disse solamente a Sendo di aspettarlo davanti all’entrata della scuola mentre lui andava a prendere la bicicletta e si avviò.

Hanamichi guardava Sendo sorridere a Rukawa e lo avrebbe volentieri strangolato, se non altro per cancellargli quell’espressione idiota dalla faccia. “Hei, Sendo , che intenzioni hai?”

“Indovina…”

“Tu non ti devi nemmeno avvicinare a lui, hai capito? Devi lasciarlo in pace!”

“Senti, Sakuragi, fin tanto che lui acconsentirà a vederci io non rinuncerò alla sua compagnia….mi piace, mi è sempre piaciuto e non mi tirerò indietro soltanto perché tu non vuoi . Fin tanto che è stato con te io non ho fatto nulla, devi darmene atto, ma ora lui è libero, anche di vedere qualcuno altro. Tu hai avuto la tua occasione ora è il mio turno….e adesso se non ti dispiace, Rukawa mi sta aspettando.”

Sendo si avviò verso l’entrata della scuola mentre Sakuragi lo guardava andar via e pensava che quella era decisamente una giornata sbagliata.

 

 

Hanamichi Sakuragi, purtroppo per lui, era un ragazzo curioso, troppo curioso, e aveva passato l’intero pomeriggio a rimuginare su cosa ci trovasse Rukawa in Sendo, non gli aveva mai dato importanza e ora addirittura usciva con lui, ma perché?!? Doveva chiederglielo, doveva sapere…qualcosa dentro di lui lo induceva a pensare che era una sorta di vendetta, di cattiveria, tipica di Rukawa!!

Così, si risolse a chiamarlo al telefono, sicuro che gli avrebbe risposto lui, suo padre non c’era mai, e infatti dopo pochi squilli, sentì la sua voce dall’altra parte del filo.

“Casa Rukawa, chi parla?”

“Sono io, Kitsune!”

Hanamichi avvertì un attimo di silenzio, poi un sospiro e infine le sue parole

“Che diavolo vuoi?”

Hanamichi soffocò una serie di insulti che gli erano saliti alle labbra e, con voce quasi calma, decise di andare subito al punto

“Perché mi stai facendo questo?”

“E cosa starei facendo, scusa? Io sono a casa mia, non sto facendo nulla! Sei tu che mi hai chiamato”

Rukawa, quando voleva, sapeva essere ancora più freddo, glaciale, indisponente del suo solito. Sapeva benissimo a cosa si stava riferendo Sakuragi, ma voleva farlo arrabbiare e naturalmente ci riuscì.

“Non fare il finto tonto con me, Kitsune! Lo sai che mi sto riferendo a Sendo! Perché gli hai dato appuntamento davanti alla palestra? E’ stata una tua idea, non è vero? Volevi che lo vedessi, sei il solito…”

“Ehi, Sakuragi, io non ti devo chiedere il permesso per vedere chi voglio! Noi non stiamo più insieme, io faccio quello che mi pare!”

A quella risposta Hanamichi fu colto da uno dei suoi attacchi d’ira furiosa.

“Ma certo, è troppo chiederti di avere un po’ di tatto e delicatezza, vero? Non potresti cercare di capire come mi sento a vederti con qualcun altro?”

Se in quel momento Hanamichi avesse potuto guardare Rukawa, avrebbe visto un tetro sorriso aleggiare sulle sue labbra. Quella era una vera e propria scenata di gelosia! Stranamente, però, non lo prese in giro facendoglielo notare, anche se fu altrettanto malevolo.

“Perché tu invece mi capivi quando hai avuto la pretesa di chiedermi di rinunciare al mio sogno più grande? Era comprensione la tua?!? No, era soltanto egoismo e della peggiore specie! Non ti permettere di farmi la predica, perché non ne hai alcun diritto!”

Hanamichi rimase gelato sul posto, con il cuore che gli martellava dolorosamente nel petto, la ferita della sua anima di nuovo aperta.

“Dovevi essere per forza così spietato, eh Kitsune?”

Rukawa emise un lungo sospiro, mentre riordinava le idee

– Ha ragione, non ce n’era bisogno, ma è stato più forte di me, quando fa così non lo sopporto! Crede sempre di poter dire o fare quello che vuole senza pagarne le conseguenze…-

“Senti Hanamichi - era la prima volta che lo chiamava per nome dopo tanto tempo - io voglio essere lasciato in pace.”

“E io voglio che tu non veda più Sendo… non lo sopporto!”

Rukawa rimase allibito – Sta dando degli ordini a me?!? E’ impazzito del tutto! -

“Tu non puoi volere un bel niente e poi cosa credi, noi ci vediamo soltanto per giocare, o almeno, io lo vedo solo per questo”

Sakuragi stava per ribattergli che il problema era proprio quello: lui lo incontrava per il basket, Sendo no! Lui voleva provarci! Poi fu colto da un orrendo sospetto “Dove siete stati?”

“Ma che ti importa?”

“DIMMI DOVE SIETE STATI, MALEDETTA KITSUNE!”

“NON URLARE CON ME….” Rukawa rimase sconcertato da se stesso, quello stupido era riuscito a fargli alzare la voce per la seconda volta, precedentemente era accaduto durante la litigata in cui si erano lasciati “Se ci tieni tanto, siamo andati  al campetto nel parco.”

“Nel nostro campetto…tu hai portato Sendo al nostro campetto?!? Quello che praticamente ha visto nascere la nostra storia…TU SEI UN BASTARDO RUKAWA…..UN MALEDETTO BASTARDO !!”

 

 

Rukawa rimise a posto la cornetta con una scrollata di spalle e un sospiro.

- Be stavolta me la sono cercata e voluta, sapevo benissimo che avrebbe reagito così… ora, come minimo, sta devastando la sua stanza  per placarsi…avrei potuto mentirgli o semplicemente non rispondergli…no, io volevo dirglielo, volevo farlo soffrire, è questa la verità…lui ora è convinto che non mi importa nulla di lui, della nostra storia finita, lo pensava anche prima quando eravamo insieme, altrimenti…non mi avrebbe mai accusato di usarlo o altre sciocchezze simili. Be, ora ha dei buoni motivi per crederlo, ho distrutto anche i ricordi di quel campetto.-

Si avviò in camera sua, con la testa piena di immagini: Hanamichi che, praticamente , lo placcava per togliergli la palla, le sue risate esagerate, gli insulti inconsistenti…le sue labbra che divoravano il suo corpo, le sue  braccia che lo circondavano durante la notte. Era vicino la finestra e guardò fuori, era già buio, qualche stella brillava, appoggiò la fronte al vetro

“Se soltanto tu avessi capito…” il suo fu solo un mormorio

 

 

MALEDETTO, MALEDETTO, CHE TU SIA MALEDETTO !

Sakuragi si aggirava nella sua piccola casa imprecando furiosamente.

COME FAI AD ESSERE COSI’ INSENSIBILE, CHE COSA HAI AL POSTO DEL CUORE?

Andò avanti così per parecchio tempo, finchè non si lasciò cadere sul divano, esausto emotivamente. Era furioso con quella stupida volpe che non capiva il male che gli faceva, o forse, non glie ne importava semplicemente niente.

- Accidenti a te, Kitsune, non so più come comportarmi con te…so solo che dovrei dimenticarti, andare oltre e invece sto qui a pensare che hai portato un altro nel nostro posto…AHAAA sono uno stupido a prendermela per quello che fai, quando ti conosco abbastanza da sapere quanto tutto in te è contraddittorio, contorto. Non abbiamo mai parlato molto noi due e questo è il risultato ! Se soltanto tu non mi fossi entrato nel cuore… -

Il silenzio della sua casa lo colpì in modo molto fastidioso, non se la sentiva proprio di restare da solo, aveva bisogno di compagnia, di amici, ma soprattutto di qualcuno che lo capisse. Guardò l’orologio della cucina, erano quasi le dieci, un po’ tardi per andare a trovare qualcuno, ma sapeva anche che Quattr’occhi non lo avrebbe cacciato in malo modo. Era strano che fossero diventati amici, erano decisamente male assortiti: Kogure dolce, gentile, educato, lui esagitato, esagerato eppure era da lui che era andato a piangere quando era finita tra lui e Rukawa. Era ancora incredulo quando ripensava a se stesso piangere disperato…lui, il grande Tensai, a singhiozzare e Kogure a cercare di consolarlo ! – Guarda cosa mi hai fatto fare, Kitsune! Meno male che il Megane-Kun è riservato, lo sa solo Mitsui e guai a loro se osano dirlo a qualcuno, li spedisco all’ospedale tutti e due e non li faccio mettere nella stessa stanza! –

 

 

Si ritrovò davanti alla casa di Kogure, semi congelato perché, oltretutto, era caduta la neve. Suonò il campanello e aspettò, sbirciando oltre il cancello nella bella casa a due piani del suo amico. Passò qualche minuto poi, da dietro una finestra, vide apparire Kogure che lo salutò con una mano e poco dopo il cancello si aprì. Hanamichi percorse il vialetto e aspettò che Kogure aprisse anche la porta.

- Ma quanto ci mette…ah, ecco -

“Ehi, Megane-Kun, ma che stavi combinando? Ci hai messo un’eternità ad aprire .”

Kogure era arrossito fino alla radice dei capelli e Hanamichi notò che aveva la felpa indossata al contrario, segno evidente che l’aveva infilata di corsa ed un’aria un po’ troppo affannata per incolparla alle scale .

“Dì un po’, Kogure, non è che ho interrotto qualcosa…?” Hanamichi soffocò una risata che rischiava di esplodere, l’espressione del Megane-Kun era troppo divertente.

“Ecco , veramente…”

“Kiminobu, ma chi diavolo è ?”

Kogure si girò verso l’interno della casa “ E’Sakuragi – si rivolse verso di lui – dai entra .”

Mitsui stava scendendo svogliatamente le  scale, evidentemente contrariato dall’interruzione : era senza maglietta e scalzo, cosa che naturalmente non sfuggì a Kogure.

“Hisashi, vatti a coprire! Ti prenderà un accidenti!”

Mitsui lo guardò intensamente poi sbuffò e tornò sui suoi passi

“Sì, mamma…”

Kogure non ribattè, scosse il capo

“Vieni, andiamo di là, Sakuragi.”

 

 

Si ritrovarono così in salotto: Hanamichi seduto su una poltrona e Mitsui e Kogure sul divano.

“I tuoi genitori non ci sono, Quattr’occhi ?”

“No, sono partiti questa mattina, sono andati alle Hawaii, è il loro anniversario di matrimonio…”

“Già – li interruppe Mitsui – e noi due avevamo in mente dei progetti…sai, Hanamichi, finirò con l’odiarti!” il tono era naturalmente scherzoso, anche se, Mitsui avrebbe voluto vederlo sparire all’istante per riprendere un certo discorso con il suo Kogure che gli lanciò un’occhiata perentoria tipo stai-zitto-non-vedi-che-ha-bisogno-d’aiuto.

“E’ successo qualcosa?”

Hanamichi annuì, improvvisamente serio e triste “Sì, purtroppo, ho litigato con la Kitsune, per telefono, un paio d’ore fa.”

“Per quale motivo?”

“Sendo .”

“Sendo ?!?” Kogure e Mitsui lo dissero insieme

“Già… ha un debole per Rukawa, da tempo ormai, prima che noi ci mettessimo insieme, ma Rukawa non l’aveva mai preso in considerazione, quindi ero piuttosto sicuro che non fosse un problema, ma ora…”

“Ora ?” lo incitò Kogure

“Oggi, dopo gli allenamenti, ho trovato Sendo che aspettava Rukawa e quando ho chiesto a quella stupida volpe perché l’avesse invitato, mi ha risposto che lui può fare quello che vuole perché non stiamo più insieme e poi vengo a scoprire che l’ha portato al nostro campetto, quello dove andavamo sempre a giocare soltanto noi due . E’ un bastardo egoista!”

Sakuragi tacque e Mitsui e Kogure si guardarono interrogativi: cosa potevano dire al loro amico, quali erano le parole giuste? Fu Mitsui a parlare per primo “Senti Hanamichi, io capisco che tu ci sia rimasto male, ma d’altronde, Rukawa ha detto la pura e semplice verità: voi due non state più insieme e per quanto tu possa soffrire non gli puoi impedire di vedere qualcun altro.”

“Lo so Mitsui, ma il fatto è che io non sopporto l’idea che qualcuno gli parli, che gli stia vicino, che lo veda sorridere…è più forte di me”

“Non è facile nemmeno per lui” Kogure aveva parlato con la sua solita voce dolce

Hanamichi lo guardò sospettoso “Che vuoi dire?”

“Rukawa ha un carattere tale che è difficile capire cosa realmente gli passi per la testa. Anche in questi ultimi mesi lui sembra sempre il solito, ma la sua mancanza di tatto nel dirti del campetto, il suo trattarti male può significare soltanto una cosa: lui è arrabbiato con te e questo suo risentimento nasce dal fatto che prova ancora qualcosa per te.”

“Non è possibile, tu dimentichi che lui mi ha lasciato” Sakuragi scosse la testa

“Ma tu lo hai indotto a farlo! Comunque hai ragione, Rukawa è semplicemente tornato allo stadio precedente la vostra storia.”

“No, voi non capite: quando si tiene a qualcuno e questi in qualche modo ti delude o ti fa star male, si diventa cattivi. Rukawa sapeva benissimo cosa significava per te quel campetto e secondo me, questo è il suo modo di reagire al dolore. Non commettiamo l’errore di giudicarlo dalle apparenze.Noi non lo conosciamo.”

Ci furono attimi di silenzio durante i quali Sakuragi sprofondò nei suoi pensieri e Mitsui sorrise dolcemente a Kogure. Come era sensibile il Megane-Kun , riusciva a trovare dei sentimenti anche nel ragazzo più freddo che avesse mai conosciuto.

“Che devo fare?” la voce di Sakuragi aveva una sfumatura di disperazione.

“Far chiarezza in te stesso. Tu devi capire cos’è che vuoi veramente – Mitsui lo guardò molto seriamente – se soffri ancora così tanto per lui e se, come pensa Kogure, anche Rukawa non ha dimenticato cosa c’è stato tra di voi, è necessario che voi due parliate sinceramente. Per farlo però tu devi decidere cos’è veramente importante per te. Io posso darti solo un consiglio: lascia che sia il tuo cuore a parlare e non l’orgoglio e, se lo ami ancora, diglielo.”

A Sakuragi non sfuggì lo sguardo adorante di Kogure a Mitsui e gli si strinse il cuore:  la loro felicità di stare insieme, anche solo seduti su un divano a parlare, era così evidente da invaderlo di tristezza.

“Be, ora è meglio che vada – li guardò malizioso, nascondendo la sua malinconia – prima che voi due vi saltiate addosso davanti a me”

“Finalmente! Credevo non te ne andassi più!”

“Mitsui!”

“Stavo scherzando Min-Kun, volevo solo sdrammatizzare…Puoi contare su di noi, Sakuragi, quando vuoi.”

Hanamichi andò via.

 

Kogure guardò dalla finestra Sakuragi incamminarsi verso casa sua “Mi dispiace così tanto per loro…” fu interrotto dai baci sul collo di Mitsui che gli procurarono piacevoli brividi lungo la schiena.

“Sì, anche a me – gli mormorò Mitsui – ma ora devi prenderti cura di me, perché io ti voglio, ora !”

 

 

Hanamichi aveva passato l’intera notte rigirandosi nel letto, ripensando alle parole dei suoi amici. Avevano ragione entrambi, Mitsui con la sua praticità, e Kogure, con la sua sensibilità, gli avevano indicato la strada. Doveva smettere di incolpare soltanto Rukawa della fine della loro storia, questo innanzitutto, ma era più facile a dirsi che a farsi. Ammettere con se stesso, dopo sei mesi, che molte delle parole che gli aveva urlato contro non erano vere, ma dettate dall’insicurezza lo facevano star male: bisognava guardare in faccia la realtà, l’apparente spavalderia, le spacconate, quel suo chiamarsi Tensai erano soltanto una facciata.

- Come lo è quella di Rukawa: è vero lui è sicuro di sé ( forse anche troppo ! ), forte, ma io conosco anche la dolcezza, la passione che è in grado di provare e di donare. Forse siamo più simili di quanto possa sembrare e io me ne rendo conto solo adesso, ora che mi sento perso senza di lui. Avevo il terrore di perderlo, ma non glie l’ho detto – sospirò, forse per la centesima volta – sono stato un’idiota, con il mio comportamento, non ho fatto altro che anticipare qualcosa che credevo sarebbe accaduto in futuro e la cosa peggiore è stato che credevo di farcela, mi sono illuso di riuscire a dimenticarlo, a fare a meno di lui! Sono veramente un’idiota, ha ragione la Kitsune! Ora dovrei avere il coraggio di dirgli…dirgli cosa? Sai scusa, io ti amo ancora…sì, certo e magari lui neanche mi risponde, o peggio, mi manda al diavolo! Devo riuscire a capire se a lui importa qualcosa di me e, poi , affrontarlo…ecco sì, farò così. -

Gli ultimi pensieri di Hanamichi, prima di abbandonarsi al sonno furono per lui, per il suo volpastro

- Ti amo stupido, ti amo ancora e ti voglio…con me -

 

 

Sakuragi andò a scuola di umore decisamente allegro, aveva preso una decisione: rivoleva Rukawa e avrebbe fatto qualunque cosa per riuscirci. Entrò in classe con un largo sorriso e addirittura seguì le lezioni! Si sentiva pieno di energie e pronto a dare battaglia. Durante gli allenamenti si impegnò al massimo, con grande soddisfazione del capitano Akagi, che non doveva picchiarlo per farsi obbedire, stupore di Miyagi che non capiva perché lui e Rukawa non si fossero ancora azzuffati e soddisfazione di Mitsui e Kogure che si guardarono sicuri che il loro amico avesse finalmente reagito.

Rukawa sembrò a malapena notarlo.

Tutto stava andando per il meglio, senonchè verso la fine, qualcuno entrò in palestra.

“Hei, io sono qui…ti aspetto”

Hanamichi sentì il sangue che gli si gelava nelle vene: aveva dimenticato un particolare quando si era proposto di riconquistare il volpino, Sendo!

Si girò a guardare con aria truce la sua nemesi, quello stupido porcospino perennemente sorridente! Non lo sopportava! Che ci faceva lì ?!?

Gli bastò voltarsi verso Rukawa per saperlo: gli stava facendo un segno di saluto con la mano e lui gli rispose con un cenno del capo.

“Va bene, tanto ho quasi…” le parole di Rukawa furono interrotte da una pallonata che ricevette sulla testa. Sakuragi aveva agito prima di pensare, accecato dalla gelosia e dimentico dei buoni propositi.

“Allora sei proprio str***o , tu lo fai apposta! Hai tutto questo tempo da perdere con lui ?!? E tu – si rivolse a Sendo – ti ho detto di lasciarlo in pace!”

Rukawa si voltò verso di lui massaggiandosi la parte colpita e gli si avvicinò minacciosamente. Mitsui si mise tra di loro, sapeva come sarebbe andata a finire se non li fermava.

“Ragazzi , avanti, non è il caso di litigare.”

Rukawa lo fissò un attimo, poi spostò gli occhi su Hanamichi sibilandogli l’ennesimo “Idiota” per poi voltarsi e dirigersi verso gli spogliatoi.

Sendo uscì, ridacchiando , per aspettare Rukawa.

Sakuragi era fremente di rabbia, sul punto di esplodere .

“Io vado a farmi due passi, è meglio” e a grandi falcate uscì dalla palestra dove l’incredulità serpeggiava. Akagi e Miyagi si volsero verso Ayako che scuoteva la testa, visibilmente abbattuta, ignara di tutto. Mitsui e Kogure parlottavano tra loro sottovoce.

“Ehi, voi due – la voce  profonda del capitano li fece voltare – non avete niente da dirmi? Scommetto che sapete cosa sta succedendo. Volete renderci partecipi?”

Fu Kogure a parlare “Vorrei Akagi, ma non posso”

“Che vuol dire non posso ?!? E poi, scusami, ma io ho il diritto di sapere, sono miei giocatori, ne risente anche l’andamento della squadra .”

Kogure ci pensò un po’ su

“Ha ragione Min-Kun, dobbiamo dirglielo”

Mitsui lo spronò a parlare

“E va bene, i fatti sono questi: Rukawa e Sakuragi fino a sei mesi fa stavano insieme,  ora si sono lasciati, ma non si sono mai chiariti e così…poi adesso ci si mette pure Sendo!”

Akagi e Miyagi avevano gli occhi di fuori: loro non avevano mai sospettato nulla! Tra quei due, poi! Sembrava che non si sopportassero e invece…

Il playmaker guardò il suo capitano “Ti rendi conto che qui sono già in quattro? – rideva divertito – manchiamo solo noi due!”

Akagi lo guardò seriamente “Be, Ryo-chan , potremo sempre seguire il loro esempio…”

Miyagi smise di colpo di ridere e fuggì “Aya-chan, aiuto! Il capitano mi insidia, mi vuole portare via da te!”

Scoppiarono tutti a ridere.

 

I giorni successivi furono un inferno un po' per tutti, c’era una tale tensione durante gli allenamenti, da rendere i giocatori dello Shohoku molto nervosi. A fine seduta non rimanevano più a chiacchierare, cercavano tutti di andarsene il prima possibile.

Quel pomeriggio Sakuragi era rimasto a provare qualche tiro, se non altro per restare solo negli spogliatoi, non voleva avere nessuno vicino. Era troppo deluso e amareggiato e sapeva di essere quasi insopportabile. Quando gli sembrò che tutti fossero usciti si risolse a smettere e ad andare a fare la doccia. Non appena entrò fu infastidito nel vedere una borsa

“Accidenti, ma chi diavolo…”

Rimase di sasso , completamente incapace di pensare di fronte allo spettacolo che gli si parò davanti: Rukawa era seduto sulla panca , un ginocchio tirato al petto, la testa appoggiata al muro, sembrava essere addormentato. Era bellissimo e sensuale e Hanamichi non resistette, allungò una mano, passando le dita tra quei capelli di seta, neri come la notte, poi scese ad accarezzargli una guancia, sfiorandogli le labbra con un dito.Sakuragi era perso, incantato: toccarlo di nuovo era qualcosa di incredibile, si sentiva sciogliere dentro. In quel momento pensò di compiere una follia: erano da soli e avrebbe potuto….

Rukawa aprì gli occhi all’improvviso e Hanamichi sussultò, facendo un passo indietro e ritirando la mano che ancora indugiava sulla bocca dell’altro. Aspettò con rassegnazione il sarcasmo della Kitsune o un sonoro schiaffone, ma Rukawa non fece niente di tutto questo. Si alzò lentamente senza smettere di fissarlo negli occhi, poi prese il volto di Hanamichi tra le mani e si sporse a baciarlo sulla bocca, assaporando le sue labbra con avidità e dolcezza, le dita che gli sfioravano la pelle in una carezza morbida e sensuale. Hanamichi non resistette, lo afferrò per la nuca e fece aderire i loro corpi . Lo spinse ad aprire la bocca per approfondire il bacio e Rukawa non si tirò indietro, rispose con trasporto.

Tutto questo però durò soltanto pochi minuti, perché poi Rukawa si staccò da Sakuragi, ansimando leggermente, e senza dire una parola, afferrò la sacca da basket e uscì. Sakuragi lo guardò andar via e sollevò una mano a toccarsi le labbra, quasi a volersi convincere che era successo veramente, poi mormorò tra sé “Non andartene, ti prego, non andartene.”

 

 

- Sei un cretino! Rukawa Kaede tu sei uno stupido! Cosa credevo di fare? Prima, cerco di convincerlo a dimenticarmi, ad andare avanti e poi lo bacio! Io devo essere impazzito! – Rukawa pedalava lentamente verso casa e, guardandolo nessuno avrebbe sospettato il tumulto dei suoi pensieri – Ora chissà cosa starà pensando ?! Magari crede che è tutto tornato come prima, no forse non arriva a tanto…questa è solo un’illusione, noi non possiamo tornare insieme, se prima non capisce che per me è fondamentale cercare di andare negli Stati Uniti, sogno da anni di giocare nel NBA e non posso rinunciare, neanche per lui.

Resta il fatto che, se prima non me ne fossi andato velocemente, sarebbe accaduto l’inevitabile, ne sono certo: il fatto è che lui era lì così bello…mi accarezzava…io non ho resistito, accidenti a me! Spero solo di non aver complicato le cose! –

 

 

Sakuragi era rimasto immobile per lunghi minuti, fissando la porta da cui era uscito Rukawa. Non riusciva a credere a quello che era da poco successo, sembrava un sogno, ma, se Hanamichi portava le mani al viso, avvertiva l’odore inconfondibile di Rukawa  rimasto sulle dita, e andava in estasi.

Per i due giorni successivi Rukawa non andò né a scuola né agli allenamenti, Akagi , con una vera faccia di bronzo, andò a domandare notizie proprio a Sakuragi, che arrossì di una tonalità ancora più accesa dei suoi capelli, balbettando un “Che diavolo vuoi che ne sappia io” , ma anche lui si era domandato dove fosse finito il volpastro, che lo stesse evitando? Forse non sapeva come dirgli che quel bacio non era significato niente o forse tutto il contrario. Che pensare? Sakuragi non era tipo da lunghe meditazioni e decise quindi di andare a casa della Kitsune, magari la spiegazione era la più semplice: era malato. Camminò lentamente verso quella casa che tanto significava per lui, sentiva il cuore battergli  più forte per l’emozione di rivederlo, dopo quanto successo negli spogliatoi due giorni prima.

Prese fiato prima di svoltare l’angolo, si fece coraggio e finalmente si avvicinò al cancello, ma si bloccò. Era ormai l'imbrunire, ma Sakuragi avrebbe riconosciuto quella figura tra mille: Rukawa era fuori davanti alla porta e non era solo, Hanamichi individuò immediatamente anche l’altro ragazzo, Sendo!

- Maledetto! E’ mai possibile che ti trovi sempre vicino a lui! In effetti…siete troppo vicini per i miei gusti…che sta succedendo? - 

I due parlottavano, o meglio, Sendo parlava e Rukawa, al solito rispondeva a monosillabi, o così sembrava a Sakuragi che non riusciva a sentire nulla. La “conversazione”durò ancora qualche momento poi successe l’incredibile: Sendo si avvicinò a Rukawa e lo baciò!

A Sakuragi si mozzò il respiro in gola, vedere quella sottospecie di porcospino che si azzardava a baciare il “suo”Rukawa, era intollerabile.

- Lui è il mio angelo, tu non puoi toccarlo, non puoi…lascialo stare! -

Avrebbe voluto urlare di rabbia, andare lì, dividerli, interrompere l’incubo che si stava materializzando davanti a lui. Il dolore lo investì come una marea e si voltò correndo via: non poteva restare un secondo di più senza compiere qualche pazzia; l’unica consolazione era che nessuno dei due l’avesse visto, almeno non avrebbero riso alle sue spalle.

- Sono stato un illuso! Avevo creduto che quel bacio avesse significato qualcosa per lui, invece era soltanto un altro modo per umiliarmi - 

Entrò in casa come una furia, fortunatamente sua madre anche quel giorno aveva il turno di notte e lui non doveva fingere per farle credere che fosse tutto a posto, perché non c’era proprio niente di giusto in quello che aveva appena visto: soltanto lui aveva il diritto di prenderlo tra le braccia, soltanto lui poteva assaporare quella bocca meravigliosa, non Sendo, soltanto lui…perché l’amava.

- Invece ora sei con lui, gli hai permesso di baciarti, di stringerti…. e adesso… cosa staranno facendo? – sul volto di Sakuragi passò una smorfia ironica – povero scemo, che me lo chiedo a fare? Rukawa non l’ha rifiutato, quindi ora saranno in casa e… NO, NON LO POSSO NEANCHE PENSARE! Io impazzisco se immagino le mani di quello stramaledettissimo porcospino sulla sua pelle! E magari la volpe ora è lì che pensa che Sendo è migliore di me anche in quello, in fondo lo stima un grande giocatore, uno degno di rispetto e io ?!… MALEDIZIONE RUKAWA IO NON SONO PROPRIO NIENTE PER TE ? -

Sakuragi urlava il suo dolore nella sua casa vuota e poi fece un errore, un grande errore, ricordò un pomeriggio di tanti mesi prima.

 

<< FLASHBACK >>    

 

“Ma devo per forza farli tutti?”

“Sì, devi! Ti ricordo che non hai passato gli ultimi tre test di matematica, stavolta devi prendere un voto decente”

Sakuragi e Rukawa erano seduti nella grande sala della casa della Kitsune e, per una volta, stavano facendo i compiti, o meglio, Hanamichi cercava con tutte le forze di convincere il suo compagno a finire gli esercizi di matematica, ma Rukawa non ne aveva nessuna voglia e si distraeva  continuamente.

“Neanche tu sei un genio , sai?”

“E’ vero ma è l’unica materia in cui prendo la sufficienza senza tanti problemi”

Rukawa sbuffò , ma riprese a scrivere per un paio di minuti, poi si alzò silenziosamente e abbracciò Sakuragi da dietro posando la testa nell’incavo della spalla per poi dargli dei piccoli morsi e baci sul collo, risalendo verso l’orecchio.

Sakuragi gemette quando avvertì le parole mormorate da quella Kitsune, che quando voleva, si trasformava in un micetto affamato di coccole

“Io non ho voglia di fare i compiti, perché non facciamo qualcos’altro?”

Sakuragi lo attirò sulle sue ginocchia, gli passò le braccia intorno alla vita e cominciò a baciare ogni centimetro di pelle che i vestiti lasciavano scoperto, indugiando sulla bocca. Rukawa andò oltre, cominciando a sfilargli la camicia dai pantaloni, ma fu interrotto dalle mani di Hanamichi

“Hei, aspetta! – lo fissò malizioso – sei proprio un demonietto, sai?”

“Lo prendo come un complimento!”

“Lo era infatti, ma ora devi finire quelle equazioni…. dopo faremo tutto quello che vuoi tu.”

A quelle parole Rukawa lo guardò in un modo da fargli venire i brividi, perché nel suo sguardo per un attimo si era accesa una luce strana

“E va bene – acconsentì – ma poi faremo come dico io, lo hai detto”

Sakuragi annuì, Rukawa tornò seduto al suo posto e cominciò a lavorare seriamente, dimostrandogli che non erano le capacità a mancargli, soltanto la voglia. Andò avanti per una buona mezz’ora, poi si alzò

“Dove vai, adesso?”

“Ho bisogno del bagno, vuoi venire a controllarmi?”

Sakuragi arrossì “No, certo che no, sbrigati!”

- Quel ragazzo è davvero impossibile, parla poco, ma quando lo fa colpisce sempre nel segno -                      

Rukawa tornò presto e senza ulteriori proteste, riprese a risolvere le equazioni, finendo in pochissimo tempo. Sakuragi era a dir poco meravigliato perché, oltretutto, erano anche esatte!

“Andiamo” Rukawa gli porgeva la mano, invitandolo a prenderla e a seguirlo

“Dove, scusa?”

Rukawa lo fissò un attimo

“In camera mia”

Hanamichi sussultò e deglutì: sapeva cosa significava quella risposta, cosa implicava ed entrò nel panico. Voleva farlo anche lui, naturalmente, era un po’ che ci pensava, ma si sentiva morire al pensiero di chiederglielo. E ora lui era lì e tranquillamente gli stava chiedendo di andare con lui nella sua camera: la richiesta in sé era meravigliosa,  Sakuragi erano giorni che avrebbe voluto andare oltre le ordinarie carezze e baci, ma lui l’aveva immaginato in un certo modo e non era sicuro che la Kitsune avrebbe approvato.

- Be, vediamo che cosa ha in mente -      

 Sakuragi gli prese la mano e silenziosamente si diressero al piano di sopra.

 

Rukawa guardava Sakuragi con la coda dell’occhio mentre salivano le scale, sentiva la sua mano stringergli forte la propria e gli piaceva la sensazione di possessività che emanava da quel gesto. Era un po’ nervoso, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma ormai aveva pianificato tutto e sarebbe andato avanti. Voleva che succedesse quella sera e quello che Rukawa voleva, Rukawa otteneva! Aprì la porta della sua stanza e fece entrare Hanamichi sul cui volto si dipinse un’espressione piacevolmente sorpresa: c’erano candele accese, un bastoncino d’incenso che bruciava, il futon steso.

 

Ad Hanamichi batteva forte il cuore: la Kitsune aveva fatto tutto quello per lui, aveva perso del tempo per organizzare quella serata, ne era sicuro e ne fu quasi commosso, l’ennesima scoperta di ciò che si nascondeva dietro quell’apparente freddezza lo riempiva di gioia e di dolcezza. Lo guardò intensamente, poi lo attirò a sé e lo baciò, Rukawa gli sfiorò i capelli con una carezza delicata poi le sue dita scesero a sbottonargli la camicia, facendola scivolare a terra. La bocca di Sakuragi si fece più esigente e Rukawa acconsentì a lasciarsi divorare dalla passionalità di Hanamichi. Si separarono, ansimanti, per riprendere fiato e Sakuragi ne approfittò per sfilargli la maglietta e accarezzargli il torace, sfiorandogli la pelle morbida. Rukawa emise un debole gemito, gli gettò le braccia al collo e   chiuse la bocca su quella calda e umida di Hanamichi. Un attimo dopo le mani di Rukawa indugiarono sul bordo dei pantaloni del compagno e cominciarono a sbottonarli, ma poi si fermò e fece un passo indietro. Hanamichi avvertì un senso di vuoto senza il corpo di Rukawa premuto contro il proprio, ma un brivido gli scese lungo la spina dorsale: Rukawa lo stava guardando negli occhi mentre si sfilava i pantaloni della tuta, rimanendo in boxer e con un’ultima esitazione si disfò anche di quelli. Sakuragi rimase a bocca aperta; non era la prima volta che lo vedeva nudo, negli spogliatoi nessuno aveva problemi a mostrarsi spogliato, ma quella sera era diverso.

Lui era lì, la luce delle candele faceva risplendere la sua pelle bianchissima, creava delle ombre sul suo viso, aumentandone il fascino e il mistero, gli occhi scintillavano sotto la frangia.

I pensieri e il cuore di Hanamichi andavano ormai per conto loro

“Sei un angelo, amore mio” fu solo un mormorio inudibile

Mosse un passo verso di lui e i pantaloni gli scivolarono lungo le gambe, se ne liberò piuttosto velocemente e alzò le mani a sfiorare le guance di quella creatura meravigliosa, scendendo lungo il collo, le spalle, arrivò ai fianchi e lo trasse più vicino, ricominciando a baciarlo travolto dalla passione, dall’odore inebriante della pelle della Kitsune. Sentiva crescere l’eccitazione, ma non si decideva a chiedere quello che voleva, aveva paura che quel sogno svanisse.

Rukawa riuscì a fare in modo di sdraiarsi sul futon, tirandosi Hanamichi sopra di lui, gli passò le braccia intorno alla vita e gli fece chiaramente intendere cosa voleva che facesse, ma Sakuragi non riusciva a crederci – Ho capito male, ho sicuramente capito male, non è possibile che lui…-

“Che stai aspettando?” la voce di Rukawa aveva assunto una tonalità roca che lo fece rabbrividire.

“Che dovrei fare?”

“Vuoi che ti faccia un disegno , stupido?!”

Sakuragi sentì il sangue affluirgli al volto

“Non mi dire… il grande Tensai , non sa dove mettere le mani!” Rukawa lo provocò

“Invece tu sì?!” Hanamichi lo guardò sospettoso

“Se mi stai chiedendo se è la prima volta, sì, però so cosa voglio!”

La bocca di Hanamichi si aprì in un largo sorriso e gli baciò la punta del naso, sperava che lo fosse e aveva buone speranze per crederlo, ma con quella volpe non si poteva mai sapere! Era tutto a posto, ma Sakuragi doveva chiedere ancora una cosa

“Perché vuoi che sia io a…”

“Perché sì”

“Non è una risposta…”

Rukawa parve esasperato

“Hana…non puoi semplicemente farlo e basta?”

“No, senti è troppo importante, ricorderemo questi momenti per tutta la vita, deve essere tutto perfetto. Non voglio tardivi ripensamenti o recriminazioni. Ti prego, rispondimi”

“Lo sai che non sono bravo con le parole…”

“Tu dimmi soltanto cosa provi”

“Soltanto?!” Rukawa aveva alzato un sopracciglio ironico, chiuse gli occhi sospirando poi lo guardò dritto negli occhi

“Io non ho mai permesso a nessuno di pensare che io potessi appartenergli in qualche modo, neanche a mio padre. Per nessuno ero importante, nessuno era importante per me. Questo fino a quando io e te…bè insomma ora è diverso. Voglio capire cosa si prova ad essere intimamente legato con qualcuno e voglio che sia tu…credevo ti facesse piacere, che lo avresti apprezzato.”

“Non voglio niente altro con la stessa intensità, Kaede, ma è una grande prova per una persona con il tuo carattere e voglio che tu ne sia sicuro, per te!”

Rukawa gli sorrise, uno dei suoi sorrisi che lo rendevano una creatura angelica agli occhi di Sakuragi.

“Fammi provare cosa si prova ad appartenere a qualcuno, a te!”

“Allora sei sicuro! Non è che dopo mi ammazzi?!”

Rukawa lo fulminò con lo sguardo

“Io sono sempre sicuro”

Sakuragi si finì di spogliare e si chinò su di lui, baciandolo ed accarezzandolo.

“Ti farò male, lo sai vero?”

“Non mi spaventa”

Hanamichi avvertì una leggera indecisione nella sua voce, ma non aggiunse altro, ulteriori domande sarebbero state considerate un rifiuto e poi ormai non resisteva più,  voleva farlo suo.

 

Rukawa aveva paura, per la prima volta in vita sua sperimentava cosa significasse non avere il controllo della situazione, aveva paura, ma non del dolore fisico quanto della sua conseguenza: il mostrare una parte di sé, le sue emozioni, questo lo spaventava tantissimo. Farsi vedere vulnerabile, preda dei sentimenti, lo metteva a disagio, ma doveva farcela, per se stesso e per quel ragazzo sopra di lui che stava cercando di adoperargli la maggiore delicatezza possibile, anche se il dolore arrivò ugualmente a mozzargli il respiro.

Hanamichi, dal canto suo, cercava di vincere la tentazione di lasciarsi andare completamente per timore di essere troppo violento, complicando un po’ la situazione di Rukawa

“Hana…se fai così lentamente…è peggio…fallo, non temere”

Sakuragi si affidò all’istinto, lasciando che il suo corpo entrasse a far parte di quello di Rukawa con un solo movimento.

Rukawa gemette di dolore e gli affondò le dita nelle braccia, Hanamichi gli coprì la bocca con la propria, baciandolo con tenerezza e passione, quasi a scusarsi. Rukawa rispose con ardore e Sakuragi cominciò a muoversi lentamente dentro di lui. Provava sensazioni meravigliose a far parte, letteralmente, di quel ragazzo che gli aveva fatto perdere completamente la testa, che lo attirava qualunque cosa facesse, che lo aveva fatto innamorare perdutamente.

Rukawa riuscì a rilassarsi, combattendo contro l’impulso di respingere Hanamichi con tutte le sue forze e venne ricompensato da un crescente senso di piacere che pervase ogni parte del suo corpo, il dolore accantonato. Cominciò a gemere senza neanche accorgersene, unendosi ai sospiri di Hanamichi, rispondendo ai suoi movimenti con sempre maggiore partecipazione.

Sakuragi continuava a baciarlo, staccandosi solo per cercare di respirare, ma Rukawa non avrebbe voluto, perché così gli era più difficile trattenere il piacere, era ancora così timido quando si trattava di esprimere i propri sentimenti, ma Sakuragi se ne accorse.

“Non puoi farmi questo – gli ansimò – non puoi negarmi di sentire quello che provi, quello che senti….lasciati andare”

Così Rukawa lasciò che quella sensazione di possesso si impadronisse di lui, dando libero sfogo a quelle parole che non credeva di saper dire. Fu un’intesa perfetta che li portò al culmine nello stesso momento e con grande meraviglia di Sakuragi alle sue grida di piacere si unirono quelle di Rukawa.

 

Rukawa riposava tra le braccia di Sakuragi con la testa nell’incavo della spalla e con la mano, appoggiata sul suo petto, avvertiva i battiti del cuore tornare man mano  lenti e regolari. Aveva la testa piena di mille pensieri, se solo fosse riuscito a condividerli! Ma era ancora presto e, se il suo amante avesse avuto  pazienza, lui avrebbe imparato a rivelare con le parole ciò che la sua anima racchiudeva.

Hanamichi, intanto, gli carezzava i capelli e lo guardava adorante, ma si era reso conto che l’altro non aveva ancora detto nulla ed era timoroso che qualcosa fosse andato male. Prese coraggio e con enorme delicatezza gli sfiorò il mento, facendogli sollevare quegli occhi così belli ed espressivi. Gli sorrise.

“Stai bene?”

Rukawa annuì lievemente

“Ti fa male qualcosa?”

“No, è tutto a posto”

“Allora non ti sei pentito ?!”

Rukawa scosse la testa senza aggiungere altro e ci fu altro silenzio tra di loro. Sakuragi però rimuginava tra sé e sé, voleva dirgli cosa provava per lui, fargli capire cosa avesse significato quello che avevano fatto insieme, così lo strinse forte e quando Rukawa alzò gli occhi interrogativi, si chinò a baciarlo

“Grazie…mi hai fatto il dono più bello di tutta la mia vita, è stato tutto così meraviglioso, tu sei stato meraviglioso…non avrei mai immaginato di potermi sentire così…io ti amo, Kaede…”

Rukawa sgranò gli occhi di fronte a quell’appassionata dichiarazione, ma non rispose subito, sembrò pensare a qualcosa

 “Senti, io…”

Hanamichi gli poggiò le dita sulle labbra.

“No, aspetta. Dimmelo quando non dovrai pensarci prima di parlare”

Rukawa annuì e lo baciò.

“Grazie.”mormorò

 

<< FINE FLASHBACK >>

 

La dolcezza e la malinconia che sempre accompagnavano questi ricordi colpirono in pieno il cuore già dolorante di Hanamichi che avvertì una lacrima rotolargli lungo la guancia, alzò una mano tremante a cancellarla. Alle scene appena ricordate se ne sovrapponevano altre, create dalla sua mente: Sendo che circondava le spalle di Rukawa con le braccia e lo baciava appassionatamente, Sendo sopra Rukawa che gli strappava gemiti di piacere….NOOOO

Sakuragi si prese la testa fra le mani

- Io non posso ridurmi così, non posso torturarmi, finirò con l’impazzire e la cosa peggiore è che non posso farci assolutamente niente… se Rukawa sceglie Sendo io non posso impedirglielo, lo perderò per sempre. E’ possibile che abbia già dimenticato quello c’è stato tra noi, che possa tranquillamente stare con qualcun altro? Io devo sapere, deve dirmelo in faccia, devo fare qualcosa, qualsiasi cosa - 

Erano le nove di sera, era passato un tempo ragionevole perché non li interrompesse, ci mancava solo che Sendo gli aprisse mezzo nudo! A quel punto li avrebbe ammazzati, tutti e due!

 

Uscì di casa, infilandosi le mani in tasca . Prima decise di andare a piedi, ma poi optò per la bicicletta, avrebbe fatto prima. Arrivò davanti a casa di Rukawa e alzò la testa verso la sua finestra, la luce era accesa, Sakuragi strinse gli occhi e sentì l’ira crescere a dismisura.

Suonò nervosamente il campanello, il cancello era rimasto socchiuso, fortunatamente, così quando Rukawa aprì la porta, lo colse di sorpresa, spingendolo indietro ed entrando un po’ di prepotenza.

“Lui dov’è?”

“Sei impazzito, idiota? Che credi di fare?!” Rukawa era leggermente sorpreso e seccato da quell’intrusione

“Lui dov’è” ripetè Sakuragi

“Ma lui chi?”

“Sendo”

“E perché mai dovrebbe essere qui?”

“Kitsune non prenderti gioco di me! Lui era qui con te oggi pomeriggio..”

“Allora? Solo perché c’era oggi, dovrebbe esserci adesso? E poi  scusa,  mi spii?”

“Spiarti?!? Se ti fai sbaciucchiare nel giardino di casa tua è un miracolo che ti abbia visto solo io!”

Rukawa alzò un sopracciglio

“Hn” fu il suo solo commento

“Non hai nient’altro da dire?”

Rukawa scrollò le spalle

“Se n’è andato un’ora fa… quindi ora te ne puoi anche tornare a casa” Rukawa non lo guardava nemmeno

“TE LO PUOI ANCHE SCORDARE”

Rukawa alzò lo sguardo, allarmato , quel tono non gli piaceva per niente. Gli occhi nocciola di Sakuragi mettevano paura, erano scintillanti di rabbia e inconsciamente Rukawa fece un passo indietro

“ Che altro vuoi?”

“Che cosa gli hai lasciato fare, eh?”

“Che cosa me lo chiedi a fare? Mi sembra che tu l’abbia già deciso!”

“Non avrei mai creduto che tu fossi uno così…così…”

“Così cosa? Ti sei incantato?”

“Uno che passa da un letto all’altro così facilmente” la voce di Sakuragi era carica di disprezzo. 

“Pensa quello che ti pare, non mi interessa!”

Sakuragi perse completamente il controllo, lo afferrò per le spalle, scuotendolo con violenza

“E’ mai possibile che tu debba sempre essere così indifferente? Che non ti importi mai niente? Ti si può dire tutto e tu non reagisci mai!”

Rukawa gli piantò le mani sul petto spingendolo via da sé.

“Toglimi le mani di dosso, idiota” il suo era un sibilo, lui non urlava quasi mai, ma era raggelante.

“Certo! Perché le mie ti fanno schifo, ma quelle di qualcun altro, no”

“Piantala”

Sakuragi non si lasciò di certo intimorire

“Dimmi cosa è successo! Voglio sapere se ci sei andato a letto, oppure no, lo voglio sentire dalla tua voce”

“Scordatelo – ora Rukawa fremeva di rabbia – non te lo dirò mai! Rimarrai con il dubbio, spiacente per te! L’invidia è una gran brutta cosa”

Sakuragi dovette esercitare uno sforzo enorme su se stesso per non picchiarlo, doveva sapere un’altra cosa

“Perché mi hai baciato, l’altro giorno? Perché lo hai fatto?”

Rukawa lo fissò dritto negli occhi

“Volevo essere in grado di fare un confronto”

Fu troppo, per Sakuragi fu veramente troppo da sopportare e lo colpì in pieno volto con l’intenzione di fargli male, poi uscì.

 

Sakuragi aveva imprecato per tutto il tragitto da casa di Rukawa a casa propria, sibilando cose terribili all’indirizzo di quella volpe spelacchiata che si prendeva gioco di lui, che gli lacerava il cuore senza battere ciglio e all’indirizzo di Sendo. Arrivò a pensare che fosse un bene che non conoscesse la via dove abitava, perché altrimenti, giurò a se stesso,  Sendo non avrebbe visto il sole del giorno dopo! Ma la rabbia man mano sbollì, lasciando il posto ad una sofferenza diffusa. Hanamichi avvertiva un sapore amaro in bocca, una stretta dolorosa allo stomaco e la mano gli faceva un po’ male, aveva colpito duramente il viso di Rukawa. Entrò in casa e si diresse in bagno: aveva pedalato in pieno inverno eppure si sentiva la faccia in fiamme, sentiva il bisogno di acqua fresca. Erano le dieci passate, non aveva cenato, ma non se ne preoccupò nemmeno, non aveva fame . Si diresse in camera sua, indossò il pigiama e si stese a letto. Naturalmente il sonno non arrivavò e come poteva ? Nella sua mente stava prendendo corpo una nuova consapevolezza: Rukawa era un ragazzo pieno di difetti, musone, egocentrico, freddo come un iceberg, ma era una persona corretta e pulita nei sentimenti. Sakuragi era sicuro che se fossero stati ancora insieme lui non avrebbe neanche  guardato Sendo, se non come giocatore. Le poche cose che Rukawa considerava importanti, le prendeva seriamente, non prometteva mai niente che poi non avesse intenzione di mantenere e questo poteva significare una cosa soltanto: se aveva permesso a Sendo di fare l’amore con lui ( e Sakuragi era ormai quasi certo che fosse successo qualcosa tra di loro  quel pomeriggio) lui non aveva più speranze, perché Rukawa gli sarebbe stato fedele e Sendo non lo avrebbe davvero lasciato. Inoltre, questo nuovo legame gli avrebbe impedito anche la più piccola  possibilità di far parte della sua vita: non avrebbe più potuto telefonargli perché avrebbe rischiato di sentire la voce di Sendo in sottofondo, non sarebbe più potuto andare a casa sua, perché poteva trovarlo lì, o peggio, interrompere qualcosa. La vita di Hanamichi ne usciva completamente sconvolta.

Lacrime silenziose cominciarono a solcare le sue guancie, Sakuragi non provò neanche a trattenerle, sentiva un gran bisogno di sfogare quel dolore che rischiava di sommergerlo e soffocarlo.

- Io ho chiuso, la mia vita è finita! Ho perso per sempre il mio amore e la cosa peggiore è che è tutta colpa mia! Avevo paura che se ne andasse in America lasciandomi qui, potendolo solo sentire per telefono, mi spaventava un rapporto a distanza e ora…lui se ne andrà ugualmente e lo farà con Sendo! In fondo lui è un ottimo giocatore, può farcela nell’ NBA e ha i mezzi per seguirlo negli Stati Uniti, io non ho niente di tutto questo e non ho più neanche Kaede -

Cominciò a singhiozzare e poi si lasciò andare a un lungo pianto disperato. Non chiuse occhio per tutta la notte, si assopì soltanto all’alba . Avvertì chiaramente sua madre tornare dal lavoro in  ospedale e quando suonò la sveglia  la spense e restò a letto, si sentiva male: gli pulsavano le tempie, aveva freddo, doveva avere qualche linea di febbre.

- Meglio, così non vado a scuola per qualche giorno e non lo vedo. Ora come ora, o gli scoppio a piangere davanti o lo picchio -   

 

Rukawa era in bagno davanti allo specchio, l’acqua scorreva dal rubinetto del lavandino: stava tamponandosi il labbro ferito da Hanamichi

- Quel brutto scimmione c’è andato giù duro stavolta -  

Ma non era quello che lo faceva soffrire, erano state le parole: c’era rimasto malissimo di fronte alle accuse di Hanamichi, come aveva potuto dirgli che era un tipo facile, uno che passava da un letto all’altro a cuor leggero, proprio lui?!

- Come hai potuto Hana…come hai potuto dirmelo? Allora non mi conosci affatto! Ed io che… credevo che almeno tu avessi saputo guardare al di là delle apparenze , che non mi giudicassi come fanno tutti gli altri. Se non mi avessi attaccato in quel modo io ti avrei detto la verità, non ti avrei fatto credere che fosse successo qualcosa tra Sendo e me, ma tu mi hai offeso e io non sono tipo da passarci sopra -  

Se ne andò a letto, ma non riusciva a  rilassarsi e per qualcuno che riusciva ad addormentarsi anche in piedi, non riuscire a prendere sonno in un comodo letto era sconvolgente! Così riprese il filo dei pensieri e fece realmente un paragone tra Sendo e Sakuragi, ma non nel senso volgare che quest’ultimo aveva capito, lui non era quel tipo di persona, ma sulle sensazioni che aveva provato quando Sendo l’aveva baciato. Non gli era dispiaciuto e in fondo Sendo non poteva essere considerato brutto però… dov’era la passione che avvertiva quando Sakuragi lo stringeva tra le braccia, quel tremito che gli chiudeva lo stomaco in una morsa quando le sue mani scorrevano sul suo corpo…no, non c’era paragone. Eppure avrebbe continuato a vederlo : ora gli piaceva leggermente meno stare sempre solo e trovava piacevole la compagnia di Akira, forse chissà con il tempo…e poi doveva farlo anche per Sakuragi…voleva che riprendesse a vivere tranquillamente, che lo dimenticasse…se non altro doveva provarci.

-  Io non posso tornare indietro, Hana , non posso proprio –

 

 

Sakuragi era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando qualcuno suonò al campanello. Immaginò che fosse qualcuno della squadra venuto ad indagare sul perché da quattro giorni non andava agli allenamenti. Infatti, quando aprì la porta, gli apparve il viso sorridente di Kogure.

“Ciao Sakuragi”

“Ciao Quattr’occhi”

“Ti disturbo, forse?”

“No, scherzi, entra…come mai sei solo? Dove hai lasciato la tua dolce metà?”

Kogure sorrise dolcemente “Mi sta aspettando a casa, quando c’è lui non riusciamo mai a parlare con calma.”

Sakuragi lo guardò con un ghigno malefico “A Mitsui non piace parlare, preferisce metterti le mani addosso, eh?”

“Dai non è vero!… ossia un po’ sì, però ti assicuro che parliamo anche.”

“Sì, come no, ogni tanto”

Kogure rise allegramente mentre si sedevano

“Sei venuto a vedere perché non vengo a scuola?”

“Sì, anche…”

“Anche?”

“Be, sì… il fatto è che Rukawa aveva un vistoso livido sul viso e sembrava arrabbiato con il mondo intero, tu ne sai niente?”

Sakuragi socchiuse gli occhi al nome dell’altro

“Ah, glie ne ho fatto uno solo? Peccato, volevo spaccargliela quella faccia!”

Kogure sgranò gli occhi

“Che cosa è successo?”

Sakuragi sospirò.

“Senti, non ho voglia di parlarne, non preoccuparti!”

“Ma…ne sei sicuro?”

“Sì e domani torno anche a scuola, ho avuto un po’ di influenza.”

Kogure sembrò convincersi

“E va bene. Allora io raggiungo Mitsui”

“Sì, vai….ah, Kogure”

“Dimmi”

“Senti, a parte il livido, Rukawa sta bene?”

Kogure avvertì una nota di preoccupazione nella sua voce e sorrise, quei due erano proprio strani!

“Sì, non preoccuparti, non hai infranto la sua bellezza, tra qualche giorno tornerà come prima.”

 

<< FINE PRIMA PARTE >>

 



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