Questa è la mia prima fic su
Slam Dunk , quindi vi prego di essere “garbati” nelle critiche ^_^
Un paio di cose prima di
lasciarvi alla lettura che spero sia piacevole :
1-Non cercate di collocarla
temporalmente perché non ci riuscireste. Non c’è nessun appiglio dal manga.
2-Io tendo a dilungarmi ,
quindi preparatevi ad un oceano di parole.
Naturalmente i personaggi non
sono miei , ma spero di farne un buon uso
Angel Eyes
- Occhi d'Angelo di
Calipso
Prima parte
Una
tenue luce filtrava dalle tende tirate, ad illuminare fiocamente
una classica stanza da adolescente: poster alle pareti, vestiti
sparsi dappertutto, libri scolastici gettati alla rinfusa su di una
scrivania. Sul pavimento un futon su cui dormiva un ragazzo: alto per la
sua età e con dei capelli di uno strano color rosso fuoco!
“Kaede…”il
suo era soltanto un sussurro cui seguì un dolce sorriso e una mano
sembrava cercare qualcuno, ma non c’era nessun altro nella stanza, nel
letto.
-Allora
era soltanto un sogno…-
Hanamichi
aprì gli occhi con la certezza che quel pensiero fosse la realtà; quando
si era istintivamente girato di lato il suo corpo non aveva incontrato il
solito calore, pelle morbida da accarezzare, ma soltanto il freddo. Ed era
così da parecchio tempo.
“Sembrava
così reale, io ti sentivo, sentivo il tuo respiro leggero e regolare, il
tuo profumo, ma tu non ci sei.”
Hanamichi
sentì il suo cuore perdere un battito e si stropicciò gli occhi per
cancellare l’istinto prepotente di far scorrere finalmente le lacrime.
-No,
non lo farò! Io non piangerò per te, non te lo meriti!-
Si
alzò con rabbia e rabbrividì nell’ aria gelida di Gennaio.
“Accidenti,
fa freddo…”
-
Ma mai come nel mio cuore -
“Ora
basta! Sakuragi Hanamichi, tu non hai bisogno di lui per essere felice:
hai molti amici, i tuoi compagni di squadra, hai il basket e questo deve
bastarti!”
Si
diresse in bagno, preparandosi ad andare a scuola, e mentre era sotto la
doccia i suoi pensieri si diressero nuovamente verso di lui, il suo
tormento e la sua estasi, Rukawa Kaede: un ragazzo alto, dagli occhi di
onice e i capelli corvini, il suo acerrimo rivale, il suo perduto amore.
-
Perché continuo a sognarti? Perché continui a tormentarmi? Credevo che
con il tempo io avrei saputo dimenticarti e invece più passano i giorni e
…AAARGH! Oggi è peggio del solito: mi sento così triste, ma perché ?
Perché dovevo innamorarmi di te, stupida volpe, insensibile, freddo,
presuntuoso….dolce, adorabile Kitsune?! Accidenti a me! -
Hanamichi
impiegò del tempo, molto tempo, per riunire i libri che gli occorrevano
per le lezioni giornaliere e poi mentre guardava il calendario capì…capì
perché quella notte aveva sognato lui, perché si era svegliato sussurrando il
suo nome come un invocazione, perché quella mattina era così triste,
depresso… pieno di rabbia…ed ebbe un tuffo al cuore.
Sei
mesi. Erano passati sei mesi da quel giorno, da quando il suo cuore era
servito solo a pompare il sangue, le sue energie solo per correre, saltare
e null’altro, quel giorno in cui qualcosa dentro di lui si era rotto per
sempre: lui e Kaede si erano lasciati, lasciati perché l’orgoglio era
stato più grande della voglia di stare insieme e si erano urlati contro
cose spiacevoli…tutto finito.Erano tornati i silenzi, gli insulti e
talvolta anche le risse!
-
Sarebbe stato meglio restare a letto!Anzi faccio ancora in tempo a
tornarci, ora mi spoglio e…eh no, proprio no, io non ho nessuna
intenzione di dare soddisfazione a quella volpe spelacchiata -
Prese
la borsa da basket e andò a fare colazione dopodichè si diresse a grandi
passi verso la scuola.
Stava
varcando il cancello quando intravide una sagoma famigliare…quella
sagoma! Intenta a chiudere il lucchetto della sua bicicletta e, come se
sentisse gli occhi puntati su di sé, Rukawa portò il suo sguardo verso
di lui.
Hanamichi
sentì il sangue salirgli al viso e il cuore rimbombargli nelle orecchie.
Rukawa….era
sempre Rukawa e senza degnarsi di salutarlo gli voltò le spalle,
incamminandosi pigramente verso l’entrata. Per Hanamichi fu come
ricevere uno schiaffo in pieno volto: lo aveva visto, doveva averlo visto
eppure…lo aveva ignorato….anche quel giorno.
“Baka
Kitsune! Và al diavolo” le parole furono sibilate contro quelle spalle
voltate, ma quanto accaduto non era sfuggito a tutti perché Hanamichi si
sentì poggiare una mano su una spalla.
“Tutto
bene, Sakuragi ?”
Hanamichi
si voltò e incontrò il sorriso di Mitsui.
“Naturalmente
- sfoderò un entusiasmo che non aveva, che non poteva avere - niente può
abbattere il grande Tensai, non lo sai?”
“Sei
sempre il solito sbruffone, ma a me non la dai a bere. Non avete ancora
parlato?”
Hanamichi
perse la sua baldanza e scosse la testa “E di cosa? Abbiamo già
chiarito, mi pare. Ognuno per la sua strada e…addio.Punto. Non c’è
nulla da aggiungere.”
“Ma
tu non sei felice di questa situazione”
Mitsui
lo guardava seriamente e Hanamichi sapeva che parlava con le migliori
intenzioni, gli era amico e lo aveva dimostrato: aiutandolo a capire che
quelle sue sfuriate contro Rukawa erano soltanto scuse per avere la sua
attenzione, che i suoi sproloqui sull’odio contro la volpe nascondevano
ben altro. Grazie a Mitsui e a Kogure lui aveva capito cosa c’era
veramente nel suo cuore, aveva accettato di trovarsi diverso rispetto a
quasi a tutti i suoi amici, ma nemmeno loro avevano potuto impedire che la
storia tra lui e Kaede finisse.
Hanamichi
sospirò e abbassò lo sguardo “Questo non ha importanza. “
“Come
non…”
“Buongiorno
ragazzi.”
Mentre
parlavano non si erano accorti dell’arrivo di Kogure.
“Ciao,
Quattrocchi”
“Ciao,
Min-Kun”
Sakuragi
osservò i volti dei suoi amici: vide il rossore sulle guancie del Megane-
Kun, lo scintillio negli occhi di Mitsui che sembrava mangiarselo con gli
occhi, sapeva che se fossero stati soli si sarebbero sfiorati le labbra in
un dolce bacio di buongiorno.
-
Questi sono proprio innamorati cotti -
“E
piantatela di guardarvi così, sembrate due scemi!”
Kogure
e Mitsui scoppiarono a ridere, imbarazzati, ma Hanamichi vide le loro mani
sfiorarsi in una rapida stretta e sorrise.
“Sono
proprio contento che almeno voi vi vogliate così bene…e adesso andiamo,
non mi piace fare il terzo incomodo!”
Rukawa
dopo aver sistemato la sua bicicletta era andato subito nella sua classe
e, sedutosi al suo posto, appoggiò la testa sulle braccia incrociate .
Nessuno ci fece caso, per lui quello era il normale preludio al sonnellino durante
le lezioni, ma quel giorno Rukawa non dormiva, pensava. Pensava a lui
naturalmente, ad Hanamichi : lo aveva visto prima di entrare a scuola
aveva visto il rossore
sulle sue guancie non appena i loro occhi si erano incontrati e
sapeva il perché di quella sua faccia abbattuta, della sua tristezza che
traspariva dai lineamenti stranamente poco espressivi.
-
Lo so come ti senti, Hanamichi, e perché : oggi sono sei mesi che non
stiamo più insieme…fa uno strano effetto pensare che fino a poco tempo
fa io e te formavamo una coppia…litigavamo sempre, anche se spesso solo
per abitudine, eppure…io non ho dimenticato le nostri notti, quei baci
veloci, ma pieni di passione scambiati negli spogliatoi, le tue braccia
intorno a me quando eravamo soli…non ci sono mai state tante parole, ma
tanti gesti….gesti pieni d’amore che non dimenticherò mai, ma ormai
è finita e stiamo soffrendo entrambi…ma non c’era scelta, mi hai
chiesto l’unica cosa a cui non voglio, non posso rinunciare…io devo
farcela, devo arrivare a giocare nell’NBA -
Continuò
a far finta di dormire per parecchio tempo poi, quando la campanella
decretò la fine delle lezioni, prese la borsa da basket e con rinnovata
energia si avviò verso la palestra.
Quel
pomeriggio, dopo l’abituale riscaldamento, Akagi divise i ragazzi in due
squadre per una partita di allenamento e per aiutare Sakuragi a migliorare
mise Rukawa a marcarlo, voleva proprio vedere come se la cavavano uno
contro uno.
Per
Hanamichi fu una vera e propria tortura, ma non poteva certo tirarsi
indietro: se avesse rifiutato tutti avrebbero pensato che lui non si
riteneva in grado di giocare contro la Kitsune!Così la partita cominciò:
la squadra di Rukawa andò subito in vantaggio con uno splendido canestro
da tre punti di quest’ultimo.
Hanamichi
provò ad impegnarsi, voleva tenere testa a quella stupida volpe, ma il
risultato fu ben diverso dai suoi intenti.Ogni qual volta cercava di
togliere la palla a Rukawa , era costretto a toccarlo e a quel contatto
con la pelle morbida e umida di sudore, l’autocontrollo di Hanamichi
andava in tilt: avvertiva brividi lungo la spina dorsale, il sangue
salirgli al volto e l’unica cosa che avrebbe veramente voluto in quel
momento era stare in un letto con Rukawa, non certo su un campo di basket!
Tutti
quei pensieri, purtroppo, avevano come conseguenza una certa reazione del
corpo di Hanamichi, che sapeva benissimo la leggera divisa non avrebbe
nascosto ancora per molto! Decise quindi di evitare qualunque contatto
fisico con Rukawa, ma, naturalmente, ciò permetteva a quest’ultimo
massima libertà di movimento per tutto il campo, infilando un canestro
dietro l’altro.
Hanamichi
era praticamente disperato, i suoi compagni cominciavano a lanciargli
occhiatacce velenose e ad un certo punto Mitsui lo afferrò per un braccio
strattonandolo: “Sakuragi, forse non hai capito bene cosa devi fare, tu
DEVI MARCARLO, non guardarlo! Credo che tu possa fare molto meglio. Non ti
vanti di essere un genio del basket? Allora per favore
gioca!”
“E’
quello che sto facendo…” provò a dire Hanamichi, ma Mitsui lo fulminò
con lo sguardo “A me non sembra.”
L’unico
che gli dimostrò un po’ di solidarietà fu naturalmente il Megane Kun
che con la sua sensibilità aveva capito quale fosse il problema del
compagno di squadra e cercò di scuoterlo. ”Coraggio! Dimostragli che lo
puoi fermare.”
Hanamichi
annuì determinato e poco dopo sotto canestro, facendo affidamento sulla
sua naturale elevazione, cercò di togliere la palla dalle mani di Rukawa
- Ora ti sistemo io, stupido volpino – ma fu troppo irruento e finirono
entrambi sul parquet, o meglio, Rukawa atterrò su di lui. Sakuragi gli
piantò subito le mani sulle spalle per scrollarselo di dosso, doveva
allontanarsi assolutamente, quella vicinanza era una tortura, ma Rukawa
indugiò un attimo, e mentre era a pochi centimetri dal suo viso gli sibilò
“Stai facendo la solita figura dell’idiota ! Pare che i giorni con il
numero 10 non siano proprio fortunati per te!” e si alzò lentamente
senza offrirgli la mano per fare altrettanto. Hanamichi gli scoccò
un’occhiata malevola, ma non disse nulla.
Sul
volto di Rukawa non era possibile scorgere alcuna emozione, come se,
ritrovarsi praticamente incollato al suo ex amante, non gli avesse
procurato nessuna sensazione: in realtà aveva sentito il suo cuore
accelerare i battiti e uno strano calore diffondersi nel petto.Quando
Hanamichi gli aveva posato le mani sulle spalle aveva socchiuso lievemente
gli occhi, percorso da un brivido di piacere, quel contatto glie ne
ricordava altri, più appassionati e aveva chiaramente avvertito come il
corpo di Hanamichi avesse reagito a quella vicinanza e si sentì invadere
da un moto di orgoglio, di soddisfazione. – Anche dopo sei mesi ti
faccio ancora questo effetto, dopo tutto questo tempo se solo ci sfioriamo
la passione che ci divorava torna ancora,
intatta…ti voglio ancora, ci vogliamo ancora…e io devo
respingerti, devo maltrattarti. Mi fa male, ma non ho scelta mi ci hai
costretto tu…-
Ricominciarono
a giocare, ma questa volta, con grande soddisfazione di Rukawa, Hanamichi
faceva sul serio; si impegnò moltissimo e anche se alla fine vinse la
squadra di Rukawa, Hanamichi gli diede del filo da torcere . Quando Akagi
li mandò negli spogliatoi, decretando la fine dell’allenamento,
Hanamichi non si accorse del mezzo sorriso di soddisfazione che aleggiava
sul volto di Rukawa. – Bravo, scimmia rossa, stavolta sei stato davvero
bravo! Se soltanto ti impegnassi così ogni volta, arriveresti lontano…-
Hanamichi
uscì dal campo decisamente di buon umore e nello spogliatoio cominciò a
vantarsi. “Oggi avete visto il grande Tensai all’opera, non sono un
genio?”
“Ma
piantala” gli urlò Akagi, inseguendolo per picchiarlo.
Uscito
dalla doccia, si sedette sulla panca vicino a Kogure che gli sorrise
“Bravo, Sakuragi, hai saputo reagire bene” ma il Megane- Kun si
accorse che non lo ascoltava più: il suo sguardo era fisso davanti a sé,
vacuo, perso, praticamente
adorante. Rukawa si stava finendo di asciugare proprio davanti a loro,
completamente svestito, con i capelli gocciolanti. Hanamichi era
completamente rapito e deglutì inconsciamente – Quanto sei bello,
Kitsune, con quella pelle bianchissima, quel corpo stupendo…non credevo
di poter dire queste cose di un ragazzo…-
“Hei,
Sakuragi, svegliati!Ti sei imbambolato?! Se lo guardi in quel modo se ne
accorgeranno tutti” Kogure cercava di farlo riprendere dal suo stato
catotico.
“Eh?!
Che vuoi Megane Kun?”
“Stavi
fissando Rukawa e i tuoi pensieri ti si leggevano in faccia.”
Hanamichi
arrossì “Oh, io …ecco…”
Kogure
rise di gusto davanti alla sua faccia
imbarazzata.
“Min-Kun
sei pronto? Voglio andare a casa.” Mitsui lo sollecitava a sbrigarsi.
“Sì,
ecco, ho fatto…arrivo…Ciao ci vediamo domani, Sakuragi”
“Sì,
a domani” vide Mitsui scompigliare i capelli a Kogure e tirarlo per un
gomito
-
Ha veramente voglia di restare solo con lui…che invidia! Vabbè ora me
ne torno a casa e vado di filato a letto, sono stanco -
Si
infilò la tuta, raccolse la borsa e dopo un saluto generale uscì
stiracchiandosi e…e gli prese un colpo.
–
Quello che diavolo ci fa qui, che
cosa vuole, perché è venuto? -
“Sendo,
si può sapere che vuoi?”
Il
giocatore del Ryonan si voltò verso di lui con il suo solito sorriso
sulle labbra
“Sakuragi!
Sinceramente non sono affari tuoi, non cerco davvero te!”
“E
allora chi?”
“Ma
che ti importa…oh, Rukawa finalmente…”
Hanamichi
si voltò sconvolto a guardare la Kitsune con gli occhi sbarrati, incapace
di credere a ciò che vedeva, spostando lo sguardo dall’uno all’altro
“Tu…lui…voi…avevate
appuntamento ?!?”
Rukawa
non gli rispose e nemmeno lo guardò, disse solamente a Sendo di
aspettarlo davanti all’entrata della scuola mentre lui andava a prendere
la bicicletta e si avviò.
Hanamichi
guardava Sendo sorridere a Rukawa e lo avrebbe volentieri strangolato, se
non altro per cancellargli quell’espressione idiota dalla faccia.
“Hei, Sendo , che intenzioni hai?”
“Indovina…”
“Tu
non ti devi nemmeno avvicinare a lui, hai capito? Devi lasciarlo in
pace!”
“Senti,
Sakuragi, fin tanto che lui acconsentirà a vederci io non rinuncerò alla
sua compagnia….mi piace, mi è sempre piaciuto e non mi tirerò indietro
soltanto perché tu non vuoi . Fin tanto che è stato con te io non ho
fatto nulla, devi darmene atto, ma ora lui è libero, anche di vedere
qualcuno altro. Tu hai avuto la tua occasione ora è il mio turno….e
adesso se non ti dispiace, Rukawa mi sta aspettando.”
Sendo
si avviò verso l’entrata della scuola mentre Sakuragi lo guardava andar
via e pensava che quella era decisamente una giornata sbagliata.
Hanamichi
Sakuragi, purtroppo per lui, era un ragazzo curioso, troppo curioso, e
aveva passato l’intero pomeriggio a rimuginare su cosa ci trovasse
Rukawa in Sendo, non gli aveva mai dato importanza e ora addirittura
usciva con lui, ma perché?!? Doveva chiederglielo, doveva
sapere…qualcosa dentro di lui lo induceva a pensare che era una sorta di
vendetta, di cattiveria, tipica di Rukawa!!
Così,
si risolse a chiamarlo al telefono, sicuro che gli avrebbe risposto lui,
suo padre non c’era mai, e infatti dopo pochi squilli, sentì la sua
voce dall’altra parte del filo.
“Casa
Rukawa, chi parla?”
“Sono
io, Kitsune!”
Hanamichi
avvertì un attimo di silenzio, poi un sospiro e infine le sue parole
“Che
diavolo vuoi?”
Hanamichi
soffocò una serie di insulti che gli erano saliti alle labbra e, con voce
quasi calma, decise di andare subito al punto
“Perché
mi stai facendo questo?”
“E
cosa starei facendo, scusa? Io sono a casa mia, non sto facendo nulla! Sei
tu che mi hai chiamato”
Rukawa,
quando voleva, sapeva essere ancora più freddo, glaciale, indisponente
del suo solito. Sapeva benissimo a cosa si stava riferendo Sakuragi, ma
voleva farlo arrabbiare e naturalmente ci riuscì.
“Non
fare il finto tonto con me, Kitsune! Lo sai che mi sto riferendo a Sendo!
Perché gli hai dato appuntamento davanti alla palestra? E’ stata una
tua idea, non è vero? Volevi che lo vedessi, sei il solito…”
“Ehi,
Sakuragi, io non ti devo chiedere il permesso per vedere chi voglio! Noi
non stiamo più insieme, io faccio quello che mi pare!”
A
quella risposta Hanamichi fu colto da uno dei suoi attacchi d’ira
furiosa.
“Ma
certo, è troppo chiederti di avere un po’ di tatto e delicatezza, vero?
Non potresti cercare di capire come mi sento a vederti con qualcun
altro?”
Se
in quel momento Hanamichi avesse potuto guardare Rukawa, avrebbe visto un
tetro sorriso aleggiare sulle sue labbra. Quella era una vera e propria
scenata di gelosia! Stranamente, però, non lo prese in giro facendoglielo
notare, anche se fu altrettanto malevolo.
“Perché
tu invece mi capivi quando hai avuto la pretesa di chiedermi di rinunciare
al mio sogno più grande? Era comprensione la tua?!? No, era soltanto
egoismo e della peggiore specie! Non ti permettere di farmi la predica,
perché non ne hai alcun diritto!”
Hanamichi
rimase gelato sul posto, con il cuore che gli martellava dolorosamente nel
petto, la ferita della sua anima di nuovo aperta.
“Dovevi
essere per forza così spietato, eh Kitsune?”
Rukawa
emise un lungo sospiro, mentre riordinava le idee
–
Ha ragione, non ce n’era bisogno, ma è stato più forte di me, quando
fa così non lo sopporto! Crede sempre di poter dire o fare quello che
vuole senza pagarne le conseguenze…-
“Senti
Hanamichi - era la prima volta che lo chiamava per nome dopo tanto tempo -
io voglio essere lasciato in pace.”
“E
io voglio che tu non veda più Sendo… non lo sopporto!”
Rukawa
rimase allibito – Sta dando degli ordini a me?!? E’ impazzito del
tutto! -
“Tu
non puoi volere un bel niente e poi cosa credi, noi ci vediamo soltanto
per giocare, o almeno, io lo vedo solo per questo”
Sakuragi
stava per ribattergli che il problema era proprio quello: lui lo
incontrava per il basket, Sendo no! Lui voleva provarci! Poi fu colto da
un orrendo sospetto “Dove siete stati?”
“Ma
che ti importa?”
“DIMMI
DOVE SIETE STATI, MALEDETTA KITSUNE!”
“NON
URLARE CON ME….” Rukawa rimase sconcertato da se stesso, quello
stupido era riuscito a fargli alzare la voce per la seconda volta,
precedentemente era accaduto durante la litigata in cui si erano lasciati
“Se ci tieni tanto, siamo andati al
campetto nel parco.”
“Nel
nostro campetto…tu hai portato Sendo al nostro campetto?!? Quello che
praticamente ha visto nascere la nostra storia…TU SEI UN BASTARDO RUKAWA…..UN
MALEDETTO BASTARDO !!”
Rukawa
rimise a posto la cornetta con una scrollata di spalle e un sospiro.
-
Be stavolta me la sono cercata e voluta, sapevo benissimo che avrebbe
reagito così… ora, come minimo, sta devastando la sua stanza
per placarsi…avrei potuto mentirgli o semplicemente non
rispondergli…no, io volevo dirglielo, volevo farlo soffrire, è questa
la verità…lui ora è convinto che non mi importa nulla di lui, della
nostra storia finita, lo pensava anche prima quando eravamo insieme,
altrimenti…non mi avrebbe mai accusato di usarlo o altre sciocchezze
simili. Be, ora ha dei buoni motivi per crederlo, ho distrutto anche i
ricordi di quel campetto.-
Si
avviò in camera sua, con la testa piena di immagini: Hanamichi che,
praticamente , lo placcava per togliergli la palla, le sue risate
esagerate, gli insulti inconsistenti…le sue labbra che divoravano il suo
corpo, le sue braccia che lo
circondavano durante la notte. Era vicino la finestra e guardò fuori, era
già buio, qualche stella brillava, appoggiò la fronte al vetro
“Se
soltanto tu avessi capito…” il suo fu solo un mormorio
MALEDETTO,
MALEDETTO, CHE TU SIA MALEDETTO !
Sakuragi
si aggirava nella sua piccola casa imprecando furiosamente.
COME FAI AD ESSERE
COSI’ INSENSIBILE, CHE COSA HAI AL POSTO DEL CUORE?
Andò avanti così
per parecchio tempo, finchè non si lasciò cadere sul divano, esausto
emotivamente. Era furioso con quella stupida volpe che non capiva il male
che gli faceva, o forse, non glie ne importava semplicemente niente.
- Accidenti a te,
Kitsune, non so più come comportarmi con te…so solo che dovrei
dimenticarti, andare oltre e invece sto qui a pensare che hai portato un
altro nel nostro posto…AHAAA sono uno stupido a prendermela per quello
che fai, quando ti conosco abbastanza da sapere quanto tutto in te è
contraddittorio, contorto. Non abbiamo mai parlato molto noi due e questo
è il risultato ! Se soltanto tu non mi fossi entrato nel cuore… -
Il silenzio della sua
casa lo colpì in modo molto fastidioso, non se la sentiva proprio di
restare da solo, aveva bisogno di compagnia, di amici, ma soprattutto di
qualcuno che lo capisse. Guardò l’orologio della cucina, erano quasi le
dieci, un po’ tardi per andare a trovare qualcuno, ma sapeva anche che
Quattr’occhi non lo avrebbe cacciato in malo modo. Era strano che
fossero diventati amici, erano decisamente male assortiti: Kogure dolce,
gentile, educato, lui esagitato, esagerato eppure era da lui che era
andato a piangere quando era finita tra lui e Rukawa. Era ancora incredulo
quando ripensava a se stesso piangere disperato…lui, il grande Tensai, a
singhiozzare e Kogure a cercare di consolarlo ! – Guarda cosa mi hai
fatto fare, Kitsune! Meno male che il Megane-Kun è riservato, lo sa solo
Mitsui e guai a loro se osano dirlo a qualcuno, li spedisco all’ospedale
tutti e due e non li faccio mettere nella stessa stanza! –
Si ritrovò davanti
alla casa di Kogure, semi congelato perché, oltretutto, era caduta la
neve. Suonò il campanello e aspettò, sbirciando oltre il cancello nella
bella casa a due piani del suo amico. Passò qualche minuto poi, da dietro
una finestra, vide apparire Kogure che lo salutò con una mano e poco dopo
il cancello si aprì. Hanamichi percorse il vialetto e aspettò che Kogure
aprisse anche la porta.
- Ma quanto ci
mette…ah, ecco -
“Ehi, Megane-Kun,
ma che stavi combinando? Ci hai messo un’eternità ad aprire .”
Kogure era arrossito
fino alla radice dei capelli e Hanamichi notò che aveva la felpa
indossata al contrario, segno evidente che l’aveva infilata di corsa ed
un’aria un po’ troppo affannata per incolparla alle scale .
“Dì un po’,
Kogure, non è che ho interrotto qualcosa…?” Hanamichi soffocò una
risata che rischiava di esplodere, l’espressione del Megane-Kun era
troppo divertente.
“Ecco ,
veramente…”
“Kiminobu, ma chi
diavolo è ?”
Kogure si girò verso
l’interno della casa “ E’Sakuragi – si rivolse verso di lui –
dai entra .”
Mitsui stava
scendendo svogliatamente le scale,
evidentemente contrariato dall’interruzione : era senza maglietta e
scalzo, cosa che naturalmente non sfuggì a Kogure.
“Hisashi, vatti a
coprire! Ti prenderà un accidenti!”
Mitsui lo guardò
intensamente poi sbuffò e tornò sui suoi passi
“Sì, mamma…”
Kogure non ribattè,
scosse il capo
“Vieni, andiamo di
là, Sakuragi.”
Si ritrovarono così
in salotto: Hanamichi seduto su una poltrona e Mitsui e Kogure sul divano.
“I tuoi genitori
non ci sono, Quattr’occhi ?”
“No, sono partiti
questa mattina, sono andati alle Hawaii, è il loro anniversario di
matrimonio…”
“Già – li
interruppe Mitsui – e noi due avevamo in mente dei progetti…sai,
Hanamichi, finirò con l’odiarti!” il tono era naturalmente scherzoso,
anche se, Mitsui avrebbe voluto vederlo sparire all’istante per
riprendere un certo discorso con il suo Kogure che gli lanciò
un’occhiata perentoria tipo stai-zitto-non-vedi-che-ha-bisogno-d’aiuto.
“E’ successo
qualcosa?”
Hanamichi annuì,
improvvisamente serio e triste “Sì, purtroppo, ho litigato con la
Kitsune, per telefono, un paio d’ore fa.”
“Per quale
motivo?”
“Sendo .”
“Sendo ?!?”
Kogure e Mitsui lo dissero insieme
“Già… ha un
debole per Rukawa, da tempo ormai, prima che noi ci mettessimo insieme, ma
Rukawa non l’aveva mai preso in considerazione, quindi ero piuttosto
sicuro che non fosse un problema, ma ora…”
“Ora ?” lo incitò
Kogure
“Oggi, dopo gli
allenamenti, ho trovato Sendo che aspettava Rukawa e quando ho chiesto a
quella stupida volpe perché l’avesse invitato, mi ha risposto che lui
può fare quello che vuole perché non stiamo più insieme e poi vengo a
scoprire che l’ha portato al nostro campetto, quello dove andavamo
sempre a giocare soltanto noi due . E’ un bastardo egoista!”
Sakuragi tacque e
Mitsui e Kogure si guardarono interrogativi: cosa potevano dire al loro
amico, quali erano le parole giuste? Fu Mitsui a parlare per primo
“Senti Hanamichi, io capisco che tu ci sia rimasto male, ma
d’altronde, Rukawa ha detto la pura e semplice verità: voi due non
state più insieme e per quanto tu possa soffrire non gli puoi impedire di
vedere qualcun altro.”
“Lo so Mitsui, ma
il fatto è che io non sopporto l’idea che qualcuno gli parli, che gli
stia vicino, che lo veda sorridere…è più forte di me”
“Non è facile
nemmeno per lui” Kogure aveva parlato con la sua solita voce dolce
Hanamichi lo guardò
sospettoso “Che vuoi dire?”
“Rukawa ha un
carattere tale che è difficile capire cosa realmente gli passi per la
testa. Anche in questi ultimi mesi lui sembra sempre il solito, ma la sua
mancanza di tatto nel dirti del campetto, il suo trattarti male può
significare soltanto una cosa: lui è arrabbiato con te e questo suo
risentimento nasce dal fatto che prova ancora qualcosa per te.”
“Non è possibile,
tu dimentichi che lui mi ha lasciato” Sakuragi scosse la testa
“Ma tu lo hai
indotto a farlo! Comunque hai ragione, Rukawa è semplicemente tornato
allo stadio precedente la vostra storia.”
“No, voi non
capite: quando si tiene a qualcuno e questi in qualche modo ti delude o ti
fa star male, si diventa cattivi. Rukawa sapeva benissimo cosa significava
per te quel campetto e secondo me, questo è il suo modo di reagire al
dolore. Non commettiamo l’errore di giudicarlo dalle apparenze.Noi non
lo conosciamo.”
Ci furono attimi di
silenzio durante i quali Sakuragi sprofondò nei suoi pensieri e Mitsui
sorrise dolcemente a Kogure. Come era sensibile il Megane-Kun , riusciva a
trovare dei sentimenti anche nel ragazzo più freddo che avesse mai
conosciuto.
“Che devo fare?”
la voce di Sakuragi aveva una sfumatura di disperazione.
“Far chiarezza in
te stesso. Tu devi capire cos’è che vuoi veramente – Mitsui lo guardò
molto seriamente – se soffri ancora così tanto per lui e se, come pensa
Kogure, anche Rukawa non ha dimenticato cosa c’è stato tra di voi, è
necessario che voi due parliate sinceramente. Per farlo però tu devi
decidere cos’è veramente importante per te. Io posso darti solo un
consiglio: lascia che sia il tuo cuore a parlare e non l’orgoglio e, se
lo ami ancora, diglielo.”
A Sakuragi non sfuggì
lo sguardo adorante di Kogure a Mitsui e gli si strinse il cuore:
la loro felicità di stare insieme, anche solo seduti su un divano
a parlare, era così evidente da invaderlo di tristezza.
“Be, ora è meglio
che vada – li guardò malizioso, nascondendo la sua malinconia – prima
che voi due vi saltiate addosso davanti a me”
“Finalmente!
Credevo non te ne andassi più!”
“Mitsui!”
“Stavo scherzando
Min-Kun, volevo solo sdrammatizzare…Puoi contare su di noi, Sakuragi,
quando vuoi.”
Hanamichi andò via.
Kogure guardò dalla
finestra Sakuragi incamminarsi verso casa sua “Mi dispiace così tanto
per loro…” fu interrotto dai baci sul collo di Mitsui che gli
procurarono piacevoli brividi lungo la schiena.
“Sì, anche a me
– gli mormorò Mitsui – ma ora devi prenderti cura di me, perché io
ti voglio, ora !”
Hanamichi aveva
passato l’intera notte rigirandosi nel letto, ripensando alle parole dei
suoi amici. Avevano ragione entrambi, Mitsui con la sua praticità, e
Kogure, con la sua sensibilità, gli avevano indicato la strada. Doveva
smettere di incolpare soltanto Rukawa della fine della loro storia, questo
innanzitutto, ma era più facile a dirsi che a farsi. Ammettere con se
stesso, dopo sei mesi, che molte delle parole che gli aveva urlato contro
non erano vere, ma dettate dall’insicurezza lo facevano star male:
bisognava guardare in faccia la realtà, l’apparente spavalderia, le
spacconate, quel suo chiamarsi Tensai erano soltanto una facciata.
- Come lo è quella
di Rukawa: è vero lui è sicuro di sé ( forse anche troppo ! ), forte,
ma io conosco anche la dolcezza, la passione che è in grado di provare e
di donare. Forse siamo più simili di quanto possa sembrare e io me ne
rendo conto solo adesso, ora che mi sento perso senza di lui. Avevo il
terrore di perderlo, ma non glie l’ho detto – sospirò, forse per la
centesima volta – sono stato un’idiota, con il mio comportamento, non
ho fatto altro che anticipare qualcosa che credevo sarebbe accaduto in
futuro e la cosa peggiore è stato che credevo di farcela, mi sono illuso
di riuscire a dimenticarlo, a fare a meno di lui! Sono veramente
un’idiota, ha ragione la Kitsune! Ora dovrei avere il coraggio di
dirgli…dirgli cosa? Sai scusa, io ti amo ancora…sì, certo e magari
lui neanche mi risponde, o peggio, mi manda al diavolo! Devo riuscire a
capire se a lui importa qualcosa di me e, poi , affrontarlo…ecco sì,
farò così. -
Gli ultimi pensieri
di Hanamichi, prima di abbandonarsi al sonno furono per lui, per il suo
volpastro
- Ti amo stupido, ti
amo ancora e ti voglio…con me -
Sakuragi andò a
scuola di umore decisamente allegro, aveva preso una decisione: rivoleva
Rukawa e avrebbe fatto qualunque cosa per riuscirci. Entrò in classe con
un largo sorriso e addirittura seguì le lezioni! Si sentiva pieno di
energie e pronto a dare battaglia. Durante gli allenamenti si impegnò al
massimo, con grande soddisfazione del capitano Akagi, che non doveva
picchiarlo per farsi obbedire, stupore di Miyagi che non capiva perché
lui e Rukawa non si fossero ancora azzuffati e soddisfazione di Mitsui e
Kogure che si guardarono sicuri che il loro amico avesse finalmente
reagito.
Rukawa sembrò a
malapena notarlo.
Tutto stava andando
per il meglio, senonchè verso la fine, qualcuno entrò in palestra.
“Hei, io sono
qui…ti aspetto”
Hanamichi sentì il
sangue che gli si gelava nelle vene: aveva dimenticato un particolare
quando si era proposto di riconquistare il volpino, Sendo!
Si girò a guardare
con aria truce la sua nemesi, quello stupido porcospino perennemente
sorridente! Non lo sopportava! Che ci faceva lì ?!?
Gli bastò voltarsi
verso Rukawa per saperlo: gli stava facendo un segno di saluto con la mano
e lui gli rispose con un cenno del capo.
“Va bene, tanto ho
quasi…” le parole di Rukawa furono interrotte da una pallonata che
ricevette sulla testa. Sakuragi aveva agito prima di pensare, accecato
dalla gelosia e dimentico dei buoni propositi.
“Allora sei proprio
str***o , tu lo fai apposta! Hai tutto questo tempo da perdere con lui ?!?
E tu – si rivolse a Sendo – ti ho detto di lasciarlo in pace!”
Rukawa si voltò
verso di lui massaggiandosi la parte colpita e gli si avvicinò
minacciosamente. Mitsui si mise tra di loro, sapeva come sarebbe andata a
finire se non li fermava.
“Ragazzi , avanti,
non è il caso di litigare.”
Rukawa lo fissò un
attimo, poi spostò gli occhi su Hanamichi sibilandogli l’ennesimo
“Idiota” per poi voltarsi e dirigersi verso gli spogliatoi.
Sendo uscì,
ridacchiando , per aspettare Rukawa.
Sakuragi era fremente
di rabbia, sul punto di esplodere .
“Io vado a farmi
due passi, è meglio” e a grandi falcate uscì dalla palestra dove
l’incredulità serpeggiava. Akagi e Miyagi si volsero verso Ayako che
scuoteva la testa, visibilmente abbattuta, ignara di tutto. Mitsui e
Kogure parlottavano tra loro sottovoce.
“Ehi, voi due –
la voce profonda del capitano
li fece voltare – non avete niente da dirmi? Scommetto che sapete cosa
sta succedendo. Volete renderci partecipi?”
Fu Kogure a parlare
“Vorrei Akagi, ma non posso”
“Che vuol dire non
posso ?!? E poi, scusami, ma io ho il diritto di sapere, sono miei
giocatori, ne risente anche l’andamento della squadra .”
Kogure ci pensò un
po’ su
“Ha ragione Min-Kun,
dobbiamo dirglielo”
Mitsui lo spronò a
parlare
“E va bene, i fatti
sono questi: Rukawa e Sakuragi fino a sei mesi fa stavano insieme,
ora si sono lasciati, ma non si sono mai chiariti e così…poi
adesso ci si mette pure Sendo!”
Akagi e Miyagi
avevano gli occhi di fuori: loro non avevano mai sospettato nulla! Tra
quei due, poi! Sembrava che non si sopportassero e invece…
Il playmaker guardò
il suo capitano “Ti rendi conto che qui sono già in quattro? – rideva
divertito – manchiamo solo noi due!”
Akagi lo guardò
seriamente “Be, Ryo-chan , potremo sempre seguire il loro esempio…”
Miyagi smise di colpo
di ridere e fuggì “Aya-chan, aiuto! Il capitano mi insidia, mi vuole
portare via da te!”
Scoppiarono tutti a
ridere.
I giorni successivi
furono un inferno un po' per tutti, c’era una tale tensione durante gli
allenamenti, da rendere i giocatori dello Shohoku molto nervosi. A fine
seduta non rimanevano più a chiacchierare, cercavano tutti di andarsene
il prima possibile.
Quel pomeriggio
Sakuragi era rimasto a provare qualche tiro, se non altro per restare solo
negli spogliatoi, non voleva avere nessuno vicino. Era troppo deluso e
amareggiato e sapeva di essere quasi insopportabile. Quando gli sembrò
che tutti fossero usciti si risolse a smettere e ad andare a fare la
doccia. Non appena entrò fu infastidito nel vedere una borsa
“Accidenti, ma chi
diavolo…”
Rimase di sasso ,
completamente incapace di pensare di fronte allo spettacolo che gli si parò
davanti: Rukawa era seduto sulla panca , un ginocchio tirato al petto, la
testa appoggiata al muro, sembrava essere addormentato. Era bellissimo e
sensuale e Hanamichi non resistette, allungò una mano, passando le dita
tra quei capelli di seta, neri come la notte, poi scese ad accarezzargli
una guancia, sfiorandogli le labbra con un dito.Sakuragi era perso,
incantato: toccarlo di nuovo era qualcosa di incredibile, si sentiva
sciogliere dentro. In quel momento pensò di compiere una follia: erano da
soli e avrebbe potuto….
Rukawa aprì gli
occhi all’improvviso e Hanamichi sussultò, facendo un passo indietro e
ritirando la mano che ancora indugiava sulla bocca dell’altro. Aspettò
con rassegnazione il sarcasmo della Kitsune o un sonoro schiaffone, ma
Rukawa non fece niente di tutto questo. Si alzò lentamente senza smettere
di fissarlo negli occhi, poi prese il volto di Hanamichi tra le mani e si
sporse a baciarlo sulla bocca, assaporando le sue labbra con avidità e
dolcezza, le dita che gli sfioravano la pelle in una carezza morbida e
sensuale. Hanamichi non resistette, lo afferrò per la nuca e fece aderire
i loro corpi . Lo spinse ad aprire la bocca per approfondire il bacio e
Rukawa non si tirò indietro, rispose con trasporto.
Tutto questo però
durò soltanto pochi minuti, perché poi Rukawa si staccò da Sakuragi,
ansimando leggermente, e senza dire una parola, afferrò la sacca da
basket e uscì. Sakuragi lo guardò andar via e sollevò una mano a
toccarsi le labbra, quasi a volersi convincere che era successo veramente,
poi mormorò tra sé “Non andartene, ti prego, non andartene.”
- Sei un cretino!
Rukawa Kaede tu sei uno stupido! Cosa credevo di fare? Prima, cerco di
convincerlo a dimenticarmi, ad andare avanti e poi lo bacio! Io devo
essere impazzito! – Rukawa pedalava lentamente verso casa e, guardandolo
nessuno avrebbe sospettato il tumulto dei suoi pensieri – Ora chissà
cosa starà pensando ?! Magari crede che è tutto tornato come prima, no
forse non arriva a tanto…questa è solo un’illusione, noi non possiamo
tornare insieme, se prima non capisce che per me è fondamentale cercare
di andare negli Stati Uniti, sogno da anni di giocare nel NBA e non posso
rinunciare, neanche per lui.
Resta il fatto che,
se prima non me ne fossi andato velocemente, sarebbe accaduto
l’inevitabile, ne sono certo: il fatto è che lui era lì così
bello…mi accarezzava…io non ho resistito, accidenti a me! Spero solo
di non aver complicato le cose! –
Sakuragi era rimasto
immobile per lunghi minuti, fissando la porta da cui era uscito Rukawa.
Non riusciva a credere a quello che era da poco successo, sembrava un
sogno, ma, se Hanamichi portava le mani al viso, avvertiva l’odore
inconfondibile di Rukawa rimasto
sulle dita, e andava in estasi.
Per i due giorni
successivi Rukawa non andò né a scuola né agli allenamenti, Akagi , con
una vera faccia di bronzo, andò a domandare notizie proprio a Sakuragi,
che arrossì di una tonalità ancora più accesa dei suoi capelli,
balbettando un “Che diavolo vuoi che ne sappia io” , ma anche lui si
era domandato dove fosse finito il volpastro, che lo stesse evitando?
Forse non sapeva come dirgli che quel bacio non era significato niente o
forse tutto il contrario. Che pensare? Sakuragi non era tipo da lunghe
meditazioni e decise quindi di andare a casa della Kitsune, magari la
spiegazione era la più semplice: era malato. Camminò lentamente verso
quella casa che tanto significava per lui, sentiva il cuore battergli più forte per l’emozione di rivederlo, dopo quanto
successo negli spogliatoi due giorni prima.
Prese fiato prima di
svoltare l’angolo, si fece coraggio e finalmente si avvicinò al
cancello, ma si bloccò. Era ormai l'imbrunire, ma Sakuragi avrebbe
riconosciuto quella figura tra mille: Rukawa era fuori davanti alla porta
e non era solo, Hanamichi individuò immediatamente anche l’altro
ragazzo, Sendo!
- Maledetto! E’ mai
possibile che ti trovi sempre vicino a lui! In effetti…siete troppo
vicini per i miei gusti…che sta succedendo? -
I due parlottavano, o
meglio, Sendo parlava e Rukawa, al solito rispondeva a monosillabi, o così
sembrava a Sakuragi che non riusciva a sentire nulla. La
“conversazione”durò ancora qualche momento poi successe
l’incredibile: Sendo si avvicinò a Rukawa e lo baciò!
A Sakuragi si mozzò
il respiro in gola, vedere quella sottospecie di porcospino che si
azzardava a baciare il “suo”Rukawa, era intollerabile.
- Lui è il mio
angelo, tu non puoi toccarlo, non puoi…lascialo stare! -
Avrebbe voluto urlare
di rabbia, andare lì, dividerli, interrompere l’incubo che si stava
materializzando davanti a lui. Il dolore lo investì come una marea e si
voltò correndo via: non poteva restare un secondo di più senza compiere
qualche pazzia; l’unica consolazione era che nessuno dei due l’avesse
visto, almeno non avrebbero riso alle sue spalle.
- Sono stato un
illuso! Avevo creduto che quel bacio avesse significato qualcosa per lui,
invece era soltanto un altro modo per umiliarmi -
Entrò in casa come
una furia, fortunatamente sua madre anche quel giorno aveva il turno di
notte e lui non doveva fingere per farle credere che fosse tutto a posto,
perché non c’era proprio niente di giusto in quello che aveva appena
visto: soltanto lui aveva il diritto di prenderlo tra le braccia, soltanto
lui poteva assaporare quella bocca meravigliosa, non Sendo, soltanto
lui…perché l’amava.
- Invece ora sei con
lui, gli hai permesso di baciarti, di stringerti…. e adesso… cosa
staranno facendo? – sul volto di Sakuragi passò una smorfia ironica –
povero scemo, che me lo chiedo a fare? Rukawa non l’ha rifiutato, quindi
ora saranno in casa e… NO, NON LO POSSO NEANCHE PENSARE! Io impazzisco
se immagino le mani di quello stramaledettissimo porcospino sulla sua
pelle! E magari la volpe ora è lì che pensa che Sendo è migliore di me
anche in quello, in fondo lo stima un grande giocatore, uno degno di
rispetto e io ?!… MALEDIZIONE RUKAWA IO NON SONO PROPRIO NIENTE PER TE ?
-
Sakuragi urlava il
suo dolore nella sua casa vuota e poi fece un errore, un grande errore,
ricordò un pomeriggio di tanti mesi prima.
<<
FLASHBACK >>
“Ma devo per forza
farli tutti?”
“Sì, devi! Ti
ricordo che non hai passato gli ultimi tre test di matematica, stavolta
devi prendere un voto decente”
Sakuragi e Rukawa
erano seduti nella grande sala della casa della Kitsune e, per una volta,
stavano facendo i compiti, o meglio, Hanamichi cercava con tutte le forze
di convincere il suo compagno a finire gli esercizi di matematica, ma
Rukawa non ne aveva nessuna voglia e si distraeva
continuamente.
“Neanche tu sei un
genio , sai?”
“E’ vero ma è
l’unica materia in cui prendo la sufficienza senza tanti problemi”
Rukawa sbuffò , ma
riprese a scrivere per un paio di minuti, poi si alzò silenziosamente e
abbracciò Sakuragi da dietro posando la testa nell’incavo della spalla
per poi dargli dei piccoli morsi e baci sul collo, risalendo verso
l’orecchio.
Sakuragi gemette
quando avvertì le parole mormorate da quella Kitsune, che quando voleva,
si trasformava in un micetto affamato di coccole
“Io non ho voglia
di fare i compiti, perché non facciamo qualcos’altro?”
Sakuragi lo attirò
sulle sue ginocchia, gli passò le braccia intorno alla vita e cominciò a
baciare ogni centimetro di pelle che i vestiti lasciavano scoperto,
indugiando sulla bocca. Rukawa andò oltre, cominciando a sfilargli la
camicia dai pantaloni, ma fu interrotto dalle mani di Hanamichi
“Hei, aspetta! –
lo fissò malizioso – sei proprio un demonietto, sai?”
“Lo prendo come un
complimento!”
“Lo era infatti, ma
ora devi finire quelle equazioni…. dopo faremo tutto quello che vuoi
tu.”
A quelle parole
Rukawa lo guardò in un modo da fargli venire i brividi, perché nel suo
sguardo per un attimo si era accesa una luce strana
“E va bene –
acconsentì – ma poi faremo come dico io, lo hai detto”
Sakuragi annuì,
Rukawa tornò seduto al suo posto e cominciò a lavorare seriamente,
dimostrandogli che non erano le capacità a mancargli, soltanto la voglia.
Andò avanti per una buona mezz’ora, poi si alzò
“Dove vai,
adesso?”
“Ho bisogno del
bagno, vuoi venire a controllarmi?”
Sakuragi arrossì
“No, certo che no, sbrigati!”
- Quel ragazzo è
davvero impossibile, parla poco, ma quando lo fa colpisce sempre nel segno
-
Rukawa
tornò presto e senza ulteriori proteste, riprese a risolvere le
equazioni, finendo in pochissimo tempo. Sakuragi era a dir poco
meravigliato perché, oltretutto, erano anche esatte!
“Andiamo”
Rukawa gli porgeva la mano, invitandolo a prenderla e a seguirlo
“Dove,
scusa?”
Rukawa
lo fissò un attimo
“In
camera mia”
Hanamichi
sussultò e deglutì: sapeva cosa significava quella risposta, cosa
implicava ed entrò nel panico. Voleva farlo anche lui, naturalmente, era
un po’ che ci pensava, ma si sentiva morire al pensiero di
chiederglielo. E ora lui era lì e tranquillamente gli stava chiedendo di
andare con lui nella sua camera: la richiesta in sé era meravigliosa,
Sakuragi erano giorni che avrebbe voluto andare oltre le ordinarie
carezze e baci, ma lui l’aveva immaginato in un certo modo e non era
sicuro che la Kitsune avrebbe approvato.
-
Be, vediamo che cosa ha in mente -
Sakuragi
gli prese la mano e silenziosamente si diressero al piano di sopra.
Rukawa
guardava Sakuragi con la coda dell’occhio mentre salivano le scale,
sentiva la sua mano stringergli forte la propria e gli piaceva la
sensazione di possessività che emanava da quel gesto. Era un po’
nervoso, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma ormai
aveva pianificato tutto e sarebbe andato avanti. Voleva che succedesse
quella sera e quello che Rukawa voleva, Rukawa otteneva! Aprì la porta
della sua stanza e fece entrare Hanamichi sul cui volto si dipinse
un’espressione piacevolmente sorpresa: c’erano candele accese, un
bastoncino d’incenso che bruciava, il futon steso.
Ad
Hanamichi batteva forte il cuore: la Kitsune aveva fatto tutto quello per
lui, aveva perso del tempo per organizzare quella serata, ne era sicuro e
ne fu quasi commosso, l’ennesima scoperta di ciò che si nascondeva
dietro quell’apparente freddezza lo riempiva di gioia e di dolcezza. Lo
guardò intensamente, poi lo attirò a sé e lo baciò, Rukawa gli sfiorò
i capelli con una carezza delicata poi le sue dita scesero a sbottonargli
la camicia, facendola scivolare a terra. La bocca di Sakuragi si fece più
esigente e Rukawa acconsentì a lasciarsi divorare dalla passionalità di
Hanamichi. Si separarono, ansimanti, per riprendere fiato e Sakuragi ne
approfittò per sfilargli la maglietta e accarezzargli il torace,
sfiorandogli la pelle morbida. Rukawa emise un debole gemito, gli gettò
le braccia al collo e chiuse
la bocca su quella calda e umida di Hanamichi. Un attimo dopo le mani di
Rukawa indugiarono sul bordo dei pantaloni del compagno e cominciarono a
sbottonarli, ma poi si fermò e fece un passo indietro. Hanamichi avvertì
un senso di vuoto senza il corpo di Rukawa premuto contro il proprio, ma
un brivido gli scese lungo la spina dorsale: Rukawa lo stava guardando
negli occhi mentre si sfilava i pantaloni della tuta, rimanendo in boxer e
con un’ultima esitazione si disfò anche di quelli. Sakuragi rimase a
bocca aperta; non era la prima volta che lo vedeva nudo, negli spogliatoi
nessuno aveva problemi a mostrarsi spogliato, ma quella sera era diverso.
Lui
era lì, la luce delle candele faceva risplendere la sua pelle
bianchissima, creava delle ombre sul suo viso, aumentandone il fascino e
il mistero, gli occhi scintillavano sotto la frangia.
I
pensieri e il cuore di Hanamichi andavano ormai per conto loro
“Sei
un angelo, amore mio” fu solo un mormorio inudibile
Mosse
un passo verso di lui e i pantaloni gli scivolarono lungo le gambe, se ne
liberò piuttosto velocemente e alzò le mani a sfiorare le guance di
quella creatura meravigliosa, scendendo lungo il collo, le spalle, arrivò
ai fianchi e lo trasse più vicino, ricominciando a baciarlo travolto
dalla passione, dall’odore inebriante della pelle della Kitsune. Sentiva
crescere l’eccitazione, ma non si decideva a chiedere quello che voleva,
aveva paura che quel sogno svanisse.
Rukawa
riuscì a fare in modo di sdraiarsi sul futon, tirandosi Hanamichi sopra
di lui, gli passò le braccia intorno alla vita e gli fece chiaramente
intendere cosa voleva che facesse, ma Sakuragi non riusciva a crederci –
Ho capito male, ho sicuramente capito male, non è possibile che lui…-
“Che
stai aspettando?” la voce di Rukawa aveva assunto una tonalità roca che
lo fece rabbrividire.
“Che
dovrei fare?”
“Vuoi
che ti faccia un disegno , stupido?!”
Sakuragi
sentì il sangue affluirgli al volto
“Non
mi dire… il grande Tensai , non sa dove mettere le mani!” Rukawa lo
provocò
“Invece
tu sì?!” Hanamichi lo guardò sospettoso
“Se
mi stai chiedendo se è la prima volta, sì, però so cosa voglio!”
La
bocca di Hanamichi si aprì in un largo sorriso e gli baciò la punta del
naso, sperava che lo fosse e aveva buone speranze per crederlo, ma con
quella volpe non si poteva mai sapere! Era tutto a posto, ma Sakuragi
doveva chiedere ancora una cosa
“Perché
vuoi che sia io a…”
“Perché
sì”
“Non
è una risposta…”
Rukawa
parve esasperato
“Hana…non
puoi semplicemente farlo e basta?”
“No,
senti è troppo importante, ricorderemo questi momenti per tutta la vita,
deve essere tutto perfetto. Non voglio tardivi ripensamenti o
recriminazioni. Ti prego, rispondimi”
“Lo
sai che non sono bravo con le parole…”
“Tu
dimmi soltanto cosa provi”
“Soltanto?!”
Rukawa aveva alzato un sopracciglio ironico, chiuse gli occhi sospirando
poi lo guardò dritto negli occhi
“Io
non ho mai permesso a nessuno di pensare che io potessi appartenergli in
qualche modo, neanche a mio padre. Per nessuno ero importante, nessuno era
importante per me. Questo fino a quando io e te…bè insomma ora è
diverso. Voglio capire cosa si prova ad essere intimamente legato con
qualcuno e voglio che sia tu…credevo ti facesse piacere, che lo avresti
apprezzato.”
“Non
voglio niente altro con la stessa intensità, Kaede, ma è una grande
prova per una persona con il tuo carattere e voglio che tu ne sia sicuro,
per te!”
Rukawa
gli sorrise, uno dei suoi sorrisi che lo rendevano una creatura angelica
agli occhi di Sakuragi.
“Fammi
provare cosa si prova ad appartenere a qualcuno, a te!”
“Allora
sei sicuro! Non è che dopo mi ammazzi?!”
Rukawa
lo fulminò con lo sguardo
“Io
sono sempre sicuro”
Sakuragi
si finì di spogliare e si chinò su di lui, baciandolo ed accarezzandolo.
“Ti
farò male, lo sai vero?”
“Non
mi spaventa”
Hanamichi
avvertì una leggera indecisione nella sua voce, ma non aggiunse altro,
ulteriori domande sarebbero state considerate un rifiuto e poi ormai non
resisteva più, voleva farlo
suo.
Rukawa
aveva paura, per la prima volta in vita sua sperimentava cosa significasse
non avere il controllo della situazione, aveva paura, ma non del dolore
fisico quanto della sua conseguenza: il mostrare una parte di sé, le sue
emozioni, questo lo spaventava tantissimo. Farsi vedere vulnerabile, preda
dei sentimenti, lo metteva a disagio, ma doveva farcela, per se stesso e
per quel ragazzo sopra di lui che stava cercando di adoperargli la
maggiore delicatezza possibile, anche se il dolore arrivò ugualmente a
mozzargli il respiro.
Hanamichi,
dal canto suo, cercava di vincere la tentazione di lasciarsi andare
completamente per timore di essere troppo violento, complicando un po’
la situazione di Rukawa
“Hana…se
fai così lentamente…è peggio…fallo, non temere”
Sakuragi
si affidò all’istinto, lasciando che il suo corpo entrasse a far parte
di quello di Rukawa con un solo movimento.
Rukawa
gemette di dolore e gli affondò le dita nelle braccia, Hanamichi gli coprì
la bocca con la propria, baciandolo con tenerezza e passione, quasi a
scusarsi. Rukawa rispose con ardore e Sakuragi cominciò a muoversi
lentamente dentro di lui. Provava sensazioni meravigliose a far parte,
letteralmente, di quel ragazzo che gli aveva fatto perdere completamente
la testa, che lo attirava qualunque cosa facesse, che lo aveva fatto
innamorare perdutamente.
Rukawa
riuscì a rilassarsi, combattendo contro l’impulso di respingere
Hanamichi con tutte le sue forze e venne ricompensato da un crescente
senso di piacere che pervase ogni parte del suo corpo, il dolore
accantonato. Cominciò a gemere senza neanche accorgersene, unendosi ai
sospiri di Hanamichi, rispondendo ai suoi movimenti con sempre maggiore
partecipazione.
Sakuragi
continuava a baciarlo, staccandosi solo per cercare di respirare, ma
Rukawa non avrebbe voluto, perché così gli era più difficile trattenere
il piacere, era ancora così timido quando si trattava di esprimere i
propri sentimenti, ma Sakuragi se ne accorse.
“Non
puoi farmi questo – gli ansimò – non puoi negarmi di sentire quello
che provi, quello che senti….lasciati andare”
Così
Rukawa lasciò che quella sensazione di possesso si impadronisse di lui,
dando libero sfogo a quelle parole che non credeva di saper dire. Fu
un’intesa perfetta che li portò al culmine nello stesso momento e con
grande meraviglia di Sakuragi alle sue grida di piacere si unirono quelle
di Rukawa.
Rukawa
riposava tra le braccia di Sakuragi con la testa nell’incavo della
spalla e con la mano, appoggiata sul suo petto, avvertiva i battiti del
cuore tornare man mano lenti
e regolari. Aveva la testa piena di mille pensieri, se solo fosse riuscito
a condividerli! Ma era ancora presto e, se il suo amante avesse avuto
pazienza, lui avrebbe imparato a rivelare con le parole ciò che la
sua anima racchiudeva.
Hanamichi,
intanto, gli carezzava i capelli e lo guardava adorante, ma si era reso
conto che l’altro non aveva ancora detto nulla ed era timoroso che
qualcosa fosse andato male. Prese coraggio e con enorme delicatezza gli
sfiorò il mento, facendogli sollevare quegli occhi così belli ed
espressivi. Gli sorrise.
“Stai
bene?”
Rukawa
annuì lievemente
“Ti
fa male qualcosa?”
“No,
è tutto a posto”
“Allora
non ti sei pentito ?!”
Rukawa
scosse la testa senza aggiungere altro e ci fu altro silenzio tra di loro.
Sakuragi però rimuginava tra sé e sé, voleva dirgli cosa provava per
lui, fargli capire cosa avesse significato quello che avevano fatto
insieme, così lo strinse forte e quando Rukawa alzò gli occhi
interrogativi, si chinò a baciarlo
“Grazie…mi
hai fatto il dono più bello di tutta la mia vita, è stato tutto così
meraviglioso, tu sei stato meraviglioso…non avrei mai immaginato di
potermi sentire così…io ti amo, Kaede…”
Rukawa
sgranò gli occhi di fronte a quell’appassionata dichiarazione, ma non
rispose subito, sembrò pensare a qualcosa
“Senti,
io…”
Hanamichi
gli poggiò le dita sulle labbra.
“No,
aspetta. Dimmelo quando non dovrai pensarci prima di parlare”
Rukawa
annuì e lo baciò.
“Grazie.”mormorò
<<
FINE FLASHBACK >>
La
dolcezza e la malinconia che sempre accompagnavano questi ricordi
colpirono in pieno il cuore già dolorante di Hanamichi che avvertì una
lacrima rotolargli lungo la guancia, alzò una mano tremante a
cancellarla. Alle scene appena ricordate se ne sovrapponevano altre,
create dalla sua mente: Sendo che circondava le spalle di Rukawa con le
braccia e lo baciava appassionatamente, Sendo sopra Rukawa che gli
strappava gemiti di piacere….NOOOO
Sakuragi
si prese la testa fra le mani
-
Io non posso ridurmi così, non posso torturarmi, finirò con
l’impazzire e la cosa peggiore è che non posso farci assolutamente
niente… se Rukawa sceglie Sendo io non posso impedirglielo, lo perderò
per sempre. E’ possibile che abbia già dimenticato quello c’è stato
tra noi, che possa tranquillamente stare con qualcun altro? Io devo
sapere, deve dirmelo in faccia, devo fare qualcosa, qualsiasi cosa -
Erano
le nove di sera, era passato un tempo ragionevole perché non li
interrompesse, ci mancava solo che Sendo gli aprisse mezzo nudo! A quel
punto li avrebbe ammazzati, tutti e due!
Uscì
di casa, infilandosi le mani in tasca . Prima decise di andare a piedi, ma
poi optò per la bicicletta, avrebbe fatto prima. Arrivò davanti a casa
di Rukawa e alzò la testa verso la sua finestra, la luce era accesa,
Sakuragi strinse gli occhi e sentì l’ira crescere a dismisura.
Suonò
nervosamente il campanello, il cancello era rimasto socchiuso,
fortunatamente, così quando Rukawa aprì la porta, lo colse di sorpresa,
spingendolo indietro ed entrando un po’ di prepotenza.
“Lui
dov’è?”
“Sei
impazzito, idiota? Che credi di fare?!” Rukawa era leggermente sorpreso
e seccato da quell’intrusione
“Lui
dov’è” ripetè Sakuragi
“Ma
lui chi?”
“Sendo”
“E
perché mai dovrebbe essere qui?”
“Kitsune
non prenderti gioco di me! Lui era qui con te oggi pomeriggio..”
“Allora?
Solo perché c’era oggi, dovrebbe esserci adesso? E poi
scusa, mi spii?”
“Spiarti?!?
Se ti fai sbaciucchiare nel giardino di casa tua è un miracolo che ti
abbia visto solo io!”
Rukawa
alzò un sopracciglio
“Hn”
fu il suo solo commento
“Non
hai nient’altro da dire?”
Rukawa
scrollò le spalle
“Se
n’è andato un’ora fa… quindi ora te ne puoi anche tornare a casa”
Rukawa non lo guardava nemmeno
“TE
LO PUOI ANCHE SCORDARE”
Rukawa
alzò lo sguardo, allarmato , quel tono non gli piaceva per niente. Gli
occhi nocciola di Sakuragi mettevano paura, erano scintillanti di rabbia e
inconsciamente Rukawa fece un passo indietro
“
Che altro vuoi?”
“Che
cosa gli hai lasciato fare, eh?”
“Che
cosa me lo chiedi a fare? Mi sembra che tu l’abbia già deciso!”
“Non
avrei mai creduto che tu fossi uno così…così…”
“Così
cosa? Ti sei incantato?”
“Uno
che passa da un letto all’altro così facilmente” la voce di Sakuragi
era carica di disprezzo.
“Pensa
quello che ti pare, non mi interessa!”
Sakuragi
perse completamente il controllo, lo afferrò per le spalle, scuotendolo
con violenza
“E’
mai possibile che tu debba sempre essere così indifferente? Che non ti
importi mai niente? Ti si può dire tutto e tu non reagisci mai!”
Rukawa
gli piantò le mani sul petto spingendolo via da sé.
“Toglimi
le mani di dosso, idiota” il suo era un sibilo, lui non urlava quasi
mai, ma era raggelante.
“Certo!
Perché le mie ti fanno schifo, ma quelle di qualcun altro, no”
“Piantala”
Sakuragi
non si lasciò di certo intimorire
“Dimmi
cosa è successo! Voglio sapere se ci sei andato a letto, oppure no, lo
voglio sentire dalla tua voce”
“Scordatelo
– ora Rukawa fremeva di rabbia – non te lo dirò mai! Rimarrai con il
dubbio, spiacente per te! L’invidia è una gran brutta cosa”
Sakuragi
dovette esercitare uno sforzo enorme su se stesso per non picchiarlo,
doveva sapere un’altra cosa
“Perché
mi hai baciato, l’altro giorno? Perché lo hai fatto?”
Rukawa
lo fissò dritto negli occhi
“Volevo
essere in grado di fare un confronto”
Fu
troppo, per Sakuragi fu veramente troppo da sopportare e lo colpì in
pieno volto con l’intenzione di fargli male, poi uscì.
Sakuragi
aveva imprecato per tutto il tragitto da casa di Rukawa a casa propria,
sibilando cose terribili all’indirizzo di quella volpe spelacchiata che
si prendeva gioco di lui, che gli lacerava il cuore senza battere ciglio e
all’indirizzo di Sendo. Arrivò a pensare che fosse un bene che non
conoscesse la via dove abitava, perché altrimenti, giurò a se stesso,
Sendo non avrebbe visto il sole del giorno dopo! Ma la rabbia man
mano sbollì, lasciando il posto ad una sofferenza diffusa. Hanamichi
avvertiva un sapore amaro in bocca, una stretta dolorosa allo stomaco e la
mano gli faceva un po’ male, aveva colpito duramente il viso di Rukawa.
Entrò in casa e si diresse in bagno: aveva pedalato in pieno inverno
eppure si sentiva la faccia in fiamme, sentiva il bisogno di acqua fresca.
Erano le dieci passate, non aveva cenato, ma non se ne preoccupò nemmeno,
non aveva fame . Si diresse in camera sua, indossò il pigiama e si stese
a letto. Naturalmente il sonno non arrivavò e come poteva ? Nella sua
mente stava prendendo corpo una nuova consapevolezza: Rukawa era un
ragazzo pieno di difetti, musone, egocentrico, freddo come un iceberg, ma
era una persona corretta e pulita nei sentimenti. Sakuragi era sicuro che
se fossero stati ancora insieme lui non avrebbe neanche
guardato Sendo, se non come giocatore. Le poche cose che Rukawa
considerava importanti, le prendeva seriamente, non prometteva mai niente
che poi non avesse intenzione di mantenere e questo poteva significare una
cosa soltanto: se aveva permesso a Sendo di fare l’amore con lui ( e
Sakuragi era ormai quasi certo che fosse successo qualcosa tra di loro
quel pomeriggio) lui non aveva più speranze, perché Rukawa gli
sarebbe stato fedele e Sendo non lo avrebbe davvero lasciato. Inoltre,
questo nuovo legame gli avrebbe impedito anche la più piccola
possibilità di far parte della sua vita: non avrebbe più potuto
telefonargli perché avrebbe rischiato di sentire la voce di Sendo in
sottofondo, non sarebbe più potuto andare a casa sua, perché poteva
trovarlo lì, o peggio, interrompere qualcosa. La vita di Hanamichi ne
usciva completamente sconvolta.
Lacrime
silenziose cominciarono a solcare le sue guancie, Sakuragi non provò
neanche a trattenerle, sentiva un gran bisogno di sfogare quel dolore che
rischiava di sommergerlo e soffocarlo.
-
Io ho chiuso, la mia vita è finita! Ho perso per sempre il mio amore e la
cosa peggiore è che è tutta colpa mia! Avevo paura che se ne andasse in
America lasciandomi qui, potendolo solo sentire per telefono, mi
spaventava un rapporto a distanza e ora…lui se ne andrà ugualmente e lo
farà con Sendo! In fondo lui è un ottimo giocatore, può farcela nell’
NBA e ha i mezzi per seguirlo negli Stati Uniti, io non ho niente di tutto
questo e non ho più neanche Kaede -
Cominciò
a singhiozzare e poi si lasciò andare a un lungo pianto disperato. Non
chiuse occhio per tutta la notte, si assopì soltanto all’alba . Avvertì
chiaramente sua madre tornare dal lavoro in
ospedale e quando suonò la sveglia
la spense e restò a letto, si sentiva male: gli pulsavano le
tempie, aveva freddo, doveva avere qualche linea di febbre.
-
Meglio, così non vado a scuola per qualche giorno e non lo vedo. Ora come
ora, o gli scoppio a piangere davanti o lo picchio -
Rukawa
era in bagno davanti allo specchio, l’acqua scorreva dal rubinetto del
lavandino: stava tamponandosi il labbro ferito da Hanamichi
-
Quel brutto scimmione c’è andato giù duro stavolta -
Ma
non era quello che lo faceva soffrire, erano state le parole: c’era
rimasto malissimo di fronte alle accuse di Hanamichi, come aveva potuto
dirgli che era un tipo facile, uno che passava da un letto all’altro a
cuor leggero, proprio lui?!
-
Come hai potuto Hana…come hai potuto dirmelo? Allora non mi conosci
affatto! Ed io che… credevo che almeno tu avessi saputo guardare al di là
delle apparenze , che non mi giudicassi come fanno tutti gli altri. Se non
mi avessi attaccato in quel modo io ti avrei detto la verità, non ti
avrei fatto credere che fosse successo qualcosa tra Sendo e me, ma tu mi
hai offeso e io non sono tipo da passarci sopra -
Se ne andò a letto,
ma non riusciva a rilassarsi
e per qualcuno che riusciva ad addormentarsi anche in piedi, non riuscire
a prendere sonno in un comodo letto era sconvolgente! Così riprese il
filo dei pensieri e fece realmente un paragone tra Sendo e Sakuragi, ma
non nel senso volgare che quest’ultimo aveva capito, lui non era quel
tipo di persona, ma sulle sensazioni che aveva provato quando Sendo
l’aveva baciato. Non gli era dispiaciuto e in fondo Sendo non poteva
essere considerato brutto però… dov’era la passione che avvertiva
quando Sakuragi lo stringeva tra le braccia, quel tremito che gli chiudeva
lo stomaco in una morsa quando le sue mani scorrevano sul suo corpo…no,
non c’era paragone. Eppure avrebbe continuato a vederlo : ora gli
piaceva leggermente meno stare sempre solo e trovava piacevole la
compagnia di Akira, forse chissà con il tempo…e poi doveva farlo anche
per Sakuragi…voleva che riprendesse a vivere tranquillamente, che lo
dimenticasse…se non altro doveva provarci.
-
Io non posso tornare indietro, Hana , non posso proprio –
Sakuragi
era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando qualcuno suonò
al campanello. Immaginò che fosse qualcuno della squadra venuto ad
indagare sul perché da quattro giorni non andava agli allenamenti.
Infatti, quando aprì la porta, gli apparve il viso sorridente di Kogure.
“Ciao
Sakuragi”
“Ciao
Quattr’occhi”
“Ti
disturbo, forse?”
“No,
scherzi, entra…come mai sei solo? Dove hai lasciato la tua dolce metà?”
Kogure
sorrise dolcemente “Mi sta aspettando a casa, quando c’è lui non
riusciamo mai a parlare con calma.”
Sakuragi
lo guardò con un ghigno malefico “A Mitsui non piace parlare,
preferisce metterti le mani addosso, eh?”
“Dai
non è vero!… ossia un po’ sì, però ti assicuro che parliamo anche.”
“Sì,
come no, ogni tanto”
Kogure
rise allegramente mentre si sedevano
“Sei
venuto a vedere perché non vengo a scuola?”
“Sì,
anche…”
“Anche?”
“Be,
sì… il fatto è che Rukawa aveva un vistoso livido sul viso e sembrava
arrabbiato con il mondo intero, tu ne sai niente?”
Sakuragi
socchiuse gli occhi al nome dell’altro
“Ah,
glie ne ho fatto uno solo? Peccato, volevo spaccargliela quella faccia!”
Kogure
sgranò gli occhi
“Che
cosa è successo?”
Sakuragi
sospirò.
“Senti,
non ho voglia di parlarne, non preoccuparti!”
“Ma…ne
sei sicuro?”
“Sì
e domani torno anche a scuola, ho avuto un po’ di influenza.”
Kogure
sembrò convincersi
“E
va bene. Allora io raggiungo Mitsui”
“Sì,
vai….ah, Kogure”
“Dimmi”
“Senti,
a parte il livido, Rukawa sta bene?”
Kogure
avvertì una nota di preoccupazione nella sua voce e sorrise, quei due
erano proprio strani!
“Sì,
non preoccuparti, non hai infranto la sua bellezza, tra qualche giorno
tornerà come prima.”
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