Disclaimers: I personaggi di Slam Dunk sono Takehiko Inoue, quelli di
Generation Basket di Hiroyuki Asada.
Angel
di Akira 14
Parte 3/5
Alla
vista di Takaiwa, Sendoh si riprese improvvisamente, riacquistando tutta la
sua verve.
Nuovamente ringalluzzito e pieno di boria si diresse verso i due ospiti.
Entrambi vestivano abiti eleganti, ed erano statici come i mezzibusti di un
telegiornale.
Ciò non toglieva niente alla fiducia che ispiravano in Akira.
Il primo, Yoshiki Yamazaki, aveva un'acconciatura niente male, che
assomigliava vagamente alla sua.Certo non poteva competere con l'artificiosa
eleganza del suo taglio di capelli.
E l'altro.Oh, l'altro.Quello era uno di quei ragazzi per i quali Sendoh
avrebbe fatto volentieri un voto di poligamia.
Insomma, con tutti i bei ragazzi che c'erano nel mondo; sebbene lui amasse
solo Hiroaki, perché accontentarsi di un solo uomo?
Non riusciva ad accettarlo!
" E' lei, Akira Sendoh, padre di una bambina di appena dieci mesi? E
chi è questa donna- chiese indicando Rukawa- se non le dispiace dircelo.
Sa.Non ci risulta che lei sia sposato."
Yamazaki era talmente serio, che la sua espressione d'astio spense il
sorriso sulle labbra di Sendoh, mutandolo in un'insolita smorfia di
disappunto.
"Sì, sono io. Questa donna è la mia ragazza, Miyuki Rukawa, la cugina
del celeberrimo Kaede. Ci sposeremo tra pochi mesi. Ciò mi rende
immensamente felice. Insomma, non ci sono poi molte donne disposte ad avere
per marito un ragazzo-padre. Se volete entrare, potremmo parlarne con più
calma, magari davanti ad una bella tazza di tè.
In ogni caso vi assicuro che non c'è posto migliore dove mia figlia
potrebbe crescere."
"Questo saremo noi a valutarlo." Acidamente mormorò
Yamazaki.
I due assistenti entrarono con circospezione, quasi temessero che il
pavimento si potesse sgretolare sotto i loro piedi, o che dai muri potessero
uscire degli zombie assetati di sangue.
La casa non era male, per essere quella di un laureando ventunenne.
Era un appartamento piuttosto grande, aerato, luminoso e spazioso.
Molto pulito e ordinato.
Anche la cucina era un ambiente piuttosto piacevole, moderna ma non fredda,
piccola ma ad ogni modo molto accogliente.
L'atmosfera che si respirava in quella casa, poi, era distesa e amichevole,
rilassante, la più consona alla crescita di un bambino.
Quello che non lo convinceva, pensava Yama (ma quanto rompe! N.d.A14), erano
i rapporti che li legavano quei tre. Già il fatto che fossero in tre non
era molto chiaro. Che rapporti aveva Sendoh con quell'affascinante giovane
dallo sguardo incenerente?
Perché quest'ultimo sembrava volerli uccidere ogni volta che posava gli
occhi su di loro?
Lo avrebbe fermato, e gliel'avrebbe chiesto non appena avrebbe servito loro
il tè.
Quando arrivò con vassoio, infatti, gli bloccò il polso e con fare
minaccioso gli domandò "Non ci siamo presentati. Lei chi è?"
Koshino fu tentato di rispondere che era il ragazzo di Sendoh, e che questa
scenetta da famiglia felice era durata fin troppo. Lui voleva che quegli
estranei se n'andassero.Voleva soddisfare finalmente i suoi desideri
sessuali troppo a lungo repressi.
Si trattenne a stento, ma non fiatò.
Yoshiki notò un guizzo di panico negli occhi serafici di Sendoh, che
si affrettò a rispondere.
"Ah, lui? Lui è un mio amico.Niente di che.Era venuto a trovarmi
ieri sera, e siccome abita a Tokyo si è fermato a dormire qui. Ma se
stava giusto andando. Vero Koshino?"
"Sì è proprio così. Non vale nemmeno la pena di presentarci."
Aggiunse Kosh con un vaga nota di disappunto nella sua voce
rendendola alquanto tremula.
Prima che Akira potesse aprire bocca, Koshino era già uscito
sbattendo la porta alle sue spalle, con tale violenza che fece saltare un cardine.
"Vogliate scusarmi. Il mio amico ha i nervi a fior di pelle
stamattina.." Sendoh si alzò incurante degli sguardi interrogativi
dei suoi ospiti, e dell'espressione esasperata di Rukawa - che
sembrava quasi dire `Perché di solito è amabilissimo, no?'- e seguì
Hiroaki. Anzi, più che seguì meglio dire che lo inseguì a perdifiato.
Kaede decise di non impicciarsi delle faccende di quei litigiosi
amanti. Sapeva bene che l'unica maniera per rappacificare gli animi
era lasciarli soli.
Lui non sopportava di essere compatito quando discuteva molto
animatamente con Hanamichi.
Solo loro potevano risolvere i loro problemi.
Poi si accorse che forse, ma proprio fooorse, siccome era solo
avrebbe dovuto intrattenere i due assistenti sociali.
Decise di fingere d'essere sordomuto.
Sendoh, intanto, riuscì a bloccare il suo ragazzo proprio mentre
quest'ultimo stava per buttarsi sotto una macchina in uno slancio
d'autolesionismo.
"Hiro." gli disse, strusciando intenzionalmente il suo inguine
contro la coscia di Kosh-kun "Scusami.Sai bene che non era quello
che intendevo dire."
"Ah no?"- rispose ulteriormente irritato, e del tutto indifferente
a
quella pressione sul suo fondoschiena, Koshino- "Mi pareva proprio
di sì."
Aki non replicò, ma si appoggiò da dietro alla spalla, continuando
ad abbracciarlo teneramente, il fiato caldo che accarezzava il suo lobo.
Hiroaki era convinto che ormai i suoi neuroni fossero andati
tutti in villeggiatura nel Sahara, visti gli acuti ragionamenti che
riuscivano a fare.Non connetteva più, non esisteva nient'altro che
il suo LUI. Niente, eccetto Sendoh e se stesso.
"Hiro-kun.Guardami negli occhi e dimmelo.Dimmi che non mi vuoi più,
che preferiresti fare cinque ore di seguito di matematica, piuttosto
che essere qui.
GUARDAMI HIROAKI KOSHINO, PER FAVORE!!!!!!!"
Lungo la schiena di Kosh, le scariche di tensione si facevano sempre
più frequenti e intense.
L'ultima cosa che voleva era lasciarla vinta a quell'istrice in
calore.
D'altra parte c'era una parte del suo corpo che non riusciva
assolutamente a controllare.
No, non era il cuore.Quello ormai se l'era messo in pace da quando
si era innamorato di Sendoh.
Era qualcosa che stava molto più in basso, l'unica parte del suo
corpo con cui si era sempre sentito in confidenza, e della quale era
sempre stato piuttosto orgoglioso.Che però non aveva ancora imparato
a reprimere.
Il desiderio di Sendoh, la fame che aveva di quel corpo statuario,
di quella pelle leggermente salata.Voleva perdersi nel suo odore,
assuefarsi del su sapore, vedere quelle deliziose gote violentemente
arrossate dopo l'orgasmo.
Voleva solo per sé quell'adorabile sorriso da canaglia, quelle mani
vellutate dal tocco miracoloso, capaci di farlo rilassare con pochi
e semplici movimenti.
Si voltò, ricambiando l'abbraccio di Sen-kun e gli parlò con il
fiatone, strascicando le parole, talmente tanto, che l'altro dovette
consultare un vocabolario di biascichii per interpretare le sue
parole.
Non gli costò poi tanta fatica, dopotutto.
Quando si trattava di cose che riguardavano il sesso, Sendoh tirava
fuori un intuito e un'intelligenza che mai nessuno avrebbe creduto
che possedesse, serbate apposta per queste occasioni.
"Ti amo, Akira.E ti desidero.Tanto..Moltissimo."
" Anch'io.Hiroaki."
Stava quasi per baciarlo, quando fu interrotto proprio sul più
bello, quando già stava sfiorando le labbra del suo amato, proprio
dalla voce di quest'ultimo.
" Ma."
Gli cascarono le braccia, ed anche qualcos'altro, e
sospirò. "Possibile che nelle tue frasi ci sa sempre un `ma'???? So
che cosa c'è che non va.Non ti va molto a genio che io e Kacchan
recitiamo la parte della coppietta felice, vero?
Ma io amo te, non lui.
TE, capito?
In ogni caso, ti andrebbe di essere presentato come la baby-sitter
di Angel?"
Hiro si fece livido di rabbia, offeso dalla richiesta.
Essere costretto a sorbirsi le moine che si scambiavano quei due per
altre dieci ore, non era la sua massima aspirazione, ma dopotutto
questa era l'occasione che aspettava da anni per dimostrare a Sendoh
il suo amore. Se si fosse tirato indietro adesso, poteva anche dire
addio al suo koibito.
"Sì, d'accordo. Ma se ti aspetti che da bambinaia mi trasformi nel
tuo schiavetto personale. Bè! Puoi anche sognartelo!"
Sendoh sorrise sornione. Si vedeva lontano un metro che il suo
itoshi moriva dalla voglia di diventare il suo servo, e soddisfare
tutte le sue voglie.(Io avrei bisogno di un binocolo allora ^^;;
N.d.14)
Seriamente.Non solo pensava che Kosh avrebbe rifiutato, ma che
l'avrebbe lasciato lì sul marciapiede dopo averlo picchiato a
sangue, incazzandosi come una iena. Invece era calmo e pacifico.Che
fosse un clone del suo adorato Hiro-chan?
C'era un solo modo per scoprirlo.Prendendolo fra le dita, sollevò il
mento del suo amato, e depose un bacio delicato su quelle freschelabbra.
Ricevendo un sonoro schiaffone, che provocò alla sua testa
una rotazione di circa 180° e il segno viola delle dita di Koshino.
La gente si voltò verso di loro, fulminandoli con sguardi di
disapprovazione, ma l'espressione di Kosh era talmente paurosa che
perfino i dobermann scappavano via guaendo.
"CHE COSA STAI FACENDO?? Sei un lurido maniaco sessuale!!!!!! Tieni
le tue mani a casa loro!!!!!!!" gridò Koshino riprendendosi dallo
shock.
Sendoh invece tratteneva a stento le risate.Il volto di Hiroaki,
sfigurato dalla rabbia, era talmente esilarante, che ad Akira
scesero due lacrime per lo sforzo di trattenere i suoi sghignazzi.
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Nel frattempo a casa di Akira, Angie aveva deciso che era venuto il
momento di fare un bel piagnisteo.
Aveva tutte le ragioni, no?
Appena quel ragazzo che amava tanto farsi fare le coccole dal suo
papà, anche se non capiva perché cercasse di nasconderlo, era uscito sbattendo la porta, si era svegliata.
Con occhietti vispi, si era guardata intorno, cercando il padre con
lo sguardo.
Si era stropicciata gli occhi, come se non potesse credere che al
suo risveglio l'unica compagnia rimasta, fosse quella di una
discutibile individuo.Un perfetto sconosciuto, che per di più era
una drag-queen! (mica male il travestimento.Questo doveva
riconoscerlo..)
Controllò un'ultima volta, per sicurezza. No, non c'erano!
Né il suo papino, né quello strano tipo sempre corrucciato ma molto
affascinante.
L'avevano lasciata sola!!!!
Vatti a fidare degli uomini. Il labbro inferiore cominciò a tremare,
e prima ancora che potesse controllarsi stava gridando, piangendo
disperata.
Beh. Era un suo diritto lamentarsi, ora che aveva iniziato, avrebbe
continuato di gran carriera.
Kaede tentò di fare orecchie da mercante.
Continuò a bere tranquillamente il suo tè.
Non fu quello che si definisce un successo. La situazione si aggravò
ulteriormente.
Le grida della piccola Sendoh si fecero ancora più acute, tanto che
le vibrazioni fecero scricchiolare i vetri dell'abitazione, e i due
giovani lo guardavano come a dire `Che madre degenere, ignorare la
figlia a questo modo!'
"Non va a vedere cosa succede a sua figlia?"
Rukawa, fu tentato di rispondere, ma ricordandosi che la sua voce
non era tra le più femminili, prese la lavagnetta della cucina e
rispose tracciando pochi ma significativi ideogrammi sulla liscia
superficie con un pennarello.
"Si faccia un po' i fatti suoi. Idiota."
Yoshiki cominciava a perdere la pazienza, odiava quella donna.
Pareva una di quelle che trattano i figli alla stregua di un nuovo
accessorio con il quale vantarsi con le amiche.
"Lei è sordomuta?" chiese Satoru, sorpreso che una persona tanto
bella, potesse essere così vile da ignorare la sua figlioletta.
Magari, semplicemente non la sentiva.
"Sì, ma questo non m'impedisce di essere una buona madre. Ora mi
dispiace, mi assenterei un attimo per controllare che cosa fa
piangere la mia piccola."
Comunicata la sua decisione, si diresse verso la camera di Angel,
trovandola ancora in lacrime.
Che cosa diavolo aveva? Aveva forse sete? O fame? Oppure aveva
bisogno di essere cambiata?
O peggio, stava forse mettendo i denti?
Figlio unico, non aveva mai badato a un fratellino o ad una
sorellina.
Poteva fare mente locale e ciò che lo faceva quando era piccolo.
Il profumo di sua madre, lo rendeva particolarmente tranquillo.
Lui però, non faceva testo, perché era sempre stato un bambino
silenzioso. La gioia di ogni madre.
Invece quella furia, scalciava e strepitava come se la stessero
spellando viva.
Chissà se sarebbe venuta su solare come suo padre o bizzosa come
Ayako.
Di certo sarebbe stata unica. D'altronde con i genitori che si
ritrovava, povera piccina. I suoi migliori amici.
Non amava i bambini, ma rimanere indifferenti ad Angel voleva dire
non solo essere insensibili, ma addirittura crudeli, disumani.
Hanamichi, che non era stato subito d'accordo ad acconsentire a
questa mascherata; anche lui condizionato dai rapporti molto intimi
che il suo ragazzo e Sendoh avevano fino a poco più di un anno
prima, quando aveva sentito che c'era di mezzo una creaturina di
nemmeno un anno, aveva messo da parte la gelosia, e l'aveva
trascinato davanti a casa di Sendoh.
Ora non poteva deludere la fiducia che così tante persone riponevano
in lui.
Avrebbe seguito il suo istinto materno.
Prese la piccola a mo' di sacco di patate, adagiandola sulla spalla,
mentre questa continuava ad opporsi strenuamente.
Piangeva ancora. Con difficoltà la cambiò, ma niente.
Siccome mancava da più di un quarto d'ora, si portò dietro la
piccola, fino in cucina, sebbene questa non la smettesse di gridare.
Una sirena? Un antifurto? Non erano niente al suo confronto.
Kaede l'adagiò malamente sul seggiolone, senza alcuna grazia, e
prese dallo sportello il primo omogeneizzato che trovò.
Sotto gli occhi increduli di Yamazaki e Takaiwa, si sedette di
fronte alla bimba e tentò d'imboccarla. Mission impossible.
La bocca, fino a pochi secondi prima spalancata per strillare, ora
era serratissima.
Schivava il cucchiaio con un'abilità tale che sembrava si fosse
esercitata notte e giorno nella difficile disciplina del dribbling
del cucchiaino.
Scazzato, Ruky scelse la sua espressione gelidamente seria, la più
intimorente tra quelle che era capace di fare con i suoi muscoli
facciali atrofizzati dal poco movimento che di solito il rookie
riservava loro.
La minacciò, annunciandole che se non avesse mangiato l'avrebbe
scaraventata fuori dalla finestra, e sussurrandole nell'orecchio
altre cattiverie, con voce roca e bassissima, in modo da non farsi
sentire dagli altri due.
La piccina rimase di sasso, ma per poco, e arrivato il cucchiaino lo
respinse con una torsione del polso, scagliandolo in faccia al
povero Rukawa, e mordendogli il dito che si trovava lì nelle
vicinanze.
Kae-chan cercò di trattenersi dallo schiaffeggiare
quell'insopportabile esserino.
Quest'ultima, nel vedere Rukawa conciato in quelle condizioni, si
mise a ridere.
Non solo un risolino.
Stava proprio ridendo a crepapelle.
Se fosse stata il rossino, l'avrebbe già zittita con un calcio ben
calibrato sui denti.
Con quegli osservatori, però, doveva trattenersi.
No, non doveva reagire, nemmeno a parole.
Ma l'influenza di Sakuragi si faceva sentire.
E poi era nervoso, timoroso che nel vedere quanta forza aveva,
potessero scoprire il suo travestimento..La sua reputazione nel
mondo dello sport ne avrebbe risentito.Già se l'immaginava i
titoli: `Rukawa Kaede: la drag-queen con l'hobby del basket'.
Sebbene le premesse stessero tutte a dimostrare che era meglio non
agire, era più forte di lui.
Alzò la mano.
Il click della serratura che veniva aperta, ed i passi di Akira ed
Hiroaki che rientravano in casa, non fu abbastanza tempestivo.
La mano stava già solcando l'aria.
Che cosa sarebbe successo adesso?
Avrebbero scoperto tutta la pagliacciata?
Impossibile saperlo.
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