Anfora di
magia
Parte VI
di Hymeko
Hanamichi si strofinò gli occhi. Il freddo aveva fatto gelare le sue
lacrime sulla pelle, e sebbene avesse smesso da un po' di piangere,
sentiva ancora la cute ferirsi.
Tirò su col naso, concentrandosi sulla strada. Ormai non doveva mancare
molto all'insediamento dei boscaioli. La luce del giorno si stava
affievolendo, il sole doveva essere vicino al suo tramonto.
Si fermò un attimo, una scura figura slanciata nel vorticare della neve.
Sentiva ancora i mugolii della volpe, o era solo la sua fantasia a
tormentarlo?
Si voltò, fissando quel poco di strada che la neve non nascondeva.
Poteva ancora tornare indietro...sarebbero bastati pochi minuti.
Scosse la testa, e riprese la marcia. Delle persone avevano bisogno di
quella volpe. Dei bambini sarebbero stati felici, grazie a lei.
"Allora perché sento di aver sbagliato tutto? Perché mi fa' così male
l'animo?"
Il vento lo abbracciò, gelandogli le ossa.
"Chissà come si sente...magari ha già smesso di soffrire..."
La forma del piccolo animale si materializzò davanti a lui. Un po' più
grande di un gattino, un tenero, indifeso cucciolo di volpe. Che veniva
sopraffatto da un laccio assetato della sua vita, un filo che lui non
aveva spezzato.
"Io sono responsabile del suo dolore dal momento in cui me ne sono
andato..."
Strinse i pugni. Non doveva dargli retta. Non doveva tornare indietro, non
poteva sempre ragionare ascoltando solo il suo cuore, quel matto che
continuava a urlargli di voltarsi e correre più in fretta che poteva, di
sfiancarsi per salvare quella volpe...
Gettò indietro il viso, lasciandosi schiaffeggiare dal vento e dai fiocchi
di neve. Non sarebbe ritornato indietro, non si sarebbe lasciato piegare.
In quel luogo sconosciuto doveva essere duro, o non sarebbe sopravvissuto.
Un gruppo di case si materializzò d'improvviso di fronte a lui.
"Sono arrivato..."
mormorò triste.
Entrò svogliatamente tra le forme scure, cercando la locanda. Immersi
nella penombra, tutti edifici in legno, bassi e larghi, i tetti coperti da
una soffice coltre di neve. Nell'aria c'era un buon profumo di legno.
Quasi sbatté contro un'ala della costruzione che cercava. Tastò il muro, e
riconobbe la dura ruvidezza della pietra. Se ci fosse stata più luce,
l'avrebbe riconosciuta subito, anche grazie ai tanti fili di fumo che
salivano dai comignoli. Girò attorno all'edificio, verso l'ingresso. Dalle
finestre aperte cascava una pioggia di luce in cui i fiocchi di neve
interpretavano la loro danza, prima di aggiungersi ai loro fratelli che
già imbiancavano l'entrata. Seguivano traiettorie vorticose, compiendo
spirali veloci e librandosi ancora un attimo prima di posarsi sul suolo,
obbedendo al loro fato.
Hanamichi tese una mano nella luce. Gli trasmetteva calore, anche in quel
freddo.
"Chissà come si sta bene lì dentro"
Cibo caldo, un letto comodo, una stanza rallegrata da un fuocherello
scoppiettante...profumo di pane appena sformato, dolce vino speziato, cera
sciolta, aroma di legno che brucia...
"Maledizione!"
Si voltò di scatto, correndo con tutta la forza che gli restava, tornando
veloce sui suoi passi.
"Non osare morire, mi hai capito?! Non morire!"
Imboccò come una furia quella strada buia, ignorando i rami bassi che gli
sferzavano il viso, ingoiando la neve insieme all'aria ghiacciata,
tossendo quando arrivava nei suoi polmoni.
"Devo fare in tempo...finché c'è un minimo di luce posso ritrovarla...resisti
per favore sto arrivando"
Si accorse sorprendendosi di non provare rimorsi nei confronti della gente
che non avrebbe avuto quella volpe.
"...in fondo i raccolti sono stati abbondanti..."
mormorò più per dovere che per altro.
Strinse gli occhi, sforzandoli in cerca del luogo dove l'animaletto era
intrappolato. La neve gli dava molto più fastidio, ora. I fiocchi
scendevano direttamente nei suoi occhi, sciogliendosi contro le sue
palpebre, l'acqua gli scivolava fredda sui bulbi oculari, appannandoli.
"OOOOOOOhhhhhhhhhhhh!!!!"
Il piede di Hanamichi sbatté contro una radice che sbucava dal terreno, e
il ragazzo finì a terra con un rumore sordo, a faccia in giù nella neve.
Si mise a sedere nella coltre fredda, massaggiandosi la caviglia.
"Ahi che male..."
Si appoggiò a un tronco e si tirò in piedi, senza appoggiare il piede.
Rimase fermo per qualche secondo, respirando con calma, anche se l'aria
gli feriva i polmoni. Una fitta gli attraversò il ventre, serrandolo ai
fianchi.
"Mi fa' male lo stomaco..."
confessò alla neve.
Il vento, il lungo cammino, la corsa, il sudore...si sentiva come un
maratoneta senza allenamento, aveva lo stomaco sottosopra, la sua
resistenza sembrava essersi dissolta. Il freddo non lo aiutava,
togliendoli quelle poche forze che gli rimanevano. Afferrò una manciata di
neve e la mandò giù, augurandosi che il freddo assopisse il dolore.
Sogghignò. Iniziava a non sentire più le dita, e le gambe non ne volevano
sapere di muoversi.
Appoggiò lentamente il piede a terra, spostando su di esso il suo peso.
Fece una smorfia: reggeva, con un po' di dolore, ma riusciva a stare su.
"In fondo è colpa mia, quindi non mi devo lamentare. Ho sempre saputo che
sarei tornato indietro, solo che non volevo ammetterlo...maledizione! Non
è il momento di parlare da solo!"
Finito di rimproverarsi riprese la strada, barcollando.
"Non morire...sono qui...sono vicino...fatti forza"
Si pulì gli occhi, sforzandosi di vedere più il là.
"Maledizione...ormai non ci vedo quasi più...se almeno le nubi si
diradassero potrei sfruttare la luce della luna...merda che freddo..."
Non si fermò: sapeva che la volpe aveva più freddo di lui...
Ormai era circondato da tenebre...gli ultimi raggi del sole se ne erano
andati da un pezzo...distingueva a malapena le forme scure degli alberi
attorno a lui. La neve fitta era un infinito muro umido, che continuava a
ingannarlo muovendosi silenziosamente.
"Dio...come faccio a trovarla?"
Si appoggiò a un tronco, dando sollievo alla sua caviglia. La sollevò e la
scrollò: pulsava, ed era calda.
"Aiuto...per piacere...qualcuno mi aiuti..."
Solo il silenzio gli rispose.
"Volpe per favore...fatti sentire! Rispondimi!"
Nulla.
Scivolò a terra, riprendendo fiato, fissando il cielo scuro.
La neve continuava a cadere senza pietà, iniziando con calma a coprire le
sue gambe.
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia.
"Non posso rimanere qui...o morirò anch'io...volpe perdonami...se sono un
fallito"
Sguainò la spada, la piantò a terra e si sollevò puntandosi contro di
essa. Non la rimise nel fodero, usandola come un bastone, trascinandosi
verso il rifugio di boscaioli.
Nonostante l'appoggio, la sua andatura era incerta, resa difficile dal
piede quasi insensibile e dai sensi di colpa che lo spezzavano. Ogni passo
pareva ricordargli la sua responsabilità, ogni rumore gli sembrava
l'ultimo respiro del piccolo cucciolo che lui aveva abbandonato al suo
destino, senza un briciolo di sensibilità o di pietà...
La luna, commossa, fece capolino...la strada fu lievemente illuminata.
Hanamichi si guardò intorno, pulendosi il viso dalla neve e dalle lacrime.
La foresta sembrava il covo per una riunione di miliardi di piccoli
fantasmi scuri, che danzavano le loro danze lugubri attorno a lui.
Spalancò gli occhi: poco lontano, oltre il ciglio opposto della strada, un
albero era innaturalmente piegato...
"Resisti arrivo!!!"
Sentì nuove forze incanalarsi nel suo corpo, con impeto si gettò verso
quella radura, costringendo le sue membra intorpidite a reagire ai suoi
comandi.
Era come una partita di basket: quando la stanchezza si faceva sentire,
era lo spirito che doveva comunque avere il sopravvento sul corpo.
"Arrivo... tieni duro"
La sicurezza di aver trovato la volpe gli diede fiato, il sangue scorse
più in fretta, riscaldando il suo corpo. Anche la caviglia sembrava fargli
meno male, scaldandosi si muoveva meglio, o forse era solo l'adrenalina.
Con un colpo di spada tranciò dei rami che gli intralciavano il cammino,
ed arrivò sotto le fronde dell'albero.
La volpe era lì, tra le foglie secche, la zampa ancora intrappolata nel
laccio.
Immobile.
"No...no...no!!!!!"
Menò un fendente al cavetto, che si afflosciò senza rumore, tranciato
senza problemi dalla lama affilata. L'altro albero non si mosse, ancora
bloccato in qualche punto.
Ma Hanamichi non se ne rese conto: i suoi occhi erano tutti per il
cucciolo che giaceva immobile sulla terra rivoltata, circondato da un
tappeto di aghi d'abete scuri come la notte.
La luce della luna si affievolì e riprese forza, mentre le nubi giocavano
a rincorrersi incuranti del mondo che scorreva ai loro piedi.
"Per favore..."
Hanamichi sollevò il piccolo essere, stringendolo con delicatezza. Era
freddo.
Singhiozzò, strofinandosi una mano sulla tunica, sperando che fosse colpa
delle sue mani intirizzite, se non riusciva a sentirne il calore.
Appoggiò due dita sul suo torace, e rimase in ascolto.
................
"Aaaaaahhhhhhh!!!!!!!! Sei grande!!!!!!!"
C'era battito. Aveva distintamente sentito dei battiti.
Rise, scaricando la tensione. La volpe era ancora viva...aveva fatto in
tempo.
La strinse a sé, bagnando il musetto di lacrime, strofinando la guancia
contro quella del cucciolo.
Sobbalzò.
"...è fredda...come pietra"
Si morse un labbro: le nuvole stavano per interrompere la loro tregua, e
presto la luna sarebbe di nuovo stata celata.
"Come faccio a scaldarla?"
Pensò a quello che aveva, e decise. Tolse il mantello leggero dalla sacca
e vi avvolse la volpe, sfregandola un po' per riattivare la circolazione.
Poi si slacciò i bottoni della tunica, e mise a diretto contatto col suo
petto il fagotto, riscaldandolo col calore del suo corpo. Richiuse tutti i
bottoni che poteva, poi si avviò verso la locanda, continuando a
frizionare il piccolo fardello.
"Forza...non mollare adesso...tra poco saremo in salvo"
Appoggiò la bocca nell'interno del colletto, e tentò di trasmetterle
calore con l'alito caldo. La volpe non si mosse, ma Hanamichi continuò
imperterrito a scaldarla, confidando nella sua voglia di vivere.
Corse più forte che poté, dimentico di fatica e dolore. Sapeva solo che
doveva farcela. Doveva arrivare in fretta al sicuro, e prendersi cura al
meglio della volpe.
Sentiva la sua importanza, ora che la stringeva a sé. Mano a mano che
passavano i minuti, quel piccolo batuffolo di pelo arancione diventava
sempre più prezioso, conquistandosi un posto di predominio nella sua
mente. Tutto il suo essere si sforzava nel tentativo di salvare quella
volpe.
Non ne capiva il perché. Sapeva solo che era giusto.
Un movimento quasi impercettibile di una zampa contro la sua pelle lo
spronò a correre più forte, senza curarsi di dove metteva i piedi. Ce
l'avrebbe fatta...l'avrebbe salvata.
Spinto dalla foga della corsa, Hanamichi entrò come un uragano
nell'insediamento, sorpassando senza accorgersene la locanda.
Frenò, scivolando nella fanghiglia, e tornò indietro, stupendosi di come
avesse fatto in fretta.
"Mi sa che la strada era un po' in discesa...per questo ci ho messo tanto
a ritrovarla..."
Fece per aprire la porta, ma si bloccò. Si guardò il petto: il
rigonfiamento era troppo evidente perché non lo si notasse.
'Non so se mi permetteranno di tenerla in camera...'
In fretta tolse il cucciolo e lo infilò nella sacca, poi entrò.
L'ostessa, una donna ben piantata, inarcò un sopracciglio, squadrando il
nuovo entrato. Non aveva mai visto un ragazzo simile. Giovane, alto,
muscoloso, ma con un'aria stanca e spaesata, come se non appartenesse a
quel luogo. La sua mano tornava spesso sulla bisaccia che portava a
tracolla, accarezzandola con fare protettivo. Anche i pochi boscaioli
ancora nella sala comune l'avevano notato, ma quella sua espressione
esausta che significa estrema decisione nell'agire, senza tanti
convenevoli di sorta, li consigliarono di non tentare nulla. E lo spadone
sulla sua schiena contribuì sicuramente a rafforzare le loro convinzioni.
Il ragazzo si avvicinò al bancone, senza degnare quegli uomini di uno
sguardo.
La donna ebbe la sicurezza che avrebbe vinto anche se attaccato alle
spalle.
"Vorrei una stanza calda, per favore"
'Ha una voce così stanca...'
"Sì, ne ho sempre una pronta, in queste bufere"
"Va bene, la prendo"
"Anche i pasti?"
"Sì, ma posso averli in camera?"
"Certo, glieli faccio portare al più presto"
"Grazie, e vorrei anche delle bende e qualcosa per pulirmi delle ferite,
per favore"
"Non si preoccupi, arriveranno subito"
"Bene"
"Ecco, questa è la chiave, per il pagamento ci pensiamo domani, non si
preoccupi, mi sembra molto stanco"
"Grazie"
L'ostessa lo seguì con lo sguardo lungo le scale, poi diede ordini per la
cena.
"Eccoci qui...ormai sei salva"
Hanamichi chiuse la porta, appoggiandosi stancamente contro di essa.
La stanza era piccola ma confortevole, e ben pulita.
A destra un letto e un tavolino alla sua testa occupavano tutta la parete,
mentre di fronte si trovavano un tavolo, una sedia e un caminetto
angolare. Un piolo alla porta serviva da appendiabiti.
Solo la luce del camino la illuminava, dandole una sensazione di
protettiva accoglienza.
Il ragazzo sospirò, staccandosi dal suo sostegno. Appoggiò la sacca sul
tavolo, e ne estrasse l'animale ferito. Aprì un lembo del mantello,
controllando come stesse. Non aveva ancora ripreso conoscenza, ma il
respiro era più forte. Hanamichi sorrise, accarezzando piano la sua testa.
Quasi rischiò di farla cadere, quando qualcuno bussò alla porta.
"Chi è?"
Rimise la volpe nella sacca, e mentre andava ad aprire, mise
automaticamente la mano sull'elsa.
Socchiuse la porta: nel corridoio ben illuminato una graziosa cameriera
reggeva un vassoio con due bacinelle d'acqua, delle bende, degli
asciugamani e un vasetto scuro.
Lei tremò alla vista di quel gigante dall'aria severa.
"L-Le ho portato dell'acqua e delle bende, e dell'unguento. Il cibo sarà
pronto fra poco"
"Grazie"
Hanamichi prese il vassoio e chiuse la porta, impaziente di curare la sua
volpe.
Si tolse spada e gatto a nove code, appoggiandoli vicino al letto. Mise
una mano sotto le coperte: era freddo.
"Maledizione, non posso metterla di nuovo al freddo"
Si concentrò sul fuoco, pensando a una soluzione. Poteva scaldare qualcosa
e infilarlo fra le lenzuola, ma cosa? Cercò nella stanza, soffermandosi
poi su di sé.
"Il mantello!"
Si tolse in fretta il pesante manto e lo appoggiò alla sedia,
posizionandola poi accanto al fuoco.
"Questo dovrebbe andare"
Qualcuno bussò.
"Sì?"
rispose riprendendo la spada.
"Ho portato la cena"
Hanamichi non allontanò l'arma, mentre apriva la porta.
"Grazie"
Prese il vassoio e richiuse sgarbatamente l'uscio, guadagnandosi
l'occhiata astiosa della cameriera. Appoggiò l'arma al tavolino e la cena
accanto al fuoco, perché le fiamme la tenessero un po' al caldo.
Finalmente poté occuparsi della volpe.
"Vediamo..."
Una bacinella era colma d'acqua calda: Hanamichi vi bagnò un asciugamano,
e con delicatezza iniziò a lavare il corpo dell'animale. Sfregò con
delicatezza le zampe, riattivando la circolazione, esaminando attentamente
la ferita.
La volpe sembrò gradire il lavaggio, mugolando piano quando il panno caldo
le accarezzava il pelo. Hanamichi continuò a lavarla finché l'acqua rimase
abbastanza pulita, poi la portò ad asciugarsi accanto al fuoco.
La luce delle fiamme bastava per rendersi conto della situazione della
zampa. Il laccio, che prima era gelato a causa del freddo, ora era
bloccato solo in alcuni punti dal sangue coagulatosi.
"Poverina..."
Hanamichi passò un dito sulla ferita, seguendone i bordi rossastri, in cui
il sangue stava ricominciando a scorrere. La volpe rabbrividì tra le sue
braccia, strofinandosi contro le mani calde del ragazzo.
"Le sta venendo la febbre..."
Prese un altro asciugamano, lo intinse nell'acqua fredda e lavò con cura
la ferita, passando varie volte su ogni punto, togliendo con delicatezza
le croste che bloccavano il laccio.
Guardò un po' preoccupato i peli rossicci dell'animale, sperando che non
finissero nella ferita infettandola.
"Mi spiace non aver nulla per tagliarli..."
mormorò.
"...vorrà dire che farò ancora più attenzione"
Doveva farcela. Doveva salvare quella volpe, senza che subisse alcun
danno.
Lavò ancora la ferita, poi iniziò ad allentare dolcemente il laccio.
La volpe sussultò, muovendo a scatti la zampa.
"Ssshhh...tra poco finirà tutto"
Riprese a muovere la cordicella, allargandola piano, staccandola con
delicatezza dalle carni del cucciolo, fermandosi spaventato ogni volta che
la volpe guaiva, come se quel dolore lo sentisse lui stesso. Ogni gemito...piccolo,
quasi trasparente...eppure così carico di dolore...una ferita minuscola
sul suo cuore, una lama dal filo tagliente, una spina che penetrava nel
profondo, un ricordo che non accennava a placarsi...colpa tua, solo tua.
Se soffro così è per tua sola colpa.
"Cosa stavo facendo..."
La volpe giaceva scomposta sulle sue gambe, lucida, un corpo senza forze,
spinta a muoversi solo dal dolore...sofferenza indesiderata, immeritata,
ingiusta.
"Mi dispiace..."
Soffocando i singhiozzi e tentando di non farsi troppo condizionare dai
suoi lamenti Hanamichi si affrettò a terminare la sua opera, rimuovendo
con molto tatto il legaccio.
Il sangue fresco rifletteva cupamente le lingue di fiamma...ogni guizzo si
piantava profondo nelle pupille del ragazzo, che le fissava rapito, al
limite della trance...
"Mi sembra di guardare l'inferno..."
Una goccia di sangue rotolò diabolica fino al dorso della sua mano,
correndo lungo la curva del pollice, aprendo una strada vermiglia in quel
rosa abbronzato.
Hanamichi fissò affascinato quel segno, poi lo cancellò con un gesto
secco.
"Ti chiederò scusa quando ti sarai ripresa...e allora potrai mordermi,
capito volpe?"
Finì di ripulire la ferita, e la cosparse d'unguento. La volpe si inarcò
al contatto con la crema densa e scura, poi la stanchezza ebbe il
sopravvento, portandole di nuovo un sonno che non poteva aiutarla.
"Stai tranquilla...se va bene per noi umani, andrà bene anche per te"
Fasciò la zampetta dell'animale, stringendo con delicatezza il nodo.
Ora non si muoveva più. Riposava abbandonata tra le sue braccia.
Hanamichi la guardò...era davvero bella. Un cucciolo davvero stupendo. Il
pelo di un bel rosso giovane, chiaro; la linea perfetta del muso, il petto
bianco come un giglio, e una coda lunga, morbida, elegante.
"Bellissima"
Le accarezzò il muso, giocando con le punte nere delle orecchie. Sorrise,
allo strofinare istintivo del suo musetto contro una mano. La strinse a
sé, infondendole il suo calore, la sua vicinanza, coccolandola finché non
ne avvertì il respiro farsi profondo.
"Dormi tranquilla...io veglierò su di te...ti prometto che d'ora in poi ti
proteggerò sempre"
Tenendola appoggiata al suo petto con un braccio Hanamichi posizionò tra
le lenzuola il mantello caldo. Aspettò che la temperatura si abbassasse un
po', poi infilò la volpe tra le coperte, che gemette insoddisfatta
muovendosi alla ricerca di qualcosa.
"Torno subito...dormi tranquilla"
La volpe cercò spontaneamente la sua mano col muso, poi si calmò.
Hanamichi le lanciò un ultimo sguardo pieno di preoccupazione, poi radunò
vassoi e bacinelle e uscì. Si lavò velocemente nel bagno, medicandosi i
graffi e la caviglia, e riempì un recipiente di nuova acqua fresca.
"Spero di non averne bisogno..."
mormorò guardandola mesto.
Uscì dal bagno, dirigendosi verso la sala comune, e si bloccò. L'uscio
della sua camera era accostato.
"Io l'ho chiuso..."
Coprì a lunghe falcate il corridoio, trascurando l'acqua che debordava, e
spalancò la porta.
Una cameriera era china sul letto.
"Stai lontano da lei!"
Sbatté i recipienti sul tavolino e afferrò la spada, puntandola alla gola
della ragazza.
"Ah...no...non volevo fare nulla di male..."
"Che ci fai qui?"
La cameriera indietreggiò spaventata dal ringhio basso della voce di
Hanamichi.
"E-E-Ero s-s-solo venuta a portare la legna e a vedere se aveva bisogno di
qualcosa...ho bussato, la porta era aperta e sono entrata...volevo solo
esserle utile..."
Sentì lo sguardo furibondo del rossino sondarla, e singhiozzò quando
avvertì la punta premersi contro la sua gola e allontanarsi subito dopo.
"Non osare mai più entrare qui senza il mio permesso, chiaro?"
"S-S-Sì"
"Vattene, e porta via quei vassoi vuoti. Il resto lo porterò giù io"
"Sì, certo"
La domestica radunò in fretta le suppellettili, ma arrivata alla porta si
fermò un momento:
"Quella volpe...è bellissima"
Hanamichi si irrigidì.
"Non si preoccupi, non dirò nulla alla locandiera...lei non vuole animali,
ma a me piacciono molto. E poi è ferita, ha bisogno di cure, non di essere
buttata fuori"
"...già"
"Arrivederci"
Hanamichi aspettò che la ragazza fosse lontana, poi chiuse a chiave la
porta, tornando subito a controllare volpe.
"Sembra che tu stia bene"
sussurrò accarezzandola.
Si accoccolò accanto al fuco, lasciandola dormire in pace. Mangiò in
fretta la sua cena, badando più a riempirsi lo stomaco che ad assaporare i
sapori. Quando ebbe finito allungò le gambe verso il fuoco. La caviglia
non gli faceva più male, pulsava un po' ma non era fastidiosa.
"Avrei bisogno di dormire un po'..."
Si strofinò le braccia, mettendo altra legna sul fuoco, soffermandosi poi
sul portalegna colmo di ciocchi.
"Domani dovrei scusarmi con quella ragazza...in fondo, faceva solo il suo
lavoro..."
Sbadigliò, trascinandosi mezzo addormentato verso il letto. Il sorriso
stanco che aveva sulle labbra si dissolse appena vide la volpe tremare.
Immediatamente fu di nuovo sveglio:
"Ehi cos'hai?"
La toccò. Tremava, e scottava.
"Febbre..."
Si tirò vicino il tavolino, restando inginocchiato accanto alla sponda del
giaciglio. Immerse un panno nell'acqua fredda e tamponò la sua fronte,
cancellando tutto il sudore accumulatosi. Quasi la stanza fosse un
universo a sé stante, non si accorse che fuori il tempo passava veloce.
...............
Sbadigliò. Una luce flebile feriva i suoi occhi. Avvertiva stanchezza,
dolore. Calore. Membra irrigidite, polmoni indolenziti. Fatica nello
scacciare gli ultimi residui del sonno...
Fino sesto capitolo
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|