Hmmm... dedicato al mio gatto, la creatura più bastarda dell'universo conosciuto... no, anzi, al secondo posto, subito dopo la carta igienica che scopri non esserci quando ormai sei seduto sul water e nel bel mezzo dell'azione... eh sì, veramente bastarda... Okkei, la pianto, non c'è bisogno che chiamiate la neuro...

And the groves are still singing...

By Su(k)

CAPITOLO PRIMO. LACRIME NELLA PIOGGIA. Parte due.

"Stai scherzando vero?" chiese d'un tratto il generale Akagi "Per quanto possa essere pazzo e sconsiderato Takato non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa simile! Stiamo parlando dei Magli del Caos! L'arma oscura creata dagli dei per contrastare Korath! A nessun umano è permesso servirsi dei Magli!"

"Beh" riprese Hanamichi tornando a sedersi "sembra proprio che infrangere leggi millenarie sia diventato il nuovo hobby di Takato. Non solo ha messo in piedi una squadra micidiale per ritrovare i Magli, ma da quanto ho sentito si sta servendo di un negromante per evocare orde di creature infernali."

"C... cosa?!" urlò Akagi alzandosi improvvisamente in piedi e facendo cadere la pesante sedia su cui era seduto "Non è possibile! Solo i guerrieri del mio popolo sono in grado di servirsi della negromanzia! Le tue informazioni devono essere errate! Nessun Cherel offrirebbe i suoi servigi a quel pazzo!"

"Certo, posso sbagliarmi" riprese Hanamichi "dopotutto quelle che ho sentito erano unicamente voci, ma visto il comportamento di Takato negli ultimi tempi non mi stupirei se fossero veritiere."

Un’esclamazione di stupore si levò dagli uomini presenti nella grande sala, mentre Hanamichi guardava il re.

Questi, dopo aver riflettuto ancora qualche istante si rivolse al generale Akagi con tono serio.

"Generale" parlò "voi siete il miglior stratega che il nostro regno abbia mai avuto. Sapreste trovare una soluzione efficace a questo problema?"

Akagi si passò distrattamente una mano sul volto, valutando sconosciute alternative.

"Beh" disse poi "cinquecento anni fa, durante l’ultima grande guerra contro Takato e le sue truppe non fu mai stipulato un trattato di pace..."

"E’ possibile" intervenne uno dei consiglieri del re, un uomo allampanato dai radi capelli biondo cenere "ma riprendere le ostilità dopo una tregua durata cinquecento anni potrebbe essere un po’ difficile da giustificare..."

"Ci stavamo riposando" gli rispose d’un tratto Hanamichi sollevando le spalle in un gesto disinvolto "Non so voi, ma IO ho riposato abbastanza."

"Grazie Sakuragi" lo apostrofò Akagi con sguardo torvo "i tuoi preziosi consigli sono sempre ben accolti."

"Signori" intervenne a quel punto il re "è ovvio che non riusciremo a risolvere la situazione oggi. Il problema non è ancora così serio, abbiamo ancora un po’ di tempo. Direi di aggiornarci e riprendere la discussione in occasione del prossimo consiglio. Ora, se volete scusarmi..." detto questo si alzò e si allontanò accompagnato da Akagi.

Molti degli uomini presenti si allontanarono a loro volta mentre altri, ancora sconvolti dalle rivelazioni appena udite restarono nella sala del Consiglio a discutere tra loro.

"Ehi" disse d’un tratto Yohei che si era avvicinato silenzioso ad Hanamichi e gli si era seduto accanto "non ti sembra strano che re Satoru abbia concluso la riunione così di fretta? Chissà cosa sta tramando... Hana? Che ti succede? Hai una faccia da funerale."

"Sai" gli rispose il rossino passandosi una mano tra i capelli carmini "per me è stato sconvolgente scoprire parte degli intrighi portati avanti da Takato. Pensavo che il nostro fosse un tempo di pace, un momento di relativa tranquillità, ma ciò che sono venuto a sapere ha contraddetto ogni mio pensiero, e mi ha turbato molto. Speravo che parlarne, rendere altri partecipi delle mie scoperte avrebbe sedato il mio timore. Mi sbagliavo. Non... non pensavo la cosa mi avrebbe sconvolto tanto..."

"Mmmh..." lo guardò furbo Yohei "Non è che c’è qualcosa a cui tieni veramente tanto e che temi di perdere a causa di un possibile conflitto? La cosa potrebbe contribuire al tuo timore."

"Non... non lo so. Può darsi. Ma mi sento comunque di merda."

"Beh, allora oggi abbiamo non uno, ma due miracoli! Tu che ti senti a terra e Kaede che non si è ancora addormentato..."

Alle parole dell'amico Hanamichi si volse di scatto a guardare il giovane principe, seduto poco più lontano dall'altro lato del grande tavolo.

Effettivamente il mezzelfo era ancora sveglio, e con la guancia appoggiata al dorso della mano sinistra guardava dove fino a poco prima era seduto suo padre.

"Sai" disse Hanamichi scettico "Solo perchè i suoi occhi sono aperti non significa che sia sveglio. Hmmm... dobbiamo fare una prova."

Detto questo prese la piccola spilla d'oro e smeraldi che solitamente chiudeva il suo mantello, e presa la mira la gettò contro il braccio di Kaede.

Non appena fu colpito dal piccolo ornamento, il braccio del ragazzo moro si scostò appena e perdendo il precario equilibrio in cui si trovava un istante prima scivolò di lato.

Il moretto non più sorretto dalla mano si sbilanciò in avanti, colpendo il tavolo con il viso e svegliandosi all'improvviso.

"Che ti avevo detto" sghignazzò Hanamichi rivolto a Yohei "non è possibile che quel cretino resti sveglio durante una riunione, anche se devo ammettere che in questi tre mesi ha affinato la sua tecnica. Adesso riesce a tenere entrambi gli occhi aperti."

Troppo preso a ridere e parlare a Yohei Hanamichi non si accorse della piccola sfera di fuoco che si dirigeva verso di lui se non quando fu ormai a pochi centimetri dalla sua spalla sinistra. Con un movimento veloce riuscì a scansarla, non riuscendo però ad impedire che bruciasse parte del suo mantello e dello schienale della sedia su cui era seduto.

Il rossino fissò sconcertato la sedia rovinata per un attimo, dopodichè la sua espressione mutò.

Un lampo d'ira e malcelata furia ottenebrò i suoi occhi caldi, mentre una tensione devastante scuoteva tutto il suo essere.

"Rukawa!" ringhiò girandosi verso il ragazzo moro "Io ti ammazzo! Sei completamente impazzito? Tu brutto... brutto... Volevi uccidermi?"

"Così impari a fare scherzi cretini."

Kaede aveva parlato piano, con voce piatta e atona, ed il suo viso non aveva tradito alcuna emozione.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con uno scatto poderoso Hanamichi si gettò verso il moretto, fermamente intenzionato a fare a botte, senza però tenere conto dei quasi quattro metri di tavolo che li separavano.

Si ritrovò steso sull'ampio piano di legno, troppo lontano per poter raggiungere il moro, con le braccia allungate in un vano tentativo di prendergli la gola.

Gli occhi di tutti i presenti furono subito fissi sul rossino. Non era certo cosa da tutti i giorni vedere il prode Sakuragi, un Cavaliere di Stormguard alto poco meno di due metri sdraiato su un tavolo che agitava le mani in uno spasmodico tentativo di strozzare il figlio del re. Certo, erano ormai quasi tutti abituati alle stranezze di quell'esuberante ragazzo, ma una scena del genere nella sala del Consiglio era una novità.

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, dopodichè un suono, come di una risata soffocata a fatica attirò l'attenzione di Hanamichi.

Una risata cristallina, vibrante come fresche acque di montagna era scoppiata nel petto di Kaede, che fino all'ultimo aveva tentato di soffocarla.

Hanamichi lo fissò sorpreso, gli occhi sbarrati e la bocca leggermente aperta in un'espressione di totale incredulità.

Poi, con una lentezza quasi esasperante, la sua espressione mutò.

Un caldo sorriso colmo di sentimento distese i suoi lineamenti, mentre i suoi occhi ora allegri si riempivano di improvvise e calde luci.

Nel giro di pochi istanti era nuovamente sdraiato sul tavolo a ridere della sua stessa stupidità, mentre i pochi uomini ancora presenti scuotevano la testa con rassegnazione.

"Oddio, kitsune" esclamò Hanamichi tra uno scroscio di risa e l'altro "non puoi farmi ridere così! Io sono ancora convalescente! Mi si riaprirà la ferita!"

"Io farti ridere?!" replicò il moro cercando di ricomporsi "Ma se hai fatto tutto da solo! E perdipiù abbiamo dato spettacolo di fronte a mezzo Consiglio! Complimenti..."

"Eddai, non prendertela. Ogni tanto fa bene anche a te ridere un po'. Bene" riprese poi "direi che dopo questa meravigliosa scenetta ci possiamo anche dirigere verso le cucine. Sto cominciando a sentire fame."

E detto questo uscì dalla Sala del Consiglio seguito dai suoi due amici.

***********************************

"Dov'è?"

Il possente grido che scosse le fondamenta dell'antico maniero era carico di rabbia.

Eiji scosse la testa con rassegnazione. Quell'imbecille di Tsuyoshi doveva averne combinata un'altra delle sue, e dalla foga con cui il loro valoroso capo lo stava cercando, doveva trattarsi di qualcosa di grosso.

Erano stati quattro giorni di relativa tranquillità. Akira era partito all'improvviso, lasciando detto solo che sarebbe tornato nel giro di qualche giorno, e sia il gigantesco Uozumi che quel pazzo sadico di Fujima ne avevano approfittato per andarsene a farneticare da qualche parte.

E così lui, quello scorbutico di Koshino e i due taran erano rimasti soli in quel grande e vuoto castello.

Certo, avendo tra i piedi Koshino i momenti di tranquillità erano davvero rari, ma in quei quattro giorni Eiji era finalmente riuscito a riposare.

Ed ora Akira sembrava seriamente intenzionato a privare della vita il giovane assassino.

"Eiji!" esclamò rabbioso Sendo scorgendo lo spadaccino nell'enorme atrio del castello "Dov'è quel taran maledetto?!"

"Ti riferisci a Minami? Non saprei, l'ultima volta che l'ho visto si stava dirigendo verso l'armeria... e comunque perchè lo cerchi?"

Il sorriso che si dipinse sul volto del suo compagno d'armi non gli piacque per nulla.

"Oh, nulla di particolare" riprese Akira ancora con quell'inquietante sorriso sul volto "voglio solo parlargli."

"Ti aiuto a cercarlo!" esclamò all'improvviso Eiji, andando incontro all'alto ragazzo moro.

Se Akira fosse riuscito a trovare Tsuyoshi sarebbe stato meglio che lui fosse presente. Non voleva permettere inutili spargimenti di sangue.

Non ci volle molto per trovare il giovane assassino. Rintanato in un angolo dell'ampia armeria era uno spettacolo alquanto singolare.

I capelli neri tagliati a scodella gli si erano incollati alla fronte, e gli occhi sbarrati alla vista di Akira apparivano colmi di un terrore quasi irrazionale.

Il corpo snello era scosso da un irregolare tremito, e quando parlò la sua voce suonò incerta e flebile.

"Lord... lord Sendo... siete tornato..."

"Sei stato a Galarad."

Quelle semplici parole pronunciate dal ragazzo più alto ebbero un effetto devastante sul taran già sconvolto.

Il suo respiro si fece più veloce e spezzato, mentre un singhiozzo spezzato usciva dalle sue labbra.

"Lord... lord Sendo... io... io pensavo... parlavate così spesso di lui... di quanto fosse d'intralcio alle vostre mire... pensavo... pensavo vi avrebbe fatto piacere!"

"Beh" gli sussurrò Akira a pochi centimetri dal viso "hai pensato male. Hai agito senza un mio ordine. Sei andato a Galarad quando avevo espressamente vietato a tutti voi di farlo. Sai benissimo che non tollero l'insubordinazione. Fujima."

In quel momento un'ombra si mosse, spiraleggiando fluente verso i tre uomini fermi in un angolo. Scivolando in avvolgenti volute si insinuò in mezzo ai tre giovani raccogliendosi in un unico punto, chiamando a sè tutte le altre scure ombre dell'ampia sala e concretizzandosi poco dopo in una figura vagamente umana.

Lentamente la massa d'oscurità cominciò a mutare, prendendo con il passare degli istanti le fattezze di Fujima, che apparve di fronte a loro con un ghigno quasi sadico sul bel volto.

La sua poco usuale apparizione aveva sortito l'effetto voluto sul giovane taran, che con gli occhi sbarrati all'inverosimile fissava sconvolto lo stregone.

"Lo sai" riprese Akira con voce profonda e terribile "non mi piace punire i miei collaboratori, ma devo evitare che episodi del genere si ripetano. La buona riuscita della nostra missione si basa soprattutto su una fiducia totale. Sono sicuro che dopo aver passato qualche minuto in compagnia di Kenji non disobbedirai più ai miei ordini. Signori" disse poi rivolgendosi a Eiji e al giovane Minori che proprio in quel momento era entrato nell'armeria "direi che mentre Kenji si prende cura di lui voi potete venire con me. Devo presentarvi qualcuno."

Detto questo si allontanò dall'ampio salone seguito dai due giovani, lasciando lo stregone e il taran dietro la pesante porta di legno.

Non ebbero fatto nemmeno pochi passi che un urlo di puro terrore si levò nella stanza alle loro spalle, subito seguito da un altro, e un altro ancora.

"Akira" domandò Eiji avvicinandosi al moro "era... era proprio necessario? Voglio dire, non so cosa quel cretino violento abbia combinato, ma lasciarlo a Fujima e ai suoi Incubi Artificiali mi sembra un tantino esagerato."

"No" replicò Sendo "non ho esagerato. Tsuyoshi Minami è uno dei miei uomini migliori, ma deve capire che esistono limiti che non deve valicare. Hanamichi Sakuragi non doveva essere toccato. Lui l'ha quasi ucciso. Se non fossi stato di buon umore invece degli Incubi di Kenji gli avrei destinato la scure di Jun."

Eiji pensò all'imponente Uozumi. Le parole di Akira erano state rivelatrici; certo, Fujima sapeva essere spaventoso, uno stregone dal potere infinito e dalla mente devastata, ma la presenza del gigante avrebbe significato per Tsuyoshi morte certa.

Beh, era stato fortunato nella sfortuna.

"Ah" osservò poi, sempre rivolgendosi all'alto ragazzo dalla strana pettinatura che camminava al suo fianco "prima hai detto che dovevi farci conoscere qualcuno. Di chi si tratta?"

"Un attimo di pazienza. Jun dovrebbe essere qui a momenti, e ho fatto chiamare Hiro. Nel frattempo accomodatevi nel salone principale. Io vi raggiungerò tra un istante."

Ad Eiji e Kishimoto ci vollero diversi minuti per raggiungere il salone. Quell'antico castello era stato costruito in un epoca in cui ancora non si conosceva il significato della pianificazione architettonica e la struttura interna di quel maniero era quanto di più simile ci fosse ad un labirinto. A volte Eiji rimpiangeva di non possedere la strana capacità di Kenji di viaggiare attraverso le ombre. Di certo si sarebbe risparmiato tanta fatica inutile.

Entrando nella grande sala notò che sia Jun che Hiroaki erano arrivati. Seduti ai due lati opposti del grande tavolo si fissavano in maniera quasi truce. Da tempo era nota a tutti l'inimicizia tra i due, e più di una volta Akira era dovuto intervenire per impedire che il gigante cherel e il più basso spadaccino non si uccidessero a vicenda.

"Ehi, ragazzi" cominciò il taran dai capelli lunghi "è bello vedervi in atteggiamenti amichevoli. Sapete per caso chi ci vuole presentare testa a punta?"

Lo sguardo che Uozumi lanciò al suo indirizzo era un concentrato di odio puro. Molti anni prima Akira gli aveva salvato la vita, e da quel momento il gigante non aveva permesso a nesuno di offenderlo, sia fisicamente che verbalmente.

L'atmosfera si era fatta d'un tratto tesa, e solo il provvidenziale arrivo di Akira, accompagnato da una piccola figura incappucciata impedii uno spargimento di sangue.

"Signori!" esclamò Sendo avvicinandosi ad Eiji "Vi lascio soli un istante e già cercate di uccidervi. Jun, amico mio, quante volte ti ho detto che i ragazzi mi servono vivi."

"Beh" gli rispose Jun con una voce terrificante quasi quanto il suo aspetto "potrei sempre riportarli in vita in seguito. Sarebbero di sicuro più obbedienti."

"Non ne dubito" riprese Akira "ma mi servono comunque vivi. Bene, direi che siccome siete tutti qui, a parte Kenji e Tsuyoshi..."

In quel momento una delle ombre addossate alla parete si staccò dalle altre, e fluendo silenziosa si diradò, liberando dalle sue spire uno sconvolto Minami accompagnato dal giovane stregone.

"Dicevo" riprese Akira "visto che siamo TUTTI qui, direi che è il momento di presentarvi il nostro ospite. Prego mia cara, vieni avanti."

La figura che fino a quel momento era rimasta riparata alle spalle di Sendo si avviò verso il centro della sala, e levatosi il cappuccio si rivelò essere una giovane ragazzina, di non più di diciannove anni.

"Vi presento Haruko" intervenne Akira "la Signora della Morte."

Un silenzio teso e irreale calò nella grande sala. Tutti i presenti si erano volti a guardare la bassa giovane, mentre la loro mente cercava invano di comprendere il vero significato delle parole del loro capo.

"C... cosa?" chiese d'un tratto Hiroaki, riscuotendosi dall'immobilità carica di terrore che l'aveva assalito "Quella non può essere la Signora della Morte! E'... è solo una ragazzina!"

"Fortunato a non conoscere il mio vero aspetto, umano. Tale vista condannerebbe la tua mente, e il destino della tua anima sarebbe eternamente segnato."

Un brivido freddo come la morte percorse la spina dorsale di tutti i presenti, Akira compreso.

Quando Haruko aveva parlato la sua voce era risuonata lontana e oscura. Sembrava composta da due timbri differenti, di cui uno era più leggero, femminile, umano. L'altro era la voce dell'Inferno. Un basso rombo che sembrava nascere nei più oscuri pozzi dell'oltretomba, denso di minaccia e nera malvagità senza limiti.

"Fortunati voi tutti ad avermi come alleata" riprese la giovane con voce sepolcrale "La mia voce è la Dannazione, inflessibile e certa. Io sono Colei che porta la Morte. Concedo la grazia solo in cambio di eterni servigi. Sappiate questo. I motivi per cui mi alleo a voi vi saranno eternamente sconosciuti, così come eterne saranno le vostre pene se oserete tradirmi."

Detto questo la Signora della Morte si girò uscendo dalla stanza, lasciando i giovani nel più totale terrore.

"Akira, che cosa hai fatto..."

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"Sto letteralmente morendo di fame" esclamò Hanamichi imboccando l'ennesimo freddo corridoio di quel grande castello "Qualcuno dovrebbe spiegare ai Bianchi che schifose minestrine e tonnellate di verdure cotte non sono la cosa migliore per far tornare in sesto un guerriero. Un'enorme bistecca, ecco cosa ci vuole! Preferibilmente al sangue!"

"Ogni tanto mi chiedo se tu non sia cresciuto in un porcile..." mormorò Kaede piano, scuotendo la testa con rassegnazione.

"Devo ricordarti che siamo cresciuti insieme, Vostra Altezza?"

"Piantala. Chiamami ancora una volta Vostra Altezza e la prossima sfera di fuoco che ti lancerò andrà sicuramente a segno..."

"Ma come siamo diventati permalosi" lo sfottè Hanamichi ridacchiando "dai Kaede, lo sai che scherzo. E poi..."

Non riuscì a terminare la frase perchè un grido proveniente dall'altra estremità del lungo corridoio lo interruppe, catturando l'attenzione dei tre giovani.

Girandosi verso la fonte di quell'urlo fortissimo, Hanamichi riuscì a distinguere una figura vagamente umana che si avvicinava a loro con passo irregolare, lasciando sventolare il lungo mantello.

"Cos'è quel... quel coso sfarvalloso che sta svolazzando nella nostra direzione?" chiese il rossino facendo una faccia strana, a metà tra lo sconvolto e lo schifato.

"Ehm... è... è... Hisa-chan..." gli rispose Yohei, cercando in ogni modo di nascondersi da qualche parte e celare l'evidente rossore che gli aveva invaso le guance.

"Hisa-chan?" chiese Sakuragi volgendosi verso di lui, stupito dal modo famigliare con cui l'amico aveva chiamato il giovane arciere.

"Beh... sì... cioè, no... voglio dire..."

"Hisa-chan?" chiese nuovamente Hanamichi, questa volta con una leggera sfumatura ironica nella voce.

"Lascia perdere, Hana!" lo rimbrottò Kaede, vedendo in difficoltà l'amico più basso.

"Ma voglio sapere!"

"Ho detto lascia perdere!"

"Sì... ecco, lascia perdere Hana... è meglio..." cercò di giustificarsi in qualche modo Yohei.

"E va bene... Yo-kun."

"Non ti sopporto quando fai così" si intromise nuovamente il mezzelfo, ma la risposta che Hanamichi stava per proferire fu interrotta dall'arrivo di Hisashi.

Il giovane arciere aveva una strana espressione in viso, una gioia così profonda da farlo sembrare addirittura... beh... stupido.

"Yo-kun!!!" esclamò con un sorriso a trentadue denti e artigliando il braccio del cavaliere "Ti ho cercato dappertutto! Dove eri finito?!"

Hanamichi lo guardava sconvolto. Sapeva che il giovane Mitsui era un tipo particolarmente esuberante, ma quel suo strano comportamento aveva qualcosa di grottesco.

"Ma... ma cosa gli è successo?" chiese balbettando.

"Beh" gli rispose Yohei cercando di liberarsi dalla ferrea presa del ragazzo più vecchio "Vedi... quando tu sei stato mandato in missione nel Codowal la vita a castello ha cominciato ad essere noiosa. Nessuno che faceva il buffone..."

"Ehi!" esclamò Hanamichi alterato "Io non sono un buffone! Sono un genio!"

"Mi lasci finire?"

"Sì, certo, scusa."

"Dunque, dicevo, ci stavamo annoiando un po' tutti. Qualche settimana fa Hisashi, particolarmente depresso ha avuto la non tanto brillante idea di fare uno scherzo al generale Akagi. Si è fatto preparare una pozione da uno dei maghi di corte, e presi due calici di vino e versata la pozione in uno di questi è andato ad offrirlo al generale. Il problema si è presentato nel momento in cui non è più stato capace di distinguere i calici. Solo dopo qualche minuto abbiamo capito che la pozione che si era fatto preparare era composta in gran parte da un afrodisiaco... da quando l'ha bevuta al posto di Akagi è diventato un po'... beh... promiscuo. Per non dire peggio..."

Hanamichi guardava l'amico sconvolto. Dopo qualche attimo di stupore totale si riscosse, e con gli occhi ancora sbarrati si girò verso il figlio del re.

"Ehi, Kaede, hai sentito? Hisashi è in calore!"

Il mezzelfo lo guardò sorpreso per un istante, dopodichè non fu più in grado di trattenersi. Una risata soffocata, fatta di singhiozzi sfuggiti al controllo e finti colpi di tosse cominciò a nascergli in petto. Ogni secondo che passava era sempre più difficile trattenerla, e Kaede dovette fare uno sforzo immane per non scoppiare a ridere fragorosamente.

"Ehi! Kaede! Stai ridendo! Di nuovo!" esclamò contento Hanamichi.

"Non sto ridendo! Ho solo un crampo alla faccia..." cercò di giustificarsi il moretto, ma i suoi occhi lucenti dimostravano che il rossino aveva ragione.

"Un crampo alla faccia, eh? Certo, certo... ogni scusa è buona." esclamò Hanamichi scoppiando a ridere, seguito a ruota dal giovane principe che non era più in grado di trattenersi.

E fu in quest'atmosfera di ilarità che i quattro si diressero alle cucine, Yohei con Hisashi ancora attaccato al braccio.

Tsuzuku...

Bleargh, che schifo!!! L'ultima parte non mi piace affatto, ma siccome non ho voglia di riscriverla ve la tenete così... E perdipiù oltre all'entrata in scena di quella schifosa di Haruko non succede nulla nemmeno qui! Ehm, chiedo venia... credo che questo capitolo sia la cosa più orripilante che io abbia mai scritto... beh, vi assicuro che in seguito migliora... almeno spero... vabbè, sono da ricovero, ma credo che questo si fosse già capito...

Un bacione!!!

Su(k)