Nota:
Questa fic l’ho scritta appositamente per le mie tre adorabili sorelle
Sakuya, Seimei e Yurika alle quali voglio un mondo di bene se non di più!
Voi siete una cura meravigliosa contro ogni malumore…riuscite sempre a
farmi tornare l’allegria! In oltre riuscite a sopportare i miei scleri…il
che è una grande cosa!^_- Se non vi avessi incontrate non so cosa avrei
fatto…beh…probabilmente vi avrei inventate!^__^ Sori Yu dice che ho
una mente contorta quindi tutto sarebbe possibile!^^
Non
mi resta che sperare che questa fic vi piaccia…ed ovviamente ricordo che
i personaggi non sono miei ma di Natsuki Takaya….Hatoruccio mio…sigh….ç____ç
Amori
notturni
di Miyuki
“Ragazzi…siamo
sicuri di far bene a lasciare da sola Tohru? E per ben tre giorni? Non
vorrei mai commettere l’errore dell’anno scorso…” disse Yuki
mentre si stringeva maggiormente nel suo cappotto.
Anche
se era una giornata di sole tirava un vento gelido che ti penetrava senza
pietà nelle ossa. Odiava il freddo e se fosse stato per lui se ne sarebbe
rimasto a casa al calduccio senza mettere naso fuori di casa. Invece si
trovava per strada, in direzione di un luogo che non voleva raggiungere e
dove avrebbe incontrato una persona che non voleva incontrare. Magnifico!
“Non
ti preoccupare Yuki, questa volta ci siamo assicurati che non sia
veramente da sola. Ci sono le sue due amiche con lei a tenerle
compagnia…e poi abbiate un po’ di compassione per me! Se anche
quest’anno non fossi riuscito a portarvi al banchetto sarei stato
spellato vivo…” disse Shigure piagnucolando.
“Sai
che perdita.”
“Sigh…sei
senza cuore!”
“Vi
ricordo che io non posso parteciparvi…che ci vengo a fare alla
tenuta?!” borbottò Kyo con espressione cupa, cercando per l’ennesima
volta di liberarsi da quell’impegno…non di certo perché non poteva
partecipare ai festeggiamenti, non solo per quello almeno.
“Una
cosa positiva in tutta questa storia. Non sarò costretto a sopportare la
tua fastidiosa presenza.”
“Come
osi maledetto topo! Se non fosse per te non dovrei sopportare una simile
umiliazione!” s’infervorì il rosso.
“Ormai
dovresti essere abituato alle umiliazioni. Quante volte ti ho battuto?
Sinceramente ho perso il conto…”
“Tu
razza di…”
“Buoni
ragazzi buoni…” disse Shigure mettendosi in mezzo prima che i due si
azzannassero alla gola “Oggi dovrebbe essere un giorno di festa…non
potreste comportarvi un po’ più civilmente?”
I
due ragazzi si guardarono in cagnesco ancora qualche istante poi Kyo voltò
di scatto la testa dall’altra parte e riprese a camminare, sbuffando
sonoramente mentre cercava di calmare i nervi. Shigure lo seguì subito
scuotendo la testa rassegnato.
Yuki
invece rimase indietro. Un’espressione triste era comparsa sul suo volto
mentre fissava da dietro i suoi due compagni.
Era
più forte di lui…non riusciva ad evitare di essere così cattivo con
Kyo, di stuzzicarlo a quel modo e farlo arrabbiare. Eppure non erano
quelle le sue vere intenzioni…
Sapeva
ormai con certezza che Kyo l’odiava, che lo riteneva responsabile di
tutte le sue sfortune…solo perché lui era nato con la maledizione del
topo. Neppure fosse stato lui il topo della leggenda! Non aveva scelto lui
quel destino, anzi le cose sarebbero state molto più facili se fosse
stato un ragazzo normale. Avrebbe evitato di soffrire molte volte ed
inutilmente.
Non
poteva di certo negare che un po’ di risentimento era giustificabile,
Kyo era di sicuro quello che soffriva di più tra loro…evitato e
additato da tutti come un mostro. Lui avrebbe voluto sinceramente essergli
amico. Per quanto restasse un tipo irritante ed un po’ troppo casinista
gli piaceva stare in sua compagnia…era divertente.
Però
non ci riusciva…ogni volta che apriva bocca gli diceva cose maligne e
cominciavano a litigare…il tutto perché aveva paura di farsi scoprire
troppo, anche solo desiderando la sua amicizia. Aveva paura che Kyo
capisse ciò che in realtà desiderava davvero…
“Yukiii!
Cosa fai ancora lì imbambolato? Muoviti o faremo tardi!” gli urlò
Shigure da lontano.
“Si
arrivo!” rispose abbandonando i suoi pensieri e tornando ad assumere
l’espressione di sempre.
Li
raggiunse con una rapida corsa ed i tre continuarono la loro camminata
verso la casa principale dei Soma.
Vi
arrivarono circa venti minuti più tradi e fortunatamente il viaggio era
trascorso senza incidenti…beh…non troppi almeno.
Davanti
al portone della tenuta stava in piedi Hatsuharu, che come al solito si
era preso l’incarico di accoglierli, più per curiosità che per altro.
“Ehilà
Hatsu! Sempre qui fuori di vedetta eh?” salutò allegramente il giovane
scrittore mentre si avvicinavano al ragazzo.
“Ovvio…volevo
vedere se quest’anno riuscivate a trascinare quei due al banchetto.”
“Come
vedi ci sono riuscito – facendo il segno della vittoria – anche se
buona parte del merito va a Tohru…quella ragazza ha uno spirito di
persuasione innato!”
“Già…in
ogni caso è un piacere vedervi qui.”
“Lo
fosse anche per me…” dissero Kyo e Yuki contemporaneamente. Si
scambiarono un’occhiataccia e poi tornarono ad ignorarsi.
“Sentite,
io non ho voglia di congelarmi ulteriormente quindi che ne dite di
entrare?” propose Shigure.
“Direi
che è un’idea magnifica.” rispose Yuki. Kyo si limitò a sbuffare ed
a seguire gli altri tre all’interno dei giardini della tenuta.
“Gli
altri sono già arrivati tutti?” chiese il moretto ad Hatsuharu.
“Sì,
si stanno preparando per la serata…sono tutti ansiosi di assistere alla
danza di questa sera, pure Momiji è più allegro e agitato del solito al
pensiero di danzare con Hatori.”
Quell’anno
infatti era l’anno del Dragone quindi toccava a Momiji ed al giovane
medico salutare quello appena trascorso ed accogliere quello nuovo, come
augurio ed auspicio di buona sorte per la famiglia Soma.
“Hatori
è davvero così bravo? Cioè…so di avervi già assistito in passato ma
ero troppo piccolo e non ricordo molto ad essere sinceri…” chiese il
ragazzo dai capelli argentati con un’espressione vagamente curiosa,
trovando appoggio nel suo compagno più giovane.
“Beh…mi
sembra ovvio che non ricordiate, comunque Hatori non è semplicemente
bravo…è fenomenale! La sua è una danza incantatrice, che ammalia ed
affascina…vi ho già assistito quattro volte ma ogni volta rimango a
bocca aperta. La gente non riesce a togliergli gli occhi di dosso, è come
ipnotizzata. Se fin da giovane l’effetto che provocava negli altri era
notevole, col passare del tempo è diventato incredibile.” rispose
Shigure, che aveva parlato con un’estrema dolcezza ed orgoglio e con
occhi persi nei ricordi.
I
tre ragazzi notarono la cosa ma non dissero niente a riguardo. Sapevano
quanto i due uomini fossero legati da una profonda amicizia e rispetto,
anche se avevano il sentore che ci fosse di più tra loro di quello che
davano a vedere.
In
ogni caso non era affar loro indagare sul loro rapporto ed anche se lo
avessero compreso, non sarebbero mai andati a sbandierarlo ai quattro
venti. Sapevano fin troppo bene come venivano visti da Akito i legami dei
membri maledetti della famiglia.
“Sentirti
parlare così mi fa diventare ancora più curioso.” disse infine Yuki.
“Anche
a me…” si unì Hatsuharu.
Shigure
rise allegramente, dando sonori colpi sulla schiena ai due poveri
malcapitati.
“Beh,
persto la vostra curiosità verrà saziata!”
Presto
si cominciò ad intravedere l’edificio principale, all’interno del
quale si sarebbe svolto il banchetto ed avrebbero alloggiato i membri
dello Zodiaco con eventuali famigliari per tutti i tre giorni dei
festeggiamenti. Fu in quel momento che Kyo si fermò di colpo, attirando
l’attenzione dei compagni.
“Qui
io vi lascio. Non mi è concesso andare oltre…e poi vorrei evitare
d’incontrare Kagura il più possibile. Divertitevi questa sera.” e
senza aspettare risposta dagli altri si allontanò in direzione della
piccola casa isolata, che era stata allestita da sempre come abitazione
dell’Escluso.
Ad
essere sinceri non era per Kagura che se l’era filata a quel modo. Non
riusciva a sopportare i loro discorsi, il loro rievocare ricordi ai quali
non faceva parte e di cui non sapeva nulla. Su ciò che riguardava la
famiglia Soma, in verità, era mantenuto allo scuro di tutto, veniva a
sapere le cose solamente se gliele raccontavano….perché lui, nonostante
avesse il nome ed il sangue di quella famiglia, era stato cancellato dalla
lista dei suoi componenti…tutto per colpa di una stupida maledizione.
Per
quello non sopportava di venire alla tenuta, perché ciò gli ricordava
con maggiore intensità quanto non fosse gradita la sua presenza. Finchè
viveva all’esterno poteva illudersi che qualcuno tenesse a lui e lo
apprezzasse, mentre lì dentro veniva calcato il concetto che era solo.
Yuki
lo fissò allontanarsi con espressione indecifrabile, aveva percepito
qualcosa nel tono della sua voce, ma fu subito trascinato via da Shigure e
Hastuharu e non potè pensarci più di tanto.
Una
volta dentro l’enorme abitazione decisero di recarsi per prima cosa a
rendere omaggio ad Akito, cosa che Yuki sapeva necessaria ma che lo fece
rabbrividire comunque.
I
tre si avviarono decisi verso la camera del capo-famiglia ed una volta di
fronte alla porta, bussarono ed entrarono. Yuki era diventato mortalmente
pallido ed esitò un attimo prima di mettere piede nella stanza. Hatsuharu
posò delicatamente una mano sulla spalla dell’amico in segno
d’incoraggiamento, ricevendo in cambio un debole sorriso.
“Buona
sera Akito…come stai?” chiese Shigure con il solito umore allegro e
per nulla intimorito dall’altro ragazzo, qualcosa che gli invidiavano in
molti.
“Oh
Shigure! Ben arrivato….e vedo che con te ci sono anche Hatsuharu e Yuki…”
rispose Akito con quel sorriso enigmatico che completava perfettamente gli
occhi gelidi e taglienti. La strana enfasi con la quale aveva pronunciato
il suo nome fece rabbrividire e gelare Yuki, che strinse i pungi e si
sforzò di mantenere un’espressione neutrale ed indifferente.
“Sono
felice di sapre che questa sera al banchetto ci sarete tutti….si è
sentita la tua mancanza lo scorso anno…” aggiunse alzandosi in piedi e
sfiorandogli una guancia con una mano.
Il
giovane Soma s’impose di non indietreggiare e di sostenere
coraggiosamente lo sguardo di colui che infestava i suoi incubi.
“Deduco
che ci sia anche…l’altro….”
Shigure
fece un cenno d’assenso col capo, sapendo che con quel “altro” si
stava riferendo a Kyo.
“Sì…si
è diretto nei suoi alloggi….”
“Bene…spero
che vi rimanga…non vorrei che quella feccia venisse a rovinare i
festeggiamenti…” disse dando le spalle ad i tre ragazzi.
Sia
Yuki che Hatsuharu si morsero la lingua per non ribattere a quello che
aveva appena detto. Nessuno aveva il diritto di trattare a quel modo Kyo,
lui meno di tutti.
"Bene....ora
potete andare...le vostre camere sono state predisposte come al solito...e
voglio ricordarvi che non ammetto ritardi al banchetto!"
"Tranquillo
Akito! Saremo i primi!" rispose Shigure, che dopo aver fatto un lieve
inchino si voltò per uscire dalla stanza.
Gli
altri due ragazzi fecero altrettanto ma prima che oltrepassassero la
soglia della camera, la voce di Akito richiamò la loro attenzione.
"Ah
Yuki....spero che alla fine dei festeggiamenti riusciremo a fare...una
bella chiaccherata noi due da soli...sai, non aspettavo altro da molto
tempo..."
Yuki
sbiancò di colpo, sentendosi quasi mancare, ma trovò la forza per
uscire...senza voltarsi ne rispondere ad Akito.
Una
volta fuori Hatsuharu gli passò un braccio attorno alle spalle e notò
che stava tremando.
"Tutto
bene Yuki?"
"Si....per
quel che mi è possibile in questa situazione..." mormorò.
Proprio
in quel momento comparvero lungo il corridoio Ayame e Kisa, che corsero
subito verso i loro amici.
"Yuuukkkiiiii!!!!"
urlò Aya andando incontro al fratello e rinchiudendolo in un abbraccio
stritolante prima che potesse tentare la fuga "Che bello
rivederti!!!!!"
"Lasciami
subito andare!" intimò il povero malcapitato cercando di sgusciare
via da quella stretta.
"Noooooo!!!
E' passato troppo tempo dall'ultima volta che ti ho visto!!! Devo
rimediare!!!"
"Aya....sigh....mi
tradisci così spudoratamente con tuo fratello...sigh...non mi ami più…"
piagnucolò Shigure mentre Kisa andava ad abbracciare il 'fratellino'
Hatsuharu.
Questo
fece in modo che Ayame lasciasse andare Yuki, che potè finalmente
respirare liberamente, per voltarsi verso il suo amico di sempre e
fissarlo con occhi grondanti di lacrime.
"Oh
Gure!! Non fare così! Tu lo sai che per me sei l'unico...non esiste
nessun altro!!"
"Oh
Aya...mio adorato..."
"Oh
Gure!"
"Oh
Aya!"
I
due si corsero incontro a braccia spalancate e si abbracciarono con la
migliore scenografia di Via Col Vento alle spalle.
"Mi
rifiuto di credere di avere un fratello così idiota...è
impossibile..." disse passandosi una mano sulla faccia, sospirando
esasperato. Ma non si accorse che in questi brevi minuti era riuscito già
a dimenticare il panico che Akito aveva generato in lui poco prima.
Ayame
infatti, quando era venuto a sapere che Yuki era tornato e che era andato
a rendere omaggio al loro giovane capo-famiglia, si era precipitato ad
accoglierlo con il suo migliore comportamento da buffone in caso ci fosse
bisogno di allentare la tensione.
Aveva
commesso troppi errori in passato ed ora stava cercando di rimediare
almeno nelle piccole cose del presente, visto che non poteva più cambiare
quello che era accaduto. In oltre, sapere di poter sempre contare su
Shigure per le sue sceneggiate era confortante.
“Allora
amico mio, vi fermerete
per tutti e tre i giorni vero?” disse
il ragazzo dai lunghi capelli argentati sciogliendo l’abbraccio e
fissando il compagno allegramente.
“Puoi
contarci! Non ho fatto tutta questa fatica per trascinare quei due testoni
qui alla tenuta per una semplice toccata e fuga!”
“Beneee!!
Avrò Gure ed il mio adorabile fratellino a disposizione per ben tre
giorni! Ci divertiremo un sacco vedrete!!”
“Stammi
lontano tu…” minacciò Yuki con espressione assassina.
“Suvvia
Yuki, non fare il timido! Lo so che vuoi restare da solo con il tuo
fratellone…sai che faccio, ti lascio nelle sue adorabili manine mentre
io vado a fare un salutino ad Hato!” disse Shigure sorridendo
innocentemente mentre un’aura cupa si innalzava dall’altro ragazzo.
“Shigure….io
ti uccido…..”
“Oh
Gure! Faresti davvero questo per me!?” chiese Aya con occhioni
luccicanti.
“Per
te questo ed altro!” rispose prendendo tra le sue mani quelle
dell’amico.
“Come
sei buono!….Hatori è nella sua stanza a prepararsi…sono sicuro che
gli farà piacere vederti!” e gli fece l’occhiolino, provocando una
risata nel moretto.
“Bene….allora
te li affido….a sta sera ragazzi!” e con questo si avviò lungo il
corridoio, ignorando le urla di protesta di Yuki.
La
sua camminata era lenta ma decisa. Conosceva quella casa come le sue
tasche nonostante la sua grandezza, conosceva la disposizione di ogni
singolo ripostiglio e stanza….e conosceva ancora meglio la sua
destinazione.
Quante
volte da piccolo era sgattagliolato fuori dalla sua cameretta per andare a
trovare l’amico e passare la notte con lui a chiaccherare o a giocare un
po’ prima di crollare addormentati nel suo futon! Ad un osservatore
esterno, poteva sembrare che l’unico a divertirsi fosse Shigure mentre
l’altro si limitava a sopportare pazientemente la sua presenza ma in
realtà Hatori si comportava solamente da…Hatori. Da bambino era molto
simile a come è oggi da adulto, ovvero un tipo tranquillo e silenzioso,
che non lascia trasparire i suoi sentimenti se non con le persone di cui
si fida ciecamente….e ciò non toglieva il fatto che gli piacevano
quelle visite notturne.
Quell’abitudine
perdurò anche col passare degli anni e certe volte capitava che si unisse
a loro pure Ayame…poi quelle visite assunsero un significato ben diverso
dal semplice tenersi compagnia a vicenda.
Shigure
sorrise ripensando ai dolci momenti del passato e senza neppure
accorgersene arrivò davanti alla porta della camera del compagno. Il
sorriso si allargò quando decise di entrare senza annunciarsi e fargli
una sorpresa.
Fece
scorrere silenziosamente la porta e fece un passo all’interno della
stanza, rimanendo subito incantato alla vista che gli si presentava
davanti agli occhi.
Hatori
era al centro della stanza e gli dava le spalle, che erano nude in quanto
indossava solamente i soffici e larghi pantaloni neri come l’ebano
dell’abito da cerimonia. La soffice seta con la quale erano
confezzionati assumeva strani riflessi bronzei a causa degli ultimi raggi
di sole che filtravano dalla finestra.
Proprio
in quel momento si stava chinando a raccogliere la lunga casacca dello
stesso colore, che giaceva ordinatamente piegata sul basso tavolino ai
suoi piedi, per indossarla e Shigure non riuscì a trattenere un lieve
sospiro di delusione perché presto quel corpo perfetto sarebbe stato
nascosto alla sua vista.
“Shigure…invece
di stare lì imbambolato, entra e chiudi la porta per favore…” disse
il giovane medico senza voltarsi mentre indossava il secondo indumento.
Il
moretto sorrise e fece come gli era stato detto.
“Non
ti si può proprio cogliere di sorpresa eh?”
“Con
tutte le volte che hai provato dovresti saperlo ormai.”
Shigure
rise allegramente e raggiunse il compagno, piazzandosi di fronte a lui e
facendo finalmente incontrare i loro sguardi. Ovviamente il volto di
Hatori era serio ed impassibile come sempre ma lo scrittore lo conosceva
bene e sapeva leggere attraverso quella maschera.
Senza
che glielo venisse chiesto, si chinò e prese tra le mani la lunga fascia
di seta blu, lavorata finemente con filo d’argento. Si avvicinò ad
Hatori e fece passare lentamente le braccia attorno alla sua vita per poi
cominciare ad avvolgere la fascia attorno ad essa mentre l’altro teneva
chiusi i due lembi della casacca. Tutto il processo venne svolto senza che
i due sciogliessero l’abbraccio dei loro sguardi.
La
morbida stoffa scivolava dolcemente tra le sue dita mentre portava a
termine il suo compito con eleganza e precisione…ed anche una volta
finito le sue mani non accennavano a lasciare la loro presa sulla vita del
compagno.
Shigure
sorrise e l’attimo dopo si ritrovò le labbra di Hatori premute contro
le sue. Una mano era scivolata alla base del suo collo e lo teneva
immobile mentre il bacio veniva approfondito con immenso piacere dello
scrittore. Entrambi avevano chiuso gli occhi e si stavano assaporando il
momento ma presto si separarono per riprendere fiato, i loro respiri
leggermente affannati.
“Grazie.”
sussurrò Hatori.
“E’
stato un piacere.” sorrise al loro gioco di parole.
Hatori
indugiò ancora qualche attimo ad accarezzargli i capelli ed il volto, poi
si allontanò…avrebbe voluto continuare ma doveva prepararsi. Mancavano
un paio d’ore all’inizio del banchetto ma lui si doveva trovare con
Momiji nel giro di un quarto d’ora per attuare il rito di purificazione
dello spirito, che consisteva in un periodo di meditazione e di preghiera.
Raccolse
così l’ultimo indumento mancante, il coprispalle dello stesso blu
profondo della fascia, e lo indossò. Shigure, ancora una volta, si offrì
di aiutarlo e cominciò a far passare nelle asole i piccoli alamari
d’oro e bronzo.
Una
volta finito fece qualche passo in dietro ed ammirò il risultato. Il
cuore gli prese a battere più veloce ed il respiro gli si mozzò in gola
mentre faceva scorrere lo sguardo sul corpo del compagno, avvolto in quei
colori che complementavano quelli dei suoi occhi e dei suoi capelli. Tutto
quello non poteva che essere descritto con una sola parola….perfezione.
“Ti
ho mai detto che quell’abito ti rende ancora più affascinante ed
irresistibile del solito?”
Hatori
sorrise.
“Giusto
qualche volta.”
“Ah…allora
aggiungine una alla lista.”
“Lo
farò senz’altro.”
Hatori
si avvicinò nuovamente a Shigure e lo attirò a sé con dolcezza per
poterlo baciare. Shigure sospirò beato e gli circondò il collo con le
braccia. Quanto gli erano mancati i tocchi di quelle labbra e di quelle
mani sul suo corpo. Doveva essere passato più di un mese dall’ultima
volta che si erano potuti vedere.
Con
la scusa che Hatori era il medico della famiglia Soma, oltre che quello
personale di Akito, non riusciva ad uscire spesso dalla tenuta….e se
tutte le volte che trovava il tempo per farlo si fosse recato a casa sua,
la cosa avrebbe destato sospetti….proprio come avrebbero destato
sospetti delle sue visite troppo frequenti….indifferentemente dal fatto
che fossero amici di lunghissima data o no.
In
questo modo i loro incontri erano molto diluiti o improvvisati…quindi
ogni attimo che trascorrevano assieme veniva usato nel miglior modo
possibile. Purtroppo quei momenti non sembravano mai durare
abbastanza…specialmente per colpa di quella noiosissima esigenza fisica
che era il respirare.
“Ti
ho mai detto quanto adoro il sapore dei tuoi baci?” gli sussurrò Hatori
a fior di labbra quando si separarono.
“Giusto
qualche volta.” rispose utilizzando le sue stesse parole di prima.
“Posso
contare su una delle tue solite visite notturne questa sera, vero?”
“Oh
si…..senza alcun dubbio….sono a tua disposizione per ben tre
giorni….”
“Bene….non
sono disposto a condividerti.” e sorrise in un modo alquanto predatorio,
cosa che fece rabbrividire il povero Shigure da capo a piedi…ma in modo
molto piacevole.
“Ora
devo andare Shigure…” sospirò accarezzandogli una guancia.
“Lo
so…” si voltò e si chinò a prendere il copricapo che era appoggiato
su un piedistallo in legno sopra il tavolino, per poi posizionarlo
accuratamente sulla testa del compagno “Ti augurerei buona fortuna ma so
già che non ne avrai bisogno…..sarai perfetto.”
“Grazie”
e sfiorò nuovamente le sue labbra in un rapido bacio “Ci rivedremo
questa sera al banchetto.”
“Non
vedo l’ora.”
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Kyo
aveva raggiunto la sua abitazione. Era un mini-edificio di cinque stanze
segregato nell’angolo più remoto ed isolato del possedimento dei Soma.
Lo
trovò nelle stesse condizioni in cui l’aveva lasciato l’ultima volta
che aveva avuto il coraggio, o la sfortuna, di tornare lì.
L’arredamento era molto spoglio ed essenziale. Non vi era alcun tocco
personale nel soggiorno o nello studio, solo nella camera da letto
sembrava esserci una qualche traccia di vita e di colore.
Un
tappetino rosso ai piedi del letto….un sacco da box appeso al
soffitto….degli scaffali con alcuni libri appoggiati sopra in modo
disordinato…una piccola abajour sul comodino accanto a due cornici,
contenenti una foto di lui da piccolo in braccio al suo adorato maestro ed
una dei suoi genitori.
Si
sedette sul letto e prese proprio quest’ultima tra le mani e la studiò
attentamente come già aveva fatto in passato molte volte.
I
suoi genitori stavano in piedi, abbracciati teneramente l’uno
all’altro, con uno splendido paesaggio alle spalle…e sorridevano alla
macchina fotografica. Lui non li aveva mai visti sorridere, non in quel
modo allegro e sereno almeno, a lui erano stati indirizzatti solo sorrisi
falsi o l’indifferenza assoluta.
Gli
era stato detto che quella foto risaliva a qualche mese dopo il loro
matrimonio…parecchio tempo prima del suo concepimento. Gli era stato
detto anche che i suoi genitori erano al settimo cielo quando seppero che
avrebbero avuto un figlio…..chissà perché ma lui non ci credeva, anche
se in fondo al cuore sperava davvero di non essere sempre stato odiato da
loro.
Dopo
la sua nascita e dopo la scoperta della sua vera natura….la vita fu
tutt’altro che felice per lui. I suoi genitori si vergognavano o avevano
paura di lui, la gente lo fissava con disgusto o lo evitava. Sua madre era
rimasta con lui perché lo amava, così diceva lei, in realtà voleva solo
controllare e tenere nascosto agli occhi degli altri il suo fallimento.
Suo padre almeno era stato più onesto, faceva finta che non
esistesse…tutte le volte che era a casa lo ignorava. E quando sua madre
si siucidò, allora lo abbandonò definitivamente.
Fortunatamente
arrivò Kazuma Soma a fornirgli l’affetto di una vera famiglia e di
questo gliene sarebbe stato grato in eterno. Poi fu trascinato in una
serie di eventi che non aveva previsto. La competitività con Yuki, con
Hatsuharu, la gentilezza un po’ insolita di Shigure, le persecuzioni di
Kagura, l’amicizia di Tohru…tutto questo gli aveva fatto capire che
non tutti lo volevano evitare e provavano disgusto per lui.
Era
questo del mondo esterno che apprezzava di più….lì le persone
accettavano la sua presenza, in modo positivo o negativo ma
l’accettavano.
Ma
anche lì fuori esisteva la sofferenza. Le parole che gli aveva
pronunciato Shigure alcuni mesi prima bruciavano come tizzoni ardenti
nella sua mente.
“Perché
ti comporti come se fossi obbligato ad odiarlo?
Dai
tuoi occhi…sembra che tu abbia paura di saperlo.”
Oh,
lui sapeva perfettamente perché odiava Yuki….perché era obbligato
ad odiarlo. Il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammettere che
aveva perso di vista il suo obiettivo primario, ovvero quello di
vendicarsi per il torto subito nella leggenda. Non avrebbe mai ammesso di
aver smesso di provare rancore nei suoi confronti. Non avrebbe sopportato
il fatto che si fosse innamorato di lui.
Per
lui amare significava soffrire. Era sempre stato così…ed anche con Yuki
non sarebbe cambiata la cosa, anzi sarebbe peggiorata perché sapeva che
il compagno non lo avrebbe mai ricambiato. Quindi tanto valeva continuare
ad odiarlo….a fingere di odiarlo almeno.
Kyo
sospirò e posò nuovamente la foto sul comodino, si alzò e si diresse in
cucina. Era tempo che si preparasse la cena…chissà se quei simpaticoni
si erano ricordati di riempirgli il frigo…
All’interno
della casa principale, intanto, stava per aver inizio il banchetto. I
partecipanti sedevano al loro posto formando una semi circonferenza,
lasciando il centro ed il resto della stanza vuoto per la danza che
sarebbe stata eseguita da lì a pochi minuti.
I
membri della famiglia Soma maledetti dai dodici animali dello zodiaco
erano disposti secondo la leggenda. Al primo posto sulla sinistra stava
Yuki, con la solita espressione calma e controllata sul volto, dopo di lui
c’erano Hatsuharu e Kisa, che stavano chiaccherando in tutta tranquillità,
poi si potevano notare due spazzi vuoti che appartenevano rispettivamente
a Momiji e ad Hatori, ed infine c’era Ayame, tutto allegro e gioviale.
Giusto
al centro della fila stava Akito con indosso un classico kimono verde e
nero. Quel sorriso falsamente cordiale non aveva abbandonato una sola
volta le sue labbra mentre fissava con soddisfazione i presenti.
Quell’anno c’erano tutti.
Poi
la fila proseguiva. C’era Rin, con i capelli neri raccolti in una
complicata acconciatura e lo sguardo impenetrabile, poi c’era Hiro, che
fissava innocentemente Kisa dall’altra parte della stanza, Ritsu,
vestito come al solito da donna, Kureno che parlava con pacatezza e
cortesia eccessiva con Shigure e per ultima Kagura.
C’era
una strana aria d’attesa che aleggiava per la stanza e quando le porte
si aprirono e sulla soglia comparvero le figure di Hatori e Momiji, piombò
subito un profondo silenzio. Ci furono una serie di esclamazioni di
sorpresa da parte di chi non aveva mai avuto la fortuna di vedere il
giovane medico in quel meraviglioso abito che lo faceva sembrare davvero
una divinità e Shigure non riuscì a trattenere un sorriso, sapendo che
il meglio doveva ancora cominciare.
Il
primo ad entrare fu proprio Hatori, che con passo lento e felino andò ad
inginocchiarsi al centro della sala da cerimonia, appoggiando le mani
sulle ginocchia e chiudendo gli occhio come se stesse meditando.
Subito
dopo entrò Momiji. In mano reggeva quella che sembrava una rosa fatta
interamente in giada ed andò a posizionarsi alle spalle dell’uomo.
Ad
un cenno di Akito un gruppo di musici, appostati in un angolo della
stanza, cominciarono a suonare note di una melodia tradizionale con i loro
strumenti e la danza ebbe inizio.
Momiji
cominciò a muoversi ed a saltellare per la stanza seguendo il ritmo della
musica ma imprimendo allo stesso tempo qualcosa di suo…di originale. La
sua espressione allegra e spensierata toccava le persone, che si
ritrovarono a sorridere inconsciamente.
Era
come se davanti a loro non ci fosse veramente il ragazzo bensì un vero e
proprio coniglio, intento a scorrazzare felice in un verde campo.
Quella
era la sesazione che i presenti percepivano guardandolo e quello era lo
scopo della danza, mettere a nudo l’anima del sacro animale in modo che
scendesse tra di loro sulla terra e portasse i propri saluti all’anno
appena trascorso ed a quello in arrivo.
Momiji
teneva stretta in una mano la rosa di giada e la sventolava come se fosse
una bacchetta magica. Il suo abito, simile a quello di Hatori a parte per
i colori solari che lo caratterizzavano, fluttuava nell’aria creando
piacevoli bagliori rosso-dorati.
Ad
un certo punto la melodia divenne sempre più lenta e lieve fino a quando
non fu che un sussurro di sottofondo. In quel momento Momiji venne a
trovarsi proprio di fronte ad Hatori e come la tradizione voleva si
inginocchiò e porse con il massimo rispetto la rosa al compagno.
Il
Coniglio cedeva lo scettro al suo successore, il Dragone.
Fu
allora che Hatori aprì gli occhi per la prima volta e subito il
magnetismo di quei profondi pozzi blu catturò la massima attenzione dei
presenti. Con un gesto elegante della mano afferrò la rosa e si alzò in
piedi, facendo poi un inchino al suo giovane compagno che rimase
dov’era.
I
musici ripresero a suonare a pieno ritmo ma questa volta la melodia era
diversa, era tranquilla ed armoniosa…aveva un non so che di
ipnotizzante, proprio come i movimenti del ragazzo.
Volteggiava
per la stanza con passo lento e calcolato, le mani e le braccia erano in
perfetta sincronia con il resto del corpo e si muovevano sinuosamente come
le spire di un drago.
L’espressione
del suo volto era impenetrabile e seria, vi era anche una profonda
concentrazione nei suoi occhi ma allo stesso tempo era perfettamente
rilassato.
La
gente lo fissava incantata, tanto che sembrava trattenere il respiro per
non rovinare una simile esibizione. Era davvero qualcosa di unico come
aveva riferito prima Shigure. Quest’ultimo poi stava fissando l’amico
con una tale ammirazione ed intensità che avrebbero reso palesi i suoi
sentimenti agli occhi di qualsiasi altra persona lo stesse guardando in
quel momento….fortunatamente tutti erano troppo presi dalla danza per
fare caso a lui.
Sorrise
pensando che quella perfezione fatta persona apparteneva a lui…e non
sarebbe stato stupido come Kana. Avrebbe lottato per tenerselo a fianco,
non si sarebbe lasciato andare per eventuali sensi di colpa, sia lui che
Hatori erano grandi a sufficienza per assumersi le proprie responsabilità…ma
non si sarebbero mai lasciati.
Poco
dopo la musica cessò di colpo, annunciando la fine dell’esibizione. Non
appena i presenti uscirono dallo stato di trance in cui Hatori li aveva
indotti, scoppiarono dei sonori applausi di apprezzamento. Il ragazzo fece
un profondo inchino mentre Momiji balzava in piedi e, spinto da
un’eccesso d’euforia, gli si aggrappava al collo lanciandogli un
complimento dietro l’altro.
I
due andarono così a sedersi ai loro posti ed il banchetto potè
finalmente avere inizio.
Erano
passate alcune ore dall’inizio dei festeggiamenti e si stava lentamente
avvicinando la mezzanotte. In generale gli umori erano alle stellee tutti
si stavano divertendo….tutti tranne Yuki.
Era
stato più silenzioso e tranquillo del solito, anche se dentro si sentiva
stranamente inquieto….in oltre le occhiate che gli indirizzava Akito con
quel suo maledettissimo sorriso sulle labbra lo stavano facendo sentir
male, gli stavano rievocando immagini tutt’altro che piacevoli.
E
poi gli continuava a tornare in mente Kyo ed il modo in cui li aveva
lasciati. Continuava a credere che ci fosse qualcosa di diverso nel tono
della sua voce….
Avrebbe
voluto andare da lui, possibilmente, o da qualsiasi altra parte piuttosto
che rimanere lì dentro! Già, ma con che scusa? Come poteva evitare il
controllo ossessivo di Akito? Si sentiva così in trappola….
Era
talmente distratto dai suoi pensieri che non si accorse minimamente della
persona che gli si stava avvicinando alle spalle. Solo quando un paio di
braccia lo catturarono e….
“Yukiiiiii!!!!”
“Waaahhh!!!”
balzò di scatto e si voltò incontrando il volto sorridente del fratello
“Che vuoi tu? Che ci fai qui? Ti ho detto di non avvicinarti!”
“Oh
non fare il cattivone fratellino! Ed io che volevo soltando darti un
regalino in onore del nuovo anno!” piagnucolò Ayame.
“Non
sono cattivo! E poi non ho bisogno di un regalo!”
“Ed
invece lo prendi perché l’ho confezionato personalmente con tutto il
mio affetto!”
Yuki
si sentì sbiancare alla parola ‘confezionato’. Non osava immaginare
che cosa avesse potuto creare il suo folle fratello per lui. Stava per
rifiutare ‘gentilmente’ il suo pensiero quando Aya lo anticipò sul
tempo.
“Ragazziiiii!!!!!
Porto via Yuki per un po’!!!! Devo dargli il mio regalino che sta in
camera mia!!” urlò a tutti i presenti che si voltarono e lo fissarono
perplessi….o con compassione nei confronti di Yuki.
Il
ragazzo stava giusto per opporsi ma l’altro lo artigliò al braccio e lo
trascinò di forza fuori dalla sala con un sorrisone sulle labbra. Una
volta fuori ed abbastanza lontani dai loro compagni, allentò leggermente
la presa. Yuki colse l’occasione per liberarsi.
“Aya…grazie
ma non era necessario che mi facessi un regalo.” disse leggermente
scocciato ma non più arrabbiato come prima.
“Ma
se devi ancora vederlo, come fai a dire già che non ti piacerà!”
piagnucolò di nuovo “E comunque era tutta una scusa per tirarti fuori
da là.”
Yuki
si fermò di colpo e fissò il fratello come se gli fosse spuntata una
seconda testa da un’attimo all’altro.
“Come
prego..?”
“Beh…un
altro minuto là dentro e sono convinto avresti tentato il suicidio, o
sbaglio? E se ti conosco bene non avresti mai osato sfidare Akito per
svignartela, temi troppo eventuali ripercussioni….quindi ti ci ho tirato
fuori io!”
Yuki
continuò a fissarlo allibito.
“Chi
sei tu? E che fine ha fatto mio fratello?”
“Mi
sento ferito…” disse portandosi drammaticamente una mano al cuore
“Anni fa potrei anche essere stato troppo stupido per capire i segnali
che mi mandavi….ma ho imparato dai miei errori e mi sono promesso di
aiutarti per quanto mi sarebbe stato concesso. Ora vai pure….penserò io
ad Akito quando tornerò al banchetto…posso sempre dirgli che il regalo
ti è piaciuto così tanto che non te ne sei voluto separare!” e rise.
Il
giovane Soma non sapeva che dire. Questo suo comportamento così premuroso
lo aveva totalmente spiazzato. Era la prima volta che Ayame lasciava
cadere la sua maschera da giullare per mostrare la serietà e tutto
l’affetto che provava per il fratello.
“Ora
non fissarmi così….guarda che al mio regalo non scappi….lo troverai
nella tua stanza quando tornerai!”
“Ayame….”
sussurrò prima di colmare il poco spazio che li separava e dare un rapido
abbraccio al fratello “Grazie…” poi si voltò imbarazzo e corse via.
Yuki
uscì nei giardini ed anche se era notte ed era senza giacca, non si fermò…continuò
a vagare per alcuni minuti fino a quando non si ritròvò davanti
all’abitazione di Kyo. Si era diresso lì senza neppure accorgersene.
Era come se una mano invisibile lo avesse spinto in quella direzione.
Ora
sinceramente non sapeva come scusare la sua presenza….che poteva dire a
Kyo, che era venuto lì a cercar rissa? Che era venuto lì per trovare un
angolo sicuro e per sfuggire alle sue paure? Già, davvero una bella
entrata in scena.
Fissò
alcuni istanti la casetta e notò che non una sola luce era accesa. Tutto
era così silenzioso che fu subito assalito dal pensiero che l’altro
ragazzo fosse già andato a dormire, anche se sapeva benissimo che non era
da Kyo….doveva ancora giungere la mezzanotte in fondo.
Poi
però il suo sguardo andò oltre all’apparenza e si ritrovò a provare
una stranissima sensazione di vuoto e solitudine verso quell’abitazione.
Che Kyo, dietro quella sua apparenza spavalda e casinista, si sentisse
davvero così? Effettivamente nessuno aveva mai nutrito il minimo
interesse per lui, nessuno si era mai preoccupato se stesse bene oppure
no….al contrario di lui che aveva sempre qualcuno su cui poter contare.
Questo
gli provocò una notevole fitta al cuore ma una voce non tardò a
distrarlo dai suoi pensieri.
“Ehi
topo! Che ci fai in questo luogo sperduto? Non dovresti essere al
banchetto?”
Yuki
alzò la testa e vide Kyo fare capolino dal tetto, con un’espressione
perplessa sul volto. Era tutto infagottato nel suo cappotto e nella
sciarpa, segno che era là fuori già da un bel po’.
“Mi
stavo annoiando, così me la sono svignata e mi sono messo a fare quattro
passi…” rispose con sincerità.
“Ah…beh…già
che ci sei salta su no? La scala è dall’altra parte!”
Yuki
aggirò la casa e raggiunse Kyo sul tetto, sedendosi accanto a lui. Il
rossino stava fissando il cielo stellato e quando lo vide gli lanciò una
rapida occhiata. I due trascorsero un paio di minuti in un imbarazante
silenzio poi finalmente si decisero a parlare.
“Akito
non si arrabbierà sapendo che te ne sei andato?”
“Probabile…ma
Aya ha detto che mi avrebbe coperto…è stato lui a permettermi di
uscire…”
“Ayame
ha fatto questo?” chiese sorpreso.
“Già…incredibile
vero?” disse accennando un vago sorriso.
“Eccome!
Non lo facevo così temerario!”
Con
questo si zittirono nuovamente. Era così strano per loro riuscire a
conversare in modo naturale senza saltarsi alla gola dopo il primo scambio
di battute. Forse era perché era un giorno di festa e l’allegria
generale aveva intaccato anche il loro umore.
“Che
cosa stavi facendo quassù?”
“Stavo
osservando
il cielo, come l’anno scorso….non è che abbia molto da fare
qui e di certo non aspettavo visite…” rispose un po’ malinconico.
“Oh….”
la sensazione di solitudine lo invase nuovamente.
“Senti…dimmi
un po’…com’è stata la danza di Momiji e Hatori?” chiese senza
neppure fissare l’altro ragazzo, cercando di non suonare troppo curioso.
“Meravigliosa!
Momiji era il sempre il solito…sprizzava allegria da tutti i pori…Hatori
invece era proprio come lo aveva descritto Shigure, ammaliante ed
ipnotizzante…è stato davvero bravissimo. E poi l’abito da cerimonia
gli donava particolarmente…credo che sia quello a cui sta meglio
addosso.”
“Oh….capisco…”
mormorò cupamente.
Yuki
si voltò a fissare Kyo. Che aveva detto di male? Glielo aveva chiesto lui
di raccontarglelo no? Ciò che gli era sfuggito era il fatto che ne avesse
parlato con un trasporto eccessivo per una persona, di solito, controllata
come lui e questo aveva provocato una vena di gelosia nell’altro
ragazzo, che non aveva mai partecipato ad uno di quei banchetti e che non
aveva neppure mai visto l’abito da cerimonia dei suoi compagni.
Dopo
alcuni minuti si accorse finalmente della gaff commessa e si sentì un
verme, perché in fondo lui si lamentava tanto della sua situazione ma
c’era chi stava molto peggio…eppure non diceva mai una parola, beh,
tranne quando urlava ai quattro venti di odiarlo per via della leggenda.
Yuki
si sentì rabbrividire…e non sapeva spiegarsi se era per il freddo o per
la tristezza che provava pensando a Kyo e a quanto vorrebbe fare qualcosa
per aiutarlo ma gli era impossibile.
Improvvisamente
si accorse che qualcosa veniva adagiato sulle sue spalle e si ritrovò così
avvolto nel caldo cappotto di Kyo. Yuki fissò il compagno con espressione
stupita mentre quest’ultimo faceva di tutto per evitare il suo sguardo.
“Che
razza di idiota che sei! Venire qua fuori in pieno inverno senza niente
addosso!” sbuffò scocciato, in realtà cercava di camuffare
l’imbarazzo “E non ti azzardare a ringraziarmi….metterò tutto in
conto la prossima volta che ci batteremo!”
Yuki
sorrise mentre si stringeva nel cappotto….era così morbido e sapeva un
buon odore…sapeva di Kyo…fu forse per questo che si ritrovò a dire
qualcosa per la quale pensava di non aver mai trovato il coraggio.
“Io
non voglio combattere con te. Non mi piace.” mormorò.
“Come
scusa?” chiese l’altro preso alla sprovvista.
“Non
mi piace combattere contro di te. E’ una cosa stupida e senza senso.”
“E
perché mai sarebbe stupida!?” chiese Kyo cominciando ad irritarsi,
pensando che Yuki lo stesse dicendo perché non lo riteneva alla sua
altezza, perché lo credeva un debole.
“Perché
in realtà vorrei diventare tuo amico…mi accontenterei di quello…”
sussurrò imbarazzato, affondando il volto nel cappotto.
“Ah……”
quella di certo non era la risposta che si sarebbe aspettato. Che gli
poteva rispondere? Che anche a lui avrebbe fatto piacere essere suo
amico?….e poi aspettate un attimo! Cosa voleva dire con quell’ultima
frase?
“Ti
accontenteresti di quello? Cosa significa?” chiese con voce incerta. Non
poteva essere quello che credeva lui.
Yuki
non rispose ma voltò il capo per allontanare il viso dallo sguardo
indagatore dell’altro. Kyo lo vide stringersi con maggiore forza il
cappotto addosso mentre lui cominciava a sperare che fosse davvero quello
che credeva…anche se una vocina continuava a sussurrargli di non
illudersi perché avrebbe sofferto un’altra volta.
Ignorando
la vocina gli si avvicinò ed appoggiò una mano sulla sua spalla,
costringendolo a voltarsi e quello che vide aumentò le sue speranze. Il
ragazzo dai capelli argentati aveva il viso tinto di rosso
dall’imbarazzo ed i suoi occhi esprimevano qualcosa che Kyo non riusciva
a tramutare in parole.
“Yuki…”
sussurrò…e dopo un attimo passato a fissarlo nell’indecisione più
assoluta, prese tutto il coraggio di cui disponeva e colmò lo spazio che
divideva i loro volti, finendo così per baciarlo dolcemente sulle labbra.
Yuki
si irrigidì ad un simile ed inaspettato gesto. Quasi non poteva credere
che stesse succedendo davvero ma poi il tocco si fece più insistente…ed
allora capì che era reale. Così si lasciò un po’ andare e cercò di
rispondere timidamente al bacio.
Kyo
gli circondò la vita con un braccio e lo attirò maggiormente a sé
mentre Yuki gli passò le braccia attorno al collo. Passarono un paio di
minuti ed i due si dovettero separare per riprendere fiato.
Si
fissarono intensamente negli occhi, fronte contro fronte, senza dire una
parola anche se quel bacio aveva già parlato per loro. Proprio in quel
momento si sentirono i rintocchi della campana del tempio che segnavano la
mezzanotte e l’arrivo del nuovo anno.
Kyo
sorrise…uno di quei rari e dolci sorrisi che aveva visto troppo poco su
quelle labbra.
“Auguri
Yuki”
“Auguri
Kyo” rispose, ricambiando il sorriso e riattirandolo a sé per un altro
bacio. Forse quell’anno non aveva fatto tanto male a tornare alla
tenuta.
*************************************************
L’orologio
segnava le due e quaranta. Gli ospiti della casa erano già tutti nelle
loro stanze a dormire da un po’ visto che il banchetto era terminato
esattamente alle due. Solo una figura sembrava non trovare pace e si
aggirava ancora per i corridoi. Con passo felpato era giunta di fronte
alla porta di una camera e senza bussare vi era entrata con fare furtivo.
Dentro
tutte le luci erano spente ma trovò subito quello che cercava…o chi in
questo caso. Un ragazzo era seduto di fronte alla finestra ed era
illuminato dai tenui raggi di luna.
“Pensavo
che non saresti più venuto” disse con voce bassa, voltandosi a fissare
il nuovo arrivato
“Lo
sai che non sarei mai mancato….volevo solo accertarmi che tutti
dormissero…”
Shigure
si avvicinò ad Hatori e si sedette davanti a lui fissandolo con un
sorriso sulle labbra. Hatori allungò una mano e gli accarezzò una
guancia, spostandogli una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Shigure
socchiuse gli occhi beandosi del tocco e quando poi sentì quella mano
sfiorargli il collo ed attirarlo dolcemente a sé, li chiuse
completamente. Un attimo dopo le labbra di Hatori erano sulle sue,
cominciando a divorarle con atroce lentezza.
Fece
passare le braccia attorno alle sue spalle e si strinse a lui fino a quasi
sedergli sulle ginocchia mentre l’altro non perdeva tempo e gli
circondava la vita con le sue.
Un
sospiro sfuggì dalle labbra di Shigure e ciò permise ad Hatori di
intrufolarvi dentro la lingua, comcinando ad accarezzargli il palato ed a
lottare dolcemente con la sua compagna.
Con
questa inebriante distrazione nessuno dei due si accorse veramente di come
e quando avevano raggiunto il futon, steso non molto lontano dalla
finestra, e vi si erano adagiati sopra.
Il
giovane medico teneva intrappolato sotto di sé l’altro ragazzo mentre
gli baciava e mordicchiava il collo. Le sue mani ormai si erano
intrufolate sotto il suo yukata e stavano cercando allo stesso tempo di
slacciarlo ed accarezzare la pelle sottostante.
Dopo
alcuni tentativi riuscì ad aprirlo. Si staccò leggermente da Shigure per
poter ammirare il suo corpo perfetto e….inarcò un sopracciglio in un
misto di sorpresa ed approvazione quando vide che non indossava slip
sotto.
“Sbaglio
o ti eri già preparato?” sussurrò sorridendo appena contro il suo
orecchio.
“Ho
fatto male per caso?” rispose sorridendo maliziosamente.
“No…assolutamente…”
e tornò a baciarlo sul collo mentre le mani potevano, finalmente,
accarezzarlo senza ostacoli.
Queste
si soffermarono in particolar modo sui suoi capezzoli, stuzzicandoli tra
le dita prima che giungesse la sua bocca a sostituirle, così che
potessero continuare la loro esplorazione.
Shigure
cominciò a gemere leggermente sotto quelle attenzioni, il viso arrossato
dalla crescente passione e gli occhi chiusi. Quanto gli erano mancate le
notti con Hatori…non riusciva ancora a capire come potesse resistere così
a lungo lontano da lui e da tutto quello. Lo amava così tanto che avrebbe
voluto averlo sempre al suo fianco…e non in occasioni così sporadiche.
Hatori
intanto era sceso fino al suo basso ventre sia con la bocca che con le
mani…e con entrambe stava facendo di tutto pur di non sfiorare il centro
del piacere del suo compagno…divertendosi un po’ a tenerlo sulle
spine, o più che altro a sentirlo implorare con quell’adorabile voce
che aveva.
Infatti
le suppliche non tardarono ad arrivare…
“H-Hatori…piantala…t-ti
prego…” chiese ansimante.
Il
ragazzo sorrise soddisfatto e si apprestò ad esaudire la richiesta
dell’amato. Sfiorò con la lingua la punta della sua erezzione e la leccò
in tutta la sua lunghezza prima di prenderla in bocca e cominciare a
succhiare.
Shigure
si lasciò sfuggire un gemito più sonoro degli altri, che cercò subito
di zittire con una mano….non voleva rischiare di svegliare qualcuno ed
attirare la sua attenzione. L’altra mano intanto seguiva i movimenti di
Hatori mentre gli accarezzava i capelli.
Hatori
godeva del piacere che riusciva a donare al compagno. Era così bello
avere un simile potere su di lui, averlò alla sua mercè in quel
modo….era un vero spettacolo. E poi il suo sapore…non si sarebbe mai
stancato di quello.
Era
passato troppo tempo dall’ultima volta che lo aveva potuto
assaggiare…e quella sera si sentiva particolarmente affamato quindi
prese a succhiare con maggiore intensità mentre Shigure si inarcava e
contorceva sotto di lui, cercando di assecondare i suoi movimenti.
Il
giovane scrittore non resse a lungo e qualche minuto dopo si svuotò nella
sua bocca con un urlo strozzato. Hatori ovviamente non si perse una sola
goccia di quel nettare sublime, lo ripulì per bene prima di allontanarsi
e tornare a baciarlo con passione sulle labbra.
“Mi
sei mancato Shigure” sussurrò, fissandolo con occhi colmi di
sentimento.
“Anche
tu…..tremendamente…” rispose l’altro sorridendo con dolcezza.
Shigure
divaricò le gambe e fece capire ad Hatori che voleva di più, che voleva
unirsi a lui con tutto sé stesso.
Il
ragazzo lò baciò nuovamente mentre faceva scivolare a terra il suo
yukata e si sistemava tra le sue gambe. Poi allungò la mano verso un
vasetto di crema e lo aprì, raccogliendone un po’ tra le dita.
Dopo
di questo le portò alla sua apertura e cominciò ad accarezzarla prima di
inserirci dentro un dito, preparandolo a quello che sarebbe seguito.
Shigure
si contorse appena ma non provò il minimo fastidio, neppure quando Hatori
inserì un secondo ed un terzo dito, anzi dovette trattenere i gemiti.
“O-ora…fallo
ora…”
Hatori
allontanò la mano e prese di nuovo la crema, cospargendone un po’ sulla
sua erezione. Poi sollevò le sue gambe e se le mise attorno alla vita
mentre si posizionava e cominciava a penetrare dolcemente in lui, beandosi
di una simile sensazione di completezza.
Shigure
trattenne il respiro, inarcandosi ed assecondando la sua spinta fino a
quando non lo sentì completamente in lui. Il compagno gli diede qualche
istante per abituarsi alla sua presenza ma lui gli fece capire che non ne
aveva bisogno.
Così
cominciò ad entrare ed uscire dal suo corpo, prima lentamente poi con
sempre maggiore foga, fino a quando non riuscì più a controllarsi. Le
sue spinte si fecero sempre più forti e profonde, le loro bocche si
sigillarono per attuttire i gemiti e le urla.
A
Shigure sembrò di impazzire, specialmente quando la mano dell’amato si
intrufolò tra i loro corpi ed afferrò la sua erezzione, cominciando ad
accarezzarla a ritmo delle sue spinte.
Fu
il primo a cedere all’orgasmo, svuotandosi sui loro ventri mentre Hatori
lo seguì di lì a pochi minuti riversando il suo seme dentro di lui. Dopo
di questo si lasciò cadere su Shigure, che lo accolse con un sorriso
stanco ma soddisfatto a braccia aperte.
“Ti
amo Hato” sussurrò con il viso tra i suoi capelli.
“Ti
amo anch’io Gure”
“Se
non altro questo banchetto ha la sua utilità….posso stare con te per
ben tre giorni senza dovermi giustificare!”
Hatori
ridacchiò.
“Mi
fa piacere sentire che sono più importante delle tradizioni.”
“Oh
molto più importante….sei senza prezzo.”
“Anche
tu….” si sollevò sui gomiti e lo baciò fugacemente “Un giorno
vedrai…non dovremmo più fare le cose di nascosto.”
“Già…anche
se questa cosa degli amanti segreti ha il suo fascino…” sorrise
maliziosamente mentre tornava a strusciarsi contro di lui con fare del
tutto ‘innocente’.
*OWARI*
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