Nota: Questa fic l’ho scritta appositamente per le mie tre adorabili sorelle Sakuya, Seimei e Yurika alle quali voglio un mondo di bene se non di più! Voi siete una cura meravigliosa contro ogni malumore…riuscite sempre a farmi tornare l’allegria! In oltre riuscite a sopportare i miei scleri…il che è una grande cosa!^_- Se non vi avessi incontrate non so cosa avrei fatto…beh…probabilmente vi avrei inventate!^__^ Sori Yu dice che ho una mente contorta quindi tutto sarebbe possibile!^^

Non mi resta che sperare che questa fic vi piaccia…ed ovviamente ricordo che i personaggi non sono miei ma di Natsuki Takaya….Hatoruccio mio…sigh….ç____ç

 

Amori notturni

di Miyuki

 

“Ragazzi…siamo sicuri di far bene a lasciare da sola Tohru? E per ben tre giorni? Non vorrei mai commettere l’errore dell’anno scorso…” disse Yuki mentre si stringeva maggiormente nel suo cappotto.

Anche se era una giornata di sole tirava un vento gelido che ti penetrava senza pietà nelle ossa. Odiava il freddo e se fosse stato per lui se ne sarebbe rimasto a casa al calduccio senza mettere naso fuori di casa. Invece si trovava per strada, in direzione di un luogo che non voleva raggiungere e dove avrebbe incontrato una persona che non voleva incontrare. Magnifico!

“Non ti preoccupare Yuki, questa volta ci siamo assicurati che non sia veramente da sola. Ci sono le sue due amiche con lei a tenerle compagnia…e poi abbiate un po’ di compassione per me! Se anche quest’anno non fossi riuscito a portarvi al banchetto sarei stato spellato vivo…” disse Shigure piagnucolando.

“Sai che perdita.”

“Sigh…sei senza cuore!”

“Vi ricordo che io non posso parteciparvi…che ci vengo a fare alla tenuta?!” borbottò Kyo con espressione cupa, cercando per l’ennesima volta di liberarsi da quell’impegno…non di certo perché non poteva partecipare ai festeggiamenti, non solo per quello almeno.

“Una cosa positiva in tutta questa storia. Non sarò costretto a sopportare la tua fastidiosa presenza.”

“Come osi maledetto topo! Se non fosse per te non dovrei sopportare una simile umiliazione!” s’infervorì il rosso.

“Ormai dovresti essere abituato alle umiliazioni. Quante volte ti ho battuto? Sinceramente ho perso il conto…”

“Tu razza di…”

“Buoni ragazzi buoni…” disse Shigure mettendosi in mezzo prima che i due si azzannassero alla gola “Oggi dovrebbe essere un giorno di festa…non potreste comportarvi un po’ più civilmente?”

I due ragazzi si guardarono in cagnesco ancora qualche istante poi Kyo voltò di scatto la testa dall’altra parte e riprese a camminare, sbuffando sonoramente mentre cercava di calmare i nervi. Shigure lo seguì subito scuotendo la testa rassegnato.

Yuki invece rimase indietro. Un’espressione triste era comparsa sul suo volto mentre fissava da dietro i suoi due compagni.

Era più forte di lui…non riusciva ad evitare di essere così cattivo con Kyo, di stuzzicarlo a quel modo e farlo arrabbiare. Eppure non erano quelle le sue vere intenzioni…

Sapeva ormai con certezza che Kyo l’odiava, che lo riteneva responsabile di tutte le sue sfortune…solo perché lui era nato con la maledizione del topo. Neppure fosse stato lui il topo della leggenda! Non aveva scelto lui quel destino, anzi le cose sarebbero state molto più facili se fosse stato un ragazzo normale. Avrebbe evitato di soffrire molte volte ed inutilmente.

Non poteva di certo negare che un po’ di risentimento era giustificabile, Kyo era di sicuro quello che soffriva di più tra loro…evitato e additato da tutti come un mostro. Lui avrebbe voluto sinceramente essergli amico. Per quanto restasse un tipo irritante ed un po’ troppo casinista gli piaceva stare in sua compagnia…era divertente.

Però non ci riusciva…ogni volta che apriva bocca gli diceva cose maligne e cominciavano a litigare…il tutto perché aveva paura di farsi scoprire troppo, anche solo desiderando la sua amicizia. Aveva paura che Kyo capisse ciò che in realtà desiderava davvero…

“Yukiii! Cosa fai ancora lì imbambolato? Muoviti o faremo tardi!” gli urlò Shigure da lontano.

“Si arrivo!” rispose abbandonando i suoi pensieri e tornando ad assumere l’espressione di sempre.

Li raggiunse con una rapida corsa ed i tre continuarono la loro camminata verso la casa principale dei Soma.

Vi arrivarono circa venti minuti più tradi e fortunatamente il viaggio era trascorso senza incidenti…beh…non troppi almeno.

Davanti al portone della tenuta stava in piedi Hatsuharu, che come al solito si era preso l’incarico di accoglierli, più per curiosità che per altro.

“Ehilà Hatsu! Sempre qui fuori di vedetta eh?” salutò allegramente il giovane scrittore mentre si avvicinavano al ragazzo.

“Ovvio…volevo vedere se quest’anno riuscivate a trascinare quei due al banchetto.”

“Come vedi ci sono riuscito – facendo il segno della vittoria – anche se buona parte del merito va a Tohru…quella ragazza ha uno spirito di persuasione innato!”

“Già…in ogni caso è un piacere vedervi qui.”

“Lo fosse anche per me…” dissero Kyo e Yuki contemporaneamente. Si scambiarono un’occhiataccia e poi tornarono ad ignorarsi.

“Sentite, io non ho voglia di congelarmi ulteriormente quindi che ne dite di entrare?” propose Shigure.

“Direi che è un’idea magnifica.” rispose Yuki. Kyo si limitò a sbuffare ed a seguire gli altri tre all’interno dei giardini della tenuta.

“Gli altri sono già arrivati tutti?” chiese il moretto ad Hatsuharu.

“Sì, si stanno preparando per la serata…sono tutti ansiosi di assistere alla danza di questa sera, pure Momiji è più allegro e agitato del solito al pensiero di danzare con Hatori.”

Quell’anno infatti era l’anno del Dragone quindi toccava a Momiji ed al giovane medico salutare quello appena trascorso ed accogliere quello nuovo, come augurio ed auspicio di buona sorte per la famiglia Soma.

“Hatori è davvero così bravo? Cioè…so di avervi già assistito in passato ma ero troppo piccolo e non ricordo molto ad essere sinceri…” chiese il ragazzo dai capelli argentati con un’espressione vagamente curiosa, trovando appoggio nel suo compagno più giovane.

“Beh…mi sembra ovvio che non ricordiate, comunque Hatori non è semplicemente bravo…è fenomenale! La sua è una danza incantatrice, che ammalia ed affascina…vi ho già assistito quattro volte ma ogni volta rimango a bocca aperta. La gente non riesce a togliergli gli occhi di dosso, è come ipnotizzata. Se fin da giovane l’effetto che provocava negli altri era notevole, col passare del tempo è diventato incredibile.” rispose Shigure, che aveva parlato con un’estrema dolcezza ed orgoglio e con occhi persi nei ricordi.

I tre ragazzi notarono la cosa ma non dissero niente a riguardo. Sapevano quanto i due uomini fossero legati da una profonda amicizia e rispetto, anche se avevano il sentore che ci fosse di più tra loro di quello che davano a vedere.

In ogni caso non era affar loro indagare sul loro rapporto ed anche se lo avessero compreso, non sarebbero mai andati a sbandierarlo ai quattro venti. Sapevano fin troppo bene come venivano visti da Akito i legami dei membri maledetti della famiglia.

“Sentirti parlare così mi fa diventare ancora più curioso.” disse infine Yuki.

“Anche a me…” si unì Hatsuharu.

Shigure rise allegramente, dando sonori colpi sulla schiena ai due poveri malcapitati.

“Beh, persto la vostra curiosità verrà saziata!”

Presto si cominciò ad intravedere l’edificio principale, all’interno del quale si sarebbe svolto il banchetto ed avrebbero alloggiato i membri dello Zodiaco con eventuali famigliari per tutti i tre giorni dei festeggiamenti. Fu in quel momento che Kyo si fermò di colpo, attirando l’attenzione dei compagni.

“Qui io vi lascio. Non mi è concesso andare oltre…e poi vorrei evitare d’incontrare Kagura il più possibile. Divertitevi questa sera.” e senza aspettare risposta dagli altri si allontanò in direzione della piccola casa isolata, che era stata allestita da sempre come abitazione dell’Escluso.

Ad essere sinceri non era per Kagura che se l’era filata a quel modo. Non riusciva a sopportare i loro discorsi, il loro rievocare ricordi ai quali non faceva parte e di cui non sapeva nulla. Su ciò che riguardava la famiglia Soma, in verità, era mantenuto allo scuro di tutto, veniva a sapere le cose solamente se gliele raccontavano….perché lui, nonostante avesse il nome ed il sangue di quella famiglia, era stato cancellato dalla lista dei suoi componenti…tutto per colpa di una stupida maledizione.

Per quello non sopportava di venire alla tenuta, perché ciò gli ricordava con maggiore intensità quanto non fosse gradita la sua presenza. Finchè viveva all’esterno poteva illudersi che qualcuno tenesse a lui e lo apprezzasse, mentre lì dentro veniva calcato il concetto che era solo.

Yuki lo fissò allontanarsi con espressione indecifrabile, aveva percepito qualcosa nel tono della sua voce, ma fu subito trascinato via da Shigure e Hastuharu e non potè pensarci più di tanto.

Una volta dentro l’enorme abitazione decisero di recarsi per prima cosa a rendere omaggio ad Akito, cosa che Yuki sapeva necessaria ma che lo fece rabbrividire comunque.

I tre si avviarono decisi verso la camera del capo-famiglia ed una volta di fronte alla porta, bussarono ed entrarono. Yuki era diventato mortalmente pallido ed esitò un attimo prima di mettere piede nella stanza. Hatsuharu posò delicatamente una mano sulla spalla dell’amico in segno d’incoraggiamento, ricevendo in cambio un debole sorriso.

“Buona sera Akito…come stai?” chiese Shigure con il solito umore allegro e per nulla intimorito dall’altro ragazzo, qualcosa che gli invidiavano in molti.

“Oh Shigure! Ben arrivato….e vedo che con te ci sono anche Hatsuharu e Yuki…” rispose Akito con quel sorriso enigmatico che completava perfettamente gli occhi gelidi e taglienti. La strana enfasi con la quale aveva pronunciato il suo nome fece rabbrividire e gelare Yuki, che strinse i pungi e si sforzò di mantenere un’espressione neutrale ed indifferente.

“Sono felice di sapre che questa sera al banchetto ci sarete tutti….si è sentita la tua mancanza lo scorso anno…” aggiunse alzandosi in piedi e sfiorandogli una guancia con una mano.

Il giovane Soma s’impose di non indietreggiare e di sostenere coraggiosamente lo sguardo di colui che infestava i suoi incubi.

“Deduco che ci sia anche…l’altro….”

Shigure fece un cenno d’assenso col capo, sapendo che con quel “altro” si stava riferendo a Kyo.

“Sì…si è diretto nei suoi alloggi….”

“Bene…spero che vi rimanga…non vorrei che quella feccia venisse a rovinare i festeggiamenti…” disse dando le spalle ad i tre ragazzi.

Sia Yuki che Hatsuharu si morsero la lingua per non ribattere a quello che aveva appena detto. Nessuno aveva il diritto di trattare a quel modo Kyo, lui meno di tutti.

"Bene....ora potete andare...le vostre camere sono state predisposte come al solito...e voglio ricordarvi che non ammetto ritardi al banchetto!"

"Tranquillo Akito! Saremo i primi!" rispose Shigure, che dopo aver fatto un lieve inchino si voltò per uscire dalla stanza.

Gli altri due ragazzi fecero altrettanto ma prima che oltrepassassero la soglia della camera, la voce di Akito richiamò la loro attenzione.

"Ah Yuki....spero che alla fine dei festeggiamenti riusciremo a fare...una bella chiaccherata noi due da soli...sai, non aspettavo altro da molto tempo..."

Yuki sbiancò di colpo, sentendosi quasi mancare, ma trovò la forza per uscire...senza voltarsi ne rispondere ad Akito.

Una volta fuori Hatsuharu gli passò un braccio attorno alle spalle e notò che stava tremando.

"Tutto bene Yuki?"

"Si....per quel che mi è possibile in questa situazione..." mormorò.

Proprio in quel momento comparvero lungo il corridoio Ayame e Kisa, che corsero subito verso i loro amici.

"Yuuukkkiiiii!!!!" urlò Aya andando incontro al fratello e rinchiudendolo in un abbraccio stritolante prima che potesse tentare la fuga "Che bello rivederti!!!!!"

"Lasciami subito andare!" intimò il povero malcapitato cercando di sgusciare via da quella stretta.

"Noooooo!!! E' passato troppo tempo dall'ultima volta che ti ho visto!!! Devo rimediare!!!"

"Aya....sigh....mi tradisci così spudoratamente con tuo fratello...sigh...non mi ami più…" piagnucolò Shigure mentre Kisa andava ad abbracciare il 'fratellino' Hatsuharu.

Questo fece in modo che Ayame lasciasse andare Yuki, che potè finalmente respirare liberamente, per voltarsi verso il suo amico di sempre e fissarlo con occhi grondanti di lacrime.

"Oh Gure!! Non fare così! Tu lo sai che per me sei l'unico...non esiste nessun altro!!"

"Oh Aya...mio adorato..."

"Oh Gure!"

"Oh Aya!"

I due si corsero incontro a braccia spalancate e si abbracciarono con la migliore scenografia di Via Col Vento alle spalle.

"Mi rifiuto di credere di avere un fratello così idiota...è impossibile..." disse passandosi una mano sulla faccia, sospirando esasperato. Ma non si accorse che in questi brevi minuti era riuscito già a dimenticare il panico che Akito aveva generato in lui poco prima.

Ayame infatti, quando era venuto a sapere che Yuki era tornato e che era andato a rendere omaggio al loro giovane capo-famiglia, si era precipitato ad accoglierlo con il suo migliore comportamento da buffone in caso ci fosse bisogno di allentare la tensione.

Aveva commesso troppi errori in passato ed ora stava cercando di rimediare almeno nelle piccole cose del presente, visto che non poteva più cambiare quello che era accaduto. In oltre, sapere di poter sempre contare su Shigure per le sue sceneggiate era confortante.

“Allora amico mio, vi fermerete  per tutti e tre i giorni vero?” disse  il ragazzo dai lunghi capelli argentati sciogliendo l’abbraccio e fissando il compagno allegramente.

“Puoi contarci! Non ho fatto tutta questa fatica per trascinare quei due testoni qui alla tenuta per una semplice toccata e fuga!”

“Beneee!! Avrò Gure ed il mio adorabile fratellino a disposizione per ben tre giorni! Ci divertiremo un sacco vedrete!!”

“Stammi lontano tu…” minacciò Yuki con espressione assassina.

“Suvvia Yuki, non fare il timido! Lo so che vuoi restare da solo con il tuo fratellone…sai che faccio, ti lascio nelle sue adorabili manine mentre io vado a fare un salutino ad Hato!” disse Shigure sorridendo innocentemente mentre un’aura cupa si innalzava dall’altro ragazzo.

“Shigure….io ti uccido…..”

“Oh Gure! Faresti davvero questo per me!?” chiese Aya con occhioni luccicanti.

“Per te questo ed altro!” rispose prendendo tra le sue mani quelle dell’amico.

“Come sei buono!….Hatori è nella sua stanza a prepararsi…sono sicuro che gli farà piacere vederti!” e gli fece l’occhiolino, provocando una risata nel moretto.

“Bene….allora te li affido….a sta sera ragazzi!” e con questo si avviò lungo il corridoio, ignorando le urla di protesta di Yuki.

La sua camminata era lenta ma decisa. Conosceva quella casa come le sue tasche nonostante la sua grandezza, conosceva la disposizione di ogni singolo ripostiglio e stanza….e conosceva ancora meglio la sua destinazione.

Quante volte da piccolo era sgattagliolato fuori dalla sua cameretta per andare a trovare l’amico e passare la notte con lui a chiaccherare o a giocare un po’ prima di crollare addormentati nel suo futon! Ad un osservatore esterno, poteva sembrare che l’unico a divertirsi fosse Shigure mentre l’altro si limitava a sopportare pazientemente la sua presenza ma in realtà Hatori si comportava solamente da…Hatori. Da bambino era molto simile a come è oggi da adulto, ovvero un tipo tranquillo e silenzioso, che non lascia trasparire i suoi sentimenti se non con le persone di cui si fida ciecamente….e ciò non toglieva il fatto che gli piacevano quelle visite notturne.

Quell’abitudine perdurò anche col passare degli anni e certe volte capitava che si unisse a loro pure Ayame…poi quelle visite assunsero un significato ben diverso dal semplice tenersi compagnia a vicenda.

Shigure sorrise ripensando ai dolci momenti del passato e senza neppure accorgersene arrivò davanti alla porta della camera del compagno. Il sorriso si allargò quando decise di entrare senza annunciarsi e fargli una sorpresa.

Fece scorrere silenziosamente la porta e fece un passo all’interno della stanza, rimanendo subito incantato alla vista che gli si presentava davanti agli occhi.

Hatori era al centro della stanza e gli dava le spalle, che erano nude in quanto indossava solamente i soffici e larghi pantaloni neri come l’ebano dell’abito da cerimonia. La soffice seta con la quale erano confezzionati assumeva strani riflessi bronzei a causa degli ultimi raggi di sole che filtravano dalla finestra.

Proprio in quel momento si stava chinando a raccogliere la lunga casacca dello stesso colore, che giaceva ordinatamente piegata sul basso tavolino ai suoi piedi, per indossarla e Shigure non riuscì a trattenere un lieve sospiro di delusione perché presto quel corpo perfetto sarebbe stato nascosto alla sua vista.

“Shigure…invece di stare lì imbambolato, entra e chiudi la porta per favore…” disse il giovane medico senza voltarsi mentre indossava il secondo indumento.

Il moretto sorrise e fece come gli era stato detto.

“Non ti si può proprio cogliere di sorpresa eh?”

“Con tutte le volte che hai provato dovresti saperlo ormai.”

Shigure rise allegramente e raggiunse il compagno, piazzandosi di fronte a lui e facendo finalmente incontrare i loro sguardi. Ovviamente il volto di Hatori era serio ed impassibile come sempre ma lo scrittore lo conosceva bene e sapeva leggere attraverso quella maschera.

Senza che glielo venisse chiesto, si chinò e prese tra le mani la lunga fascia di seta blu, lavorata finemente con filo d’argento. Si avvicinò ad Hatori e fece passare lentamente le braccia attorno alla sua vita per poi cominciare ad avvolgere la fascia attorno ad essa mentre l’altro teneva chiusi i due lembi della casacca. Tutto il processo venne svolto senza che i due sciogliessero l’abbraccio dei loro sguardi.

La morbida stoffa scivolava dolcemente tra le sue dita mentre portava a termine il suo compito con eleganza e precisione…ed anche una volta finito le sue mani non accennavano a lasciare la loro presa sulla vita del compagno.

Shigure sorrise e l’attimo dopo si ritrovò le labbra di Hatori premute contro le sue. Una mano era scivolata alla base del suo collo e lo teneva immobile mentre il bacio veniva approfondito con immenso piacere dello scrittore. Entrambi avevano chiuso gli occhi e si stavano assaporando il momento ma presto si separarono per riprendere fiato, i loro respiri leggermente affannati.

“Grazie.” sussurrò Hatori.

“E’ stato un piacere.” sorrise al loro gioco di parole.

Hatori indugiò ancora qualche attimo ad accarezzargli i capelli ed il volto, poi si allontanò…avrebbe voluto continuare ma doveva prepararsi. Mancavano un paio d’ore all’inizio del banchetto ma lui si doveva trovare con Momiji nel giro di un quarto d’ora per attuare il rito di purificazione dello spirito, che consisteva in un periodo di meditazione e di preghiera.

Raccolse così l’ultimo indumento mancante, il coprispalle dello stesso blu profondo della fascia, e lo indossò. Shigure, ancora una volta, si offrì di aiutarlo e cominciò a far passare nelle asole i piccoli alamari d’oro e bronzo.

Una volta finito fece qualche passo in dietro ed ammirò il risultato. Il cuore gli prese a battere più veloce ed il respiro gli si mozzò in gola mentre faceva scorrere lo sguardo sul corpo del compagno, avvolto in quei colori che complementavano quelli dei suoi occhi e dei suoi capelli. Tutto quello non poteva che essere descritto con una sola parola….perfezione.

“Ti ho mai detto che quell’abito ti rende ancora più affascinante ed irresistibile del solito?”

Hatori sorrise.

“Giusto qualche volta.”

“Ah…allora aggiungine una alla lista.”

“Lo farò senz’altro.”

Hatori si avvicinò nuovamente a Shigure e lo attirò a sé con dolcezza per poterlo baciare. Shigure sospirò beato e gli circondò il collo con le braccia. Quanto gli erano mancati i tocchi di quelle labbra e di quelle mani sul suo corpo. Doveva essere passato più di un mese dall’ultima volta che si erano potuti vedere.

Con la scusa che Hatori era il medico della famiglia Soma, oltre che quello personale di Akito, non riusciva ad uscire spesso dalla tenuta….e se tutte le volte che trovava il tempo per farlo si fosse recato a casa sua, la cosa avrebbe destato sospetti….proprio come avrebbero destato sospetti delle sue visite troppo frequenti….indifferentemente dal fatto che fossero amici di lunghissima data o no.

In questo modo i loro incontri erano molto diluiti o improvvisati…quindi ogni attimo che trascorrevano assieme veniva usato nel miglior modo possibile. Purtroppo quei momenti non sembravano mai durare abbastanza…specialmente per colpa di quella noiosissima esigenza fisica che era il respirare.

“Ti ho mai detto quanto adoro il sapore dei tuoi baci?” gli sussurrò Hatori a fior di labbra quando si separarono.

“Giusto qualche volta.” rispose utilizzando le sue stesse parole di prima.

“Posso contare su una delle tue solite visite notturne questa sera, vero?”

“Oh si…..senza alcun dubbio….sono a tua disposizione per ben tre giorni….”

“Bene….non sono disposto a condividerti.” e sorrise in un modo alquanto predatorio, cosa che fece rabbrividire il povero Shigure da capo a piedi…ma in modo molto piacevole.

“Ora devo andare Shigure…” sospirò accarezzandogli una guancia.

“Lo so…” si voltò e si chinò a prendere il copricapo che era appoggiato su un piedistallo in legno sopra il tavolino, per poi posizionarlo accuratamente sulla testa del compagno “Ti augurerei buona fortuna ma so già che non ne avrai bisogno…..sarai perfetto.”

“Grazie” e sfiorò nuovamente le sue labbra in un rapido bacio “Ci rivedremo questa sera al banchetto.”

“Non vedo l’ora.”

 

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Kyo aveva raggiunto la sua abitazione. Era un mini-edificio di cinque stanze segregato nell’angolo più remoto ed isolato del possedimento dei Soma.

Lo trovò nelle stesse condizioni in cui l’aveva lasciato l’ultima volta che aveva avuto il coraggio, o la sfortuna, di tornare lì. L’arredamento era molto spoglio ed essenziale. Non vi era alcun tocco personale nel soggiorno o nello studio, solo nella camera da letto sembrava esserci una qualche traccia di vita e di colore.

Un tappetino rosso ai piedi del letto….un sacco da box appeso al soffitto….degli scaffali con alcuni libri appoggiati sopra in modo disordinato…una piccola abajour sul comodino accanto a due cornici, contenenti una foto di lui da piccolo in braccio al suo adorato maestro ed una dei suoi genitori.

Si sedette sul letto e prese proprio quest’ultima tra le mani e la studiò attentamente come già aveva fatto in passato molte volte.

I suoi genitori stavano in piedi, abbracciati teneramente l’uno all’altro, con uno splendido paesaggio alle spalle…e sorridevano alla macchina fotografica. Lui non li aveva mai visti sorridere, non in quel modo allegro e sereno almeno, a lui erano stati indirizzatti solo sorrisi falsi o l’indifferenza assoluta.

Gli era stato detto che quella foto risaliva a qualche mese dopo il loro matrimonio…parecchio tempo prima del suo concepimento. Gli era stato detto anche che i suoi genitori erano al settimo cielo quando seppero che avrebbero avuto un figlio…..chissà perché ma lui non ci credeva, anche se in fondo al cuore sperava davvero di non essere sempre stato odiato da loro.

Dopo la sua nascita e dopo la scoperta della sua vera natura….la vita fu tutt’altro che felice per lui. I suoi genitori si vergognavano o avevano paura di lui, la gente lo fissava con disgusto o lo evitava. Sua madre era rimasta con lui perché lo amava, così diceva lei, in realtà voleva solo controllare e tenere nascosto agli occhi degli altri il suo fallimento. Suo padre almeno era stato più onesto, faceva finta che non esistesse…tutte le volte che era a casa lo ignorava. E quando sua madre si siucidò, allora lo abbandonò definitivamente.

Fortunatamente arrivò Kazuma Soma a fornirgli l’affetto di una vera famiglia e di questo gliene sarebbe stato grato in eterno. Poi fu trascinato in una serie di eventi che non aveva previsto. La competitività con Yuki, con Hatsuharu, la gentilezza un po’ insolita di Shigure, le persecuzioni di Kagura, l’amicizia di Tohru…tutto questo gli aveva fatto capire che non tutti lo volevano evitare e provavano disgusto per lui.

Era questo del mondo esterno che apprezzava di più….lì le persone accettavano la sua presenza, in modo positivo o negativo ma l’accettavano.

Ma anche lì fuori esisteva la sofferenza. Le parole che gli aveva pronunciato Shigure alcuni mesi prima bruciavano come tizzoni ardenti nella sua mente.

 

“Perché ti comporti come se fossi obbligato ad odiarlo?

Dai tuoi occhi…sembra che tu abbia paura di saperlo.”

 

Oh, lui sapeva perfettamente perché odiava Yuki….perché era obbligato ad odiarlo. Il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammettere che aveva perso di vista il suo obiettivo primario, ovvero quello di vendicarsi per il torto subito nella leggenda. Non avrebbe mai ammesso di aver smesso di provare rancore nei suoi confronti. Non avrebbe sopportato il fatto che si fosse innamorato di lui.

Per lui amare significava soffrire. Era sempre stato così…ed anche con Yuki non sarebbe cambiata la cosa, anzi sarebbe peggiorata perché sapeva che il compagno non lo avrebbe mai ricambiato. Quindi tanto valeva continuare ad odiarlo….a fingere di odiarlo almeno.

Kyo sospirò e posò nuovamente la foto sul comodino, si alzò e si diresse in cucina. Era tempo che si preparasse la cena…chissà se quei simpaticoni si erano ricordati di riempirgli il frigo…

 

 

All’interno della casa principale, intanto, stava per aver inizio il banchetto. I partecipanti sedevano al loro posto formando una semi circonferenza, lasciando il centro ed il resto della stanza vuoto per la danza che sarebbe stata eseguita da lì a pochi minuti.

I membri della famiglia Soma maledetti dai dodici animali dello zodiaco erano disposti secondo la leggenda. Al primo posto sulla sinistra stava Yuki, con la solita espressione calma e controllata sul volto, dopo di lui c’erano Hatsuharu e Kisa, che stavano chiaccherando in tutta tranquillità, poi si potevano notare due spazzi vuoti che appartenevano rispettivamente a Momiji e ad Hatori, ed infine c’era Ayame, tutto allegro e gioviale.

Giusto al centro della fila stava Akito con indosso un classico kimono verde e nero. Quel sorriso falsamente cordiale non aveva abbandonato una sola volta le sue labbra mentre fissava con soddisfazione i presenti. Quell’anno c’erano tutti.

Poi la fila proseguiva. C’era Rin, con i capelli neri raccolti in una complicata acconciatura e lo sguardo impenetrabile, poi c’era Hiro, che fissava innocentemente Kisa dall’altra parte della stanza, Ritsu, vestito come al solito da donna, Kureno che parlava con pacatezza e cortesia eccessiva con Shigure e per ultima Kagura.

C’era una strana aria d’attesa che aleggiava per la stanza e quando le porte si aprirono e sulla soglia comparvero le figure di Hatori e Momiji, piombò subito un profondo silenzio. Ci furono una serie di esclamazioni di sorpresa da parte di chi non aveva mai avuto la fortuna di vedere il giovane medico in quel meraviglioso abito che lo faceva sembrare davvero una divinità e Shigure non riuscì a trattenere un sorriso, sapendo che il meglio doveva ancora cominciare.

Il primo ad entrare fu proprio Hatori, che con passo lento e felino andò ad inginocchiarsi al centro della sala da cerimonia, appoggiando le mani sulle ginocchia e chiudendo gli occhio come se stesse meditando.

Subito dopo entrò Momiji. In mano reggeva quella che sembrava una rosa fatta interamente in giada ed andò a posizionarsi alle spalle dell’uomo.

Ad un cenno di Akito un gruppo di musici, appostati in un angolo della stanza, cominciarono a suonare note di una melodia tradizionale con i loro strumenti e la danza ebbe inizio.

Momiji cominciò a muoversi ed a saltellare per la stanza seguendo il ritmo della musica ma imprimendo allo stesso tempo qualcosa di suo…di originale. La sua espressione allegra e spensierata toccava le persone, che si ritrovarono a sorridere inconsciamente.

Era come se davanti a loro non ci fosse veramente il ragazzo bensì un vero e proprio coniglio, intento a scorrazzare felice in un verde campo.

Quella era la sesazione che i presenti percepivano guardandolo e quello era lo scopo della danza, mettere a nudo l’anima del sacro animale in modo che scendesse tra di loro sulla terra e portasse i propri saluti all’anno appena trascorso ed a quello in arrivo.

Momiji teneva stretta in una mano la rosa di giada e la sventolava come se fosse una bacchetta magica. Il suo abito, simile a quello di Hatori a parte per i colori solari che lo caratterizzavano, fluttuava nell’aria creando piacevoli bagliori rosso-dorati.

Ad un certo punto la melodia divenne sempre più lenta e lieve fino a quando non fu che un sussurro di sottofondo. In quel momento Momiji venne a trovarsi proprio di fronte ad Hatori e come la tradizione voleva si inginocchiò e porse con il massimo rispetto la rosa al compagno.

Il Coniglio cedeva lo scettro al suo successore, il Dragone.

Fu allora che Hatori aprì gli occhi per la prima volta e subito il magnetismo di quei profondi pozzi blu catturò la massima attenzione dei presenti. Con un gesto elegante della mano afferrò la rosa e si alzò in piedi, facendo poi un inchino al suo giovane compagno che rimase dov’era.

I musici ripresero a suonare a pieno ritmo ma questa volta la melodia era diversa, era tranquilla ed armoniosa…aveva un non so che di ipnotizzante, proprio come i movimenti del ragazzo.

Volteggiava per la stanza con passo lento e calcolato, le mani e le braccia erano in perfetta sincronia con il resto del corpo e si muovevano sinuosamente come le spire di un drago.

L’espressione del suo volto era impenetrabile e seria, vi era anche una profonda concentrazione nei suoi occhi ma allo stesso tempo era perfettamente rilassato.

La gente lo fissava incantata, tanto che sembrava trattenere il respiro per non rovinare una simile esibizione. Era davvero qualcosa di unico come aveva riferito prima Shigure. Quest’ultimo poi stava fissando l’amico con una tale ammirazione ed intensità che avrebbero reso palesi i suoi sentimenti agli occhi di qualsiasi altra persona lo stesse guardando in quel momento….fortunatamente tutti erano troppo presi dalla danza per fare caso a lui.

Sorrise pensando che quella perfezione fatta persona apparteneva a lui…e non sarebbe stato stupido come Kana. Avrebbe lottato per tenerselo a fianco, non si sarebbe lasciato andare per eventuali sensi di colpa, sia lui che Hatori erano grandi a sufficienza per assumersi le proprie responsabilità…ma non si sarebbero mai lasciati.

Poco dopo la musica cessò di colpo, annunciando la fine dell’esibizione. Non appena i presenti uscirono dallo stato di trance in cui Hatori li aveva indotti, scoppiarono dei sonori applausi di apprezzamento. Il ragazzo fece un profondo inchino mentre Momiji balzava in piedi e, spinto da un’eccesso d’euforia, gli si aggrappava al collo lanciandogli un complimento dietro l’altro.

I due andarono così a sedersi ai loro posti ed il banchetto potè finalmente avere inizio.

 

Erano passate alcune ore dall’inizio dei festeggiamenti e si stava lentamente avvicinando la mezzanotte. In generale gli umori erano alle stellee tutti si stavano divertendo….tutti tranne Yuki.

Era stato più silenzioso e tranquillo del solito, anche se dentro si sentiva stranamente inquieto….in oltre le occhiate che gli indirizzava Akito con quel suo maledettissimo sorriso sulle labbra lo stavano facendo sentir male, gli stavano rievocando immagini tutt’altro che piacevoli.

E poi gli continuava a tornare in mente Kyo ed il modo in cui li aveva lasciati. Continuava a credere che ci fosse qualcosa di diverso nel tono della sua voce….

Avrebbe voluto andare da lui, possibilmente, o da qualsiasi altra parte piuttosto che rimanere lì dentro! Già, ma con che scusa? Come poteva evitare il controllo ossessivo di Akito? Si sentiva così in trappola….

Era talmente distratto dai suoi pensieri che non si accorse minimamente della persona che gli si stava avvicinando alle spalle. Solo quando un paio di braccia lo catturarono e….

“Yukiiiiii!!!!”

“Waaahhh!!!” balzò di scatto e si voltò incontrando il volto sorridente del fratello “Che vuoi tu? Che ci fai qui? Ti ho detto di non avvicinarti!”

“Oh non fare il cattivone fratellino! Ed io che volevo soltando darti un regalino in onore del nuovo anno!” piagnucolò Ayame.

“Non sono cattivo! E poi non ho bisogno di un regalo!”

“Ed invece lo prendi perché l’ho confezionato personalmente con tutto il mio affetto!”

Yuki si sentì sbiancare alla parola ‘confezionato’. Non osava immaginare che cosa avesse potuto creare il suo folle fratello per lui. Stava per rifiutare ‘gentilmente’ il suo pensiero quando Aya lo anticipò sul tempo.

“Ragazziiiii!!!!! Porto via Yuki per un po’!!!! Devo dargli il mio regalino che sta in camera mia!!” urlò a tutti i presenti che si voltarono e lo fissarono perplessi….o con compassione nei confronti di Yuki.

Il ragazzo stava giusto per opporsi ma l’altro lo artigliò al braccio e lo trascinò di forza fuori dalla sala con un sorrisone sulle labbra. Una volta fuori ed abbastanza lontani dai loro compagni, allentò leggermente la presa. Yuki colse l’occasione per liberarsi.

“Aya…grazie ma non era necessario che mi facessi un regalo.” disse leggermente scocciato ma non più arrabbiato come prima.

“Ma se devi ancora vederlo, come fai a dire già che non ti piacerà!” piagnucolò di nuovo “E comunque era tutta una scusa per tirarti fuori da là.”

Yuki si fermò di colpo e fissò il fratello come se gli fosse spuntata una seconda testa da un’attimo all’altro.

“Come prego..?”

“Beh…un altro minuto là dentro e sono convinto avresti tentato il suicidio, o sbaglio? E se ti conosco bene non avresti mai osato sfidare Akito per svignartela, temi troppo eventuali ripercussioni….quindi ti ci ho tirato fuori io!”

Yuki continuò a fissarlo allibito.

“Chi sei tu? E che fine ha fatto mio fratello?”

“Mi sento ferito…” disse portandosi drammaticamente una mano al cuore “Anni fa potrei anche essere stato troppo stupido per capire i segnali che mi mandavi….ma ho imparato dai miei errori e mi sono promesso di aiutarti per quanto mi sarebbe stato concesso. Ora vai pure….penserò io ad Akito quando tornerò al banchetto…posso sempre dirgli che il regalo ti è piaciuto così tanto che non te ne sei voluto separare!” e rise.

Il giovane Soma non sapeva che dire. Questo suo comportamento così premuroso lo aveva totalmente spiazzato. Era la prima volta che Ayame lasciava cadere la sua maschera da giullare per mostrare la serietà e tutto l’affetto che provava per il fratello.

“Ora non fissarmi così….guarda che al mio regalo non scappi….lo troverai nella tua stanza quando tornerai!”

“Ayame….” sussurrò prima di colmare il poco spazio che li separava e dare un rapido abbraccio al fratello “Grazie…” poi si voltò imbarazzo e corse via.

Yuki uscì nei giardini ed anche se era notte ed era senza giacca, non si fermò…continuò a vagare per alcuni minuti fino a quando non si ritròvò davanti all’abitazione di Kyo. Si era diresso lì senza neppure accorgersene. Era come se una mano invisibile lo avesse spinto in quella direzione.

Ora sinceramente non sapeva come scusare la sua presenza….che poteva dire a Kyo, che era venuto lì a cercar rissa? Che era venuto lì per trovare un angolo sicuro e per sfuggire alle sue paure? Già, davvero una bella entrata in scena.

Fissò alcuni istanti la casetta e notò che non una sola luce era accesa. Tutto era così silenzioso che fu subito assalito dal pensiero che l’altro ragazzo fosse già andato a dormire, anche se sapeva benissimo che non era da Kyo….doveva ancora giungere la mezzanotte in fondo.

Poi però il suo sguardo andò oltre all’apparenza e si ritrovò a provare una stranissima sensazione di vuoto e solitudine verso quell’abitazione. Che Kyo, dietro quella sua apparenza spavalda e casinista, si sentisse davvero così? Effettivamente nessuno aveva mai nutrito il minimo interesse per lui, nessuno si era mai preoccupato se stesse bene oppure no….al contrario di lui che aveva sempre qualcuno su cui poter contare.

Questo gli provocò una notevole fitta al cuore ma una voce non tardò a distrarlo dai suoi pensieri.

“Ehi topo! Che ci fai in questo luogo sperduto? Non dovresti essere al banchetto?”

Yuki alzò la testa e vide Kyo fare capolino dal tetto, con un’espressione perplessa sul volto. Era tutto infagottato nel suo cappotto e nella sciarpa, segno che era là fuori già da un bel po’.

“Mi stavo annoiando, così me la sono svignata e mi sono messo a fare quattro passi…” rispose con sincerità.

“Ah…beh…già che ci sei salta su no? La scala è dall’altra parte!”

Yuki aggirò la casa e raggiunse Kyo sul tetto, sedendosi accanto a lui. Il rossino stava fissando il cielo stellato e quando lo vide gli lanciò una rapida occhiata. I due trascorsero un paio di minuti in un imbarazante silenzio poi finalmente si decisero a parlare.

“Akito non si arrabbierà sapendo che te ne sei andato?”

“Probabile…ma Aya ha detto che mi avrebbe coperto…è stato lui a permettermi di uscire…”

“Ayame ha fatto questo?” chiese sorpreso.

“Già…incredibile vero?” disse accennando un vago sorriso.

“Eccome! Non lo facevo così temerario!”

Con questo si zittirono nuovamente. Era così strano per loro riuscire a conversare in modo naturale senza saltarsi alla gola dopo il primo scambio di battute. Forse era perché era un giorno di festa e l’allegria generale aveva intaccato anche il loro umore.

“Che cosa stavi facendo quassù?”

“Stavo osservando  il cielo, come l’anno scorso….non è che abbia molto da fare qui e di certo non aspettavo visite…” rispose un po’ malinconico.

“Oh….” la sensazione di solitudine lo invase nuovamente.

“Senti…dimmi un po’…com’è stata la danza di Momiji e Hatori?” chiese senza neppure fissare l’altro ragazzo, cercando di non suonare troppo curioso.

“Meravigliosa! Momiji era il sempre il solito…sprizzava allegria da tutti i pori…Hatori invece era proprio come lo aveva descritto Shigure, ammaliante ed ipnotizzante…è stato davvero bravissimo. E poi l’abito da cerimonia gli donava particolarmente…credo che sia quello a cui sta meglio addosso.”

“Oh….capisco…” mormorò cupamente.

Yuki si voltò a fissare Kyo. Che aveva detto di male? Glielo aveva chiesto lui di raccontarglelo no? Ciò che gli era sfuggito era il fatto che ne avesse parlato con un trasporto eccessivo per una persona, di solito, controllata come lui e questo aveva provocato una vena di gelosia nell’altro ragazzo, che non aveva mai partecipato ad uno di quei banchetti e che non aveva neppure mai visto l’abito da cerimonia dei suoi compagni.

Dopo alcuni minuti si accorse finalmente della gaff commessa e si sentì un verme, perché in fondo lui si lamentava tanto della sua situazione ma c’era chi stava molto peggio…eppure non diceva mai una parola, beh, tranne quando urlava ai quattro venti di odiarlo per via della leggenda.

Yuki si sentì rabbrividire…e non sapeva spiegarsi se era per il freddo o per la tristezza che provava pensando a Kyo e a quanto vorrebbe fare qualcosa per aiutarlo ma gli era impossibile.

Improvvisamente si accorse che qualcosa veniva adagiato sulle sue spalle e si ritrovò così avvolto nel caldo cappotto di Kyo. Yuki fissò il compagno con espressione stupita mentre quest’ultimo faceva di tutto per evitare il suo sguardo.

“Che razza di idiota che sei! Venire qua fuori in pieno inverno senza niente addosso!” sbuffò scocciato, in realtà cercava di camuffare l’imbarazzo “E non ti azzardare a ringraziarmi….metterò tutto in conto la prossima volta che ci batteremo!”

Yuki sorrise mentre si stringeva nel cappotto….era così morbido e sapeva un buon odore…sapeva di Kyo…fu forse per questo che si ritrovò a dire qualcosa per la quale pensava di non aver mai trovato il coraggio.

“Io non voglio combattere con te. Non mi piace.” mormorò.

“Come scusa?” chiese l’altro preso alla sprovvista.

“Non mi piace combattere contro di te. E’ una cosa stupida e senza senso.”

“E perché mai sarebbe stupida!?” chiese Kyo cominciando ad irritarsi, pensando che Yuki lo stesse dicendo perché non lo riteneva alla sua altezza, perché lo credeva un debole.

“Perché in realtà vorrei diventare tuo amico…mi accontenterei di quello…” sussurrò imbarazzato, affondando il volto nel cappotto.

“Ah……” quella di certo non era la risposta che si sarebbe aspettato. Che gli poteva rispondere? Che anche a lui avrebbe fatto piacere essere suo amico?….e poi aspettate un attimo! Cosa voleva dire con quell’ultima frase?

“Ti accontenteresti di quello? Cosa significa?” chiese con voce incerta. Non poteva essere quello che credeva lui.

Yuki non rispose ma voltò il capo per allontanare il viso dallo sguardo indagatore dell’altro. Kyo lo vide stringersi con maggiore forza il cappotto addosso mentre lui cominciava a sperare che fosse davvero quello che credeva…anche se una vocina continuava a sussurrargli di non illudersi perché avrebbe sofferto un’altra volta.

Ignorando la vocina gli si avvicinò ed appoggiò una mano sulla sua spalla, costringendolo a voltarsi e quello che vide aumentò le sue speranze. Il ragazzo dai capelli argentati aveva il viso tinto di rosso dall’imbarazzo ed i suoi occhi esprimevano qualcosa che Kyo non riusciva a tramutare in parole.

“Yuki…” sussurrò…e dopo un attimo passato a fissarlo nell’indecisione più assoluta, prese tutto il coraggio di cui disponeva e colmò lo spazio che divideva i loro volti, finendo così per baciarlo dolcemente sulle labbra.

Yuki si irrigidì ad un simile ed inaspettato gesto. Quasi non poteva credere che stesse succedendo davvero ma poi il tocco si fece più insistente…ed allora capì che era reale. Così si lasciò un po’ andare e cercò di rispondere timidamente al bacio.

Kyo gli circondò la vita con un braccio e lo attirò maggiormente a sé mentre Yuki gli passò le braccia attorno al collo. Passarono un paio di minuti ed i due si dovettero separare per riprendere fiato.

Si fissarono intensamente negli occhi, fronte contro fronte, senza dire una parola anche se quel bacio aveva già parlato per loro. Proprio in quel momento si sentirono i rintocchi della campana del tempio che segnavano la mezzanotte e l’arrivo del nuovo anno.

Kyo sorrise…uno di quei rari e dolci sorrisi che aveva visto troppo poco su quelle labbra.

“Auguri Yuki”

“Auguri Kyo” rispose, ricambiando il sorriso e riattirandolo a sé per un altro bacio. Forse quell’anno non aveva fatto tanto male a tornare alla tenuta.

 

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L’orologio segnava le due e quaranta. Gli ospiti della casa erano già tutti nelle loro stanze a dormire da un po’ visto che il banchetto era terminato esattamente alle due. Solo una figura sembrava non trovare pace e si aggirava ancora per i corridoi. Con passo felpato era giunta di fronte alla porta di una camera e senza bussare vi era entrata con fare furtivo.

Dentro tutte le luci erano spente ma trovò subito quello che cercava…o chi in questo caso. Un ragazzo era seduto di fronte alla finestra ed era illuminato dai tenui raggi di luna.

“Pensavo che non saresti più venuto” disse con voce bassa, voltandosi a fissare il nuovo arrivato

“Lo sai che non sarei mai mancato….volevo solo accertarmi che tutti dormissero…”

Shigure si avvicinò ad Hatori e si sedette davanti a lui fissandolo con un sorriso sulle labbra. Hatori allungò una mano e gli accarezzò una guancia, spostandogli una ciocca di capelli dietro un orecchio.

Shigure socchiuse gli occhi beandosi del tocco e quando poi sentì quella mano sfiorargli il collo ed attirarlo dolcemente a sé, li chiuse completamente. Un attimo dopo le labbra di Hatori erano sulle sue, cominciando a divorarle con atroce lentezza.

Fece passare le braccia attorno alle sue spalle e si strinse a lui fino a quasi sedergli sulle ginocchia mentre l’altro non perdeva tempo e gli circondava la vita con le sue.

Un sospiro sfuggì dalle labbra di Shigure e ciò permise ad Hatori di intrufolarvi dentro la lingua, comcinando ad accarezzargli il palato ed a lottare dolcemente con la sua compagna.

Con questa inebriante distrazione nessuno dei due si accorse veramente di come e quando avevano raggiunto il futon, steso non molto lontano dalla finestra, e vi si erano adagiati sopra.

Il giovane medico teneva intrappolato sotto di sé l’altro ragazzo mentre gli baciava e mordicchiava il collo. Le sue mani ormai si erano intrufolate sotto il suo yukata e stavano cercando allo stesso tempo di slacciarlo ed accarezzare la pelle sottostante.

Dopo alcuni tentativi riuscì ad aprirlo. Si staccò leggermente da Shigure per poter ammirare il suo corpo perfetto e….inarcò un sopracciglio in un misto di sorpresa ed approvazione quando vide che non indossava slip sotto.

“Sbaglio o ti eri già preparato?” sussurrò sorridendo appena contro il suo orecchio.

“Ho fatto male per caso?” rispose sorridendo maliziosamente.

“No…assolutamente…” e tornò a baciarlo sul collo mentre le mani potevano, finalmente, accarezzarlo senza ostacoli.

Queste si soffermarono in particolar modo sui suoi capezzoli, stuzzicandoli tra le dita prima che giungesse la sua bocca a sostituirle, così che potessero continuare la loro esplorazione.

Shigure cominciò a gemere leggermente sotto quelle attenzioni, il viso arrossato dalla crescente passione e gli occhi chiusi. Quanto gli erano mancate le notti con Hatori…non riusciva ancora a capire come potesse resistere così a lungo lontano da lui e da tutto quello. Lo amava così tanto che avrebbe voluto averlo sempre al suo fianco…e non in occasioni così sporadiche.

Hatori intanto era sceso fino al suo basso ventre sia con la bocca che con le mani…e con entrambe stava facendo di tutto pur di non sfiorare il centro del piacere del suo compagno…divertendosi un po’ a tenerlo sulle spine, o più che altro a sentirlo implorare con quell’adorabile voce che aveva.

Infatti le suppliche non tardarono ad arrivare…

“H-Hatori…piantala…t-ti prego…” chiese ansimante.

Il ragazzo sorrise soddisfatto e si apprestò ad esaudire la richiesta dell’amato. Sfiorò con la lingua la punta della sua erezzione e la leccò in tutta la sua lunghezza prima di prenderla in bocca e cominciare a succhiare.

Shigure si lasciò sfuggire un gemito più sonoro degli altri, che cercò subito di zittire con una mano….non voleva rischiare di svegliare qualcuno ed attirare la sua attenzione. L’altra mano intanto seguiva i movimenti di Hatori mentre gli accarezzava i capelli.

Hatori godeva del piacere che riusciva a donare al compagno. Era così bello avere un simile potere su di lui, averlò alla sua mercè in quel modo….era un vero spettacolo. E poi il suo sapore…non si sarebbe mai stancato di quello.

Era passato troppo tempo dall’ultima volta che lo aveva potuto assaggiare…e quella sera si sentiva particolarmente affamato quindi prese a succhiare con maggiore intensità mentre Shigure si inarcava e contorceva sotto di lui, cercando di assecondare i suoi movimenti.

Il giovane scrittore non resse a lungo e qualche minuto dopo si svuotò nella sua bocca con un urlo strozzato. Hatori ovviamente non si perse una sola goccia di quel nettare sublime, lo ripulì per bene prima di allontanarsi e tornare a baciarlo con passione sulle labbra.

“Mi sei mancato Shigure” sussurrò, fissandolo con occhi colmi di sentimento.

“Anche tu…..tremendamente…” rispose l’altro sorridendo con dolcezza.

Shigure divaricò le gambe e fece capire ad Hatori che voleva di più, che voleva unirsi a lui con tutto sé stesso.

Il ragazzo lò baciò nuovamente mentre faceva scivolare a terra il suo yukata e si sistemava tra le sue gambe. Poi allungò la mano verso un vasetto di crema e lo aprì, raccogliendone un po’ tra le dita.

Dopo di questo le portò alla sua apertura e cominciò ad accarezzarla prima di inserirci dentro un dito, preparandolo a quello che sarebbe seguito.

Shigure si contorse appena ma non provò il minimo fastidio, neppure quando Hatori inserì un secondo ed un terzo dito, anzi dovette trattenere i gemiti.

“O-ora…fallo ora…”

Hatori allontanò la mano e prese di nuovo la crema, cospargendone un po’ sulla sua erezione. Poi sollevò le sue gambe e se le mise attorno alla vita mentre si posizionava e cominciava a penetrare dolcemente in lui, beandosi di una simile sensazione di completezza.

Shigure trattenne il respiro, inarcandosi ed assecondando la sua spinta fino a quando non lo sentì completamente in lui. Il compagno gli diede qualche istante per abituarsi alla sua presenza ma lui gli fece capire che non ne aveva bisogno.

Così cominciò ad entrare ed uscire dal suo corpo, prima lentamente poi con sempre maggiore foga, fino a quando non riuscì più a controllarsi. Le sue spinte si fecero sempre più forti e profonde, le loro bocche si sigillarono per attuttire i gemiti e le urla.

A Shigure sembrò di impazzire, specialmente quando la mano dell’amato si intrufolò tra i loro corpi ed afferrò la sua erezzione, cominciando ad accarezzarla a ritmo delle sue spinte.

Fu il primo a cedere all’orgasmo, svuotandosi sui loro ventri mentre Hatori lo seguì di lì a pochi minuti riversando il suo seme dentro di lui. Dopo di questo si lasciò cadere su Shigure, che lo accolse con un sorriso stanco ma soddisfatto a braccia aperte.

“Ti amo Hato” sussurrò con il viso tra i suoi capelli.

“Ti amo anch’io Gure”

“Se non altro questo banchetto ha la sua utilità….posso stare con te per ben tre giorni senza dovermi giustificare!”

Hatori ridacchiò.

“Mi fa piacere sentire che sono più importante delle tradizioni.”

“Oh molto più importante….sei senza prezzo.”

“Anche tu….” si sollevò sui gomiti e lo baciò fugacemente “Un giorno vedrai…non dovremmo più fare le cose di nascosto.”

“Già…anche se questa cosa degli amanti segreti ha il suo fascino…” sorrise maliziosamente mentre tornava a strusciarsi contro di lui con fare del tutto ‘innocente’.

 

 

*OWARI*

 

 


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