Amore Immortale
parte XII
di Vickysweetgirl
Mio
dolce crepuscolo eterno,
(‘Anonimo’)
-Tempesta-
Il pianto dei violini si spense d’un colpo insieme ai rumori della festa, come se in un battito di ciglia non ci fosse rimasto più nessuno ad abitare la terra. Nello sguardo di Demian il terrore era stato soppiantato da uno stupore improvviso e crescente. Sospirò intensamente quando braccia forti lo strinsero e un petto ampio si spinse contro di lui. Sentì la dolce leggerezza di quei capelli neri sulla guancia e sul collo, percependoli come una carezza d’ali. Rimase immobile, pietrificato da quello che stava accadendo, non sapendo se credervi o meno. Cosa avrebbe fatto se fosse stato solo uno sprazzo di follia generato dalla sua mente ormai vacillante? L’uomo che lo stringeva intensificò la stretta. _Demian… Quando sentì pronunciare il proprio nome il ragazzo si sciolse dal torpore conseguente allo stupore e strinse a sua volta quel corpo, aggrappandovisi come una radice alla terra. Non riuscì a trattenere le lacrime, che gli rotolarono luminose e calde sulle guance; gemette di piacere e sollievo.
_A-Andrea…!!_ disse con voce incerta,_ Andrea!_
gridò, e lo strinse convulsamente, come a voler entrare in lui e perdervisi
dentro. _Demian,_ ripeté_ finalmente. Ti ho cercato, quanto ti ho cercato…_ sussurrò sulle sue labbra. Il rossino, senza trattenersi, scoppiò in singhiozzi più intensi e si rituffò tra le sue braccia; tremava convulsamente. _Dio mio, Dio mio Andrea… sei… sei qui. Tu sei qui! Non-non è possibile che tu sia qui, io… Andrea… _Demian, sono qui, sono qui stretto a te. Smetti di tremare così adesso, calmati. Gli disse mentre, accarezzandola, guardava dall’alto la sua capigliatura rosso fuoco. In tutte quelle notti non aveva fatto altro che sognarla; sognare lui, di accarezzarlo, di averlo così tra le sue braccia. _Non mi lasciare. Non mi lasciare, non mi lasciare!_ supplicava il rossino, che aveva da troppo relegato dentro sé tutto il terrore che aveva provato in quei giorni. Strinse forte tra le dita il cappotto del vampiro, il viso contro il suo petto, le spalle che sobbalzavano sotto le mani dell’altro. _Demian,_ iniziò Andrea, staccandolo dolcemente da lui e guardandolo negli occhi. Gli scostò i capelli dalla fronte e ci poggiò contro la sua; si fissarono con tale, folle affetto…_ Adesso_ continuò in tono fermo ma pacato_ Da questo momento non devi temere nulla. Hai capito? Ci sono io con te adesso, e non potresti essere più al sicuro. Demian respirava affannosamente, troppa era stata infatti l’emozione, la sorpresa, troppa la paura che aveva accumulato in quelle notti. Con dita assetate ed incerte toccò il volto di Andrea, accarezzandogli le guance, le tempie, i capelli lisci e morbidi come seta nera. Poggiò nuovamente il capo al suo petto e sorrise debolmente. _Non ho più paura adesso. Il vampiro abbassò uno sguardo infinitamente dolce su di lui e fu allora che notò due fori profondi sul suo collo. Piano fece girare la testa di Demian da un lato, per poterli meglio guardare; li sfiorò appena e subito rialzò lo sguardo di fronte a sé, uno sguardo che non aveva nulla della dolcezza di pochi istanti prima, uno sguardo carico d’odio. Il rossino, vergognandosene, si coprì il morso con la mano e distolse lo sguardo, ricordando con orrore i momenti in cui aveva sentito quei denti feroci conficcarsi in profondità nella sua carne. _Questo…_ tentò di spiegare. Andrea aveva digrignato i denti. Pura rabbia gli bolliva dentro, pura rabbia imperversava come magma incandescente nei suoi occhi blu oltremare. _Pagherà…_ disse senza preoccuparsi di nascondere ciò che provava_ per questo, pagherà. Io lo ammazzo. _Andrea, no! Dobbiamo andarcene, non fare stupidaggini! _Il ragazzo ha ragione, dovresti proprio ascoltarlo. Nell’udire quella voce Demian sobbalzo gemendo e si rigirò tra le braccia dell’altro, che di riflesso lo aveva stretto di più a sé. Quella che era stata soltanto una voce acquisì un corpo quando Melìt comparve dalla porta della sala, il volto ruotato di tre quarti, il viso rilassato ed occhi furbeschi ed enigmatici. _Tu… tu!_ tuonò Andrea facendosi più avanti. Demian sentiva che i suoi nervi erano tesi fino allo spasimo ed ebbe paura di quello che sarebbe potuto accadere. _Andrea calmati._ lo invitò con ansia.
_Sì Andrea, calmati_ ripeté il biondo
imitandolo; rise di gusto, infilando le dita nelle tasche dei pantaloni
chiari_ Ha ragione, sai? Parla così SOLO per il tuo bene,_ disse facendo
qualche passo in avanti_ sa perfettamente di cosa sono capace. _TE L’AVEVO DETTO DI STARGLI LONTANO!_ tuonò. Melìt chiuse gli occhi innocentemente e scosse la testa. _Mi tocca il cuore, davvero Andrea, però proprio non riesco a digerire_ riaprì gli occhi,_ un amore immorale come questo. Improvvisamente Demian si sentì mancare e si afflosciò tra le braccia di Andrea, che lo sorresse. _Demian! Demian, che hai?!_ chiese preoccupato il vampiro. Il rossino, aggrappandosi a lui, si tirò su. _N-non preoccuparti…_ rispose lui con un filo di voce. Aveva la pelle sudata, il volto pallido e il respiro spezzato.
_Non ti senti bene?_ continuò il moro allarmato.
_Povero piccolo, gliene ho fatte patire un po’.
_Razza di bastardo!! _In altra circostanza non avrei esitato un solo istante a fartela pagare cara. Ma adesso è più importante che io lo porti via. Via da te. Andrea si voltò ma solo per veder avanzar verso di sé una figura minuta. Alex si fermò lontano, guardando l’antico immortale con gli occhi inespressivi, freddi e terrificanti dell’ultima volta. Il moro voltò appena la testa verso Melìt. _Te ne vuoi andare proprio adesso? Ma la festa è appena cominciata._ Si oppose il biondo divertito_ Il mio bambino non vede l’ora di fare felice il suo papà, non è così? Il giovane immortale mosse altri passi in avanti, fino a trovarsi a circa un metro da Andrea e Demian. Il moro puntò gli occhi nei suoi, avvertendolo telepaticamente di non fare niente per ostacolarlo. Senza staccare lo sguardo da lui gli passò alla larga; mentre si trovava alla sua stessa altezza, il ragazzino gli piombò addosso ma lui era preparato e con un calcio lo allontanò. Avvertì qualcuno alle spalle, ma prima che potesse voltarsi Melìt gli era già addosso, e afferrato un braccio di Demian, lo scagliò contro la parete. Il rossino batté violentemente la testa, accasciandosi a terra; si toccò la fronte contusa gemendo. _Demian! Lo chiamò Andrea, che subito però dovette pensare ad Alex che era tornato alla carica. Il suo colpo andò in porto stavolta, costringendo il vampiro a piegarsi di lato, assestandogli un calcio sul fianco. Il moro, ritrovato l’equilibrio, tentò di correre da Demian, ma Alex gli si gettò contro, sbattendolo contro il muro. Lo afferrò per il collo della maglia e lo alzò, come se non fosse stato più alto, più adulto e più robusto di lui.
Intanto Melìt si era avvicinato al rossino a
terra, e si era chinato velocemente prendendolo malamente per un braccio.
Avvicinò il volto al suo, godendo della paura espressa dagli ansiti
dell’altro. Si sentì mancare le forze e si lasciò andare contro la porta, poggiandovisi con la schiena, ad occhi chiusi. Quando li riaprì una moltitudine di vampiri aveva gli occhi puntati su di lui. Occhi rossi e concupiscenti. Non sapeva cosa fare, l’unica via d’uscita fattibile era invalicabile. Nonostante sapesse di non poter far nulla, non appena alcuni bevitori di sangue gli si avvicinarono con intenzioni poco amichevoli, corse verso la finestra e si gettò contro la ringhiera, guardando in basso. Non poteva saltare da quell’altezza, si sarebbe ammazzato. Tornò a voltarsi verso la sala gremita; riconobbe Steve Hamilton e la donna vampiro di poco prima, che insieme ad altri si stavano avvicinando sempre più. Uno di loro rideva, eccitato da quella facile, troppo facile caccia. Demian deglutì e si preparò. Se doveva morire, l’avrebbe fatto lottando con le unghie e con i denti, non avrebbe implorato né mostrato timore. Quasi gridò quando si sentì afferrare il polso. Dall’altra parte della ringhiera c’era Nicki, accaldato e affannato che guardò lui, poi la sola, poi nuovamente lui, il tutto repentinamente. _Nicki…! _Vuoi sbrigarti?! _ Non fece in tempo a dirlo che la vampira dai capelli scuri e l’abito succinto con cui prima Demian si era trovato faccia a faccia, si slanciò in avanti e lo afferrò per le braccia, strattonandolo così forte da strappargli la giacca._ Demian!_ Tenendosi in precario equilibrio sulle gambe, Nicki staccò un braccio dalla ringhiera, afferrò qualcosa dalla cintura e la sfregò velocemente contro la grigia pietra sotto il balcone; alzò il braccio, puntando verso la vampira una torcia accesa. Il fuoco fece soffiare il vampiro come un gatto ed indietreggiare velocemente._ Presto scavalca, che aspetti?!_ lo incitò il ragazzo. Così Demian, attonito, si aggrappò a lui e scavalcò la balaustra. Nicola, lanciando un ultimo sguardo di avvertimento agli immortali che erano usciti sul balcone, lo guidò in basso, dove alcune rientranze nella roccia permisero loro di scendere. _Se cadiamo ci sfracelliamo!!_ esclamò Demian al limite dell’esaurimento. _Sta zitto e non mollare la presa!_ lo esortò l’altro irrequieto, sostenendolo per le spalle mentre tentavano di scendere senza cadere_ Ecco, metti un piede lì. Così. Insieme ad una forte folata di vento, un vampiro scese in picchiata verso di loro, pericoloso come una spada, ferendo con gli artigli la spalla di Nicki. _Argh!! _Nicki! Nel dolore, Nicola allentò la presa, causando la perdita di equilibrio di entrambi, che gridando caddero per qualche metro più in basso. Riuscirono a riaggrapparsi alla parete per miracolo. _Non ce la faremo mai, ci stanno addosso!_ sbottò Nicola mentre una goccia di sudore freddo gli scendeva lungo la tempia. _Sta tornando! Gridò il rossino riferendosi al vampiro che stava risalendo; i suoi occhi sembravano lucenti vetri rossi, il suo ringhio quello di una bestia. Nicki spinse immediatamente Demian in una cavità più profonda delle altre, dove poteva entrare a malapena una persona, e si preparò ad accusare il successivo colpo dell’immortale o peggio la morte.
Il vampiro, con velocità fulminea, lo afferrò
per il cappotto e ringhiò di disappunto.
_Cosa c’è schifoso succhia sangue? Non sono la
pietanza che volevi? _Paura del vampiro millenario, vero? Poverino. Al colmo della rabbia, il vampiro, con occhi ardenti come brace, lo sbatté contro la parete rocciosa e sì scagliò verso l’apertura nella roccia per tentare di afferrare Demian. Il ragazzo si ritrasse maggiormente, il cuore che sembrava essergli finito in gola. Nicki, che si reggeva appena alla parete, saltò sul vampiro, ed entrambi caddero nel vuoto. Precipitarono sul terreno, Nicki sull’immortale che aveva attutito il colpo. Sorpreso che un vampiro si fosse lasciato cadere a quel modo, si rialzò velocemente e alzò la testa in alto. _DEMIAAAAN!! SALTA!_ gli gridò allargando le braccia Il rossino non rispose, ma si lanciò e l’altro lo sostenne, indietreggiando e girando su se stesso sotto il peso improvviso che aveva dovuto sostenere. Fece scendere immediatamente il ragazzo e ad un suo cenno corsero via. Mentre correva, Demian si voltò e prima che tornasse a guardare di fronte a sé, fece in tempo a vedere il vampiro, di nuovo in piedi, che parlava con qualcun altro, forse un altro vampiro. Non furono più inseguiti.
Corsero fino a che non arrivarono all’entrata del castello, davanti il quale si stendeva ripida una discesa, affiancata solo da rocce e alberi radi. Solo lì Nicki si fermò, alzando la testa per guardare verso le centinaia di finestre che foravano il castello nero. Il rossino poggiò la mani sulle ginocchia e respirò affannosamente, sfinito dalla corsa e da quel susseguirsi di pericoli. Nicki gli si avvicinò, afferrandolo per le spalle. _Ascoltami bene, vattene ora. Corri e non ti fermare! Non so se lui ti riprenderà o meno, ma devi provarci._ Indicò la strada scoscesa che si apriva di fronte a loro._ Vai sempre dritto. Ci vorrà un po’ ma arriverai in città. _Non me ne vado senza Andrea._ Disse il rosso senza esitare. _E invece devi!_ esclamò l’altro concitato_ Lo capisci o no che ti ammazzerà? Non ti è bastato quello che già ti ha fatto? _Nicki… Io non me ne vado senza Andrea!_ Precisò deciso, scandendo bene le parole. _Idiota!_ sbottò l’altro, non sapendo cos’altro dire. Si staccò da lui e si voltò, accarezzandosi nervosamente i capelli._ Sta lottando con due vampiri, Demian. _ Il rossino fece per entrare di nuovo nel castello ma venne strattonato indietro dall’altro, che iniziava ad essere irritato._ Sei impazzito?! Dopo la fatica che abbiamo fatto per uscire, tu vuoi rientrare?!
Demian voltò la testa di scatto verso di lui. Nicola imprecò e si allontanò infuriato dall’entrata; poi si fermò e indirizzò lo sguardo verso il punto in cui il ragazzo era sparito.
Alex sferrava un colpo dietro l’altro, con una velocità incredibile, tanto da mettere in difficoltà persino Andrea. Ogni taglio che l’altro gli infliggeva si richiudeva quasi istantaneamente, svanendo sulla sua pelle come se non fosse mai esistito. Ogni attaccò era accompagnato da ringhi animaleschi, i suoi occhi sbarrati non perdevano di vista l’obiettivo nemmeno per un istante. Dopo l’ennesima schermata, il moro scattò velocemente all’indietro e sgranando gli occhi lasciò irradiare da sé una raffica di lame di ghiaccio. Il giovane vampiro non riuscì a schivarle tutte e venne colpito alla spalla; cadde a terra, contorcendosi e gridando in un modo che sarebbe stato più consono ad un animale. Il vampiro moro non perse tempo e approfittando di quel momento volò verso la porta del salone, in cui Melìt aveva rinchiuso Demian. La sala era piena di vampiri, riusciva a sentirli: le loro anime nere, la loro sete, i loro macabri, perversi pensieri. Ma Melìt sbarrava quella porta e quando gli si trovò di fronte lo guardò con occhi sorridenti, con un’espressione così maliziosa e ambigua, che solo lui possedeva. _Ma ti pare il modo di trattare il mio bambino?_ gli chiese il biondo sorridendo. _Sei pazzo e mi stai solo facendo perdere tempo. Spostati!
_Non posso farlo. Vedi, avevo promesso ai miei
ospiti lì dentro un regalo speciale. Come potrei negarglielo adesso? _Togliti di mezzo._ Ruggì, la sua voce vellutata e sensuale completamente trasformata. _Magnifico._ Commentò Melìt estasiato._ Come appari vivo in questo istante. Quel bambino ti fa perdere la testa! Il moro la perse davvero e afferrato il biondo per le spalle lo spinse via, aggrappandosi alle due grosse maniglie della porta; subito il biondo gli fu addosso e lo colpì violentemente, schizzandolo a terra come se fosse stato investito da un tram. Intanto Alex si avvicinava ai due, per nulla intenzionato a desistere. Mentre guardava Andrea che si rialzava di scatto, i suoi occhi erano rosso sangue. Mentre il moro si metteva in guardia, il biondo sparì e riapparì dietro di lui, torcendogli un braccio dietro la schiena e spezzandoglielo. Andrea trattenne a stento il grido disumano che stava per lanciare. Era come se una miriade di aghi fosse penetrata in profondità nel suo braccio, dalla spalla al gomito. Si liberò dalla stretta nonostante il dolore fosse molto forte, si sostenne la spalla rotta e guardò con rabbia il suo creatore. Sorrise nonostante tutto, mentre una goccia rossa di sudore gli colava lungo la tempia.
_Credi di avermi messo fuori gioco adesso?_ Gli
chiese il moro._ Sei più ingenuo di quanto credessi. _Bastasse così poco per metterti fuori uso non saresti mio figlio._ Proferì col tono di voce di chi pronuncia una verità fin troppo scontata._ La festa non è finita. C’è ancora chi vuole giocare con te. Il moro sentiva tutto il sangue del corpo fluire nel suo braccio, a riparare il danno subito. Però, nonostante la sua natura, un braccio rotto non si sarebbe sistemato in fretta come una normale ferita. La sua mente lavorava freneticamente, pensando a come arrivare a Demian. Il giovane vampiro gli si mise di fronte e i due si scrutarono in silenzio. Gli occhi ardenti del ragazzo sembravano volergli attraversare l’anima. Provò a leggergli la mente ma non ci riuscì; non gli era mai accaduta una cosa simile. Non aveva innalzato una barriera mentale, quell’essere sembrava avere la mente totalmente vuota. Non era una cosa possibile, tuttavia non riusciva a trovare un’altra spiegazione. Indietreggiò per averli tutti e due in vista; divaricò le gambe e si preparò alla lotta. Avrebbe avuto difficoltà con il suo creatore millenario e la sua creatura, nata dal suo massimo potere. Ma non poteva far altro che combatterli. Quella sfida si sarebbe risolta solo con la loro morte.
O con la sua.
Vide Alex chinare la testa e chiudere gli occhi, allineare i piedi sullo stesso asse e concentrarsi. I suoi capelli iniziarono a svolazzare lievemente, come mossi da un leggero vento che diveniva di secondo in secondo più intenso. Nello stesso istante in cui il giovane riaprì gli occhi una raffica di quella stessa corrente investì Andrea, che barcollò all’indietro; gli occhi socchiusi. Era sorpreso dalla forza che quel piccolo corpo sprigionava, pur senza un’adeguata preparazione, pur senza controllo, senza conoscere le sue vere capacità. Nè i suoi limiti. Lasciò andare la spalla rotta, che si spinse innaturalmente in avanti, e tese velocemente il braccio ancora intatto, sparando lingue di fuoco prima contro Alex poi contro Melìt, dopodiché schizzò di lato tentando di arrivare alla porta. Melìt riemerse dal fumo prodotto dalle fiamme, balzando in alto. Posò nuovamente i piedi a terra, davanti a lui, con grazia, le braccia incrociate sul petto. _Andrea, le fiamme sono il mio potere._ Disse alzando lentamente una mano, facendole compiere un semicerchio nell’aria, poi puntò un dito verso di lui. Improvvisamente la maglia di Andrea prese fuoco e il vampiro, allarmato, saltellò all’indietro, togliendosi velocemente il cappotto e strappandosi la maglia di dosso con un ringhio. Si piegò in due toccandosi il petto e questo gesto gli provocò ulteriore dolore, perché aveva sfregato la carne ustionata. Alzò la testa ringhiando e brancolò con le mani annerite. Due lacrime scarlatte gli scesero lungo il viso; tenne gli occhi assurdamente spalancati, gemendo come una bestia ferita a morte. Melìt rise sguaiatamente, asciugandosi le lacrime dagli occhi. Andrea corrugò la fronte e chiuse gli occhi, appoggiandosi contro una parete, sospirando affannosamente. _Ecco, figliolo. E’ così che si appicca il fuoco._ il biondo allargò a dismisura il suo sorriso malevolo. Andrea riaprì lentamente gli occhi, tenendoli socchiusi e li spostò sull’altro, provando un moto d’odio. Un vampiro prova un terrore indescrivibile nei confronti del fuoco, molto più di quanto potrebbe provarne un essere umano, perché è la sola cosa che può annientarlo; quindi assume per lui significati più profondi, diviene la concretizzazione della morte stessa. Si raddrizzò. _Tu… sei… _ iniziò a dire con voce arrochita. Il biondo spense il suo sorriso e avvicinandoglisi diede forma a una sfera di fuoco nella mano destra, minacciosa e letale; l’avvicinò all’altro. Andrea sentiva la pelle immersa in un bagno di sudore. Strizzò gli occhi: erano in fiamme. Melìt ghignò e si preparò a spingergli contro quella fonte innaturale di calore. _NOOO!!! Dalla grossa nube grigia che ancora aleggiava sulla scena sbucò Demian, che si interpose senza esitare tra Andrea e il vampiro, allargando le braccia, guardando negli occhi il vampiro dai capelli d’oro. Melìt, esterrefatto, sì fermò e lasciò che l’energia che gli ardeva nella mano si spegnesse lentamente fino a non lasciare traccia. _Demian!_ lo chiamò Andrea, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, sorpreso quanto l’altro immortale da quell’improvviso intervento. Il rossino sospirò affannosamente per via della corsa folle.
_Non osare fargli del male! _ tuonò con foga, il
respiro pesante, le ginocchia tremanti. _Ma guarda, è arrivato il piccolo eroe…_ lo beffò,_ ma quello che mi piacerebbe sapere è come hai fatto ad uscire dal salone. E soprattutto a lasciare indietro i miei ospiti. La rabbia, insieme alla paura, dominavano il volto del ragazzo. _Che cosa vuoi da noi?!_ Chiese il giovane disperato._ Stai solamente giocando? Lasciaci andare e le nostre strade non si incroceranno mai più!
Melìt piegò lievemente la testa, osservandolo
con interesse e curiosità. I suoi occhi pensosi ed antichi provocavano uno
strano turbamento in Demian, in quel momento. _Sei un buono a nulla. E’ proprio vero che se si vuole ottenere qualcosa, è molto meglio fare da soli. Inutile incapace, sei stato bravo solo a correre dietro a quella sgualdrina, nella tua patetica, insignificante vita. Andrea trasalì improvvisamente e si voltò verso il giovane vampiro. Per un attimo la sua mente aveva come preso vita; uno stato d’animo disperato ed esplosivo lo aveva animato per un secondo. Eppure i suoi occhi erano vuoti proprio come la prima volta che li aveva visti, come ogni volta che li aveva incrociati.
Il giovane, come accecato, si lanciò su Andrea,
che a malapena riuscì a spingere via Demian, facendolo finire a terra. Il
rossino rialzò immediatamente la testa.
_Demian corri, vattene!_ riuscì a dire il moro
mentre, con la schiena a terra, bloccava l’assalto di Alex con l’avambraccio.
_Non dovresti preoccuparti di lui ma di te stesso. _ Dopo qualche secondo di stallo, il vampiro tentò di artigliarlo. Demian riuscì a sfuggirgli solo slanciandosi maldestramente all’indietro; tuttavia venne ferito alla parte inferiore del volto. Si voltò e corse più veloce che poteva, ignorando il senso di bagnato e il bruciore che sentiva alla mandibola. Melìt, divertito ed eccitato, si leccò il labbro superiore e si sistemò il colletto di giacca e camicia che poco prima Andrea aveva sgualcito_ Mi sento vivo dopo non ricordo più quanto tempo. Questa eccitazione, il desiderio… mi fai sentire come se fosse una gustosa caccia. Ed ora io sono il cacciatore e tu la mia preda. Pronunciate queste parole scomparve in un’immagine tremolante. Mentre tentava di evitare che Alex gli sfregiasse il volto, Andrea guardava nella direzione in cui Demian era fuggito e Melìt scomparso, ovviamente sulle sue tracce. Dio, se gli avesse fatto del male, non sapeva cosa avrebbe potuto fare. Quanta gente sarebbe potuta morire. Con un moto di rabbia il moro si rialzò e spinse via il giovane vampiro, mettendo le mani ad artiglio e attaccando. Alex si scansò appena in tempo e si ritrovò con la maglia strappata sul petto e delle sottili linee rosse sulla carne bianca, che si richiuse istantaneamente. Il moro continuò l’assalto, senza sosta, e il giovane continuava a schivare senza difficoltà, ma senza contrattaccare. _Smettila di giocare e facciamola finita_ disse Andrea,_ Non ho tempo da perdere con te.
I passi forsennati risuonavano per tutti gli anditi. Riusciva solo a pensare che doveva correre, e poteva sentire solo il suo respiro pesante e il rumore dei propri piedi che sbattevano sul marmo dei pavimenti. Rallentò, poggiandosi con una mano contro il muro alla sua destra; le spalle si alzavano ed abbassavano, chiuse gli occhi cercando di riprendere un po’ di forze. Era esausto. Si voltò esitante, temendo di vedersi Melìt alle spalle, ma così non fu e Demian vide solo il lungo corridoio, uno dei tanti che aveva attraversato, vuoto e minaccioso. Uno spiffero d’aria lo fece rabbrividire e battendo le ciglia guardò nella direzione opposta. La strada continuava, lunga e interminabile. Con tutte le volte che aveva svoltato a destra e sinistra si era inevitabilmente perso; il suo senso dell’orientamento non era dei migliori. Era una situazione irrisolvibile. Andrea era in pericolo e doveva aiutarlo ma come, se era occupato a non venire ammazzato? Si voltò nuovamente e quasi urlò vedendo il volto di Melìt a pochi millimetri dal suo, tanto da avvertirne il gelo. Sussultò all’indietro, gemendo. Iniziò ad indietreggiare, mentre la paura si faceva strada in lui, scuotendogli le viscere. Prima che potesse accadere qualunque cosa il rossino ricominciò a correre forsennatamente, chiudendo volutamente le orecchie a qualsiasi rumore all’infuori del suo respiro e del martellare del proprio cuore, che potesse fargli percepire che l’altro lo stesse inseguendo. Svoltò quando il dritto corridoio si curvò a destra e inciampò sui piedi, così in malo modo che quasi cadde. Salì dei gradini stretti e bassi e si gettò contro i battenti di una porta di legno laccato di bianco panna. L’aprì e vi si precipitò all’interno, continuando la sua fuga furiosa. Si ritrovò in un altro corridoio, fiancheggiato da imponenti armature di ottone. Si mise a percorrerlo senza fermarsi, guardando quelle corazze scivolare veloci nella direzione opposta alla sua, oltrepassarlo svelte come pagine di un libro accarezzate dal vento. L’aria di quell’ambiente era fredda e penetrante, e gli faceva male allorché gli sverzava sul viso. Lì l’eco dei suoi passi era amplificata dandogli la sensazione che in quel luogo potesse esistere solo quel rumore netto e limpido. Gli occhi che si aprivano negli elmi lo fissavano con inquietante attenzione. Oltrepassò una porta, ma notandola e frenando bruscamente vi tornò davanti e l’aprì. Entrò nell’oscurità e cadde ai piedi di una ripida rampa di scale. Col ginocchio dolorante la salì,facendo scorrere la mano sul liscio corrimano di legno, arrivando fino in cima. Svoltò a sinistra e camminò per un altro, lungo corridoio, analogo al precedente, con le stesse armature luccicanti ad ammonirlo. Svoltò un angolo e inaspettatamente andò a sbattere contro un muro. I palmi delle mani ammortizzarono il colpo che sicuramente gli avrebbe fatto non poco male. Agitato, tastò la parete, studiandola in ogni punto per vedere se presentava una via di fuga. Passi dietro di lui lo spinsero a voltarsi.
Era in trappola.
Si schiacciò con la schiena contro la parete, guardando attonito Melìt che gli si avvicinava inesorabile. Il vampiro camminava con le mani nelle tasche dei pantaloni, le spalle dritte ma rilassate, il mento alto.
_Fine della corsa._ Disse perentorio, dopodiché
vi fu solo il silenzio, interrotto solo dal respiro pesante del ragazzo. D’un
tratto Melìt sembrò come amplificarsi fisicamente e in un lampo fu davanti a
Demian, che sempre spalle contro il muro scivolava nell’angolo a destra._ E’
stato eccitante. Ma anche il topolino capisce quando non può sfuggire al
gatto. _Immagino ci sia molto gusto_ iniziò,_ a infierire su chi è più debole.
Melìt si illuminò in volto, sorridendo di
rimando.
Melìt esplose in una risata crudele. Nessuno dei due disse più nulla. Demian, l’espressione coraggiosa sul volto fiero; Melìt con lo sguardo ormai dominato dal desiderio. Il colore dei suoi occhi stava cedendo al rosso cupo della brama; aprì la bocca, deciso a sbranarlo, niente l’avrebbe fermato. Quel giovane umano doveva pagare per l’attrattiva che esercitava, per la sua schiettezza, per il suo affascinante viso. Come avrebbe reagito il suo Andrea vedendo il corpo senza vita di quel moccioso, squarciato e ridotto un grumo di sangue? Stava giusto immaginando il suo volto disperato quando si bloccò, spalancando gli occhi. Abbassò lentamente lo sguardo; la lama di una spada gli bucava lo stomaco e le mani di Demian ne reggevano l’impugnatura. Preda appena di uno spasmo, rialzò la testa, guardandolo freddamente. Il rossino invece tremava convulsamente intanto che osservava le proprie mani strette sull’elsa dorata. Lasciò di colpo la presa, come se si fosse scottato e indietreggiò, sconvolto, sul volto diafano un’ombra grigia di terrore.
Il vampiro si raddrizzò senza scomporsi, sorrise
e da un angolo della bocca gli colò del sangue, che spiccava sinistro sul suo
viso candido. Demian, indietreggiando, sbatté contro l’armatura ornamentale da
cui aveva preso la spada, facendo cozzare i vari elementi di cui era composta.
Si strinse nelle spalle continuando a tremare. Aveva sentito la carne dura
cedere sotto la spinta penetrante della lama; aveva avvertito il rumore dei
tessuti lacerati e l’attutito gorgoglio della sua gola allorché il sangue
l’aveva invasa. Era stato lui, l’aveva trafitto con le sue mani, un corpo
vivo! La vista di quel sorriso poi era raggelante. Sentì che l’armatura contro
cui poggiava veniva spostata, e con un grido si ritrovò stretto dalle mani di
un uomo. _A quanto pare hai cambiato schieramento, mio caro Nicki. Il biondo parlava tranquillamente, come se quell’arma nel ventre non gli procurasse il minimo fastidio. Il tremore di Demian non si arrestava e il ragazzo continuava a guardare la scena, terrorizzato da ciò che vedeva, da ciò che aveva fatto. Nicki lo afferrò per un braccio, in un gesto indecifrabile. _Perchè non li lasciate andare? La voce di Nicola risuonò ancora per qualche secondo quando ebbe finito di parlare. Melìt esplose in una gustosa risata ma nel bel mezzo di essa si interruppe, assumendo un’espressione infastidita. Afferrò con una mano la lama della spada e in maniera estremamente lenta la estrasse; solo una smorfia tradì il dolore. La ferità sprizzò sangue, lo stesso che aveva cambiato colore alla lama dell’arma. Il rossino gemette durante l’atto e non riuscì a trattenersi dal chiudere gli occhi; si mordeva forte il labbro inferiore. Il vampiro si schiarì la gola e osservò la lama della spada. Aveva l’aria vagamente compiaciuta. _Bel colpo figliolo. Dico davvero, mi hai sorpreso. Non credevo ne saresti mai stato capace. _ Passò la lingua sulla lunghezza del metallo, gustando il proprio sangue, poi improvvisamente distolse gli occhi dall’arma per puntarli su Demian; puntò la spada contro di lui._ Sarebbe scortese da parte mia non rendere il favore. Il rossino non riusciva a proferire parola, non riusciva nemmeno a respirare. La lucidezza con cui capì che sarebbe morto era quanto di più atroce avesse mai provato. Il vampiro gli fece alzare esageratamente la testa, mettendogli la punta della spada sotto il mento. Fece poi scorrere la lama verso il basso, lacerando la camicia del ragazzo e puntandogli l’arma sullo stomaco. Demian chiuse gli occhi. Mani gentili lo scostarono indietro. Nicola gli si mise davanti, toccando col palmo la lama insanguinata della spada, invitando il vampiro ad abbassarla.
_Lasciatelo andare, vi supplico._ Tentò il bruno
in tono mansueto_ Cosa vi porterebbe ucciderlo? Non è una minaccia, non
rappresenta nulla, è solo un comune mortale. Un ragazzino. _Lo dici, eppure ti sei tu stesso condannato a morte proprio per questo comune ragazzino.
L’altro abbassò gli occhi, non potendo reggere
un minuto di più quello sguardo che ancora amava. Ma allora perché gli si era
rivoltato contro? Perché aveva contraddetto la volontà di colui che aveva
sempre desiderato, che poteva annientarlo solo con quello un sguardo?
Ma non lo fece.
_Melìt, se noi… Il colpo che ricevette in pieno viso fu di tale intensità da farlo gridare. Il ragazzo posò un ginocchio a terra, portandosi le mani alla bocca. Gli aveva slogato la mascella. Con la faccia divenuta nuovamente una maschera di cera, priva delle espressioni sarcastiche e maliziose di poco prima, Melìt tornò a guardare Demian e a muovere alcuni passi versi di lui. Indietreggiando il rossino incontrò nuovamente la resistenza del muro che gli aveva bloccato la fuga. In un lampo una massa scura fu sopra il vampiro, schiacciandolo a terra col proprio peso. Andrea, furente e coi denti digrignati, cercava di cavagli gli occhi. _Andrea!_ fu il grido insieme sorpreso e sollevato del rossino quando lo vide. Il biondo bloccava le mani dell’altro che altrimenti lo avrebbero accecato. _Che cosa pensi di fare, eh?_ lo provocò_ Non hai ancora capito che non avete scampo, voi tutti? Sarà mio, Andrea! Il moro, preda di una furia cieca che non si preoccupava di attenuare, si gettò con ancora più violenza sull’altro vampiro; nel cuore la paura per Demian, un bambino indifeso su quella giostra pericolosa. L’afferrò per il colletto della camicia e lo sbatté contro il muro, più volte, facendogli sbattere la nuca così forte che gli uscì sangue dal naso. Sul volto del moro era dipinta la rabbia, come avrebbe potuto esserlo sul volto di qualunque uomo, ma con segni di maggiore crudeltà. _La volta che poserai ancora le tue mani su di lui sarà l’ultimo atto della tua infame esistenza di cui potrai farti vanto. Melìt rise senza staccare gli occhi dai suoi; sembravano ardere. _Tu sei pazzo di lui! Mi fai pena. Andrea rise a sua volta, le labbra tirate sul viso. _Sì, di sicuro lo sono. Sono di certo un pazzo a volerlo, a desiderare di proteggerlo ad ogni costo, a sentirlo così caro. Quel ragazzo è pazzo ad amarti nonostante l’essere abietto che sei. Demian stesso è un pazzo a volermi stare accanto, a non avere paura della morte stessa. E tu. Tu sei corroso dalla pazzia! E lo sei stato dal giorno in cui il sangue maledetto ti è entrato in circolo. Se non prima! Sei sempre stato un folle Melìt? Il biondo chiuse gli occhi sorridendo, e un istante dopo Andrea fu come spinto a terra dalla forza di un’onda invisibile. Il vampiro in piedi rialzò la testa, iridi rosse erano accese sul suo volto spigoloso e diafano, troneggiando innaturali e spaventose. Tutta la zona intorno alla sua persona era mossa, come se vi fosse un campo elettrico a circondarlo, rendendo i contorni di ogni cosa doppi e tremuli. Guardò il suo creato con la crudeltà che può esservi solo in una creatura oscura che si nutre di sangue per sopravvivere. _Hai preferito a me la tua solitudine._ Scosse nervosamente la testa e alzò il mento, sorridendo maliziosamente nella sua direzione. Con una gamba fece un passo all’indietro, portò una mano dietro la schiena e si chinò._ Ma bene, mio caro Andrea._ Fendette l’aria con la lama_ Se parole gentili e appassionate non riescono a indurti a più soavi modi, ti corteggerò come un soldato, a fil di spada, e ti amerò contro natura d’amore: con la forza. _Non atteggiarti a poeta e combatti._ Disse il vampiro mettendosi in posizione di difesa. _Andrea no! Ti prego._ Il moro non distolse lo sguardo da Melìt nonostante Demian lo chiamasse supplichevole._ Non farlo, ha una spada, ti prego!_ lo implorava appassionatamente, tentando di raggiungerlo mentre Nicki lo tratteneva. _Quella non significa nulla per me. Stai indietro._ Gli disse il vampiro freddamente, senza nemmeno guardarlo. _Vieni via Demian, non puoi fare niente._ Lo sollecitò Nicola a voce bassa. _No! Andrea! Allora Nicki lo sollevò di peso e lo trascinò via; Demian puntò i piedi. _VA VIA TI HO DETTO!_ Gridò il moro accecato dalla collera e Demian ammutolì.
Il rossino sentì come un’immensa, invisibile
bolla gonfiarsi contro di lui e sospingerlo indietro. Accadde nuovamente, ma
stavolta la morbida forza spinse sia lui che Nicki molti passi addietro. Melìt rise malvagiamente. _Patetico. Assolutamente patetico. Sai che lo prenderò, ovunque andrà. Senza dire l’altro gli si scagliò contro, incontrando invece della carne dura del vampiro, quella altrettanto coriacea della spada. Il palmo della mano ne strinse la lama con atroce forza, tanto da lacerarsi e lasciar scorrere un copioso rivolo di sangue, ancora più acceso sul candore della pelle. Melìt si sporse rapidamente in avanti e andò a leccare la linfa scarlatta che aveva macchiato la spada, gocciolandoci sopra. Andrea scattò all’indietro digrignando i denti; la mano che sfiorava la coscia si rimarginava velocemente. Demian non riusciva a distogliere lo sguardo dalla scena; suo malgrado aveva paura e anche una gran rabbia dentro, una rabbia che sfiorò i sensi nascosti di Melìt, inducendolo a voltarsi verso di lui e sorridere. _Demonietto_ disse in tono di rimprovero,_ non fremere, tra poco sarò da te, dammi solo un po’ di tempo per occuparmi di lui come si deve. Sai, dopo quello che c’è stato tra noi, liquidarlo troppo velocemente non mi sembra molto corretto._ Dicendo questo accennò col voltò nella direzione di Andrea_ Vedrai, non ci vorrà molto._ Una luce gli attraversò gli occhi. _Oh, più di quanto credi._ Ripose Andrea con tono basso e si sgranchì le dita della mano precedentemente ferita. Il rossino si sentì nuovamente strattonare. Nicki non era disposto ad aspettare ancora. _Se non ti muovi con le tue gambe ti porto via di peso. Non scherzo._ Gli disse infatti, e lo trascinò via. Demian oppose una breve resistenza, poi si lanciò con lui nella corsa; la mano nella sua. Andrea sorrise senza staccare lo sguardo da Melìt, che gli sorrise di rimando, socchiudendo gli occhi. _Adesso non c’è più niente che ti trattenga. Non verrà a frapporsi tra noi rischiando di mutilarsi un braccio, perciò impegnati dannazione, mostrami la passione di un tempo!_ esclamò concitato. _Come desiderate maestro. Una passione così intensa, state pur sicuro, non ve l’ho mai dimostrata._ Rispose il moro con la voce ridotta quasi a un sussurro. Corrugò le sopracciglia e scoprì così tanto i denti che la bocca sì allargò spaventosamente. Fece un repentino passo in avanti e torcendosi per prendere lo slancio, sferrò un attacco a mani nude. Gli artigli mancarono l’obiettivo, che si era tirato velocemente indietro. Melìt fece un breve salto, poggiò i piedi contro il muro e si spinse in avanti, piombando su Andrea. La lama della spada che brandiva si conficcò nel muro, di poco sopra la spalla del moro, che indietreggiò ma non cadde sotto il peso del biondo; lo afferrò per le braccia, conficcandogli le unghie nelle carni, opponendo una forza altrettanto grande alla sua. Si sosteneva sulle gambe, sperando che non cedessero. Melìt schizzò indietro, portando con se la letale arma. Poggiò la lama sulla spalla e sorrise alla sua creatura con orgoglio. Andrea chiuse gli occhi e non appena li riaprì un’opaca luce bluastra si irradiò dai suoi piedi, ghiacciò il pavimento lungo tutta la sua traiettoria e investì Melìt con l’impeto di un incendio freddo. Senza aver avuto il tempo di scansarsi stavolta, il biondo rimase intrappolato nelle lingue ghiacciate di Andrea; le braccia furono strette in morse: spessi, gelidi rami di ghiaccio che si arrampicavano lungo gli avambracci, fino a raggiungere il collo. Melìt, lo sguardo su quelle corde gelate. Rialzò gli occhi, le labbra tirate in un sorriso affascinante e pericoloso. In un istante sembrò come se una patina rossastra avesse avvolto la sua pelle, rendendo indefiniti i contorni del suo corpo. La pellicola sembro sfogare e si dissolse, il ghiaccio assassino si sciolse come neve al sole. Il vampiro scosse la testa e i suoi capelli scattarono leggeri seguendo il suo movimento. Puntò la spada contro l’altro, e nell’istante in cui socchiuse gli occhi questa s’accese di una fiamma viva. Una sfumatura di fastidio si dipinse sul viso di Andrea. La spada, e quindi la fiamma, era puntata verso di lui, minacciosa. Il biondo piegò leggermente la testa, sorridendo luminosamente. _Est-ce que tu veux daser avec moi? [Ti va di ballare?] _ chiese in tono seducente, chinandosi in avanti e allargando le braccia. Andrea chinò il capo. Uno spostamento d’aria debole ma via via sempre più intenso lo accarezzò, fino a quando rialzando gli occhi divenne tempesta; nei suoi occhi le pupille scomparvero e l’iride si schiarì ed estese nei globi oculari.
Correvano senza guardarsi indietro. I loro passi risuonavano cupi nella volta dipinta di quell’ala del palazzo. I puttini alati e le fanciulle dipinti li osservavano dall’alto, incuranti delle loro sventure. Demian ansimava forte, tradendo una stanchezza più pressante di quella che credeva. Nel rivolgersi a Nicki alzò la voce, tentando di sovrastare l’eco dei loro passi. _ Cosa facciamo!? Non ho intenzione di scappare. _Ti faccio notare che è esattamente quello che stiamo facendo. Ti devo portare fuori di qui, dannazione, sei come un topo in una casa piena di gatti! Improvvisamente qualcosa gli scattò di fianco con una velocità tale che non intravide alcuna figura. I due sbandarono fino a sbattere contro il muro alla loro sinistra. _Cos’è stato!?_ domandò il rossino con voce eccessivamente alta. _Alex smettila!_ gridò Nicki, la sua voce tuonò nell’architettura gotica. Il ragazzo si voltò e guardò la piccola figura cupamente. Il ragazzino si reggeva appena sulle gambe: la schiena curva, i vestiti strappati in più punti, simbolo di ferite subite e subitaneamente rimarginate; i capelli erano sottosopra._ Te le ha date di santa ragione, eh?_ lo schernì_ Ti conviene andartene. Non sarà più un posto tanto sicuro qui. Anche se non lo è mai stato, effettivamente. Il ragazzo vampiro puntò gli occhi in quelli di Nicki, senza espressione, come se fosse incapace di capire qualunque cosa. Fece per muoversi ma il movimento si arrestò nell’istante in cui sembrò svanire, per ricomparire immediatamente dopo a due centimetri dal rossino, che sorpreso cadde all’indietro, evitando involontariamente il colpo che sicuramente gli avrebbe lacerato la carne. Demian trattenne il fiato e non si mosse. Alex socchiuse gli occhi e il suo sguardo sembrò acquisire consapevolezza. Riscossosi, il ragazzo strisciò all’indietro, non osando voltarsi; il vampiro digrignò i denti, deciso a non lasciargli scampo. Nicki corse, sorpassandolo, e afferrò il rossino per il colletto della maglia, facendolo alzare, dopodiché riprese a correre. Il ragazzino sorrise appena e si mise al loro inseguimento. Li raggiunse, ovviamente, prima che i due fuggitivi potessero anche solo pensare a come mettersi in salvo.
Calcinacci e polvere invadevano ora l’andito, palcoscenico del loro scontro. Melìt era inginocchiato a terra, le braccia incrociate davanti a sé, il volto abbassato. Quando rialzò lo sguardo, pieno di sorpresa, vide la sagoma di Andrea prendere sempre più corpo oltre la nube grigia che man mano si diradava. Il vampiro moro sembrava emergere dall’oblio con la sua monumentalità e bellezza. I vestiti logori per i ravvicinati, recenti scontri gli stavano bene addosso come il più sontuoso degli abiti regali; i capelli, scompigliati sul viso, gli donavano un fascino fragile eppur saldo; gli occhi, tornati del loro solito, magnifico colore, si spostarono dal pavimento ai suoi. Arrabbiati. Crudeli. Aveva soltanto immaginato la tristezza che per un istante aveva aleggiato in quegli occhi di mare? Melìt si rialzò lentamente, togliendosi tranquillamente la polvere dagli abiti, distogliendo persino lo sguardo dal suo avversario. Andrea sorrise sarcastico. Lo temeva così poco? Non era disposto a finirla se non con la sua morte, stavolta, perché nonostante il legame immortale con i ricordi a lui connessi, non c’era nulla di più importante di Demian in quel momento. Sarebbe sempre stato un pericolo per lui, per tutta la vita avrebbe dovuto avere paura che alla persona a lui più cara potesse essere strappata via la vita come si coglie una margherita appena nata da un prato. Si mosse verso l’altro, sicuro, finché non si fermò improvvisamente, alzando la testa. Era lui, lo stava chiamando, lo cercava col cuore. _Eh no, mio caro, non crederai che ti lasci andare adesso._ Lo avvertì Melìt raccogliendo la spada che l’attacco di Andrea gli aveva strappato di mano._ Scappi di nuovo, mon cheri? Il moro riabbassò lo sguardo per guardarlo. Silenzio nei suoi occhi come sulle sue labbra. Scattando lateralmente scivolò lungo il corridoio. Melìt, dopo uno sguardo di puro odio, si gettò con la stessa velocità e lo stesso impeto al suo inseguimento.
Quella sarebbe stata l’ultima volta che lo lasciava per correre da lui, giurò.
Continua…
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