Amore Immortale

 

parte V

 

di Vikysweetgirl

 

 

 

Vattene dunque, e non portare
altro, né essenze né pietre rare,
se non la gracile tua nudità,
o mia beltà!

 (La mendicante rossa _Baudelaire_)

 

 

- Passione -

 

_Mmmm

Quando riaprì gli occhi era da solo nel letto e la luce entrava intensa dalla finestra. Il sole lo infastidì facendogli corrugare la fronte. Si alzò e chiuse la tenda con stizza.

La notte precedente gli sembrava un sogno, lontano, eppure ancora straordinariamente vivo.

Ricordava ogni cosa: i gesti, gli istanti, le emozioni.

Il cuore che batteva impazzito durante tutto il tempo, forte e deciso come un tamburo, così assordante da eclissare ogni altro suono; l’eccitazione sconvolgente, assoluta, la sua pelle fredda, il suo respiro caldo, le suppliche, tacite ed esplicite.

 

Baciami, ti prego…

 

La vergogna lo assalì.

Come aveva potuto? Come aveva potuto rendersi tanto fragile e disponibile? Che impressione aveva dato a quell’”uomo” così antico, che conosceva il significato dell’eternità?

Stava per uscire dalla stanza, quando vide sul mobile accanto l’uscio, un biglietto piegato in due. Lo osservò senza muoversi per qualche istante e poi si decise ad avvicinarsi e leggerlo.

 

Grazie per ogni bacio.

Mangia!

Andrea

 

Demian sorrise divertito. Sembrava un biglietto scritto per un fidanzato. Sentì il sangue affluirgli al volto mentre pensava ciò.

Uscì dalla stanza: destinazione cucina.

Vide cibo che non c’era la mattina precedente; evidentemente Andrea aveva fatto scorta. Ma come si procurava tutto quel cibo? E i vestiti? Di notte c’erano negozi aperti? Lui viveva nel lusso,continuamente. Un vampiro poteva farlo? Vivere così…

Fece colazione e infine si arrese all’idea che gli era sorta in mente da quando aveva aperto gli occhi. Si rimise a letto e si addormentò nuovamente; non fu difficile, era in quella fase in cui non si è ancora usciti del tutto dal piacevole stordimento che segue una notte di sonno.

Un attimo prima di addormentarsi si rese conto che non aveva smesso un solo istante di pensare a lui…

 

Durante il giorno aveva aperto spesso gli occhi e in quei momenti, era andato a mettere qualcosa sotto i denti; ma ogni volta, poi, tornava a letto, tenace, insistente, deciso a dormire fino al tramonto.

E il tramonto arrivò infine. Se ne accorse dalla calata improvvisa della temperatura; e lui indossava solo una camicia. Si alzò dal letto; anche se c’era la pesante tenda di velluto a coprire la finestra, capì subito che non si era sbagliato: la notte stava arrivando a passo felpato, accompagnata dal freddo e dalla luna, che timida sorgeva per poter regnare su essa. 

Indossò la veste che gli aveva dato Andrea la sera prima e si recò in bagno. Aprì la porta e vide qualcuno voltato di spalle che metteva le mani nel mobiletto a specchi. L’uomo, sulla trentina, si voltò palesemente spaventato da quella vista improvvisa.

_Lei…

Tentò di dire lo sconosciuto. Indossava un semplice completo marrone, formato da pantaloni e giacca, con sotto una maglia bianca.

_Chi cazzo sei?!

Domandò Demian poco gentilmente; era sgomento.

_Io... sono qui perché me l’ha detto il signor Andrea… io lavoro per lui… di tanto in tanto.

_Cosa?! Spiegati!

Il ragazzo non si avvicinava, rimaneva sulla porta, stringendone il bordo.

_Mi ha detto che aveva un ospite. Mi scusi per lo spavento. Ho portato i prodotti che il signore mi aveva chiesto. Io lo rifornisco di cibo e di quant’altro, visto che col suo lavoro rimane fuori tutto il giorno e rientra solo alla sera.

Mmh, dunque era questa la storia che il caro vampiro raccontava ai comuni mortali?

Beh, sarebbe stato al gioco.

_Emh… si… capito.

L’uomo si avvicinò tendendo la mano.
_Sono Giacomo Attalio, piacere di conoscerla.

_D-Demian.

_Ho finito per oggi e tra poco il signore tornerà. Dopo una lunga, giornata stancante, ciò che più si vuole non è riposare tranquilli senza gente intorno?_ sorrise, un sorriso schietto _ scusi ancora lo spavento!

_Non si preoccupi.

E l’uomo se ne andò, accompagnato alla porta da Demian. Il ragazzo rientrò in casa tirando un sospiro. Si accorse di essersi fatto vedere dall’uomo con indosso quell’orrida veste desueta.

Il sole era appena tramontato ma di Andrea ancora nessuna traccia. Che fosse già andato a caccia? Il pensiero lo fece rabbrividire. Non sapendo cosa fare decise di esplorare quel palazzo mozzafiato. Girò per le stanze osservando i dipinti che le pullulavano: copie di opere famosissime come la Gioconda di Leonardo e La primavera di Botticelli e altri quadri che non conosceva, originali, piccoli esempi di ere che non sarebbero più tornate.

Le stanze si susseguivano e una dopo l’altra, Demian capiva sempre di più in che razza di posto si trovava, in uno dei castelli che un tempo avevano popolato la sua immaginazione di bambino, in un piccolo regno dove doveva esserci per forza un re a dare ordini e a regnare. E in quel castello il re era Andrea.

 

E lui cos’era? Che ruolo aveva in quella strana, macabra, favola?

 

Esplorò con attenzione, voleva vedere ogni cosa, ogni stanza, ogni angolo. Non sarebbe bastata una notte per visitare il palazzo da cima a fondo. Attraversò anche un corridoio remoto e nascosto e alla sua fine trovò una lunga scalinata, lunghissima. Attraversò una serie di portoni di legno. Questi corridoi occulti erano freddi e pieni di ragnatele qua e là. D’un tratto Demian si sentì inquieto. Avrebbe voluto tornare indietro. Però la curiosità sconfisse ogni timore e quindi, stringendo i pugni e col cuore che batteva all’impazzata, continuò quello strano, inquietante percorso, ascoltando nell’intenso silenzio, solo i suoi respiri pesanti e prolungati. Sentiva che stava facendo qualcosa che non doveva fare.  L’adrenalina si mise in moto, nell’attraente gioco che si crea quando al pericolo risponde l’audacia.

Arrivò di fronte ad una porta più piccola delle altre, ma fatta in ferro. Il ragazzo poggiò una mano sul freddo metallo, accorgendosi non senza stupore, che l’uscio era aperto. Entro nella stanza lentamente, un piccolo passo dietro l’altro. All’interno poteva distinguersi solo una debole luce. Tastò il muro, sollevato nel trovare subito l’interruttore. La stanza s’illumino e il cuore del giovane cadde in un abisso di terrore. La stanza era ricoperta d’oro: le pareti, le suppellettili e qualcos’altro la cui vista lo sconvolse. Al centro della sala circolare vi erano due bare, fatte di legno ed oro. Una era impolverata, tanto che il marrone scuro del legno lucido era diventato un beige sbiadito. L’altra era lucida, evidentemente toccata da dopo.
Quella vista, in quella situazione, in quel silenzio, così lontano da altre persone, così solo, nell’aria fredda… tutto questo insieme di fattori lo impaurirono, anzi, lo terrorizzarono. Voleva urlare, ma non ci riusciva. Indietreggiò boccheggiando, le lacrime che volevano uscire dalle sue orbite indugiavano nei suoi occhi rendendoli lucidi e grandi.

Sbatté contro qualcosa e si sentì afferrare le braccia.

Lanciò un breve, acuto grido, senza voltarsi. Si irrigidì e le lacrime gli colarono, indomabili, lungo le guance.

_Cosa fai…

_Ah…sono bare… SONO BARE! Sono…_ Andrea lo fece voltare e se lo strinse al petto senza farlo finire. Lo strinse forte. Il ragazzo tremava e piangeva silenziosamente_ portami via da qui…
_Si. Torniamo di sopra.


La sala era illuminata solo dalle candele. Demian sedeva sulla sedia a capotavola, le mani tra le cosce strette, la schiena curva, la testa china, la mortificazione che gli pesava dentro. Andrea accese l’ultima candela.

_... perché stai usando le candele quando hai la luce elettrica?

Chiese il ragazzo incapace di trovare un altro argomento per porre fine a quell’imbarazzante silenzio.

Il vampiro si voltò verso di lui. Quella notte indossava un paio di jeans neri, che sottolineavano magnificamente il suo corpo virile; la stoffa stringeva le cosce in maniera divina, le gambe lunghe venivano messe ancor più in risalto.

Un’ottima scelta indubbiamente. E studiata, senza alcun dubbio.

A spezzare quel nero c’era una camicia bianca, avvitata, decorata con pizzi e merletti sui polsi e sulla lunga scollatura che terminava sul petto lasciando il posto ai bottoncini di perla. La camicia era infilata nei jeans a vita piuttosto alta.

Come sempre dal primo momento che l’aveva visto, il suo aspetto, la sua classe, lo stregarono ed affascinarono inevitabilmente, come la notte non può sfuggire al sole che sorge.

_Preferisco questo tipo di luce. E’ antica, intima, calda. Vuoi la luce elettrica?

_No. Va bene così.

Quel tipo di luce creava ampie ombre, ombre in cui Demian sentiva di potersi nascondere e al momento non desiderava altro: essere nascosto allo sguardo di Andrea.

Il vampiro scosse la testa energicamente.

_Sei dannatamente indifeso.

_Come?!

Andrea sorrise, mostrando i denti bianchi, perfetti, e i canini anomali.

_Sei quasi morto di paura nelle mie segrete più per l’atmosfera che per le bare che ti hanno fatto così tanto ribrezzo. Le ragnatele negli angoli, l’umidità, il freddo delle pareti, gli spifferi d’aria, gli angoli bui… tutto questo ti ha fatto raggelare. _ si avvicinò al giovane, gli posò una mano sulla testa. Demian alzò il capo, guardando l’altro negli occhi, socchiudendo le labbra_ mi fai venire voglia di proteggerti da ogni cosa.

Il rossino non riusciva a dire niente. La vicinanza dell’altro, il suo tocco leggero, il suo indefinibile profumo lo ammaliavano.

Il ragazzo si alzò dalla sedia, sentiva di doversi allontanare da lui, da quelle sensazioni che lo sconvolgevano e che non riusciva né a sostenere né a capire. Passato l’istante di turbamento, il giovane si voltò verso l’altro.

_Andiamo.

_Dove vuoi andare?

_Stasera si vive! Ho dormito tutto il giorno apposta. Quindi questa notte non dovrai rimanere con me.

_Non è un obbligo. Resto perché ne ho voglia.

_Non importa, ho deciso così.

_Ma guardalo, il piccolo principe.

_Smettila!

_Principino viziato.

_Ah, figurati!

_Allora, dove mi porta il principe stanotte?

Chiese Andrea con quel suo sorriso fantastico, con quei canini messi in mostra probabilmente di proposito, per fargli scorrere qualche brivido addosso.

Demian gli si avvicinò e lo prese per mano, stupendosi ancora una volta di quanto quel corpo fosse gelido, come un pezzo di ghiaccio.
_Ovunque.

_Vorrai vestirti prima immagino… non mi pareva che quella camicia da notte ti piacesse molto.

_E’ orrenda infatti_ Demian sorrise_ emh… _ arrossì_ non è che avresti qualcosa da prestarmi?

Un senso opprimente di tristezza misto a imbarazzo lo colpì.

Ancor prima che terminasse di parlare, il vampiro si era mosso verso la propria camera da letto e un minuto dopo era già tornato con alcuni panni tra le mani. Li diede al ragazzo, rosso d’imbarazzo. Jeans blu e dolcevita cobalto. Il rossino enunciò un fioco grazie e si sfilò velocemente la veste da notte.

 

Roma era per lo più deserta quella notte, se paragonata a certe in cui sembrava vivere più del giorno.

Andrea non passava certo inosservato. Le ragazze si voltavano estasiate a guardarlo mentre passava, a mangiarlo con gli occhi: il passo lento, elegante, mai goffo, la schiena eretta, lo sguardo misterioso, seducente, grazie a quelle dolci calamite azzurre e al loro charme senza pari.

Il vampiro volle andare al ristorante e lo disse a Demian.

_Scusa, vuoi andare al ristorante? Ma non puoi mangiare.

_Io no. Ma tu si.

_Oh.

Solo in quel momento il ragazzo si accorse che in quei giorni aveva mangiato in maniera sregolata e poco sostanziosa e sentì lo stomaco brontolare in modo imbarazzante. Si posò una mano sulla pancia, rendendosi conto che quando Andrea gli era accanto, questo metteva in secondo piano ogni altro bisogno, anche fisiologico… tutti tranne uno, pensò con sommo imbarazzo.

La Pergola del Cavalieri Hilton era un posto in cui Demian non aveva mai messo piede. Quanto sfarzo, quanta eleganza: le ampie tovaglie candide, la calda luce dorata, quasi esotica, luccichii ovunque l’occhio cadesse. Un incanto!

Il rossino teneva la bocca aperta, osservando tutto con meraviglia. Il moro fece scorrere le dita sotto il suo mento per fargliela richiudere.

_Ti piace?

_E’… splendente!

_Splendente… che strano commento per un ragazzo della tua età.

Disse il vampiro sorridendogli con un sorriso assurdo. Quello si che era veramente splendente. I suoi denti perfetti sembravano rilucere di una strano riflesso.

_Ma io… non sono tipo per questi posti! Cioè, è così elegante!

Con un cenno della mano il vampiro richiamò l’attenzione di un cameriere e non appena questo gli si fu avvicinato, gli sussurrò qualcosa a bassa voce e l’omino di bassa statura, vestito di tutto punto, sorrise a trentadue denti e si allontanò velocemente. Evidentemente lì Andrea era conosciuto ed era un cliente importante; egli si voltò di nuovo verso Demian.
_Non preoccuparti. Devi solo… mangiare. L’ambiente serve per rendere più piacevole il pasto.

Sorrise.

Demian sarebbe svenuto se egli avesse sorriso di nuovo, ne era certo.

Arrossì.

Beh, non era una novità che avesse quel tipo di tendenze. Da tempo aveva capito che poteva piacergli indistintamente sia un uomo che una donna. Non era la rima volta che si sentiva attratto da un… “ragazzo”, se così poteva definire qualcuno che aveva più di 1000 anni! Però non aveva mai sperimentato quella intensità, quella scarica elettrica, quel temporale dentro, quello strano sentirsi bene ma al contempo a disagio.

Venne distolto da quei ragionamenti dalla mano tesa di Andrea che lo invitava dolcemente ad avvicinarsi.

_Avanti.

Quella notte il vampiro appariva deliziosamente umano. Su quella pelle chiarissima, c’era una sorta di colorito pallido, morbido e invitante; faceva venir voglia di accarezzargli le guance, colorate in maniera così leggera e sfumata che chiunque avrebbe detto che quel ragazzo era bianco come un morto.

Quasi intorpidito da quei pensieri, seguì l’altro in silenzio.

Andrea riuscì ad accaparrarsi un tavolo per due che si trovava su un piccolo terrazzo che si affacciava su Roma. Il panorama era così romantico che Demian si commosse. La sua Roma, la sua unica donna, la sua città, la sua musa, la sua migliore amica, anzi l’unica. Il blu in qui era immersa lo sconvolgeva ma tuttavia placava la sua anima. Il colore monocromo del cielo era indistinguibile da quello che copriva, come un drappo di velluto, l’Urbe notturna. Essa brillava di miliardi di piccoli luci. La cupola di San Pietro, sembrava raggiungibile con un balzo, mite ma imponente, luminosa e circondata di mistero e spiritualità.

Il tavolino rotondo era apparecchiato con una tovaglia bianca, i cui lembi quasi toccavano terra. Sopra, due bicchieri, brillavano alla luce artificiale proveniente della sala; a Demian sembravano di cristallo. In un vasetto vi erano tre garofani rossi che interrompevano senza infrangere, l’eleganza continua del tutto, dando un piccolo, lieve tocco di vivacità.

I due sedettero sulle poltroncine di vimini; il rossino si torturò le mani. In un ristorante così lussuoso con Andrea, che sembrava perfettamente a suo agio. Lui invece non si era mai trovato in posti del genere. Posti eleganti, e lussuosi. Se ne sentiva attratto e respinto. Certo, era sempre stato attratto da quei posti puliti ed eleganti, brillanti e seriosi, così diversi dagli ambienti frequentati solitamente dai ragazzi della sua età; la sua anima era sempre stata raffinata ma non aveva mai smesso di sentirsi inadeguato per cose del genere. 

Come se avesse intuito la natura dei suoi pensieri, il vampiro posò il mento sul dorso delle mani intrecciate, inclinando la schiena verso il tavolo.
_Sei un ragazzo semplice, non adatto a posti del genere.

_E perché mi ci hai portato allora?!
L’altro sorrise guardandolo negli occhi.
_Perchè ti piace. E voglio che tu provi tutto ciò che non hai mai provato.

_Mi fai sembrare un ragazzino cui fare l’elemosina! Perché… ovvio che io non  posso permettermi un posto del genere. Non ho nemmeno un soldo in tasca.

_Uno: ovvio che pagherò io, visto che sono stato io ad invitarti. Due: voglio che provi tutto… con me.
Demian distolse lo sguardo per posarlo sul piatto vuoto.

_Come puoi dire cose del genere…? Non sei il mio ragazzo!_ Andrea scoppiò in una risata fragorosa_ cosa c’è da ridere?_ riportò gli occhi sull’altro.

_Hai detto una tipica frase da ragazzo del ventunesimo secolo. Il mio ragazzo… un modo così comune per indicare un fidanzato; così usato, così scontato… eppure con un significato che mi ha sempre affascinato. Il mio ragazzo… fra tanti solo uno ci appartiene. La persona che si ama, che si possiede… nostra.

_Sono solo parole. Puoi chiamare un amante come  vuoi.
_Tu per primo dovresti conoscere l’importanza e il fascino indiscusso delle parole. Non è così?
_Mi hai di nuovo letto nella mente!

_Non ora, ho acquisito questa informazione mentre dormivi... fai sogni molto dettagliati. Perchè hai smesso di scrivere poesie?

_Non ne avevo più voglia.

Disse Demian con un’alzata di spalle.

_Mi sarebbe piaciuto leggerne qualcuna. Leggere l’espressione della tua anima.

_Fallo! Tanto non ti fai problemi a frugare nella mente delle persone.

_Scusami. Ci sono momenti in cui la tua mente è senza alcun tipo di barriera involontaria e le immagini escono da sole da te. Sembra come se vogliano farsi leggere a tutti i costi.

_Non credo. E poi ti sento ed è fastidioso! L’ultima cosa che voglio è un mal di testa.

_Nei miei 1500 anni sei l’unico che si sia mai accorto della mia intrusione mentale. Un mortale non dovrebbe percepirlo. Tu lo senti_ sorrise_ e ti arrabbi con me.

Il ragazzo si piegò sul tavolo, poggiando la testa sull’avambraccio piegato e guardò Andrea di traverso.

_Sei così strano.

Il vampiro sorrise.

_Anche tu._ accarezzò con un dito il bordo del bicchiere lucente_ in senso buono ovviamente.

Il cameriere arrivò, interrompendo quella conversazione e chiese le ordinazioni. Dopo un po’ davanti i due furono portati manicaretti d’ogni sorta. Su richiesta di Andrea furono serviti insieme primi, secondi e contorni e anche il dolce, tutto su quel tavolino, reso pieno e quasi grossolano. Demian iniziò a mangiare con gusto. Aveva fame, come non l’aveva mai provata in vita sua. I profumini caldi e speziati stuzzicavano il suo appetito e quel sugo preparato con maestria era quasi una libidine.

 Andrea lo osservava. Guardarlo mangiare lo riempiva di gioia; guardare quella bocca affamata, la lingua che puliva le labbra con un gesto non intenzionalmente sensuale, gli occhi luminosi e appagati dal buon pasto, la schiena china nell’atto di mangiare con contenuta voracità. Prese la bottiglia del raffinato vino e lo verso ad entrambi. Il rossino bevve con gusto, assaporando quella bevanda così dolce e dissetante. Scolò tutto il contenuto del bicchiere e poi si fermò a guardarlo. Un lieve giramento di testa.

_Non sei abituato a bere?

_No…

_E’ buono_ Andrea si portò al naso il bicchiere pieno per aspirarne l’odore_ Invecchiato al punto giusto, dolce e frizzantino. Si adatta perfettamente alle carni o comunque ai sughi ben conditi ed è l’ideale quando si ha molta sete. Non è così?
_Già. Sei un esperto?
_Si, suppongo di si.

Mentre parlava egli osservava quel suo bicchiere rigirandoselo tra le mani, come fosse la cosa più preziosa del mondo.

_Mmmm sono sazio.

Disse Demian poggiandosi allo schienale della poltroncina, con un sospiro soddisfatto. Andrea sorrise, lo sguardo luminoso e iridescente.

_E’ molto bello guardarti mangiare.

_Ma…! Non è per niente carino guardare a quel modo chi mangia!

Proruppe il giovane arrossendo lievemente.

_Mi affascina molto guardarti mangiare... sei molto tenero.

_Smettila! Piuttosto, i tuoi piatti sono ancora tutti pieni di cibo. Non si insospettiranno?

_Quando paghi, la gente non si fa molte domande.

_Mh. Suppongo di no.

_Tieni, bevi un altro po’ di vino.
E riempì di nuovo il suo bicchiere.

_Non lo reggo bene… sento già gli effetti.

_Non ti farà male... rilassati e lasciati andare per stanotte! Sei sempre troppo teso. Devi distenderti. Se fai sempre quello sguardo corrucciato ti verranno le rughe lì, in mezzo alla fronte._ Demian s’imbronciò e andò a toccarsi lo spazio tra le sopracciglia. Bevve tutto d’un fiato il suo vino. Le sue guance avevano assunto un delizioso colorito, influsso della bevanda; posò il calice sul tavolo. Andrea gli sorrise, poi prese un garofano rosso, lo annusò e glielo porse. Demian guardò il fiore senza capire e alla fine lo afferrò delicatamente, rigirando tra le dita lo stelo, portandoselo vicino al petto, la postura scomposta, e lo guardò con occhi lucidi_ il rosso del garofano è lo stesso dei tuoi capelli…

_Mh… già…

Assonnato, un po’ ubriaco. Si versò dell’acqua e la bevve. Si sentì più lucido.

_Fanciulla esangue, dal crine rosso, di sotto i cenci che porti addosso come trapela, misero e bello, il corpo snello!

Demian alzò un sopracciglio.

_Citi Baudelaire?

_Lo conosci?

_Io AMO Baudelaire. Vivevo della sua moderna, provocatoria poesia. Certo, ora ho perso i miei Fiori del male.
_Ti piace quel genere di poesia? Allora in fondo ai tuoi giacigli più conteresti baci che gigli; s’arrenderebbero a tua mercé, delfini e re!

_Ho capito che ti piace Una mendicante dai capelli rossi.

_Soprattutto da quando ti ho incontrato.

Demian s’innervosì. Era imbarazzato.
_...tu…

_Niente nastri e stoffe pregiate, solo la dolcezza, la voluttuosità e la nuda beltà.

_Sei impossibile!

Il vampiro sorrise.

_Vieni, andiamo.

_Dove?

_Conosci il film “Pretty Woman”?

 

Nel camerino Demian si infilava l’ennesimo paio di pantaloni. Non gli era mai successa una cosa simile! Stare li a provare abiti su abiti come una ragazza!

_Allora, tutto apposto là dentro?
_Si…

_Se vuoi entro a darti una mano.

A quelle parole Demian uscì fuori dal camerino con le mani sui fianchi.
_Fai anche lo spiritoso adesso?!
Andrea lasciò scivolare lo sguardo sulla sua figura longilinea.
_Ti stanno un incanto i pantaloni scozzesi.

Il giovane si sentiva in imbarazzo a causa di quelle considerazioni dirette. E poi si era specchiato, gli stavano davvero così bene? Non riusciva a capire da dove nascesse quello sguardo totalmente compiaciuto sul viso dell’altro.

La stoffa dei pantaloni gli fasciava morbidamente le cosce tornite, gli straccali che scendevano sui calzoni e i pugni sui fianchi gli davano un’aria sbarazzina, la camicia e il gilet nero che gli stringeva il busto, eleganza.

 

Anche dopo aver mangiato, quella visione faceva venir fame al vampiro.

 

Si susseguirono altre brevi sfilatine. Demian provò abiti di ogni sorta: dall’elegante, allo sportivo, dal semplice, all’alternativo.

Andrea lo guardava compiaciuto, bramoso, desideroso di toccare quel corpo ai suoi occhi fantastico! Ogni piccola imperfezione umana non faceva che rafforzare questa convinzione.

 

Innocente e seducente.

 

Un mix letale.

 

Impossibile resistervi!


Ad un certo punto Demian uscì dal camerino con indosso una maglia larga e con dei pantaloncini larghi ma fino a metà coscia. Andrea sbarrò gli occhi.
_Girati un po’…

Il rossino sbuffò e fece una semplice piroetta svogliata per poi trovarsi di nuovo faccia a faccia col vampiro.
_Felice?

Andrea sorrise.

_Prendiamo tutto. Anche le scarpe.

_Ehi, no! Non puoi comprarmi tutte queste cose!

_Si che posso.

_NO! Non posso lasciartelo fare! E alcune cose sono così strane che non le indosserò mai.

 _Ti stanno da Dio allora li prendo. Non sono ammesse repliche. Non riuscirai a farmi desistere.

_Andrea! Non sono un ragazzino! Fa decidere me! Non voglio che spendi tutti questi soldi per me!
Il vampiro proruppe in una lunga risata.

_Demian, non vorrei che tu pensassi che io possa vantarmi. Ma questa cifra per me è uno scherzo. Fa finta che ti abbia comprato un gelato.
_Cosa?! Un gelato… Ma non posso!

_Prendo tutti quei vestiti.

_Tutti?!_ esclamò la commessa allibita_ cioè tutti quelli?

_Si. _ Andrea si voltò verso Demian_ per il mio fratellino.


La notte era fredda, ma coperti si stava bene. Demian indossava il suo cappotto nuovo. Quell’indumento lo faceva sentire elegante; una sorta d’orgoglio interiore lo colse, facendolo addirittura arrossire di compiacimento. Andrea gli fece scivolare un braccio intorno alle spalle. Il rossino lo guardò di sottecchi.
_Il tuo fratellino, eh?

_Non può essere?

_Assolutamente no. Si vede lontano un miglio che io e te veniamo da due pianeti diversi._ vedendo che il vampiro attendeva spiegazioni, il ragazzo continuò a parlare_ sei tutto quello che io non sarò mai. Hai eleganza, sicurezza, modi e intelligenza. E hai una bellezza rara.

_Io sono diverso. Questi sono doni soprannaturali.

_So solo che siamo ineluttabilmente differenti.

_Tipico dell’insicurezza umana. Non vedi la tua bellezza. E non parlo solo di quella fisica, in cui credimi non hai niente da invidiare a nessuno, ma anche degli atteggiamenti e del carattere. Vuoi che ti elenchi le cose che mi fanno impazzire di te?
_No ti prego! Risparmiami.

Andrea rise.

_Come vuoi. Ma non farti venire sensi d’inferiorità. Specie verso di me.

I due rimasero in silenzio, camminando così, Andrea che abbracciava il ragazzo al suo fianco. Demian aveva il batticuore. Camminare tranquillamente per le strade di Roma, tra le braccia di un vampiro. Paradossale. Quella era la situazione più sicura e allo stesso tempo più pericolosa in cui il rossino si fosse mai trovato. Tralasciò ogni ragionamento. Iniziò a sentire vividamente il corpo statuario dell’altro contro il suo fianco, quel passo lento e sensuale, il suo braccio forte intorno al suo corpo. Mente camminava osservò con un piccolo spostamento d’occhi la mano dell’altro, rilassata sulla sua spalla ed ebbe un fremito.

 

Un fremito erotico.

 

Distolse lo sguardo. Si sentiva braccato, prigioniero, impotente in quella tenera stretta. E stranamente la cosa non lo dispiaceva.

Si riprese improvvisamente, uscendo fuori dal quel turbinio di pensieri confusi e sensazioni e temette che l’altro li avesse percepiti tutti. Dopotutto cazzo, quello non aveva il sesto senso, ma pure il settimo e l’ottavo!

Abbassò la testa. Andrea lo guardò serio e continuò a camminare.

 

Tornarono all’abitazione di Andrea. Appena fu dentro, Demian lasciò cadere per terra le buste piene di vestiti e si lasciò cadere sull’enorme divano ricoperto di velluto, si tolse le scarpe e posò i piedi sul basso tavolino che si trovava di fronte ad esso. Andrea gli si avvicinò con un accenno di sorriso sulle labbra. 

_Sei stato bene questa sera?

_Beh, ho solo mangiato in un ristorante d’alta classe, cibi deliziosi d’ogni sorta, passeggiato nella città che amo e avuto in regalo almeno un’ottantina di vestiti firmati da uno stilista così famoso che nemmeno lo conosco. Tutto sommato si, direi che sono stato non tanto male.

Il rossino guardò l’altro, sorridendo.

_Mmmh… per fortuna. Prometto che la prossima volta cercherò di rendere la serata più… speciale.
Disse il vampiro sedendosi silenziosamente accanto al ragazzo, portando un braccio sullo schienale del divano e guardandolo negli occhi. Demian si accorse di quanto si era ridotta la distanza tra loro, tanto da avvertire un fremito fin dentro le viscere. La sua vicinanza gli faceva uno strano effetto, gli trasmetteva soggezione e fascino. Il suo sguardo cadde su quelle labbra colorate di rosso. Sapeva che era il sangue a donargli quel colore. E gli stava divinamente.

Quelle labbra né sottili né carnose, erano semplicemente perfette e lui aveva avuto il privilegio, no, l’onore di assaggiarle! Demian fremeva di voglia carnale, di umano desiderio. Appartenenza e contatto fisico, carezze, baci e sesso.

Dal canto suo Andrea voleva saltargli addosso immediatamente. Si tratteneva per non spaventarlo, per non fargli del male, magari con una mossa sbagliata, una mossa meno calcolata. L’avrebbe anche potuto uccidere senza volere. Doveva dosare la forza, la passione vampiresca, il desiderio del sangue.

Il suo sangue.

Il moro soffermò lo sguardo sul nasino perfetto dell’altro, su quelle morbide labbra. Esse erano dolce polpa da succhiare e gustare e senza potersi frenare, la sua mente si riempì della convinzione che le voleva ancora sue.

Lentamente allungò una mano per accarezzargli un orecchio, sfiorare i suoi capelli di fuoco, poi scese sul collo, lentamente, stuzzicando quella porzione di pelle con le dita, delicatamente, giocando con lui, divertendosi ad eccitarlo e a farlo fremere.

Il rossino trattenne il respiro. Non riusciva nemmeno a respirare. Quella mano lo stava provocando, lo coccolava ed eccitava al tempo stesso. Si mosse leggermente, per sentire di più la pressione di quella mano addosso e girò la testa verso di essa. Andrea allora lasciò scivolare le dita sulle labbra dell’altro, che gli aveva fatto una tacita richiesta. Carezzò quei piccoli frutti maturi con attenzione, strofinando il pollice su di essi, facendo sospirare irregolarmente il ragazzo.

Sorrise.

Era già a quel punto?

Lo spinse giù, lentamente, salendogli sopra e sfiorandogli il naso con le dita… la fronte, i capelli.

_Andrea…

_Dimmi.

Il ragazzo non poteva più nascondere l’eccitazione: il rossore sul viso, il fuoco lucente negli occhi, le labbra gonfie, il respiro affannoso, tutto lo confermava.

Il giovane si piegò in avanti ed andò ad alzare la maglia dell’altro e gliela sfilò velocemente.

_Cristo…

_Le tue mani tremano.

_Sta zitto!
_Ehi, ehi, ehi. Cos’è questo tono ragazzino?

_Io… io…

Demian stava ammirando il corpo mezzo nudo del vampiro.

No, non poteva esistere niente di più sensuale ed eccitante al mondo.

Quel corpo d’alabastro era perfettamente scolpito; ogni singola linea era sinuosa ed elegante, ogni muscolo duro e attraente, le spalle ampie, la vita sottile. Quella forza unita a quella fierezza lo facevano apparire come il David di Michelangelo. Quelle grandi mani che lo stringevano lo eccitavano fino a farlo impazzire. Amava quelle mani, quelle lunghe dita da pianista, quel gelo che diventava calore quando era sazio di sangue.
Il rosso si avventò su quel collo marmoreo e iniziò a succhiarlo con vigore, a leccarlo con gusto; intanto passava le sue mani su quell’ampio petto virile e ad andava a baciarlo tra il collo e la spalla.
Andrea strinse le sue spalle ma non disse nulla.

Intanto il giovane continuava a suggere quella pelle sovrannaturale, ad accarezzare quei pettorali fantastici e quegli addominali lievemente accentuati e mentre operava mugolava insoddisfatto. Sembrava che non fosse sufficiente leccare, sembrava che qualunque cosa avesse fatto non sarebbe mai riuscito a sentirlo più profondamente. Il suo desiderio era così grande e forte che quasi gli avrebbe staccato la pelle, perché era sin troppo d’intralcio alla sua passione.

Il vampiro lo fece staccare piano da sé. Lo guardò negli occhi lucidi di emozione; lo guardò intensamente, come solo un amante può fare e si alzò prendendolo in braccio, non ricevendo nessuna protesta. Il rossino infatti taceva fra quelle braccia, stretto a lui, con il viso chinato, come vergognandosi di quella sua scatenata voglia.

Arrivarono nella camera da letto di Andrea. Il vampiro procedeva a passo lento e arrivato di fianco al letto ci gettò sopra il ragazzo facendoglisi immediatamente sopra e come acceso da improvvisa foga, iniziò a ricoprirlo di appassionati baci. Demian sotto di lui si contorceva, apriva le gambe, si lasciava toccare e baciare, si donava totalmente all’altro, senza riserve, con una fiducia tale da commuovere il vampiro.

Il moro smise di baciarlo e accarezzò la maglia dell’altro e improvvisamente la strappò.

Demian sospirò sorpreso. L’altro gli stava letteralmente strappando i vestiti di dosso!

Arrossì quando rimase a petto nudo, ma non per pudicizia, ma per inadeguatezza. Il suo petto era più piccolo dell’altro, era più ossuto e mingherlino e le sue braccia più sottili. C’era un abisso tra i due che non si sarebbe mai potuto colmare.

Un breve ma acuto dolore alle orecchie.

_AHI!

_Scusa.

_Smettila di scusarti e piuttosto smettila di farlo!
_Volevo sapere…

_Se vuoi sapere cosa penso, guarda il mio corpo. In questo momento parla più della mia mente o della mia bocca!

Andrea si era già accorto del tremore di quel corpo, del membro duro fra quelle gambe, del desiderio ardente di quegli occhi. Sfiorò con le dita lo sterno del rossino che si leccò le labbra. La mano salì fino ad accarezzargli il collo, ridiscese per torturare brevemente un capezzolo, scese ancora per indugiare nel piccolo ombelico e così in un’unica lenta carezza, simile alle onde del mare che lambiscono la riva. Quella stessa mano andò a sfiorare la sua cintura. L’accarezzò, toccando il freddo metallo, facendo roteare il dito su di essa.
Demian non ce la faceva più. Si tirò su e spinse Andrea sul letto e gli salì sopra a cavalcioni, proprio sul membro dell’altro. Lo guardò dall’alto, godendosi quel raro senso di potere che sentiva. Si piegò. Tremava, quasi ringhiava. Lo voleva, lo voleva troppo. Si avventò sulla sua bocca, strappandogliela quasi via; Andrea rispose al bacio, con la stessa foga, con la stessa violenza. Demian si artigliava alle sue forti spalle, lo baciava ovunque, si strusciava su quel corpo fantastico che aveva superato qualunque sua fantasia. Il moro posò le mani sulle sue guance. Erano calde, arrossate, morbide. Le bacio dolcemente e l’altro si scioglie in quei baci. Si strinse con tutto il corpo ad Andrea, a mo’ di koala e continuava ad alimentare quella fiamma nata in lui, a strofinarsi sul vampiro, a morderlo, a baciarlo, a leccarlo.

 

IMPAZZITO!

 

Totalmente, magnificamente fuori di sé!

 

Andrea gli andò lentamente a slacciare i jeans da cui fuoriuscì il membro duro ed eccitato. Lo prese nella mano e iniziò subito a segarlo. Sorrise. Era già bagnato.

A quel contatto Demian gemette.

Andrea continuò, velocemente.

_Aaaah! Andrea… mmmmh…..

Il rossino teneva gli occhi chiusi, si mordeva le labbra, teneva le mani sul petto dell’altro, muoveva il bacino al ritmo della sua mano;  aveva iniziato a gemere, a uggiolare in maniera indecente. Aveva scordato qualsiasi pudore.

_Aaaah Andrea si… Andrea aaaah!!

Stava per raggiungere l’apice, lo sentiva. Così il vampiro si fermò. Ritirò la mano e l’altro protestò gemendo rumorosamente. Sentiva caldo, era sudato.

_Perché…
Andrea sorrise sardonico.

_Non penserai che ti lasci finire così.
Demian avvampò, momentaneamente di nuovo possessore del suo raziocinio; increspò le sopracciglia.

_Sei diabolico.
L’altro sorrise mostrando i canini in una posa poco rassicurante.

_Oh, si che lo sono.

Detto questo il moro ribaltò le loro posizioni e mise l’altro sotto di lui, stampandogli un bacio stupefacente. Poi gli andò a baciare il collo, mordicchiandoglielo.

_Aaaah! Cosa…!? Fai… piano!

Il moro alzò la testa per guardarlo; una luce particolare negli occhi.

_Cosa c’è, ti è finalmente venuta un po’ di paura?

Demian lo guardò dritto negli occhi,

_Non ho paura di te.

 

Silenzio.

 

_Ti metterò alla prova.


Detto questo Andrea si riavventò su quel collo prelibato e continuò a torturarlo. Il rossino si strinse a lui con tutto il corpo, aprendo la bocca in un urlo silenzioso, strofinando il bacino contro di lui.
_Sto impazzendo… sto impazzendo…!

_Demian…
Il vampiro gli tolse i pantaloni e mentre continuava a segarlo con decisione, si bagno un dito con la saliva.

_... cosa vuoi fare?!

Chiese Demian che, si lo ammetteva, iniziava a preoccuparsi.

Andrea inserì quello stesso dito umido nel suo orifizio più nascosto.

Il giovane si irrigidì e contrasse i muscoli.

_AAAAA ANDREA!!!

_Ti ho fatto male?

_Fermati! Basta!

_No che non basta.

_Oddio fermati fermati fermati.

Stai tranquillo._ il vampiro gli accarezzò i capelli ma non tolse quel dito da dove lo aveva infilato; poggiò la fronte su quella del ragazzo_ non posso farti del male Demian.

_Vampiro del cazzo togli quel dito di… di lì!

Il dito si mosse in lui; rovesciò la testa all’indietro, serrando i denti, sgranando gli occhi.

_Rilassati e ti piacerà. La senti com’è gentile la mia mano?

Il moro inserì un secondo dito in lui.

_CAZZO!!!

Andrea sorrise.

_Che linguaccia che hai._ lo baciò e quando si stacco gli leccò una guancia_ bisogna educarla un po’ questa linguetta.

Il vampiro ora muoveva le dita in quell’altro caldo. Demian, superato lo shock iniziale, iniziava a provar piacere.

Andrea non era suo padre. Non lo stava violentando, non era crudele.

Stava cercando di dargli piacere.

 

Arrossì nell’istante in cui si lasciò andare a quell’intimo contatto, senza più resistere. Tremava ancora perché era turbato, ma non aveva più paura. Quelle dita si muovevano sapienti, dolci, buone, non c’era nulla di maligno in quel gesto. E Andrea continuava a posargli baci dolci sul viso, sulle labbra e a masturbarlo.

Non si accorse nemmeno di non riuscire più a controllare l’orgasmo.

_Aaaaaaaaaaah…

Andrea smise di baciarlo, ma non si alzò. Rimase sopra quel corpicino caldo, a sentire i suoi fremiti e a tentare di placarli con la sua vicinanza, infondendogli sicurezza; non tolse le dita ma smise di muoverle e continuò ad accarezzare quel membro bagnato, finalmente appagato.
Demiam mugolò qualcosa.

_Che hai detto?

_... sei un demonio!

_Ma che bella voce roca hai._ Il rossino lo spinse via, trattenendo il respiro quando quelle due dita uscirono da lui. Si bloccò. _Tutto bene?

_... si.
_Hai avuto paura?

_No.

_Si invece.

_Cazzo non chiedermelo allora!

Andrea rise dolcemente. Gli posò una mano sulla guancia e gliela accarezzò con tenerezza.

_Sei bello quando godi.

Demian abbassò la testa e un bacio lieve si posò sulla sua fronte. Era bello avere il viso tra le sue mani, era rassicurante averlo vicino. Perché se stava così bene il suo cuore batteva a quel modo?

Si morse le labbra; guardò l’altro negli occhi.

Quegli occhi erano fantastici. Luminosi come gioielli, dolci e intriganti. Sembravano contenere tutti i segreti dell’universo. Erano azzurri? Non lo sapeva più.

Non vedeva più l’iride come colore, ma come luce.

Quegli occhi lo stavano abbacinando.
_Si puoi.

La voce di Andrea lo riscosse.

_Eh?
_Puoi baciarmi.

_Stupido, io…! L’hai fatto di nuovoooooo.

Il vampiro inarcò le sopracciglia fingendo ingenuità. Fece per baciarlo ma il rossino si tirò indietro coprendogli la bocca.

_No, no, no. Così impari.

_Mmmm.

_Io… avrei voluto far godere anche te. Volevo…

_Cosa?

_Sono l’unico che prova tutte queste sensazioni. Tu non senti il piacere che sento io. Mi sento un approfittatore, tu mi hai fatto godere come non mai e io non posso fare altrettanto.
_Non devi preoccuparti di questo.

_Ma io volevo…

_Demian, è stato meraviglioso. Non angustiarti per questo. Mi hai fatto sentire vivo.

_Davvero?

_Si. Davvero._ si toccò il collo_ certo che sei una sanguisuga!

Demian gli fece la linguaccia.

Un brivido lungo la schiena. Andrea s’irrigidì. Poi guardò Demian.

_Devo andare._ il rossino annuì; il vampiro gli si avvicinò. Scostò la sua frangia e lo baciò sulle labbra_ va dove vuoi, compra ciò che vuoi e lascia tutto a nome mio, ovunque tu vada. E aspetta con ansia il mio ritorno, così come io fremerò nella mia bara impaziente di tornare da te.

 

 

 

 

Continua…