La parte che introduce il capitolo non è opera mia, ringrazio chi l'ha scritta. Come sempre aspetto commenti .
 
 
 


 


 

 

Amore Immortale

 

parte IV

 

di Vikysweetgirl

 

 

"...Pacato ti rivelo
quanto sì io potrei
far del male
a questi miei bianchi
stolti fogli,
renderli esangui,
farli godere
di gemente piacere..."

 

 

 

 

-Sulle note dell’Amore-

 

C’era sangue. Sangue e ombre solide sbucate dal nulla, ombre che uccidevano e che strappavano il cuore alle loro vittime innocenti, un bambino da qualche parte, piangeva.

 

Ma il mostro più crudele di tutti in quel mare di assassini era un uomo coi capelli neri e sporchi e un sorriso perverso.

 

_AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHH!!!!

Demian si sveglio urlando a squarciagola, con il viso imperlato di sudore freddo e il cuore che batteva furioso nel petto. Sembrava sveglio ma in realtà era ancora immerso nel terribile sogno.

_Demian. Calmati!

_PAPA’! PAPA’ NO! NO, LASCIATECI STARE!!

Lo schiaffo partì improvviso e micidiale, facendolo gemere di dolore e quasi cadere dal letto.

_Sei sveglio adesso?!

Il rossino guardò Andrea confuso, coprendosi la guancia offesa con entrambe le mani.

_Ah…

Il vampiro si avvicinò al giovane che non fece nulla per fermarlo e lo abbraccio.

_E’ tutto apposto, sta tranquillo.

_C’erano… loro… volevano prendere…volevano prendermi… il bambino…

_Stttt… era solo un sogno.
Demian stava piangendo senza accorgersene e l’altro lo lasciò riposare sulla sua spalla. Il sonno non doveva essere stato ristoratore per il ragazzo che tremava così forte fra le sue braccia. 

Andrea chiuse gli occhi e tentò di infondergli sicurezza e dolcezza.
La sua tattica sembrò funzionare.


_Cos’è…?

Chiese il rossino con un filo di voce.

_Ti calmo.

_Come fai…?

Andrea sorrise.

_E’ uno dei pochi lati positivi dell’essere ciò che sono. Attenuo la paura nel tuo cuore.

_E’… piacevole.

_Lo so.

Improvvisamente il vampiro rabbrividì da capo a piedi.
_Cosa c’è?

Domandò Demian.

_E’ tempo che vada. È l’alba.

_Ma…dove vai?!

Il vampiro guardò il ragazzo senza rispondere e gli posò una mano sulla guancia, egli era ancora caldo di letto.

_Tornerò al calare del sole. Quindi non cacciarti nei guai prima di allora.

_Ehi, non sono una sventura umana!

Andrea rise e fece per andarsene ma Demian afferrò la sua mano per trattenerlo.

_Non voglio rimanere solo.
_Non sei solo, c’è tua sorella che ha bisogno di te. Io non posso trattenermi oltre. Fa come se fossi a casa tua nel frattempo. A stasera.

Demian non rispose e l’altro scivolò via con un ultima carezza sulla sua mano e il ragazzo rimase solo nel buio che precede l’alba.

Il rossino rimase ancora un po’ nel letto, si raggomitolò su sé stesso, tentando di mettere a posto le idee, di non agitarsi, di non ricordare la scorsa notte. Infine si alzò deciso dal letto e tirò fuori dal suo zaino i jeans e la camicia che aveva portato con se e li indossò. Scoprì che su quel piano della “casa” c’era un altro bagno e vi si chiuse dentro. Questo era ancora più grande dell’altro, lo sguardo si perdeva nella stanza illuminata e colorata d’azzurro. Mise la testa sotto il getto d’acqua del rubinetto e si strofinò forte la faccia. Si guardò nello specchio quando si tirò nuovamente su. Aveva il viso stanco, occhiaie accentuate e il viso più scarno di quanto ricordava. Rimase ancora altri dieci minuti in bagno dopodiché si diresse nella camera dove si trovava Alisa. La bambina era già sveglia, si stava pettinando i capelli con una spazzola di legno seduta sul bordo del letto.
_Buongiorno!

_Giorno.

_Cosa fai qui, tutta silenziosa? Dove hai preso questa spazzola?
_In un cassetto di quel comò laggiù.

Disse la piccola indicando un bel mobile in legno scuro.
_Lo sai che non si sbircia nei cassetti che non ci appartengono?

_Si, lo so_ rispose la piccola timidamente_ ma questa stanza è così bella. Sembra quella di una principessa!

_E’ vero. Ma tu sei un principessa anche nella tua cameretta.

La piccola divenne improvvisamente seria e si rabbuiò. Iniziò a torturarsi le dita con le unghie e a dondolarsi avanti e indietro. Demian si maledì per aver pronunciato quella frase.

_Ehi, andiamo a preparare la colazione?
_Preparare io e te?

Chiese la piccola alzando gli occhi.
_Si. Suppongo che qui ci sia una bella cucina.

_Ma hai detto che non bisogna frugare nelle cose degli altri.
_Beh… non lo diremo a nessuno allora.

Disse Demian facendole l’occhiolino.   

La bambina sorrise raggiante e saltò giù dal letto.

Per prima cosa il ragazzo le preparò la vasca da bagno e le disse di lavarsi. Dopodiché le diede una maglia bianca che trovò in camera di Andrea e gliela fece indossare a mo’ di vestitino.

Passarono ben più di un’ora nella maestosa cucina, grande quanto tutto il piano inferiore della loro vecchia casa. Pasticciarono con gli ingredienti, sbirciando su quelle mensole sconosciute, frugando nella ricca dispensa. Demian non riusciva ancora a capire cosa se ne potesse fare un vampiro di cibo che non poteva mangiare. Ma questo curioso interrogativo non lo distolse dalla mattinata serena che voleva far passare a sua sorella e dal suo stomaco che gridava la propria fame.

Riuscirono a preparare frittelle con lo zucchero, crema da mettere nei panini dolci che avevano trovato, uova fritte con pancetta e inoltre latte con il miele e spremuta d’arancia fresca. I due fratelli si abbuffarono letteralmente, giocando con il cibo ma senza sprecarne una briciola! Erano entrambi affamati.

Dopo aver finito i due si coprirono con coperte di lana ed uscirono all’aperto, passeggiando nell’immenso, magnifico giardino, sentendo i rumori della città che viveva intorno a loro, e godendosi il tiepido sole mattutino. Demian guardò sua sorella intensamente. Il viso mostrava tutti i suoi undici anni, ma i suoi occhi sembravano quelli di un’adulta. Era una bambina cresciuta con la violenza. Oh, com’era potuto essere così cieco?!

Sapeva benissimo che i suoi genitori non erano mai stati molto affettuosi, né molto premurosi o attenti ai bisogni dei loro figli, che venivano indubbiamente trascurati; spesso Alisa veniva dimenticata a scuola in un’età in cui si piange se non si vede la mamma che ti aspetta una volta finite le lezioni. Sì, sapeva che erano genitori disattenti e menefreghisti ma non avrebbe mai immaginato che potessero rasentare, anzi rappresentare la mostruosità. 

I pensieri del ragazzo vennero interrotti dalla mano di Alisa, che tirava  la camicia di Demian.

_Fratellone, vivremo qui d’ora in poi?

_Si Alisa.

_Sarai tu mio padre e mia madre?

Il rosso non seppe cosa rispondere. Sua sorella era davvero intelligente. Sapeva che per un motivo o per l’altro non sarebbero più tornati dai loro genitori.

Una consapevolezza lo agghiacciò.

Cosa poteva dargli lui?

Cosa poteva dare a quella bambina meravigliosa?

Attualmente non aveva nulla se non sé stesso e quattro cose in uno zaino. Non poteva mantenerla, non poteva nemmeno farla vivere in casa di un vampiro. Per quanto si fidasse di Andrea, era inconcepibile esporre così una bambina.

Ma cosa poteva fare?

Ma certo. La loro nonna sarebbe stata più che felice di occuparsi della bambina. Ma poteva fidarsi questa volta? Era arrivato al punto di non fidarsi più di nessuno che non fosse sé stesso.

Ma quella anziana donna era sempre stata amorevole e dolce con entrambi e quando li aveva sgridati era sempre stato per giuste cause.

Si, di lei era quasi certo di potersi fidare.

D’altronde cos’altro poteva fare? Lui in quel momento non era in grado di occuparsi di una bambina.

Doveva portarla da lei, quel giorno stesso.

Come dirlo ad Alisa? Come dirle che si sarebbero divisi di nuovo?

_Alisa andiamo a trovare la nonna.

_Davvero?! Che bello, è da tantissimo che non la vedo!

Demian sorrise.

_Bene, andiamo a metterti qualcosa di decente che andiamo da lei.

 

Avevano fatto un po’ di strada a piedi e un po’ in autobus, ma alla fine avevano raggiunto quell’appartamento che da piccolo era stato il suo mondo dei giochi.
Demian posò una mano sulla spalla della sorella e bussò alla porta. Attesero qualche secondo prima che la porta si aprisse. Si trovarono faccia a faccia con la loro nonna, una vecchina dal viso rotondetto e occhi buoni, di un bel color cielo d’estate.

_Bambini!

_Ciao nonna!

_Piccola mia, vieni qui!

La donna era sinceramente felice, si abbassò per stringere a sé la ragazzina che si era gettata fra le sue braccia.

_Ragazzi, come state?! Come mai da queste parti? Oh, ma vi sto tenendo sulla porta, venite, entrate, la nonna vi preparerà un po’ di tè.

Seduti al tavolo del piccolo soggiorno ben arredato, i tre sorseggiavano l’infuso bollente e mangiavano biscotti. La donnina corpulenta, con indosso un grembiulino celeste, sprizzava gioia da tutti i pori. Non si può fingere una gioia del genere. Dopo qualche minuto in cui Demian era rimasto in silenzio a pensare, si rivolse alla sorella.

_Alisa, perché non vai a vedere come sta Miagolo?

Miagolo era il gatto bianco a macchie nere della nonna e Alisa lo adorava.

_Si! E’ in camera tua vero nonna? MIAAAGOLO!

E la ragazzina corse nell’altra stanza gridando.

La nonna rise.

_E’ dolcissima. Si è fatta ancora più bella. Anche io da giovane avevo quei bei capelli neri sai? Uguali ai suoi.

_Nonna…

_Demian, è da quando sei arrivato che non pronunci una frase come si deve. Cosa c’è?

_...ecco… vorrei chiederti… se non potresti tenere qui con te Alisa. Per un po’.

_Cosa è successo?_ chiese la donna stupita_ non sarà accaduto qualcosa a mamma e papà spero._ il rosso fremette a quelle parole e non riuscì a contenere un espressione di terrore_ Dio mio tesoro, cos’hai? cos’è successo?!

_Nonna… mamma e papà sono morti.

La donna si premette una mano sul cuore e rimase a bocca aperta.

_Buon Dio! Come…perché?!

_Un…una rapina. Sono entrati in casa…li hanno uccisi. Ieri.

La nonna si asciugò le lacrime che inevitabilmente le caddero dagli occhi. Nessuno dei due coniugi era suo figlio. Lei era la seconda moglie del loro nonno. Però provava affetto per la loro famiglia e per lei, erano come suoi parenti di sangue.
_Nonna non fare così… purtroppo dobbiamo accettarlo_ faticava a trattenere anch’egli le lacrime_ Alisa. Pensa ad Alisa, lei ha bisogno di te. Io voglio andare avanti comunque. Devo terminare gli studi e trovami un lavoro. La terrai qui con te nonna?

_...e me lo chiedi? Vivo per voi.

Demian si alzò. Sarebbe stato opportuno abbracciarla, sarebbe stato un gesto che avrebbe dato forza a entrambi, ma il ragazzo non lo fece e si scostò quando l’anziana donna si mosse per compiere quel gesto.

_Grazie, sapevo che non ci avresti abbandonato.

_E tu? Verrai anche tu a stare qui ovviamente.

_No, nonna. Starò da un amico. Starò bene e verrò spesso a trovarvi.

_Ma…

_L’ho scelto io. Sono grande nonna, sono capace di badare a me stesso. So cosa stai per dire, non temo di disturbare. Voglio solo che sia così.

_Quando ci saranno i funerali?
Chiese la donna con voce rotta dal dolore.

_Non lo so. Devono accertarsi… di tutto… sai com’è…
Demian non aveva mai sentito parole più false uscirgli dalla bocca ed era contento che ultimamente sua nonna non lo conoscesse poi così bene, così non si sarebbe accorta delle scuse che stava tirando fuori suo nipote.

_Va bene…io… oh, Demian. Fammi sapere tutto. E resta in contatto con noi.

Il ragazzo annuì.

_Devo andare. Vado a salutarla…

La piccola sedeva sul grande tappeto della camera della nonna e  accarezzava il gattone dal pelo folto. Lui bussò sulla porta già aperta.

_Guarda com’è cresciuto_ disse la piccola riferendosi al gatto_ il suo pelo è più lungo e morbido. E anche più luminoso, sì sì.

Demian si inginocchiò vicino alla ragazzina, catturando gli occhi di ella coi propri.

_Cosa c’è?

Chiese lei sorridente.

_Ascolta… ti farebbe piacere restare qui con la nonna?
Alisa allargò ancora di più il suo sorriso, se possibile.

_Se mi va?! Oh, si che mi va! Adoro questa casa, adoro stare qui! Resteremo qui che bello, che bello!

_Io no Alisa.

_Cosa?!

Il suo sorriso si spense improvvisamente e lei divenne agitata.

_No! No, no, NO! Avevi promesso che saremo stati sempre insieme! Non puoi andartene ora!
si aggrappò alla camicia di lui, graffiandogli la pelle.

_Ascoltami! Non c’è altra scelta! Io devo occuparmi di alcune cose e… ricordi il signore gentile che ti ha preparato da mangiare e che ci ha fatto stare a casa sua? Beh, devo ringraziarlo e fare qualcosa per lui. Poi… non ce la faccio a restare qui, Alisa. Sento…che devo diventare degno di poterti tenere con me. Ora non posso, non ho soldi, né una casa né niente. Riesci a capirlo vero?
La bambina lo guardava sforzandosi di capire e in parte ci riusciva. Ma era ancora molto giovane e con la giovinezza aveva ancora la testardaggine dei bambini.

_Io… Demian, mi sentirò sola!

_Sola con la nonna e col gattone?_ disse Demian tentando di rendere il più credibile possibile il suo sorriso_ verrò a trovarti, non scappo mica! Solo non posso tenerti con me ora. Ma presto sarà così. Devi avere un po’ di pazienza Alisa_ le sistemò i capelli dietro l’orecchio_ e fidarti di me. So che sei matura abbastanza per capirlo.

Alisa abbassò gli occhi tristemente, ma poi li rialzò.

_Va bene. Ma mi vieni a trovare. E spesso.

Demian ridacchiò.

_Ovvio mostricciatolo, nessuno può togliermi il gusto di prenderti in giro.

_Ehi!

E risero insieme. Si abbracciarono, si scambiarono gli ultimi saluti, dopodiché Demian ringraziò sua nonna e uscì da quella casa.
Doveva sistemare un po’ di cose…

Anche troppe!

 

Passò davanti la sua vecchia casa.

Lì dentro c’erano ancora dei morti. I suoi genitori morti.

Il solo pensiero bastava a fargli sentire il bisogno di vomitare, perché rievocava in lui immagini, grida, parole che ancora affollavano la sua mente e che lo tormentavano senza sosta.

Ma non poteva entrare, non poteva andare a seppellirli come non meritavano, ma come lui sentiva di dover fare.

Allora entro nella prima cabina telefonica che gli capitò e modificando leggermente la sua voce, disse ad un poliziotto che in quella via, in una di quelle case c’erano delle persone da seppellire.

Dopodiché corse via. Si mescolò tra la folla di Roma, in uno stato pietoso. La sua psiche era stata messa a dura prova da quella faccenda orribile.

In pochi giorni la sua vita era stata totalmente distrutta e sentiva sulla coscienza il peso della morte dei suoi genitori e la responsabilità verso sua sorella.

Si sedette sulla scalinata di Fontana di Trevi. Poggiò la testa sulle mani, la sentiva pesante.

Quell’uomo meritava indubbiamente tutto ciò che gli era accaduto. Non odiava nessun altro essere umano come odiava suo padre, persino dopo la sua morte.

E sua madre… quella donna… meritava la morte quanto il consorte. Macchiatasi di una vergognosa omertà, aveva lasciato che il marito infangasse e distruggesse l’innocenza di sua figlia e per questo lui non riusciva a provare che orrore per la loro morte, come la proverebbe ogni essere umano, ma non dolore o dispiacere.

Iniziò a canticchiare una melodia a bocca chiusa, usando la cadenza dell’eloquio. Demian si mise ad osservare l’acqua della famosa e splendida fontana romana, che con la sua antichità e gaiezza, riusciva a trasportarlo per un istante fuori da quel mondo, dalla sua vita, in una sorta di limbo senza tempo, incolore, inodore.

 

Tornò alla casa di Andrea quando il sole doveva ancora tramontare e la Città Eterna era immersa in una malinconica atmosfera tinta di rosso e arancione. Il cielo prometteva un incantevole tramonto romano.

Entrato in casa, Demian chiuse tutto per bene, si tolse le scarpe e come mosso da una strana forza si diresse nella camera del vampiro e si lasciò cadere esausto sull’enorme letto con un sospiro.

La sua mente era in bilico sul filo della distruzione. Quanto può sopportare un ragazzo? Non credeva di poter continuare così ancora a lungo. Desiderava fermamente di non esistere…

Teneva le braccia abbandonate sul cuscino, sopra la testa, lo sguardo corrucciato, pensieri oscuri che gli vorticavano nella testa, confuso, disperato. Scosse il capo, cercò di smettere di rimuginare sul casino che era diventata la sua vita, godendosi l’assoluto silenzio, e in quell’effimero momento si sentiva davvero fuori dal mondo.

Delle note lontane ma perfettamente udibili lo spinsero ad aprire gli occhi.

Qualcuno stava suonando un pianoforte e con un talento straordinario.

 

Quali mani riuscivano a creare tali melodie, suscitare tali sensazioni solo sfiorando i tasti d’avorio di uno strumento?

 

Demian si mise a sedere e si concentrò su quella musica soave, incantato.

Chi era quel pifferaio magico che lo stava facendo alzare e che lo stava trascinando verso di sé?

A passi lenti ma stabili oltrepassò i corridoi fino a che non trovò la porta giusta. La scia di quelle magiche note l’aveva guidato. Aveva paura ad aprire l’uscio, esitò un istante ma non poté fare nulla contro la volontà di entrare nella stanza, di avvicinarsi di più a quella fonte di vita ed emozione, a colui che riusciva a far vibrare uno strumento e a farlo parlare e cantare come se egli fosse una divinità che non ha altro modo per poterlo fare perché non ha voce.

Quella musica sembrava raccontargli storie ormai seppellite dal tempo, nascoste nei suoi tortuosi meandri, corteggiarlo e consolarlo, così appassionatamente, così dolcemente, che sembrava pretendere le sue lacrime.

La stanza era più piccola del salone principale, ma era illuminata dagli ultimi raggi del sole morente e la notte ormai era arrivata a far da dolce padrona nel mondo, salutando con eleganza gli ultimi sprazzi di tramonto.

All’altro lato della sala c’era un uomo seduto al piano. Le spalle tese, il corpo curvato in avanti, la testa che dondolava lentamente avanti e indietro, le braccia che si muovevano sicure su quei bianchi, piccoli denti che sapevano emettere suoni superbi.

Sembrava che Andrea stesse comunicando in un’altra lingua, una lingua che si può parlare solo attraverso un pianoforte. Sembrava raccontare la propria esistenza, i propri dolori, le proprie gioie e speranze perdute, sembrava narrare fiabe dimenticate e poesie appassionate, struggenti canzoni d’amore e di odio, tristezza e dolcezza unite insieme per toccare l’animo umano e far vibrare le sue delicate corde.

Alcune lacrime sgorgarono dagli occhi ipnotizzati del ragazzo, senza che lui se ne accorgesse e rigarono il suo volto, silenziose nella loro triste bellezza.

Il ragazzo era rimasto sulla porta, ma non vi restò ancora per molto.

 

Era attrazione pura! Attrazione dell’anima, così profonda da non poterla controllare.

 

Divino!

 

Si avvicinò piano, silenziosamente, riuscendo a scorgere sempre di più il volto di questo Re che possedeva le dita di un dio.

Il volto di Andrea era cereo e perfetto come le sere precedenti, la sua espressione tormentata e magnifica, di quella bellezza che possiedono solo le cose tristi.

 

Una rosa rossa macchiata di nero.

 

Demian si soffermò su quegli occhi chiusi, su quell’espressione intensa e concentrata, le sopracciglia corrugate, poi su quelle labbra bianche, disegnate da un pittore che sicuramente aveva pianto di commozione una volta terminata la sua opera migliore.

Il cuore del giovane batteva a un ritmo insolito, che mai prima aveva sentito in lui. Sembrava che quel piccolo, fragile organo che teneva in mano la sua vita stesse per arrestarsi, per esplodere ma senza dolore, che la sua anima volesse uscire da lui e nel tentativo l’avesse portato in alto, in un etere sconosciuto e pacifico, in un limpido e placido mare, dove le onde lo trascinavano giocose e buone, dove il sole gli accecava gli occhi scaldandolo fuori e dentro.

Mille sensazioni diverse lo attraversarono, tutte intense e conturbanti.

La melodia cambiò improvvisamente ritmo, divenendo disperata, alta, forte, come colma d’odio e pianto, poi cessò gradualmente.

Demian, che aveva chiuso gli occhi, rapito, li riaprì, ancora bagnati e persi.

Andrea restò ancora qualche istante con le palpebre chiuse, poi finalmente la sua espressione si stese e infine le aprì lentamente, socchiudendole, guardando davanti a sé, fermo, come se dovesse ancora riprendersi dall’emozione che la sua stessa musica gli aveva provocato, come se stesse salutando ricordi dolci e dolorosi che quel melodioso, particolare canto aveva fatto riaffiorare sulla superficie della sua anima.

Voltò la testa e guardò Demian, per niente sorpreso, come se avesse saputo per tutto il tempo che era lì.

_Sei incline alle lacrime, piccolo umano.

Disse il vampiro asciugandogli una lacrima strofinando il pollice sulla sua guancia.

Le sue unghie erano lunghe e sembravano fatte di vetro lucente, vetro ricoperto di minuscoli, piccoli frammenti di diamante.

_Sono debole.

Disse l’altro con disgusto, quasi sputando quelle parole, voltando la testa e abbassando gli occhi.

_La fragilità non è mai una debolezza.

Demian tentò di asciugarsi gli occhi bagnati, imbarazzato.

_Cos’era?
_L’ho composta io molto tempo fa…

_Cosa? Dici sul serio?!

_Ma non le ho mai dato un nome.

_Beh, dovresti, è…_ il rossino s’interruppe e ridacchiò.

_Cosa c’è?

_E’ che… stavo per dire bellissima… ma sarebbe un eufemismo imperdonabile.

Il vampiro sorrise.

_Devo dedurne che ti piace?
_Come se avessi dubbi in proposito…

_So che ti piace. So che ti ha commosso nel profondo. Ricorda che non è stata composta da mani umane.

_Amore.

_Come prego?

_Amore. Il nome per la tua sonata. Amore… non trovo nome migliore.

Andrea sorrise impercettibilmente.

_E sia.

Prese una penna d’oca e il calamaio che  teneva sul piano. Intinse la piuma nell’inchiostro nero e scrisse sullo spartito, con una grafia elegante e perfetta la parola Amore in alto alla pagina. Dopodiché guardò Demian e gli sorrise. Il ragazzo non poté fare a meno di rispondere a quel sorriso sincero.

_Non essere triste. Hai fatto la cosa giusta.

Il sorriso del rossino si dissolse ed egli chiuse gli occhi.
_Non potevo fare altro.

_Lo so.

Rispose il vampiro prendendo una sua mano fra le dita fredde.
Senza dire parole si alzò e dolcemente guidò il giovane, docile e consenziente, nella sua camera da letto.

Arrivati nella stanza Andrea accese l’abatjour, poi abbracciò il ragazzo stringendolo delicatamente, timoroso di fargli del male. Il rosso ricambiò la stretta timidamente. Si sentiva inerme, fragile. Quando il vampiro lo fece adagiare dolcemente sul letto non si oppose. Teneva gli occhi chiusi, gustando passivamente ogni carezza che l’altro gli donava. Il moro si fece sopra di lui, sovrastandolo, iniziando a posargli sul collo piccoli e morbidi baci. Già al primo Demian iniziò a tremare. Non era paura, ma eccitazione e qualcos’altro che non riusciva a decifrare.

Il vampiro intrufolò le mani sotto la sua maglia e iniziò a farlo impazzire con lente carezze studiate per dargli più piacere possibile. Ogni volta che sfiorava i capezzoli, il ragazzo tratteneva il respiro.

_Aaah…

Andrea continuava il suo lavoro, osservando ogni reazione di Demian, gustandola, godendone.

Il rosso fremeva tutto. Era terribilmente eccitato e confuso e ormai sentiva fuoco scorrergli nelle vene e concentrarsi tutto nel basso ventre. Lo sentiva sempre più duro e bastava uno sfioramento per farlo gridare. Andrea si sistemò meglio tra le sue gambe, che si allacciarono strette alla sua vita, la bocca avventata sul quel fragile collo che avrebbe voluto mordere, ma che toccò solo con le labbra, baciandolo con passione. Si era trasformato nel più appassionato degli amanti. Bloccava dolcemente Demian col proprio peso, capendo che il ragazzino era ormai completamente preda delle sensazioni.

Il rossino alzò di più la testa. Lasciando totalmente scoperta la gola, per permettere all’altro di suggerla e baciarla meglio. Lunghi e languidi brividi gli scorsero in tutto il corpo.

 

Stava lasciando scoperta la sua gola ad un vampiro!

 

E che importava?

 

Lo stava facendo arrivare in paradiso!

 

Rischio e piacere.

 

_Demian… Demian…

Il vampiro ripeté il nome del giovane come una cantilena.

_Aaah…! Baciami…

Andrea si staccò leggermente da lui per poterlo guardare in viso. L’espressione del ragazzo era deliziosa. Le gote erano rosse d’eccitazione, gli occhi liquidi di desiderio, le labbra umide e gonfie, il corpo fremente.

Questa vista lo stava portando sull’orlo della pazzia!

Ma doveva controllarsi, non poteva lasciarsi andare al desiderio che lo stava divorando.

 

Mmmm ma sangue caldo stava scorrendo nelle vene del ragazzo, ed esso pulsava, giovane, acceso, vivo…

 

Demian posò una mano sul petto dell’altro, accarezzandolo da sopra la maglia, lasciò scorrere la mano tremante sul suo collo e infine sul suo viso, carezzando la sua guancia fredda. Senza nemmeno pensare a cosa stava facendo, sporse il viso per posare le labbra sulle sue ma il vampiro lo bloccò.

_Oh, sei così umano!

Disse Andrea con voce tremante.

_Baciami, ti prego…

Supplicava Demian con sguardo arrendevole.

 

Era totalmente in mano sua, quel ragazzo sfacciato e scontroso era completamente nelle sue mani ora!

 

Andrea lo guardò ancora per un lungo istante, dubbioso, poi si decise, si abbassò e premette le sue labbra contro quelle dell’altro,  che quasi svenne dall’emozione.

Demian aprì le labbra quasi subito, succhiò quelle d’egli, con la lingua le carezzò invitandole a schiudersi.

Com’era audace!

Andrea sorrise fra sé e sé e aprì la bocca, accettando quel caloroso invito, ricambiando entusiasta il bacio che l’altro gli stava donando. Ma non appena sentì la lingua nella sua bocca, Demian gemette quasi di dolore e tremò intensamente da capo a piedi e inarcò la schiena, avvicinando il bacino a quello dell’altro, chiedendo soddisfazione in una tacita supplica.

Il bacio di Andrea era inebriante, inumano. Racchiudeva la realizzazione dei sogni di ogni essere umano.

La sua lingua esperta e sicura esplorava la sua bocca senza esitazioni, scontrandosi con la sua, danzando e lottando con essa, facendolo quasi venire dall’intensità delle sensazioni che stava provando. Le gambe del ragazzo si strinsero di più intorno al corpo del vampiro, spasmodicamente si avventò sul collo di Andrea, iniziando a baciarlo, a succhiarlo con vigore.

Il vampiro staccò le mani dai capelli del ragazzo che fino a un attimo prima stava accarezzando e le fece scendere piano, in una lenta carezza su quel corpo tornito e snello, fermandole poi sul bordo dei jeans, iniziando a schiuderli lentamente.

Demian s’immobilizzò.

Smise di baciare, di aggrapparsi a lui, si sciolse dall’abbracciò e iniziò a tremare ma di paura.

_Fermo!!

Andrea si fermò e lo guardò negli occhi.
_Cosa c’è? Credevo che lo volessi…

_Basta! Togliti!

Così Demian tentò di spingerlo via ma senza riuscirvi. Allora il vampiro si spostò da lui, permettendogli di mettersi a sedere e tirare a sé le gambe.

Andrea non staccò nemmeno per un istante gli occhi da lui. Era bellissimo, ancora preda del piacere, sovrastato dalle emozioni che gli aveva fatto provare, ancora caldo e con il respiro ansante.

_Non devi avere paura di me.
_Non voglio che si vada oltre.

_Ma sei ancora eccitato.

Demian avvampò.

_Oh, smettila!_ affondò il volto nelle braccia, strinse ciocche di capelli fiammeggianti nella mano  destra_ non sono… non so cosa…

_Sssst… lasciami avvicinare.

Demian alzò la testa confuso e spaventato, ma si lasciò abbracciare, il corpo dell’altro ancora su di lui, le sue mani che s’intrufolavano nei pantaloni.

_Aaah… no…!

_Non aver paura… lo vuoi anche tu.

Il vampiro gli aveva alzato la maglia e ora stava succhiando avidamente prima un capezzolo, poi l’altro e intanto lo segava seguendo un ritmo preciso, né troppo veloce né troppo lento. Tenere nella mano quel membro caldo e pulsante di desiderio lo scaldava come nessun’altra cosa al mondo.

_Mmmm… Andre-a…

Lui non si fermava, non staccava né le mani, né la bocca dal suo corpo, che non chiedeva altro in quel momento se non soddisfazione. 

Andrea sentì il corpo sotto di lui tendersi.
_Andrea! Sto per… AAAAH!

E il giovane venne nella mano del vampiro. Non aveva mai, mai provato in tutta la sua vita un piacere simile durante un orgasmo. Quell’istante di puro godimento, non aveva nulla a che vedere con la masturbazione solitaria, quello era PIACERE PURO!

Appoggiò la fronte sulla spalla del vampiro e rimase così per un po’, a sospirare, a riprendersi da quella voluttà che l’aveva letteralmente travolto. Andrea strofinò la guancia contro i suoi capelli e vi posò sopra un bacio leggero.

_Tutto a posto?

Il ragazzino non rispondeva.

Era imbarazzatissimo. Si rendeva conto ora di quanto era stato sfacciato ed audace, come aveva provocato l’altro come se fosse un esperto nell’arte del sedurre, come aveva goduto nelle mani di un uomo, nelle mani di un vampiro!

Andrea osservò la propria mano sporca di seme perlaceo.

_Sei venuto molto.

Demian si aggrappò alle sue spalle e non osava alzare la testa per guardarlo in viso.

_Io…scusami.

Il vampiro sorrise e si staccò da lui. Il ragazzo si trovò costretto a guardarlo e quello che vide lo fece sprofondare ancor di più nella vergogna. Andrea si stava leccando un dito sporco di sperma.


Il suo sperma!

 

_E’ ancora caldo…

_Oh, dannazione, vuoi smetterla di fare così?!
_Così come?

Chiese il vampiro fingendo innocenza.

_Cazzo, piantala di essere così…

_Provocante?

_Imbarazzante!

_Fino a poco fa sembravi pensarla diversamente.

_Non… non!... Non leggere nella mia mente ora o ti uccido!

_Sarebbe interessante vedere come faresti… nessuno fin’ora c’è mai riuscito.

Demian si girò e affondò la testa nel morbido cuscino bianco. Andrea gli si fece più vicino e gli posò una mano sulla spalla.

_Stai bene?

_Dannatamente bene, maledizione.

Andrea ridacchio, ma bonariamente.

_Sei un piccolo, fragile essere umano.

Gli accarezzò i capelli dolcemente. Demian voltò la testa per guardarlo negli occhi.
_Ma tu… tu non…

_Si?

_Non ero l’unico ad essere eccitato, non farmi credere il contrario. Non sono talmente inesperto da non accorgermi se qualcuno mi desidera.

_Oh, lo so. Mi hai fatto impazzire e tutt’ora non sono calmo.

_Allora… allora…

_Non posso godere… almeno non nel modo che tu intendi.
_E cioè?
Chiese Demian sempre più confuso.

Andrea sorrise; il rossino non sapeva se si era immaginato la nuvola di tristezza che per un attimo era passata sul volto del vampiro.

_Non provo piacere sessuale.

_EH?!?!

_Non fare quella faccia!

_I vampiri sono frigidi?!

_No… oh, no purtroppo… ho sentito… ho sentito il tuo corpo… ho sentito te, il tuo sangue scorrerti veloce nelle vene, pulsare impazzito nel tuo cuore… il tuo viso eccitato, la tua voglia… oh no mio caro, non sono insensibile. Però mi è impossibile provare piacere sessuale.

_Cazzo!

Il vampiro rise.

_Lo so, per un uomo è terribile. Il sesso rappresenta almeno il 50% della vita di un maschio umano, dico bene?_ Demian lo guardò dubbioso_ ok, ok, per un adolescente anche più della metà!

Disse allargando il suo sorriso, mostrando i canini scintillanti.

A quella vista sconvolgente Demian trasalì.
_Non ti ho fatto provare nulla allora?

Chiese Demian deluso.

_Mi hai fatto provare più di quel che pensi bambinetto …_ si avvicinò al ragazzo per baciargli le dita, baci umidi e morbidi_ ti ho desiderato tutto il tempo, ti desidero ancora adesso… non so come riesco a controllarmi, non so come sono riuscito a trattenermi quando mi hai concesso totalmente e volontariamente la tua gola bianca…

_Oddio, ti ho fatto venir fame?!

Andrea lo guardò intensamente negli occhi.

_Si. E non c’è da scherzare. Grazie alla mia età e al mio autocontrollo riesco a trattenermi, ma è stata molto dura con te. MOLTO dura._ inclinò leggermente la testa di lato e non staccò gli occhi dall’altro_ Mi fai un effetto strano, non ricordo quando ho desiderato del sangue mano come ho desiderato il tuo… forse non l’ho agognato mai con questa intensità.

_Beh, è una consolazione sapere che non faccio proprio schifo come amante.

_No, direi che sei… piuttosto bravo.

Gli disse il vampiro inarcando un sopracciglio, rendendo il suo sguardo, acceso di emozione, ancora più affascinante.

_E pensare che non è esperienza… non ho mai fatto queste… cose… non sono mai stato… così… Dio, sono stato così… poco serio!

_Stai tranquillo. Non per questo la mia opinione su di te è cambiata. Diciamo che io ho influito… anzi diciamo influito molto… ricordati con chi hai a che fare. Far impazzire la gente è il mio lavoro.

_Sono attratto da te solo perché hai esercitato su di me una qualche influenza?
_No, visto che stai parlando al presente._ il rossino non riusciva più a controllare l’imbarazzo, si morse il labbro inferiore e distolse lo sguardo_ però non mi sorprende che provi attrazione per me.

_Ah, modesto!

_No, realista.

Il vampiro sorrise, armandosi di quel suo sorriso seducente e carismatico che Demian non aveva mai visto su altri volti.
_Allora, non volevi… quando mi stavi…

_No. Mi è impossibile.
_Scusami.
_Non devi scusarti. So quello che hai passato. E’ comprensibile che tu abbia paura se un uomo ti tocca. La cosa che mi allibisce è che tu non abbia paura se un vampiro ti tocca!_ Demian lo guardò sbattendo le palpebre nel suo modo adorabile e Andrea rise di gusto_ ora riposa piccolo avventato. Immagino che tu abbia sonno.

_Ma…

_Si?

_Non puoi… restare con me?

Chiese il rossino arrossendo per l’ennesima volta.
Il vampiro sorrise maliziosamente.

_Piccolo, dolce bambino insaziabile, devo andare a nutrirmi… o è la volta buona che ti mangio.

_... non è divertente.

_Meno di quel che pensi. Tornerò presto.

_Ti aspetto.
_Dormi.

Demian non rispose ma si accoccolò sul letto, e chiuse gli occhi.

Andrea spense la luce ed uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Demian era sdraiato a pancia in giù sul letto, abbracciando il cuscino e piegava le ginocchia, mandando i piedi su e giù, la testa affondata totalmente nel guanciale.

_AAAAAAH CAZZO, CAZZO, CAZZO! Ma che m’è saltato in mente?! Cavolo, me lo stavo per scopare!

Il ragazzo saltò a sedere sul letto. Il languido torpore in cui era caduto durante gli abbracci di fuoco con Andrea, era totalmente sparito, sostituito da incredulità e agitazione, emozioni che si confondevano con un tremendo imbarazzo.

_Come ho potuto mostrarmi tanto facile?! Cavolo! Provocarlo così!

Si rigettò di schiena sul letto, con le braccia aperte, osservando il soffitto. Era corso incontro al pericolo, fiondandosi intenzionalmente fra le sue braccia, anzi stuzzicandolo!

Era stato come avvolto da una membrana invisibile e soffocante, inserito in una bolla, risucchiato in un vortice di sensazioni che mai aveva sperimentato in vita sua. Aveva perso il controllo, aveva sedotto e si era lasciato sedurre e anche se si rimproverava e vergognava di ciò, non riusciva a pentirsene.

Era stato troppo bello, troppo coinvolgente per poterlo rimpiangere.

Ora si era calmato, era uscito da quella deliziosa, soggiogante fase di improvvisa tempesta ormonale. Eppure anche ora che riusciva a ragionare lucidamente, non era sicuro che non avrebbe rifatto la stessa, identica cosa.

Si sfiorò le labbra con le dita. Poi il collo, piano, tremando al pensiero di quella bocca peccaminosa sulla sua pelle. Si abbracciò ricordando la lenta tortura sui suoi capezzoli, le mani fredde che lo sfioravano e sapientemente, con maestria gli avevano fatto toccare il cielo, e quella lingua…

Arrossì.

_Aaah basta! Non ci voglio più pensare! Ero fuori di me, punto! Non lascerò più che qualcosa di così frivolo mini ancora il mio autocontrollo!

Il giovane si tolse la maglia e non poté non ricordare gli attimi magnifici in cui Andrea l’aveva scostata  per toccare il suo petto con quelle mani gelide. Si strinse nelle spalle. Le ferite stavano guarendo, ormai non sentiva più alcun dolore da nessuna parte. Era un buon segno. Rabbrividì. L’inverno era alle porte e lui non aveva più vestiti. La tristezza lo assalì improvvisamente, soverchiandolo, quando ricordò che non aveva più nulla di suo. Abbassò la testa sconsolato e fece per togliersi i pantaloni. Le sue guance arsero quando si rese conto che erano già slacciati. E ricordare il perché portava la sua temperatura corporea a livelli massimi. Scosse la testa, chiuse gli occhi.

Odiava che le situazione gli sfuggissero di mano!

Non era successo nulla. Questo continuava a ripetersi mentre finiva lentamente di spogliarsi. Si stupì di come si sentiva a proprio agio in quella casa. Si alzò, nudo com’era, e andò alla portafinestra semiaperta. Le tende svolazzavano, il cielo era rischiarato dalla opaca luce della luna coperta dalle nubi. Il cielo notturno era di una tonalità blu chiaro, mista al grigio scuro.

_Etciù! Accidenti mi prenderò un malanno!

Chiuse la finestra e si diresse nuovamente verso il letto, scaldandosi strofinando le mani sulle braccia nude, facendo scomparire pian piano la pelle d’oca causata dal vento freddo di quella nottata d’autunno.

_Senti caldo?

La voce inaspettata fece quasi gridare Demian, che non poteva credere ai suoi occhi: sulla porta della stanza c’era Andrea, appoggiato allo stipite, che guardava verso di lui sogghignando. Il rossino, conscio di essere totalmente nudo e ricordando in un istante l’accaduto di solo poco tempo prima, si piegò per coprirsi ma nel farlo batté un piede contro il mobiletto vicino al comodino.

_Porca putt- -!

Ma non poté terminare la frase che batté anche il gomito contro il mobiletto per abbassarsi e prendersi tra le mani il piede contuso.

_ CAZZO CHE MALE!!

_Tutto bene?

Chiese il vampiro staccandosi dallo stipite della porta e avvicinandosi di qualche passo.

_N-non ti avvicinare!

Andrea si fermò subito, guardando attentamente l’altro. Sorrise piegando leggermente la testa di lato, riducendo a due fessure divertite quegli occhi chiari e penetranti, resi ancora più luminosi dall’appagamento del sangue. Demian notò subito che ora le labbra del vampiro erano di un fantastico rosso scarlatto. Inoltre, con quel lieve colorito sulla pelle, gli sembrava ancora più bello.

_Non devi essere nervoso.

_C…chi sarebbe nervoso?! Ti sbagli, non sono affatto nervoso, perché dovrei essere nervoso?!

_Hai ripetuto la parola nervoso tre volte…

_Beh! Beh… mi confondi!

Il vampiro allargò ulteriormente il proprio sorriso.

_Devo andarmene?

_No! Devi… girati un attimo!

_Agli ordini, padrone.

Il vampiro si girò lentamente dopo aver scrutato intensamente quegli occhi verdi. Demian indossò la camicia che si era appena tolto e si rimise le mutande. Dopo che il ragazzo ebbe indossato queste ultime, Andrea si voltò senza esitare.

_E chi ti ha detto che potevi girarti?

Chiese con tono stizzito il ragazzino, incrociando le braccia sul petto, piegando il suo corpo in una strana posizione a “s”, con un affascinante atteggiamento dei fianchi.
_Il tuo sangue. Ha cambiato odore. Ti sei calmato.

Demian arrossì un poco e distolse lo sguardo da quegli occhi decisi, che sembravano sondarlo fino in fondo all’anima.

_Hai fatto in fretta.

Cambiò discorso.

_Ho trovato subito… qualcuno.
Il ragazzo rabbrividì.

_...ah.

_Scusami. Non volevo.

_No… non è niente.
Demian tornò a guardare il vampiro, osservandolo bene in ogni suo dettaglio. Quella notte, egli indossava stretti pantaloni di velluto nero e un maglione a collo alto di un indefinito colore grigio-blu che stringeva il suo busto, esaltando ogni linea di quel corpo statuario. Era vestito come un normale essere umano; un essere umano elegante.

Ma la sua eleganza non traspariva solo dal modo in cui era vestito, ma da ogni suo gesto, dal suo portamento…

Il vampiro si avvicinò all’armadio, lo aprì e cerco dentro qualcosa. Quando richiuse le ante, porse a Demian una camicia da notte di lana bianca.

_Cosa…

_Usala per dormire.

_Io … grazie.

Disse il ragazzo riconoscente, prendendola. La sfece e la guardò con sguardo critico.

_Com’è antiquata!

_Non c’è che dire, ingrato e sfacciato.

Il rosso sorrise lievemente, guardando l’altro con aria di sfida.

_Scu-sa!

Andrea rispose al sorriso e gli si avvicino. Il ragazzo non fece una piega quando l’altro gli posò una mano sulla guancia, guardandolo dall’alto verso il basso.

La sua mano era piacevolmente tiepida stavolta.

_Dovresti temermi Demian.

_Beh… dovrei. Si.
E sorrise.

Andrea chiuse gli occhi ridacchiando, scosse la testa.

_Non ho mai incontrato qualcuno come te. Sei tenero e fragile e sei anche incauto. Coraggioso… o molto stupido.

_Non saprei…

Il vampiro lasciò scorrere la mano sul suo collo, sfiorandolo, infine con un dito sotto il suo mento, grattò piano in quel punto delicato.

_Allora cerca di essere meno… coraggioso.

Demian non staccava gli occhi dai suoi, lo sfidava silenziosamente, voleva dimostrargli che non aveva alcuna paura.

_So che non mi farai del male.

_Non basta qualche bacio per avere una certezza simile.

_Non alludevo a quello!

_E a cosa?

_Semplicemente so che non me ne farai.

Andrea afferrò saldamente con una mano la spalla del ragazzo e con l’altra il suo braccio. Demian s’irrigidì un poco, venne spinto piano ma con decisione sul letto, l’altro sopra di lui, che non lo lasciava, né smetteva di scrutare nei suoi occhi. D’un tratto il vampiro sorrise maliziosamente.

_Bene, vedo  che non sei del tutto pazzo allora._ posò una mano sul petto dell’altro, sulla parte sinistra_ sentilo, il tuo cuoricino come batte forte… lo senti, lui ha paura.

_Maledetto! Alzati!

Il moro ridacchiò sommessamente e si spostò di lato, ma senza lasciare il corpo del ragazzo, anzi, lo strinse a sé, facendogli poggiare la testa sul proprio petto. Demian smise quasi subito di divincolarsi. Non sentiva battere il cuore di Andrea.

Il vampiro chiuse gli occhi.
_Devi dormire, non credi?
_E tu?

_Dormirò con te.

_Ma… sicuramente preferisci fare altro. La notte è l’unica parte della giornata in cui puoi vivere.

L’altro sorrise a quelle parole.

_Vivere…
_Scusami…

Andrea posò un baciò sulla sua fronte.

_Dormi ora. Ti assicuro che non vorrei essere in nessun altro posto che qui ora.

Demian sorrise.

_E’ stato il primo.

_Primo?

_Quello di prima è stato… il mio primo bacio.

La stanza cadde nel silenzio. Il vampiro fissava il ragazzo accanto a lui con uno sguardo pieno di incredulità e tenerezza. Lo strinse ancora di più, tanto che temette di fargli male.

_Eri così… spedito che non ci ho proprio pensato.

_E vuoi farmi credere che non lo sapevi già?

_Esattamente.

Il giovane abbassò gli occhi.

_E’ stato bello… bellissimo. Fantastico direi.

_Ne sono felice.

_Si dice che il primo bacio sappia di limone. C’è chi dice di fragola.

_E di cosa sa?
Chiese il moro divertito e rasserenato da quella conversazione.

_Non di queste cose… ho sentito… solo il tuo sapore e quello dell’emozione. E brividi, brividi, brividi infiniti.

_Dopo dimmi com’è il secondo.
_Il secondo?

Demian si ritrovò, senza nemmeno accorgersene, le labbra dell’altro a contatto con le sue. Schiuse le proprie, meccanicamente, sorpreso, impreparato. L’altro lo penetrò dolcemente con la lingua, in una lenta, lentissima e dolce carezza nell’altro umido e caldo di quella bocca vergine. Il rosso chiuse gli occhi, addolcito dall’inaspettato gesto, rapito dal momento, schiavo di quelle labbra, rilassato…

Questo bacio era diverso da quello precedente, soprattutto perché ora Andrea era scaldato dal sangue e questo rendeva l’atto di quel momento molto più “umano”.

Il vampiro interruppe lentamente il bacio e sorrise guardando l’altro negli occhi, dolcemente, intensamente. Il rossino non disse più nulla, chiuse gli occhi e cadde lentamente nel sonno.
Il vampiro era sconcertato. Stringeva tra le braccia un umano senza l’intenzione di ucciderlo e esso si addormentava, senza preoccuparsi di nulla, senza timore, beatamente, dolcemente, come se quel letto, come se il suo petto fosse il rifugio più sicuro del mondo…

Sarebbe stato giusto punirlo! Rendersi tanto vulnerabile e tenero…

 

Andrea era sicuro di aver già perso la testa per quel ragazzino.

 

 

 

 

Continua…