La parte che
introduce il capitolo non è opera mia, ringrazio chi l'ha scritta.
Come sempre aspetto commenti
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Amore Immortale
parte III
di Vikysweetgirl
“L’angelo della notte è vicino a te… Anche quando sei lontano col corpo… Con la mente… In silenzio ascolta il tuo cuore… La tua anima… E continua ad amarti… Semplicemente ad amarti.”
-Orrore nel cuore-
Il vampiro alzò gli occhi dal tavolo, inchiodando Demian che sussultò. Un brivido passò lungo la schiena del ragazzo che aveva distinto nello scintillio dei di lui occhi l’assenza di umanità. Non riusciva a pronunciare parola, esse erano come morte nella sua gola. Non ne aveva proferite durante tutto il racconto e ora aveva mille pensieri nella testa e domande a cui non riusciva a dare voce. Andrea si alzò e il rossino scattò all’indietro, facendo aderire di colpo il dorso allo schienale della sedia, tirando via un braccio da sopra il tavolo e guardando l’altro negli occhi, dal basso verso l’altro. _Non ti farò del male._ Demian però non abbassava la guardia; seguiva con lo sguardo gli spostamenti del vampiro, che si stava muovendo paurosamente verso di lui. Il ragazzo si portò un pugno sul petto e l’altro sullo stomaco; l’altro s’inginocchiò di fronte a lui e gi prese dolcemente una mano per portarsela lentamente alle labbra e posarvi sopra delicatamente un bacio. Demian trattenne il respiro finché l’essere dalle labbra ghiacciate non tirò su nuovamente la testa_ Ti voglio in vita, non desidero la tua morte e sei incantevole. Quindi non aver paura, non farò assolutamente nulla che possa farti male. Il moro sentiva i fremiti interiori del ragazzo e si rammaricò. Si alzò e si allontanò a distanza sufficiente per tranquillizzarlo. _Dove vai?_ chiese improvvisamente Demian, squarciando il silenzio. Andrea si fermò e si voltò; sorrideva. _Non mi sono ancora nutrito questa notte. Non posso restarti vicino in questo stato, la tentazione è troppa e benché io sia sicuro che non ti farei mai del male, meglio non correre rischi, no? _Cosa ti dice che resterò qui ancora per molto? Potrebbe anche darsi che non appena tu uscirai io fuggirò.
_Potrebbe essere. Ma dal momento che lo stai
dicendo non credo che lo farai. Si, era da pazzi restare nella dimora di un vampiro, per quanto solo pensare una cosa simile era per lui assurdo. Ma lui l’aveva salvato. L’aveva consolato e gli aveva raccontato una storia antica e segreta, la sua storia. Era pazzo, si, e fuori di testa e non aveva nulla da perdere.
Infatti sapeva già che non sarebbe andato via.
Aveva paura. Quella situazione, la storia che l’altro gli aveva raccontato, tutto in quei giorni si era rivelato illogico. Vampiri, sangue, eternità…
_Posso venire con te?
_Non devi vedere mentre lo faccio. _Niente ma. Sei un essere umano. Un ragazzo e per di più minorenne._ accennò un sorriso_ quindi ti prego di non insistere e di stare buono ad aspettarmi. Puoi restare qui quanto vuoi, a maggior ragione di notte, in cui Roma non è troppo amichevole.
_Mi tratti come un bambino. _Cerca di capirmi, ho all’incirca mille anni più di te. Demian sgranò gli occhi e sbatté le palpebre e questa reazione intenerì Andrea e lo fece ridere di gusto, dopodiché sgusciò via dalla stanza. Il rosso l’aveva visto come scomparire. Sospirò. In che razza di situazione si era cacciato. Ospite di un vampiro. Sorrise ironicamente. Vampiro… sembrava così assurdo… Ma sapeva, percepiva che era vero. L’altro non era umano, e chiunque altro con un po’ d’attenzione l’avrebbe capito. Si guardò intorno. Era in una casa bellissima, con più lusso di quanto ne avesse mai visto nella sua vita. Decise di approfittarne.
La vasca da bagno era immensa, avrebbe potuto quasi nuotarci dentro! Si rilassò, poggiandosi con la schiena e sospirando al piacere dell’acqua calda e fumante che ristorava il suo corpo dalle recenti fatiche. Aveva riempito l’acqua di tutti i bagnoschiuma che aveva trovato in quella sontuosa toilette. Aveva usato quello al muschio bianco, quello all’olio di mandorle, quello all’estratto di fiori d’arancio, alla rosa, al tè... e lui li aveva usati tutti. Si lavò dolcemente con le mani, inalando il delizioso profumo che emanava quell’acqua arricchita di oli. Le sue ferite stavano pian piano guarendo e a causa del sapone ora gli bruciavano un pò. Quelle infertegli la notte in cui Andrea l’aveva salvato… e quelle inflittegli da quell’uomo che un tempo aveva chiamato padre. Sentì la solita sensazione di ineluttabilità salire dal suo stomaco, ma la ricacciò indietro. Non doveva pensarci, non voleva pensarci. Suo padre era storia passata e nonostante ci avesse pensato parecchie volte, non era ancora il momento di morire. Non avrebbe permesso che quella feccia gli distruggesse la vita. Avrebbe voluto eliminare quel’uomo dai suoi pensieri, il dolore a lui collegati, i ricordi di una vita assieme… ma c’era la sua sorellina, rimasta in quella casa orribile. Sola. Ovviamente sarebbe tornato da lei. Ma come? Doveva denunciare suo padre e fare così ciò che sua madre non aveva mai avuto il coraggio di fare. Anche se aveva una fifa assurda di tornare, doveva farlo. Poggiò la fronte alle ginocchia, pensando, cerando di capire cosa doveva fare. Era così assorto nei meandri dei suoi pensieri da non accorgersi del ritorno di Andrea. _Il bagno è di tuo gradimento? Demian, spaventato, lanciò un gridolino. Andrea gli sorrise. Qualcosa era cambiato nell’essere. La sua pelle aveva un delizioso, leggero colore rosa pallido, le sue guance leggermente imporporate, il suo sguardo era intenso, liquido e rilassato, come quello di un amante dopo aver fatto l’amore. Il ragazzo rimase inebetito a guardarlo, rapito da quella bellezza perfetta.
Andrea ovviamente si rese conto di quell’ammirazione e ne fu lusingato nonostante l’abitudine a reazioni del genere. Si avvicinò alla vasca da bagno. Demian lo guardava dal basso, rannicchiandosi tutto. _S… si. Si ricordò di rispondere alla domanda dopo un tempo interminabile. _Mi fa molto piacere_ rispose lui allargando il suo sorriso, mostrando i suoi denti bianchi e perfetti, con due insoliti canini acuminati che non tentò di nascondere. _Mi spiace di non aver chiesto prima il permesso… _Non preoccuparti. Hai fatto bene. I piaceri del bagno sono fatti per chi può apprezzarli pienamente. _Ti sei… nutrito? Il viso di Andrea si rabbuiò quasi impercettibilmente. _Si. _Chi… _Non è opportuno che ti parli di queste cose. Non avrei dovuto neanche raccontarti quella storia. _Oh, smettila, non sono un bambino! _Oh, si che lo sei… Demian lo guardò contrariato, con sguardo cocciuto.
Sentì qualcosa nella testa, quel dolore
improvviso, quel suono acuto nelle orecchie. Il ragazzo si agitò nell’acqua. _Scusami. Vuoi aiutare tua sorella.
_Ovviamente. La porterò via da quella casa.
_Posso sempre rapirla e portarla con me. _E dove andrete? Sei solo un ragazzo credi di poter mantenere sia te che lei? _Ce la farò! Troverò un lavoro. Voglio portare mia sorella lontana da lì! Ci andrò stanotte stessa.
_Vuoi che venga con te?
_Vuoi aiutarmi per redenzione? Demian avvampò e s’immerse nell’acqua fino al naso. Quel tipo… come poteva dire certe cose con tanta naturalezza? Andrea prese un ampio telo azzurro e lo aprì. Il rossino esitò, poi si alzò velocemente e si lasciò avvolgere in quel morbido telo. Il moro lo guardò attentamente. Quel ragazzo lo attraeva come poche persone erano riuscite a fare nella sua lunga esistenza. Demian stringeva i due lembi del telo, coprendosi pudicamente, ovviamente avendo capito che, in un modo o nell’altro, non era indifferente al vampiro. Questo lo spaventava, date le sue esperienze negative in materia. Per lui l’attrazione fisica era violenza.
I capelli umidi si attaccavano disordinati sul
suo visetto affilato, le ciglia bagnate erano lunghe e scure, i suoi piedi
immersi in una pozzangherella d’acqua che lui stesso aveva generato.
Adorabile.
Quel ragazzino ostentava sensualità pur non volontariamente e Andrea si sentiva MOLTO attratto.
_Mmmh… dovrei vestirmi. _ Vorrei un po’ di privacy!
Demian si sentì sfacciato. L’altro l’aveva
salvato, ospitato, offerto la propria dimora e lui non faceva altro che fare
l’acido. Si vergognò. E sparì dalla vista. Casa sua… si rattristò moltissimo a immaginare quel luogo di orrore come suo.
Dopo poco, Demian raggiunse Andrea nel salone
dove il vampiro, solo un paio d’ore prima, gli aveva raccontato la sua storia.
Il moro stava osservando uno dei propri dipinti rinascimentali, di un artista
al rossino sconosciuto. Ovviamente egli si accorse dell’arrivo di Demian anche
prima della comparsa di quest’ultimo. Si voltò. Demian indossava i vestiti del
giorno prima e Andrea notò con piacere che il giovane aveva indossato ancora
la giacca corta di velluto blu. Demian distolse lo sguardo nuovamente imbarazzato. Non era abituato a tutti quei complimenti, ad essere osservato così. Nella sua vita era sempre stato uno di quei ragazzi abbastanza “invisibili”. Non faceva parte né degli emarginati né dei popolari. Era sempre stato “normale”, “noioso”, “inutile”. Una di quelle persone che la gente non cerca mai. Nel giro di qualche giorno aveva ricevuto tutti i complimenti e le attenzioni della sua vita. Tutto da un vampiro millenario. _Andiamo?
Chiese il ragazzo tentando di nascondere il
disagio e di cambiare discorso.
Demian si sentiva come un vampiro. Ultimamente viveva di notte, dormendo tutto il giorno anche se il dì trascorso non aveva chiuso occhio ed ora si sentiva parecchio stanco. Andrea l’aveva fatto volare nel cielo notturno, colpito dal vento freddo della notte, stringendolo saldamente, come promettendo silenziosamente che mai e poi mai l’avrebbe fatto cadere. Quando si avvicinarono alla meta, Andrea rallentò e Demian riuscì ad aprire le palpebre che fino a quel momento aveva tenuto strette. Poteva guardare il profilo angelico d’egli stagliarsi nell’intensa, opaca luce lunare, i suoi capelli sottili svolazzare leggeri sul viso bianco, le sue labbra chiuse in un espressione contenuta, gli occhi possessori di una dolce espressione appagata probabilmente dal sangue. Planarono senza farsi vedere nel piccolo cortile di una casa marrone. La casa di Demian. Essa era non molto grande, tipica delle famiglie di ceto medio, le persiane erano già chiuse e dal loro interno proveniva la forte luce dei lampadari; il tetto a punta presentava dei buchi dovuti a tegole cadute, ma nell’insieme la casa era modesta e piacevole a vedersi. Il ragazzo rabbrividì. Andrea gli posò un braccio intorno alle spalle e guardandolo annuì, infondendogli coraggio. Il rossino indicò una portafinestra al piano superiore dell’abitazione. _Quella è la stanza di mia sorella. Disse con tono basso. Il vampiro lo prese di nuovo tra le braccia e spiccò un breve salto fin sopra al bancone della camera da letto della bambina. Andrea assunse un’espressione seria e concentrata, Demian spalancò gli occhi sentendo alcuni gridi strozzati e strani rumori. Si staccò improvvisamente dal vampiro ed entro nella stanza, rompendo con la spalla la finestra che s’incrinò in più punti. La scena che vide gliene riportò alla mente un’altra terribile che aveva vissuto e che ricordava bene. Quell’”uomo” aveva i pantaloni calati e stava schiacciando la ragazzina sotto di sé, penetrandola brutalmente. La piccola piangeva e i suoi singhiozzi erano soffocati dalla grossa, malvagia mano di suo padre. All’irruzione del ragazzo l’uomo si fermò e volse lo sguardo lascivo verso di lui. _Demian…?! Il rossino non riusciva a proferire parola. Digrignava i denti, i suoi occhi erano pieni di rabbia e di odio, strinse i pugni fino a farsi male. _LASCIALA STARE SCHIFOSO BASTARDO!! ALLONTANATI DA LEI!! Gridò in preda alla collera e all’orrore. L’uomo si alzò dal piccolo corpo della ragazzina e non tentò nemmeno di coprirsi. La piccola si arrotolò sul letto e iniziò a tremare e a singhiozzare. L’uomo tentò di sorridere ma quel che ne uscì fuori fu solo una terribile smorfia. Il padre di Demian era massiccio, non più in forma a causa del bere e del troppo mangiare, con gli unti capelli neri disordinati e occhi vitrei di un colore indefinibile tra il verde e il marrone. _Demian. Dov’eri finito?_ chiese con la voce ancora impastata di lussuria_ ci siamo preoccupati tanto per te… davvero tanto.
Mosse qualche passo in avanti.
_Non dire queste cose figliolo… io esprimo solo
l’amore che ogni padre ha per i propri figli.
Detto questo Demian si avvicinò al letto dove
giaceva sua sorella nella semi incoscienza; le si sedette allato e la scosse
piano.
Successe tutto in un istante. Suo padre si fermò improvvisamente, spalancò gli occhi e cadde senza vita sul corpo del figlio.
Demian impallidì; spalancò gli occhi dall’orrore. Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Andrea era entrato nella stanza e ora era inginocchiato sul pavimento, con uno sguardo pieno d’ira sul volto. Si alzò velocemente, correndo dal ragazzo steso che non riusciva a muoversi dal terrore e che aveva preso a tremare violentemente. Con celerità sollevò il corpo pesante e flaccido di suo padre e lo scansò, dopodiché si piegò sul ragazzo, i cui tremiti erano simili a delle convulsioni.
_Demian! Demian!_ lo chiamò_ calmati è tutto
finito ora, calmati! Lentamente i tremiti del ragazzo si attenuarono e sembrò riprendersi dal suo stato di trans. _Mmmh… _Sttt è tutto a posto. Aspettami qui. Gli sussurrò nell’orecchio e si alzò, portando fuori da quella stanza il corpo del padre e scendendo le scale fino in cucina. Lì c’era una donna coi capelli sciolti, lunghi e neri come la pece.
Aveva uno sguardo vuoto e asciugava con troppa
energia un bicchiere. Lo ruppe e si tagliò le mani emettendo solo un fioco
gemito. Ma forse questo solo agli occhi di un vampiro che andava ben oltre le apparenze. La donna aveva occhi molto simili a quelli di Demian anche se non ne eguagliavano il fascino. Erano verdi ma spenti, di chi ha ormai perso fiducia nella vita e qualsiasi voglia di vivere.
In quegli occhi si leggeva il pentimento che la corrodeva da anni.
La donna lo fissò come se non fosse sorpresa di vederlo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Posò i cocci rotti nel lavabo e si posizionò di fronte alla figura di Andrea.
_Sei venuto a prendermi?
La donna sorrise debolmente, ma nei suoi occhi
si accese una scintilla. Il vampiro le si avvicinò facendo in modo che lo guardasse dal basso; le posò una mano dietro la nuca delicata e con l’altra scostò i suoi capelli, scoprendo la gola bianca. Posò sopra di essa il bacio della morte, accarezzando il suo collo a labbra socchiuse, inalando il suo odore, un misto del profumo della sua pelle e del sangue copioso che fuoriusciva dalle ferite appena procuratesi. Non le fece nemmeno sentire la puntura dei denti nel collo; la donna percepì come un bacio eccitante il suo bere lento. Dal suo sangue fluiva l’amore morboso per il marito e la codardia patologica. Morì senza nemmeno rendersene conto, afflosciandosi tra le braccia di Andrea, come una marionetta a cui vengono tagliati i fili. Posò il corpo della donna accanto a quello del marito e risalì le scale.
Andrea vide il ragazzo sconvolto a terra, poi la bambina terrorizzata sul letto e si chiese quanto male potesse esistere al mondo. Lui, portatore di morte, non riusciva ancora a capacitarsi delle atrocità di cui veniva a conoscenza da 1500 anni. Si avvicinò a Demian, accovacciandosi accanto a lui e lo scosse piano. _Demian. Demian calmati. Avanti guardami._ il giovane era agitatissimo, guardò Andrea sconvolto_ E’ tutto a posto piccolo._ gli accarezzò una guancia_ Andiamocene via da qui. Il ragazzo annuì dopo qualche esitazione e si alzò, rischiando di cadere un paio di volte. Si avvicinò a sua sorella e se la tirò contro, accarezzandole i lunghi capelli neri scompigliati. _Alisa… svegliati sono io. Ce ne andiamo adesso. Svegliati.
_E’ sotto shock, ha bisogno di riposo. Ha subito
cose inimmaginabili.
Il vampiro annuì. Il rossino sembrava instabile
sulle gambe, si diresse verso l’uscita della stanza.
Chiese Andrea che non voleva che l’altro vedesse
i cadaveri dei suoi genitori. _Ok. Demian entrò nell’altra camera, reprimendo un gemito emozionato. Nella stanza c’era ancora l’odore della sua acqua di colonia. Le finestre e le persiane erano chiuse, infatti si notava, nonostante quel profumo, l’aria viziata e soffocante. Il suo letto era intatto, la scrivania in disordine, le sue scarpe da ginnastica per terra. Tutto era rimasto esattamente com’era prima che succedesse quello che successe. Sul muro ancora attaccati i disegni della sua compagna di classe Claudia, una delle poche persone che avevano piacere nel parlargli. I disegni raffiguravano ninfe e divinità dalle forme aggraziate e perfette; inoltre su quelle pareti vi erano le fotografie del gattino che aveva da piccolo e che aveva tanto amato. A passo lento si diresse verso un armadio e tirò giù uno zaino malconcio; si avvicinò a delle mensole e prese alcuni cd e alcuni libri che aveva sempre adorato e li mise nello zaino, e così fece con un peluche e con alcuni vestiti: un paio di jeans, un maglioncino morbido e una camicia nera. Poi prese da un cassetto due collanine e un albumino di foto, poi torno a staccare i disegni e le foto dal muro e mise tutto in un libro. Voleva prendere dell’altro. Dover scegliere tra tutte le cose che amava e che facevano parte dei suoi ricordi e della sua vita gli faceva male ma non poteva di certo portarsi via la stanza. Lacrime copiose e silenziose gli colarono dagli occhi, finendo sulle sue mani. Andrea lo guardava dalla porta ed era così addolorato che il suo stato d’animo era quasi palpabile. Si avvicinò e si abbassò per raccogliere da terra le scarpe da ginnastica che giacevano scomposte sul pavimento; poi si alzò e prese dalla scrivania un paio di quaderni e un’agenda e mise tutto nel suo mantello, addobbandolo a sacca. Sapeva quanto quel portare via con sé solo alcune cose riempisse il cuore di Demian di dolore e malinconia. Si avvicinò al ragazzo e con la mano libera avvicinò la sua testa alla propria spalle e lo lasciò piangere silenziosamente, aspettando che si calmasse. Tornarono nell’altra stanza, Andrea prese Demian e sua sorella tra le braccia, stringendoli a sé e spiccò il volo dal balcone di quella casa che sapeva di morte.
La piccola Alisa era stata sistemata nel letto
di una delle tante stanze del palazzo e Demian non riusciva a staccarsi da
lei. Le teneva la mano, tentando in qualche modo di trasmetterle il suo amore
e la sua vicinanza. Provava tanta rabbia se pensava a cosa la piccola era
stata costretta a subire per anni e sapeva che quell’iniziale frammento della
sua vita l’avrebbe accompagnata per sempre. Ma era disposto a tutto pur di
darle un’esistenza nuova. Il vampiro sentì un moto di rimorso.
Aveva fatto bene ad uccidere quelle persone?
Aveva fatto bene ad uccidere i suoi genitori? Probabilmente non l’avrebbe mai
perdonato. Infine Demian si voltò. Il suo volto impressionò Andrea. Era inespressivo, come se il dolore fosse sparito improvvisamente insieme all’orrore nel suo cuore. _Sono morti vero? Chiese il ragazzo con voce atona. _Si.
Demian lo guardò senza battere ciglio, senza
leggergli la mente era impossibile capire cosa albergasse in quel momento
nella sua testa e nel suo cuore. Infine il rossino tornò a posare lo sguardo
sulla sorella.
_Si, lo meritavano. Andrea non resistette, gli si inginocchiò a fianco, lo abbracciò e posò la fronte al petto del ragazzo che posò il proprio mento sulla testa dell’altro. In quell’abbraccio Demian non si sentiva minacciato come avrebbe dovuto, ma solo protetto e consolato e sentii dei brividi lungo tutta la schiena e si sentì orribile per questo. In un momento del genere poi… Andrea voleva stringerlo forte, più forte, ma temeva che se avesse fatto ancora un po’ più di pressione su quel corpo l’avrebbe rotto. Non voleva che avesse paura, non voleva che si sentisse così solo e disperato, con il peso del mondo sulle spalle. In quel momento non riusciva a dirgli niente, poteva solo tenerselo contro così, sentire il forte battito del suo giovane cuore e dimostrargli che mai l’avrebbe lasciato, perché sentiva di provare per lui molto più di quanto doveva.
Rimasero così finché un gemito nell’enorme letto
non attirò la loro attenzione. La ragazzina che vi giaceva aveva aperto gli
occhi e si sforzava di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Si mise a
sedere ma si lagnò. Evidentemente aveva ancora su di se gli effetti
dell’ennesima violenza subita. Il fratello si sporse subito verso di lei per
aiutarla. _Le preparo qualcosa. Andrea si era rivolto a Demian che annuì senza guardarlo. Il vampiro sparì dietro la porta e il rossino si sedette sul letto vicino a sua sorella, le mise una mano sulla spalla. _Alisa, è tutto finito, mi senti? Non permetterò più che ti succeda niente. Ti proteggerò io. La bambina si girò per guardare suo fratello. _Non te ne andrai più via? Demian sorrise tentando di apparire il più sereno possibile. _Te lo prometto. La piccola sorrise, ma quel sorriso era stanco, pieno di un dolore che nessuno avrebbe più risanato. E Demian odiò i suoi genitori ancora di più.
Passò circa un’ora. Alisa non chiese nulla della loro madre e della loro casa. Forse perché inconsciamente sapeva che non era il momento, forse sapeva che non sarebbero più tornati a casa. Quella bambina doveva essere molto più matura di quello che Demian immaginava. Andrea tornò nella stanza, con un vassoio nelle mani. Nell’aria si sparse subito un buon odore di cucinato. La piccola si passò inconsciamente la lingua sulle labbra. _Serviti pure piccola. Disse il vampiro posando il vassoio sul letto con delicatezza. _E dove l’hai presa questa roba?! Domandò il rossino incredulo.
_Credi che non sappia cucinare?
_Ok io mangio.
_Ma senti un po’, Alisa fammi assaggiare una
polpettina, è troppo, troppo assurdo! Chiese la bimba con sguardo innocente. Demian prese con due dita una polpetta e se la mise tutta in bocca, l’assaporò e aprì di scatto gli occhi. _Ma cazzo è buona sul serio! _Non dire le parolacce! Strillò Alisa. _Ha ragione la bambina. Dovresti usare un linguaggio più appropriato in presenza di una signorina. La ragazzina guardò il vampiro con sguardo trasognato, arrossendo genuinamente. Si era inaspettatamente creata una scenetta serena, tuttavia gli animi dei protagonisti non lo erano altrettanto.
Demian uscì dalla stanza seguito da Andrea. Sua sorella si era messa a dormire, aveva bisogno di riposo, fisico ma soprattutto psicologico. Quell’apparente spensieratezza non era che una maschera indossata per abitudine e Demian voleva che quella maschera divenisse il vero volto della ragazza.
_E’ incredibile_ iniziò il ragazzo_ mi fido
molto più di un vampiro che di qualunque altra persona al mondo. _Lo so. _Allora perché ti fidi? _Perchè sei l’unico al mondo che mi abbia teso la mano. Mi hai offerto un riparo, vestiti, cibo, consolazione, per me e ora per mia sorella… io… non saprei dove altro andare ora… cos’altro potrei fare, io… non lo so!_ abbassò la testa; si sentiva stanco, solo, sconfitto_ A parte queste quattro cose in uno zaino io non ho niente. NIENTE! Non ho soldi, non ho famiglia, non ho nessuno…_ iniziò a singhiozzare_ la mia vita è crollata all’improvviso e io ora non so cosa fare! Mia sorella, lei deve vivere al meglio!
Andrea non lo fece nemmeno finire di parlare che
lo abbracciò da dietro, passando con attenzione le braccia intorno alla vita
dell’altro, come se con un movimento brusco avesse potuto distruggerlo. Posò
la propria testa sulla spalla del rossino che rabbrividì a contatto con la sua
pelle fredda; però quasi subito quella stessa pelle sembrò scaldarsi
magicamente e Demian non ebbe più brividi di freddo.
_Ma non ti condanno per questo… probabilmente è
quello che avrei fatto anch’io, se solo l’avessi capito prima, se solo ne
avessi avuto il coraggio.
Demian portò le mani su quelle dell’altro che lo
stringevano e chiuse gli occhi tentando di smetterla di piangere.
_Mi stai abbracciando… ma non ci vedo nulla di
mortale.
Il ragazzo si lasciò cadere sui morbidi cuscini
di piume.
Andrea sorrise. _Si ma…
_Ti fidi di me? Il vampiro spense le luci e si stese elegantemente nell’alcova, facendo in modo di non urtare nemmeno per sbaglio il giovane al di lui fianco. La sua vista funzionava perfettamente di notte e Andrea si trovava assolutamente a suo agio nelle tenebre e riuscì quindi a scorgere perfettamente il rossino che invece credeva di essere nascosto al vampiro. Il moro si sdraiò completamente, poggiando la testa sull’avambraccio, osservando l’altro in ogni dettaglio. Il volto del giovane era evidentemente molto stanco, gli occhi spauriti, confusi, ancora carichi di dolore ma fu felice di non scorgervi alcuna traccia d’odio.
Dopotutto si era nutrito del sangue di sua
madre. Allora Andrea si avvicinò piano, facendo attenzione a non spaventarlo, visto che il giovane con letti e contatto fisico con altri uomini aveva avuto solo brutte esperienze. Ma lui non era un uomo. Si azzardò a sfiorargli i capelli con le dita, beandosi del leggero, quasi impercettibile fremito che sentì provenire da lui. Poi accarezzò la sua guancia, sorridendo nel sentirla eccessivamente calda, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per la paura. Infine lo attirò delicatamente a sé, mettendo a contatto i loro petti, strappando un sospiro sorpreso al ragazzo che non sapeva cosa dire o come reagire. Aveva paura. Ma di cosa? Del contatto? Di cosa poteva succedere? Della morte? Del vampiro? Di tutto? Demian non sapeva rispondere a queste domande, sapeva solo che era stanco, che l’altro era come un magnete per lui e che voleva solo abbandonarsi alle sue braccia, che quello fosse un bene o un male. Così il ragazzino si lasciò stringere gentilmente e chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno che incombeva pesantemente su di lui. Dopo pochi istanti il rossino già dormiva profondamente, il suo respiro divenne subito regolare e leggero, la sua temperatura normale. Andrea lo coprì con una coperta e tornò ad abbracciarlo, chiudendo gli occhi, sereno nonostante la nottata trascorsa, ora voleva solo dormire come un umano accanto a quel giovane, prima di tornare a nascondersi dall’alba.
Continua…
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