DISCLAIMER: I personaggi e Slam Dunk non sono
miei, per il momento sto organizzando un piano per sequestrare Inue e
obbligarmelo a cedermeli a suon di... solletico! Ma prima devo finire di
preparare l'attrezzatura. Cmq mi raccomando di non farne parola con la
polizia!!!
DEDICHE: Questo cap. lo dedico a Karijin e Dany che si sono fatte in
quattro per spedirmi tutte le loro fic e vario materiale che gli avevo chiesto,
e ad Ery che si è addossata l'ingrato lavoro di leggere e correggermi questo
capitolo dandomi dei ottimi consigli!!! SIETE MITICHE!!!! Me fa tre statue d'oro
a vostra immagine e somiglianza e comincia a venerarle ^___^ Inoltre un salutone
a tutti coloro che hanno commentato le mie fic e mi hanno incoraggiato!
Praticamente si possono contare sulla dita di una mano, ma rimanendo sul vago fa
più effetto e sembrano essere molti di più ^^'''
Amore a
pagamento parte
V
di Enlil
Capitolo 5: "Fidati di me"
Quando Kaede entrò nel locale il chiasso delle persone ricopriva tutta la
stanza , mischiandosi col suono sensuale del pianoforte. Si guardò
intorno per un po'. Tutto era identico alla sera prima, pareva che in quel
luogo non esistesse il tempo e tutto scorreva libero da ogni legge.
All'interno della "Shohoku House" uomini e donne facevano
bella mostra di se nella stanza come tante merci su di un bancone. Di
solito la "merce" era scelta attraverso i vari menù, ma spesso
venivano nel salone principale ad attrarre le "clientela" a suon
di provocanti gemiti e pose che non solo non rientravano nei canoni della
decenza, ma che la infrangevano completamente senza alcuna pietà. Non
appena era entrato Rukawa aveva attirato l'attenzione di tutti, come non
poter notare quel ragazzo dalla bellezza mozzafiato e intrigante che,
nonostante indossasse un semplicissimo paio di jeans, maglietta bianca e
zaino che tanto stonavano col lusso aristocratico di quel luogo,
sprigionava un'aura nobile e sinuosa. Molti sguardi, sia provenienti dalla
"merce" ma sopratutto dai cosiddetti "clienti", si
spostarono su di lui. Specialmente una figura nascosta dall'ombra di una
tenda parve essere piuttosto interessata al ragazzo moro.
Kaede passò impassibile nel mezzo della stanza impassibile agli
innumerevoli sguardi che imperterriti continuavano a spogliarlo, e non
solo quello, con gli occhi. Quella era stata una giornata davvero
stressante per lui. Prima quell'uomo divorato dal dracon, poi quella
sottospecie di sibilla greca che in meno di dieci minuti gli aveva
capovolto il proprio mondo. Dopo quello che era successo era ritornato in
ufficio e ci si era chiuso a chiave impedendo a chiunque di andarlo a
disturbare. Doveva fare ordine sui propri pensieri. Finalmente ciò che
aveva tanto agognato si trovava a un passo da lui. Il compiersi del sogno
dei suoi genitori. La cura di quella peste dell'umanità, del Dracon!
Ma la situazione era molto più complicata di quella che aveva creduto.
C'entravano i più importanti pezzi grossi delle associazioni sia legali
che illegali (non che ci fosse poi così tanta differenza fra le due
fazioni poi... ), era una questione d'importanza vitale per tutta la
terra, e lui che poteva mai fare?!? Diciamo... La polizia era fuori
questione, tanto valeva consegnarsi di sua spontanea volontà ai capi
mafiosi direttamente che perdeva anche meno tempo, l'A.P.U.N. non avrebbe
sicuramente potuto fare nulla, anzi, c'era anche il pericolo di qualche
infiltrato, non era mai stato un tipo particolarmente sociale e oltre
Akira non è che conoscesse molte altre persone. Per tutto il pomeriggio
non aveva fatto altro che pensare a qualche possibile situazione. Insomma!
In fondo lui non era altro che un ragazzo normale! Non c'entrava
assolutamente nulla in questa storia! Cosa lo dovrebbe mai spingere a
mettersi da solo contro i più potenti gruppi del mondo per poi rimanerci
secco?!? Assillato da mille dubbi e domande non era riuscito a chiudere
occhio per tutta la giornata, e anche ora che si trovava con i sensi
bombardati da litri di profumi dolciastri e nauseanti e il continuo
parlare della gente, la sua testa aveva ben altro in mente. Scrollò il
capo. Ora doveva dedicarsi a lui. Quel rumoroso ragazzo dai capelli rossi
a cui si sentiva legato così profondamente e nonostante tutti i casino
della giornata non aveva mai completamente lasciato i suoi pensieri. Ecco
un'altra cosa assurda. Perchè mai aveva così tanto a cuore uno
sconosciuto? Uno che lo aveva picchiato selvaggiamente poche ora prima e
non aveva fatto altro che insultarlo e disturbare il suo sonno? Cosa mai
lo portava a sprecare tempo e denaro per quella testa calda senza
pretendere in cambio niente? L'altra sera era così deciso... Ma adesso
non ne era più così sicuro.
Sospirò e si diresse verso il bancone. Non sapeva cosa fosse quella forza
misteriosa che lo attraeva verso quel ragazzo, ma aveva tutta l'intenzione
di scoprirlo.
Improvvisamente quello che gli parve un tentacolo si impossessò del suo
braccio e cominciò a trascinarlo in un angolo della stanza. Si girò per
cercare il polipo in questione che aveva osato disturbarlo e fatto perdere
tempo, ebbe un sussultò quando al posto dell'animale marino si trovò
davanti una ragazza pesantemente truccata e vestita in modo
inequivocabile. Una gonna bianca semitrasparente con due grossi spacchi
laterali mostrava tutte le curve del corpo soffermandosi sulle cosce
alquanto secche , il corpetto gli esaltava il poco seno facendoglielo
praticamente arrivare sotto la gola e mostrandone gran parte, i capelli
raccolti da una pettinatura elaborata lasciavano alcune secche ciocche
marroni ricadergli sul viso. Due occhi a palla erano incorniciati da una
spessa linea nera e da un'altra più sopra blù, la bocca rossa unta dal
rossetto, le guance smorte rese ancor più bianche dalla quantità
industriale di cerone schiaffatoglisi sopra e su tutto il resto del corpo,
dando quasi impressione di essere porcellana. Kaede odiava la porcellana,
fredda e insensibile, fragile e ipocrita, una finta bellezza costruita ma
vuota e grezza all'interno. Quella ragazza era proprio la personificazione
della porcellana. Era come una bambolina costruita in serie, anonima, con
il volto adornato dalla vernice, vernice che in poco tempo sarebbe seccato
e poi caduto rivelando la sua vera natura di essere freddo e debole.
La bambolina di porcellana iniziò a parlare sorridendo in una smorfia
formata da un piegamento abituale di labbra, non c'era calore in quel
sorriso, solo calcolata finzione.
- Tu sei Rukawa, Kaede Rukawa, vero? -
Il moro si limitò soltanto ad annuire sperando che quella finisse presto
per poter andare dal suo Tarzan in perizoma ( ANCORA CON STA'
STORIA?!?!?!? Nd.Enlil / Visto che quì le cose stanno andando per le
lunghe lasciami almeno sognare la mia bella lemon!! è___é Nd.Ru /
-____-''' E' senza speranza Nd.Enlil ).
- Ti ho visto stamattina, eri con il signor Sendo.-
Il viso di Kaede si piegò leggermente in un segno di approvazione, mentre
il suo sguardo vagava per la stanza alla ricerca della commessa bionda.
- Vedo spesso il signor Sendo da queste parti, è un cliente
abituale, e qualche volta ho pure avuto a che fare con lui, è un tipo
divertente e davvero carino. Anche se secondo me tu sei decisamente molto
più bello di lui -
Alzò leggermente gli occhi alla ricerca di qualche reazione da parte del
ragazzo.
Nulla. Pareva quasi nemmeno interessarsi a quello che stesse dicendo.
"Un osso duro eh? Va bene, significa che sarà più divertente! Non
scappi cocco! Stasera ti infilerò dritto dritto nella mia rete!!"
Con fare distratto si avvicinò ancora di più a Kaede tanto da far stare
i loro visi a pochi centimetri. Il ragazzo accortosi di un calore al
nauseante sapore di vaniglia e di un alito umidiccio che continuava a
sfiorargli fastidiosamente il collo, riportò l'attenzione alla ragazza
pesce-palla (reti da pesca, piovre, pesci palla... credo di avere voglia
di mangiare pesce ^^''), e accortosi della posizione che aveva assunto si
scostò di scatto andando a sbattere la schiena contro il muro. La ragazza
imperterrita continuò la sua manovra di avvicinamento e cominciò a
strusciarsi contro la pelle del ragazzo che era diventata d'oca per il
disgusto al contatto con quella carne sudata e appiccicosa. Kaede dovette
sopprimere un conato di vomito quando la ragazza appoggiò la propria
coscia nuda dalla gonna sul suo fianco. Poi avvertì un ansimante e umido
sussurro perderglisi nelle orecchie.
- Il signor Sendo era davvero molto dotato ed esperto a letto! Mi chiedevo
chi dei due amici fosse il più bravo... Mi piacerebbe scoprirlo
stanotte... Che ne pensa lei? -
"Ma Sendo dev'essere più disperatamente arrapato di quello che
credevo ad andare con certe zoccole!!" Rukawa trattenne il respiro
cercando di ridurre al minimo i contatti fisici con quell'essere formato
ventosa, ma la ragazza dovette capire male il senso di quel gesto, visto
che gli si schiaffò contro ancora di più, circondandogli il collo con le
braccia e avvicinando il viso al suo. Kaede alla vista di quelle umidicce
e pulsanti labbra che si facevano sempre più vicine come in un incubo
mostruoso, cadde nel panico più assoluto e scaraventò la piovra formato
zoccola più lontano possibile da lui. La ragazza cadde per terra con un
tonfo che però venne risucchiato in quel vortice di parole e rumori che
gli avvolgeva. Alzò gli occhi interrogativa verso il fautore di ciò.
Kaede stava in piedi dinnanzi a lei in tutto il suo metro e novanta, poi
con fredda voce disse puntandogli contro un paio di occhi fra il
disgustato e il rabbioso
- Mettiamo subito le cose in chiaro: Uno, non sò chi sei e non mi importa
Due, non azzardarti mai più a ripresentarti davanti a me. Tre il solo
pensiero di toccarti mi fa schifo. Ora via dalla mia vista. -
Negli occhi della ragazza si formò una scintilla di odio puro. Come osava
rifiutarla in quel modo?! Lei, che era la numero uno della casa, la
preferita del capo! Strinse i pugni sul pavimento freddo, i capelli sul
volto gli erano finiti in bocca inumidendosi di saliva e appiccicandosi
sulla pelle sporca di cerone. Sentì i passi di Rukawa allontanarsi
scomparendo fra la folla e il rumore, ma per lei non esisteva più niente
e nessuno. Solo lei. Lei e la sua vergogna. Un basso ringhio gli uscì
dalle labbra scomparendo nell'aria:
- Giuro che sarai mio cocco! Parola di Haruko Akagi! -
______________________________________________________________________
Di nuovo lì, in quella stanza, circondato da quei mobili. I ricordi gli
giungevano irreali e lontani, e pensare che erano passate solamente poche
ore... Riavvertì l'ormai noto sbattere della porta nella stanza e il
secco rimbombo di un sacco di patate scaraventato sul pavimento, solo che
il sacco in questione aveva i capelli rossi.
- Come desiderato eccole nuovamente il suo acquisto di una notte! Speravo
che il brutale sesso lo facesse raddolcire, ma questo quì è anche peggio
di ieri! Spero che il vostro incontro lo faccia domare più efficacemente!
Buon divertimento Signore !-
Il gorilla della sera prima uscì nello stesso modo che si ricordava,
lasciando il sacco di questione sul pavimento.
"Proprio come l'altra volta..." Pensò in un sorriso di
auto-derisione nascosto dalla sua solita maschera.
- Allora testa rossa, cosa c'è? Non ti vuoi alzare? Non dirmi che hai
ancora paura che ti violenti!! -
Ma il ragazzo restava lì, accasciato sul duro pavimento con il viso
nascosto dai capelli e dalle ombre formate dalla luce soffusa, le unghie
artigliate nel marmo quasi lo volesse staccare, il corpo ansimante dagli
affannati respiri che gli alzavano e abbassavano il petto, i vestiti
strappati che sfoggiavano nuda pelle sporca di sangue...
- Fanculo pezzo di merda -
Kaede sospirò
- Proprio come avevo immaginato... -
Si avvicinò silenziosamente al ragazzo e prima che potesse ribellarsi lo
afferrò per la manica e quasi brutalmente lo obbligò a girarsi.
Il volto era ricoperto di lividi e ferite, come d'altra parte tutto il
resto del corpo. Macchie scure di sangue secco e terra gli ricoprivano le
guance, le palpebre, la bocca... Un profondo taglio era visibile in fronte
e un labbro era spaccato.
Davanti a quello spettacolo gli occhi di Kaede tremarono, ma il resto del
suo corpo rimase impassibile come sempre, come ricoperto da una patina che
lo isolava dal resto del mondo.
- Certo che tu non sai proprio cosa sia l'arrendevolezza eh? Ti hanno
proprio conciato bene per le feste!! -
Come risposta ricevette un grugnito
- Ma fatti i cazzi tuoi occhi da volpe!! -
Il moro sbuffò, si sfilò lo zaino e aprendolo tirò fuori una cassetta
per il pronto soccorso. Intuendo ciò che sarebbe successo aveva preso in
prestito da Ayako il necessario: bende, disinfettante, cerotti... (Si
chiama prendere in prestito ora? Nd.Enlil/ Sai che non sono un tipo
di molte parole, facevo prima a prenderla direttamente Nd.Ru / Però
quando vuoi una scena lemon il fiato non ti manca di certo!! Nd.Enlil /
Lemon... *ç* Nd.Ru / -______- Nd.Enlil )
Imbevuto la stoffa bianca col disinfettante fece per avvicinarsi, ma il
rosso lo allontanò bruscamente.
- Cazzo vuoi? Stà lontano da me! Non ho ancora capito il tuo gioco ma non
ho intenzione di lasciarmi sfiorare da te neanche con un dito!! -
Questo era troppo! Lui lo voleva aiutare e quella specie di scimmia
pazzoide lo trattava pure in quel modo?!? Gli fermò entrambi i polsi con
le mani, lo scaraventò contro il muro obbligandolo ad alzarsi e lo
imprigionò fra la parete e il proprio corpo.
Il rosso non potè sopprimere un urlo soffocato di dolore. Kaede si spostò
un poco fino a notare una grossa macchia rossastra che si allargava sempre
di più sopra la stoffa della maglietta stracciata dell'altro. Senza
lasciargli il tempo di replicare gli strappò la maglia dai pantaloni
svelando la nuda pelle. Da un grosso taglio all'altezza del torace
continuavamo a sgorgare viscidi fiumiciattoli di sangue che scendevano
lungo il petto macchiando le mani bianche del volpino che ora era tutto
intento nel studiare la ferita. Senza una parola lo buttò sul letto
mettendocisi sopra obbligandolo a rimanere sdraiato col proprio peso. Il
ragazzo cercò di ribellarsi per scaraventare a terra il ragazzo moro.
- Che diavolo credi di fare?!? Smettila subito se non vuoi che ti riempia
la faccia di pugni fino e farti sputare sangue!!! -
Kaede sbuffò esasperato.
- Uno, non credo che tu sia nella situazione adatta per minacciare me.
Due, quello che sta sputando sangue ora non sono io ma tu. Tre, TI VUOI
STARE UN PO' CALMO?!? SE CONTINUI AD AGITARTI COME SE TI STESSI SCUOIANDO
NON RIESCO A DISIFETTARTI BENE LE FERITE!!! -
L'uro del moro echeggiò per qualche secondo nella stanza silenziosa. Il
rossino era sotto shock. Era la prima volta che vedeva quella fredda
kitsune gridare. Per un attimo aveva visto i suoi occhi di ghiaccio
diventare puro oceano in tempesta. Intanto il moro aveva ripreso il suo
lavoro e stava pulendo accuratamente le ferite del ragazzo con mano
esperta.
Rukawa si passò una mano sulla fronte umida di sudore sporcandosi di
sangue la pelle. Bianco e rosso. Vita e morte. Felicità e dolore. Questo
non potè fare a meno di pensare Hanamichi mentre curioso teneva gli occhi
fissi su quel strano ragazzo dalle pupille di ghiaccio bollente e i
capelli più neri delle piume di un corvo che lo aveva curato e aiutato.
Non riusciva e capire cosa volesse. Le sue iridi non lasciavano trapelare
nulla dei suoi sentimenti, e questo lo spaventava. Però doveva ammettere
che era piacevole sentire il suo calore premuto contro il proprio corpo,
le sue mani che gli solleticano la pelle, il respiro in sintonia col
suo... Si sentiva come all'entrata di una caverna, i bui anfratti lo
attraggono, vorrebbe sapere quali misteri contengono le sue vene che si
inoltrano nel sottosuolo, ma ha anche paura di potersi perdere in quelle
gallerie infinite...
Ma che diavolo stava pensando? Non poteva lasciarsi sopraffare in quella
maniera. Doveva reagire. Forse allora lo avrebbe lasciato in pace
smettendolo di tormentare, smettendo di farlo sentire così debole e
inerme, così indifeso...
Con un colpo di reni riuscì a sbatterlo via da se riuscendo a sedersi in
ginocchio sul letto. La testa gli girava per colpa del troppo sangue
perso, ma si obbligò di non farci caso. Con uno sguardo di fiamma iniziò
a gridare al suo nemico dalle sembianze di angelo
- Tu!! Vuoi smetterla di tormentarmi? Non hai capito che non ti voglio?!
Che farei di tutto per farti levare dalle scatole?!? Io ti... -
La sua frase non ebbe mai fine. Morì in gola soffocata da un sussulto. Il
ragazzo moro si era avvicinato mentre lui continuava a sbraitare, e lo
aveva abbracciato. Dolcemente. Non come prima per tenerlo fermo. Soltanto
una lieve carezza fra i due corpi. Avvertiva il suo respiro regolare
solleticargli il collo. Le ciocche scure di capelli sul suo volto
sfiorarglii la pelle. Il suo stesso sangue sulle mani dell'altro gli
disegnava mille figure fantastiche sulla schiena nuda. Morbidamente le
loro carni venivano a contatto scatenando una marea di emozioni
contrastanti, facendolo sentire naufrago fra quelle onde a lui
sconosciute. Nessuno lo aveva mai abbracciato in quel modo, era lui che
infondeva coraggio agli altri, che si addossava di tutti i problemi e
tirava avanti a vivere con le sue sole forze. Non era mai stato consolato.
Non credeva di averne bisogno, ma ora se ne era accorto. Era alla
disperata ricerca di qualcuno che si prendesse cura di lui, che gli
dicesse cha andava tutto bene, che gli donasse quel calore che tanto
agognava ma che non aveva mai ricevuto da nessuno.
Una voce si fece largo nei suoi pensieri mettendoli a tacere tutti
all'unisono. Una voce diversa da quella di prima. Calda. Rassicurante.
- Fidati di me. Per favore, lascia che ti aiuti. -
Calde lacrime iniziarono a scendergli tra le guance bagnando i capelli
corvini dell'altro. Si sentì sciogliere in quell'abbraccio, in quel
calore e in quelle lacrime. Sentì sciogliere la sua maschera rivelandosi
forse per la prima volta se stesso con tutte le sue debolezze e il suo
bisogno di amore. Una mano aveva cominciato ad accarezzargli la testa
infilandosi tra le disordinate ciocche di capelli rossi, avvicinando di più
il contatto fra di loro per donargli più calore possibile.
Restarono così per un po', poi il rosso si staccò lentamente lasciando
che il respiro rotto dal pianto si normalizasse.
- Ehi, occhi di volpe. Non mi hai ancora detto come ti chiami - Chiese con
voce ancora affannata e il volto abbassato
- Kaede Rukawa - Rispose l'altro osservando la capigliatura dell'altro che
gli celava gli occhi
- E tu scimmia rossa? Qual'è il tuo nome? -
Uno sguardo nocciola e oro si fece largo fra le ciocche di capelli ramati.
Nei lineamenti ora rilassati nacque un dolcissimo sorriso. Piegò
leggermente la testa facendo scivolare sulla pelle lucida le ultime
lacrime per poi disperderle nell'aria formando mille scintille argentee.
- Hanamichi, Hanamichi Sakuragi -
Era la prima volta che Kaede lo vedeva sorridere. Ne rimase abbagliato e
shoccato, perso in quelle sfumature dorate. Un sorriso vivo, puro. Un
sorriso che valeva più di qualsiasi cosa. Un sorriso da dover
impedire ad ogni costo che scomparisse. Giurò a se stesso che non avrebbe
più avuto dubbi, che avrebbe protetto quel sorriso a costo della vita.
Avrebbe combattuto... per i suoi genitori, per Yohei, per se stesso, per
tutte le persone ancora in grado di sorridere in quella terra abbandonata
da Dio, e sopratutto per Hanamichi!
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CITTA' DI KANAGAWA - "RYONAN SALOON"
L'uomo riportò il sigaro sulle labbra aspirando profondamente. Si lasciò
ricadere sulla dura sedia di legno osservando distrattamente il palco dove
numerose ballerine decisamente poco vestite si esibivano in un continuo
muoversi di gambe e curve in quello che difficilmente sarebbe stato
definito uno spettacolo culturale. Attorno a lui c'erano tavoli gremiti di
grossi omacci barbuti che giocavano a carte o guardavano estasiati il
sedere delle ragazze davanti a loro che si muovevano al ritmo delle note
di un pianoforte mezzo scasciato dal tempo e dalle frequenti risse.
Nell'aria cercava di farsi strada fra le grida e le risate una allegra
canzonetta popolare che decantava la birra e le donne. Improvvisamente un
colosso sotto sembianze di un uomo vestito da cowboy si alzò e gridando
contro il pianista iniziò a sputacchiare saliva su tutto ciò che si
trovava davanti a lui.
- Ehi! Coglione! La smetti di suonare questa merda?!? Siamo clienti e
vogliamo qualcosa di decente!! -
Mentre ancora non aveva finito ad inveire contro il mingherlino che aveva
cominciato a tremare come una foglia, sfoderò dai pantaloni una grossa
pistola arruginita e gli sparò sulla schiena. L'uomo crollò contro i
tasti che stonarono rumorosamente attirando per un momento l'attenzione di
tutti. Poi uno cominciò a sghignazzare seguito a ruota da tutti, e la
confusione ricominciò a regnare sovrana come se nulla fosse successo. Un
barista si preoccupò di levare il cadavere e chiamò l'orchestra per far
continuare lo spettacolo. Ormai nulla più era testimone dell'accaduto se
non il sangue che colava sui tasti d'avorio.
L'uomo soffiò il fumo facendolo mischiare con l'aria annebbiata della
stanza. Un'altra figura si avvicinò e si sedette nel suo tavolo.
- Finalmente è arrivato... Stavo cominciando ad annoiarmi -
- Problemi di amministrazione, c'era un galletto che aveva ficcato il naso
in cose che non lo riguardavano e ho dovuto occuparmene personalmente -
- Smettiamola con i convenevoli! Mr. Sakaoda, ce l'ha o non ce l'ha
Perseus ? -
- Dipende da cosa è disposto ad offrire quello che me lo chiede... -
- Sà bene che l'A.S.U. è la più potente e ricca associazione
dell'intero globo! Non credo che qualcuno possa competere con noi! Quindi
smettetela con i bluff, basterebbe un mio schiocco di dita per chiudere
tutte le sue belle proprietà e sbatterla in gattabuia! -
Le parole uscivano lente e fredde fra un tiro e l'altro, ma la loro
inquietante durezza fece tremare freddo Mr. Sakaoda
- Certo, signor presidente, questo non lo metto in dubbio! E' solo che per
non infastidire il resto dei contendenti ho bisogno ancora di un po' di
tempo... Sapete, problemi interni. Cose che posso risolvere in poche
giorno... Massimo due settimane e Perseus sarà vostro! -
Il silenzio fra i due parve allargarsi facendo sembrare il chiasso nella
stanza come lontani bisbigli.
L'uomo scosse leggermente il sigaro facendo finire la cenere per terra,
poi lo riportò nuovamente in bocca mordendone la punta coi denti.
- Bene. E due settimane siano. Non un giorno di più ne uno di meno. Ma
sappi che se ciò non dovesse avvenire allora per me sarebbe davvero
seccante... Non sò se mi spiego. Ora se me lo concede mi congedo dalla
vostra presenza. -
Si alzò, lento e inesorabile, proprio come le sue parole. Con due dita
prese ilo sigaro ormai completamente consumato, e lo schiacciò sul
tavolo, a pochi millimetri dalla mano del capo mafioso. Sakaoda rabbrividì
avvertendo il bruciore sfiorargli la pelle. Poi il presidente dell'A.S.U.
si infilò il cappello, andò verso il bancone, pagò, e uscì dal locale,
lasciando che le ante della porta continuassero a ciondolare aprendo e
chiudendosi mostrando a sbalzi la sua figura che si allontanava, soffusa
dalla coltre di nebbia.
Mr. Sakaoda cominciò a tremare vistosamente, poi nascondendosi la testa
fra le mani singhiozzò
- Dannazione!! Come diavolo faccio ora?!? Se non trovo un modo per far
uscire Perseus allo scoperto per me è finita! Giuro che farò di tutto
per riuscirci!! Dov'essi spellare quel ragazzo con le mie stesse
mani!! -
Un paio di occhi rossi di fiamme e rabbia si fecero spazio fra le dita,
fissando terrorizzati la scottatura violacea che gli era parsa nella mano.
No. Avrebbe dovuto farcela a tutti i costi.
Senza degnare di un'occhiata la rissa che aveva cominciato a svolgersi nel
bel mezzo del saloon si alzò, e facendosi largo fra i tavoli e la puzza
di birra e vomito, uscì risucchiato dalla nebbia della città.
CONTINUA...
_____________________________________________________________________
* Association Presidents United Nations : Con la fine della GG si è
formata una associazione che riunificava tutti i capi del governo di tutte
le nazioni nel vano tentativo di riacquistare un po' do quel potere perso
ora in mano ai privati (ovvero dell'ANU e della mafia). Nonostante ciò
nei diversi anni non si riuscì mai a giungere ad un accordo, troppo
impegnati a litigare fra di loro per trovare un obbiettivo comune.
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