DISCLAIMERS:
I personaggi sono disgraziatamente del grande
Asada, ma in segreto sono anche I miei amanti! Contando che in effetti io
sono Akane…(scherzo!) NOTE: POV di Akane. Guardate, non posso dire nulla se non che per me era uno dei capitoli più attesi di tutta la storia! Spero sia venuto come volevo! Godetevelo! Buona lettura. Baci Akane
A moon appeared in the nightsky capitolo XV - Un direttissimo per il paradiso di Akane
/Riconciliazione/ Lo stato d'animo con cui sto giocando questa partita è indefinibile, sono come una corda troppo tesa che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro, ci manca poco, dannatamente poco e potrei spaccarmi e rovinare tutto, devo stare attento, rimanere concentrato. Aver incontrato Gaku in queste circostanze mi ha scosso molto all'inizio, in una sola partita devo affrontare gli unici due che nella mia vita mi hanno sempre umiliato in maniera bruciante, i soli che hanno avuto un gran peso per me...e lui ne ha ancora. Sono certo di poter risolvere tutto facilmente, una sola partita può essere poco ma anche sufficiente se ho abbastanza motivazioni per mettercela tutta. Devo riprendermi delle cose: la dignità, i sentimenti e i rapporti. Infine lui. Hiragi. Gli devo far capire un paio di cose. All'inizio questi miei stati d'animo mi fanno fare un pessimo quarto di tempo, ma poi le cose cambiano, sento il suo urlo e mi riprendo, lui mi sta chiamando ed io devo rispondere e raggiungerlo, riportarlo con noi. Così mi ritrovo a volare in alto, sempre di più, fino a dare lezioni a tutti e a urlare che noi Kouzu siamo un direttissimo per il paradiso, non deve perdere l'occasione di salirci, c'è ancora un posto, il suo posto. Man mano che procede mi sento veramente meglio e risolvo solo con qualche confronto impegnativo e pesante, anche la faccenda con Gaku, ce la faccio, dopo anni posso guardarlo in faccia e non sentirmi inferiore, non leggere più quella superiorità e fastidio nei miei confronti. Quando anche mi trovo a fronteggiare Hiragi è come toccare un ulteriore paradiso perché lo sento vicino, sempre di più, abbiamo diversi contrasti io e lui nel corso dei tempi di gioco e proseguendo è crescente questa sensazione di vicinanza, io lo sto raggiungendo e lui mi riesce di nuovo a sentire, riusciamo a rimettere i nostri cuori in sintonia, a captare i rispettivi pensieri nelle azioni che l'altro compie. Riusciamo a volare insieme e non separati. Il fatto che lui capisca una cosa importante, i suoi errori di molti anni a questa parte, lo porta a cambiare profondamente e turbato lui è sempre più con me, è stupendo. Lo vedo nudo come mai era stato veramente e quel che provo io ora mentre gli tendo la mano e lui la prende, mentre le nostre mani tornano a contatto ed io lo sento fisicamente, è una cosa devastante ed esplosiva. Vorrei sbaragliare il suo passato e far si che non abbia mai vissuto ciò che lo ha portato a dimenticare certe cose e sbagliarne altre, vorrei avergli evitato molto ma non possiedo poteri, questo un po' mi manda in bestia perché non so come esprimere quel che sento ma so che è così anche per lui, questo un po' mi calma. Così capisco e realizzo. Io non solo gli voglio bene e lui mi piace, cosa che non sono sicuro di aver mai realizzato seriamente o forse si ma solo la notte scorsa, io credo di capire ora cosa significhi amare qualcuno e lo provo per lui. Mi schifo da solo per il pensiero lampo che mi è passato, qualcosa che non avevo mai osato dire, a voce non lo farò mai, nemmeno sotto tortura, glielo farò capire a modo mio, so che anche lui è uguale a me in questo, forse un po' più sentimentale ma diciamo in modo diverso perché lui è più freddo di me ma, appunto, più morbido coi sentimenti, più sensibile ed emotivo su certi aspetti. Così so che ci diremo certe cose coi nostri modi personali, dove solo noi capiremo. Lo aiuto ad alzarsi e quando è in piedi ci scambiamo un secondo sguardo impressionante che ci penetra a vicenda. Vorrei aver già finito la partita, tanto so come si concluderà. Lui è già tornato da me, ora sento solo il bisogno di parlargli, chiarire ogni cosa, dirgli quello che ho capito, condividerlo con lui e sistemare la nostra situazione! La fine della partita viene presto, lui ricambia il mio gesto e mi tende la mano, siamo così di nuovo insieme, io e lui ma anche noi, la squadra si è riformata e la felicità di tutti è contagiante, non mi fa capire nulla ormai, lo fisso solo soddisfatto, glielo direi subito che cosa è successo ma tutti quelli che ci fanno le feste me lo impediscono così mi limito a guardarlo alle prese da mille pacche e abbracci, boccheggia e si imbarazza, fa proprio ridere! Così eccoci poi qua, siamo fuori, lui ci chiede scusa e mi guarda fisso negli occhi, quei suoi occhi chiari così belli, in stile col colore della sua pelle pallida e dei suoi capelli quasi bianchi, lo osservo accuratamente come fosse un opera d'arte, anzi meglio visto che io e l'arte facciamo a pugni! Non mi perdo più nemmeno un centimetro del suo volto e dei suoi bei lineamenti delicati, non sono un esperto di bellezza di nessun tipo, non ci faccio mai caso questo perché secondo me non esiste, o meglio c'è quella interiore ed è quella che mi cattura, per il resto io con le persone ci sto bene e mi piacciono nel loro insieme, i sentimenti che nutro per esse sono per quello che sono, non per come o se mi piacciono esteriormente. Non sono capace di capire se uno è bello o brutto, non ci capisco e non posso dirlo. Penso che Hiragi potrebbe essere bello ma anche mediocre o bruttino, non mi cambierebbe. Forse per come lo guardano gli altri, solo ultimamente l'ho notato perché di solito non noto mai queste cose, è bello. Bè, dopo esserci tutti riconciliati le cose tornano a posto fra il solito casino entusiasta di tutti e varie manifestazioni d'allegria. Non fa freddo, anzi, e noi siamo costretti ad aspettare l'allenatrice che ritarda come sempre, ma non è questo che mi spinge a chiedere a lui di fare una passeggiata con me, bensì è il desiderio di dirgli tutto quello che c'è da chiarire e che ho capito nel corso di questa partita, devo dirglielo assolutamente e non posso aspettare. Mentre gli altri si siedono sul muretto ridendo e dicendo battute e il suo volto si distende rimanendo in piedi, io non mi muovo, lo fisso con un aria pensierosa e poi gli faccio un cenno col capo che va verso il marciapiede che costeggia il muretto e il mare e mormoro un: - Andiamo a farci una passeggiata intanto?- Dopo aver studiato a sua volto il volto tornando serio improvvisamente, cioè come lui di norma è senza aver problemi o incazzature, annuisce e si avvia seguito e subito superato da me. Io non sto mai dietro a nessuno, non sono io che seguo m gli altri che seguono me! Sento una gioia crescente che un po' mi fa vergognare, viene però spazzata via subito e rimane solo quella felicità che non pensavo di tornare a provare, quando Hiragi mi aveva lasciato e tradito. Sento che sta per succedere, non so come devo affrontare il discorso, forse basta che inizi spiegando perché non seguivo più molto gli allenamenti, lui poi dirà la sua spiegando il suo comportamento che tanto so già, ed infine gli dirò che mi piace non come amico m di più e poi...e poi che dovrebbe succedere? A ripensarci torno ad imbarazzarmi...spero che faccia qualcosa anche lui perché non so se sono in grado di andare fino in fondo in queste smancerie poco chiare, è la prima volta, che diamine! Dopo qualche metro siamo finalmente soli lontani da orecchi indiscreti, alzo lo sguardo su di lui che ora mi cammina a fianco e proprio mentre sto per parlare...apro gli occhi e vedo il buio della mia stanza! - DANNAZIONE ERA UN SOGNO!- Ho ricordato in sogno quando io e Hitonari ci siamo messi insieme ma mi sono fermato sul più bello...no, ora torno a dormire e mi rivedo il seguito! Quel dannato mi manca e questo che è appena successo mi ha messo tutto in subbuglio...porco mondo, altro che dormire ancora: vorrei solo averlo qua quel diavolo bianco, l'ossessione da troppo tempo ormai. Non so quanto ce l farò ancora, è dura non la riabilitazione che in fondo va sempre meglio, ma la sua lontananza. Non so se tornare a casa e continuare per i fatti miei o stare qua finchè non sarò sicuro di essere a posto. È un rischio se torno ora perché potrei invece non rimettermi come un tempo e ridurmi come Yamazaki. Non voglio però...lui mi manca. Mi manca. Mi siedo sul letto e imprecando ancora mi passo la mano sul volto. Che schifo di me, nemmeno un po' di lontananza non riesco a sopportare. Sono proprio un buono a nulla, altro che sfide e scommesse! Se dovessi fare a botte con un esercito preferirei a stare senza di Hitonari. Dipendo troppo da lui, non va bene, anche lui da me eppure ormai è, come si dice, fatta. Ormai è andata e basta. Però non va bene. Che fastidio. Premo i palmi sugli occhi e richiamo il volto di Hitonari quando alzai la testa per fargli quel discorso. No, non basta. Non funziona. Lo voglio qua, ora e subito. Come farò ad andare avanti ancora un anno così? /Cosa vuoi che sia/ Sto giocando e mi sento un impedito con questa stampella al braccio che mi regge per non farmi appoggiare troppo la gamba, questa scimmia rossa ride come una scimmia da circo ma in realtà è sul mio stesso livello! Che idiota! Sembra un pomeriggio come tanti, dedicato al cazzeggio ed alla riabilitazioni. Che palle, ormai mi sembra tutto inutile, io voglio solo giocare, che male c'è? Giocare a basket ma mi dicono che non devo pensare a queste cose ma quello che vedo io è solo un imbecille zoppo che non sa più saltare, mi sento tanto stupido. E sai...gli occhi fanno quel che possono, alla fine...niente meno e niente più, tutto quello che non vedono è perché non voglio vederlo io, lo so, cioè logicamente me lo dico io e me lo dicono gli altri, come mi dicono anche Cosa vuoi che sia! O forse sono io che me lo dico da solo? In realtà è così, passa tutto quanto, no? Deve passare un po' di tempo, solo un po' e ci riderò su proprio io. Cosa vuoi che sia, ci sono solo dentro io con tutte le scarpe! Mi pagherò il conto di tutte le stronzate che ho fatto, una specie di punizione. Ci penserò io a risaldare tutto! È la vita in cui abito questa, alla fine fra alti e bassi non posso fare molto altro che viverla, lo so. È tutto lì, niente meno e niente più, sembra solo un posto in cui si scivola ma queste cose le sa anche Hitonari e tutti quelli che mi stanno intorno o ci sono stati...però non è facile, gioco e mi sento sempre peggio, eppure è quello che voglio fare, tutto quello che voglio fare, però vedo che sembra inutile e mi dico alzando le spalle: Cosa vuoi che sia? Passa tutto quanto, è passato quel momento terribile della mia vita quando Hitonari mi aveva tradito per andarsene in un'altra squadra, sono stato da cani ed è bastato passasse un po' di tempo e ci ho riso su, ora lo faccio, ci rido, che idioti siamo stati tutti e due. Ci siamo stati dentro tutti e due come ora ci sono io, devo pagare il mio conto e poi risalirò, otterrò quello che desidero. Forse. Chi ama meno è meno fragile, ho imparato questo ma non è vero perché io non so se sono forte o debole però quando sono con lui sono imbattibile e quando siamo separati non ce la faccio mai, quindi dipende dai punti di vista. Così eccomi qua a guardarmi da solo, provo a fare un canestro con una sola mano ma viene una cosa storta e pietosa, mi infastidisce questo ed ancora una volta se mi specchio vedo uno storpio che vuole troppo, gli occhi fanno quel che devono, mi trasmettono la realtà, solo io posso non accorgermi quale questa realtà sia. Uno storpio che vuole correre e saltare può essere la realtà? E il mondo che mi dice di pensare alla salute, c'è chi pensa a quello cui non penso io, ma sono tutte puttanate! Vogliono che io pensi alla salute, tutti, la mamma, gli amici, Hitonari, i medici...ma della mia salute non me ne fotte nulla, io voglio giocare ed essere quello di un tempo per camminare a fianco a lui. Lui mi aspetterà là; mi dicono che questo momento passerà e mi tirerò su ma io non lo so se basta dire 'Cosa vuoi che sia'. Non lo so... Stizzito mi giro facendo il dito medio al rumoroso 'coso' che mi sbraita intorno cose senza senso, mi muovo ormai agilmente con la stampella, riuscendo a ridurla ad una ho molta più libertà. Quel che vedo però mi lascia impietrito, come se invece fossi immobilizzato su una sedia a rotelle. L'entrata della porta concentra tutta la mia attenzione, una metà è chiusa mentre l'altra è aperta, al centro ci sta una persona, quando sto focalizzando con occhi e mente mi sento chiamare dal rosso e la palla mi arriva proprio in faccia, indietreggio per la sorpresa e il dolore che dovrei sentire. Lui mi sta parlando ma non lo sento più, non sento, non vedo nemmeno bene, forse sono peggiorato improvvisamente...perché altrimenti non si spiegherebbe la visione che ho. Come può Hitonari essere...qui? Apro la bocca e assottiglio lo sguardo in una delle mie smorfie buffe, stringo la stampella con forza e non sento veramente più nulla, forse l'altro si è fermato e guarda cosa mi prende, sono strano, immagino, mi sono zittito e bloccato tutto d'un colpo. Ma è veramente lui? Il cuore comincia a sospendere alcuni battiti, va tutto al rallentatore nel mio corpo, ogni funzione è più lenta. Cammino raggiungendolo, non ci crederò mai, forse i miei occhi sono rotti come la mia gamba, devo toccarlo, si, il tatto non si sbaglierà. Alzo le mani facendo cadere l'oggetto metallico che tenevo, fa un frastuono che rimbomba nella palestra grande. Le mie dita invece arrivano al suo viso, lo toccano, il suo viso dalla pelle pallidissima più del solito, liscia che nemmeno la ricordavo così liscia, gli zigomi, gli occhi color nocciola, un raggio di sole dalla finestra laterale lo colpisce in volto e gli illumina l'iride trasformando il suo colore in un bel dorato, lui non fa una piega. Lui non fa nulla. I suoi capelli morbidi e spettinati, senza gel o acqua, così naturali, corti che partono per andare da tutte le parti, la sua bocca, la sua bocca è...chiusa, lineare, piccola, sottile, secca. Il tatto corrisponde alla vista...allora è vero. Hitonari è qua. È venuto da me. Non capisco altro, mi basta realizzare questo per buttarmi letteralmente con tutto il mio peso su di lui. Le mie braccia gli circondano il collo stringendo e lui per la sorpresa e la foga che ci ho messo finisce contro la parte di porta chiusa, si sente un altro botto meno forte di prima ed il silenzio, non un suono dalle nostre bocche, sento che anche lui mi circonda la schiena con le sue braccia, immerge il viso nel mio collo, preme il naso, gli occhi e la fronte contro la mia pelle ed ho i brividi, lo sento veramente, è lui, è lui. Stringo gli occhi perché le lacrime mi premono, non devo piangere, non ora, rovinerei tutto, mi sono trattenuto fino ad ora, l'ultima volta che ho pianto è stata...ma chi se lo ricorda. Io ora non voglio piangere adesso. Che parole dovrei dire? Non c'è nulla all'altezza di questa devastante esplosione che è avvenuta in me. Premo il mio corpo contro il suo per sentirlo il più possibile e lui fa altrettanto mentre la porta dietro di lui ferma una caduta che sarebbe stata dolorosa. Uno sa che una persona gli è mancata, ma ne capisce la quantità del sentimento che prova per lui solo quando è qua davanti a te dopo un immensità di separazione. Dio quanto lo volevo. Ora arrivo a dire: al diavolo, cosa vuoi che sia il resto? Passa tutto se posso contare su di lui, se posso abbracciarlo e averlo. Se posso...e potessi per sempre. Pensando ad ora non so che altro fare se non stringerlo con disperato bisogno, una lacrima alla fine esce ma l'asciugo subito impedendo che altre la seguano. Non deve pensare che sono un impedito buono a nulla. Lui ha detto che mi avrebbe aspettato in quel posto speciale. Lo raggiungerò presto! /Paralleli/ In realtà non mi sembra nemmeno vero, sto camminando, cioè io zoppico con questo fastidioso aggeggio e lui cammina normale, anzi lentamente per non lasciarmi indietro, con lui, con Hitonari. Mi sembra quasi di essere tornati un po' indietro a quando non avevamo pensieri e potevamo stare insieme combinando i nostri guai assurdi! Gli sto facendo vedere il posto in cui sono, la scuola, la palestra, gli ho parlato un po' della squadra che fa piangere di questa scuola, poi l'ospedale ed infine il mio nuovo appartamento. Come hai vecchi tempi mia mamma è via a lavoro e noi potremo rilassarci. Nel tragitto smetto di descrivergli cosa faccio qua, parlo normalmente, come non avessi problema alcuno e lui sembra il solito silenzioso osservatore che sta per sparare una frase delle sue che segano le gambe a tutti. Pensandoci adesso è strano che sia venuto, non è da lui cedere e mostrare la sua debolezza, gli mancavo ma lui di solito è uno che fa forza su se stesso per non venir meno a qualche promessa, dovevamo mettercela tutta separati, ognuno a fare la propria strada per poterci poi ritrovare in un campo da basket a giocare. È stato lui a convincermi a partire, che ci pensava lui a tutto nella mia assenza, che loro sarebbero stati bene ugualmente. Però è stato lui a cedere per primo. Che strano. - Hitonari, come mai sei venuto?- Abbiamo notato entrambi che ci chiamiamo per nome, ci è venuto spontaneamente appena ci siamo visti, è strano ma è come se dovessimo farlo già da molto. Lo sguardo che mi lancia di sottecchi è uguale a quella volta. Quando...parlammo dopo la partita nella quale ci riprendemmo Hitonari. Andammo a fare una passeggiata proprio come questa, solo che io stavo bene. Io gli feci una domanda simile, gli chiesi: "Hiragi, perché te ne sei andato?" è buffo come nel corso del tempo le situazioni che si presentano possono essere simili eppure opposte allo stesso tempo. Non diminuimmo l'andatura ma lui mi lanciò uno sguardo che non seppi interpretare, come se cercasse dentro di se il motivo e non lo sapesse chiaramente. Ora è uguale. - Mi ci hanno spinto tutti loro...più che altro l'allenatrice, la conosci...quando si mette in testa una cosa...- Si sforza di parlare un po' di più ed essere disinvolto, non siamo abituati a conversare, già allora non lo facevamo come due normali amici, lui è così particolare che ogni parola che dice è da interpretare, ha un significato ben più profondo...per me è diverso, io mi diverto a cercare metafore assurde e paragoni stravaganti, a lui viene naturale parlare così! Quella volta disse in un sussurro: "Mi ci avete spinto voi...tu..." Mi sentii addosso una responsabilità tale che mi schiacciò, ebbi l'impulso di prenderlo a pugni, come poteva dirlo? Io non lo avrei mai voluto mandare via! "Quale dei miei atteggiamenti te lo ha fatto pensare?" Mi limitai però a stringere i pugni e respirare a fondo, una sola frase sbagliata e il colpo sarebbe partito! Ricordo la sensazione come fosse ora, ma adesso è diverso, il senso di quello che dice è diverso, perché non si potrebbe più fraintendere, non l'hanno mandato via perchè è malvoluto. Dev'essere stato perché... - Stavi male?- Respira così leggero che non so nemmeno se in effetti respira, mi avvicino di più a lui anche se non cammino fluidamente e a volte lo spintono senza volerlo, meglio così. Fa un cenno, alzo lo sguardo su di lui di proposito perché non vorrei tornasse a parlare a monosillabi per l'imbarazzo di ammettere le sue emozioni. Sapevo che era così anche per lui, sicuramente abbiamo avuto le stesse sofferenze, io mi crogiolavo nel mio dramma e lui si dava da fare per non far tramontare il nostro angolo di paradiso. Però stavamo male ugualmente. Ho voglia di abbracciarlo ma siamo quasi arrivati ed ora mi sarebbe difficile. Allora ci fermammo quando eravamo abbastanza distanti dagli altri e lui finalmente rispose con quel filo di voce che dovevo stare attento a sentire per intero. "Sembrava che tu non volessi più mantenere la tua parola e correre insieme a me la strada che ci eravamo scelti, come se non ten e fregasse più nulla del basket, della nostra sfida, di migliorarci, del nostro obiettivo...di me...saltavi sempre gli allenamenti e quando c'eri eri svogliato e stufo..." Capii in quel momento qual'era stato il problema e dopo averci riflettuto a fondo un attimo scoppiai a ridere. Si, proprio così, mi sentii scemo al suo posto! Del resto non poteva sapere perché io ridevo, mi fissava freddo senza capire, così mi sedetti a terra, sul marciapiede, appoggiando le braccia e il mento al muretto che dava sul mare. Lui continuò a guardarmi allibito all'inpiedi, poi io lo tirai giù quando smisi di ridere, la mia mano sulla sua gamba lo fece come scattare e si sedette subito senza che nemmeno dovessi chiederglielo. Poggiò la schiena al muretto e guardò in basso come se cominciasse ad intuire il suo errore: "Sei uno scemo, lo sai?" Apro con le chiavi la porta di casa e lo faccio entrare, è un solito appartamento piccolo, giusto per due persone: ingresso, salotto e cucina è un tutt'uno, c'è solo un bancone che separa la zona per preparare da mangiare dal divano e dal tavolino piccolo. Poi un corridoio porta al bagno e alle due camere. Allargo le braccia a sbotto mollando la stampella contro il muro: - Questo è il mio nuovo regno...non per molto, spero...- Si guarda intorno ma non dice nulla al riguardo, non sarà di suo gradimento ma non me ne importa molto sinceramente. Mi importa che ora siamo qua. Improvviso riprendo il discorso di prima e dico a bruciapelo: - Mi sei mancato un sacco anche tu,!- Non è per spingerlo a dire qualcosa di sdolcinato o chissà quale confessione, volevo solo dirlo, che lo sapesse anche se so che lo sapeva, infatti lo dice in un soffio alzando gli occhi sui miei: - Lo so.- Rimaniamo catturati così e per un attimo non facciamo altro che guardarci in piedi l'uno davanti all'altro, poi lui continua riprendendosi, stando insieme ci sembra di tornare alla vita: - Non mangiavo, non dormivo. L'unica cosa che riuscivo e volevo fare era il basket, mi allenavo e mi adoperavo per la squadra. Abbiamo fatto molti cambiamenti e miglioramenti, contando che manchi tu. Ma mi prendeva molte energie eppure era l'unica cosa che arrivavo a fare. Così la Minefuji ha preso in mano la situazione e mi ha spedito qua. Ti salutano tutti.- A questo punto distoglie lo sguardo e comincia a camminare per la stanza, sembra che curiosi qua e là con finto interesse, è perché è nell'aria, lo sentiamo entrambi, ma non sappiamo come afferrarlo. Anche allora fu così, mi lanciò uno sguardo seccato e buttò lì una frase difensiva che non mi aspettavo: "Sei scemo tu! Sono comportamenti normali, idiota?" non risi più, in effetti aveva ragione anche lui, non gli avevo spiegato nulla perché volevo fargli una sorpresa, alla fine gliel'ho fatta anzi diciamo che ce la siamo fatta a vicenda, come potevo dirglielo, ora? Era un equivoco mostruoso, una cosa da film comico! "No, cioè si, cioè...volevo farti una sorpresa! Mi allenavo ogni giorno, ogni momento libero, con Yamazaki, per imparare qualche mossa nuova, volevo stupirti...sempre per la nostra sfida, obiettivo finale, miglioramento eccetera eccetera! Capisci? In realtà non volevo mollare proprio niente...e poi..." Lasciai la frase in sospeso sperando che non mi chiedesse di finirla ma lui puntualmente lo volle sapere e per dirimi: "E poi?" Mi aveva addirittura guardato in volto, io arrossii come un imbecille qualunque, mi piaceva che mi guardasse, in realtà mi piaceva proprio lui e l'avevo capito da poco, per cui non ero abituato a parlargli normale, anzi, non volevo parlargli normale, l'avevo chiamato di proposito per dirgli quello che avevo scoperto, però non sapendo come fare ero imbarazzato, ma parlai lo stesso, confuso e caotico: "E poi figurarsi se avrei potuto e voluto mandarti via, separarmi da te...prendere una strada diversa dalla tua..." Fu il meglio che riuscii a fare come adesso che non so che dire, forse dovrei descrivergli anche come ho passato io la mia vita da quando mi sono separato da lui...dovrei immagino... - Non mi è andata meglio...ho passato alti e bassi, a volte volevo spaccare il mondo, altre invece volevo buttare via turtto, mi chiedevo se quel che facevo servisse veramente, se io sarei mai stato in grado di tornare a saltare...di camminare di nuovo al tuo fianco. Avevo voglia di te, Hitonari, mi mancavi tu, la mia vita di prima, il basket, il volo, ogni cosa...ma quello che volevo fare, quello a cui pensavo, non coincideva con quello a cui dovevo dedicarmi. Mi dicevano che il tempo faceva passare tutto, io...veramente non ce la facevo più nemmeno io...se non fossi venuto tu sarei venuto io mollando ogni cosa, a costo di sentirmi una merda!- La voce mi trema e quando lo vedo venirmi incontro rivedo in un flash back quando mi venne in aiuto allora: "è lo stesso per me...quello che senti, dico..." Mi disse così, poi mi posò timidamente la mano sul mio braccio e rimase così, poi disse che non dovevo fare più cose che non erano da me, io rispose che altrimenti mi annoiavo e lì dovemmo tornare dagli altri. Sul ritorno mangiammo insieme, ci divertimmo e ridemmo come hai vecchi tempi, ma il flash back di ora è un altro. A casa sua. Mi invitò a rimanere a casa sua per finire quel discorso e con fatica riuscimmo a dircelo. "Non devi più andartene, Hiragi. Altrimenti non so cosa faccio...orami sei troppo prezioso per me, non lasciarmi mai." Fu una dichiarazione per me e in casi normali, altri non l'avrebbero capita chiaramente, ma lui si, sorrise e vedendomi in difficoltà e agitazione a dire quelle cose mi abbracciò e mormorando: "E tu camminami sempre affianco. Giocando ho capito una cosa...che non volevo perderti..." Il calore scaturito dalle sue braccia è uguale ad ora, come se il tempo potesse realmente tornare indietro, mi abbandonai al suo abbraccio come faccio adesso, le sue braccia che mi circondano ed io faccio titubante altrettanto, respirai perché mi accorsi che finalmente stavo bene, poi le sue labbra cercarono le mie, inesperte ma desiderose. La separazione, l'inferno del sentirsi traditi capendo i propri sentimento, una partita intensa come quella...e quel treno che lui prese definitivamente per mai più scenderci, lo prese con la mia bocca ed il bacio che ci scambiammo. Ora lo stiamo rifacendo ed è come se fosse quel primo bacio, leggero, timido, senza pretese, solo con la voglia di farci star bene, le lingue che si cercano dopo aver unito le labbra, averle fatte combaciare in più e più combinazioni, poi uno dei due, chi? Che prende l'iniziativa e approfondisce, questo piccolo scontro sembra una giocata di basket, era da tempo che non ne facevamo una. Quel primo bacio si rispecchia in ora, i nostri sentimenti erano tali e non cambieranno nemmeno fra qualche secolo. Abbiamo solo bisogno l'uno dell'altro per andare avanti, ma sopravviveremo fino al momento in cui non potremo stare insieme per sempre, senza sfide personali ad attenderci. Che questa disperazione diventi amore se lo può ma non si fermi mai. È mio ed è qua, non lo lascerò andare per un po'. FINE
CAPITOLO XV
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