DISCLAIMERS:
I personaggi sono disgraziatamente del grande
Asada, ma in segreto sono anche I miei amanti! Contando che in effetti io
sono Akane…(scherzo!) NOTE: POV di Hitonari. Siamo sul numero 8 dell'edizione italiana. Cercavo una frase significativa, una frase chiave che dice Hitonari in quel numero, ma siccome non l'ho trovata anche sta volta ho utilizzato quella di Yamazaki, durante la partita. Ah si, sto parlando del titolo...eheh! Buona lettura. Baci Akane
A moon appeared in the nightsky capitolo XII - Voglio restare qui di Akane
/Il luogo di
ricarica!/ Nuovo giorno. Non fa per niente caldo, ormai l'anno scolastico è iniziato da un pezzo eppure questi pazzi si ostinano a venire qua. A dire il vero è da secoli che non ci veniamo più, da quando Akane si è rotto la gamba e poi se n'è andato. Ora riesco a dirlo con più leggerezza ma non è facile come sembra. Mi sforzo. Perché Hitonari Hiragi non è veramente insensibile, una macchina fredda come sembra. Reagisco a modo mio. È stata un'idea della Minefuji, ha affermato che c'era una cosa importante che doveva dirci e per farlo voleva assolutamente che andassimo nel nostro rifugio, dove normalmente festeggiamo qualche importante vittoria o ci ricarichiamo per la partita successiva. Ci sono i nuovi iscritti che non sanno nulla della scalinata che da sulla spiaggia...o meglio conosceranno il posto ma non sapranno che è il nostro rifugio. Il rifugio della squadra. C'è un venticello fresco che gela la pelle, i capelli si scompigliano subito, a breve tremano quasi tutti, però lei insiste. - A dire il vero volevo fare un bel barbecue...ma Hitonari me lo ha impedito! - Ti credo, non è mica estate! Non dico nulla, scuoto la testa e mi siedo negli scalini. Uno dei due ragazzi nuovi mi si siede accanto, il più casinaro, quello che quando gli parlo gli vengono le stelle negli occhi. L'altro, il suo amico dalla doppia personalità, geloso, si siede accanto a lui e mi lancia uno sguardo sbieco. Mi sento a disagio. Speriamo che si sbrighi a dire quello che deve dirci. - Avanti, allora, cosa ci doveva dire d'urgente?- Harumoto l'esorta a parlare coi suoi modi irruenti. Lei gli lancia uno sguardo trasognato e lo comunica: - Ragazzi, la vostra cara e dolce allenatrice, in primavera, si sposa!- Le urla s'innalzano, c'è chi si soffoca, chi ride a crepapelle (tipo il casinista accanto a me), chi si congratula entusiasta, chi fa domande di vario genere...e chi, come me, non fa nulla poiché se lo aspettava da un momento all'altro. - Mi sposerò a Maggio, ma in realtà è solo una formalità poiché non faccio cerimonie, solo le solite firme al comune. Poi però siete tutti invitati al pranzo...e a darmi i regali, ovvio!- La Minefuji sposata, questo non me lo sarei mai aspettato...voglio dire anni fa. Poi è arrivato il suo principe azzurro. Akane la prenderebbe in giro fino alla morte! L'informerò...magari però ci tiene a dirglielo lei. Bè, in ogni caso dubito fortemente che verrà per l'occasione. Lo conosco, per lui sarebbe ancora più dura, nell'incertezza del punto in cui si troverà a quel tempo...sicuramente sarà difficile che lui venga per poi doversene andare...e poi si farà rivedere da tutti solo quando potrà camminare normalmente, per farsi vedere da noi così come lo ricordiamo, come ci piace vederlo. Loro continuano a parlare con una grand'agitazione, forse dovrei congratularmi anche io coi due futuri sposi. Come ci si congratula? Con un semplice 'auguri'? Spero possa bastare... Questo mi fa ricordare l'anno scorso...eravamo venuti qua, era domenica. Con la squadra avevamo organizzato un barbecue serio sulla spiaggia e c'era anche Kondo, il prof. Akane e Kanemoto erano andati ad invitare Yamazaki, mentre la Minefuji faceva il solito ritardo. Io aspettavo Akane, mi stavo annoiando, gli altri facevano i soliti scemi. Avevo passato molto tempo a riflettere. In realtà lo stavo facendo ininterrottamente dalla notte in cui Akane era venuto a dormire da me. Da quando avevo capito che mi stavo innamorando di lui. Non era di per se una rivelazione shockante, ma non mi sono mai immaginato gay e me lo stavo ripetendo all'infinito. Ora lo capisco bene, cioè essere gay o essere etero non significa nulla. Non sono scelte, ti ci trovi dentro contro la tua volontà e non sai come fare all'inizio, ciò che prima non ti aveva toccato, ti coinvolge in prima persona e allora che fai? Mi sentivo strano, non avrei mai detto, a quel tempo, che sarei potuto diventarlo. Non sono un tipo che si scandalizza facilmente. In realtà non sono per nulla uno che si fa prendere dall'agitazione per certe rivelazioni, eppure capire di stare per innamorarsi di un altro ragazzo, uno che per di più si autodichiarava mio rivale con cui litigavo spesso, non era facile nemmeno per me. Cercavo di capire come sarei dovuto sentirmi. Ero in subbuglio ed in seguito compresi che lo ero non perché ero gay, bensì perché stavo perdendo la testa per qualcuno e quel qualcuno era il mio opposto. Se mi sarei legato ad una persona, sarei cambiato inevitabilmente, molto. N'avevo paura. Ero già nella fase del cambiamento per conto mio, poi si aggiungeva lui e il quadro del perfetto confusionario era completo. Non capivo ancora bene tutto e meno di tutti me stesso. Guardavo il mare e cercavo risposte sul mio stato d'animo. Ero leggero e pesante allo stesso tempo. Capivo che la possibilità che lui mi ricambiasse era remota e il motivo principale, purtroppo, era la nostra sessualità. Eravamo due ragazzi. Io per primo non avrei mai pensato di diventare quello che ero diventato, figurarsi lui, lento di comprendonio com'era, se se ne sarebbe accorto...sempre se era come me. Ebbene la mia crisi che sembrava chiusa, tornò a sorridermi. Pensavo non mi avrebbe capito più nessuno, definitivamente. La società Giapponese di per sé è molto ristretta mentalmente, perché i miei amici dovevano essere diversi? Eppure non era quello il punto. La crisi non veniva per l'accettazione altrui, ma per la mia. Cercavo scuse. Sapevo che era importante ammettere di provare sentimenti simili per un'altra persona, maschio o femmina che fosse, per ME era importante. L'avevo ammesso ed ero in caos. Solo dopo avrei capito il punto. Non dovevo farmi accettare, dovevo accettarmi, trovare il mio equilibrio interiore, la mia pace...e non perdere di vista l'essenziale, quello che per me è sempre stato un tesoro e mi ha aiutato nella mia vita. Sono successe poi molte cose, ma quel pomeriggio per me fu un convergere d'idee e sensazioni, in totale conflitto con me su come dovevo essere e su com'ero invece...e non capivo perché ero convinto ci fosse qualcosa da capire. Non era una tragedia poiché non si trattava di un ragazzo che amava un altro ragazzo, ma di una persona che amava, o qualcosa del genere, un'altra persona. Tutto cambiava. Quel posto ispirava veramente un flusso potente di pensieri. Anche se lui non c'era, in ogni modo finiva per legarsi ogni cosa ad Akane. /Qualcosa che
crolla/ Ad interrompere quel mio stato d'animo in contrasto con me stesso, arrivò la notizia dell'incidente della professoressa Minefuji, stava venendo qua in tutta fretta, qualcuno le ha tagliato la strada, non è riuscita a frenare ed ha avuto l'incidente. Era priva di conoscenza all'ospedale. Questi ricordi sono di per se dolorosi, ancora di più adesso che mi ricordano le scene vissute per Akane. Minefuji per me è stata una persona importante, anche se ammetto non ai vertici. Diciamo essenziale per quel che riguarda il basket. A dire il vero è stata lei che me lo ha fatto amare veramente, prima lo conoscevo ma lo detestavo, poiché mio padre e mio fratello erano già asfissianti. Con lei come allenatrice personale è stata tutta un'altra cosa, una scoperta nuova di quello sport odiato fino a poco prima. Lei mi ha fatto capire che mi piaceva, che era il mio tesoro. Quando se n'è andata per quella famosa divergenza d'opinioni con mio padre, lentamente ho ricominciato a detestare il basket. Non me ne sono nemmeno reso conto. È stato un sentimento che si è logorato piano piano. Un giorno me ne sono reso conto. Alla partita d'addio con la squadra delle medie, quando ho giocato contro Akane e ci ho litigato. Mi sono reso conto che non volevo giocare a basket per fare la stessa fine di quei due. Me lo avevano sporcato. Poi però è successo qualcosa. Il primo passo verso il ritrovamento del mio tesoro. Ho re - incontrato sia lei sia quel dannato rompiscatole. Akane Tachibana, la pace è svanita per me da quel momento. Un nuovo cammino indolente era iniziato con loro. Prepotenti e ostinati si sono messi in testa di farmelo capire. Avevo dimenticato una cosa, che però capii solo quando me ne stavo per andare dal Kouzu. Con la notizia dell'incidente della prof, mi crollò qualcosa lo stesso. Da una parte ero sicuro che non poteva finire male, dall'altra avevo un'ansia crescente che mi divorava, voglia di far qualcosa di concreto per chi aveva fatto molto per me. Faccio fatica a dimostrare la gratitudine e ce la faccio a modo mio, solo quando le persone ne hanno veramente bisogno. Non faccio distribuisco gentilezze gratuite facilmente. In realtà qual giorno non andammo tutti all'ospedale...il barbecue fu interrotto e la maggior parte della squadra tornò a casa, io le due ragazze e il professor Kondo, invece, andammo all'ospedale con la sua macchina. Nel tragitto rivedevo tutte le volte che da ragazzino m'insegnava il basket in quel suo modo personale e stravagante. Minefuji è ed è sempre stata una tipa notevole, sia d'aspetto sia di carattere; nessuno, credo, è riuscito a metterle i piedi in testa e le lezioni che da' agli altri sono storiche. Pensai, me ne convincevo, che non poteva essere nulla di grave...anche se non sono mai stato bravo a mostrare la mia ansia e i miei sentimenti in generale. Immaginavo come l'avrebbe presa Akane...sicuramente avrebbe reagito anche per me! Così, in effetti, è stato. Siamo arrivati da lei e fuori dalla stanza abbiamo trovato Kanemoto agitatissimo che reggeva le cose dell'allenatrice. Ci disse il suo stato di salute...e ci spiegò come mai era lì. Lui e Akane dopo essere passati da Yamazaki, si erano imbattuti nell'ambulanza e nel motorino. Yoshikawa ovviamente chiese dove fosse ora. 'Ha borbottato qualcosa a proposito del tubo dei freni tagliati...poi è corso via come una furia al negozio di Yamazaki...non ha detto nulla ma sicuramente ha collegato l'accaduto alla banda di teppisti che nel negozio del capitano parlavano di aver tagliato il tubo dei freni a qualcuno...' Non feci facce stupite o arrabbiate. Non mostrai nulla, da parte mia. Erano tutti molto agitati, però. Io per contro ero calmo. Una calma gelida. Sentii lenta una scia in me. Un livello che si alzava. Non sentivo quel che si dicevano ma vidi chiaramente cosa stava facendo Akane. Eravamo nella stanza con la prof addormentata. Non so altro. Mi concentrai su me stesso. Cercai. Che cosa potevo fare? Di veramente utile per lei. Cerano già molte persone che pensavano a lei. E quel livello mi si alzava. Mi controllavo perché sapevo che se mi fossi lasciato andare sarebbe stato peggio. Per me e per chi mi stava intorno. Akane aveva il suo modo di sfogarsi e di aiutare. Così decisi quando Kondo si alzò per andare da lui. 'No, lei resta qui!' Gelido, freddo. Dannatamente freddo, devo aver avuto una luce negli occhi diversa dal solito, mentre affermavo che li avrei ammazzati, vista l'espressione degli altri. Rabbrividirono visibilmente. Ma come potevo farci caso? Tagliente e gelido avrei potuto gelare il sole stesso se mi si fosse presentato davanti. Era assurdo. ' Vado solo a prendere quell'idiota che esagera sempre...' Sentenziai. Poi Yoshikawa mi spiegò dove si trovava il negozio di Yamazaki, io non c'ero mai stato e non l'avevo nemmeno mai visto. Nel tragitto che feci solo, pensieri sfrecciavano affilati. Non era sicuro fossero stati quelli là. Prima di ucciderli dovevamo accertarcene. Avrei messo in chiaro le cose ed una volta assicurato sulla situazione...bè, poi sicuramente avrei provveduto a calmare veramente Akane. Pensavo ci fosse poco da fare, ormai, con quello già all'opera. Per il mio modo di vedere le cose non era per niente sopportabile un'azione del genere. Per qualunque motivo loro avessero tagliato i freni, non era giustificabile come azione di ragazzi pensanti, con un cervello...si supponeva, per lo meno. Arrivai in tempo per vedere Akane dare una testata ad uno e quello che doveva essere Yamazaki, colpire a sua volta un altro. C'era uno fermo distante rispetto gli altri, aveva un coltello in mano. Sono ricordi nitidi, posso vedere i dettagli come fosse ora. Solo che questa volta, non ho potuto dire a nessuno: 'sei stato tu...', poiché di fatto non era colpa di nessuno. Quella volta sono stato padrone di una calma piatta sorprendente perfino per me stesso. Tanto che non ho tirato nemmeno un pugno. Come promesso sono arrivato ed ho calmato l'animo infiammato di quello spaccone idiota! Che ferita che aveva sul braccio... 'Noi siamo...amici.' Detto da uno che non avevo mai visto prima mi è suonato strano, specie perché quel noi comprendeva 2 professori, un idiota con cui litigavo un giorno si e l'altro anche ed un mucchio di gente con cui mi limitavo a giocare a basket. A quel tempo era così. Mi suonò molto strano, eppure sarei stato capace di perdere le staffe per Akane. Feci il responsabile e portai in spalla l'idiota che non riusciva a camminare. Era anche svenuto. Mi aveva sfiancato, tuttavia, dentro di me ero contento che si fosse sistemato tutto in quel modo. La vicinanza con quello scavezzacollo mi ha fatto proprio male...l'ho sempre detto! /Fondi di
magazzino/ Sospiro. Sono ricordi che mi permettono di rimanere quell'Hitonari che Akane ha forgiato testardamente. - Fate come volete ma io me ne vado!- Subito l'attenzione di tutti è concentrata su di me. - Vai dove?- Me lo chiedono tutti, io li guardo con la mia solita espressione semplice e candido rispondo: - in palestra ad iniziare ad allenarmi!!!- - ooohhh!!!- Chissà cosa pensavano! Mi incammino senza aggiungere altro, guardando in basso, rituffandomi nei miei pensieri. Proprio una banda di stupidi, era il termine adatto per noi, in quel periodo. Yamazaki è entrato nella squadra quella volta, e con lui ha preso vita il nostro gruppo di scemi! Eravamo uno più acciaccato dell'altro, o meglio loro poiché io ero in forma. Akane con il braccio ferito, il capitano con il ginocchio malandato, Harumoto che non giocava da mesi...il vice...bè, lui faceva quel che poteva. Il termine 'Fondi di magazzino' ci si addiceva. Avevamo solo da perderci in quella partita che significava la qualificazione. Invece è come se avessimo vinto...abbiamo vinto un unità ed un legame che sapeva di innaturale, per il poco tempo in cui giocavamo tutti e 5 assieme! Quella volta mi sono sfiancato, aveva più che ragione a dire che avevo una brutta cera...stavo per cadere, mi ha fermato lui, la sua voce...no, non la sua voce...stava cadendo anche lui...gli avevano preso il braccio ferito e fatto fallo intenzionale....la palla gli scivolava e lui cadeva...mi sono rimesso in piedi, è stato un nano secondo, il tempo si è fermato, tutto si è cristallizzato e ogni persona era concentrata su di lui. Ce l'avrebbe fatta? Fu un minuto, forse meno, impedibile. Trattenni il fiato e vidi, come in un flash, delle immagini. Non erano mie, non venivano dalla mia mente. Era come se immaginassi ciò che si agitava in lui in quell'istante. Fu incredibile. La mia voce che diceva: ' E tu saresti così...?' in quel nostro primo incontro... Lui che sosteneva che non avrebbe continuato col basket... Mi venne d'istinto, urlai il suo nome ed un'altra immagine, io che dall'alto lo guardavo sorridendo ironico, sicuro, rassegnato... 'Aspettami lì sto arrivando' Il suo sguardo che si era posato sul mio in quella maniera sfuggevole e concentrata... ' Qui mi trovo bene' Yamazaki che pronunciava quelle parole...e tutti i volti a lui cari, la sua squadra di basket, io... 'Qui...' poi la sua mano riprendeva forza e possesso della palla, un passo, un salto ed un canestro. L'azione completata. La palla dalle mie mani era andata alle sue e come sempre le sue poi l'avevano messa nel canestro. Un ovazione per lui che si era poi accasciato. Come un imbecille voleva strafare, portare a termine quello che iniziava, non deludere nessuno, mantenere per tutti quel piccolo posto che si stava costruento a fatica. Il posto dove tutti noi stavamo bene. Sono ricordi cari, che mi fanno sorridere lieve anche ora, come se fossi ancora là. Un disegno della nostra vita, tracciato da mani esperte, vissute da menti aperte...e quel pizzico di sentimentalismo strabico. 'Voglio restare qui' E qui resterai per sempre...vero? Finchè il Kouzu ci sarà tu sarai qui. Lo porterò avanti con tutte le mie forze, finchè sarò in questa scuola, assicurandomi che anche quando passerò, qua dovrà continuare così come lui lo voleva! Perché siamo amici. L'incontro finì col suo tiro, il suo 'Evvai!' ed un canestro che non ci fu dato. Perdemmo ma avevamo poco di una banda di perdenti! Solo alla fine ammise di non farcela più. Il solito idiota, mi fece anche preoccupare, per un istante, lo ammetto. A volte lo strozzerei con le mie mani. Ma ora ci rido su. Fortuna che ci sono questi momenti preziosi. Mi ci aggrapperò con tutto me stesso. E crederò che noi rimarremmo per sempre in queste giocate che abbiamo fatto...e nei suoi 'Evvaiii!' Di fatto avevo anche ragione a dirgli di alzarsi senza farmi preoccupare...si è alzato veramente! Gridando che dovevo consolarlo, ma si è alzato...chissà perché dovevo consolarlo...mica eravamo fidanzati! Non ancora... Mi risvegliano degli sguardi veramente insistenti...alzo la testa e li vedo...tutta la nuova squadra è qua che mi guarda...mi hanno seguito, ma da quanto tempo mi fissano così? Maledetti impiccioni. Finalmente la mia espressione mostra un inclinazione infastidita e seccato sbotto: - Bè?- Il massimo che concedo! E questa piccola zecca che non mi si stacca...cosa diavolo avrà Yokoi, il casinista nuovo, da fissarmi in quel modo? TSK...non voglio essere il sogno erotico di nessuno...anzi...di qualcuno si, ma solo una persona che è anche il mio, sogno erotico. Akane Tachibana...ti riconsegnerò tutto così come l'hai lasciato. FINE
CAPITOLO 12
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