DISCLAIMERS:  I personaggi sono disgraziatamente del grande Asada, ma in segreto sono anche I miei amanti! Contando che in effetti io sono Akane…(scherzo!)

NOTE:  POV di Akane. Buona lettura. Baci Akane

 


A moon appeared in the nightsky

capitolo VII - Alzati

di Akane


/Solo amicizia?/

Anche questo esame è finito.

Mi lasciano il permesso di girovagare per tutto l’istituto a patto che facciamo silenzio.

Sbuffo.

Che palle.

Mi sto annoiando.

Sono stato ottimista quando sono venuto qua, ma è stato Hitonari a spingermi ad accettare…sembrava così ottimista…ora…così, senza di lui…beh, è totalmente diverso!

Spingo questo trabiccolo con le braccia…mi hanno tolto quello elettronico, dicevano che facevo troppi danni…ora mi sto facendo dei muscoli…

Non mi sono mai spinto oltre di un tot. Vediamo, qua siamo al piano terra per permettermi, se voglio, di uscire…ma so che c’è qualcosa anche sotto…completamente annoiato mi fiondo nell’ascensore, appena si apre entro e schiaccio il tasto 0.

Comincio a scendere. È una strana sensazione scendere seduto ad una dannata sedia.

Strana…

Brutta direi.

Avrei preferito fare le scale.

Una smorfia di disappunto e insofferenza.

Non ne posso già più…sono in crisi d’astinenza da lui che ancora non si fa vivo…non ha senso che mi faccia vivo io, ma lui potrebbe…anche venire a trovarmi!

Ed è così che faccio l’unica cosa che mi fa star bene, in questi giorni.

Ripenso.

Non ho mai pensato tanto come in questo periodo, ma sai…se sei costretto seduto lontano da tutti è l’unica cosa che rimane!

Tanto lo so come è fatto lui…le dimostrazioni di quel che sente e prova le fa in modo tutto suo.

Dopo quella partita, la prima giocata insieme, il giorno dopo ci siamo incontrati per caso nel giardino della scuola…e d’istinto l’ho salutato, lui ha risposto, ma di fatto non sapevamo cosa dirci, come comportarci.

Io avevo indelebile nella mente le sensazioni grandiose della partita e pensavo che dopo di quello nulla sarebbe stato all’altezza. Ma ero contento di rivederlo. Abbiamo camminato insieme pieni di imbarazzo come solo due ragazzi sanno fare.

Avrei solo voluto tornare a giocare con lui, sempre, di continuo.

Poi però ho pensato anche che eravamo stupidi a stare in silenzio…ed ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente per non sembrare un cretino qualunque. Odiando il silenzio è naturale che parli senza riflettere pur di non star zitto.

Gli ho chiesto della colazione!

Lui è sempre stato un tipo che mangia poco…io al contrario suo mangio anche per lui.

Si è rilassato sentendomi parlare di cazzate.

E da lì in poi abbiamo sempre avuto argomenti e mai imbarazzo.

Camminavamo e sentivamo le voci di tutti che parlavano di noi, i nuovi campioni della squadra di basket.

Solo perché avevamo vinto una partita…sicuramente appena avremmo perso tutti ci avrebbero dimenticato.

Ho sempre detestato certe cose!

Mi lamentai di questo appena in classe.

Sorrido di sbieco divertito anche ora al ricordo…fu lì che incontrai quella scimmia di un Harumoto!

Quante risate mi sono fatto con lui in seguito.

Devo ammetterlo. Un amico prezioso…come tutti gli altri della squadra, ma in maniera differente da come lo era a quel tempo Hitonari. Alla fine devo ammetterlo. Io e il biondo non eravamo solo amici già da allora. Era diverso. Strano. Mah, non saprei, è complicato!

Esco dall’ascensore e mi dirigo lungo il corridoio breve che termina in una porta enorme chiusa.

E perché diavolo è chiusa?

Io arrivo e trovo una porta chiusa!

Ma non diciamo sciocchezze!

Mi avvicino e con un calcio della gamba sana la apro. Quel che vedo mi lascia a bocca aperta, senza prole.

Un campo da basket!

Che bel regalo!

Non so se ironizzare, esserne contento o cosa.

Che senso dell’umorismo questo direttore o come diavolo si chiama!

Il mio volto si scurisce automaticamente.

Mio malgrado ci entro.

Sto fermo sul bordo.

Ora.

Penso solo ora posso capire Arada in quel periodo difficile della sua vita.

Unicamente.

Stare davanti ad un campo da basket e non poter alzarti ed andare a giocarci.

Stringo i denti e i pugni abbassando il volto che viene coperto dai miei capelli neri spettinati.

Dannazione.

Come deve essersi sentito?

Non lo biasimo più…o meglio lo biasimo ma non del tutto.

Appena avevo sistemato le cose con Hitonari, arrivò Hrumoto…in seguito Arada.

Una coppia così strana ed idiota da essere incomprensibile per i miei gusti.

 

/ora lo posso capire/

Dopo aver litigato ripetutamente con Harumoto arrivò Arada e con lui il mio istinto selvatico si accese.

Non capivo perché si comportasse in quel modo bastardo col suo amico…ma era detestabile.

Come si permetteva?

E lui che si faceva sfruttare in quel modo.

Proprio una coppia assurda.

Mi trovai schifato.

Non volevo immischiarmi, tanto meno sapere cosa c’era dietro…invece alla fine fui sospeso per essermi intromesso troppo.

Ma era più forte di me, non riuscivo a starmene buono.

Quello stronzo trattava come delle merde tutti quanti…e passi sugli estranei, ma sul suo amico…

No, poi non so nemmeno come finii a colpirlo la prima volta.

Ma lo feci…e subito un po’ mi liberai…eppure non era abbastanza!

Dissi esattamente che non avevo idea di cosa ci fosse fra loro due, ma non mi piaceva il suo modo di fare…

- alzati-

Ordinai!

Avevo un fuoco acceso dentro che non mi permetteva assolutamente di pensare con la mia testa, ma solo con l’istinto.

Arada non capì chi fossi e che volessi. Ma più chiaro di così…mi stava sulle palle!

Pensavo che come al solito avrei dato una lezione ad un tipo stronzo, tutto lì, nulla di più…ma poi…diavolo, mi è sfuggito tutto.

A ricordarlo mi prudono le mani ancora.

Quante gliene diedi…e vedere che davanti ai professori Harumoto dava la colpa a se stesso anche se non era vero fu peggio. Benzina sul fuoco.

Arrivò Hitonri e per un attimo breve mi sembrò di star meglio, ma appena parlò Arada mi tornò il sangue alla testa. Accuse, colpe…parole parole…come poteva?

Io non conoscevo i dettagli e non volevo conoscerli anche se me li accennò il biondo…ma l’avrei ammazzato di botte se non mi avessero tolto con la forza.

Ci vollero entrambi gli insegnanti per fermarmi. L’avevo ridotto male.

Non mi importava.

Dopo aver accusato apertamente quello che gli aveva parato il culo, insinuava bastardate pure su di me.0

Non ci vedevo più.

Si, mi misi parecchio nei guai!

Come un pazzo incosciente. Ma non potevo lasciare che le cose andassero così.

Mi portarono via a forza e Harumoto ci seguì su ordine dei vecchi, Arada fu solo allontanato…e tutto il corteo ci venne dietro. Sumire rimase appiccicata alla porta con la sua amica, Hitonari fu l’unico a volatilizzarsi subito. Lo ricordo perché sul momento della sgridata lo cercai con gli occhi fuori dalla porta. Fu solo un istinto. Non mi avrebbe tranquillizzato altri che la sua immagine già tranquilla di natura. Non lo vidi e mi innervosii risultando antipatico anche con il preside davanti. Fu inevitabile quindi.

Io e Harumoto finimmo sospesi per una settimana, poi andai nel tetto seguito da quel deficiente d‘un baffo. Lì sapevo che avrei trovato Hitonari. Volevo andare da lui ma non ci avevo riflettuto abbastanza.

Subito arrivarono anche Sumire e la Hori…avevano tutti il radar, io volevo star per conto mio…con ancora il sangue che mi ribolliva nelle vene.

Harumoto si mise a raccontare quanto gli era accaduto, cosa c’era dietro.

Disse un sacco di cose. Le ascoltai infastidito anche di quello. Dissi quel che pensavo senza mezzi termini, con poca gentilezza e tatto e me ne andai…seguito dal cagnolino fedele preoccupata che esagerassi!

Non so cosa si dissero, cosa disse Hitonari, anche se ora come ora potrei immaginarlo.

Non so.

So solo che quando vidi che i due facevano pace in quel modo in un certo senso mi sentii meglio anche io. D’istinto.

Furono delle belle parole quelle che il baffo disse alla testa a caschetto…commoventi per lui, immagino, per me prive di significato visto che non c’ero dentro.

Il solito insensibile. Ma ora che tutto era a posto potevo andarmene.

E mi sentii un cretino perché dovevo ficcare il naso nei cazzi degli altri contro la mia volontà.

Mi sono cacciato nei guai per colpa loro! E alla fine ero pure contento di come erano andate le cose.

Quello fu solo un legame in più con gente per me tutt’oggi preziosa.

Direi proprio di si.

Lo ammetto.

Torno a guardare il campo vuoto.

Posso capire almeno un po’, ora, come si sentiva Arada. Ma lui è guarito ed è tornato a giocare.

Io?

Non lo so…dipende da me, certo. È una sfida, io le adoro. Ma tutte le sfide le ho affrontate con qualcuno vicino….ora sono solo…e il pensiero di Hitonari, delle notti passate con lui, dei suoi baci, degli abbracci nudi, degli sguardi penetranti…della lingua bollente sulla pelle, del suo sapore intenso…il suo profumo…lui…ora…mi fa star male. Nascondo la smorfia di dolore che faccio. Le mani coprono il mio volto incrinato e afferro i capelli con forza tirandoli.

- merda!-

Non ne posso già più!

Entro in campo con il pensiero di Arada già lontano…e fisso invece quello di Hitonari che in questo momento si starà allenando anche per me!

Lui starà volando lontano.

Ma mi ha fatto promettere di raggiungerlo…

Vado nel box che contiene, a bordo campo, le palle di cuoio, ne prendo una…mi avvicino al canestro alto e senza pensarci molto tiro. È debole e non entra.

È più difficile tirare da quaggiù…ma è sicuramente possibile!

Uno sguardo alla gamba…merda, voglio alzarmi!

Alzarmi.

Come dissi ad Arada che si autocommiserava…ora lo dovrei dire a me stesso.

Mi serve un impiccione che me lo dica ora a me!

 

/impiccione evocato/

A distrarmi da certi pensieri un impiccione effettivamente arriva…è circa il mio incubo in questi giorni.

Non fa che capitare ovunque io capiti…abbiamo le terapie nello stesso momento e affrontiamo le cure insieme…è allucinante…manca solo che ci mettano in camera assieme e poi siamo a posto!

- ehi tu…perché sei qua?-

Mi chiede sgarbato:

- per lo stesso tuo motivo!

Affaracci miei! Ora sloggia, ci sono arrivato prima io!-

Il rosso mi viene accanto con il suo trabiccolo, hanno tolto il motore anche a lui. Sfacciato mi fa:

- non se ne parla, non è tua la palestra! Via dammi la palla che ti faccio vedere come si tira!-

Così dicendo mi strappa la palla e senza concentrarsi un minimo tira a canestro…ovviamente è troppo corto il tiro ed io rido sbellicandomi!

Mi trovo a pensare che è il primo momento della giornata in cui mi rilasso, incredibile!

Forse non è poi così inutile!

- idiota, alzati e gioca bene, allora, visto che parli tanto!-

- io ridevo e basta!-

Poi mi fermo rendendomi conto di cosa ha detto.

Alzati!

Ironia e strafottenza?

No, solo una parola poco pensata sparta caso.

Lo fisso diretto come so fare e si zittisce:

- ti pare che se potessi alzarmi starei in questo fottuto posto?-

Alza un sopracciglio e fissa la mia gamba che è nelle sue stesse condizioni.

- senti un po’…vuoi farmi credere che eri un giocatore di basket anche tu?-

Questo lo odio e se non smette di rompere e di esistere lo disintegro!

- io non ero….lo sono!!!!-

Alzo subito il tono di voce e nel rispondermi lui fa altrettanto. Ma chi si crede di essere?

- Senti bello, non farmi ridere, non sei nemmeno capace di segnare da seduto!-

Il bue che dice cornuto all’asino! Lo squadro con una lama da vampiro negli occhi e mi trasformo in uno di quelle creature altamente vendicative e cattive.

- non mi pare che tu abbia fatto meglio, ora ti faccio vedere che ci arrivo!-

Riprendo la palla e in fretta mi metto in posizione, questa volta prendo più mira, mi impegno e calibro con quanta forza posso.

Tiro e colpisco il tabellone. Meglio di prima ma ugualmente difficile…è dura.

E la cosa mi lascia frustrato.

- ahahahah!!! Bravo…guarda come si fa!-

Spaccone fa la stessa cosa che ho fatto io e in men che non si dica ci troviamo a gareggiare su chi ci va più vicino al canestro!

Risultato 0 a 0!

Abbiamo il fiatone e siamo sudati nonché stanchissimi.

Cavolo se è dura. Non avrei mai pensato, ma non ho pensato a tutti i tentativi falliti, a quel che non risuciva a fare, alle mie gambe che non mi fanno volare…non ho pensato e basta. Al contrario ho agito e mi sono sentito più libero di cinque minuti fa. Il peso cominciava a togliersi…ad ogni tiro che si avvicinava più al mio obiettivo mi sentivo più carico e leggero.

Non sono arrivato al punto prefissato ma…non so come dirlo.

Mi sento meglio perché ci ho provato.

Perché mi ci sono trovato in mezzo di nuovo!

Penso di capire il senso dello stare qui.

In un verso mi penalizzerà rispetto a Hitonari, in un altro però mi farà sviluppare altre capacità.

Sono curioso di vedere come andrà.

Non faccio caso agli sguardi assassini che ci mandiamo io e il rossino, tanto meno agli insulti che volano.

Semplicemente ho la mente altrove e il corpo che reagisce per conto suo.

Va bene.

Va tutto bene.

 

/se telefonando/

- Tachibana! Una telefonata per te!-

La voce dalla porta mi fa sobbalzare, mi volto, è una delle infermiere che mi seguono.

Ha una specie di sorriso vedendoci insieme a giocare basket.

Che significherà?

Mah, stranezze di donne!

Non le ho mai capite!

Mollo la palla al rompipalle e la seguo, mi dice che c’è un telefono anche su quel piano così faccio poca strada e ho il piacere di rispondere, sicuramente è mia madre.

- ehi vecchia!-

Dico sgarbato.

- non pensavo di essere messo così male!-

La voce dall’altro capo, seria e impenetrabile, mi fa andar di traverso la saliva che stavo ingoiando e le rotelle cominciano a correre all’indietro allontanandomi dal telefono, riesco a fermarmi e mi riprendo.

Giuro.

Non me lo aspettavo.

- Hitonari…ehm..Hiragi?-

Non mi accorgo mai quando lo chiamo per nome…non l’ho mai fatto a voce. Che bello dirlo…dirlo a lui.

- Akane…-

Anche lui lo fa e non si corregge…segno di accettazione…segno di molte cose.

Non so come mi sento, non ho tempo di capirlo, mi butto solo sulla risposta per ignorare quel che mi ha provocato sentire la sua voce, lui, che me lo dice.

Mi imbarazzo e le guance si colorano di fuoco.

Accidenti….solo lui ci riesce, dannazione.

- come va?-

Mi chiede.

- ah beh…insomma…alla grande, dai!-

Che bugiardo…va male, il mio umore peggiora, io cedo sempre più, ho pensieri terribili ogni giorno di più…e tu non ci sei. Ma non te lo dirò mai!

- bugiardo. Non sei mai stato bravo a mentire!-

È vero, ma lui è quello che mi smaschera sempre subito. Io non volevo dargli ancora pensieri. È una cosa che detesto.

- la verità è che non so cosa dirti…-

- non sapevo se telefonarti, non volevo distrarti dagli esercizi ma…sai, poi non ce l’ho fatta. Non so se ho fatto bene.-

Che scemo che è…è tipico suo pensare così.

- imbecille…era l’unica cosa che aspettavo da quando sono arrivato qua!-

La sincerità mi esce a fiotti. Ho molte cose da dirgli e non so nemmeno da dove iniziare.

- allora puoi dirmi cosa pensi ora…-

Sarebbe troppo. Sento che quello che mi ha sempre legato a lui ora esplode, è sempre più forte. Sentire la sua voce dopo tutto il desiderio di lui che ho avuto è deleterio.

Scemo, non farmi queste domande.

- stai con me.-

È la prima cosa che mi è venuta in mente, ma poi non ha senso…o meglio non va bene.

- no, non intendevo dire questo. Ecco, No…pensavo a te e basta. -

Un attimo di silenzio, incassa il colpo poi basso e sussurrato:

- idiota. Io lo sono con te. Anche se non fisicamente ci sono.-

Non respiro più e mi concentro a trattenere quel che provo, la stessa cosa che è uscita l’ultima volta che l’ho visto.

Mi mancava il suo ‘idiota’. la sua sincerità strana. Le sue certezze. Il suo pensare a me.

- cazzo, mi manchi!-

Mi sfugge del tutto il controllo, che comunque non ho mai avuto.

Non volevo essere così sfacciato e arrendevole, ma è solo questo. Non ce la facevo più, è un piccolo sfogo, ma è colpa sua che mi h chiamato in modo così inaspettato.

- anche tu. Quindi muoviti guarire!-

Cerca di fare il ruolo che normalmente faccio io. Faccio un mezzo sorriso tirando su il volto, lo scopro dai capelli che lunghi si sono posati sopra.

- senti, non darmi ordini!-

Cerco di essere come sempre!

- non mi sembri convinto…mi sa che starai lì tutto il resto della tua vita…dovrò trovarmi qualcun altro!-

- scemo cretino non dire monate…anzi no, trovatelo, se ci riesci, un mio sostituto! TZS!-

Comincio a dire come un fiume mezzo arrabbiato. Lo sento ridere.

Dio come mi mancava la sua risata sincera, quella che riserva a me spontanea.

Lo faceva apposta a provocarmi, per tirare fuori il mio vecchio lato permaloso e combattivo.

- devi essere sempre così…hai una sfida da affrontare, non devi lasciarti passare avanti da nessuno!-

A queste sue parole subito mi viene in mente quella scimmia rossa di là che forse ascolta la mia conversazione. Già…certamente da uno come quello non potrò mai farmi battere!

E la carica sarà il premio. Hitonari!

Ci arriverò a te in un soffio.

Tanto lo voglio, so che sarà così, le sfide se non sono difficili non fanno per me. E non ne ho mai persa una…o quasi. Insomma!

Non so se gliel’ho mai detto. Anzi si, in un occasione. Quella cosa che fra fidanzati ci si dice spesso. Noi siamo diversi, non ce lo diciamo spesso, ma ora avrei voluto averglielo detto sempre, a voce. Vorrei averlo qua per ripeterglielo e far subito dopo l’amore con lui.

È indispensabile, ma impossibilitati a vederci almeno la voce ci sarà utile.

Mi basterà per ora, per un po’ sentirlo così al telefono mi basterà.

Continuiamo a parlare, tanto la chiamata è a suo carico.

Un po’ di sciocchezze, un po’ quel che mi succede e quel che succede a lui, un po’ di pensieri seri e ricordi…di tutto e di nulla, non l’ho mai fatto parlare tanto.

Hitonari non è che è un tipo silenzioso e freddo. Con le persone giuste parla il necessario, si confida ed è molto riflessivo. Ha molti colori dentro di se. Delicati e sfumati. Senza freddo. Come in me immagino ci siano colori forti e di grande impatto.

Si, ci fa bene questa chiacchierata, lo sento.

Mi rilasso e mi carico, pronto ad affrontare qualunque cosa, ancora.

Mi secca dirlo ma mi è indispensabile.

Posso fare a meno del tutto di chiunque ma non di lui.

E la certezza che anche per lui è la stessa cosa mi fa star bene, in cima.

- la prossima volta che ci sentiremo saprai quanti progressi faccio!-

Convinto e sicuro come lo sono sempre stato.

Ne è felice, lo sento. Ha bisogno di sentirselo dire ed io di dirlo.

Andiamo bene così come siamo, insieme.

- se non sarà così ti punirò!-

Cerca di esser spiritoso, si sforza di esserlo anche se di natura non lo è molto. Sa però che mi ci vuole, io lo ringrazio perché mi capisce così bene.

- quasi quasi mi faccio punire allora…-

Con un pizzico di malizia. Ho una voglia di lui. Lo immagino arrossire e fare scena muta.

- senti è un oretta che siamo al telefono. Forse per te è ora di mangiare…-

- effettivamente…-

A malincuore guardo l’orologio al muro. Eh si…è ora.

Sarà triste buttare giù la cornetta e tornare al mio silenzio, ai miei ricordi, ai miei esercizi, al mio tempo.

Triste.

Ma ho della benzina in più che mi permetterà di andare avanti.

Essenziale come sempre.

- allora ci sentiamo-

- si…-

Un tono più basso degli altri. Non ci diciamo altre smancerie che non sarebbero da noi.

Ma lo penso.

Sei importante Hitonari. Tu lo sai, no?

- ciao…-

- ciao…-

Mettiamo giù e un aria cupa torna sul mio volto. Sto un lungo attimo voltato verso il muro senza dare segni di vita. Sospiro. Come vorrei tornare indietro. Alla telefonata. Poi ancora di più. Prima di partire. Ancora di più. Prima dell’incidente. Ancora.

Ma ora non posso far altro che andare avanti e far si che il tempo che ci separa diminuisca.

Già.

Perché è nelle mie mani questo potere. Io e lui lo sappiamo. Farò si che non dovrà attendermi ancora molto.

L’unica cosa che posso fare è questa.

E la farò alla grande come mio solito!

 

FINE CAPITOLO VII