DISCLAIMERS:
I personaggi sono disgraziatamente del grande
Asada, ma in segreto sono anche I miei amanti! Contando che in effetti io
sono Akane…(scherzo!) NOTE: POV di Hitonari. Dedicato al mio gatto che si chiama
Akane come la sua padrona, ha proprio il mio carattere e quello del suo
omonimo personaggio del manga! Buona lettura. Baci Akane
A moon appeared in the nightsky capitolo VI - Non puoi fermare noi di Akane
/Per
andare avanti/ E
così se ne è andato. Via. Lontano da tutti. Per crescere in solitudine,
rialzarsi da solo, ritrovare le ali perdute. Ma non credo le abbia perse, si
sono solo ferite. Le dovrà curare. Ha bisogno di concentrazione, perché
quell’idiota si fa prendere troppo da chi lo circonda e non pensa mai a
se, alla fine…per cui per guarire totalmente ed in fretta ha bisogno di
star solo lontano dalle distrazioni. Anche se so che riuscirà a combinare
qualcosa persino laggiù. Fermo
la mia corsa mattutina, è molto presto, il sole appena spuntato scalda
ugualmente anche se non ai massimi livelli, si respira e si sta ancora bene.
Arrivo ad una fontanella pubblica e bevo un po’ d’acqua fresca
bagnandomi anche il viso. Infine mi alzo dritto e volto il viso verso il
sole ancora basso all’orizzonte e leggermente rosato. Il sole è tornato.
I timidi raggi mi colpiscono direttamente sulla pelle bagnata dove gocce
trasparenti scivolano brillando, arrivano al mento e si staccano bagnandomi
la maglia. Penso
che andrò dritto agli allenamenti. In
estate sono più stancanti visto il caldo soffocante, ma servono specie a
noi. Senza Tachibana…sarà dura. Sospiro. Ma si deve andare avanti.
Gliel’ho promesso. Avrei portato la squadra lontano anche senza di lui,
per non fargli avere rimpianti, per non fargli sentire colpe addosso. Non
cadremo. Saliremo
ancora per un giorno rincontrarci sul campo, insieme o avversari ma ci
rincontreremo. Mi
giro e senza fatica riprendo a correre in direzione della scuola. Dio,
però…rientrare in quelle mura e non sentire il suo chiasso, i litigi
scherzosi con Harumoto…non vederlo che fa i suoi numeri megalomani
gridando EVVAI! Sarà dura. Innegabilmente. Non
sono uno che si nasconde dietro falsi pensieri o speranze. So che ce la
faremo, ma l’inizio è comunque dura. Parecchio. Senza lui che… Che
gioca con me, in coppia, che prende i miei passaggi e li tramuta in canestri
sicuri. Ma
si deve andare avanti. Me lo sono imposto dalla notte del suo incidente.
Sempre e comunque, con la durezza del dolore ed ogni sentimento duro. Sempre
avanti. Per aiutarlo in ogni modo possibile ci vogliono i fatti. Questi. Lui
non ha bisogno di parole. Ora solo di azioni. Quello
che posso fare io per lui è tutto questo. Eppure…almeno
ora…ora che se ne è appena andato…per andare avanti ancora…ho bisogno
di lui lo stesso. Non
cederò, non cadrò, niente depressione o tristezza. Però
ammetterlo non fa male. Ho bisogno di lui, come l’ho avuto quel giorno, la prima volta che ho
giocato con lui. Mi
aveva chiamato. Ed
io non ho potuto far altro che scendere e andare da lui. L’ho
raggiunto e sullo stesso livello di base abbiamo giocato la nostra prima
partita da compagni. Sorrido
fra me e me. Che bambini che eravamo. L’inizio
è stato uno sfogo. Avevo dentro un emozione per essere tornato su un campo
a giocare a basket che era incontenibile, non sono riuscito a trattenermi ed
ho fatto tutto da solo dimenticandomi di tutto, perfino di lui. Ero immaturo
sotto quell’aspetto, ma non riuscivo a staccarmi da quella palla, era una
forza che mi muoveva oltre le mie possibilità di controllo. Lì l’ho
capito ma non so se l’ho ammesso chiaramente. Io ero nato per quello. Per
giocare a basket. Tutto
lì, semplice e chiaro. Più
avanti, molto più avanti, ho capito chi mi aveva salvato. Mi stavo
perdendo. Se non fosse stato per lui il mio tesoro l’avrei smarrito
definitivamente. Però lui testardo ed impiccione me l’ha riconsegnato in
tempo. A
quel tempo non l’avrei mai ammesso a capito. Non comprendevo quel
Tachibana così rumoroso prima e silenzioso poi. Mi accorsi che mentre io
esplodevo in campo, lui non combinava un acca. Ma fu capace di sorprendermi
ancora. Fece un dunk formidabile, non il suo migliore, ma fu una bella
schiacciata comunque. Non me l’aspettavo che sapesse saltare così in
alto. Servì a scuotermi e a farmi capire che non ero solo, con me c’erano
altri 4 giocatori che volevano prendere la palla in mano e far qualcosa di
buono. Non me ne importò. Io volevo giocare e vincere. Solo questo. A
ripensarci se non fosse arrivato Takaiwa non so come sarebbero andate le
cose. Non avrei capito molto di quello sport e di quel ragazzo. Fra
l’altro non capivo cosa avevano tutti, Tachibana per primo. Mi detestava
apparentemente, mi riteneva il suo rivale acerrimo però aveva insistito per
farmi entrare in squadra con lui. Incomprensibile già da subito. E molto
contradditorio! Comunque
arrivò quel gigante biondo e rivoluzionò tutto in pochissimi minuti.
Quello era incredibile già da allora, poi nel corso dell’anno esplose
totalmente. Non è da stupirsi che non eravamo alla sua altezza in
quest’ultima partita di campionato. Takaiwa
è un grande, nulla da dire. Ci fece capire solo con le sue giocate in pochi
attimi, tutto il senso del basket. E
riuscì a farci giocare come dovevamo. Si,
dobbiamo molto a lui, anche se non vorrebbe essere ringraziato. Ho la vaga
sensazione che nonostante tutto siamo il suo incubo! Mi
vien da ridere pensando a lui. Stare
in squadra con lui…chissà come sarebbe…mio padre voleva che ora mi
trasferissi allo Hayamazaki. No, non l’avrei mai fatto, anche se Tachibana
non c’è più io gioco a basket e lo faccio là perché gli devo riportare
i suoi tesori intatti così come lui me li ha consegnati! Takaiwa
è in gamba ma non è ancora il momento di giocare con lui. Tutto qua. Quella
volta fece tanto che riuscì a farci uscire di testa, me e Tachibana. In
modo incredibile. Di
base ci infilò nella testa il concetto fondamentale che per fare un buon
gioco ci si deve passare la palla! Non
ne volevamo sapere, però io comprendevo che in realtà aveva ragione. Così
non l’avremmo mai spuntata. Infine il desiderio di ridicolizzarlo e
batterlo fu così grande che mandai al diavolo tutti i principi e mi
abbassai a fare quello che dovevo da tempo, l’unica cosa che mi avrebbe
permesso di essere al pieno delle forze. Fu
l’idiota del campo ad avvicinarsi per primo a me e a dirmi furente almeno
quanto me che quel tipo ci stava sfottendo. Ho tutto impresso molto bene
nella memoria. Si. Si poteva notare benissimo la nostra aura minacciosa di
fiamme che avvolgeva i nostri corpi. Eravamo irriconoscibili tanto che non
ci dicemmo altro. Riprendemmo il gioco e senza nemmeno guardarci o
accordarci con grande stupore di tutti e noi per primi, facemmo finalmente i
veri ragazzi vincenti! Una
serie di passaggi veloci ed imprevisti e il canestro. La
prima giocata in combinazione di me e Tachibana. Non
la dimenticherò mai, penso. Difficile,
del resto dimenticare come si sta su un campo da basket con lui! Ci
esaltò. Inutile negarlo. Ci montò a tal punto da farci battere un cinque
davanti al gigante odiato. E
stavamo bene. Quanto
stavamo bene. Sentivamo
nel nostro inconscio che era il passo perfetto verso il nostro cammino. Dopo
guarda dove siamo arrivati. /accettazione/ Fondamentalmente
era sempre un bambino, anche ora ha certe uscite che fanno cadere le braccia
e imbarazzano molto. Ma poi ne aveva anche altre che lasciavano senza parole
e ti spiazzavano. In sostanza non riuscivi a farti un idea sommaria. Molto
intenso quando fui consapevole di ogni cosa, o gran parte. Stavamo crescendo
lì sul momento ed eravamo praticamente incontenibili. Facemmo molte azioni
insieme, non smettevamo più. Avevamo assaggiato l’emozione di affidare il
centro della nostra gelosia a qualcun altro che sapeva esattamente come
trattarlo e non ci avrebbe deluso. Non solo sollievo e tranquillità,
eccitazione, esaltazione, pienezza…e felicità incontaminata. Takaiwa ci
aveva fatti infuriare ma poi assaggiando il gioco in coppia tutto si era
mutato. Insieme
io e Tachibana eravamo imbattibili. Anche
se ci superavano in tecnica e bravura. Se noi 2 ci univamo diventavamo
imbattibili. Lo
dissi con sicurezza e fu la prima dimostrazione del vero Hiragi. Mi
stavo riscoprendo giocando, mi trovavo in quegli attimi e mi piaceva. Quel
posto mi piaceva anche se ancora non era nulla. Mi
sorpresi a dirlo per maggior consapevolezza…o forse accettazione ufficiale
e pubblica. Senza imbarazzo o altro. Semplicemente
ne Takaiwa ne nessun altro…avrebbe mai potuto fermare noi, col passaggio
al mio nuovo e primo vero compagno firmai la una promessa senza parole ma
ugualmente chiara. Era
ovvio, no? Saremmo
diventati grandi, ma solo insieme. Ed
era un sentimento appena nato che già prepotente cresceva ogni azione, ogni
passaggio. Ogni scambio. E
sicurezza che l’altro non ci avrebbe deluso, mai fallito. Sono
normalmente un tipo composto che non si fa prendere troppo dai
sentimentalismi, ma ricordare certe cose mi fa tornare la pelle d’oca,
perché fino ad ora non me ne ero reso conto. Vivendolo è una cosa, ma
finchè non torni con la testa a certi attimi non ti accorgi di certe cose
importanti. Il
tempo era come se si fosse fermato. Il
mio sorriso sicuro e certo verso Tachibana che stava segnando, il suo
canestro e il suo impegno nel non fallire quanto io avevo fatto, la
concentrazione di tutti in quel nano secondo che voleva fuggire. Fu
indescrivibile. Come
la stessa identica sensazione l’avemmo tutti a pochi minuti dal termine.
Eravamo in vantaggio e Hiramoto sotto pressione scoppiò colpendomi in
faccia. Brutto fallo, mi stavano tornando a girare. Quello non mi era mai
piaciuto e in special modo non sopportavo essere pestato da qualcuno. Era il
mio istinto, non arrivavo a starmene fermo in certi momenti. Mentre in altri
si. Non so. Ma era anche complice la pressione che gravava su tutti. Poi ero
immaturo, la partita mi fece crescere molto, ma a piccoli passi. Nessuno
riuscì a fermarmi. Solo il mio nome pronunciato da Tachibana. Non
fu quello che mi disse, ma l’espressione sorniona di chi sa di aver già
vinto. Era
importante però che non reagissi. Così
ripensai al primo scontro nostro. Finì a quel paese per la sua impulsività. Anche
lui era maturato parecchio, anche se non abbastanza. Ci
guardammo poi e ci scambiammo qualche battuta. Ma non furono le parole, bensì
i gesti e gli sguardi. Era
tutto vero. Eravamo
noi, io avevo trovato un compagno e viceversa. Non
pesava più nulla. La mia vita pareva leggera e vivibile solo per
quell’incontro. E
tutto parve sparire. Tutto. Solo
per essere entrato in squadra con quel tipo assurdo. Me
lo dissi ufficialmente ritornando in quell’istante a giocare con lui a fianco. Una
lieve corsa, gli stessi movimenti soprappensiero e una leggerezza nella
nostra personale vittoria che ci spinse ad alzare il braccio nel medesimo
istante toccandoci coi gomiti e i pugni chiusi. Il
nostro momento era appena iniziato e sarebbe stato lunghissimo,
interminabile. Stavamo
bene. Tutto
lì. Avevamo
trovato la persona giusta, il posto giusto, la sensazione giusta. Eravamo
noi, lì, in quel momento, insieme. /obiettivo/ Vincemmo
la partita, era amichevole, ma fu per noi una vittoria importante. Poi
lui venne da me cercandomi di proposito nell’esultazione generale. Lo
ammisi. Non c’entrava la mia famiglia, era solo basket. Era solo fare
quello che si preferiva. Il suo motto preferito. Poi
lui disse la sua. Il suo obiettivo era solo quello di battermi. Mi
piacque come suonava perché così ero la persona automaticamente più
importante per lui, tanto da diventare il suo obiettivo da lì in poi. Non
avevo mai sentito parole simili, dette da lui significava che non mi avrebbe
più mollato. Che qualcosa di importante si era creato e si sarebbe
rafforzato. Con
un nuovo sospiro i ricordi finiscono poiché arrivo alla palestra. Non ci
sono tutti ma con mio stupore le riserve sono già arrivate. Si allenano un
po’ assonnate. Mi guardano e con una notevole soggezione mi salutano. Sono
tutto sudato per la corsa ma non stanco o arrossato. La mia pelle si
mantiene pallida, ormai ho una buona resistenza. Faccio un cenno senza
esaltarmi troppo. Solo in presenza di pochi ed uno in particolare mostro
certi miei lati. Con
noncuranza dico entrando negli spogliatoi: -
Come mai qui?- -
ehm…vogliamo allenarci anche noi, abbiamo molto da migliorare ed ora che
tre membri importanti non ci sono più dobbiamo darci da fare per essere
alla sua altezza!- mentre
parlano arrossiscono e abbassano il capo. Mi fermo e li fisso per la prima
volta. Sbaglio o mi hanno dato del lei? Alzo un sopracciglio biondo e
incurvo le labbra verso il basso assumendo un espressione incredula e
stupita che mette a disagio ancor di più i ragazzi. Mah…questa
è nuova, non l’avevo mai notato! Faccio
così tanta paura? Faccio
spallucce ed entro nella stanza adibita a spogliatoio, mi tolgo la maglietta
maniche corte rimanendo un attimo a torso nudo. Il sudore mi imperla la
pelle che sotto la luce sembra lucida. Vado al lavandino per rinfrescarmi
bene, fa molto caldo ora. Noto alcuni della squadra, sempre riserve di un
anno più piccoli di me. Mi fissano imbambolati. Ma che hanno anche loro?
Non credo a quel che succede. Chinano il capo e timidi mi salutano
balbettando qualcosa che non capisco. So
solo che mi danno del lei! Faccio loro un cenno di sfuggita e mi volto. Qua
l’estate fa brutti effetti! Apro
il rubinetto e mi butto addosso dell’acqua fresca bevendone un po’. Prendo
un asciugamano piccolo fra i miei ricambi che tengo qua senza portarmi
dietro ogni mattina tutto quanto, mi asciugo distrattamente spettinandomi
ancor più i capelli biondi, infine afferro una maglietta leggera nera senza
maniche…la guardo, i bordi sono tagliati con le forbici e non ha un ottimo
aspetto. La riconosco subito. -
è di Akane, che ci fa qua?- poi
ricordo che me l’ha fatta indossare quando abbiamo deciso che lui doveva
indossare le mie scarpe(quelle maledette scarpe), ed io la sua maglia. Me
l’ha data ma poi ha deciso che andava modificata giusto per me. Così
l’ha rovinata! Alzo
le spalle e la indosso. Così sarà contento anche lui. Sicuramente
continuerà a metterle quelle nike! Direbbe che così è come giocare
insieme lo stesso. A volte è sentimentale! Accenno ad un altro sorriso
ripensando a lui e quando mi volto per andare in palestra noto qualche paia
d’occhi puntati sgranati e sconvolti su di me. -
bè?- senza
aspettare risposta passo infastidito avanti. Ma che avranno da fissarmi a
quel modo? Mica sono Akane…prendo una palla di basket dal cesto e inizio a
palleggiare…Akane! L’ho
chiamato per nome, non solo nei pensieri ma anche a voce! Per la prima volta
aggiungerei. Su
questa realizzazione la sfera di cuoio mi finisce sul piede per poi
schizzare via. Sento
un leggero rossore sulle guance. Ommammamia!
Questo
non era da me! Cioè,
non l’ho mai fatto! -
Signor Hiragi, ha perso la palla!- alcuni
di quelli che si allenavano prima mi porgono la palla che era rotolatlontano. Sempre
arrossendo a loro volta senza mai guardarmi in volto. Ma
cosa succede qua? Perché tutti questi cambiamenti in una volta? Devo ancora
abituarmi all’assenza sul campo di Aka…ehm…di lui insomma…e la gente
impazzisce! Con
sollievo noto la presenza dell’allenatrice. Mi avvicino prendendo la palla
in mano e le chiedo a voce quasi inudibile: -
ma che succede a tutti? Il caldo ha dato alla testa?- la
Minefuji sorride con quel suo fare sbieco e poco rassicurante. Ma che lo
chiedo a lei a fare? Mi
mette una mano sulla spalla e maliziosa dice: -
caro, non l’hai capito? Quando il gatto non c’è i topi ballano!
Ricordati di quanto sei figo!- Spalancò
gli occhi rendendomi conto che l’istinto di Akane mi ha contagiato del
tutto. Sono
troppo spontaneo ultimamente! Era
meglio quando ero serafico e nessuno mi capiva e mi avvicinava per paura! Meglio
tornare a farsi i fatti propri come un tempo, in solitudine parto ad
allenarmi ignorando il creato intero. Questo
sarà un lungo anno! Speriamo torni presto Akane! /un'altra
storia/ Ad
allenamenti iniziati quando sono tutti e dopo aver fatto un discorsetto nel
quale chiedevo l’aiuto di tutti per la squadra in assenza di Akane,
arrivano due ragazzi, hanno un aria strana e buffa, noto quello moro, basso
e abbronzato! Sembrano grandi amici e hanno anche un carattere che si nota. Minefuji
ci avverte col suo entusiasmo tipico: -
loro due sono iscritti con noi da settembre ma hanno chiesto di allenarsi
con noi durante l’estate. Sono del primo anno ma sono molto in gamba!
Spero farete presto amicizia!- Li
squadro da cima a fondo. Di
già? Senza
dar peso a nessuno gli passo la palla mettendoli ancor più al centro
dell’attenzione: -
vediamo cosa sapete fare.- il
moro abbronzato dagli occhi grandi e neri sorride d’esaltazione, più però
di sadismo. Mi ricorda il sorriso di qualcuno. Una goccia di sudore cade a
lato del mio viso. Ho un presentimento. -
forza andiamo! Facciamogli vedere noi!- grida
incontenibile al suo compagno. Inscenano un azione a coppia e il rumoroso
giocatore fa canestro. Buono. Si muovono bene. Non male. Sono dei buoni
elementi dal punto di vista atletico. Ma
ci sarà molta strada da fare. Faccio
un cenno che non dice nulla poi invito tutti a riprendere gli allenamenti. Sembrano
andare molto d’accordo, sono diversi da me e Akane all’inizio, sarà
un'altra storia la loro…poi mi fermo dal fare quel che facevo e mi
colpisco la fronte con il palmo. Che diavolo sto pensando? Un'altra
storia…scuoto il capo rendendomi conto che la vicinanza in questo tempo di
Akane mi ha fatto male, poi alzo le spalle e riprendo ad allenare! FINE
CAPITOLO 6
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