SERIE: slamdunk
PARTE: 9/10
DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....




Amato nemico

di Ki-chan


Raggiunsero velocemente la casa di Hanamichi senza che nessuno dei due parlasse. Entrarono.
« è in camera vero? » Hanamichi fu colto alla sprovvista, ormai la borsa se l’era completamente dimenticata, non era certo una cosa rilevante, dopo tutto l’ha aveva utilizzata solo come scusa per passare un po’ di tempo con lui e per riuscire a parlargli.
Il piano stava, però, fallendo miseramente per sua incompetenza. Stava lasciando sfumare un'occasione dopo l’altra e non gliene rimanevano ancora molte.
Senza aspettare troppo la risposta che tardava ad arrivare, Rukawa, si diresse vero la camera che conosceva anche troppo bene dopo l’attenta analisi della sera prima. Hanamichi lo seguì come imbambolato, ipnotizzato, come una mosca che cerca la luce e la segue fino anche a morire per raggiungerla e toccarla.
Prese la borsa e uscì dalla stanza, dirigendosi all’ingresso per abbandonare definitivamente quella casa e per non ritornarci più.
Hanamichi fu letteralmente preso dal panico, sentiva gli ultimi granelli del suo tempo scivolare nella clessidra.
“no! Non puoi andartene via così, non sono ancora riuscito a dirti quanto ho bisogno di te. Aspetta ti prego, non solcare quella porta non negarmi la felicità, non mi gettare nel baratro della solitudine.
Se oltrepasserai quella soglia non avremo più possibilità, io perderò già quel piccolo frammento di coraggio che mi rimane, non farlo, rimani qui per me, per noi ……”
Gli ultimi secondi che gli rimanevano stavano volando via leggeri, contrassegnati dai lenti ma inesorabili passi di Rukawa che ormai aveva raggiunto la porta. 
Con la mano sfiorò il metallo freddo della maniglia.
Ritrasse la mano come se scottasse. Il problema era un altro, non voleva andarsene, non così, non in quel modo, non voleva dire addio ad Hanamichi, ai suoi sentimenti, in quel modo freddo e inespressivo, voleva riuscire a cambiare almeno una volta per poterlo salutare. Lo sentiva, era dietro di lui, immobile e muto, quanto avrebbe voluto girarsi e baciarlo, stringerlo fra le sue braccia e non lasciarlo più.
Sapeva che non era possibile, lui gli aveva già dimostrato i suoi sentimenti e anche in modo molto palese e la risposta era stata altrettanto chiara, un rifiuto.
Afferrò con forza la maniglia e cominciò a girarla. 
Quella sarebbe stata la fine di tutto.
S'immobilizzò, sentiva il calore irradiarsi dal suo braccio, il suo calore, il calore tanto sperato e cercato. Bastava così poco per farlo impazzire? Una semplice mano che gli stringeva il braccio?
Hanamichi con forza lo obbligò a voltarsi verso di lui.
« che cosa vuoi, ho preso la borsa e me ne vado! Non sei contento?»
« no! »
Un sussurro che si perse contro le labbra sottili di Rukawa.
Kaede, inizialmente, si lasciò travolgere da quel bacio appassionato, soffocato dal calore che lo avvolgeva, che gli entrava nel corpo fino al cuore e oltre, nel suo essere, nella sua anima. Il tepore si face strada in lui sbaragliando le sue difese, travolgendo tutto ciò che incontrava sul suo passaggio, lasciando scie di fuoco.
Ben presto però riprese il controllo di se. Lo allontanò violentemente. La magia era spezzata. Il gelo lo stava riconquistando. La paura lo aveva assalito e la stima per se stesso era troppo fragile per resistere alla pressione.
« piantala di prenderti gioco di me! Non ti permetto di deridere i miei sentimenti!»
« cosa? Mi credi così vile? … non ti sto prendendo in giro, non potrei. Ho capito quanto io ti … ti …»
“ perché non riesco a dirlo? È così semplice. Ti amo ……ti amo e non posso fare a meno di te”
« … …. Sei sicuro?»
Chiese Rukawa mosso dalla speranza, dalla paura, dall’amore e dall’odio che scalpitavano nel suo cuore.
« si sono sicuro, ti voglio e ti desidero come nessun altro al mondo»
Le ultime parole furono pronunciate con un filo di voce, forse voleva essere solo un pensiero che si era trasformato in parole contro la sua volontà o forse si vergognava solo di ciò che quelle parole significassero.
Ugualmente Rukawa riuscì a sentirle. Quella timida proposta aveva il tono di una supplica che proveniva direttamente dal cuore. Un sussurro che aveva la potenza e l’intensità di un grido perché non era solo la voce ma era tutto il suo cuore, tutto il suo essere a chiederglielo e a volerlo.
Rukawa si avvicinò lentamente e gli avvolse la vita con le sue braccia stringendolo a sé. Affondò il volto nell’incavo delle spalle del compagno, lasciandosi cullare teneramente dalla dolcezza di quell’abbraccio.
In quel momento esistevano solo loro due. Lui voleva assicurarsi che non fosse uno dei tanti sogni che costellavano le sue notti travagliate, lo stringeva forte per la paura che svanisse lasciandolo ancora solo, orfano del suo stesso essere. Non era un sogno, il corpo che stringeva era reale e soprattutto era suo. Aveva finalmente raggiunto la sua chimera e certo se non fosse stato per il suo auto controllo qualche lacrima avrebbe solcato quel pallido viso.
Fece un respiro profondo per ricacciare giù le lacrime di gioia e sollevò il volto, guardandolo fisso negli occhi con sguardo interrogativo. Ottenne un cenno d’assenso col capo mentre il viso di fronte a lui assumeva una tonalità rosso fuoco.
“ si! Sono sicuro, voglio farlo! ”
Rukawa ruppe l’abbraccio e gli afferrò con decisione la mano trascinandolo in camera. Si fermò solo davanti al letto, dove si voltò ricominciando a baciarlo appassionatamente mentre le mani s'intrufolavano sotto la maglietta accarezzando la pelle liscia e setosa si Hanamichi.
Gliela tolse lentamente baciando ogni centimetro di pelle che scopriva. Lo spinse delicatamente sul letto mettendosi a cav’alcioni su di lui.
Cominciò a depositargli dei lievi baci sul collo per poi scendere verso il capezzolo. Glielo morse leggermente provocando dei brividi di puro piacere nel corpo di Hanamichi che ormai era in sua balia e incapace di fare altro se non mugolare di piacere a quel caldo tocco.
Le mani di Kaede raggiunse i pantaloni neri della tuta che Hanamichi indossava e, smettendo di baciarlo, glieli sfilò e, contemporaneamente, gli accarezzò i fianchi, le cosce scendendo fino ai piedi. Stessa sorte tocco ai boxer che caddero poco distanti dal letto vicino ai pantaloni.
Kaede rimase qualche istante ad ammirare il corpo nudo del compagno che aveva tante volte osservato e sognato e che in quel momento si trovava sotto di lui eccitato per le sue attenzioni.
Sembrava totalmente assorto e rapito da quella visione.
Inaspettatamente, Hanamichi cominciò a spogliarlo a sua volta. Gli sfilò la T-shirt per poi concentrarsi sulla zip dei jeans, togliendoglieli con il suo aiuto insieme ai boxer. Era bellissimo, lo sapeva, tutte le ragazze lo dicevano e spesso lo osservava mentre si faceva la doccia negli spogliatoi, ma in quel momento era diverso, poteva ammirare la sua bellezza senza vergognarsi, senza negare a se stesso che quel corpo fosse dannatamente attraente.
Rukawa ricominciò a baciarlo aderendo con il suo corpo a quello sotto di lui, sfiorando la sua pelle e sentendo il suo calore. Avvertire l’eccitazione dell’amico premergli sulla coscia, mentre questo spingeva il ventre verso di lui per trovare un po’ di sollievo al desiderio,  lo fece eccitare ulteriormente e impazzire di soddisfazione.
Decise che era ora di dargli sollievo. Scese con la bocca fino all'inguine lasciando sul suo percorso una lunga scia di baci umidi. Raggiunta la sua destinazione, avvolse con la bocca calda e umida il membro di Hanamichi che per lo stupore e la passione si mise di scatto a sedere. Era una stranissima sensazione, nuova per lui, ma avere la bocca di Rukawa, il suo calore e la sua lingua che lo stuzzicava nella zona più sensibile del suo corpo lo faceva impazzire dal piacere. Dopo un attimo di incertezza appoggiò delicatamente la mano sul capo di Kaede intrecciando le dita ai suoi finissimi capelli corvini e divaricò ulteriormente le gambe per permettergli maggior libertà.
I gemiti divennero sempre più profondi fino a trasformarsi in un grido quando, ricadendo spossato sul materasso, si liberò nella sua bocca, avida di assaporare il suo sapore.
Rukawa ricominciò subito dopo a baciarlo e a stuzzicarlo con le mani, avide, che gli accarezzavano tutto il corpo. Hanamichi era di nuovo eccitato.
Sdraiato sul letto, assecondava con il corpo ogni singolo movimento delle mani del compagno. La pelle era imperlata di sudore e il volto era voltato da un lato con gli occhi chiusi quando disse con voce tremante: « Kaede … ti prego!»
Non era certo il momento per pensare al fatto che per la prima volta lo aveva chiamato per nome, non era poi così strano che il suo amante lo chiamasse per nome, ma il suo amante era Hanamichi e tutto cambiava.
Sentire il suo nome uscire sinuoso dalle labbra di Hanamichi gli faceva uno strano, se pur molto piacevole, effetto. Erano pochi quelli che lo chiamavano per nome, solo i suoi genitori che non c'erano mai, e a dir la verità erano pochi quelli che lo chiamavano in genere.
« cosa c'è? Hai forse cambiato idea?»
« niente …»
Cosa gli poteva dire? Che per lui sentir pronunciare il suo nome era inconsueto, non avrebbe certo capito.
Lui non aveva certo di questi problemi, sempre così vitale, espansivo, aveva tanti amici che lo chiamavano per nome.  
« … ne sei sicuro? Ti farò male? »
« baka, ricordati che io non ho paura di niente, non per niente mi chiamano il tensai, quindi muoviti.»
« a parte il fatto che solo tu ti definisci un Tensai, ma è inutile che ti faccia vedere sempre forte anche quando non ce n'è bisogno … per quello ci sono già io!»
Hanamichi non poté ribattere prima di tutto perché aveva individuato la verità, lui aveva paura, ma allo stesso tempo non voleva tirarsi indietro e poi perché era rimasto profondamente colpito da quelle ultime parole, sussurrate con rammarico, ma che gli mostravano un lato che lui non avrebbe mai immaginato di poter trovare il lui. Rukawa, l'uomo di ghiaccio, indifferente e arrogante, forse aveva anche un lato nascosto, più fragile.
Rukawa era molto titubante perché voleva che Hanamichi fosse sicuro di quello che stavano facendo. Si decise quando l'altro lo baciò appassionatamente, abbracciandolo e stringendolo contro il  proprio corpo.
Pose delicatamente la punta dell'indice sulla pelle calda di Hanamichi, che a quel leggero contatto sussultò, e, stando molto attento a tutte le sue reazioni, cominciò a disegnare col dito una linea immaginaria che correva su tutto il corpo. Questa folle corsa terminò fra le gambe ancora divaricate.
Accarezzò delicatamente i contorni della delicata fessura per poi penetrarlo delicatamente. Il corpo di Hanamichi si irrigidì all'intrusione e le sue mani si serrarono, non per il dolore, che era sopportabile ma soprattutto per la singolarità di quella sensazione a lui del tutto nuova. Rukawa avvicinò la bocca all'orecchio e gli sussurrò di stare tranquillo e di rilassarsi. Gli posò, poi, un bacio rassicurante sulla fronte e  tolse delicatamente la mano non appena sentì che Hanamichi si era abituato a quella presenza estranea e si era relativamente rilassato.
Nel momento in cui, però, il membro di Rukawa gli sfiorò i glutei un brivido di timore gli pervase la schiena.
Applicò una lieve pressione col bacino, penetrando delicatamente nel piccolo e stretto orifizio.
Un grido di dolore riecheggiò nella stanza. 
Rukawa era indeciso se continuare oppure no. Era stato molto delicato ma ugualmente Hanamichi stava soffrendo, si vedeva, e sicuramente se fosse andato avanti il dolore sarebbe aumentato, ma ugualmente era troppo tardi per tornare in dietro. Il corpo sotto di lui tremava, le mani stringevano spasmodicamente il lenzuolo e dagli occhi serrati scorreva una piccola lacrima. Gliela asciugò con il dorso della mano chiedendogli scusa per il dolore che gli aveva provocato.
Lentamente il corpo si abituò, diminuendo, così il dolore. Hanamichi vedendo che Kaede non aveva intenzione di andare avanti, lo incitò a procedere rassicurandolo.
Il piacere cominciò ad invadergli il corpo ed iniziò ad assecondare con il bacino le spinte di Kaede. 
Gemiti sommessi provenivano da entrambi i corpi fino a quando vennero insieme, ricadendo appagati sul materasso. Sentire il liquido caldo di Rukawa invadergli il corpo era stata una sensazione di totale soddisfazione e di totale appartenenza a qualcuno. 
Kaede ricadde esausto sul corpo del compagno, rimanendo ancora qualche istante avvolto dal tepore che lo avvolgeva mentre era nel suo corpo. Uscendo dal lui, si adagiò al suo fianco e avvolse con un saldo abbraccio quel corpo accanto a lui sudato ed accaldato che in quel frangente sembrava indifeso e bisognoso di tenerezza.
Prese il lenzuolo che era arruffato ai piedi del letto e avvolse i loro due corpi. Con voce insolitamente dolce si rassicurò sulle condizioni di Hanamichi: « come ti senti? Ti fa male da qualche parte?» 
« si, non ti preoccupare, sto bene, sono solo molto stanco»
Mentre ancora pronunciava quelle parole si strinse ancora di più nel suo abbraccio, sprofondando il capo nel collo del compagno, chiudendo lentamente gli occhi e addormentandosi.
Per lui era stata una lunga e stancante giornata, la lotta interiore, la partita, la confessione e tutto quello che n'è seguito.
Rukawa, stranamente, invece non si addormentò e rimase a crogiolarsi in quel dolce abbraccio, contemplando i lineamenti di Hanamichi che, addormentato, assumeva un aspetto ancora più dolce. 

*** ***

Aveva passato due ore ad osservare il bell’addormentato, senza che quest’ultimo si svegliasse e senza mai stancarsi di guardarlo, forse per l’infantile paura che se si fosse addormentato e se avesse solo chiuso gli occhi, al suo risveglio non l’avrebbe trovato, svanito come un bel sogno.
Sentì il corpo accanto a lui, agitarsi leggermente.
Sentì l’inguine del compagno premergli la coscia, eccitato.
« ancora ti prego … si … … … Haruko … »
Rukawa s'irrigidì, sbarrando gl’occhi. Non voleva credere a ciò che aveva appena sentito, quelle parole appena sussurrate. Cominciò a tremare impercettibilmente per la rabbia e lo stupore.
“ non è possibile … lui non può. Cazzo non può sognarla, abbiamo appena fatto l’amore. Magari … magari …  cosa? E' chiaro la ama ancora, quella stupida bambinetta petulante … è meglio che me ne vada altrimenti impazzisco.” 
Si alzò cercando di non svegliare Hanamichi e pregando che non lo facesse perché non era certo nelle condizioni psicologiche per parlargli, in quel momento avrebbe voluto solo prenderlo a pugni. Radunò i suoi vestiti e si vestì.
Nel frattempo anche Hanamichi si era svegliato sentendo la mancanza del corpo accanto a lui. 
Avendo visto che Rukawa si stava rivestendo, si alzò a sua volta e, indossati i boxer, si avvicinò a lui.
Titubante gli chiese dove stesse andando.
« me ne vado!»
Rispose mentre si dirigeva verso l'ingresso per andarsene.
« perché?»
La frase però fu interrotta dal suono del campanello e dalle voci di Yoei e Haruko fuori dalla porta.
Hanamichi allora, dopo un attimo di perplessità, andò ad aprire la porta e fece entrare i due amici che furono molto sorpresi nel trovare Rukawa in casa dell'amico e soprattutto nel vedere quest'ultimo indossare solamente i boxer.
Superato lo stupore iniziale Mito ruppe il silenzio che era sceso nella stanza chiedendo: « Ehi Rukawa come va il tuo ginocchio?» 
Non ricevette nessuna risposta perché Rukawa era troppo occupato a fulminare con gli occhi Hanamichi che era rimasto in adorazione di Haruko, e forse anche se avesse sentito la domanda non gli avrebbe risposto ugualmente.
Rukawa, disperato e infuriato allo stesso tempo, uscì da quella casa senza dire nulla e sbattendo leggermente la porta alle sue spalle. A Hanamichi però non era sfuggita l'espressione sul suo volto. Era diversa da quella che aveva imparato a conoscere, osservandolo, suo malgrado, da quando si erano visti la prima volta sulla terrazza della scuola. Era più fredda, glaciale e inespressiva. Tuttavia non trovò il coraggio di fermarlo o rincorrerlo per chiedergli cosa gli fosse successo o cosa gli avesse fatto.


fine cap 9



 
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