SERIE: slamdunk
PARTE: 8/10
DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....




Amato nemico

di Ki-chan


“Adesso mi odierà, non voglio che lui mi odi, non volevo neanche … beh … fare l’amore con lui … con un ragazzo. E poi lui è il mio nemico eppure … io lo … lo … amo … … amo Rukawa … amo il mio nemico! Però avevo paura d’ammetterlo, paure dei miei sentimenti. Per quanto riuscirò a negarlo? … … è ore di guardare in faccia alla realtà!”.
Fu un percorso mentale molto lungo ed estenuante che lo tenne occupato per quasi due ore. Per poco non faceva tardi alla partita. Però, adesso era felice e sollevato, lo sapeva: lui amava con tutto il suo cuore la sua kitsune.
Un pensiero funesto però gli oscurò la felicita che lo invadeva. “mi sono cacciato in un bel casino … io l’amo ma lui? … mi odierà, non vorrà più vedermi, non vorrai starmi vicino … mi considererà un vigliacco, un … … adesso devo pensare solo alla partita … devo vincere per lui. Forza andiamo!”.
Si precipitò in camera per vestirsi. Appena entrò la vide, la borsa da basket di Rukawa, era ancora lì nella sua camera. Il battito del suo cuore accelerò, sembrava che volesse uscirgli dal petto. Poi, ebbe un lampo di genio, adesso sapeva come convincerlo. Uscì allegro e speranzoso dalla casa, dirigendosi verso la palestra dove si sarebbe tenuta la partita.
Lo stato d’animo di Rukawa era totalmente diverso. 
Infatti, dopo aver abbandonato celermente la casa di Hanamichi si era diretto nella palestra dello Shohoku sperando che fosse deserta.
Fece scorrere la grande porta verde, la palestra era vuota e silenziosa. Il pavimento lucido di legno rifletteva perfettamente l’immagine del pallone da basket che si trovava al centro del campo rettangolare delimitato da linee bianche. Raggiunse il centro del campo agevolmente perché il ginocchio non gli doleva.
Con una mano prese il pallone e lo fissò per qualche minuto, immerso in tristi pensieri. Poi, all’improvviso, con un gesto fluido e sinuoso lo lanciò a canestro imbucandolo perfettamente nel cesto.
La palla sfiorò il cerchio di metallo rosso e fu delicatamente accarezzata dalla rete del canestro. Poi ricadde sul parquet rimbalzando rumorosamente.
Canestro da centro campo, era quella la sua abilità: far canestro da ogni luogo del campo di gioco.
Il basket, la sua vita, il suo rifugio, ancora una volta. Il basket non lo aveva mai tradito e lui si fidava di lui, gli era sempre stato fedele, nel campo di gioco aveva sempre trovato un luogo sicuro dove ripararsi dai suoi problemi, ma adesso, in quel caso, non era così, questa volta aveva esagerato e lui lo sapeva bene e ci soffriva tremendamente, si sentiva trafitto da mille spilli che gli laceravano la carne e sentiva il suo sangue rosso rubino uscire dalle mille ferite del suo corpo.
“ Cosa ho combinato, non avrei mai dovuto farlo. Mi detesto e lui mi odierà più di quanto non facesse già. Ma, soprattutto, avrà paura di me e questo proprio non lo sopporto. … … sono proprio strano … dal primo momento che l’ho visto, ho cercato di farmi odiare da lui, detestare, ho desiderato che avesse paura di me … … e ora che ci sono riuscito, fin troppo bene, non ne sono contento …”
A quei pensieri un sorriso amaro incurvò le sue labbra sottilissime. Continuò a pensare a quello che aveva fatto ad Hanamichi, maledendo quel dannato giorno di inizio estate e, soprattutto, se stesso. 
Decise, in fine, di andare alla palestra dove, a breve, si sarebbe disputata l’amichevole. Non sapeva nemmeno lui il motivo. Generalmente non gli interessava nulla della propria squadra, tanto più era solo un’amichevole,fino a qualche mese prima sarebbe sicuramente rimasto a casa mentre i suoi compagni disputavano una partita, ma da quando era entrato nello Shohoku tutto era cambiato. Senza dimenticare che avrebbe sicuramente visto Hanamichi e in quel caso non avrebbe potuto sostenere il suo sguardo carico di disprezzo e odio.

*** ***

Si fermò qualche istante davanti alla palestra, titubante e indeciso se tornare a casa oppure entrare.
Voleva andarsene ma poi si fece coraggio ed entrò. Il corridoio per raggiungere le tribune era molto lungo e monotono, tutto dipinto di bianco, sembrava un ospedale.
A giudicare dalle grida provenienti dal fondo del corridoio la partita doveva essere già cominciata.
Raggiunse finalmente le tribune, affacciandosi direttamente sul campo da gioco. Si sedette, c’era molta gente ma riuscì ugualmente a trovare un posto in prima fila.
Si stupì del gran numero di gente che era accorsa per vedere la partita, per non parlare dei giocatori delle altre squadre della prefettura che occupavano buona parte delle prime file. Non c’era da stupirsi che ci fosse tanta gente perché, anche se era solo un’amichevole d’allenamento in vista delle nazionali, era uno scontro diretto tra le due squadre più forti della prefettura.
Diede un’occhiata al tabellone e fu spiacevolmente sorpreso da ciò che vide. Infatti, dopo soli cinque minuti di partita lo svantaggio dello Shohoku era di ben 15 punti. “ma cosa cavolo stanno combinando quei deficienti? Manco io e succedono i casini!”. 
Cominciò così a far attenzione al gioco dei suoi compagni. Stavano giocando tutti male ma peggio di tutti era Hanamichi che di fronte all’abile gioco di Nobunaga sembrava quasi addormentato, incapace di fermare i suoi attacchi e tanto meno di realizzare punti.
Al termine del primo tempo il distacco era aumentato ulteriormente, avendo così, ben 25 punti di distacco.
Si faceva quasi fatica a credere che quella fosse la squadra che aveva messo in difficoltà il Kainan alle finali.
Quando il suono dell’arbitro sancì la fine del primo tempo Rukawa, senza nemmeno pensarci, lasciò le tribune e raggiunse il corridoi che portava agli spogliatoi. Lì incontrò Hanamichi. Appena il compagno gli fu davanti cominciò ad ammonirlo con il suo solito tono freddo e scostante.
« Ti sembra questo il modo di giocare – in quel momento sembrava proprio il gorilla quando lo rimproverava appena entrato in squadra – un bambino giocherebbe meglio di te! Giochi da schifo! Che ne diresti di mostrare gli attributi e combattere per vincere quella partita? Oppure hai paura di Kyota?»
Hanamichi non disse nulla, non  fece nulla, non si arrabbiò, si limitò ad abbassare lo sguardo e a raggiungere i compagni nello spogliatoi, lasciando Rukawa attonito e sbalordito, immobile in mezzo al corridoio, si era aspettato un’altra reazione … più violenta.
Il discorso, in ogni modo, sortì i suoi effetti e nel secondo tempo Hanamichi sembrava rinato, sapeva di avere gli occhi di Rukawa puntati addosso e sapeva di dover vincere per lui e per se stesso. Non aveva mai giocato così bene, ma non fu abbastanza da poter vincere la partita, il distacco accumulato nel primo tempo era uno spazio incolmabile per un unico uomo.
Tuttavia al termine della partita il Kainan riuscì a vincere solo con cinque punti di vantaggio grazie alla maestria del suo capitano.
Appena terminati i saluti di rito con il Kainan, Hanamichi si precipita sulle tribune dove sapeva, o sarebbe meglio dire sperava, di trovare Rukawa che, però, nel frattempo si era alzato e stava per abbandonare le tribune quando si trovò di fronte la testa rossa.
«Senti baka kitsune, hai lasciato la borsa a casa mia quindi vedi di venirtela a riprendere perché io non ho nessuna intenzione di portartela!…  Aspetta qui! Poi andiamo.» detto questo scomparve con la stessa velocità con cui era arrivato e raggiunse correndo gli spogliatoi, non sembrava neppure che avesse disputato una partita da tante energia aveva ancora in corpo. Si cambiò in gran fretta e uscì dagli spogliatoi dove aleggiava un’atmosfera tutt’altro che serena, tutti erano mesti  per la sconfitta subita tranne Sakuragi che cercava di non pensarci aiutato anche da un altro pensiero, il suo nemico, il ragazzo che da poco aveva scoperto di amare, il suo compagno di squadra, il suo Kaede (in realtà Kaede è mio però per ragioni di copione ho dovuto cederlo momentaneamente, ma rimane mio!!! NdA).
“Quel ragazzo è strano! L’ho quasi violentato, oggi l’ho trattato come un incapace, gli ho dato del bambino e non mi sono neppure scusato, eppure si comporta così … magari quella della borsa è solo una scusa, arrivati a casa comincerà a picchiarmi, beh me lo meriterei, ma se crede che mi lascerò picchiare da lui si sbaglia di grosso. Figuriamoci se quel deficiente si fa tanti scrupoli a pestarmi in pubblico, dopo tutto è quello che fa sempre … beh facciamo sempre.»
«Finalmente pensavo non arrivassi più! Forza muoviamoci» disse Rukawa, non appena il compagno lo raggiunse, con tono freddo, cercando non far trasparire la sua leggera agitazione e cercando di accorciare i tempi dato che non vedeva l’ora di allontanarsi da Hanamichi che gli ispirava pensieri molto poco casti.
«Senti un po’ baka kitsune vedi di non parlarmi più in questo modo, io sono il grande tensai ricordatelo!»
«Comunque non sei riuscito a vincere la partita, quindi fammi il piacere di piantarla con queste cretinate.»
«… …»
“La partita … … no! non ci devo pensare adesso il problema è un altro, devo trovare il modo di dirglielo … si ma come? Quando? E come la prenderà? Ah accidenti a lui perché mi devo sempre agitare e cacciare nei casini con lui?…. potrei dirgli semplicemente che lo amo o spiegargli i mie sentimenti ne suoi confronti con un giro di parole, potrei cominciare a parlare di quello che accaduto stamattina e trovare l’occasione per confessargli tutto … ma lui cosa prova per me? 
Oddio! Ho dato per scontato che lui mi amasse, ma magari … … si voleva solo divertire o … … umiliarmi.
Accidenti a questo non avevo ancora pensato. Adesso basta devi dirglielo non puoi continuare così ti sta riducendo peggio di uno straccio devi reagire. Si! 
Dovrei dirglielo adesso, qui in mezzo alla strada!»
Hanamichi tentò più volte di cominciare il suo discorso ma senza risultato, dopo aver aperto la bocca per parlare più volte la aveva subito richiusa senza far uscire da essa alcun suono all’infuori di rumorosi respiri.


fine cap 8



 
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