AUTORE: ki-chan
SERIE: slamdunk
PARTE: 5/10
PAIRING: ru X hana
RATING: PG13. non succede niente per quello dovrete aspettare il prosimo
DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....




Amato nemico

di Ki-chan


Capitolo 5

Hanamichi non aveva ancora avuto modo, ma soprattutto il coraggio per parlare con Kaede e magari anche scusarsi con lui. Decise ugualmente di tornare a casa lasciandolo alle amorevoli cure del vice capitano.
Uscendo però dalla palestra assistette involontariamente al dialogo tra il capitano e Ayako: - ... è una vera sfortuna che Rukawa si sia infortunato, così domani non potrà disputare l'amichevole ...-. Il resto della conversazione Hanamichi non lo sentì neanche perché quelle parole gli continuavano a rimbombargli insistenti nel cervello. " non avevo idea ... non ho nemmeno pensato che probabilmente a causa di quell'infortunio domani non potrà giocare. Porca paletta ... questa volta l'ho combinata grossa, quando imparerò?! ... adesso mi odierà per questo e ha ragione, lui vive per giocare a basket. ... ... devo parlargli, non posso andarmene come se nulla fosse successo. Lo aspetterò qui, quando esce troverò un modo per farmi perdonare o almeno ci provo!"
Kaede era ancora negli spogliatoi, anche se tutti ormai se n'erano andati, perché il male al ginocchio gli rallentava i movimenti. Quando  finalmente uscì, si diresse, zoppicano, direttamente alla sua bicicletta, senza nemmeno accorgersi della presenza del compagno che lo stava aspettando appoggiato al muretto.
Quando ebbe raggiunse, a fatica, la bicicletta udì la voce di Hanamichi che, pur avendolo visto appena uscito dalla palestra, non aveva avuto prima il coraggio di rendere nota la sua presenza.
- Ma se non riesci nemmeno a camminare come pretendi di tornare a casa in bici?-
- ... mhhh ...-
- Perché non prendi il treno, la bici la puoi lasciare qui e riprenderla domani!-
-Perché non ci sono fermate vicino a casa mia ... e in ogni modo a te cosa importa, scusa?-
- mhhh...- Hanamichi stava per riempirlo di botte, serrò i pugni pronti a scagliare un violento gancio.
"Io mi preoccupo e sono relativamente gentile con lui, e in cambio ricevo solo risposte scorbutiche da quell'idiota!".
Riuscì però, ugualmente, a mantenere la calma e, anche se aveva tanta voglia riandarsene lasciandolo solo con i suoi problemi, fece una proposta che sconvolse anche lui. Quando le parole, uscite in fretta e senza la supervisione del cervello dalla sua bocca, raggiunsero le sue orecchie e comprese il loro vero significato si sconvolse. Sentimento condiviso pienamente da Rukawa. Mai Hanamichi avrebbe potuto immaginare di fare una simile proposta al suo peggior nemico: -Beh ... allora vieni dormire da me! Domani quando starai meglio potrai tornare a casa tua!- 
"Cos'ho fatto?! Beh ormai non posso più tirarmi in dietro, così imparo a parlare senza riflettere!... poi non mi dispiace più di tanto ospitarlo a casa mia, potrebbe essere un'occasione per conoscerci meglio ... ma cosa m'importa ... io non ho mai voluto conoscerlo meglio e certo non comincerò stasera. Comunque ormai glielo ho detto!"
Rukawa era rimasto immobile, paralizzato dallo shock, incredulo, titubante, dubbioso, sconvolto e piacevolmente colpito. Non sapeva cosa rispondergli, certo gli faceva estremamente piacere che fosse gentile e premuroso con lui ma era dubbioso sul perché lo facesse.
-Beh ... lo prendo come un si! Forza andiamo, casa mia non è molto lontano! La bici la prendo io!- ... ... - dai forza muoviti non ho intenzione di rimanere qui ad aspettarti ... ... guarda che anche se non ce la fai a camminare non ti porto certo in braccio quindi datti una mossa-. Hanamichi, visto il volto sconvolto e stupito del compagno cercò di minimizzare la stranezza di quella proposta facendogli intendere che non gli interessava nulla di lui e del suo dolore anche se non era completamente vero.
Durante tutto il tragitto nessuno dei due ragazzi ebbe il coraggio di aprir bocca, ma entrambi pensarono molto a quello che gli stava succedendo. 
"Accidenti che situazione! Ma perché l'ho invitato a casa? Quella baka kitsune mi fa fare cose strane che non avrei mai pensato di fare, come ad esempio negli spogliatoi qualche giorno fa, cosa mi era saltato in mente ... per fortuna che a lui non sembra importargli tanto ... lo ha definito uno stupido incidente! ... ... beh è da quando lo conosco, anzi da quando l'ho visto sul terrazzo la prima volta, che provo qualcosa per lui non so cosa, ho sempre pensato che fosse odio ma adesso non ne sono più così certo ... ma allora cosa può essere? Invidia, gelosia, rancore, rabbia o cos'altro?... ..."
Lentamente arrivarono alla casa di Hanamichi, una casa modesta simile alla maggior parte delle case giapponesi. Quando furono davanti alla casa Hanamichi disse, rompendo il muro di silenzio che era sceso tra loro: - eccoci, siamo arrivati. Maglio entrare! Forza
non rimanere lì impalato!-. 
Aprì il cancello ed entrò nel giardino, ma si era accorto di non essere seguito da Rukawa. Kaede, infatti, era troppo immerso nei suoi pensieri, e forse era anche un po' addormentato, come il suo solito, per accorgersi che Hanamichi lo stava invitando ad entrare. 
Si riscosse solo quando una mano forte e calda gli si posò sulla spalla. -cosa fai dormi? Se vuoi rimanere qui fuori fai pure, io però non ti farò certo compagnia-
- A...arrivo ...- quel contatto lo aveva sconvolto più di quanto potesse immaginare ed era conscio che situazioni di quel tipo avrebbero potuto ripresentarsi durante la serata dato che avrebbero dovuto 'vivere' insieme e questo lo inquietava e angosciava perché non era più molto sicuro di poter celare a lungo i sentimenti che lo legavano al suo do'hao. 
Certo all'esterno sembrava sempre il solito Rukawa freddo, cinico, egoista, vanitoso, scontroso e altezzoso (nda perdonami Rukawa non volevo offenderti ma mi serve per la storia ...scusa ...), ma in realtà lui non era così, fin da piccolo aveva imparato a proteggersi dagli altri e dalla sofferenza che gli altri gli potevano provocare. Aveva trovato rifugio nel basket e nella freddezza. Inizialmente questo gli faceva male ma ben presto si abituò alla solitudine in famiglia e fuori.


fine quinta parte





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