SERIE: slamdunk
PARTE: 4/10
PAIRING: rukawaX hanamichi
RATING: PG13.
DISCLAIMER: Qs personaggi non sono miei e bla bla bla....
NOTE: mi sono inventata un pò di cose su Rukawa ... chiedo venia



L'Amato nemico

parte IV

di Ki-chan




-Shohoku fight!-  Un grido profondo proveniente dal capitano della squadra riecheggiò nella palestra, sancendo l'inizio degli allenamenti del club di basket della scuola.
-Domani ci sarà l'amichevole con il Kainan!dobbiamo vincere! Vi voglio carichi e pronti, quindi dopo i soliti trenta giri della palestra di corsa disputeremo una partita di preparazione. Forza pigroni! Cominciate a correre!-
Poi voltandosi verso la porta che si stava aprendo disse rivolgendosi al membro della squadra che stava entrando in quel momento: -Sei arrivato finalmente, Hanamichi, pensavamo te ne fossi andato! ... ... Ti dai una mossa, devi recuperare il tempo perso!-
Detto questo il gorilla raggiunse i compagni cominciando anch'egli a correre.
Dopo il rimprovero di Akagi, Sakuragi si fermò ugualmente sulla porta, cercando con lo sguardo Rukawa.
"Hai visto baka kitsune sono venuto, non sono un immaturo!" almeno questo era quello che avrebbe voluto dirgli, ma l'asso della squadra non lo degnò nemmeno di uno sguardo continuando a correre.
Perché voleva il suo consenso?
Aveva sempre giurato d'odiarlo, o forse era solo un modo per giustificare sentimenti molto differenti, che poco avevano con l'odio?
Cercava sempre la sua attenzione, il suo consenso, voleva dimostrargli il suo valore. I loro insulti, le loro risse non erano, forse, il loro modo, un po' rozzo, di comunicare? La sua sfida sempre aperta sul campo da gioco non era forse un tentativo di farsi notare da lui? Voleva batterlo per contare finalmente qualcosa per lui e magari ricevere anche dei complimenti.
Hanamichi era troppo infuriato per porsi queste domande o forse temeva troppo le risposte che sarebbe stato costretto a darsi. 
Si avviò verso gli spogliatoi, spalancando la porta con un calcio e pensando "Quella kitsune stupida e arrogante, non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo, come se non esistessi. Eppure è stato lui a farmi la ramanzina perché nei giorni scorsi ero assente!... Ma chissene frega!"
Gli allenamenti non andarono certo meglio di come erano cominciati. Akagi aveva formato le squadre e Hanamichi e Rukawa appartenevano a due squadre diverse.
Per l'intera durata del primo tempo la partita si svolse tranquilla, in perfetta parità, le due squadre erano allo stesso livello.
Rukawa aveva giocato splendidamente, ma aveva totalmente ignorato Hanamichi che di questo ne soffriva molto, tramutando la sua sofferenza in rabbia che lo portò a giocare anche peggio del solito.
Era cominciato il secondo tempo già da cinque minuti, quando si preannunciò un duro scontro tra le due matricole più promettenti della squadra.
Il numero 11 aveva ormai raggiunto l'area di tiro e si accingeva a fare una splendida schiacciata. Ma gli si parò davanti il numero dieci deciso ad interrompere la sua corsa a canestro.
Concitato dalla partita e infuriato con Rukawa per l'indifferenza nei suoi confronti, Hanamichi commise l'ennesimo fallo della partita. Rukawa cadde dolorante al suolo perdendo i sensi.
-Ehi baka kitsune, apri gli occhi, non è divertente come scherzo!- gli intimò imperioso Hanamichi che lo aveva subito soccorso. 
Quando riprese i sensi l'unica cosa che riuscì a percepire era un tremendo dolore al ginocchio destro.
A causa del fallo, infatti, era caduto a terra battendo violentemente il ginocchio sul parquet riacutizzando un antico dolore, dovuto a un vecchio incidente. 
Qualche secondo dopo, ritornando alla realtà, riaprì lentamente gli occhi. La prima persona che vide era Hanamichi che continuava a chiamarlo preoccupato, con il volto segnato dalla paura e dalla preoccupazione per la salute del compagno ancora riverso sul pavimento.
Rukawa lentamente si mise a sedere, tenendosi con entrambe le mani il ginocchio dolorante e trattenendo a stento un gemito di dolore. Sulla palestra scese il silenzio, tutti erano preoccupati per le sorti del loro compagno, ma nessuno aveva il coraggio di dir nulla. Solo Hanamichi, ancora scosso e preoccupato, tentò di rivolgergli la parola.
-Cos'hai? Ti sei fatto male? Perché ti tieni il ginocchio?... Allora vuoi dire qualcosa, baka kitsune?-.
Con uno sguardo glaciale interruppe la valanga di domande che lo stava sommergendo. Lasciando il povero Hanamichi attonito.
-Perché mi avrà guardato così? I suoi occhi erano e sono colmi di odio ... come se ... mi ritenesse responsabile del suo incidente ... Ma chi si crede di essere, io non centro niente! ... o no? Certo se io non avessi commesso quel brutto e inutile fallo lui non sarebbe caduto malamente battendo il ginocchio ... Uffa ha ragione lui, è stata tutta colpa mia se adesso è seduto sul parquet tenendosi il ginocchio dolorante! ... Però scusa, anche lui potrebbe evitare di rinfacciarmelo! ...Beh ma a me non interessa niente! Che m'incolpi pure, che mi odi, tanto lo fa già -
A quella constatazione il suo cuore si fece più pesante  -Io la detesto quella stupida volpe arrogante, altezzosa, menefreghista, scorbutica, silenziosa, fredda ...E allora perché mi sento terribilmente in colpa e il mio cuore geme di dolore a vederlo soffrire? Perché tutto questo?... -
Hanamichi, però, si sentiva troppo colpevole per potersi accorgere che Rukawa, almeno per una volta, non lo accusava di quello che era successo. Vide negli occhi del compagno solo ciò che la sua coscienza gli faceva vedere: l'odio. In realtà quegli occhi nerissimi erano velati solo dal dolore e dalla tristezza mal celati. Tristezza causata dal pensiero di non poter disputare la partita contro Maki, contro quella testa calda di Kyota e contro gli altri giocatori del Kainan che si sarebbe tenuta il giorno seguente. 
Rukawa si alzò e con l'aiuto del capitano e di Kogure raggiunse zoppicando gli spogliatoi dove il vice capitano si prese cura amorevolmente del suo ginocchio. Prese sacchetto di ghiaccio istantaneo dalla cassetta del pronto soccorso e la appoggiò sul ginocchio di Kaede dicendo: -Devi tenerlo sul ginocchio per un po' poi te lo fascerò, va bene? Io nel frattempo vado a finire la partita al tuo posto ... Come va il ginocchio? Ti fa molto male?-
-Mhhh-
Ma Kogure non si offese per la risposta scortese del compagno, di cui ormai conosceva i modi poco gentili, continuando a parlargli gentilmente: -Il problema è un altro vero? La partita di domani o sbaglio?-
Kogure non ricevendo alcun tipo di risposta. Per nulla arrabbiato, si diresse in palestra e raggiunta la porta degli spogliatoi, prima di uscire, si girò verso di lui e con un dolcissimo sorriso gli disse: -E' solo un'amichevole non ti preoccupare avremo altre occasioni per giocare contro il Kainan-  poi, senza aspettare la risposta che sapeva non sarebbe mai arrivata, uscì e raggiunse i compagni lasciandolo solo negli spogliatoi. 
Si coricò, allora, sul una panca.
Negli spogliatoi giungevano le voci soffuse dei compagni, ma l'infortunato asso della squadra era ormai totalmente immerso nei suoi pensieri da non udire quelle voci che gli erano familiari.
Non era da tanto che era entrato a far parte della squadra, ma ormai non avrebbe più potuto fare a meno della loro compagnia, in campo ovviamente, non lo voleva ammettere ma si trovava bene con loro, ormai erano una squadra e sarebbero approdati alle nazionali. Certo al di fuori del rettangolo di gioco non contavano niente, come tutto e tutti a dir la verità. L'unica cosa che contava veramente qualcosa per lui era il basket.
Il basket ... Fin da quando era piccolo lo aveva amato e da lui aveva avuto molte soddisfazioni. Era l'unica cosa che realmente contasse per lui, che amasse, a cui dava tutto se stesso ... ... l'unica in grado di proteggerlo dagl'altri. Non c'era bisogno di parlare di comunicare, solo di correre più veloci degli altri, saltare più in altro degli altri e fare canestro, forse era per quello che l'aveva scelto, ormai non si ricordava il motivo era passato tanto tempo. Per lui il basket era questo, lui e il canestro, nient'altro. Per lui i suoi compagni di squadra non contavano niente, non aveva bisogno di loro, non aveva bisogno di nessuno, lui sarebbe diventato il numero uno del Giappone, e ci sarebbe arrivato da solo, unicamente con il suo talento e con la voglia di vincere. Aveva vissuto e giocato con
questa convinzione, ma ora non  ne era più così certo, da quando era entrato a far parte di quella squadra di teppisti. Quei ragazzi erano riusciti a far svanire con un soffio tutte la sue convinzioni e le sue sicurezze, soprattutto il giocatore più idiota del Giappone e con una capigliatura assurda era riuscito a farlo riflettere. E ora ... non poteva più fare a meno di loro e di lui. Non poter giocare con loro lo faceva star male più di quanto potesse e volesse immaginare.
Certo poi c'era la voglia di battersi, di vincere il Kainan ... ma, in realtà, contro chiunque sarebbe stata la medesima cosa, a lui bastava giocare perché il campo da basket è il suo mondo e lui il suo re. Ma era finito tutto! Chissà per quanto tempo non avrebbe potuto giocare. Giorni, settimane o addirittura mesi.
Si ricordava ancora quel dannato "incidente". Era successo cinque anni prima durante una rissa con dei teppisti della scuola che frequentava. Il capo di questi ragazzi, arrabbiato con Kaede perché aveva rubato il cuore della sua ragazza, aveva riunito la sua banda e avevano cominciato a picchiarlo, Rukawa si era difeso molto bene, riuscendo a tener testa a quattro avversari, ma sfortunatamente non si era accorto che uno di questi aveva impugnato una spranga e si accingeva a colpirlo sul ginocchio. Il dolore fu
tale da fargli perdere i sensi. I quattro ragazzi scapparono lasciandolo solo nel cortile della scuola.
Quando rinvenne raggiunse a fatica l'infermeria, dove gli preannunciarono una convalescenza molto lunga in cui non avrebbe dovuto giocare a basket. Furono i tre mesi più brutti della sua giovane vita, lo avevano privato di quello che lui amava, della sua stessa vita. Fortunatamente però era guarito perfettamente e non aveva più avuto problemi fino ad allora, quando Hanamichi lo aveva buttato a terra con un brutto fallo. Non era del tutto colpa di Sakuragi e lui lo sapeva ma quella situazione era talmente angosciante ...
I suoi tristi pensieri furono bruscamente interrotti dall'arrivo dei suoi compagni che, terminati, gli allenamenti si erano riversati nello spogliatoio. 
Kogure, appena entrato, si diresse verso Rukawa e gli fasciò il ginocchio dolorante e subito dopo andò anch'egli a cambiarsi.






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