Spoilers: No, spero :PPP (nel siparietto sì -.-)
Note: Questa storia si svolge in una sera imprecisata tra quando Nobu dice a
Nana che batterà Takumi e il concerto dei Blasts del numero 13 italiano.
Dediche: Alla mia bimba Akira14 per il 19, dolcissimo, compleanno! Auguri
tesoro, la tua mamma ti vuole tanto tanto bene!
L'amante di
una notte
di
Seimei
L'aria fresca della sera scompigliava i capelli chiari del giovane
chitarrista, che camminava solitario lungo le strade, diretto al suo
appartamento.
Nella sua mente, indelebile, era impressa l'immagine della ragazza che
amava accanto al suo peggior rivale del momento.
Takumi.
Quanto lo odiava?
Troppo.
Quanto lo invidiava?
Immensamente.
Perchè doveva essersi accorto di amare Hachi proprio mentre lei viveva il
suo idillio d'amore con quel... quel... quel Trapnest!!!
Si fermò per un attimo a guardare le stelle, che in quel punto non erano
offuscate dalle luci della città.
Ne vide una brillare più delle altre.
Sembrava quasi che stesse ammiccando verso di lui.
Poi ricordò.
Quella era la stella che Shin chiamava il suo "Futago".
Il suo gemello.
Diceva sempre che, quando si sentiva triste, quella stella gemella gli
donava l'energia giusta per andare avanti.
Shin.
Shin era l'unica persona che gli aveva saputo dire le parole giuste al
momento giusto.
"In cosa sono superiore a Taukmi?" chiese rivolto alla stella.
"Nella capacità di dare amore..."
Nobu rabbrividì a quella voce.
Si voltò lentamente, e un Shin dal volto sereno, con il suo solito sorriso
dolce sul viso gli comparve davanti.
"Da quanto tempo sei lì?" chiese Terashima.
"Abbastanza" rispose il giovane bassista, mentre i suoi occhi sorridevano
assieme alle sue labbra.
Shin prese la busta della spesa dalle mani del coinquilino, e si incamminò
verso casa, subito seguito da Nobu, che non riusciva a capacitarsi del
modo con cui quel ragazzino era in grado di comprendere appieno i suoi
stati d'animo, anche quelli più nascosti.
"E' perchè sei come un libro aperto. Dal tuo viso trapela ogni emozione
che provi" rispose Shin al suo pensiero.
Nobu trasalì.
Come aveva fatto?
Che avesse facoltà medianiche?
Forse era un sottoposto del Grande Demone celeste, mandato per portarlo
sulla strada giusta.
Oppure su quella sbagliata.
"Nobu..." disse Shin con aria sorniona "Davvero non ti accorgi di quando
pensi ad alta voce?"
Terashima abbassò lo sguardo.
Un'invisibile goccia di sudore scese sulla testa.
Non era Shin ad avere facoltà medianiche.
Era lui ad essere un chiacchierone che parlava a sproposito.
I due ragazzi arrivarono a casa e Nobu si accasciò sul divano.
Quella sera indossava pantaloni neri stretti stretti ed una magliettina
bianca attillata, che gli lasciava scoperto l'ombelico.
Non erano vestiti comodi, ma non aveva voglia di cambiarsi.
Troppa fatica.
Shin posò la busta sul ripiano della cucina, ed iniziò a riporre la spesa
nel frigorifero e negli armadietti.
Indossava i suoi (di Nobu NDSei) pantaloni color panna, e una magliettina
azzurra, che faceva un abbinamento perfetto con i suoi capelli.
Era stranamente vestito di chiaro.
Ed era molto più bello del solito.
Immancabile, al suo collo, il ciondolo con il grosso accendino, con il
quale si accese una sigaretta, per poi sedersi sul divano accanto a Nobu.
Passarono alcuni minuti di assoluto silenzio, mentre le volute di fumo che
uscivano dalla bocca di Shin formavano giochi armoniosi, con la luce
fredda del neon del salotto. (cucina, salotto... Sei!!! é un monolocale
questo!!! NDNobu&shin Nella mia fic avete un salotto >_< NDSei).
Poco dopo fu Shin a rompere il silenzio.
"Stai davvero male, non è così?"
Nobu abbassò lo sguardo, e sorrise mestamente.
"Già"
Shin gli appoggiò una mano sulla spalla, stringendo leggermente le dita
sulla maglietta dell'amico, per dargli conforto.
"Vorrei solo poter prendere Nana e portala via con me lontano da tutti e
da tutto. Solo io e lei. E nessun altro..."
Il viso di Shin si fece impercettibilmente più triste, ma Nobu non se ne
accorse.
"Quella ragazza mi è entrata nel corpo e nel sangue come un seme gentile
che però ha ucciso il tessuto del mio cuore per crescere".
Nobu si portò lenta una mano al viso, nascondendo lo sguardo, mentre la
sua schiena cominciava a scuotersi, mossa dai singhiozzi silenziosi che il
ragazzo biondo avrebbe voluto celare all'amico.
"Scusami" disse Nobu a Shin, asciugandosi gli occhi "sicuramente penserai
che io sia solo un ragazzino patetico e frignone... ma non è così... tu
non puoi capire ma io sto soffrendo davvero molto..."
La tristezza nello sguardo del piccolo bassista si fece più profonda, ma
nemmeno stavolta Nobu se ne accorse.
Shin spostò la mano dalla spalla dell'amico.
Aveva il viso chino, i gomiti appoggiati sulle cosce esili, e le mani
abbandonate sulle ginocchia.
"Invece ti capisco, e molto bene anche" disse, la voce tremante a causa
delle sue stesse parole.
"Capire? CAPIRE??? Tu dici che comprendi quello che provo? Tu, proprio tu,
che usi le donne come un lavoro, che ti fai pagare per compiere azioni che
dovrebbero essere dettate solo dall'amore? Tu, uno gigolò di quindici
anni, cosa vuoi capire del sentimento che provo? Cosa vuoi..." ma le
parole gli morirono in gola.
Shin era teso allo spasimo, le mani ora strette a pugno, braccia e gambe
tremanti, il viso contratto salla rabbia.
Nobu si scostò un poco.
Se lo conosceva bene, ed era così, Shin sarebbe scoppiato di rabbia in
meno di un secondo.
"Tu non mi conosci affatto" disse Shin, la voce bassa, roca, indurita.
Non sembrava proprio il ragazzino spensierato che conosceva.
"Io... io amo tutte le donne con cui vado. Sono donne sole, tristi, che
hanno bisogno di me, e io do loro ciò che posso, nei miei limiti di
ragazzino, ma ciò che provo per loro è sempre vero, e onesto, e sincero.
Pagarmi le fa sentire meglio, libere dal pensiero di aver usato un
adolescente come passatempo, ma io cerco di star loro vicino, a volte
anche solo per parlare, non necessariamente per fare sesso."
Nobu sussultò.
Quello che gli stava parlando ora, con voce adulta, con quell'aria seria,
era lo Shin che aveva visto rare volte apparire dietro la sua maschera da
ragazzino scavezzacollo, quello stesso Shin che tante volte lui si era
chiesto dove mai albergasse.
"Shin io..."
Il ragazzo dai capelli azzurri gli mise un dito sulle labbra.
"Aspetta... lasciami finire" chiese con garbo, in un sussurro che sembrava
paura.
Nobuo non potè fare a meno di annuire in silenzio.
Era come ipnotizzato da quello Shin nascosto che finalmente era uscito
alla luce, e che ora gli stava parlando.
"Tu... tu hai detto che io non conosco l'amore... ma non è così... c'è una
persona... una persona che io amo con tutte le mie forze. Una persona che
mi è entrata nel cuore e che me lo ha spappolato, e che continua a farlo,
poichè so che mai potrà essere al mio fianco come amante. Tu almeno per
Hachi puoi lottare, io so che non ho speranze..."
Una lacrima solitaria solcò il viso fresco ma così adulto del ragazzino, e
Nobu allungò istintivamente un dito a raccoglierla, per poi potrarsela
alle labbra, in un gesto inconsulto, che lasciò perplesso persino lui.
Nobu si alzò e si mise in ginocchio di fronte a Shin, tra le sue gambe
leggermente aperte, raccogliendo le sue mani nelle proprie, intrecciando
le loro dita, come a dargli un conforto di cui lui stesso sentiva di aver
bisogno.
"E questa persona..." esordì con voce incerta "questa persona... sa del
tuo amore?"
Shin sussultò, ma non rispose.
"Shin, per favore... non posso aiutarti se stai in silenzio. Questa
persona sa del tuo amore?"
Nella mente di Shin un vortice d'immagini colorate prese vita, e i suoi
pensieri divennero un arcobaleno di fumo, che gli diede il coraggio
necessario per compiere quell'azione che per tanto tempo aveva represso
dentro di sè.
Allungò il collo verso Nobu, appoggiando le proprie labbra tremanti sulle
sue calde e piene, mentre un brivido sconosciuto gli attraversava la
schiena.
"Ora lo sa" disse, abbandonando quei petali morbidi e buoni, dei quali
avrebbe voluto essere il solo visitatore.
Nobu si portò sconcertato una mano sulle labbra e poi, lo stesso
arcobaleno che aveva invaso poco prima la mente di Shin, come un virus
contagioso si impossessò dei suoi pensieri, e le sue azioni si
manifestarono veloci e potenti, lasciando entrambi senza fiato.
Una mano di Nobu prese la nuca di Shin, traendolo a sè con una foga
inudita, per poi catturare le sue labbra in un bacio più profondo del
semplice tocco di prima.
Piano piano la sua lingua cercò un accesso nella bocca dell'amico, che si
concesse quasi subito.
Superato in un lampo lo stupore iniziale, Shin allacciò le proprie braccia
attorno al collo di Nobu e si perse in quel bacio, che da troppo tempo
desiderava e che mai avrebbe sperato di poter ottenere.
Senza abbandonare quella bocca che gli stava facendo girare la testa, Nobu
si alzò, sollevando Shin dal divano.
Il ragazzino gli cinse la vita con le proprie gambe, mentre le mani di
Nobu, infilate sotto la sua maglietta, gli toccavano la pelle nuda ed
ardente, provocandogli scariche di infinito piacere.
Con Shin avvolto a lui come solo un amante disperato può fare, Nobu si
diresse nella propria stanza, dove adagiò l'amico sul letto, staccandosi
da lui, per poter respirare.
"Nobu" disse Shin, sollevato sui gomiti, un ginocchio appena piegato, le
gambe aperte e i pantaloni stretti che imprigionavano la sua eccitazione.
Il suo viso era rosso e accaldato.
Le labbra pulsavano per i baci ricevuti, e il cuore batteva, batteva
forte, al solo pensiero di ciò che, era sicuro, sarebbe accaduto ora.
Il biondo si avventò di nuovo su di lui, per mangiare ancora una volta le
sue labbra, mentre le sue mani vagavano inquiete sotto la maglia, alla
ricerca del maggior contatto possibile.
"Stupidi vestiti" disse Nobuo staccandosi, e spogliandosi completamente.
La sua eccitazione fremente era ora davanti agli occhi di Shin, che mai
avrebbe pensato di poter provocare una tale reazione nel ragazzo che da
tempo amava in silenzio.
Nobu gli sfilò delicatamente la maglia azzurra, e poi procedette a
slacciargli i pantaloni, buttando il tutto per terra, smanioso di avere
quel corpo nudo e gemente sotto di lui.
Gli sfilò gli slip di seta nera con un colpo secco, e rimase in
contemplazione di ciò che essi, a fatica, avevano fino a quel momento
tenuto celato alla sua vista.
Tornò a baciarlo con la stessa foga già sperimentata.
Le loro eccitazioni si sfioravano, mentre gemiti e ansiti sempre più
potenti invadevano la stanza, già pregna dell'odore del sesso di quei due
corpi che stavano per fondersi in un unico essere.
La sua bocca abbandonò le labbra, per spostarsi sulle guance lisce e
imberbi, scendendo poi sul mento e sul collo lungo e morbido.
Appoggiò un dito leggero su uno dei capezzoli, e la sua eccitazione
aumentò quando sentì il gemito che sfociava dalla gola del suo amante, che
si contorceva sotto di lui.
La mani di Shin gli vagavano fra i capelli, mentre continuava la sua corsa
verso la meta prestabilita, seguendo le linee dei pettorali e degli
addominali appena accennati.
Leccò e succhiò le costole in evidenza, si soffermò ad assaggiare le
prominenze dei fianchi.
Lo sparuto ciuffo di peli castani che sormontava il membro gonfio di Shin
accolse il suo arrivo al punto cruciale, dove si fermò, per prendere
fiato.
Accolse fra le sue labbra quello strumento vivo e pulsante, iniziando a
suonarlo, traendone una melodia greve e gaudiosa, formata dai gemiti
sempre più prolungati di Shin, la cui mente ormai era totalmente occupata
da quel fumo arcobaleno che non gli faceva vedere altri se non il suo
amato Nobu.
La mano destra di Nobu si fece strada fra le sue cosce magre e sottili,
fino ad afferrare i glutei fra le dita, stringendo forte, mentre le urla
di Shin raggiungevano il soffito, infrangendovisi come gocce di pioggia
sull'acqua increspata di un lago di montagna.
Un dito si fece strada fra quelle due colline rosee, ed entrò là dov'è più
stretto, strappando un leggero gemito di dolore a quella gola che avrebbe
voluto sentir emettere solo urla di piacere.
Sentiva la sua bocca lavorare frenetica sulla sua virilità sempre più
tesa, e quelle sue dita, che ormai erano già tre, muoversi veloci dentro
il suo corpo.
Ma voleva di più.
Voleva essere preso, voleva che lui lo invadesse con forza, lacerando e
strappando, ma rendendolo completo.
"Ti voglio Nobu" disse in un grido, mentre il ragazzo aumentava le pompate
sul suo sesso, e velocizzava il ritmo delle dita dentro si lui.
"Ve-vengo" disse Shin, un attimo prima di sciogliersi nella gola assetata
di Nobu, che ingoiò soddisfatto, estraendo la mano, per poi salire a
baciare quel piccolo uomo che giaceva svuotato sotto di lui, facendogli
assaggiare il suo stesso sapore.
Ma non era finita.
Ed entrambi lo sapevano benissimo.
La sua eccitazione era ancora lì, visibile ed enorme, dolorosa nella sua
insoddisfazione, ma pronta ad essere accolta fra quelle pareti strette che
già la sua mano aveva provveduto ad esplorare.
Si mise seduto sul letto, le spalle contro il muro, e Shin in grembo, le
sue gambe allacciate alla vita, la sua virilità tesa ai bordi della sua
entrata.
Prese il ragazzino per la vita e lo aiutò ad impalarsi sul suo membro,
muovendolo su e giù, come se fosse senza peso, mentre il suo piccolo
paradiso si muoveva attorno a lui, stringendo la sua virilità tra due muri
di carne, che lo stavano facendo impazzire.
"Sei così stretto" disse ansimando, mentre affondava in lui con un nuovo
colpo, che rimise sull'attenti quel membro che poco prima si era svuotato
nella sua gola.
Senza liberarlo di sè, che era ben lungi dallo svuotarsi, lo fece sdraiare
sulla schiena, ed iniziò a muoversi con forza dentro di lui, affondando
sempre più ad ogni colpo finchè non lo sentì urlare di puro piacere,
mentre le lacrime del dolore che stava provando venivano spazzate via da
un sorriso di puro godimento.
Le mani appoggiate sul letto, accanto alla sua testa, e il suo viso a così
pochi millimetri da quello dell'altro.
Nobu baciò via le sue lacrime, per poi tornare ad assaggiare quella bocca
che lo stava facendo impazzire.
Spingeva, sempre più forte, sollevandogli le gambe più in alto, cercando
di colpire sempre quel punto particolare, che faceva urlare di piacere il
suo piccolo amante.
Un urlo, e poi un altro ancora.
Le mani di Shin che vagavano inquiete sul suo corpo, stringendo i glutei
fra le dita sottili.
Le urla di piacere che invadevano quella stanza così piccola, e così piena
di loro, del loro odore, delle loro voci, dei loro corpi uniti a formarne
uno solo che si muoveva con forza, più veloce, e ancora di più, fino ad
esplodere nel gemito più forte di tutti, quello che è preludio all'orgasmo
che ti fa venire, e sciogliere e che ti invade il corpo, senza lasciar
spazio ad altri pensieri se non a quello della persona che ti ha regalato
quella sensazione.
Una persona che non puoi non ringraziare, anche se sai che, presto, non
saranno più tue le labbra che bacerà e non saranno più tue le labbra che
lo baceranno.
Si accoccolarono nel letto, stretti uno all'altro, mentre lacrime di gioia
e dolore insieme rigavano le guance di Shin, che piangeva in silenzio,
conscio di ciò che sarebbe accaduto al risveglio.
Si accomodò meglio nell'abbraccio gentile di Nobu, cercando di non pensare
al domani, ma concentrandosi sul quell'attimo fuggente, ma che lui aveva
colto, per coronare il suo sogno d'amore, anche se solo per un'unica,
meravigliosa notte di passione.
"Ti amo" sussurrò all'orecchio addormentato di Nobu, prima di cadere anche
lui preda della grandi e dolci braccia del divino Morfeo.
Il mattino lo colse solo e nudo, in quel letto così grande e così vuoto.
Shin si mise seduto, stropicciandosi gli occhi con le dita, cercando un
risveglio che non voleva arrivare.
Quando la sua mente fu completamente presente, si guardò intorno.
Nobu doveva essere già al lavoro.
Il suo sguardo si posò sul comodino, e un dolore gli invase il petto,
quando vide cosa vi era posato.
Banconote.
Fece per alzarsi e buttarle, ma poi si accorse del biglietto bianco
lasciato accanto ad esse.
Lo prese fra le mani, e lo lesse tremando per ciò che vi avrebbe trovato
scritto.
"Questi sono i soldi per la spesa. Spero che bastino. Devi comprare..."
Seguiva una lista di cose, molto breve in effetti, che lui evidentemente
si era scordato di acquistare il giorno precedente, in preda al suo deliro
d'amore non ricambiato per Hachi.
Shin rise.
Ma solo per un attimo
C'erano altre parole a chiusa del biglietto.
"Grazie per ciò che mi hai donato. Mi ha aiutato a capire che cogliere le
occasioni è importante, proprio come hai fatto tu. Vorrei poter ricambiare
i tuoi sentimenti, ma purtroppo posso farlo solo in parte. Sappi che ti
voglio un bene infinito, e che non rinuncerei alla tua amicizia per tutte
le donne del mondo (per l'oro mi sembra banale -.-) Nobu."
Il ragazzino strinse quel foglio al petto, come il più prezioso dei doni.
Lacrime date da un sentimenti indefinito gli scesero lungo il viso, ma lui
ringraziò il Demone celeste per avergli concesso di vivere il suo amore,
anche se solo per una notte.
OWARI
Nobu: ...
Shin: ...
Sei: Che c'è???
Shin: Cattiva ;_____;
Nobu: Ecco, l'hai fatto piangere!!!!
Sei: Ma che ho fatto di male???
Shin: Uff... perchè lui deve amare Hachi e non me???
Sei: Chiedi ad Ai Yazawa, siete personaggi suoi, mica miei!!!
Nobu: Comunque io amo lui... tanto la Yazawa mi darà Hachi solo per poco,
poi quella si sposa con quell'orrido e schifoso verme solitario!!!
Joji&Yukari: Per non parlare di quello che farà a noi -.-
Sei: Maledetta Yazawa è_é
Sei&Nobu: comunque questa fic è per Akichan! Tanti auguri tesoro dalla tua
mamma e dal tuo bambino!!!!
Shin: E dall'amante del tuo bambino ^__________^
Sei: Ma se Aki è tua mamma e io sono la sua...
Nobu: Bwawhawahahahahaha (risata satanica) Sei!!! Sei mia nonnaaaaaaa!!!
Sei: -.-
Shin: stendiamo un velo pietoso -.-
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