Ehm...sappiate che questa fic avrebbe dovuto essere totalmente diversa. Purtroppo quando inizio a scrivere i personaggi sfuggono al mio controllo ed io non posso far altro che seguirli zompettando sulla tastiera^^!

Vorrei dire anche che a me non piace molto Akira Sendoh. Però in questa storia, anche se non ha una parte propriamente positiva, il suo personaggio mi ha un po'...commosso! Quindi ho deciso che sarò magnanima e che probabilmente lo riscatterò in un sequel tutto per lui...sempre che voi non mi lapidiate prima, per quello che ho combinato in questa fic! Imploro clemenza...

I personaggi non sono miei, purtoppo. Vorrei ringraziare chi si ostina a leggere le mie storie (qualcosa mi dice che siano molto, molto pochi ;__;) e soprattutto Ria che, poveretta, deve sorbirsele per forza^^!

Per questa parte, il pow è tutto di Rukawa



All I want is you

parte I

di Dream


In my dream I was drowning my sorrows

But my sorrows they learned to swim

Surrounding me, going down on me

Spilling over the brim

(U2 "Until the end of the world")

  

"Mi mancherai..."

La voce mi giunge soffocata ed attutita, mentre le sue labbra pronunciano queste parole baciando il mio petto.

Quasi macchinalmente porto una mano ad accarezzare quei capelli che solleticano la mia pelle pallida: "Cosa vuoi che sia...si tratta appena di una settimana! Passerà in fretta e non ce ne accorgeremo neppure..."

Non so perchè mi preoccupo di consolarlo, a dir la verità. Forse perchè mi dispiace che qualcuno soffra a causa mia.

Immediatamente lui si scosta da me, stendendosi al mio fianco e ostentando un piccolo broncio, accentuato dalle sopracciglia livemente aggrottate: "Già, in effetti non ho difficoltà a riconoscere che per te il tempo trascorrerà fin troppo velocemente...DORMENDO! A quanto pare io sarò il solo a struggermi pensandoti giorno e notte. A questo di assomma il tormento dell'idea che qualcuno ti potrà portar via da me! Promettimi che, se qualche tizio dovesse tentare di saltarti addosso, mi manderai subito dei segnali di fumo!!"

Incredibile! Parla sul serio...

Certe volte appare quasi infantile: un lato del suo carattere che mi stupisce sempre per la freschezza e l'ingenuità che esprime, dal momento che non credevo di poter trovare questa sorta di purezza di sentimenti in uno come lui. Me lo ero immaginato diverso! Del resto, come avrei dovuto giudicare uno che viene soprannominato: 'Re degli hentai?'

Quando usa questo tono da bambino capriccioso, nei miei pensieri al suo viso sempre se ne frappone un altro: un volto innocente dallo sguardo limpido e schietto, dalla voce esuberante e sincera...che io però scaccio con un moto infastidito del capo. Non dovrei pensarci, non è giusto farlo...ed io lo so perfettamente.

"Sai che di me ti puoi fidare: non ti tradirei mai..." Mormoro, cercando di rassicurarlo.

Quella che dico è la semplice verità, non gli sto mentendo! Io ora sono legato a lui, sono il suo ragazzo e per me un vincolo come questo è quasi sacro. La promessa di fedeltà che gli ho implicitamente fatto non verrà mai infranta, non finchè noi continueremo ad essere uniti da questo tipo di rapporto. Kaede Rukawa è una persona coerente con le sue decisioni, di qualunque tipo esse siano, e le rispetta a costo di dover andare contro se stesso ed i suoi sentimenti.

No, non ti tradirei mai. Come potrei?

Ho sofferto troppo, non voglio altri problemi nella mia esistenza. Ho bisogno di punti saldi, di sicurezza. E' la sola cosa che ora chiedo, e tu sei in grado di darmela.

Non posso aspirare a null'altro, proprio perchè non credo che potrà mai esserci altro...mai esserci amore, per me, in questa vita. Quindi, a che scopo torturarmi, desiderando qualcosa che nessuno sarà mai in grado di darmi? Ciò che ora ho raggiunto con te è il massimo che potrei avere, il massimo che potrei dare: me ne rendo conto perfettamente.

Non conoscerò mai la felicità straziante che immagino debba dare un amore corrisposto. Posso solo figurarmi quelle sensazioni che non mi verrà mai concesso di provare, così come posso far finta che di esse non mi importi nulla, che la certa consapevolezza di non poterle ritrovare in me non mi faccia male.

Ma alcune volte è veramente duro convincermene. Se solo considero che una volta ero sicuro che non ne avrei mai sentito il bisogno...

Eppure so che avrei potuto essere felice, se solo...ma no, non ci devo pensare. Lui non mi ricambierà mai, lui non potrà mai volermi. Devo smetterla di sognare come uno stupido illuso! Mi faccio solamente del male: ogni volta che la sua immagine compare nella mia mente sento il mio cuore strapparsi, lacerandosi lentamente, ed avverto delle fitte al petto...per una volta non causate dalla fatica di una corsa o da un dolore fisico. Non dovrei torturarmi così. Dovrei cacciarlo da me e dalla mia vita, liberandomi così da questo stupido sentimento...ma posso veramente riuscirci? Voglio riuscirci? Mi sembra di non essere in grado di evitare di desiderarlo. 

Umh...ecco un test adatto a me: da uno a dieci, quanto sono masochista? Si direbbe quasi che mi piaccia cercare volontariamente di ferirmi per il semplice scopo di sentirmi vivo...di misurare le mie reazioni.

Sto forse tentando di compatirmi? Non direi, dato che il mio comportamento riesce solo a farmi sentire come un povero deficiente. Ecco, devo continuare così...se mi mantengo ironico con me stesso, posso ancora illudermi di riuscire a dominarmi o a mantenermi distaccato.

Frattanto il sorriso del mio interlocutore si fa velatamente amaro, mentre replica con un tono quasi sofferente: "Già, il tuo innato senso della fedeltà ti impedisce di lasciarmi...dovrei sentirmi felice per questo? Scusami tanto allora se non lo sono! Ti sembro egoista? Ma come potrei fare i salti di gioia sapendo che il mio ragazzo non mi abbandonerà per un altro...non perchè sia innamorato di me, ma solamente perchè vuole rispettare una sterile promessa?!!"

Mi sta fissando implorante, supplicando una smentita a queste parole...che però io non sono in grado di dargli. Non posso affermare di amarlo, se questo non corrisponde alla verità! Mi concederei tranquillamente di giurare che non lo lascerò per un'altra persona, poichè questo corrisponde alla realtà...ma non posso guardarlo in viso e dichiarargli ciò che non sento.

Sarebbe una falsità, ed io odio le falsità.

Lui comprende l'entità del mio silenzio, chiude gli occhi e sospira. Amareggiato.

Deluso nella sua incrollabile speranza che io, un giorno, lo possa ricambiare.

Mi dispiace, quel giorno non è giunto. Non oggi, non ora, non ancora...forse mai. Forse...

"Akira..." Allungo una mano verso di lui, nel pallido tentativo di placare in qualche modo il suo dolore.

Al mio contatto Sendoh si alza con un movimento improvviso, quasi uno scatto, e prende a passeggiare nervosamente su e giù per la sua camera da letto...teatro di un atto di passione svoltosi fra noi appena qualche minuto fa, ora testimoniato dal letto sfatto, su cui mi trovo ancora riverso, e dai nostri corpi nudi nella penombra della sera.

Mi volta la schiena e si osserva nel suo specchio, passandosi una mano fra i capelli che, privi del sostegno del gel, gli ricadono sulle larghe spalle nivee. Già, la sua carnagione è di poco più scura della mia e questa è una fortuna poichè, se così non fosse, ogniqualvolta accarezzassi il suo corpo sarei costretto a pensare a...

No! Basta!! Deve andarsene dai miei pensieri! E' ridicolo che non riesca a mantenere la mia mente lontana da lui per non più di cinque minuti! Che fine ha fatto la mia volontà, la mia decisione di non permettere a nessuno di monopolizzare la mia vita?

Ora cambio decisamente registro. Non sopporto di dover ammettere di essere cambiato indipendentemente dalla mia volontà!

"Akira...quando ci eravamo messi insieme tu non mi avevi chiesto nulla di più di quanto io non fossi in grado di darti, ed avevi anche giurato che non mi avresti fatto sentire in colpa per la mancata corrispondenza da parte mia dei tuoi sentimenti. Volevi potermi amare, ma non pretendevi di essere amato. Sbaglio, forse? Ricordo male?"

La mia voce è, al solito, pacata ed uniforme.

Lui non si volta, per rispondermi: "Hai ragione...scusami! Però è proprio della natura dell'uomo non accontentarsi mai di ciò che si ha, finchè quanto si ha non corrisponde pienamente ai propri desideri...io sono felice che tu sia mio, credo sia superfluo ribadirtelo: non faccio altro che ripetertelo! Ma cosa di te è mio? Mi opprime sapere che il tuo corpo, ed esso soltanto, possa appartenermi! Vorrei poter affermare di possedere anche il tuo cuore...vorrei essere stato io, la persona creata per te. Fa male la consapevolezza di amare senza essere ricambiati, soprattutto sapendo quanta gioia si potrebbe provare..."

Mi fissa per un attimo, scuro in volto.

Io reggo il suo sguardo: è lui ad abbassarlo per primo.

Comprende di non avere il diritto di farmi questo discorso con una tale infantile aria di superiorità. Sa che capisco perfettamente quanto afferma, avendolo provato in prima persona a mia volta!

Crede di essere l'unico ad aver sofferto per amore, crede che per questo tutto gli sia dovuto, anche questo stupido atteggiamento da 'io-sono-la-povera-vittima'? Oh, no! Non ha certo il diritto di farmi la predica, considerando poi che questa relazione l'ha voluta lui, non gliel'ho certo imposta io!

L'avevo avvertito. Gli avevo esplicitamente detto che non lo corrispondevo...quando invece mi sarebbe stato così facile ingannarlo e dichiarargli che lo amavo. Non mi sarebbe costato nulla mentire! Ma non l'avevo fatto, perchè sentivo che non meritava delle bugie e che il suo amore per me non doveva essere infangato e sporcato: provavo rispetto per ciò che sentiva e per lui stesso.

Immediatamente Sendoh cerca di indietreggiare, riguadagnando un terreno neutrale: "Non ti chiedo di provare ad amarmi: non sono così irrazionale...so benissimo che nemmeno tu puoi comandare ai tuoi sentimenti."

Mi sollevo a sedere, chinando il capo e lasciando che la frangia di corvini capelli ricada sul mio sguardo. Non voglio che mi veda così, che possa scorgere il mio dolore...e non voglio che espliciti una verità che mi dà fastidio!! Non sopporto che possa parlare dei miei sentimenti così liberamente, che dica la verità riguardo ad essi e riguardo a me...che parli di me con questa familiarità.

Eppure di certo non afferma nulla senza cognizione di causa...ha ragione. In tutto. Neppure io posso avere tutto sotto controllo. L'ho imparato a mie spese, innamorandomi come un deficiente di chi non mi ricambierà mai!

Cretino, idiota, imbecille...o forse no. Pazzo! Sono solo un pazzo. Un pazzo demente, però!

La mia vita era così semplice, così lineare e priva di complicazioni: un destino prestabilito e tracciato, in cui non vi era spazio per nessun sentimentalismo e nessuna stupida distrazione...perfetto, insomma!

Perchè diamine ho incasinato tutto?! Perchè la mia vita non può tornare come era prima, prima che io...prima che lui giungesse a scombinarla con le sue risate, la sua allegria, i suoi insulti?! Ma non poteva lasciarmi stare!? Gliel'ho forse chiesto io di sconvolgere i miei desideri, di distruggere la mia impassibilità, di farmi conoscere il significato di dolore? No!

Anche se, è vero, non ho fatto molto per impedirglielo...

Chi è che ha detto che nessuno può renderti infelice, se tu non glielo concedi? Perchè io gliel'ho permesso? Forse inconsciamente desideravo che qualcuno mi scuotesse...ma perchè proprio lui?! Perchè proprio l'impersonificazione del traguardo irraggiungibile?

Eppure a me non sono mai piaciuti quegli stupidi film mielosi e invischiati di sentimentalismi, imperniati sul classico e patetico amore non corrisposto! In caso contrario, forse sarei stato comprensibile!

Eppure so che, se solo avesse potuto amarmi...

Ma questo non dovrei nemmeno poterlo pensare, non mi è permesso. Soprattutto ora! Sto parlando con Sendoh, con il mio ragazzo...e la mia mente si perde dietro a un altro!! Me ne vergogno, anche se so che non si tratta di 'un altro' qualunque: è la persona che amo...e non immaginate quanto abbia dovuto faticare per accettare di usare questo verbo con me come soggetto!

"Credimi...se potessi, sceglierei di amare te. Non mi sei insensibile, altrimenti non ti permetterei di toccarmi in alcun caso, figurarsi se ti concederei di fare l'amore con me! Potrei ammettere che ti amo con la mente...poichè la mia razionalità mi dice che saresti tu la persona adatta a me. Ma...no, non è nemmeno questo." Tento di spiegarmi in modo comunque un po' confuso.

No, in realtà non penso che vorrei davvero innamorarmi di Sendoh...non è questo che desidero. Semplicemente, stando con lui, sto cercando di provare la gioia che dovrebbe dare un amore corrisposto, sto tentando di dimenticare fra le sue braccia una realtà che mi ferisce l'anima.

Voglio solo essere felice, voglio cercare di sciogliere in un abbraccio la mia freddezza, il mio dolore...ma non ci sono ancora riuscito.

Voglio amare ed essere amato...non è quello che tutti desiderano? Per quale altro scopo si lotta, in questa vita?

Tuttavia mi rendo conto che con Akira questo risultato non potrò mai ottenerlo se continuerò a considerarlo semplicemente come un mezzo per ottenere la realizzazione dei miei desideri...un tramite, non una ragione o un principio.

Possibile che io veda la nostra relazione in questo modo? Sto cercando di farne un palliativo, di costruire con lui un'informe imitazione di ciò che avrei voluto avere da chi amo davvero, ma che non sarà mai mio? E' così?!

Sendoh conclude al posto mio un discorso che si va facendo pesante: "Va bene, va bene! Il tuo cuore non conosce ragioni, l'amore è cieco e tutta la tiritera...ok, basta con queste riflessioni psichedeliche! Ci stiamo solo facendo male a vicenda!" Esclama, ostentando un'aria gioviale.

Io però lo conosco abbastanza da poter riconoscere che l'allegria che manifesta è tutt'altro che veritiera...si nota dal suo viso teso e tirato.

Si stende nuovamente accanto a me, stiracchiandosi voluttuosamente prima di riprendermi fra le braccia con fare possessivo. Io non attuo alcuna resistenza e mi abbandono alla sua stretta in silenzio, chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo familiare: un'aroma di magnolia.

Ancora mi stupisco del controllo che riesco ad esercitare su me stesso! Anche quando Sendoh mi abbraccia, mi bacia, mi accarezza...il mio cuore non aumenta mai il suo battito. Mentre lo facciamo, io non perdo di lucidità.

Mi preoccupa quasi questa incapacità di lasciarmi andare, dovuta all'impossibilità che il mio cuore ed il mio istinto possano prevalere sui miei sentimenti...dipende da me? Sono io ad essere freddo, a non essere in grado di lasciarmi trasportare dalle circostanze e dalle emozioni, come dovrebbe invece succedere? O forse...semplicemente mi manca la persona in grado di farmi vibrare? Quella con cui accetterei di dimenticare il mondo e di fregarmi di tutto il resto, anche di me stesso e dello stereotipo di carattere che mi sono creato?

Questo mi rattrista, perchè so che vi sono sensazioni che non conosco e che forse non conoscerò mai. Nessuno potrà farmele provare...

"Ma si può sapere perchè diamine esistono le gite scolastiche? Non potevi rifiutare di parteciparvi?"

Sendoh non demorde nel suo tentativo di dissuadermi!

"A me piace sciare...è il mio sport preferito dopo il basket. Ragion per cui questa settimana bianca mi è parsa un occasione propizia per tirar fuori di nuovo quegli sci che stavano ammuffendo in soffitta da troppo tempo, ormai..." Spiego per l'ennesima volta, paziente.

Sto dando un incredibile prova di sopportazione, considerando che è la quinta volta che torna sull'argomento! E mi riferisco solo a stasera!

"Non potevi dirmelo, che avevi solo voglia di sciare? Ci saremmo andati noi due da soli! Avremmo fatto una splendida luna di miele...ma ci pensi?" Sospira estatico, con gli occhi sbarluccicanti e l'aria ispirata.

Confesso che mi sta facendo inconsapevolmente rabbrividire...

Rimango perfettamente indifferente di fronte a questo bel (per lui!) progetto.

"Ho deciso così." Ribadisco lapidario, considerando chiusa la questione.

"Sì, ma..." Insiste, sperando in un alquanto improbabile mio ripensamento.

A quanto pare, allora, non mi conosce ancora abbastanza da capire quando è il caso di darci un taglio! Se io voglio fare qualcosa non cambio decisione per nulla al mondo, perchè faccio sempre ciò che voglio! E, se ha intenzione di mantenersi in buoni rapporti con me, è decisamente meglio che non mi contraddica! Devo forse ricordargli che sarebbe sufficiente una mia parola per mandare all'aria questa nostra storia? Che, se stiamo assieme, è per una mia concessione? Non credo sia necessario...non è così stupido da dimenticarselo!

Non ha alcun potere su di me, se non quello che io gli concedo di avere.

"Sendoh, piantala!" Sentenzio, con una voce di puro ghiaccio.

Lui avverte il mio fastidio e saggiamente ripone le armi, allo scopo di non alterarmi oltre. Per un po' manteniamo un ostinato mutismo, ma infine Akira si decide ad aprire bocca per primo, arrendendosi di fronte alla mia volontà.

Come sempre, del resto.

Devo dire che queste costanti vittorie personali soddisfano il mio orgoglio, la mia voglia di primeggiare...però la cosa si fa anche noiosa, alla lunga! A me piace la sfida, il contrasto e lo scontro...con lui questo non c'è. E' tutto fin troppo semplice! Certo, io desidero vincere...ma una vittoria che sapore ha, se talora non si assapora anche il gusto amaro della sconfitta?

Però, quante pretese! Non mi basta forse che accetti di amarmi pur non sapendosi ricambiato? Cosa voglio, ancora?

Semplice: l'impossibile.

"Scusami, hai ragione. Non avrei dovuto assillarti." Bofonchia, forse un po' contrariato ma comunque remissivo.

"Comunque, lo sai" Riprende, con voce lievemente tesa "Che non farei tante storie in un caso normale, poichè ho fiducia in te. Però so che, in questa gita, ci sarà anche lui...ed io non posso sopportare che tu ci vada con una persona che, senza saperlo, ha la fortuna di avere ciò che io posso solo sognare..."

Posa una mano sul mio cuore con un fare allusivo (irritandomi terribilmente!), prima di seguitare la sua rimostranza con tono appassionatamente possessivo.

Un tono che, usato da lui, mi infastidisce e mi incollerisce.

Chi gli concede di comportarsi come se fossi suo, di giudicare ciò che provo, di permettersi di commentare quanto sento?

Allontano violentemente la sua mano dal mio petto. Sono stato brusco in questo gesto, ma mi è parso che lui abbia voluto prendersi gioco deliberatamente dei miei sentimenti. In effetti devo risultargli ridicolo con la mia cocciutaggine, con l'ostinazione con cui mi appiglio ad un amore senza speranza! Ma forse non si rende conto di non trovarsi in una situazione poi tanto diversa dalla mia.

E poi...chi gli ha dato l'autorizzazione di rivolgersi a me come se fossi qualcosa di sua proprietà?

Io non sono suo! Non accetto di esserlo e lui non deve nemmeno poterlo pensare! Non apparterrò mai a nessuno se non a me stesso. Lui non esercita nessun diritto sulla mia persona! Noi stiamo insieme solo perchè io lo accetto! Lui può toccarmi perchè io glielo concedo, può amarmi perche io gliene dò la facoltà! Sembra quasi, dal suo discorso, che io sia un soggetto giuridicamente passivo che deve essere soggetto a un controllo ed a una tutela continua da parte sua. Ma dico, siamo impazziti?!

Io non ti appartengo, Akira Sendoh. Non hai nessun potere su di me, ricordatelo!

Ma Sendoh continua imperterrito, evidentemente senza notare il mio sguardo che si fa sempre più freddo e glaciale.

"Se potessi, lo strozzerei! Lo odio. Lo odio con ogni fibra del mio essere, con ogni respiro, ogni pensiero...è uno stronzo, un maledetto!! Ormai i miei sentimenti sono ridotti a due sfere distinte: il mio amore per te, ed il mio astio per lui! Non lo sopporto...non tollero che tu provi per quella testa rossa ciò che hai sempre negato a me! Cosa potrebbe darti lui che io non ti stia già donando ora?! Cosa può avere più di me? Spiegamelo, perchè non riesco a capirlo!! Non ti rendi conto che è un deficiente, un cretino senza speranza?! Apri gli occhi, Dio santo! Kaede...ti prego...dimenticalo! Dimentica lui ed ama me! Non te ne pentiresti, saremmo felici..."

Mi strappo dal suo abbraccio con violenza: hai violato un patto, Akira Sendoh! Ora dovrai pagarne lo scotto.

Mi avvicino alla sedia su cui si trovano posati alla rinfusa i miei abiti e mi rivesto con un'espressione chiusa e concentrata, infilando le braccia nelle maniche della camicia con sordi strattoni rabbiosi. Due sole cose ti avevo chiesto, due sole: la prima era di non pressarmi con richieste d'amore, la seconda...di non parlare di lui! A questi patti avevo accettato di impegnarmi con te. Tu ora li hai infranti entrambi, ed è stato un grave errore da parte tua!!

Inoltre, chi ti da il diritto di giudicarlo? E' un idiota, è vero, ma solo io posso dirlo! Io posso insultarlo ed io soltanto! In questo modo posso almeno illudermi che qualcosa di lui sia mio...che ci sia qualcosa che appartiene solo a me ed a lui, fossero anche solo risse e provocazioni.

Akira pare accorgersi della mia ira a malapena celata (non credo che sia necessario un campione d'intuito, del resto!) e si risolleva in fretta, avvicinandosi a me e cercando invano di placarmi: "Kaede...scusami, non avrei dovuto nominare Sakuragi. Scusami, ti prego! Ho sbagliato, hai ragione...ma, vedi, quest'anno siete anche in classe assieme ed io questo non lo posso tollerare, sapendo ciò che senti per lui...Kaede!" Mi richiama con un accento disperato. Intuisco che è totalmente in preda al panico mentre scendo le scale con le labbra ostinatamente serrate, senza degnarlo di una sola parola. Mi segue angosciato, continuando a pregarmi. Non osa però toccarmi, già certo della reazione violenta che ora un suo contatto susciterebbe in me.

Sto tentando disperatamente di non pensare a lui, maledizione, e tu vieni pure a ricordarmelo con la tua sproporzionata gelosia! Cosa credi, che io mi trovi bene in questa assurda situazione? Che sia una mia scelta?!

Ogni giorno accanto a lui...vicino a lui...sognandolo senza poterlo avere e sapendo invece che brama la sua 'Harukina cara'! Pensi forse che mi diverta, che mi piaccia soffrire in questo modo? Come ritieni che mi senta vedendoli abbracciati, vedendoli felici e sentendomi lacerare ad ogni sua frase insopportabilmente melensa rivolta a qualcuno che non sono io!!? Non capisci, dannazione!! Sei convinto forse di essere l'unico a soffrire?! Ritieni che non sappia cosa si provi ad avvertire il proprio cuore scheggiarsi e frantumarsi per la voglia repressa che si ha di urlare tutto il proprio dolore?!

Sei solo un egoista, Akira Sendoh! Cerca di pensare anche a me, invece di mantenerti sempre ostinatamente chiuso nella tua realtà! So quanto soffri, ma tu riesci ad immaginare quanto soffro io?

No...è vero! Dimenticavo che io non so provare sentimenti! E' così, giusto? Tutti pensano questo di me ed evidentemente anche tu. Ma nessuno potrà mai capirmi sul serio?!

Giunto all'uscio, dopo aver sceso la rampa quasi di corsa, riacquisto parte della mia leggendaria freddezza e ricopro con essa, o perlomeno tento di farlo, il mio dolore e la mia rabbia. Mi devo controllare, non voglio che lui percepisca pienamente l'entità della mia pena: sarebbe come concedergli una parte di me che non desidero riservargli.

Che atteggiamento contraddittorio! Vorrei che lui mi capisse ma al tempo stesso tento di non farmi comprendere...è per questo che così tanti mi odiano? Per questo che Hana mi odia? Perchè cerco sempre di mostrarmi quanto più lontano possibile da ciò che sono veramente?

Mi volto per attenderlo. Quasi subito Sendoh mi raggiunge con il respiro ansante.

Anche lui sta sfoggiando di nuovo il suo eterno e serafico sorriso, mentre mi chiede: "Mi manderai almeno una cartolina, amore?"

"No! E non chiamarmi in questo modo, non lo sopporto!" Sibilo irritato.

Dai suoi occhi intuisco che si è trattenuto dal rinfacciarmi che però questo appellativo non mi sarebbe sgradito riceverlo da qualcun altro. Fa bene ad evitare di pronunciare questa frase, perchè veramente non gliela perdonerei!

Si china invece su di me, premendo le labbra sulle mie in un bacio non tanto irruento, quanto dolce e casto. Io lo corrispondo per un breve attimo, prima di ritrarmi con il cuore stretto in una morsa e la mente colma di senso di colpa: per un istante...per un istante, nella mia mente, non è stata la sua bocca ad essersi sigillata sulla mia.

Tuttavia Sendoh, per fortuna, pare non aver indovinato questo particolare, dato che riprende allegramente: "Allora, parti domattina presto...divertiti! Una settimana senza di te...che inferno! Sto già crollando nei profondi baratri oscuri della disperazione..." Declama melodrammaticamente, portandosi una mano agli occhi con gesto teatrale e tono ispirato, mentre gli angoli della bocca gli tremano nel tentativo disperato di trattenere una risata.

"Mpf!" E' il mio ultimo commento, prima di aprire con gesto brusco la porta ed uscire di casa.

Sono già sul vialetto del suo giardino, quando mi sovviene un pensiero che mi fa infilare una mano in tasca e ritornare sui miei passi, porgendogli una cosa e mormorando freddamente: "Tieni!"

Lui solleva la chiave con aria perplessa, emettendo un: "Eh?" alquanto confuso.

Io riprendo ad allontanarmi, prima di decidermi a parlare per spiegargli: "Sono le chiavi di casa mia! Almeno così non dovrai più disturbare ogni volta il mio sonno suonando il campanello..."

Mi raggiunge la sua squillante voce entusiasta, come se gli avessi donato chissà che cosa: "Grazie Rukawa!! Ti penserò ogni minuto a partire da ora!!"

Non mi volto, sin troppo sicuro dell'espressione estasiata che scoprirei sul suo volto. Non riesco però a trattenere un sorriso...mi fa piacere la consapevolezza di poter rendere felice qualcuno.

Se mi fossi innamorato di Sendoh, sarebbe davvero stato tutto così facile...troppo facile?

 

 

Io ed Akira stiamo insieme da parecchio, ormai. Da poco tempo dopo l'inizio del mio secondo anno di liceo, per parlare chiaro.

E' una storia tanto complicata per quanto riguarda i sentimenti coinvolti in essa, quanto semplice per ciò che implica gli squallidi fatti in sè. Del resto, credo che sia così per ogni legame sentimentale. Sbaglio forse? Sono le sensazioni a rendere speciale la nostra vita. Cosa ne rimarrebbe, se la spogliassimo di esse?

Tutto ha avuto inizio con un particolare veramente inusitato, oserei dire addirittura unico, nella storia del genere umano: io, Kaede Rukawa, il ghiacciolo umano, Mr. Iceberg...mi ero innamorato! Non fate quelle facce allibite o ironiche, per favore...piacerebbe anche a me non crederci!

Già! Invece ci sono cascato pure io, alla fine, facendo la sciocchezza di cedere a quel sentimento che ero fermamente convinto di non essere in grado di provare. Forse è stata proprio questa mia puerile convinzione, la convinzione di essere sul serio inattaccabile, la causa per cui non ho mai preso in considerazione la possibilità di dovermi difendere dai desideri. Ma come ho potuto essere tanto ingenuo?

Ho amato.

Se tutto si fermasse qui, non ci sarebbe nessun problema! A ciascuno di noi capita di sbagliare nella propria vita, giusto?

Le complicazioni giungono quando si persevera...

Questo è il punto: amo tuttora.

Anche se al mio orgoglio risulta duro ammetterlo, questa realtà non muta...ma è assurdo, perchè non sarebbe assolutamente dovuto succedere niente di simile! A me, all'indiferenza personificata!!! E' una barzelletta, non ci credo neppure io...eppure non posso ingannarmi.

Dunque...mi viene tranquillamente concesso di considerare, come potete del resto fare anche voi, che se mi fossi innamorato di Sendoh la cosa si sarebbe risolta con un romanticissimo happy-end: noi vivremmo felici e contenti e questa fic non avrebbe ragione di venire scritta.

Il punto sta nel fatto che io non mi ero innamorato di Akira...che non sono tuttora innamorato di lui.

No! Quando mai le cose possono essere così semplici? La mia testa ed il mio cuore si sono perse dietro la persona più improbabile, più assurda, più insopportabile, più casinista sulla faccia della terra! Parlo di quella testa rossa, di quel mezzo teppista, del do'aho per eccellenza! Di quell'imbecille di Hanamichi Sakuragi.

Ora ridete pure, se volete. Riderei anch'io se potessi, perchè il fatto in sè è davvero comico: gli dò continuamente dell'idiota quando l'unico stupido sono unicamente io! Sono completamente, totalmente e irrimediabilmente rincretinito per un ragazzo che mi odia e mi disprezza, per un ragazzo con cui non posso stare a contatto per più di cinque minuti senza scadere nella rissa, per un ragazzo letteralmente rincitrullito di una vera e propria oca la quale, fino a non molto tempo fa, veniva fra l'altro dietro a me!

Per fortuna mi rendo conto da me di quanto sia ironico tutto questo.

Io, Kaede Rukawa, potrei avere chiunque ai miei piedi con un semplice schiocco di dita. Ma di chi sono andato ad innamorarmi? Dell'unico, e ripeto unico, che non potrò MAI avere! Credo che uno psicologo avrebbe di che lavorarci, su di me!

Sono penoso, eh? Ma, quel che è peggio, mi rendo conto di esserlo! Mi vergogno di me stesso. Se almeno riuscissi a non pensarci...ma lui nella mia mente è un chiodo fisso!

Quando è successo il guaio, esattamente? Quando lui ha iniziato ad apparire diverso ai miei occhi? Ma no, non è esatto! Non è lui ad essere cambiato. Il suo modo di comportarsi è ancora identico a quando pensavo in buona fede di disprezzarlo!

Sono io ad essere mutato.

Lui mi ha trasformato mantenendosi sempre identico a se stesso. Anzi! Temo che sia proprio questo il motivo per cui vi è riuscito.

All'inizio avevo semplicemente iniziato a fantasticare sulla luce che avrebbe potuto comparire nei suoi occhi ombrosi, se essi si fossero addolciti per me. Come sarebbe stata l'espressione trasfigurata del suo volto durante un abbraccio, un bacio leggero, un sorriso pensoso? Sentivo in me la sua voce vibrante, mentre mi sussurrava il suo desiderio. Sognavo le sue braccia attorno al mio corpo e il suo cuore battere forte contro il mio...allora potevo chiedergli di stringermi e di non lasciarmi andare mai, sentendomi poi disperatamente felice al momento del risveglio.

I suoi capelli...erano morbidi? Non avevo mai potuto accertarlo. Le sue mani ora mi colpivano, ma quanta gentilezza avrebbero potuto esprimere le sue carezze?

Cosa vi era in lui ad essermi ignoto, quali lati nascosti portava in sè? Avrei voluto conoscerli. Desideravo che li riservasse SOLO a me!!

Avrei voluto sentirmi amato da lui, desiderato e necessario per lui. Avrei voluto provare quelle emozioni che, lo intuivo, solo lui avrebbe saputo darmi.

Avrei voluto essere per lui ciò che lui ormai era diventato per me!

Il momento preciso? L'attimo esatto dell'inizio della fine? Aveva ormai davvero qualche importanza saperlo? Evidentemente era stabilito che ciò dovesse accadere! Già! Mi era comodo scaricare la responsabilità ad ignoti, evitando di addossarmi ogni colpa e attribuendo tutto alla sorte. Forse avrei dovuto invece ricordarmi della massima che afferma che ognuno è l'artefice del proprio destino...

Comunque, prima dell'inizio dell'anno scolastico avevo posto ormai in chiaro con me stesso ciò che volevo.

Volevo lui. Volevo...essere suo. Per la prima volta provavo il desiderio di concedere a qualcuno la possibilità di rivendicare la mia solitudine, di abbattere il muro di insensibilità che mi aveva sempre caratterizzato. Per la prima volta non mi ripugnava l'idea di abbandonarmi fra le braccia di qualcuno e permettere alla mia voce di dire cosa provassi...veramente.

Non avevo mai immaginato questo prima, non avrei sopportato che altri potessero avere queste concessioni da me! Nessuno le meritava ed io non desideravo nemmeno darle. Non volevo che si sapesse chi fossi veramente: mi sarei solo reso vulnerabile, esponendo volontariamente i miei punti deboli. Un atteggiamento stupido, insomma...

Hana era in grado di farmi desiderare l'esatto contrario. Mi aveva indotto a provare la volontà di voler dare, di darmi per rendere felice qualcuno. Sarei stato suo se lo avesse voluto, se mi avesse voluto. E lui...sarebbe stato mio.

Avrei fatto di tutto per ottenere ciò. Usando qualsiasi mezzo, servendomi di ogni arma a mia disposizione...ce l'avrei fatta. Perchè non avrei dovuto riuscirci? Perchè non avrebbe dovuto amarmi?

Mi viene quasi da ridere a dirlo! A ricordare la mia sicurezza, le mie certezze, la mia...ingenuità.

Ero convinto che sarei stato in grado di legarlo a me! Lui si sarebbe avveduto dei miei sentimenti e avrebbe scorto questi medesimi anche dentro di sè...mi ero puerilmente convinto che, a pari di me, anche lui se ne sarebbe reso conto: non avrebbe potuto fare a meno di accorgersi che noi eravamo destinati! Lo sentivo io, DOVEVA comprenderlo anche lui!

Destinati...lo credo ancora? Forse è giusto che ora mi ricordi di parlare al singolare, non al plurale. Non ho alcun diritto, e a dir la verità non l'ho mai avuto, di coinvolgere la sua persona nei miei discorsi o nei miei pensieri. Ecco, è più esatto dire 'destinato'! Sì, sono tuttora certo di essere destinato a lui, di non poter amare in questo modo nessun altro che lui, solo lui nella mia vita.

Allora, come mai Dio ha commesso un simile errore? Come può avermi fatto questo? Procurarmi un amore impossibile solo per farmi soffrire...

Illusioni! Puerili ed infantili illusioni infrante! Come sono stato ridicolo! Ma almeno mi è servito di lezione: ho imparato a non fidarmi in alcun caso di nessun sentimento che lasci trapelare una speranza di felicità! Mi sono appropriato di quella sentenza che dichiara di fare attenzione quando salti per la gioia, perchè qualcuno potrebbe toglierti la terra da sotto i piedi.

Amara conquista, però.

Amara come la sofferenza che, nonostante il mio ferreo autocontrollo, quel giorno aveva sconvolto i miei lineamenti solitamente impassibili. L'unica mia consolazione è che, almeno, chi me l'aveva procurata non aveva avuto modo di scorgerla sul mio viso, in quel momento particolarmente pallido.

Dunque...mi ero semplicemente ritrovato nel posto giusto, al momento giusto. O nel posto sbagliato al momento sbagliato, in qualsiasi modo si voglia ribadire il concetto.

Era una giornata di metà aprile ed io ero steso sul tetto durante l'intervallo, nel mio posticino preferito dietro la cisterna. Pensavo alla fortuna inaspettata che mi era piombata fra capo e collo, ovvero quella di essere capitato nella stessa classe di quel do'aho.

Questo fatto costituiva per me una fortuna veramente inaspettata: non perderlo di vista un attimo, seguire ogni suo movimento, intuire qualsiasi sua espressione...ed inoltre tale vicinanza favoriva le risse e, di conseguenza, anche i contatti che esse mi portavano ad avere con lui. Forse non era il modo migliore per entrarci in rapporto, me ne rendevo conto, ma era l'unico che fossi in grado di suscitare ed io me lo facevo bastare. Cosa avrei potuto pretendere di più, per il momento?

Ma, si sa, l'uomo si accontenta per un tempo breve di ciò che ha per poi rimettersi nuovamente in cerca. Sono attimi di transizione molto importanti in cui vengono prese le cosiddette 'decisioni', che possono venire suddivise in esatte e sbagliate. Anch'io quella mattina ne avevo formulata una...ma non ho mai avuto modo di sapere se considerarla come appartenente alla prima o alla seconda categoria: non ho potuto metterla in atto.

Avevo preso la risoluzione di dichiararmi al do'aho, o meglio, se devo esprimermi con i termini più adatti, di rivendicarlo per me. L'espressione 'dichiarare' ricorda tanto il verbo 'chiedere', ma non si chiede qualcosa che già ti apppartiene. Dovevo solo far sì che lui comprendesse di essere mio!

In quello stesso pomeriggio. Ancora non sapevo esattamente come fare, ma queste erano solo sottigliezze! Era giunto il momento di tentare di interagire con la mia sorte, di piegarla al mio volere. Ce l'avrei fatta. Io non avevo mai fallito in nulla.

Rassicurato da queste convinzioni, stavo per addormentarmi...quando sentii elevarsi, a pochi passi da me, una voce. La SUA voce, più precisamente.

Quella voce calda e pastosa, sempre roboante, impetuosa e in grado di dare un'impressione di confusione e di vita anche asprimendosi su un tono sommesso. Lieto per l'inspiegabile fortuna concessami, stavo già velocemente ponderando il modo migliore di farlo incavolare senza perdere troppo tempo e di scatenare dunque una rissa (non che l'impresa si prospettasse difficile, poi...), quando mi giunse all'orecchio un'altra voce.

Un'altra-stramaledettissima-voce.

E, dal punto in cui mi trovavo, mi risultò pure agevole ascoltare cosa si dicevano, cosicchè potei seguire in diretta la mia caduta all'inferno con biglietto scontato!

"Volevi dirmi qualcosa, Haruko?" Ci poteva essere un fottutissimo nome più idiota di questo? In sintonia con la persona, a dir la verità! E lui! Lui non si rendeva conto di essere ridicolo, sbavando letteralmente ai piedi di quell'ochetta senza materia grigia?

Ma l'amava davvero o semplicemente voleva convincersi di amarla?!

"Sì, Hanamichi..." Che suono gracchiante e stridente! Feriva le mie orecchie come un'unghia che graffia la lavagna con un sottofondo di silenzio "Devo parlarti di una questione importante."

Fra loro cadde un silenzio di cui io, fin da lì, potevo percepire l'imbarazzo. Stavo già per uscire dal mio nascondiglio ed interromperli, quando una frase risuonò distinta. Chiara ed irrevocabile: la sentenza della mia condanna a morte. Ma non parlo di un trapasso fisico, lo avrete capito...

"Durante il periodo della tua riabilitazione in clinica mi sei mancato...in un modo terribile. Non avrei mai immaginato che...la tua lontananza mi avrebbe fatto stare così male!! Non potevo comunicare con te che per lettera e mi coglieva il terrore che tu potessi non tornare da me, o riuscissi a trovare...qualche altra...ragazza. Da principio non ero riuscita a comprendere il significato di tutti questi piccoli segnali, di per sè singolarmente insignificanti...ma ora ho tentato di osservarli nel loro complesso, ed ho capito. Ti osservo e mi rendo conto di aver intuito in modo esatto: mi piaci, Hanamichi. Non avrei mai pensato di potermi innamorare di te, ma...è successo."

Stavo trattenendo inconsapevolmente il fiato, ghiacciato in un'attesa che già presagivo fatale.

All'inizio, solamente una calma irreale ed immota, poi...un rumore confuso, sommesso...un fruscio di abiti?

Non mi ci volle molto per capire che lui la stava abbracciando. Probabilmente... anche baciando! Ma io non avevo la forza o, più precisamente, il masochismo sufficiente per voltarmi a controllare.

Me li immaginavo comunque, avvinghiati come due ventose proprio dietro di me! Grande, veramente grande! Una vera situazione da soap-opera americana! L'unico particolare che ancora mancava, a dir la verità, era solo la classica e penosa scenata di gelosia dell'amante ferito e disilluso. Kaede Rukawa però, mi dispiace, non l'avrebbe mai data. Patetico sì, ma fino ad un certo punto!

Devo ammmettere, però, che a un primo attimo di doloroso stupore era seguito in me un profondo impulso rabbioso che mi aveva urlato di scagliarmi fuori per separarli, prenderlo a cazzotti, strangolarla e buttarli dal terrazzo. Stavo per farlo...ma cosa ne avrei guadagnato? Nulla. Solo di rendermi più meschino di quanto già non fossi...

Le carte ormai erano state distribuite, la partita giocata ed io avevo perso prima ancora di aver potuto fare una puntata...se mi fossi fatto avanti ora, mi sarei solamente messo in ridicolo davanti ai loro occhi. No!! QUESTO NON AVREI POTUTO ACCETTARLO!! Come sarei riuscito a tollerare di fare la figura di un fesso sentimentale, innamorato stupidamente di un ragazzo che mi detestava? Quel do'aho mi avrebbe schernito, avrebbe sghignazzato di me, mi avrebbe disprezzato ancora di più...forse anche mi avrebbe compatito!

Tutto, ma non la sua pietà o la sua derisione! Lo avrei ucciso sul serio, se mi avesse preso in giro.

 

 

Non mi mossi dal mio rifugio nemmeno quando li udii allontanarsi ed avvertii suonare la campanella che segnava l'inizio delle lezioni. Rimasi fermo ed immobile per non saprei dire precisamente quanto tempo, ad osservare il gioco delle nuvole bianche nel cielo. Posso ricordarle ancora adesso! Una era incredibilmente simile a un pallone da basket...

Stavo rimirando tutte le mie vane e stupidissime speranze infrante. I miei vari desideri saccheggiati.

Ero stato uno scemo. Un semplice ingenuo.

Per un periodo breve, ma tutto sommato troppo lungo, avevo veramente creduto di poter afferrare qualcosa di irraggiungibile. Avevo immaginato che lui, lontano ma al tempo stesso così vicino, sarebbe stato mio. Mi ero permesso di sperare, di credere nella felicità e di permetterle di prendersi gioco di me!

Eppure avrei dovuto saperlo, avrei dovuto capire che certe cose, evidentemente, a me non sono destinate. Avrei dovuto cercare di difendermi, di provare a respingere ciò che era nato in me per causa SUA, oppure mi sarei dovuto costringere a conservare e coltivare quell'odio che mi aveva sempre corroso il cuore. Non avrebbe potuto farmi più male del dolore che mi stava dilaniando ora!

Ma l'amore non dovrebbe essere la cosa più dolce?

Se in quel momento avessi incontrato qualcuno con il fegato di sostenere questa teoria, probabilmente l'avrei fatto a pezzi...

Non facevo che ripetermi che mai più, mai più avrei permesso a qualcuno di farmi soffrire, di rendermi debole, di farmi avere pietà di me stesso! Mi facevo pena, e questo stesso sentimento mi rendeva furioso, di una rabbia che si fondeva al mio dolore, incrementandolo e fomentando la mia cupa e lancinante disperazione.

Lo amavo.

Lo amavo, ma lui non lo sapeva e, quand'anche lo avesse saputo, non gliene sarebbe potuto fregare nulla!

L'avrei sempre amato.

Non gli sarebbe mai importato. Io, per lui, non esistevo...ero al massimo una persona su cui sfogarsi durante i propri momenti neri!

Ma per me lui era diventato tutto, tutto! Come poteva essere stato così maledettamente ed ingenuamente crudele, al punto da farmi male senza nemeno saperlo? Se anche lo avesse intenzionalmente voluto, non sarebbe mai riuscito a farmi provare una sofferenza tanto sferzante.

Perchè mi ero permesso di amarlo? Avrei potuto evitarlo? Perchè mi era successo tutto questo?

Quante cose avrei cambiato, se avessi potuto! Avrei cancellato i miei sentimenti, mi sarei reimpossessato della mia indifferenza, della mia insensibilità! Mi sarei reso più gelido del ghiaccio, più duro del diamante, più indifferente di quanto non fossi mai stato in passato!

No.

Mentivo...

Se avessi potuto, se mi fosse stata concessa qualsiasi cosa...lo avrei costretto ad amarmi. Solo questo avrei fatto.

Ma cosa volevo? Il genio della lampada? A che serviva fantasticare? Rendeva solo più nero il presente.

Ridicolo. Veramente ridicolo! Non riuscivo a decidermi: avrei dovuto piangermi addosso oppure ridere di me, della mia stupidità?

Una sola volta avevo abbassato le mie barriere. Quell'unica volta ero stato colpito!! Non so perchè, ma tutto ciò mi induceva a sorridere, anche se con una piega aspra agli angoli della bocca...

Non ricordo precisamente per quanto tempo rimasi fermo, immobile in quella posizione come un burattino a cui fossero stati tranciati i fili. Fatto sta che, quando rinvenni da quella spacie di anestesia, il cielo si stava ormai tingendo di rosso, segno premonitore di un prossimo tramonto.

Allora decisi di sollevarmi in piedi e di andarmene, non perchè realmente mi interessasse farlo (il luogo in cui mi trovavo era per me, in quel momento, un dettaglio completamente irrilevante), quanto per un riflesso incondizionato del mio corpo, dettato dall'abitudine.

Fortunatamente la scuola era ancora aperta a coloro che frequentavano i corsi serali, altrimenti sarei stato costretto a passare la nottata nell'edificio. Non si sarebbe comunque trattato di un grande problema, dal momento che è risaputa la mia capacità di dormire ad ogni ora ed in qualsiasi luogo. Non capisco perchè sembri a tutti tanto strano, poi!

Quella sera non sentivo alcun desiderio di fare ritorno a casa mia: nella mia mente, quell'abitazione perennemente vuota e buia rappresentava l'incontro con me stesso...e di conseguenza con la mia immagine di lui. Un incontro che il mio subconscio desiderava ad ogni costo rimandare: avrebbe potuto causarmi solo amarezza. Solo desiderio di lasciarmi andare, di abbandonare tutto...ed io non potevo permettermelo: non sapevo se sarei riuscito, se avrei voluto risollevarmi, una volta caduto.

Iniziai a vagare senza una destinazione e senza particolari pensieri per le vie di Kanagawa, soffermando distrattamente lo sguardo su qualsiasi cosa fosse in grado di attirare la mia attenzione, registrando informazioni che il mio cervello osservava passivamente senza vagliare. Mi tenevo occupato per non dover affrontare ciò a cui stavo evidentemente girando attorno. Per la prima volta desideravo ingannare me stesso ed avevo paura di affrontare i miei pensieri. L'unica giusitificazione che avrei potuto addurre a questo mio comportamento vigliacco era la sicura consapevolezza del dolore che avrei provato, facendo altrimenti. Secondo voi può essere sufficiente?

Stavo appunto vagabondando senza meta, quando incontrai davanti ad un bar la squadra del Ryonan al completo, capeggiata dal suo neo-capitano Akira Sendoh. Egli, non appena mi scorse, mi aggredì immediatamente con una serie di domande a cui si dava da solo le risposte, concludendo quella specie di monologo (che avrebbe dovuto essere il nostro dialogo) con un invito ad unirmi a loro.

Io non ero totalmente in me e mi lasciai persuadere da quell'hentai sorridente. Non avevo affatto resistenza e tenacia sufficienti ad oppormi al suo entusiasmo. Che c'era da essere così felici? La mia vita era finita, tutto andava a rotoli...eppure lui sorrideva!! Magnifico, non c'è che dire...

Se avessi previsto le conseguenze che avrebbe comportato il mio tacito assenso, avrei tentato di mostrarmi più fermo sulle mie posizioni...ma in quell'attimo la loro compagnia mi appariva come un modo pari ad un altro per tenere la mente occupata...tanto valeva afferrare la palla al balzo, no?

Rimasi in quello stato di narcolessia per tutto il resto della serata. Mi ero seduto in un pub accanto ad Akira, che si premuniva di colmarmi il boccale di birra non appena questo veniva da me svuotato e che scherzava nel frattempo con gli altri suoi compagni, scambiando delle occhiate d'intesa (che io avrei dovuto notare) con Fukuda ed altri amici. Non con tutti, però! Perchè diamine il playmaker della loro squadra mi stava guardando come se volesse scorticarmi? Come si chiamava, poi? Mah...

Non me ne preoccupai più di tanto. Ciò che mi circondava non aveva per me, in quel particolare momento, alcuna importanza: mi pareva di essere separato dal gruppo di persone che mi attorniavano tramite una specie di barriera trasparente, attraverso cui le voci ed i rumori giungevano ovattati ed in cui mi ritrovavo solo io. Io che osservavo quel liquido ambrato come se potesse dirmi il perchè del mio dolore, il perchè della mia delusione e del modo schifoso in cui mi sentivo: come se tutto il mondo improvvisamente fosse diventato un luogo cupo e desolato. Ma perchè, perchè non potevo avere l'unica cosa che desiderassi?!!

PERCHE' NON POTEVO ESSERE FELICE?!

Cercavo di annegare in quel liquido i miei pensieri, ma essi imparavano ben presto a nuotare obbligandomi a bere ancora di più, di più per raggiungere quell'oblio che anelavo e che mi si poneva sempre ad un passo di distanza. Davanti a me. Sfuggente ma vicino.

L'ultima cosa di cui lucidamente mi rammento è la voce di Sendoh. Una sua esclamazione, precisamente: "Questa...è una grande sera per me. Ho tutto ciò che avrei mai potuto volere, dato che anche la persona che voglio sarà mia!"

La cosa che più avrebbe potuto sollevarmi il morale, in quel momento, era proprio notare che gli altri erano allegri mentre invece io avrei voluto suicidarmi o cancellare la mia vita!

Piombai in un sonno strano. Più che di un vero e proprio sonno si trattò piuttosto di una sorta di dormiveglia con la quale il mio corpo tentò di stordire ed annebbiare i miei pensieri, mantenendo però i miei sensi sufficientemente desti.

E' grazie a questo che ora ricordo lo sbalzo di calore, dall'atmosfera soffocante che si respirava all'interno del locale alla frescura serale che vigeva fuori, e poi del viaggio che feci sulle spalle di qualcuno che mi tratteneva delicatamente contro la sua schiena ampia, che forzava il mio capo ciondolante a posarsi nell'incavo del suo collo.

Profumava...profumava di...magnolia?

Quindi il tragitto fatto di scossoni attutiti e respiri accanto alla mia fronte finì e quell'ignoto individuo mi posò delicatamente su una superficie morbida, un futon o un letto, prima di scomparire.

Trascorse poi non saprei dire quanto tempo (in cui probabilmente mi addormentai sul serio), prima che avvertissi delle calde carezze sul mio petto tiepido.

Ero nudo. Chi mi aveva spogliato?

Tentai di aprire gli occhi, riuscendoci a fatica ed avvertendo per questo uno strano vortice alla testa. L'oscurità da cui ero avvolto non mi permise di individuare l'identità di quel fiato caldo che ansimava affannoso su di me, di quella bocca che cercava la mia, di quel corpo che si premeva sul mio.

Era tutto così confuso...non capivo se fosse un sogno, se si trattasse della realtà...dov'ero, con chi?

Alla fine, poichè in quel momento non ero dotato nè di coerenza nè tantomeno del desiderio di metterla in atto, conclusi che si trattava di una situazione troppo irreale ed assurda per poter essere vera. Dunque...siccome in tutte le mie visioni oniriche il compagno delle mie fantasie era sempre e solo un'unica persona, stabilii che anche quell'occasione non doveva essere dissimile dalle altre!

Strani gli effetti che su di me procura la birra, non vi pare? Comunque, sappiate che da quella notte non ne ho più assaggiato un solo sorso...

Ma per me non vi era altra spiegazione possibile: stavo immaginando di fare l'amore con Sakuragi! Realizzato tutto questo in un ultimo lampo di traditrice ed ingannevole lucidità, mi abbandonai a tutte le carezze ardite che quelle dita sottili e quelle labbra invitanti osarono farmi, incitando mentalmente la mia testa rossa a continuare, a prendermi, a farmi sentire suo...

Gli avrei dato tutto di me. In quel momento avrei voluto potergli concedere tutto: era l'unica persona dinanzi alla quale mi sarei permesso di piegare il mio carattere e di dare ogni cosa, perfino ciò che non avrei mai immaginato di poter offrire: me stesso e la possibilità di poter leggere le mie sensazioni, il mio desiderio per lui... Per me non vi può essere cosa più difficile di questa: lasciarmi andare, assecondare il mio istinto.

Ma...alla fine (ed intendo proprio 'quella' fine) provai una lancinante fitta di dolore che mi trasse improvvisamente dal mio stato apatico, facendomi capire che invece era vero...TUTTO VERO! Non stavo sognando...ma come cavolo avevo potuto crederlo?! Ero rincretinito?!

C'era qualcuno, qualcuno che si stava impossessando di me! E non poteva essere Hanamichi!!!

Tentai di reagire radunando tutte le mie residue energie, ma ero troppo spossato per potermi opporre validamente...del resto, ormai era troppo tardi. Mi sentii squarciare ed emisi un urlo soffocato, mentre un'ondata di rabbia e disprezzo verso me stesso mi invadeva.

Fortunatamente i miei sensi si offuscarono: non provai nè avvertii più nulla...nessun dolore, nessun piacere. Lentamente scivolai in un oblio scuro e riposatore...il mondo si fece sfocato attorno a me.

Avrei voluto non svegliarmi più...

 

 

Fine prima parte.

 

 



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