Serie: You're my love prize in the viewfinder (titolo più breve la Yamane no, eh?)
Rating: NC-17, I suppose
Pairing: Secondo voi?

Commento: E' arrivata la befana! (visto il nick, quando potevo postare una fic?) Che dire: sarà per il coma diabetico dato da abuso di panettone, torrone (sia bianco che con le nocciole), datteri e dolciumi vari, sarà perché letteralmente ADORO questo manga della Yamane mi ci sono voluta un po' divertire (avete presente Asami del primo episodio? O Fei quando rapisce Takaba? No, forse più Asami, sono meno sadica e complessata). Il risultato? Una piccola one-shot natalizia che è caduta dal saccone del Grande Vecchio per finire dritta dritta nella calza della "dannata vecchia" (perdonate la battuta u_u). Avviso ai lettori: Asami potrebbe risultare un po' OOC, ma spero non più di tanto. Per chiudere ringrazio la pazienza e la disponibilità di Rowan Mayfair che ha incoraggiato questa opera... sto mettendo a punto la trama per quella a capitoli... Feilong trema!

 


All I want for Xmas is…

di Kuso Baba

 

- Allora, Asami-sama? Ha intenzione di unirsi a noi questa sera?

Lunghe dita sottili avvolsero come spire di serpente il braccio destro del fascinoso uomo d’affari, il quale percepì la sgradevole sensazione di unghie laccate di rosso conficcarsi nella pregiata lana del suo splendido completo sartoriale grigio. Majiko Aido era la moglie di un noto politico che doveva più di qualche favore ad Asami: donna bella quanto frivola, disinibita e volgare, palesemente e disgustosamente infedele (non era infatti a dir poco disdicevole strusciarsi addosso ad un semi-sconosciuto di quasi dieci anni più giovane di fronte agli occhi impietriti del proprio consorte?) si lasciava influenzare da qualsiasi cosa che fosse poco meno superficiale di ciò che solitamente abitava il suo mondo. L’anno prima lei e suo marito avevano trascorso le ultime due settimane di dicembre in Europa, e Majiko era rimasta letteralmente incantata dal modo in cui in quel continente si festeggiava il Natale. Quell’anno, la forte instabilità in cui versava il paese aveva fatto sì che molti politici, Aido compreso, lasciassero da parte i lussi e gli svaghi per dedicarsi a mantenere intatta la facciata di rispettabilità che il governo giapponese doveva mantenere di fronte ai cittadini. Aido aveva così rinunciato al suo consueto viaggio di fine anno per concentrarsi su riunioni parlamentari e voti di fiducia, cosa che aveva gettato la bella Majiko nello sconforto. La sua mente infantile era riandata ai tempi felici dell’anno prima, quando gli intrighi di potere con cui suo marito e i suoi colleghi di partito si tenevano a galla erano ben lungi dall’essere svelati e lei poteva godersi in tutta tranquillità la bellezza snob delle più belle capitali europee. Quell’atmosfera festosa, i lussuosi negozi, gli abiti firmati… ora non poteva più avere nulla di tutto quello… ma se non poteva avere l’Europa allora… che l’Europa venisse da lei! Da qui l’idea di organizzare una festa natalizia sulla falsariga dei cenoni tradizionali di quei paesi: salmone norvegese, caviale russo, pasta all’italiana, champagne francese e altre amenità del genere

-E a mezzanotte ci scambieremo i regali come dei bravi bambini!-
- Majiko, tesoro, non credi di stare esagerando? Asami-sama e gli altri nostri ospiti hanno superato da un pezzo l’infanzia… per non parlare di noi due…-

Eccolo lì, Aido. Un signore sulla sessantina magro ed ossuto con una vocina flebile e modi fin troppo untuosi. Un uomo del genere non poteva che fare il politico, Asami se lo ripeteva sempre. Disgustoso ed incapace come pochi, più di qualche volta gli aveva proposto di seguirlo nel suo mondo

- Con il suo carisma e le mie conoscenze potremmo avere in mano il paese…-

Quante volte si era sentito ripetere quella insulsa frase? Politica! Non ne era minimamente attratto. Lo considerava un potere effimero e limitante. Molto meglio gli affari, con quel loro flusso di danaro che faceva toccare con mano la propria abilità. No, preferiva decisamente vivere nell’ombra e muovere fili invisibili ai media ma molto più determinanti per la vita del paese. Adrenalina allo stato puro, adrenalina che però aveva un prezzo piuttosto alto da pagare…

- Vedrò cosa posso fare. In teoria sono molto impegnato in questi giorni, sto lavorando ad un affare importante che vorrei assolutamente chiudere entro la fine dell’anno e…-
- Oh, Asami-sama! E’ sempre il solito asociale! Eppure è ancora così giovane… perché non si concede un po’ di svago? Potrei capire una mummia come mio marito… ma lei! Se continua così non riuscirà mai a trovare una ragazza …-

A quelle parole ad Asami il vino andò quasi di traverso. Che donna impossibile! Ma come si permetteva di fare allusioni sulla sua vita privata? Come se lo conoscesse da una vita poi! Ma tu guarda…

- Majiko, ti prego… stai mettendo in imbarazzo il nostro ospite! La perdoni, Asami-sama, mia moglie a volte è una donna fin troppo spontanea…-
- Non si preoccupi, non mi sono per nulla offeso. Piuttosto, credo che accetterò di buon grado di essere vostro ospite anche questa sera.-
- Dice sul serio, Asami-sama? Ma è magnifico! Devo subito avvertire anche gli altri… Asami-sama che partecipa ad una festa di Natale! Non ci posso ancora credere!-

Majiko Aido lasciò immediatamente la presa sul suo braccio per alzarsi da tavola in fretta e furia e lasciare da soli i due uomini. Il marito la guardò con un’espressione mista di compassione e sconcerto. Asami, invece, prese a fissare con aria assente il suo bicchiere di vino rosso, ormai quasi vuoto. In effetti la reazione di quella donna non era stata poi così spropositata… a lui non importava nulla della vita mondana, si limitava a partecipare a cene e serate di gala solo quando gli affari lo richiedevano. Per il resto, preferiva impiegare il suo tempo in maniera più fruttuosa, come ad esempio… ma come potevano venirgli certi pensieri in un momento del genere? La colpa era tutta di quel ragazzo… Akihito Takaba… da quanto tempo non lo vedeva? Uno, due mesi? Troppo, decisamente troppo. Si era lasciato assorbire dagli affari, che la venuta di Feilong in Giappone avevano decisamente scombussolato, lasciando da parte il suo giovane e ribelle amante. Forse, però, era meglio così: Takaba non gli avrebbe mai permesso di disporre di lui a suo piacimento in maniera prolungata, era uno spirito troppo libero ed indipendente per lasciarsi dominare da chicchessia… eppure era proprio quella eterna scontrosità ad attirarlo. Per quanto intensamente lo facesse godere, per quanto provasse a piegarne la ferrea volontà quel ragazzo riusciva sempre a scivolargli via dalle mani come un animale selvatico nelle mani di un bracconiere. Akihito non gli apparteneva ancora del tutto, né, forse, lo avrebbe mai fatto. Per una strana ragione, tuttavia, Asami sentì che era giusto così. Un lieve sorriso di scherno gli increspò le labbra: se solo Majiko Aido avesse saputo quali erano i suoi reali gusti in fatto di sesso… chissà se avrebbe continuato a stargli così appiccicata? Dopo aver concluso il pranzo con un bicchiere di Porto d’annata Asami si congedò dal suo ospite e dalla sua fastidiosa consorte promettendo loro che sarebbe tornato lì alle ventuno per prendere parte alla loro festa. Fuori dalla villa lo attendeva una limousine con autista.

- Dove desidera che la porti adesso, Asami-sama?-
- Dirigiti verso il quartiere di Ginza. Devo recarmi urgentemente alla gioielleria di Naruto.-
- Perdoni l’insolenza, Asami-sama, ma non aveva detto di doversi preparare per la riunione di domani mattina a Yokohama?-
-Ho la netta sensazione che quella riunione salterà. La moglie di Aido mi ha incastrato costringendomi a partecipare al suo ridicolo ricevimento di stasera… tuttavia non sarà un gran male. So di sicuro che vi prenderanno parte alcune persone che non vedo da un po’ e alle quali farà bene rinfrescare la memoria circa gli impegni presi…-
- Ho capito, Asami-sama . Farò come desidera lei.-

La macchina procedeva spedita. Asami si accese una sigaretta. Dopotutto, pensò, quella festa non sarebbe risultata un inutile spreco di tempo. Chissà cosa avrebbe detto Akihito… sicuramente a lui quell’idea strampalata sarebbe piaciuta… era o non era un moccioso? Un adorabile moccioso…

- Trovarmi una ragazza… Tsk! Che razza di stupidaggine!-
- Come dice, signore?-
-Niente. Pensavo solamente ad alta voce a quanto a volte possa essere ingenua la gente.-

***

- Ragazzi, sono le due del pomeriggio! Che ne dite di cercarci un posticino dove prendere qualcosa da mangiare?-
- Se riesci a trovare un locale da queste parti dove per pagare il conto non sia necessario accendere un mutuo…-
- E dai, Yoshida! Piantala di fare il musone! Ci hai stufato con questa storia del regalo della tua ragazza! Cerca di fartene una ragione! –
- “Cerca di fartene una ragione”?! Non sei tu quello che ha lavorato tutto l’anno per mettere da parte dei soldi per fare un regalo che poi gli è stato venduto sotto il naso da un commerciante avido e senza scrupoli!-
- Dai, Yoshida! Non affibbiare colpe a chi non ne ha! Quel povero tizio del negoziante non poteva affatto sapere che tu eri interessato proprio a quell’anello!-
-Kou ha ragione! Ormai è andata! Continuare a piangere sul latte versato non serve a niente! Rischi solo di rinzuccarti la giornata!-
-Infatti! Prendi esempio dal nostro Akihito invece! Non ha fatto altro che guardarsi intorno con aria beata per tutto il giorno… è da un po’ di tempo a questa parte che pare vivere in un mondo tutto suo! A chi pensi, eh Akihito? A qualcuna di quelle idol che ogni tanto ti capita di fotografare?-
- Ancora con questa storia? Ma la volete piantare! Guardate che io sono un ragazzo serio che sta lavorando per costruirsi una solida carriera di fotoreporter di successo!-
- Ma a chi la vuoi dare a bere! Lo sappiamo tutti quanti che nascondi qualcosa! E prima o poi scopriremo anche cosa!-
-Già, o chi!-
-Razza di imbecilli…!-

Takaba sospirò. Improvvisamente, l’atmosfera festosa che l’aveva piacevolmente circondato da quella mattina era diventata soffocante. Come poteva spiegare ai suoi amici che in realtà avevano ragione? Che da qualche tempo c’era qualcuno nella sua vita, qualcuno che l’aveva completamente stravolta? Che quel qualcuno però non era chi pensavano, ma un potente boss della yakuza a causa del quale era finito invischiato in affari più grossi di lui? Un mafioso senza scrupoli che usava il suo corpo come un giocattolo? Un uomo arrogante ed egoista che lo aveva costretto a fare cose indecenti ed irripetibili? Un sadico che riteneva di essere il suo padrone? Come tentare di spiegare Asami? Che fine aveva fatto, oltretutto, Asami? C’era stato Feilong. C’era stato tutto quello che aveva seguito quell’arrivo. C’era stata la violenza, il sangue, la vendetta. C’erano stati altri incontri, più o meno casuali. C’era stato altro sesso. Poi, però, tutto sembrava finito. Poi, però, Asami era sparito nel nulla da cui era improvvisamente comparso. Lì per lì pensò con sollievo alla fine di un incubo. Ma una parte di lui protestava. Perché quello che c’era stato non poteva essere cancellato, perché, nonostante tutto, lui era attratto da quell’uomo. Perché, in fondo, non si sentiva molto diverso da una falena suicida: il fuoco brucia, eppure non può farne a meno, perché il suo calore e la sua brillantezza sono magnifici. Qualcosa di troppo bello e grande, di possente e pericoloso. Come Asami. Come il suo profumo, quello dei suoi abiti firmati, delle sue sigarette. L’odore delle suite degli alberghi dove spesso si erano amati. L’odore degli interni in pelle della sua auto, quello fumoso del suo club di Shinjuku. E poi, la confessione più difficile da fare a se stesso, quello della sua pelle tesa, del suo corpo perfetto. L’odore del sesso. L’odore del suo sesso. Un odore, un calore da cui finiva sempre per scappare. Ma che finiva sempre per mancargli.

Sono completamente pazzo…

Tornò a guardarsi nuovamente intorno: come era bella la città quel giorno! La gente, la sua euforia, tutto era pervaso da un’atmosfera festosa… se avesse avuto con lui la sua macchina fotografica! Ne sarebbe venuto fuori qualche scatto meraviglioso, di quelli che possono valere la vittoria in un importante concorso. Di quelli che parlano ad anime lacerate e confuse come la sua.

***

- Desidera qualcosa, Signore?-
- Sì, devo fare un regalo ad una signora estremamente capricciosa.-

Asami sorrise con la sua solita aria beffarda. Naruto non l’aveva riconosciuto.
- Oh, Asami-sama! Che piacere! E’ molto che non passa a trovarci!-
- Buon segno, mi pare.-

Naruto era un anziano gioielliere che aveva conosciuto molti anni prima, quando la sua attività criminale era quasi all’inizio e lui era preso di mira da una banda di teppisti che con le loro rapine disturbavano gli affari della cosca mafiosa di cui adesso era ormai diventato il capo. Una sera quei bastardi esagerarono arrivando a violentare la moglie di Naruto. Per Asami fu un vero piacere eliminarli. Esseri del genere non meritavano di certo la galera. Il gioielliere gli era stato infinitamente grato, non avrebbe tollerato l’invadenza della polizia in una situazione delicata come quella. Asami-sama invece lo aveva capito, e aveva aiutato lui e sua moglie a superare quel momento difficile. Che splendido ragazzo era allora Asami-sama, che fierezza e che vigore! Aveva un fuoco indomabile negli occhi, per quanto i suoi modi fossero misurati ed eleganti. Un vero leader. Non fu affatto una sorpresa assistere ad una sua rapida ascesa. Talento e destrezza, un perfetto giocatore d’azzardo. Un vincente nato. Un vincente che ora era venuto lì per chiedergli un piccolo favore.

- Chi è la fortunata questa volta?-
- Majiko Aido-

Secondo sorriso. Sapeva di avere fatto centro.

- Oh, kami! Non mi vorrete mica dire che anche voi ci siete caduto?-
- Nella sua rete o nei suoi tranelli?-
- Sarebbe piuttosto disdicevole per entrambi!-
- Pensa che con me ha recitato per tutto il tempo la parte della bambina viziata che vuole a tutti i costi imitare gli europei, ma io non me la sono bevuta: ho capito benissimo che il suo ricevimento era una messinscena per salvare a tutti i costi gli affari del marito…-
- Quindi è vero che è lei che manovra la sua carriera?-
- E lui ovviamente non ne sa nulla. Crede di essere arrivato dove è arrivato grazie alla sua abilità e alle sue conoscenze…-
- Donna notevole…-
-Anche se estremamente irritante.-
- Ha tentato di sedurla?-
- Inutile parlarne.-
- Non credo che abbia tutti i torti.-

La moglie di Naruto era una signora dall’aria ironica e brillante ma nel contempo composta e determinata, una di quelle figure femminili fuori da ogni schema. Asami le era molto affezionato, rispettava profondamente la dignità e la forza d’animo con cui aveva superato ciò che aveva dovuto subire così ingiustamente.

- Siete leggermente ingrassato, Asami-sama. Questo può essere solo un buon segno. Allora, chi è riuscito a conquistare infine il vostro cuore? Non propinatemi la balla che avete appena rifilato a mio marito, non vi crederei neanche se lo vedessi con i miei occhi!-
- Non vi si può nascondere proprio nulla!-

Asami rise di cuore prima di sfiorare il dorso della mano della signora con le sue labbra

-Sono la moglie di un noto gioielliere. Sono trent’anni che lavoro in questo negozio. Imparare ad avere un occhio infallibile è stato quasi un dovere per me-

Fu anche la sua rovina, pensò tristemente Asami. Se quella sera non avesse intuito le intenzioni di quei tipi…

- Comunque non è per questa persona che mi trovo qui. L’ho già detto a suo marito, devo omaggiare la scaltrezza di una insopportabile signora…-

Non gli ci volle molto per trovare quello che cercava, Naruto per queste cose aveva un talento smisurato. Non a caso era diventato uno dei gioiellieri più famosi di Tokyo… e pensare che era stato proprio lui ad incoraggiarlo a trasferirsi in Italia con la moglie dopo quella disgrazia per studiare le tecniche dei maestri orafi di quel paese…

***

- Cavolo, ragazzi! Guardate che macchina!-
- Una limousine con autista… questo sì che è lusso!-
- Guardate, i vetri sono oscurati!-
- Deve trattarsi sicuramente di un uomo molto ricco… chissà, forse un importante politico!-
- Già, che magari è venuto a comperare un regalo per la sua amante…-
- Yoshida, la vuoi piantare? Con questa storia della tua ragazza ci hai davvero rotto!-
- Forse perché almeno lui ce l’ha una ragazza!-

Risate serene. Risate di tre ragazzi spensierati. Tre ragazzi molto diversi da Akihito…

Un politico? Possibile… ma perché non ho mai con me la fotocamera quando serve! Magari Kou ha ragione! Magari potevo fare un bello scoop! E dire che in questo momento avrei davvero bisogno di un po’ di soldi…

Provò a sbirciare incuriosito attraverso i vetri. Nulla. Il tizio in questione si trovava evidentemente all’interno della gioielleria… forse era anche sul punto di uscire… impossibile avere il tempo di tornare a casa… sospirò pesantemente. La sua attenzione venne catturata dalla sagoma dell’autista: non riusciva a vederlo bene, ma qualcosa gli diceva che si trattava di una figura familiare…

- Comunque ripeto: per me questo tizio è dentro a comprare un regalo per la sua amante…-
- In effetti, visti il giorno e l’ora…-
- Un acquisto clandestino per un amore clandestino… chissà chi è la fortunata?-
- Una biondina dal pessimo carattere che per quanti sforzi faccia per liberarmene continua sempre a perseguitarmi.-

Gelo. Gelo totale. Il proprietario della limousine li aveva beccati in pieno. Figura peggiore non la potevano fare. I tre ragazzi si voltarono lentamente: ad attenderli, la figura ghignante di un uomo distinto, quasi sicuramente un ricco uomo d’affari . L’ultima persona con cui avrebbero dovuto permettersi una figura simile.

- Ci… ci scusi tanto… non volevamo prenderci gioco di lei… siamo stati degli sciocchi… ci scusi ancora…-

Imbarazzo a mille. Profusione di inchini. Poi, una corsa disperata per sfuggire ad una vendetta che i tre ragazzi temevano sarebbe stata terribile. Dopo essere sbucati in un vicolo affollato in cui distinguerli sarebbe stato impossibile, i tre ragazzi si guardarono in faccia.

- Che figura!-

Urlarono in coro. Poi, si guardarono intorno. Mancava qualcosa. Mancava Akihito.

- Dove diavolo si sarà cacciato?-

***

- E così, sarei una biondina dal pessimo carattere?-
- Ti pare questo il modo di salutare una persona che non vedi da parecchio tempo?-

I due si scambiarono un lungo sguardo. Ironico e divertito il primo, di sfida e timore il secondo.

- Sali in macchina.-

Takaba eseguì meccanicamente l’ordine che gli era stato impartito. Con Asami era sempre così… non riusciva mai a ribellarsi a quello che quell’uomo arrogante gli imponeva di fare. Voltò la testa di lato, guardando ostinatamente fuori dal finestrino: non aveva proprio voglia di affrontare una conversazione. In fondo, sapeva già cosa sarebbe successo: Asami lo avrebbe portato in uno degli alberghi dove a volte alloggiava per lavoro e lì lo avrebbe preso come e quanto gli fosse piaciuto. Nulla gli sarebbe stato concesso: se avesse potuto, Asami lo avrebbe privato persino della capacità di respirare. Akihito si strinse istintivamente nelle spalle. Si sentiva sporco. Come poteva permettere di essere usato ogni volta in quella maniera? Come poteva permettere ad uno sporco yakuza di rubare ogni volta la sua serenità? Non era più innocente, forse non lo era mai stato. Sapeva bene di essere complice di quell’uomo. Ma era giusto farsi privare della dignità in quella maniera? Era giusto lasciarsi usare come un oggetto di piacere per avere salva, ogni volta, la vita? Soprattutto: era sicuro che fosse la sopravvivenza il motivo che lo spingeva tra le braccia di Asami? Perché ogni volta che si ritrovava con quell’uomo sentiva crescere oscura, dentro di lui, la presenza di un demone che lo divorava, un demone che chiedeva sempre di più. Un demone che lo voleva irrimediabilmente legato al suo tormento.

- Cosa hai fatto in tutto questo tempo? E’ da un po’ che non mi giungono notizie di tuoi nuovi guai… cos’è, ti è già passato il gusto per i traffici illeciti?-

Ecco ciò che Takaba non poteva tollerare: la derisione. Che Asami usasse il suo corpo per sfogare i suoi bassi istinti poteva accettarlo, che lo umiliasse anche in quella maniera no. Non era più un bambino. Non più grazie a lui, almeno.

- A differenza di te io non ho soldi da sperperare… e ogni tanto dedicarsi a cose più leggere fa bene sia al portafoglio che ai nervi…-
- Uhm! Ragazzino!-
- Che hai detto, scusa?-
- Che sei solo un ragazzino. Hai voluto a tutti i costi un giocattolo nuovo e complicato, hai visto che non eri all’altezza di giocarci, ti sei stufato e hai lasciato perdere.-
- Razza di bastardo! Prova a ripetere quello che hai detto! Io non sono un bambino, tantomeno viziato, ma una persona che lavora sodo per portare a casa i soldi con cui mantenersi, e il motivo per cui ho lasciato perdere il “giocattolo”, come lo chiami tu, è che non ho nessunissima intenzione di continuare ad essere il passatempo preferito di tutti i capi mafia dell’Asia!-
- Tsk! Pensavo che per te la fotografia fosse una passione, non un semplice lavoro. Se volevi un solido stipendio, potevi cercarti un impiego in un’azienda… ah, ma… che stupido! Dimenticavo che per fare questo avresti dovuto frequentare con profitto una buona università, e questa non è proprio una cosa che si addica ad un moccioso scansafatiche e perdigiorno come te!-
- Dannato! Io ti odio! Certo che per me la fotografia è importante, e non credere che abbia rinunciato ai miei propositi di incastrati! Sei un osso duro, lo ammetto, ma prima o poi te la farò pagare…-
- Ed è per questo che hai accettato di salire in macchina con me per andare chissà dove? Mossa astuta, non c’è che dire…-

Akihito non rispose a parole. Lasciò che a farlo fosse il suo sguardo carico di risentimento. Asami, dal canto suo, se la rideva di gusto, come potrebbe fare un gatto con una lucertola. Quel ragazzo dal carattere ribelle era una sfida che lo eccitava sempre di più di partita in partita… Nella macchina calò un silenzio gelido, rotto soltanto dal rumore della pioggia che picchiettava sui finestrini. Le strade erano improvvisamente cambiate: fondali grigi illuminati da luci e ombrelli. L’atmosfera di festa si era guastata anche fuori da quella limousine.

- Che cosa ci facevi prima in quella gioielleria?-

La domanda gli era salita involontariamente alle labbra. Akihito se ne pentì immediatamente: Asami avrebbe potuto decisamente fraintendere il suo malumore, e lui non voleva, non voleva affatto… sentirsi legato a quell’uomo… lasciarsi risucchiare dalla sua perversione, dalla sua oscurità… Asami era troppo, troppo per lui. Akihito era sempre più convinto che prima o poi ne sarebbe rimasto schiacciato. Quell’uomo aveva il potere e i mezzi per farlo…

- Cos’è, sei geloso?-

Secondo sguardo torvo. Seconda ondata di divertimento. Tuttavia, uno strano sentimento colse Asami del tutto alla sprovvista: lo avrebbe definito compassione, ma era più profondo. Era tenerezza, tenerezza per un ragazzo che tentava disperatamente di lottare per uscire da una trappola senza uscita.

- Vai all’inferno brutto figlio di…!-
- Che modi! Siamo un po’ nervosi o sbaglio?-
- Ti stupisce davvero la cosa?-
- Affatto. Tipico di un animale che si sa in trappola.-
- Sarebbe meno umiliante…-

L’ultima frase fu appena un sussurro, ma ad Asami non sfuggì. Dunque Akihito era così teso per quello, per ciò che temeva che lui gli avrebbe fatto… dunque Akihito non era neanche lontanamente intenzionato ad accettare ciò che li legava indissolubilmente…

Ti farà male, Akihito. Non farai che soffrire di più. Lasciati andare, lascia che io ti stia accanto. Non puoi fare nulla da solo…

- Comunque mi trovavo lì per affari.-
- Eh?-
- Questa sera sono stato invitato ad un ricevimento natalizio, e ho dovuto cercare un regalo per la padrona di casa…-

Akihito adesso lo fissava con curiosità. Non vedeva proprio Asami nell’atto di comprare un regalo per chicchessia, men che meno per una donna capricciosa…

- Cos’è, vorresti un regalo anche tu? Non credo che un collier di diamanti ti si addirebbe… forse ti farebbero più comodo dei soldi per tre o quattro affitti… oppure preferiresti direttamente un bell’appartemento tutto tuo? Ti ho detto più di qualche volta che sarei dispostissimo a…-
- Questo è davvero troppo! Possibile che tu non abbia capito che da te non voglio nulla?! Nulla!-
- Ne sei davvero sicuro?-

Un sorriso tagliente come un rasoio. Un sorriso che non prometteva nulla di buono. Akihito chiuse gli occhi e deglutì: che quel che doveva accadere accadesse…

- Perché io avevo voglia di offrirti qualcosa da bere. Il freddo è veramente micidiale oggi.-

Akihito aprì di scatto gli occhi. Aveva davvero sentito bene?

- Qualcosa da bere? Ecco… sì… magari un caffè…-

Un caffè. Un caffè con Asami, il pomeriggio della vigilia di Natale. Come se nulla fosse stato. Come se non avessero appena finito di litigare. Come se non avessero mai fatto l’amore…

- Allora è deciso.-

Poi, rivolto all’autista

- Portaci al caffè Okibana. Mi sembra che sia il più vicino da queste parti.-
- Come desidera, Asami-sama.-

L’auto si fermò in meno di cinque minuti. Asami si voltò preoccupato verso Takaba

- Che c’è? Hai cambiato idea?-
- No… no. E’ solo che credo che mi stia per venire un forte mal di testa…-

Aveva cominciato a soffrirci da tre o quattro mesi. L’aveva ribattezzata “emicrania da Asami” perché lo colpiva sempre ogni volta che c’era di mezzo lui…
Il locale era caldo e affollato. Una folla di classe, sicuro, ma comunque sempre una folla. Asami si diresse verso un tavolo un po’ appartato, situato in un angolo tranquillo.

- Vieni. Di solito è qui che concludo parecchi affari…-
- Leciti o illeciti?-

Asami rise. Una risata misurata, composta, ma comunque destabilizzante. Non sembrava quasi il serioso capo mafia che Akihito aveva imparato a conoscere…

- In effetti la domanda ha una sua legittimità… leciti, in ogni caso. Ti pare che si possa discutere tranquillamente di armi in un locale come questo?-
- Ecco, io…-

Asami sorrise di nuovo. L’ingenuità di Akihito gli faceva più bene di quanto non riuscisse ad ammettere con se stesso. Ordinò due caffè, poi si voltò verso il giovane compagno: lo stava fissando con un’espressione a dir poco incredula.

- Si può sapere cosa c’è adesso?-
- Nie… niente. E’ solo che mi sembra strano che tu… beh, ecco…-
- Che io? Continua. Adesso mi hai incuriosito.-
-…-
- Guarda che non ti mangio mica.-

La cosa lo avrebbe spaventato molto meno. Akihito si guardò intorno: in effetti, finchè si trovava in un locale affollato come quello non aveva nulla da temere…

- Ecco, vedi, di solito bevi sempre whisky o cose del genere… mi sembra strano che oggi tu ti sia limitato ad un semplice caffè…-
- In pratica mi stai dando dell’alcolizzato, non è così? Grazie per la considerazione!-
- Ma no, che dici! Io non volevo di certo dire… senti, lasciamo perdere, va bene? Oggi non ne azzecco una!-
- In effetti sei un po’ troppo nervoso per i miei gusti. C’è qualcosa che non va? Che cosa ci facevi prima fuori la gioielleria di Naruto con i tuoi amici?-
- Io? Fuori la gioielleria… con i miei amici…-
- Esatto, fuori quella gioielleria con i tuoi amici, che molto cavallerescamente sono scappati lasciandoti in mezzo ad un mare di guai.-

Touchèe. Kou e gli altri erano spariti senza lasciargli neanche il tempo di realizzare cosa fosse successo… chissà che fine avevano fatto…

- Ecco, noi… cioè… Yoshiba…-
- Potresti esprimerti in maniera più chiara, per cortesia? Ti ho già detto che non ho intenzione di farti nulla. O forse devo pensare che hai sul serio qualcosa da nascondere?-
- Nascondere? Io? Ti sbagli di grosso! Stavo solo facendo un giro con miei amici… siamo finiti lì per caso.-
- Quindi stavi solo passeggiando… che delusione! Pensavo volessi pianificare una rapina… magari avrei potuto darti una mano… sai, non te l’ho mai detto, ma hai la stoffa per diventare un buon criminale: sangue freddo, faccia tosta, fegato… ti manca soltanto un pizzico di buon senso… ma per quello basterà un po’ di disciplina…-
- Ma di che diamine stai blaterando! Io non ho nessunissima intenzione di diventare uno dei tuoi scagnozzi! Piantala di dire scemenze simili oppure alzo i tacchi e me ne vado!-
- Fai pure, ma sarebbe un vero peccato… anche perché le mie intenzioni sono ben diverse.-

Con sguardo e movimenti da felino Asami si sporse leggermente in avanti sul tavolo, afferrando Takaba per un braccio ed avvicinandolo ulteriormente a sé

- Non ti sto chiedendo di fare il tirapiedi… sarebbe abbastanza sciocco da parte mia. Tu sei un animale troppo selvatico per accettare di prendere ordini da chicchessia… la mia proposta è molto più eccitante: diventa il mio allievo, lascia che ti guidi e faccia di te un vero uomo…-

- Tu sei pazzo! Non voglio starti minimamente ad ascoltare! Smettila!-

Con uno strattone liberò il braccio destro dalla presa di Asami.

- Con questo hai davvero superato ogni limite! Chiedermi di diventare il tuo secondo! Meno male che in un locale come questo non si poteva parlare di cose illegali…-

L’arrivo del cameriere con due tazze fumanti interruppe la discussione. Fu una tregua di breve durata, ma utile per cercare di riportare la calma tra i due burrascosi amanti.

- Ho avuto una giornata pesante e mi attende una serata ancora peggiore.-
- Eh?-
- Prima mi hai chiesto perché non ho ordinato un drink, giusto? E io ti ho risposto: non essendo un alcolizzato e dovendo prepararmi psicologicamente ad una serie di incontri poco piacevoli ho preferito prendere qualcosa che mi aiutasse a mantenere la lucidità, piuttosto che annebbiarla. Le persone che sanno come bere di solito capiscono anche quando è il momento di non tirare la corda.-

C’era un implicito rimprovero in quelle parole che però Akihito non colse, assorto com’era nei suoi pensieri. Asami si stava mostrando insolitamente vulnerabile per i suoi standard. Non si era mai degnato neanche una volta di giustificare un suo singolo gesto, sia pure insignificante. Per non parlare di quella proposta di poco prima…

- Io… cioè, noi… cioè… io e i miei amici eravamo lì perché uno di loro voleva fare una sorpresa alla sua ragazza.-
- Quello alto e moro?-
- No, quello biondo con i capelli a spazzola.-

Tipo anonimo, non molto intelligente. Un ragazzino rammollito che sicuramente si era scelto una tipa capricciosa… perché Akihito si ostinava a frequentare tipi del genere? Eppure era un ragazzo ambizioso…

- E allora, questa sorpresa? Naruto ha una gioielleria decisamente al di sopra delle vostre tasche.-

Come se non lo sapesse! Ma perché Asami doveva sempre rinfacciargli il suo essere ricco e potente? Lo sapeva anche troppo bene… che tipo odioso!

- Non era quella infatti la gioielleria dove avrebbe dovuto comprare il regalo!-
- Ah, no? E allora qual’era?-
- Non… non me lo ricordo.-
- Peccato.-
- In ogni caso il suo piano è andato a monte. Quando siamo arrivati noi l’anello in questione era stato appena venduto.-
- Diamanti?-
- Uno solo… piccolo… sì.-

Ma perché Asami era tanto interessato a quella storia?

- Questo spiega perché si sia ricordato all’ultimo minuto di andarlo a comprare…-
- Ma quale ricordare e ricordare! Sono mesi che ci assilla con questa storia! L’idea era quella di darglielo stasera durante la festa che avevamo pensato di organizzare, ma, come ti dicevo prima, è andato tutto a monte. Poverino, aveva fatto tanta fatica per mettere da parte i soldi…-
- E adesso?-
- E adesso… niente. Reiko… la sua ragazza… si dovrà accontentare del solito mazzo di fiori (sempre ammesso che Yoshiba si ricordi, nella sua disperazione, di andarli a comprare).-

Asami rimase in silenzio a riflettere fissando intensamente il viso di Akihito. Il ragazzo si sentiva a disagio. Prese a guardarsi intorno con aria agitata rigirando nervosamente la tazza fra le mani.

- E tu, Akihito? Ti sei ricordato di comprare a tutti un regalo?-

Il diretto interessato sussultò. Quella domanda non faceva che aumentare il suo imbarazzo… ma dove voleva andare a parare Asami? Che gli aveva preso?

- Ecco… sì… Con… con il mio lavoro sono stato fortunato.-
- E quindi regalerai anelli con diamante a tutti?-
- Ma che dici! No! E’ solo che ho avuto la fortuna di fotografare una famosa modella qualche settimana fa e pensavo che regalare qualche foto di lei sarebbe stata una buona idea…-
-… poco costosa, oltretutto.-

L’imbarazzo era arrivato a livelli insopportabili, ma il peggio doveva ancora arrivare

- Sai perché ti ho chiesto dei regali?-
- Francamente, no.-
- Perché ho una voglia matta di scartare il mio…-
- Ma… ma…-

Asami prese a carezzare in maniera sensuale il dorso della mano che Takaba stava tenendo disteso sul tavolino, lasciando apertamente capire quali fossero le sue intenzioni. Sul volto di Akihito, però, comparve una smorfia di disgusto che lo allarmò non poco…

- Sei sempre il solito pervertito! E dire che mi ero illuso che, almeno una volta tanto, tu fossi cambiato…-

Alzò lo sguardo su Asami: era lucido di pianto.

- Perché? Perché devi sempre fare così? Tutto questo… tutto questo è così squallido… eppure non dovresti fare tanta fatica a trovare qualcuno che ti soddisfi in maniera più… più… insomma… consensuale… di me… o è solo puro sadismo il tuo?-

Asami restò immobile ed in silenzio. Le parole di Akihito lo avevano colpito. Non c’era il solito rancore giocoso che tanto lo faceva divertire, c’era soltanto una profonda tristezza. Una conseguenza che avrebbe dovuto prevedere, quella che il povero Takaba arrivasse a sentirsi sporco… in fondo non cercava sempre di interpretare al meglio il ruolo di paladino della giustizia? Le lente carezze si trasformarono in una stretta salda, una stretta in cui però non c’era violenza.

- Ascoltami bene, Akihito. So che quello che c’è tra di noi non è affatto facile da accettare per te, e se a volte sono così brutale lo faccio solo per cercare di metterti di fronte all’evidenza dei fatti… ti ho destabilizzato non poco oggi, me ne rendo conto, e accetto senza riserve il tuo odio in questo momento. Tuttavia, lascia che ti avanzi una piccola richiesta-

La mano del ragazzo ebbe un lieve moto di ribellione

- Voglio vederti sorridere, Akihito. Almeno una volta. Vorrei tanto che tu non avessi più paura di me.-

Takaba sobbalzò una seconda volta sulla sedia. Che significava quell’assurda richiesta? Ormai non aveva più dubbi: Asami era completamente pazzo.

- Mi dici come faccio? E’ impossibile! Sorridere… in maniera forzata, forse. Ma un sorriso vero, sincero, quello non posso regalartelo… perché quello può nascere solo quando si è sereni. E io, con te, non credo che riuscirò mai ad esserlo. Non puoi chiedermi di ignorare tutto ciò che mi è successo per causa tua… non sarebbe giusto.-

Calde lacrime presero a scorrere sul viso di Takaba. Lacrime silenziose, versate a testa bassa. Asami lasciò lentamente la presa sulla mano del ragazzo e lo fissò silenziosamente per qualche istante con un’espressione sofferta. Alla fine, si alzò.

- Non volevo farti del male, Akihito. Non era quello che desideravo.-
-…-
- So perfettamente che hai ragione.-
-…-
- Volevo solo farti sapere quali erano le mie reali intenzioni con te… non ho mai voluto che fosse solo sesso. Ma, evidentemente, qualsiasi altra soluzione tra di noi è impossibile da applicare. Usa questi giorni di festa per riflettere sulla nostra situazione e poi fammi sapere. Se per te è una così grande sofferenza continuare ad andare avanti in questa maniera, potrei anche essere disposto a lasciarti definitivamente in pace… sempre che sia davvero la tua volontà, e non una decisione dettata dall’ostinazione.-

Akihito era rimasto letteralmente senza fiato. Asami… aveva realmente detto lui quelle parole? Era davvero Il Ryuichi Asami che aveva conosciuto in quei mesi l’uomo che gli aveva parlato in quella maniera? Il suo aguzzino, il suo salvatore, il suo tormento… poteva davvero essere che…? Akihito alzò il viso di scatto, ma trovò Asami voltato di spalle già pronto ad andarsene.

- Asami…-
- Che c’è?-
- Buon Natale.-
- Buon Natale anche a te, mio piccolo testardo. E non ti ubriacare come al solito.-
- Potrei dirti la stessa cosa. Lo champagne da alla testa molto più della birra.-
- Su questo, una volta tanto, hai ragione.-

Lo yakuza lo fissò ancora una volta intensamente. Poi, voltò nuovamente le spalle e se ne andò. Akihito lo vide allontanarsi nel suo elegante cappotto nero. Per quanti sforzi mentali facesse, quell’uomo rimaneva un autentico enigma per lui.

***

Era uscito senza ombrello, i suoi amici erano spariti e lui aveva appena finito di discutere con Asami… il quale gli aveva appena lanciato un ultimatum. Poteva esserci una vigilia di Natale peggiore di quella? Akihito alzò il viso verso l’alto lasciando che la pioggia glielo bagnasse. Non gli importava di prendersi un malanno, non gli importava più di niente. Era confuso, spaventato, e l’unica persona a cui avrebbe voluto aggrapparsi in realtà era anche l’unica da cui doveva girare alla larga. Riflettere su loro due… come poteva prendere una decisione? Che valore poteva avere? Tutto era sempre stato deciso da Asami… perché da un giorno all’altro, allora, aveva deciso di scaricare tutto addosso a lui? Non era leale. In fondo, però, era proprio quello che gli aveva chiesto implicitamente di fare… La testa gli faceva sempre più male, forse gli stava venendo anche la febbre… aveva importanza in quel momento? No, soprattutto perché era giunto davanti alla porta di casa sua…

- Che diavolo…-

Al centro dell’ingresso c’era un grosso pacco con sopra una semplice busta bianca. Non c’erano nomi o niente del genere, solo un semplicissimo “Merry Xmas”. La scritta era in stampatello, ma era stata vergata a penna. Con un misto di curiosità e timore l’aprì. C’era un bel biglietto rosso e oro. Dentro, il messaggio era in giapponese e diceva

Per i tuoi appostamenti allo Shion

Una frase semplice ma densa di significati, in perfetto stile Asami. Niente smancerie, assoluta mancanza di tatto e prepotenza. Neanche un paio d’ore prima lo aveva lasciato concedendogli una pausa di riflessione per decidere sul futuro della loro relazione e adesso se ne era uscito con un regalo ingombrante e sicuramente molto costoso… Takaba sospirò rassegnato. Alla fine l’unica scelta possibile era quella che Asami voleva che facesse… che bastardo! Un colpo così basso non lo aveva mai utilizzato… Entrò in cucina e si preparò una tazza di tè bollente: in quel bar il caffè aveva finito per berlo freddo. Mentre il bollitore era a scaldare sul fuoco, si decise a tornare nell’ingresso e a scartare il grosso pacco. Quando ebbe finito, non volle credere ai suoi occhi.

***

Ryuichi Asami si era svegliato tardi e di cattivo umore quella mattina. La doccia da cui era appena uscito non sembrava avergli minimamente giovato. La sera prima aveva dovuto assistere allo spettacolo pietoso offerto dalla farsa messa in piedi da Majiko Aido. Inoltre, come se non bastasse, aveva violentemente discusso con alcune sgradevoli persone che gli dovevano dei grossi favori, persone che si erano mostrate più irritanti del solito. Terzo, lo champagne servito era di qualità pessima e gli aveva lasciato in bocca un sapore disgustoso. Quarto, ma non certo in ordine di importanza, Akihito non si era fatto assolutamente sentire. Aveva provato a chiamarlo diverse volte sul cellulare ma niente, era sempre spento. Di mandare un paio di uomini a casa sua non se ne parlava, tanto sapeva che non c’era (il pomeriggio precedente aveva parlato di una festa a casa di amici). Si servì un’abbondante dose di caffè nero e senza zucchero, unica portata veramente gradita di quella luculliana colazione che l’albergo dove alloggiava si ostinava a servirgli. Non aveva mai fame di prima mattina. Per capire che era ora di rimettersi in moto gli bastava di solito un po’ di brodaglia senza zucchero e un paio di sigarette. E le fesserie ben confezionate dei giornali. Se la gente sapesse quanto sia facile manovrare un giornalista… e quanto a un buon giornalista basti poco per manipolare la gente… il mondo era davvero un gran brutto posto a volte. Guardò l’orologio: la giornata sarebbe stata piuttosto lunga senza nulla da fare… la borsa era chiusa e molte persone sarebbero state ben contente di avere ventiquattro ore di tempo per poter rinviare gli affari. Molte persone ma non lui. Afferrò il cellulare: nessuno lo aveva cercato mentre era sotto la doccia. Si rituffò nella lettura del giornale cercando di svuotare la testa dal turbinio di pensieri negativi che tentava di fargliela scoppiare. Non fece in tempo a riuscire in questo intento che sentì bussare alla porta. Con un sospiro si alzò ed andò ad aprire. Era uno dei suoi uomini.

- Buongiorno, Asami-sama. Mi scuso per averla disturbata ma hanno appena consegnato questa busta per lei.-

Asami scrutò attentamente ogni singolo angolo di quella carta giallognola per cercare un indizio anche minimo sul mittente. Non ne trovò nessuno… o forse sì… quella scritta… quel “Merry Xmas”…

- Chi l’ha portata?-
- Un ragazzo. Biondo, piuttosto giovane…-
- Fallo salire immediatamente.-
- Ma, Signore…-
- E’ ancora giù, no?-
- S… sì.-
- E allora vallo a chiamare e digli che lo aspetto in camera.-

Forse non tutto era perduto. Forse quella giornata stava per acquistare finalmente un senso…

***

- Non ti avevo comprato tutta quella roba per sprecarla a scattare foto ai tuoi amici ubriachi. Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro nel biglietto.-

Akihito era allibito. Si era messo tanto di impegno per cercare un’idea per soddisfare il desiderio di Asami e ringraziarlo in qualche modo per tutto ciò che aveva fatto e quel bastardo che faceva? Gli rideva in faccia? L’istinto era quello di girare i tacchi e andarsene…

- Lo sapevo che non avresti gradito! Sei sempre il solito egoista! Scommetto che l’unica cosa che vuoi è che io mi spogli e ti lasci divertire tutto il giorno con il mio corpo… non è così?-
- Ogni cosa a suo tempo…-

Asami si pentì di aver aggredito Takaba in quella maniera, ma non era riuscito a trovare un’altra maniera per esprimere la sua sorpresa nell’aprire quella busta. La sua mano prese a scivolare con fare affettuoso sulla guancia di Akihito, constatando quanto fosse piacevolmente liscia la sua pelle.

- Sono contento che ti sia piaciuto il mio regalo.-

Gli sussurrò sensualmente in un orecchio. Un set completo da fotografia, attrezzature costosissime e altamente professionali. L’ideale per chi decideva di lavorare sotto copertura come il suo piccolo testardo…

- Ma questo non toglie che mi urti il saperlo utilizzato per scopi tanto futili.-

Non potè resistere alla tentazione di mordergli il collo e succhiarne la pelle delicata. Akihito si scansò con fastidio.

- A parte il fatto che quella non è l’unica fotocamera di cui dispongo, sai quanto mi è costato, in termini di fatica, mettermi a sviluppare foto alle quattro del mattino?-
- Chi le ha scattate?-
- Quel matto di Yoshida.-
- Quello dell’anello?-

Takaba annuì.

- Ecco perché sono di così pessima qualità.-
- Era ubriaco. Lo eravamo tutti.-
- Non mi dire che l’anello non andava bene…-
- Benissimo. Solo che quando la sua ragazza ha saputo chi l’aveva effettivamente comprato gli ha fatto una sfuriata dandogli del parassita rammollito.-
- Non ha avuto tutti i torti…-
- Yoshida non ti aveva chiesto niente… come me, del resto. Ma, d’altronde, sei così bravo a manipolare le persone come più desideri…-
- E’ immorale persino cercare di rendere felici le persone che ci circondano?-
- No, se ciò fosse fatto per puro e semplice altruismo. Ma tu non ne sei affatto capace.-

Il ragazzo aveva ragione. Da molto tempo aveva smesso di conoscere il significato della parola altruismo… almeno nel suo senso più banale e scontato. Perché, per Akihito, lui sarebbe stato disposto a dare se stesso. Perché, pur di accontentare un moccioso insolente aveva dilapidato un capitale tra attrezzature fotografiche e un anello con brillanti per una ragazza che neanche conosceva. Tutto, pur di vedergli stampato sul viso un semplice sorriso. Per avere al suo fianco il ragazzo gaio e spensierato che compariva in quelle foto… ne prese in mano una, quella che aveva subito individuato come la sua preferita. Era un po’ sfocata, ma il viso di Akihito in primo piano si vedeva chiaramente. Qualcuno gli aveva rovesciato addosso della birra. Per tutta risposta, lui si era messo a ridere assieme ai suoi amici. I capelli erano bagnati e spettinati come al solito, ma l’espressione del suo viso era… quella di un altro Takaba. Un Takaba bellissimo e selvaggio.

- Insomma, del mio regalo non dici proprio nulla?-

La testa poggiata sulla sua spalla era un’aperta provocazione… Asami la colse al volo per spingere dolcemente Akihito sul letto.

- Dico che, come sempre, hai optato per la soluzione più a buon mercato.-
- Bastardo… ti odio…-
- Davvero? Mi sembra invece che tu sia piuttosto eccitato…-
- Perché devi sempre fare così?-
- Perché altrimenti non ci sarebbe gusto…-
- Ah!-

Il suo sesso. Il suo sesso nella bocca di Asami. Una sensazione pazzesca di calore gli mandò a fuoco l’inguine e gli fece perdere la cognizione del tempo e dello spazio... come sempre… tutto si sarebbe ripetuto secondo il solito copione… ecco quelle dita che gli solleticavano un capezzolo, poi scendevano a carezzare il ventre, infine si insinuavano tra le sue cosce… poi tra le sue natiche... dolore e piacere all’inizio, poi soltanto piacere. Un accappatoio bianco che cadeva per terra, un corpo muscoloso che si muoveva sopra il suo. Poi di nuovo dolore, intenso. Asami era dentro di lui, e lui aveva voglia di piangere e gridare per questo. L’orgasmo arrivò presto per entrambi. Asami venne nascondendo il volto nell’incavo della sua spalla. Non lasciò quella posizione neanche dopo essere uscito dal suo corpo.

- Sei sempre il solito…-
- Consideralo solo il mio modo di ringraziarti.-
- Ri… ringarziarmi? Ma allora il regalo ti è piaciuto!-
- Credevi davvero il contrario?-

Asami baciò con passione il suo giovane amante.

- Sono o non sono stato io a chiedertelo?-
- Ma io… pensavo… ecco… quello che hai detto…-
- Lascia stare quello che ho detto…-
- Perché mi tratti sempre così?-
- Perché ti amo.-

La frase che non doveva mai essere pronunciata era stata detta.

- Non è vero… tu menti.-
- Se mentissi credi che perderei tutto questo tempo a farti eccitare?-
- Vai all’inferno…-
- Con te… con te soltanto…-

Un’ora dopo, i due amanti giacevano stanchi sul letto sfatto. Asami si voltò verso Akihito: il ragazzo si era addormentato con un’espressione beata. Lo yakuza gli baciò dolcemente la fronte. Per tutta risposta, le labbra di Takaba si piegarono in un lieve sorriso. Asami trattenne leggermente il respiro: per nulla al mondo avrebbe voluto che Akihito in quel momento si svegliasse e lo prendesse a male parole. Lentamente si alzò e si diresse verso la finestra: il panorama era quello di una Tokyo bagnata e soffocata di luci. Improvvisamente, due braccia sottili gli strinsero la vita e un viso dai tratti ancora fanciulleschi gli si posò sulla schiena.

- Ma non stavi dormendo?-
- Non completamente.-
- Male.-
- Perché?-
- Non lo immagini?-
- No, non lo immagino. Non voglio più immaginare niente con te.-
- Che vuoi dire?-
- Che ti amo anch’io.-

Avrebbe potuto dire qualcosa, ma non lo fece. Avrebbe potuto sorridere, ma non fece neanche questo. Lo baciò, semplicemente. Un bacio profondo ma privo di voracità. Un bacio intenso ma non disperato. Un bacio ricambiato. Un bacio tra due persone che finalmente avevano scoperto reciprocamente le carte. Un bacio bellissimo, il più bello di tutta la sua vita.

- Allora accetti la mia proposta?-
- Quale proposta?-
- Diventerai il mio protetto?-
- Neanche per sogno! Diventerò un famoso giornalista.-
- Magari incastrandomi… non è così?-
- Non l’ho già fatto, forse?-
- Anch’io, mi sembra.-

I due presero nuovamente a baciarsi. Nulla era cambiato in apparenza, tutto era cambiato nella sostanza. Le catene si erano strette intorno ai polsi di Asami e Takaba. Catene scintillanti come i nastri dorati di un regalo di Natale.
 


*Fine*