Mi piace tanto quando arriva la sera.
Sì, perché dopo una giornata trascorsa
fra le lezioni (uffa!) e gli impegni del club di basket, io e Kaede
possiamo finalmente starcene da soli e rilassarci con tranquillità. Lo so
che il tensai a volte sembra un esagitato…cioè, ‘sembro’…un po’
lo sono! Eheheheh…ma, che ci crediate o no, riesco ad apprezzare
tantissimo questi momenti pacifici di vita quotidiana: noi due che
guardiamo le partite dell’NBA, che sparecchiamo sbadigliando dopo
esserci ridotti a farlo a notte fonda e che carichiamo la lavastoviglie…oppure
che stiamo semplicemente nella stessa stanza, magari con me che sfoglio
una rivista e Kaede che sonnecchia con la testa appoggiata sulla mia
spalla…Vita quotidiana, appunto; all’apparenza, niente di speciale…ma
questo ‘niente’ per noi è un gran traguardo, qualcosa di
irrinunciabile!
Come dicevo, adesso è sera e io me ne
sto comodamente stravaccato sul divano, quando mi raggiunge il mio
volpacchiotto adorato.
Questo me lo aspettavo: quando arriva il
buio e ce ne stiamo da soli, mi piace troppo coccolarlo e a lui (anche se
so che lo negherebbe fino alla morte!) piace farsi coccolare…Quello che
non mi aspettavo era di vederlo con una pila di libretti e fogli fra le
mani!!!
"Cos’è quella roba, kitsune?"
chiedo; libri di scuola non sono, di basket nemmeno… "Materiale
sull’America" mi spiega lui, sedendosi al mio fianco e
raggomitolando le gambe.
"Ah!" esclamo; dopo la nostra…divergenza?…vabbe’,
crisi, diamole il suo nome! Dicevo, dopo la nostra crisi la kitsune mi
aveva detto che mi avrebbe reso più partecipe dei suoi, anzi nostri,
progetti americani e a quanto pare ha deciso che è ora di mantenere la
promessa.
Mi approprio con curiosità di alcuni
depliant turistici che mi porge e inizio ad osservarli: sole, bel tempo…del
resto, è la California!!!
"La città che vedi in quelle foto
è Sacramento, do’aho, la capitale della California e, dopo aver
considerato una serie di cose, credo che la scelta migliore per noi sia
iscriverci alla sua università" mi spiega il volpacchiotto.
Uhm…
I miei occhi scorrono rapidamente le
foto e mi sembra un bel posto!! Poi noto degli altri fogli.
"E questi, kitsune?".
"E’ sempre Sacramento, ho
stampato queste immagini da Internet" è la sua rapida risposta. Ah,
ecco perché in questi giorni è stato collegato alla rete più del suo
solito! Osservo anche questi fogli con attenzione: dopotutto, qui si sta
parlando del posto che sarà onorato della presenza del tensai!!! Però…uhm…uh?!?!
"Kitsune…" lo chiamo, con
voce dubbiosa.
"Hn?".
"La vedi questa foto? Come mai su
questo muro c’è scritto ‘welcome to hell’?!" domando, senza
nascondere la mia perplessità. Dove diavolo vuole portarmi?!
"Sicuramente non significherà
niente, do’aho, sarà un modo di dire" taglia corto Kaede,
stringendosi nelle spalle, con l’aria di voler troncare in anticipo
qualunque mia rimostranza.
"Ma…" provo ad insistere, ma
lui mi interrompe e mi distrae mettendomi sotto il naso altre stampe.
Volpaccia furba!!!
"Guarda qua, Hana: questa è la
squadra di basket di Sacramento, a cui è legata quella universitaria…ho
trovato il loro sito internet…" me lo dice con una certa emozione e
a me viene da sorridere. So cosa significhi tutto questo per lui, quindi
mi sento emozionato anche io, mentre inizio ad osservare i…ooooooooh…non
ci posso credere!!! Il mio volpino adorato ha pensato a me!!! Non c’è
dubbio a riguardo…ha fatto una scelta così importante pensando a me!!!!
Oooooooh…
"Kitsune!!!" lo chiamo di
nuovo, esaltatissimo.
"Hn?".
"Hai voluto onorare il tensai!!!
Finalmente hai trovato il modo più adatto per rendere omaggio al mio
genio!" i miei occhi stanno assumendo la forma di un cuore, lo so, me
lo sento…
"Ma che dici?" Kaede si
acciglia un po’, guardandomi come se non capisse. Che tenero, vuole far
finta di niente, lo so che sotto sotto, per certi versi, è un volpino
timido…
"Parlo della scelta della squadra,
dai che l’ho capito!!! Eheheheheh…- ridacchio- I Sacramento Kings!
King vuol dire ‘re’ in inglese, no? E io sono il re dei rimbalzi…hanno
pure una corona come simbolo della squadra! Scommetto che mi ambienterò
benissimo…E’ stato davvero romantico da parte tua, kitsune!"
oddio, mi accorgo da solo di stare parlando con il mio tono di voce più
scemo, ma davvero non riesco a controllare il mio entusiasmo! Però
comincio ad insospettirmi quando noto lo sguardo vacuo di Kaede che passa
alternativamente da me al foglio.
"Non me ne ero accorto…" lo
sento mormorare.
Mi basta fissarlo per due secondi per
capire che non sta scherzando.
"COME?!" grido; insomma, come
può non essersi accorto di una cosa così lampante?!
"Sono quasi tentato di ricominciare
daccapo la scelta della squadra…" continua il mio volpacchiotto, in
tono calmo.
"CHE STAI DICENDO?!" la mia
voce, al contrario, è sempre più alta e furibonda.
"Anzi, decisamente dovrò trovare
un’alternativa…non oso pensare alle figuracce che faremmo con te
sempre ad assillare tutti con questa storia" spiega lui, freddamente.
"KITSUNE, NON OSARE!!! STAI SCHERZANDO, VERO?!" urlo; non ho
davvero intenzione di permettergli di ironizzare sul fatto che io sono il
re dei rimbalzi!
"No".
La mezz’ora successiva io e Kaede la
impieghiamo cercando di soffocarci a vicenda con i cuscini del divano e ci
scappa pure una bella rotolata sul pavimento; quando gli afferro il polso
con la mia stretta salda, bloccando il suo pugno, lui per un attimo mi
fissa quasi irritato, ma poi è bellissimo vedere il suo sguardo che da
cupo diventa dolcemente malizioso e brillante, illuminandogli tutto il
viso. Kaede si china lentamente su di me, mi bacia su una guancia e mi
dice, fissandomi negli occhi: "Scherzavo…".
"Eh?!- sussulto- Allora l’avevi
notata questa sublime coincidenza!" esclamo.
"No, a quella davvero non avevo
fatto caso, ma scherzavo sul fatto di dover cercare un’altra
squadra" sorride leggermente la mia volpe, che deve aver fatto questo
casino solo per il gusto di piccarsi con me. E poi sarei io quello
infantile, eh?! Giuro che, prima o poi, la kitsune mi farà impazzire!!! E
io lo adoro per questo…
Dopo la baruffa, ritorna la pace: ci
risediamo sul divano parlando tranquillamente, come se niente fosse
successo. Io sfoglio con ancora più attenzione il materiale sui
Sacramento Kings, guardo le foto del loro campo da gioco, dei giocatori,
osservo bene la loro divisa…Poi passo una mano fra i folti capelli del
mio Kaede, scompigliandoglieli e sogghignando nel vederlo scostare il capo
dalla mia mano che lo sta arruffando. Eheheheheh…vado in estasi per le
sue occhiate assassine!!
"Sai, Kaede, stavo pensando che
questa divisa così scura starà davvero bene sulla tua pelle bianca…sarai
un incanto…" quanto sarà bello, il mio amore! Mi infastidisce
moltissimo pensare che dovrò dividere questa visione con altre persone!!!
Grrrr…
Lui mi sorride mentre io gli accarezzo
una guancia, poi torna a guardarmi seriamente: "Ci sono altre cose di
cui dobbiamo parlare" mi annuncia. La cosa mi stupisce.
"Ad esempio?" be’, abbiamo
deciso la squadra, la città, il continente…che altro c’è da
stabilire?!
"Dovrai chiedere una borsa di
studio, Hana- dice lui, lentamente- Magari vorrebbero sapere a quale
facoltà ti piacerebbe iscriverti" considera. E io cado dalle nuvole.
"Tu dici?!".
Lo sguardo del mio volpacchiotto si fa
sospettoso: "Do’aho, dimmi cosa ti eri immaginato esattamente fino
ad ora…di non dover frequentare l’università?".
"No, no!!!- su questo punto è
meglio che lo rassicuri subito- Però…avevo capito che gli studenti che
hanno meriti sportivi hanno delle facilitazioni…".
Kaede mi interrompe: "Sì, è vero,
in America funziona così, però credo che gradirebbero che tu fossi
iscritto ad una qualsiasi facoltà, non trovi?" ironizza.
Ehm…non ha tutti i torti…
"Ah, sì, dunque…" borbotto,
mentre il cervello ultra-veloce del tensai comincia a passare al setaccio
tutte le possibilità: Legge? Economia? Medicina? Psicologia? Fisica? Mm…
"Visto che dobbiamo per forza
iscriverci, tanto vale studiare qualcosa che ci interessi, no?" mi fa
notare la kitsune.
Detesto dargli ragione, ma il suo
ragionamento non fa una piega!
"Ehm…sì…dunque…" cioè,
a me interessa lo sport! Nonostante questo, provo ad immaginarmi in veste
di grande avvocato, nuovo divo del foro…oppure potrei diventare il più
grande primario degli Stati Uniti…oppure…vabbe’, è inutile girarci
intorno!! NON MI VIENE IN MENTE NIENTE!!!!! SIIIIIIIGH!!!!!!
Scuoto la testa, guardo Kaede dritto
negli occhi e proclamo: "Non ho idee!" con un certo sgomento
nella voce.
La volpe reagisce proprio come mi
aspettavo: sospira con una lieve irritazione e poi mi tira leggermente i
capelli, prima di passare le sue dita sottili fra le mie ciocche.
"Do’aho! Come può essere che non
ti interessi niente, a parte lo sport?!" mi rimprovera e qui io mi
incavolo di brutto, perché questa osservazione, questa critica
(critiche al tensai?! Tsk…), non può farmela Mr.
Se-mi-togliete-il-basket-mi-togliete-la-vita!!! Ma vi rendete conto?!
"Senti chi parla!" gli
ringhio, guardandolo male.
E allora il volpacchiotto indisponente
inclina il viso in quella maniera che trovo incantevole e che mi fa
impazzire, per poi gelarmi con un lapidario: "Veramente, io qualche
idea ce l’avrei".
NON E’ POSSIBILE!!!
"Kitsune, stai barando! Non è
possibile che tu abbia delle idee che riguardino la studio!!" e
soprattutto non è possibile che lui le abbia e io no!
Lui appoggia il viso alla mano e mi
parla tranquillo: "Ho pensato che, dopotutto, a me piacciono molto il
mare e gli animali e che quindi, se studiassi qualcosa come veterinaria o
zoologia o biologia marina, non mi annoierei. Pensa, potrei studiare anche
le scimmiette, sarei anche facilitato…" mormora con un lampo
malizioso negli occhi e nella voce.
"Grr…non so di cosa tu stia
parlando!" borbotto io, in atteggiamento sostenuto.
"E poi non mi dispiace neanche l’informatica"
conclude.
Ci ha pensato davvero!
Improvvisamente, mi sento un po’
mortificato, rendendomi conto di non aver preso l’università
altrettanto sul serio: per me andare in America ha sempre significato
soltanto giocare a basket con lui…e so che significa questo anche per
Kaede, che però evidentemente ha saputo pensare anche al ‘contorno’…
"Non lo so…- parlo lentamente,
irritato con me stesso- …biologia marina e zoologia non sono male…oppure
potrei studiare psicologia, così magari riuscirei a venire a capo della
tua testolina da kitsune!- lui storce un po’ il musetto e io rido- Sai
com’è…quello che mi interessa veramente sei tu, ma non credo che
esista un corso di ‘Kaedologia’ all’Università di Sacramento e poi,
a pensarci bene, anche se ci fosse dovrei seguirlo soltanto io! Strozzerei
tutti gli altri eventuali studenti…e volendola dire tutta, strozzerei
anche il docente, quindi dovrei essere io il docente e l’unico
studente!!".
Qualcosa la ottengo: la stupida volpe
ride sommessamente, divertita dalla mia battuta. Cioè, non che fosse
proprio uno scherzo, comunque…
"Hai ancora un po’ di tempo per
pensarci, do’aho, ma vedi di darti una mossa" mi dice poi, in modo
un po’ perentorio.
Io sbuffo con ostentazione: "Va
bene, va bene…il tensai non ha bisogno di raccomandazioni, lo so da me!
Senti, cambiando discorso…" vorrei dirgli che per domani sera siamo
invitati da mia madre, ma lui mi interrompe.
"C’è ancora una cosa".
ANCORA?! Ma che rottura…
"Oi, ma da dove vengono tutte
queste complicazioni?!" sbotto, pericolosamente irritato. Ecco, lo
sapevo…la volpe sta esibendo la sua più perfetta espressione da
sei-sempre-il-solito-idiota…
"Certo, do’aho: in fondo dobbiamo
solo trasferirci da un continente all’altro…chissà perché dobbiamo
prendere tante decisioni…" ironizza. Si vede che stasera è in vena…
Ehm… "Cosa volevi dirmi?"
gli chiedo, sforzandomi di mantenere un tono normale. Lui si appoggia
meglio allo schienale del divano, ma è girato verso di me: "Volevo
parlare dell’alloggio. Ci ho pensato e non voglio stare al campus:
vorrei che facessimo richiesta per poter vivere per conto nostro, in un
appartamento…visto che siamo stranieri, dovrebbero lasciarcelo fare…".
Ecco, questa non me l’aspettavo: un
appartamento? Non che la prospettiva mi dispiaccia, ma non posso fare a
meno di chiedergli: "Perché?".
Perché…perché…
"Non ti va di convivere anche a
Sacramento, do’aho?" gli domando, ma in realtà sono pronto a
giurare di sapere già quale sarà la sua risposta.
"Sì, be’…io davo per scontato
che avremmo diviso la stessa stanza nel campus…sai,
come si vede nei telefilm americani…" evidentemente perplesso per
questo discorso inaspettato. Io annuisco.
"Quello che forse non sai, do’aho…una
delle tante cose che non sai…- mi diverto a provocarlo e infatti la mia
testa rossa sta per scattare, ma la mia successiva affermazione lo
paralizza, come prevedevo-…è che non sono gli studenti a decidere con
chi dividere la stanza".
Queste parole lo bloccano, mi fissa a
bocca aperta. Per un po’ rimane in silenzio, poi se ne esce con un
sospettoso: "Ossia? Che intendi dire?".
"Che non è sicuro che noi due
staremo nella stessa stanza" meglio essere il più chiari possibili a
riguardo. Gli occhi nocciola del mio do’aho si spalancano in maniera
impressionante.
"CHECCOSA?! Vuoi dire che…che
potresti ritrovarti a dividere la stanza con…con un ESTRANEO?!?!"
la sua voce esce strozzata, palesemente sgomenta.
"Anche tu, do’aho" gli
faccio presente e di certo questo non mi rende contento.
Ma lui scatta: "Lascia stare, non
è questo il punto! Mi stai dicendo che potresti dover dividere la stanza
con un ragazzo diverso da me!!!! Che potrebbe guardarti mentre ti vesti,
ad esempio…".
"Potrebbe" annuisco, in tutta
calma. Sei buffo, amore mio…
"…che potrebbe osservarti mentre
dormi…" continua ad elencare Hanamichi, contando queste
possibilità sulla punta delle dita.
"Potrebbe" ripeto impassibile.
"…che sicuramente proverebbe a
sbirciarti mentre sei sotto la doccia!" termina agitatissimo,
sporgendosi verso di me per il nervosismo.
"Potrebbe anche guardarmi mentre
respiro" aggiungo io, in assoluta serietà.
"E infat…- inizia Hanamichi di
slancio, ma poi si ferma a riflettere sulla mia affermazione, si rende
conto della presa in giro e sbuffa- Ahahahah…ma quanto siamo spiritosi
oggi, stupida volpe! Io, invece, non ci trovo nulla di divertente! Non
voglio che tu stia in camera con un altro, per nessuna ragione al
mondo!".
"Guarda che anche tu staresti in
camera con un altro!" replico io, bruscamente: non ho capito perché
lo consideri irrilevante…a me dà molto fastidio!
"Sì, vabbe’, infatti la cosa mi
irrita da morire, ma che tu…" e a questo punto lo interrompo di
nuovo, perché ho capito il concetto, che non sopporterebbe di sapermi in
un’altra camera, ma ora voglio appunto proporgli la soluzione.
"Possiamo rimediare, era questo che
stavo cercando di dirti: se facessimo la richiesta per vivere in un
appartamento fuori dal campus,
credo che ci accorderebbero il permesso senza problemi".
A queste parole, il suo sguardo non è
più alterato, ma attento e interessato: "Vivremmo…in un
appartamento?".
Io annuisco: "Potremmo affittarlo:
non dovrebbe essere grande, basterebbe un posto piccolo…ma sarebbe solo
per noi…".
Ci tengo moltissimo; voglio che la
nostra convivenza continui in America così come è qui a Kanagawa, senza
vicini di stanza, senza le regole del campus,
ma in uno spazio che sia solo nostro. L’unico problema è che non credo
che la borsa di studio di Hanamichi comprenderebbe anche l’affitto di
una casa…
"Quindi ci sarebbe un affitto…"
mormora lui; so a cosa stia pensando, che non vuole chiedere soldi a sua
madre, per non crearle problemi. So anche che è un argomento di cui non
gli piace parlare, però in questo caso…
"Prima di tutto rispondimi a
questo, Hana: sei d’accordo? Ti piacerebbe?".
La mia testa rossa mi stupisce ancora
una volta: il sorriso che mi rivolge è limpido e senza ombre.
"Certo che mi piacerebbe! Io e te
in una casa che non sia di tuo padre…o di mia madre…be’, non sarebbe
neanche nostra, è vero, ma sarebbe…un primo passo! Sì, un primo passo
in quella direzione…e per l’affitto non ci saranno problemi, lavorerò
part-time!".
Lo dice con entusiasmo, come è da lui,
mostrandomi ancora una volta una delle sue più belle qualità, ossia
quella di non scoraggiarsi e non di non aver paura di darsi da fare, di
dover lavorare…ripenso a quella nostra vacanza, al bracciale che porto
al polso… Però per una volta vorrei andargli incontro, in questo caso
un affitto sarà un po’ più gravoso…
"Hana, sarebbe tanto grave se
stavolta potessi farti un regalo?" gli chiedo, a voce bassa. Questa
domanda è un po’ un’incognita, soprattutto per la sua reazione. Come
prevedevo lui smette di sorridere, ma per fortuna non si altera: "Non
sarebbe un tuo regalo, Kaede, lo sarebbe di tuo padre e io non voglio
accettare niente da lui…non voglio niente da qualcuno che ti ha fatto
soffrire! E a te i soldi dovrebbe darli lui…No, kitsune, preferisco
lavorare".
Io allungo una mano fino a sfiorare la
sua: "Lo immaginavo, però…ci sono casi in cui non si dovrebbe
essere orgogliosi, anche se forse sono l’ultima persona a poterlo
rimproverare a qualcuno. Vorrei che tu non fossi così orgoglioso di
fronte ad un mio regalo".
D’accordo, a me i soldi li dà mia
padre, ma sarei IO a darli a lui, anche se mi rendo conto che è soltanto
una sottigliezza e pure un po’ forzata.
Hanamichi si sporge, mi prende il viso
fra le mani, mi bacia delicatamente la bocca: "Mi spiace, ma in
questo caso DEVO esserlo. E poi a me piace la prospettiva di lavorare…però…sei
sicuro che tutto questo vada bene per te?".
Cioè? Sono stato io a proporlo…
Lo fisso interrogativo e la mia testa
rossa si spiega meglio: "Hai parlato di un appartamento piccolo, ma
sei sicuro che ti ci troveresti bene? Sarebbe…molto diverso da qui…"
si blocca, cercando di trovare le parole giuste, ma ho inteso a cosa si
riferisca.
"Hana, non sono un ragazzino
viziato: credi che io possa vivere bene solo in una villa a due piani con
giardino?" questa sua osservazione mi intristisce: non pensavo che
potesse considerarmi così…ma la mia tensione si abbassa quando lo vedo
scuotere il capo in segno di diniego.
"Non ti considero viziato, Kaede,
però è innegabile che tu sia abituato a vivere così, avendo
molto spazio a disposizione…e ti assicuro che ci si abitua presto! Hai
visto quanto è piccola casa mia, no? Ma ora sto perfettamente qui con te,
perché passare dal piccolo al grande è facile, è il percorso inverso
che è più faticoso! E non vorrei che tu…che tu poi stessi male e
dovessi pentirtene…".
Hanamichi mi parla con il suo tono più
gentile, quello dei nostri momenti più intimi e in effetti questo è un
momento intimo; stiamo mettendo in piedi i primi mattoni del nostro
futuro. Io e lui.
"E tu?- gli chiedo, a bassa voce-
Potresti pentirtene?".
Di nuovo, i suoi occhi si spalancano:
"Io?! Figurati!!! Io non mi pentirei neanche se dovessimo finire in
una cantina!".
"Esagerato…" scherzo.
"Non sottovalutare le capacità e
lo spirito di adattamento del tensai, stupida volpe!!!- il mio do’aho
ride, ma ben presto torna serio, fissandomi dritto negli occhi- E poi io
ho bisogno solo di te, Kaede…non mi importa di dove staremo, voglio solo
stare con te...".
E io so che la sua non è una frase
fatta, che lo pensa veramente.
"E non credi che per me sia lo
stesso?" mormoro in un soffio leggero.
Hanamichi mi sorride, mi accarezza una
guancia con il dorso della mano, poi segue con un dito il profilo del mio
naso: "Ne sei sicuro?".
Annuisco, senza innervosirmi per questa
domanda: so quanto possa essere profonda la sua latente insicurezza.
"Allora, siamo d’accordo?- gli
chiedo- Ci informeremo sulla richiesta per poter vivere fuori dal campus?".
Gli occhi di Hanamichi brillano, ha
notato che ho usato il plurale; ma dopo quella bruttissima crisi che
abbiamo avuto, non voglio più tagliarlo fuori dalle decisioni più
importanti.
"Sì, informiamoci!- proclama con
entusiasmo- L’idea mi piace un sacco, kitsune! E poi, con la scusa che
lo spazio sarà poco, potrò starti sempre addosso! Eheheheh…". Hn…come
se non lo facessi già adesso, amore mio…
"Però…- prosegue, sempre
infervorato- …mi sta venendo in mente solo adesso…come diavolo
facciamo con i tuoi stupidi gatti?!" lo dice con una sorta di panico
nella voce e, in un lampo, mi rendo conto che in effetti è un problema. A
cui non so dare ancora una soluzione, anche perché mi sembra di ricordare
che gli animali debbano stare in quarantena per poter entrare negli Stati
Uniti! Hn…
"Ho bisogno di altro tempo per
decidere" dico sbrigativamente e stavolta parlo al singolare: non oso
pensare a cosa potrebbe proporre questo do’aho, per vendicarsi di tutti
i graffi o di tutte le volte che i gatti gli hanno soffiato contro,
specialmente Micky…proprio non sa come prenderli…
Lui bofonchia qualcosa sul fatto che
sarebbe l’occasione propizia per liberarcene, ma io gli faccio capire
che non è il caso di parlarne adesso: mi mette un po’ di tristezza
pensarci…
Lentamente rimetto insieme il materiale
che avevo portato qui in salotto, mentre lui mi dice che siamo invitati da
sua madre per domani, a cena.
"Allora sarà meglio portare questi
fogli anche a lei. Immagino che vorrà documentarsi…" dico al mio
do’aho.
"Buona idea! Le farà piacere…spero
solo che non si lanci in uno dei suoi fiumi di domande…" ridacchia
Hanamichi.
Il resto della serata scorre tranquillo;
preparo anche un po’ di tè: a volte mi piace berlo prima di andare a
dormire, mi rilassa molto. Ormai le giornate si sono allungate, tra non
molto sarà estate: quando mi soffermo ad osservare il cielo scuro, con le
poche stelle che riescono a mostrarsi nonostante le luci artificiali, è
già tardi. Trascorro alcuni minuti così, di fronte alla finestra, poi
vengo circondato dalle braccia forti di Hanamichi, che mi stringono
possessivamente alla vita.
La mia schiena si appoggia al suo torace
largo, mi abbandono contro di lui; sento i suoi baci leggeri sul collo e
poi sulla gota.
"Tutto bene, kitsune?".
"Sì".
Parliamo a bassa voce, anche se non ce
ne sarebbe bisogno, poi la mia testa rossa aumenta la sua stretta:
"Per quella cosa del lavoro…non ti sei offeso, vero?".
Colgo una nota di preoccupazione nella
sua domanda e voglio rassicurarlo.
"Non sono offeso, capisco le tue
motivazioni…ci informeremo meglio anche su questo sull’appartamento e
su un lavoro part-time…" e nel dirlo intreccio le mie dita alle
sue.
Per un po’ nessuno dei due sente il
bisogno di parlare oltre, rimaniamo semplicemente così. Poi io mormoro:
"Andiamo a dormire?".
Dev’essere l’alba.
Lo capisco dalla fioca luce che filtra
dalla finestra; la nostra sveglia suonerà intorno alle 6.00, ma io sono
già completamente sveglio, accidenti! Invece, neanche a dirlo, la stupida
volpe dorme che è una meraviglia!!! Ma in fondo mi fa piacere, così
posso starmene qui a guardare il viso addormentato di Kaede, bellissimo in
questo buio che sta diventando penombra…è dolce, rilassato…i suoi
lineamenti angelici, nel sonno, lo fanno sembrare ingannevolmente fragile…
Premo di più contro di lui,
stringendomi al suo fianco, e il contatto dei nostri corpi mi provoca un
brivido che non ci mette molto ad accendere il mio desiderio…So che può
essere pericoloso svegliare Kaede, o anche solo cercare di farlo, ma ho
scoperto parecchio tempo fa che se ci provo con un bacio la volpe non
reagisce poi così male!!! Eheheheh…come resistere ai baci del tensai?!
E infatti non reagisce male neanche adesso, mentre lo prendo fra le
braccia e inizio a baciargli il viso e poi la bocca, con sempre maggiore
passione…sono sulla buona strada per non capire più nulla… Lui si
muove appena sotto di me, mugola qualcosa che non capisco (magari mi sta
pure insultando…), ma si sta districando a poco a poco dal sonno,
comincia a ricambiare il mio bacio e la sua bella bocca si socchiude per
permettermi di assaporarlo meglio…le sue braccia salgono a cingermi il
collo e io non posso fare altro che premere eccitato contro di lui, mentre
il mio sguardo finalmente incontra il suo, incantevolmente velato e
assonnato! Che carina la mia volpe con questa espressione!!! Ma è anche
dannatamente sexy…troppo per il mio autocontrollo, che con lui scende
sempre ai minimi termini!
Leggo l’assenso nei suoi occhi, quando
gli sfilo lentamente i boxer e mi spoglio a mia volta…sento il piacere
nei suoi sospiri, quando lo preparo ad accogliermi con una carezza via via
più intima…Kaede si inarca sensualmente, mentre io mi chino a baciarlo
e lo penetro il più delicatamente possibile…lui geme sotto i miei baci
e le mie spinte, che però non sono violente, mi muovo lentamente dentro
di lui, è un rapporto intenso ma dolce, come è dolce la stretta con cui
lui si aggrappa alle mie spalle, ripetendo il mio nome in un mormorio
continuo…e io ripeto il suo, come un mantra, come se al mondo conoscessi
solo questa parola…e in questi momenti è davvero così…fino all’estasi…
Quando ricado sul mio Kaede, avverto che
le sue braccia mi cingono alla vita, come per trattenermi, e piace tanto
anche a me restare così…quando devo proprio separarmi da lui, scivolo
al suo fianco e mi volto a guardarlo: è così bello il mio
volpacchiotto!!! Adesso ha i lineamenti distesi, l’espressione appagata
e uno sguardo ancora un po’ trasognato…
Sorridendo, lo avvolgo nella mia stretta
e anche lui mi abbraccia forte, sistemandosi contro di me.
"Buon giorno!" gli dico all’orecchio,
in tono allegro.
"Mm…do’aho, perché non mi
svegli così tutti i giorni?" mi chiede Kaede, con una voce arrochita
terribilmente sexy!
Io ridacchio: "Volpe hentai!
Comunque, ci sto!" proclamo. In effetti la prospettiva mi piace
parecchio…
"Do’aho hentai!- replica la mia
kitsune, ma anche lui sta soffocando una risata; poi domanda- Che ore
sono?".
Io lancio un’occhiata alla sveglia, in
bella vista sulla scrivania.
"Possiamo restare a letto per un’altra
mezz’ora, volpaccia".
"Hn".
Sento che il suo corpo si rilassa ancora
di più e, anche se non vedo bene il suo viso, so che Kaede ha chiuso gli
occhi. Io non ho più sonno, resterò sveglio, ma non importa: è bello
poterlo guardare mentre dorme e ascoltare il suo respiro…
Davvero non capisco perché all’inizio
dell’anno i professori si fossero preoccupati tanto sapendoci in classe
insieme! Il mio Kaede in aula non è proprio di alcun fastidio: vuole solo
dormire tranquillo…
Anche adesso, per esempio, tiene la sua
adorabile testolina posata sulle braccia che si incrociano sul banco e
dorme pacifico; ogni tanto io lo sbircio, cercando di non farmi notare, e
devo reprimere un sorriso…
È anche divertente osservare gli
sguardi increduli e disperati dei professori, sconsolati di fronte a
quella che chiamano esplicitamente ‘narcolessia’; a discolpa della
kitsune va però detto che talvolta la colpa è mia, visto che spesso e
volentieri faccio drasticamente diminuire le sue ore di sonno notturno!
Sapete com’è…e quando non sono più io, ci si mette lui che mi dice,
con quella voce stupenda che si ritrova, ‘ancora…’ o ‘di nuovo!’
e io non sto certo a farmelo ripetere, capitemi!!! Quindi, vedete bene che
poi, di giorno, Kaede ha bisogno di dormire in classe…
Durante l’ora di inglese no, devo
ammetterlo, e rimane sveglio anche quando c’è biologia, ma per il resto…no,
un momento! Be’, ci sarebbe un’altra cosa che non gli dispiace ed è l’informatica:
i computer lo interessano, spesso visita i siti delle squadre dell’NBA.
Oggi al termine delle lezioni decidiamo
di attendere l’orario degli allenamenti nella sala di informatica,
appunto. Siamo soltanto io, Kaede e Yohei e questo significa che abbiamo i
computer tutti per noi!
Mordicchio una penna mentre fisso il
monitor di fronte a me e ripenso a ciò che mi ha detto ieri sera il
volpacchiotto: devo decidere a quale facoltà iscrivermi…uhm….
Boh?!
In un primo momento avevo realmente
pensato di iscrivermi alla sua, qualunque indirizzo deciderà di prendere,
ma oggi non sono più convinto che sia una buona idea: quelli sono i SUOI
interessi, non i miei…mi piacerebbe trovare una mia dimensione, fare una
scelta che sia soltanto mia e sono sicuro che lui sarebbe d’accordo con
me: la mia kitsune non si iscriverebbe mai ad una facoltà solo per la mia
presenza, questo lo so bene!!!
Quindi comincio a depennare mentalmente
la zoologia, la biologia e veterinaria. Resterebbe l’informatica…
Be’, per dirla tutta a me piacciono i
videogiochi!!! Ho anche scoperto che ci sono persone il cui lavoro
consiste nel creare i giochi che poi, per dire, compro anche io!!! Dopo
averli programmati dovranno sperimentarli, vi pare? In poche parole sono
pagati per giocare!!!! Ma vi rendete conto? Sigh…a volte il mondo è
ingiusto…
Ok, la mia kitsune diceva che non è
proprio così e che sto semplificando questo lavoro, ma insomma per me il
punto rimane che quelle persone possono giocare al pc quanto vogliono!!!!
Ecco, già una cosa del genere mi piacerebbe…però non mi convince fino
in fondo: in uno slancio di sincerità, mentre fisso il dannato monitor,
mi ritrovo ad ammettere che forse l’informatica non fa per me…
Uff… e poi si può sapere cosa stanno
combinando con quel pc Kaede e Yohei?! Sarà mezz’ora che sono collegati
ad Internet e io non mi sono ancora avvicinato, anche se sto morendo di
curiosità! Be’, intanto non voglio assillare quella volpe fiera e
indipendente…perché devo sempre fare la parte del geloso
iper-possessivo?! Forse perché lo sono, dite voi? Uhm…però non in
questo caso: non vorrei mai ferire Yohei, fargli credere che non mi fido
più di lui come prima, perché non è così…
Credo si possa dire che lui e Maya
stanno insieme: escono, si telefonano e li ho visti anche baciarsi…lei
è spigliata, estroversa, ha la battuta pronta; Yohei mi sembra sempre di
buon umore quando è in sua compagnia o parla di lei. E mi fa piacere, ma
vorrei anche chiedergliene la conferma e non posso: non vorrei essere
frainteso.
"Hanamichi, non è mica male il
posto dove andrai!".
La voce allegra del mio migliore amico
mi distoglie dai miei pensieri e soprattutto mi permette di scoprire
finalmente cosa stiano guardando di così interessante: nel giro di due
secondi netti mi catapulto e mi ritrovo con il naso schiacciato sullo
schermo del monitor: "Dove? Come? Cosa?" chiedo tutto d’un
fiato.
"Do’aho!" sibila la volpe…ehm…credo
di averlo leggermente travolto…che ci volete fare, sono un uomo
irruente!
Yohei ride e mi indica le immagini che
scorrono sul monitor: "Rukawa mi stava mostrando alcune foto di
Sacramento su un sito americano".
Io incrocio le braccia al petto,
compiaciuto: "E’ un bel posto, già! Del resto il tensai non
avrebbe accettato qualcosa non di suo gusto! Pensa che una delle scritte
sui muri della città dice ‘welcome to hell’! E’ il posto giusto per
il capo di un’armata quale sono io!!!!".
Yohei sembra colpito dalla notizia, ma
subito la kitsune mi riporta con i piedi per terra: "A parte il fatto
che non andiamo in America per interessarci alle bande di quartiere,
veramente ieri te ne sei lamentato…anzi, sembravi impaurito!".
Perché?! Perché Kaede sembra sempre
mezzo addormentato, ma quando si tratta di me deve cogliere al volo tutto
ciò che provo?! Anche quando sarebbe meglio sorvolare…
"Impaurito, eh?" sorride
scherzoso il mio migliore amico.
Io lo guardo malissimo, esibendo la mia
autorità di capo della Sakuragi Gundan: "Be’, che ti prende?!
Credi davvero che IO possa impaurirmi di qualcosa?! E anche se fosse, ieri
era ieri e oggi è oggi e poi…".
Un discreto picchiettare alla porta
interrompe i miei dovuti rimproveri; ci voltiamo tutti e tre e vediamo
Kuwata fare capolino nella stanza.
"Capitano…".
"Hn?" è il suono con cui il
mio Kaede gli chiede cosa voglia.
"E’ vero che sabato mattina
saremo esonerati dalle lezioni per poter assistere alla partita?"
chiede lui, visibilmente contento di fronte a questa prospettiva.
"Sì. Servirà soprattutto alle
matricole" è la concisa spiegazione del volpacchiotto. Kuwata
annuisce.
Sabato mattina ci sarà l’incontro
Shoyo-Miyuradai e la vincitrice si scontrerà poi con noi per conquistare
l’accesso alle finali della prefettura; io e la volpe siamo sicuri che
sabato vincerà lo Shoyo, quindi non sarebbe proprio necessaria la nostra
presenza, ma tanto per cominciare io sono sempre disponibile a saltare la
scuola e poi, in effetti, alle stupidissime matricole (specie a quelle che
hanno già un posto in squadra!) farà bene assistere alla partita.
Tra poco dovremo avviarci in palestra
per gli allenamenti; osservo per un attimo Kuwata, che chiude la porta per
andarsene. Devo essere sincero: talvolta mi mette tristezza guardarlo.
Lui, Ishii e Sasaoka fanno parte dello
Shohoku da quando erano matricole, proprio come noi, ma con risultati
altalenanti: talvolta hanno giocato, talvolta no. Sono diligenti, precisi,
si allenano con impegno, ma manca loro la ‘scintilla del vero talento’,
come mi ha detto una volta Kaede. Sì, insomma, quel talento con la
"T" maiuscola che ha lui, che ho io, che hanno Mitsui e Miyagi.
Kuwata, poi, è rimasto basso, più basso di Miyagi, ma non ha la sua
bravura e non si può dire che sia un titolare. Mi dispiace per lui, per
il suo entusiasmo che non può essere ricompensato come meriterebbe, e mi
chiedo come ci si debba sentire ad amare tanto qualcosa, non riuscendo ad
eccellervi. Una volta avevo chiesto anche a Kaede cosa ne pensasse e lui
mi aveva risposto che sicuramente doveva essere una situazione triste, ma
che c’è uno spirito sportivo che va al di là della bravura e che sa
dare molto a chi vi si dedica. "Hanamichi, andiamo?" chiede la
volpe, vicino a me, spegnendo il computer. Ormai è ora di avviarci in
palestra.
Nel corridoio, lui mi precede, mentre io
resto un po’ indietro e cammino affiancato a Yohei. L’espressione del
mio migliore amico è serena come sempre. Be’, come quasi sempre…
"Allora? Tutto a posto?"
glielo domando a bassa voce.
Yohei mi osserva stupito, come se non si
aspettasse la mia domanda, ma poi mi sorride: "Certo! Non si
vede?".
Io annuisco, ridacchiando con lui; non
so se ha capito davvero la mia domanda, ma so che è stato sincero nella
risposta e va bene anche così…
Stasera ceneremo a casa della madre di
Hanamichi, che ci ha invitati: è la terza o quarta volta che succede e
una volta è stata lei a venire da noi; mi piacciono queste serate: pian
piano stiamo facendo conoscenza, stiamo imparando a parlare, cosa che per
me non è mai facile…e poi lei mi sta raccontando tanti episodi dell’infanzia
di Hanamichi e a me piace sentir parlare del mio do’aho! E mi diverte:
ho scoperto che è praticamente sconfinato l’elenco delle figuracce e
delle gaffe che è riuscito a collezionare!
Lui, invece, una sera ha preso l’album
delle fotografie e le ha mostrato l’immagine che ci ritrae bambini, all’asilo.
"Era lui il bambino per cui avevi
pianto tanto?! Incredibile! Ma allora…era proprio destino!" è
stato il commento sorridente e piacevolmente stupito della signora
Sakuragi e io ne sono stato contento, perché, anche se è una frase che
si dice spesso e pure a sproposito, per qualcuno è davvero destino…
Ora siamo di fronte alla porta di casa e
il mio do’aho è impegnato nella ricerca delle chiavi.
"Hai portato quella roba sull’America?"
mi chiede, mentre riesce a trovarle e apre la serratura.
"La risposta è la stessa di due
minuti fa" dico, un po’ atono. È un po’ ansioso, ma posso
capirlo: stasera spiegheremo a sua madre come ci stiamo organizzando il
futuro e non mi meraviglia notare come tenga al suo parere…
Quando entriamo in casa, scorgiamo
subito la luce proveniente dalla cucina.
"MAMMAAAAAA!!!! SIAMO NOIIIIIII!!!!!!"
è il gentile grido di avvertimento di Hanamichi.
Io mi rivolto sibilando: "Do’aho!
Che bisogno c’è di gridare ogni volta nel mio orecchio!" lo
riprendo un po’ seccato, perché a volte sembra quasi che lo faccia
apposta, ma il nostro battibecco viene interrotto dall’arrivo di sua
madre.
"Siete in ritardo! Come state? Non
è che vi state stancando troppo con gli allenamenti, vero?" ci
chiede lei, sorridente, ma squadrandoci con una professionale aria da
infermiera. A dire il vero, mi sembra che sia lei ad essere stanca, forse
ha avuto un turno pesante all’ospedale, anche se è allegra e vitale
come sempre. Ogni tanto, rifletto sul lavoro che fa, su quanto debba
essere pesante anche a livello emotivo e mi ritrovo ad ammirarla.
"Sto bene e ho fame" annuncia
Hanamichi, lanciando la sua cartella in un angolo del piccolo ingresso.
"E’ tutto a posto, grazie,
Midori-san" rispondo io. È stata lei a dirmi di chiamarla per nome,
dicendomi che in famiglia non ci si chiama per cognome; all’inizio ero
un po’ a disagio per questo, ma poi ho capito subito che parlava sul
serio, che in fondo è solo coerente con se stessa e con quello che dice,
dando prova di essere informale. Hn…dopotutto, il mio do’aho ha
iniziato a chiamare ‘nonnetto’ il coach dal primo momento che l’ha
visto…avrei dovuto capire fin da allora che per i Sakuragi la formalità
non viene al primo posto!!! E devo ammettere che mi fa piacere, lo trovo
rilassante…
"La cena sarà pronta tra qualche
minuto: vi chiamerò io" ci avvisa lei, tornando rapidamente nella
cucina, da cui proviene un buon odore.
Prima di posare la mia cartella a fianco
di quella di Hanamichi, ne estraggo i fogli sull’America che dovremo
mostrarle dopo aver cenato, il che mi fa venire in mente una cosa…
"Oi do’aho, hai le idee un po’
più chiare sull’università? Può darsi che anche tua madre ti faccia
delle domande a riguardo".
Lui salta su, punto sul vivo a quanto
pare: "Ancora?! Non bisogna mettere fretta al tensai: ho bisogno di
tempo per valutare tutte le innumerevoli possibilità adatte al mio genio!
Però hai ragione…- si calma un attimo-…uhm…sicuramente la mamma
tampinerà…vorrà dire che adesso andrò in camera mia e mi chiuderò
lì fino a che non avrò trovato una soluzione geniale!".
"Cioè, rischio di non vederti
più?" gli dico io di rimando, con quel tono ironico che so che lo fa
impazzire.
Lui arrossisce e fa la faccia
arrabbiata: "Stupidissima volpe!!! Come osi?!- poi mi afferra il
polso e mi trascina con sé verso la sua stanza- Starai chiuso con me,
ecco, così assisterai in diretta ai ragionamenti del genio Sakuragi!"
e io mi lascio trascinare…
La sua vecchia camera.
Dentro non vi è rimasto molto, a dire
il vero: Hanamichi, a poco a poco, ha portato quasi tutto a casa mia (e mi
fa molto piacere), i suoi oggetti più personali e più cari, i suoi abiti…qui
sono praticamente rimasti soltanto i pochi mobili e il futon arrotolato
nell’armadio. Ci sediamo per terra e ci guardiamo intorno, anche se
conosciamo già questo piccolo ambiente lo osserviamo come se non l’avessimo
mai visto; poi, con un movimento veloce, il mio do’aho mi fa sdraiare e
si china su di me.
"Ma non dovevi mostrarmi i tuoi
ragionamenti?" gli mormoro, mentre la sua bocca è sempre più vicina
alla mia.
"C’è tempo…" sussurra
lui, rocamente.
"Guarda che c’è tua madre nell’altra
stanza…" gli ricordo io.
"Appunto! È nell’ALTRA stanza,
non in questa…" ride Hanamichi.
"Sei un idiota…" concludo
io, con un lieve sorriso, mentre premo una mano sulla sua nuca per
attirare la sua bocca sulla mia. Ci perdiamo in un dolcissimo bacio,
tenero e passionale, di quelli che lasciano senza fiato…quando il
bisogno di respirare si fa sentire e ci separiamo, gli dico: "Non mi
sembra il caso di perdere il controllo proprio adesso…" ma dispiace
anche a me e la mia voce è come un soffio. Il mio do’aho sbuffa e
mugugna, ma non può negare che io abbia ragione; considerando che tra
poco dovremo cenare, decidiamo di lavarci le mani e di rinfrescarci il
volto e, proprio mentre l’acqua fresca ci dà sollievo, dall’ingresso
arriva il suono del campanello.
"Chi diavolo potrà essere? Spero
non qualche vicino scocciatore!" esclama Hanamichi, asciugandosi il
viso .
Il mistero è ben presto svelato: per
tornare nel salottino dobbiamo ripassare davanti all’ingresso e lì
vediamo una signora che parla con la madre di Hana.
"…mi spiace di aver disturbato a
quest’ora, ma non sapevo di preciso dove abitassi e ho impiegato più
tempo del previsto…".
"Ma figurati! Anzi, sei stata
gentilissima…ormai mi perdo proprio tutto, devo porre rimedio!!!"
sta dicendo Midori-san.
L’altra signora sembra che stia per
dire qualcosa, ma poi ci vede e si ferma: "Oh! Sono i tuoi
figli?".
"Sì: sono Hanamichi e Kaede"
risponde lei, con una tale naturalezza, con una tale spontaneità che io,
istintivamente, trattengo il fiato perché questa risposta mi fa sentire
in modo tangibile di far parte di nuovo di una famiglia e del suo calore…e,
prima di conoscere Hanamichi, non avrei mai creduto di poter riprovare una
sensazione simile…
Ci inchiniamo come vuole la tradizione, ed è buffo
perché non ho visto quasi mai il mio do’aho inchinarsi davanti a
qualcuno: mi ricordo ancora che quando il capitano Akagi dovette
elemosinare per noi, tre anni fa, una seconda possibilità ai test di fine
trimestre
presso
i professori, fu costretto a piegargli a forza la sua testaccia rossa per
una specie di inchino…
"Come siete alti!" dice,
stupita, la signora.
"Vero? Infatti giocano a basket,
sono campioni nazionali, sai?".
Sembra che ora inizierà il riepilogo
dello scorso campionato e Hanamichi, dopo aver fatto un cenno di saluto
con la mano, mi prende per il polso e mi induce a seguirlo nel salottino;
questa è la stanza che ama meno di tutta la casa: una volta mi disse che
è quella in cui trovò il padre a terra, che si stringeva le mani al
petto cercando aiuto. Ci sono i divani, un televisore, una libreria con
volumi sul pronto intervento e altri argomenti medici, che non possono che
essere di sua madre. È strano, non sembra affatto il teatro di una
tragedia…il suo sorriso è sempre un po’ smorzato quando stiamo qui,
ma ora lo vedo fissare seriamente quegli scaffali di cui vi accennavo:
Hanamichi ha uno sguardo serio e attento, molto concentrato.
"Cosa c’è?" gli chiedo in
un mormorio, sfiorandogli un braccio.
Lui scuote il capo: "Niente…cioè,
forse ho avuto un’idea! Anzi, senza ‘forse’…avrei dovuto pensarci
prima…".
"A cosa?".
"Lo saprai tra poco, volpaccia!
Rimarrai stupefatto, te lo assicuro!" e lo dice con una soddisfazione
sospetta. Hn…
Dall’ingresso, ci giungono i saluti
che si scambiano le due amiche e poi il rumore della porta che si chiude;
quando ricompare davanti a noi Midori-san ci spiega: "E’ un’infermiera
mia collega…ma vi pare?! Avevo scordato l’agenda all’ospedale…sapete,
era davvero sorpresa dalla vostra altezza! In effetti, adesso quanto siete
alti?".
Hanamichi ridacchia, buttandosi a peso
morto sul divano più vicino e stravaccandocisi sopra: "Eheheheheh…io
quasi sfioro i due metri! Sono arrivato ad 1.97 e la volpe continua ad
essere più basso di me!!! Eheheheheheh…".
Il do’aho continua a ridere e ad
ignorare la mia occhiataccia, mentre io preciso: "Sono più basso di
soli due centimetri!" e la discussione prosegue…
La cena, però, scorre via tranquilla;
Hanamichi e sua madre chiacchierano con allegria e vivacità: lei si
informa sui nostri voti, si preoccupa di quello che mangiamo (anche se a
questo pensa la signora Yuriko-san, che sistema la casa mentre noi siamo a
scuola), ci raccomanda di non esagerare con gli allenamenti e ci fa mille
domande sul prossimo campionato prefettorio e nazionale.
Io parlo poco, ma non perché non sia a
mio agio…soltanto, ho voglia di ascoltare loro, i loro botta-e-risposta.
Mi è sempre piaciuto molto ascoltare le persone a cui voglio bene, anche
se probabilmente ho la fama di uno che non sente neanche se gli gridi nell’orecchio,
per puro menefreghismo! Arriva però il momento in cui anche io devo
prendere la parola ed è dopo cena, quando mostro a Midori-san il
materiale americano; restiamo seduti intorno al tavolo e io le parlo di
Sacramento, dei Sacramento Kings, dell’idea dell’appartamento…mi
sforzo di essere esauriente, perché mi sembra giusto nei suoi confronti,
e, accompagnato dalle battute del do’aho, ne viene fuori un buon
discorso, uno dei più lunghi che abbia mai fatto!!!
"Sono d’accordo per l’appartamento:
bene o male, ormai sapete gestirvi da soli, sarebbe un peccato
interrompere questo andamento" annuisce lei.
"Mi troverò un lavoro
part-time" dice prontamente Hana, come a volerla rassicurare che
questo peso non graverà su di lei.
"Bravo" è il semplice
commento di sua madre, che è sempre d’accordo quando si tratta di
dimostrare operosità.
"Anche io" aggiungo; non avrei
bisogno, ma questo sarà davvero un mio regalo e io ci tengo moltissimo a
farlo…
"E per la facoltà? Avete già
deciso?" nel fare questa domanda Midori-san ci osserva dubbiosa:
probabilmente non le sembriamo i candidati ideali al premio di studenti
dell’anno…
Io le porgo alcuni fogli stampati da
Internet: "Gli studenti stranieri, nel corso del loro primo anno di
studi negli Stati Uniti, devono seguire quasi esclusivamente dei corsi di
inglese per impadronirsi della lingua, visto che gli esami dovremo
sostenerli tutti in inglese, ovviamente…".
Lei di nuovo annuisce: "Mi sembra
giusto! Magari sarà la volta che ti toglierai quella tua orribile
pronuncia, eh Hanamichi?" poi sorride di fronte ai borbottii
arrabbiati di suo figlio e resta in attesa di una nostra parola che sveli
il mistero delle facoltà da noi prese in considerazione.
Visto che il do’aho mi sembra
pensieroso, comincio io: "Credo che alla fine sceglierò tra
veterinaria o zoologia o biologia marina…dopotutto il mare e gli animali
mi piacciono molto…".
Dal modo in cui Midori-san sorride,
capisco che in qualche modo se lo aspettava, che la mia frase coincide con
l’idea che si è fatta di me; a questo punto, ci voltiamo entrambi verso
la mia testa rossa! Finora Hanamichi è stato insolitamente silenzioso, ma
ora lo sento schiarirsi la voce e annunciare: "Io penso che mi
informerò per il corso di fisioterapia sportiva".
Hn? Era a questo che stava pensando
prima?
"Fisioterapia sportiva?"
chiede sua madre, interessatissima.
"Sì…non mi vedo affatto in certe
facoltà…" ammette lui, scrollando le spalle.
"Perfettamente d’accordo con te,
quanto a questo!- esclama Midori-san- Ma non sarà una passeggiata neanche
la fisioterapia sportiva, te ne rendi conto?" indaga; capisco che una
simile decisione la coinvolga ancora di più, considerando che è una
infermiera.
Hanamichi sbuffa, come se non gradisse
la domanda: "Certo, mi credi davvero scemo?! Lo so che è impegnativo…ma
farei qualcosa di utile e ho avuto un buon esempio in casa! E poi…so in
prima persona cosa significhi aver bisogno della fisioterapia…so come ci
si senta…e ho già imparato molte cose: in quei giorni, facevo un sacco
di domande ai medici e alle infermiere…" il mio do’aho tace e io
so che sta ripensando a quelle settimane, per fortuna ormai lontane; mi
rendo conto che a quell’epoca non stavamo ancora insieme e me ne
stupisco…davvero siamo stati capaci di sprecare un anno così?!
Quando Hanamichi ci guarda dritto negli
occhi, incontra l’espressione tranquilla mia e di sua madre.
"Vi sembra sensato?" ci
chiede.
Annuiamo in silenzio e basta questo. Io
sono contento: la sua scelta è sensata e generosa…ancora una volta la
mia testa rossa è stato coerente con se stesso! Quando capisce di avere
la nostra ‘approvazione’, vedo passare un preoccupante lampo nei suoi
occhi!
"Ahahahahahah…il tensai Sakuragi
vi ha stupito una volta di più con le immense conquiste del suo genio!!!!
Ahahahahah…una soluzione brillante e degna di me!!!". Scuoto
leggermente la testa, con un impercettibile sorriso sulle labbra: non
poteva che finire così…
Soltanto quando torniamo a casa mi rendo
conto che si è fatto tardi; sbadiglio mentre tiro le tende della finestra
per poi iniziare a sbottonarmi la camicia della divisa, ma ben presto due
mani grandi e forti mi fermano i polsi.
"Posso spogliarti io, kitsune?".
Hana me lo chiede gentilmente: so che
quando usa questo tono non ha intenzioni ‘vivaci’, per così dire…vuole
veramente solo spogliarmi…in genere lo fa nelle serate in cui siamo
tutti e due stanchi…è un modo per avere un momento fra di noi, un
ultimo contatto prima di dormire, dei gesti intimi…
Io lo assecondo, lascio che le mani di
Hana sfiorino lievemente il mio corpo mentre mi fa scivolare i vestiti
sulla pelle, uno dopo l’altro, fino a che non rimango in boxer…poi il
mio do’aho mi abbraccia, tenendomi stretto.
"Hai sonno, amore?" bisbiglia
nel mio orecchio.
"Sì".
Sempre tenendomi abbracciato, mi guida
verso il futon e mi fa stendere, lasciando vagare per un attimo i suoi
occhi su di me. Io chiudo i miei e rimango in attesa che Hana si sdrai al
mio fianco…ascolto in silenzio il fruscio dei suoi vestiti mentre anche
lui si spoglia per raggiungermi e dormire. E poi ci sono nuovamente le sue
mani, che mi attirano contro il suo torace e che mi abbracciano; la sua
pelle è calda, il battito del suo cuore è lento e regolare.
"Buonanotte, Kaede".
"…’notte, Hana…" mormoro
io; sto per addormentarmi quando mi giunge un’altra volta la sua voce.
"Sai, kitsune, forse il corso che
ho scelto non mi farà vincere il premio Nobel, come era nei programmi del
genio…eheheheh…" ride.
Hn? Do’aho…
Ma poi lui conclude, di nuovo serio:
"…ma ti assicuro che sarai fiero di me, Kaede…".
Io mi stringo più forte a lui.
Sono già fiero di te, amore mio…
"Ehi, ma quelli non sono Hanagata e
Fujima?!" esclamo, notando le loro due familiari figure presso la
panchina dello Shoyo.
"Hn?- la mia volpe si sporge meglio
dalla tribuna per osservare anche lui e poi annuisce- Sì, sono
loro".
"QUEGLI HANAGATA E FUJIMA?!"
grida una voce vivace alle nostre spalle. È una delle matricole, Kaoru
Miura: anche se è solo del primo anno è già titolare perché è molto
bravo…certo, non ha la fulgida bravura che avevo io ai miei inizi, ma
non si può avere tutto…inoltre è informatissimo su TUTTI, e dico
TUTTI, i vecchi avversari dello Shohoku!!! Ne sa quasi più di noi…questo
suo interesse si è rivelato molto proficuo, perché mi ha dato modo di
parlargli io stesso di Akira Sendoh e ne è venuto fuori un ritrattino
niente male, di quelli che non si dimenticano…eheheheh… Comunque Kaoru
Miura è un tipo preciso, non c’è che dire, e sapete una cosa buffa?
Anche lui ha frequentato le medie Tomigaoka, come il mio Kaede!!! C’è
solo una cosa che non capisco: perché io devo essere ancora preso in giro
per i miei capelli rossi e a lui, che li ha biondi, nessuno dice niente?!
Cos’è questa gerarchia fra i colori?! Perché questa preferenza per la
tintura bionda?!
"Aaaah, accidenti! Se lo avessi
saputo, avrei portato la macchina fotografica!" si lamenta Kaoru,
seduto nella fila dietro la nostra.
"Che idea imbecille! Non siamo mica
dei dannati giornalisti!".
"Idiota, vuoi che ti scaraventi di
sotto?! Non ti piacciono i giornalisti solo perché sei un
semi-analfabeta!".
Ehm…l’altro ragazzo che ha parlato
è Tatsuya Saito, la seconda matricola in gamba che ci è capitata.
"Vi ho mai raccontato le mie epiche
imprese contro Hanagata, due anni fa?- chiedo, voltandomi verso di loro-
Alcune di queste hanno contribuito a farmi entrare nel mito, è stato
allora che si è rivelata tutta la mia potenza di rimbalzista! Pensate che
riuscivo a prendere anche i rimbalzi dei canestri che sbagliavo io!"
acc…forse questo non avrei dovuto dirlo, ma in fondo non è da tutti
no?!
Saito mi fissa perplesso: "Prendevi
i rimbalzi dei canestri che sbagliavi?!".
"Certo! Un vero uomo rimedia sempre
ai suoi (pochi) errori!!" proclamo con una solennità che li
impressiona…dopotutto sono un loro senpai temprato e aduso alle
responsabilità, non possono non ammirarmi!!!! Inoltre ho sviato il
discorso dai miei errori di un tempo…sono un genio!
"Zitto, do’aho: le squadre stanno
per entrare in campo" mi sibila il volpacchiotto, già
concentratissimo.
"Oi, non chiamarmi ‘do’aho’
di fronte alle matricole, sai stupida volpe!!!" gli ringhio contro.
"E tu non chiamarmi ‘stupida
volpe’: sono il capitano e questo vale anche per te!" ribatte lui
di rimando.
Ok, vuole la guerra!!!!
"Ti chiamo come mi pare, volpe
idiota!".
"Guarda che se c’è un idiota,
quello sei tu!".
Ah, quando iniziamo così, io e Kaede
potremmo continuare all’infinito…quello che ci frena, stavolta, è l’improvvisa
consapevolezza del silenzio irreale calato alle nostre spalle; ci voltiamo
e notiamo subito le facce allibite delle matricole non ancora abituate ai
nostri scambi di idee, e poi anche le facce rassegnate di Kuwata, Ishii e
Sasaoka. Ehm…ricomponiamoci…
Respiro profondamente e mi calmo, per
poi rivolgere alla kitsune la domanda che ho in testa da prima: "Cosa
ci faranno qui, quei due? Credi che Fujima abbia contribuito ad allenare l’attuale
Shoyo?".
Kaede impiega qualche secondo per
rispondermi: "Non credo che gli impegni universitari gliene lascino
il tempo…e comunque, per quanto sia un campione, questo per noi non deve
fare alcuna differenza".
Sorrido: ora come ora nessuno ci può
fermare, è questo che intende Kaede…
La partita inizia e a quel punto la
seguiamo tutti attentamente, anche se io ogni tanto distolgo l’attenzione
dal campo e sbircio i nostri due ex-rivali a bordocampo: Hanagata sembra
tranquillo, Fujima forse lo è di meno, ma potrei sbagliare, dopotutto non
è che lo conosca…forse rivive maggiormente i momenti in cui era lui ad
essere seduto su quella panchina come allenatore…
L’incontro, comunque, non rivela
sorprese: è lo Shoyo a vincere, con uno scarto di 20 punti; quando noi
dello Shohoku ci alziamo per lasciare la tribuna, noto la faccia sgomenta
delle matricole!
"Ma sono bravissimi!"
esclamano all’unisono Kaoru Miura e Tatsuya Saito.
Poverini, mi devo ricordare che per loro
la prossima partita sarà la prima del campionato prefettorio! Non hanno l’esperienza
del tensai…
"Sì, sono bravini…- commento con
sufficienza- …certo, pur non avendo un tensai nelle loro fila, se la
sono cavata bene…- poi assumo un atteggiamento più professionale-…comunque,
c’è anche da dire che il Miuradai è una squadra scarsa: noi avremmo
vinto con 100 punti di scarto!".
La voce profonda di Kaede, al mio
fianco, conclude: "Nonostante il tono da esaltato megalomane,
Sakuragi ha ragione".
"Chi è megalomane?!" scatto
io, trattenendomi dal non dare il via ad una delle nostre risse solo
perché di sicuro finiremmo per ribaltarci di sotto!
"Tu…sei la persona più
megalomane che conosca, a parte Kiyota naturalmente…".
"Grrr…come ti permetti di fare
paragoni tra il mito vivente e l’orrida Nobu-scimmia?! E comunque io me
lo posso permettere, di essere così!" glielo ringhio, ma mi calmo
subito vedendo il sorriso lievissimo che illumina il mio volpacchiotto
adorato.
"Questo è vero, Hana…".
Stupida, adorabile volpe!!!
Usciamo senza fretta dal palazzetto
sportivo dove si svolgono le competizioni di basket e ci fermiamo nello
spiazzo antistante; Kaede dice poche parole sulla partita e il succo è
che lo Shoyo ha brillato perché aveva il Miuradai come avversario (è
chiaro che questa intuizione gliel’ho data io! Perché scuotete la
testa!!!!! Non mi credete?!), ma che con noi sarà tutta un’altra
storia.
"Sicuro?" chiede incautamente
Saito, meritandosi un’occhiataccia che lo zittisce.
"Per tornare ad avere rilievo, lo
Shoyo dovrebbe trovare altri due giocatori delle qualità di Hanagata e
Fujima, ma non sarà facile…" commenta il mio Kaede.
L’appuntamento per i prossimi
allenamenti è per lunedì: il nonnetto non vuole che la squadra si
stanchi troppo o che sia troppo sotto pressione e ci ha lasciato un
week-end libero; credo che in cuor suo Kaede disapprovi: quando si tratta
di queste cose rasenta un po’ il fanatismo e sono pronto a scommettere
che LUI si allenerà lo stesso!!!
A questo punto, i nostri compagni di
squadra se ne vanno, ognuno per i fatti suoi. O quasi…
"Ehi, hai visto?!- richiamo l’attenzione
della volpe addormentata, tirandogli una manica- Miura e Saito vanno dalla
stessa parte…".
"E allora? È la strada per
raggiungere la stazione".
Ma io non gli bado: "E’ un segno
che avevo ragione, stupida volpe!!" quei due mi ricordano un po’
come eravamo noi tre anni fa…
"Oi, voi due siete ancora a piede
libero?".
Io e la kitsune ci voltiamo. Chi può
essere, se non Mitsui?
"Senti chi parla…" è il mio
‘saluto’ di rimando.
Insieme a lui c’è Miyagi, che ci
chiede: "Com’è andata a finire la partita?".
"Ha vinto lo Shoyo" è la
sintetica risposta della volpe.
"Siete arrivati un po’ tardi…problemi
a leggere le lancette dell’orologio, Mitchi?" gli chiedo
sogghignando.
"Ahahahah…divertente! Avevamo
lezione…anche adesso non abbiamo moltissimo tempo: questo pomeriggio ci
sarà un allenamento diverso dal solito" risponde lui.
"Ossia?" .
"Appena sarà arrivato anche
Kimi-kun ve lo spiegheremo".
Miyagi guarda l’orologio, poi si volta
verso Mitsui: "Kogure è in ritardo…strano!".
Se volete saperlo, Mitsui studia
economia (già vedo le borse crollare a picco per colpa sua!), perché suo
padre ha una piccola impresa e lui è figlio unico, quindi si può dire
che sia stata una scelta un po’ obbligata, o meglio avrebbe potuto
esserlo ma a lui piacciono le materie che studia; Megane-kun, invece, si
è iscritto a medicina e devo dire che questo non ha stupito nessuno, gli
si adatta perfettamente!
"Sarà passato in biblioteca…Allora,
il vostro avversario sarà lo Shoyo: come l’hanno presa le matricole
titolari?" si informa il nostro ex-teppista, che conosce di vista i
nuovi giocatori dello Shohoku.
Io precedo Kaede nella risposta:
"Sono tipi tosti, che non si fanno certo impressionare! E poi hanno l’esempio
del fulgido tensai! E sono bravi, devo ammetterlo…tra l’altro credo
che starebbero benissimo insieme!".
Insomma, è da un po’ che lo penso…
"Ma dai?!" si stupiscono
Mitsui e Ryo-chan.
"Il do’aho ha già pianificato la
loro vita di coppia da qui fino ai prossimi 50 anni, peccato che quei due
non stiano neanche insieme!" ironizza la dannata kitsune, con il suo
tono più canzonatorio.
"Tempo due o tre mesi e staranno
insieme, scommettiamo?" lo sfido io, guardandolo in quei suoi
meravigliosi occhi blu.
"Hn" mi scruta lui,
fissandomi. Ah, non dovrebbe farlo!!! Mi provoca sempre un sacco di
brividi lungo la schiena…
"Ah, ma c’erano anche Hanagata e
Fujima?".
"Sì, come lo…".
Capisco il perché dell’osservazione
di Ryota quando mi volto verso il palazzetto sportivo e vedo i due
ex-giocatori dello Shoyo che ne escono per poi andarsene.
"Hanno assistito all’incontro da
bordo campo" spiega Kaede.
"Be’, mi fa piacere che siano
rimasti anche loro così legati alla loro squadra delle superiori: almeno
non mi sentirò l’unico imbecille nostalgico!!!" sentenzia il
teppista, con uno strano atteggiamento di disapprovazione verso se stesso.
Chissà, forse questa nostalgia per l’ambiente dei club delle superiori
non la vede come confacente alla sua aria da duro che va in giro con un
giubbotto di cuoio e con l’atteggiamento da ‘ho visto cose che voi
umani non potete neanche immaginare…’.
"Ti stai rammollendo, eh Mitchi?"
lo prendo in giro.
"Idiota integrale, non è affat…"
scatta lui, ma lo interrompe la domanda che gli rivolge Kaede.
"Come si trovano Hanagata e Fujima
nella squadra universitaria?".
L’ex-teppista e il nanetto ci pensano
un po’ su e poi è Ryota a rispondere e a spiegarci: "Bene…certo,
forse Hanagata non è esattamente entusiasta della presenza di Maki…non
lo è neanche Fujima, se è per questo, ma per motivi diversi. In effetti,
non ho mai capito perché Maki non si sia iscritto alla Shintai come ha
fatto Sendoh". Mitsui ridacchia in modo un po’ sprezzante:
"Perché è ricco sfondato, perché studia economia anche lui e mi sa
tanto che il suo futuro sarà nell’alta finanza e non nel basket, ecco
perché!".
"Ah!" esclamiamo noi altri tre
all’unisono, e poi la mia volpe aggiunge, con disapprovazione: "Che
spreco di talento…".
"Fatti suoi!" scrolla le
spalle Ryota, con indifferenza.
"Comunque, a parte Maki, Hanagata e
Fujima stanno bene…Sapete, non che si possa dire che ora siamo amici, ma
stiamo imparando a conoscerci meglio…anzi, ad un certo punto, da qualche
frase Hanagata ha capito che io e Kimi-kun….a proposito, ma dove diavolo
è andato a finire?!…dicevo? ah, sì…che io e Kimi-kun siamo una
coppia e ha sorriso come se fosse contento della scoperta: credo che gli
faccia piacere sapere che non sono i soli in squadra…Convivono anche
loro due, lo sapevate?".
"Davvero?!" salto su io, tutto
contento: quanto mi piacciono le storie romantiche!!!
"Te lo hanno detto loro?" gli
chiede Ryo-chan.
Mitchi annuisce: "Sì! Mi hanno
raccontato che i genitori di Hanagata si sono trasferiti all’estero a
causa del lavoro di suo padre, ma che lui li ha convinti che sarebbe stato
meglio completare gli studi in Giappone…per farla breve, Fujima si è
trasferito a casa sua!".
Inaspettatamente, Miyagi si acciglia:
"Però non è giusto, cavolo! Insomma, ci siete tu e Kogure,
Hanamichi e Rukawa e ora vengo a scoprire che anche Hanagata e Fujima
convivono! Soltanto io e Ayako non possiamo ancora farlo!!! Che nervi…"
e dà un calcio al terreno.
"Sposatevi direttamente, no? Non ce
la vedo la madre di Ayako che dà alla figlia il consenso per una
convivenza…" propone Mitsui, prendendo dalla tasca del suo
giubbotto il cellulare e iniziando a comporre un numero che con il mio
genio intuitivo suppongo sia quello del disperso Kogure.
"HISASHI!!!".
Questo richiamo, però, lo distoglie
dalla telefonata, ormai inutile: con grande tempismo, ecco dall’altra
parte dello spiazzo un trafelato Megane-kun che corre fino a noi,
raggiungendoci in pochi secondi.
"Ciao…scusate il ritardo…"
ci dice affannosamente.
"DOVE DIAVOLO ERI?! COSA CASPITA E’
SUCCESSO?! Stavo per chiamarti sul cellulare!!!" sbotta il teppista,
che sembra allo stesso tempo rassicurato ed incavolato.
Be’, lo capisco! Se il mio
volpacchiotto ed io avessimo un appuntamento e lui cominciasse a tardare…che
so…diciamo di un quarto d’ora…io darei di matto!
"Scusami, ho perso il treno perché
ci ho messo più tempo del previsto in biblioteca. E quanto al cellulare,
non arrabbiarti, ma non avrei potuto risponderti: l’ho scordato a
casa!" Megane-kun parla ancora col fiatone, ma ha un tono tranquillo
e un’aria sorridente che rabboniscono subito Mitsui.
"Ok, scusami tu, non volevo
aggredirti…- lo sentiamo borbottare- …è che in genere sei sempre
puntuale e allora…".
"Eri in pensiero! Io ti capisco,
Mitchi…" concludo io, con l’enfasi di chi la sa lunga,
meritandomi un’occhiata incuriosita da parte dei miei tre amici e
irritata dalla volpaccia.
Ma proseguo imperterrito: "Come
quando ‘qualcuno’ si trattiene più del dovuto al campetto da basket e
‘qualcun altro’ magari è a casa e pensa che una certa bicicletta sia
andata a schiantarsi contro un muro…" faccio finta di voler restare
sul vago, ma in realtà è comprensibilissimo di chi stia parlando,
perfino per loro…
"Do’aho!".
Infatti…
Quello che ha la reazione più divertita
però è Miyagi, che sbotta a ridere e poi guarda alternativamente me e
Mitsui, con il suo fare ironico: "Voi due, non avete ancora comprato
quei bracciali elettronici? Sapete, quelli che segnalano costantemente
dove sia una persona…pensate come starebbero bene ai polsi di Rukawa e
Kogure!".
"Che spiritoso!- Mitsui fa una
smorfia- Comunque, io non ne ho bisogno!".
Parla per te, teppista!! Non mi sembra
un’idea da scartare a priori…
"Ma sono in commercio?" non
posso fare a meno di chiedere; chissà, magari c’è un modello carino e
non ingombrante che non darebbe fastidio a Kaede…cioè, non che lo
comprerei proprio…però…
"Questa domanda non merita una
risposta" ecco, ci pensa il tono da non-ti-passi-neanche-per-l’anticamera-del-cervello
che sta sfoderando la kitsune per smorzare il mio entusiasmo!
"Stupida volpe, vuoi frenare la mia
curiosità per le nuove tecnologie?!".
Questo scambio di battute potrebbe dare
il via ad una delle mitiche schermaglie tra me e il mio Kaede, ma i nostri
ex-compagni di squadra richiamano la nostra attenzione tossicchiando e
poi, quando l’hanno ottenuta, Mitsui prende la parola: "Ok, si sta
facendo tardi e rischiamo di non dirvi proprio la cosa più importante!
Volevamo avvertirvi che ieri sera è arrivata dal Kansai la squadra
universitaria di Osaka e che questo pomeriggio giocheranno una amichevole
contro di noi; pensavamo che potesse interessarvi, soprattutto a te,
Rukawa…magari volete venire ad assistere".
In effetti scorgo un lampo di puro e
inequivocabile interesse nei bellissimi occhi blu di Kaede…e poi l’idea
piace anche a me…
"Ma certo che verre…UN
MOMENTO!!!!" urlo d’improvviso, colpito da folgorazione. Un
momento, fermi tutti, che nessuno si muova!!!
Dubbio atroce…
Osaka non è la città di…?
I miei occhi si socchiudono
minacciosamente mentre li punto sui miei amici: "Oi, scusate, non ci
sarà mica anche quell’odioso pennuto, veeeero?!".
"Quale pennuto?" chiedono
loro, spaesati.
"Il pinguino" risponde Kaede
in tono piatto.
"NON ERA UN PINGUINO, ERA UN
CALIMERO!!!" sbotto io. Come rovinarsi una giornata…
"Ah, vuoi dire Minami! Certo che ci
sarà anche lui" mi conferma Mitsui, dandomi il colpo di grazia.
"Lui e Minori Kishimoto fanno parte
della squadra…e anche Atsushi Tsuchiya, quello che giocava nel Daiei
Gakuen, la rivale del Toyotama, ve lo ricordate?" ci spiega
Megane-kun.
"No" rispondo io.
"Poco" dice Kaede.
Certo, così la figura dello smemorato
la faccio soltanto io!!!
"Vabbe’, non importa…allora,
volete venire a fare il tifo per noi contro quei teppisti di Osaka?"
sogghigna Miyagi. Certo, è ovvio che tiferemo per i teppisti di Kanagawa!
"A che ora comincia la
partita?" si informa Kaede. Grrr…ok, gli interessa, l’ho
capito!!! Però così rivedrà Calimero…o meglio, Calimero rivedrà
lui!!! Non sono sicuro di esserne contento…oddio, se ripenso a quel
dannato ritiro della scorsa estate…
"Iniziamo alle 16.00".
"Ci saremo" dice brevemente il
mio Kaede; poi si volta verso di me e, dopo avermi guardato, si acciglia
lievemente: penso di non avere un’espressione contenta…
"Cosa c’è, do’aho?" mi
chiede, a voce bassa.
"Sono circa tre anni che ti dico di
non chiamarmi do’aho!- mugugno, quando tanto sappiamo benissimo entrambi
che sarei il primo a lamentarmi se smettesse di farlo- Non c’è niente,
è tutto a posto…cioè, mi urta il Calimero, ma…".
"Ma verrai con me, no? Sarà
interessante".
"Ci puoi giurare che verrò con
te!" su questo non ci piove, che domanda da volpe scema! Come può
pensare che lo lasci da solo nello stesso palazzo, nello stesso quartiere
con Ace-killer?! Kaede ha capito perfettamente quello che mi sta passando
per la testa, ci scommetterei, ma non fa una piega…non mi lancia nemmeno
le sue occhiatacce per la mia gelosia.
"Hanamichi, torno a pensare che il
bracciale elettronico starebbe bene al polso di Rukawa" ironizza
Miyagi, che è stato testimone di quanto avvenuto al ritiro.
"Comincio a pensarlo anch’io…"
borbotto.
"DO’AHO!! E tu, senpai, non
incoraggiarlo…non ha bisogno di essere fomentato quando si tratta di
scemenze!" replica la volpe.
Ok, questo me lo sono meritato: lo so
che Kaede deve sentirsi libero…
Ormai è l’ora di pranzo; dopo, i
nostri amici dovranno andare subito in palestra in vista della partita del
pomeriggio, ma abbiamo ancora un po’ di tempo e decidiamo di pranzare
tutti insieme. Cominciano a fioccare le proposte: qui intorno ci sono un
fast-food, un locale di cucina tradizionale e un banchetto di takoyaki.
Per la volpe inappetente va bene
qualsiasi cosa, ma io e Mitchi ci accaloriamo nella scelta.
"Giochiamocela con il lancio di una
moneta" propone lui.
"Tu sempre questi metodi da bisca,
eh?" lo provoco io, facendo ridere Kogure e Miyagi.
"Ma quale bisca?! Allora, scegli la
faccia della moneta!" mi intima.
D’accordo, sorvoliamo sul risultato…
Vi basti sapere che ci stiamo avviando
verso il locale tradizionale e che io sostenevo che un bell’hamburger
dà più energie!!!!
Però non importa: sto chiacchierando
con i miei amici e Kaede cammina vicino a me. Delicatamente le nostre dita
si sfiorano e poi quasi si intrecciano…il cielo è sereno e l’aria è
ormai tiepida…quando mi volto a guardare il suo viso stupendo, lui mi
sorride.
"Sono contento, kitsune" sento
il bisogno di dirglielo, perché questa contentezza mi viene soprattutto
da lui. E poi sorrido al suo mormorio.
"Lo sono anch’io…".
Parte seconda.- I want to be the one you need
Quella di ieri è stata una bella
partita: veloce, con azioni ben costruite; alla fine hanno vinto i nostri
senpai, ma anche la squadra di Osaka ha giocato bene, tanto da meritare
gli applausi degli spettatori al momento dei saluti finali.
Il loro capitano è Minami e bisogna
dire che svolge correttamente questo ruolo: non è cambiato dalla scorsa
estate, credo che il suo gioco ormai si sia stabilizzato, è sempre
aggressivo, ma non cerca più i falli volontari…Kishimoto, invece, è un
altro discorso!!! È sempre provocatorio e cerca di far spazientire l’avversario
per poi approfittarne e in un paio di occasioni ha anche sfoggiato il suo
turpiloquio con una tonalità tale da farlo sentire a tutto il pubblico,
ma insomma… Devo poi ammettere che sono stato sollevato dal fatto che i
due teppisti di Osaka non abbiano avuto uno scontro ravvicinato con il do’aho
che, seduto accanto a me, li squadrava torvamente dalla tribuna.
Questo pomeriggio disputeranno un’altra
amichevole, ma noi non ci andremo; invece, i nostri senpai hanno invitato
sia noi che i giocatori del Kansai a trascorrere la serata fuori…un
momento di svago per tutti, da passare al CLUB Z, il locale dove suona la
band di Arashi Miyagi.
Hana ed io abbiamo accettato l’invito,
anche se la mia testa rossa borbottava frasi sul pericolo che causa la
promiscuità con il nemico! Non cambierà mai…
Oggi è domenica mattina e io me ne sto
da solo ad allenarmi nella palestra dello Shohoku: so che il coach Anzai
voleva che ci riposassimo, ma non ho resistito all’idea di avere la
palestra tutta per me…così ho lasciato un biglietto al do’aho e sono
venuto qui. Sarei potuto andare al campetto del parco, ma non è la stessa
cosa.
Come faccio a descrivere l’atmosfera
che si crea in una palestra vuota? La luce che filtra dalle finestre, il
pulviscolo che si intravede in controluce, il silenzio in cui rimbombano
solamente il rumore del pallone sul parquet, quello delle mie scarpe
quando corro e quello della retina quando vado a canestro…
Ho sempre un assoluto bisogno di questi
momenti in cui siamo soltanto io e il basket e lo sa anche Hanamichi: sono
sicuro che lo vedrò piombare qui, certo, ma solo tra due o tre ore,
rispettando questo mio bisogno di solitudine.
Provo tiri liberi, tiri da tre, qualche
slam dunk…
D’un tratto, mentre sono fermo in
mezzo al campo per riprendere fiato, mi stupisce sentire il rumore di una
delle porte che si apre.
Do un’occhiata all’orologio e mi
rendo conto che non può essere già Hanamichi, lui non mi raggiungerebbe
così presto in questi momenti…
"Avrei scommesso qualunque cifra
che eri tu!".
Hn.
Conosco questa voce e questo accento,
tipico del Kansai.
"Ciao, Nagarekawa" mi saluta
Minami, usando quella strana e sbagliata versione del mio cognome con cui
aveva iniziato a chiamarmi due anni fa; poi cammina fino al centro della
palestra, dove mi trovo io.
"…ao. Che ci fai qui?" gli
chiedo.
Lui non risponde subito, prima si guarda
intorno con un sorriso difficilmente decifrabile, solo dopo un paio di
minuti mi risponde: "Ho chiesto indicazioni per trovare la vostra
scuola…volevo vedere di persona lo Shohoku; quando mi sono avvicinato
alla palestra ho sentito il rumore del pallone e ho pensato che poteva
esserci una sola persona disposta ad allenarsi qui di domenica mattina! E
non mi sono sbagliato…".
"Hn" lo guardo in silenzio,
senza commentare.
"Ti trovo bene" mi dice
Minami, fissandomi.
"Hn".
"Allora, che te ne è parso dell’incontro
di ieri?" domanda, facendo una smorfia leggera; sa che è l’unico
argomento di cui parlerei, ma non credo sia felice di doverlo affrontare:
dopotutto la sua squadra ha perso…
"Una bella partita: la vostra
squadra è forte, ma la nostra lo è di più!" gli dico sinceramente,
senza paura di essere smentito: è impressionante il numero di talenti che
si sono iscritti alla principale università di Kanagawa.
"Aspetta a dirlo- commenta lui
senza scomporsi- Ci sono altre due amichevoli da disputare e non è detto
che confermino il primo risultato! Tu verrai ad assistere?".
Il tono con cui me lo chiede è
leggermente diverso dal precedente o almeno così mi sembra.
"No, non ci sarò".
Minami per un attimo si adombra, poi
fissa il pallone che tengo fra le mani: "Allora ho soltanto adesso
per sfidarti ad un one-on-one…".
So benissimo che non sta scherzando;
inizio a palleggiare, pensando subito a come scattare nel modo migliore e
anche lui fa altrettanto.
È uno scontro niente affatto facile, di
quelli che piacciono a me, perché ti fanno impegnare al massimo e non ti
permettono di distrarti neanche per un secondo, perché il risultato non
si può dare per scontato.
Del resto, sarebbe impossibile distrarsi
con Minami: nonostante la sua condotta n
campo sia di gran lunga migliorata, ha uno stile di gioco aggressivo che
non deve far mai abbassare la guardia.
Io mi porto ben presto in vantaggio e ci
rimango fino alla fine, quando vinco per 20 a 16, segnando gli ultimi due
punti con uno slam dunk.
Per qualche secondo rimango fermo,
respirando forte per riprendere fiato, poi mi volto verso Minami, sentendo
i suoi occhi fissi su di me. La sua espressione è nervosa.
"Non mi piace affatto perdere"
dice, a bassa voce.
"Hn" non credo che esista un
solo sportivo al mondo a cui piaccia…
"Ma è anche vero che sei il MVP…ah,
queste sono le occasioni in cui la tentazione di una gomitata si fa
sentire con più forza!" prosegue Minami, con un tono tra lo
scherzoso e il complice, rievocando quello spiacevole episodio; allora mi
fece molto male, ma sono contento che ora possa essere oggetto di battute:
non dovrebbero esistere rancori fra sportivi, specie quando ci si è
scusati…
In silenzio, mi chino a raccogliere il
pallone.
"Stai ancora con Sakuragi?" mi
chiede lui, all’improvviso.
"Certo!" rispondo seccamente,
senza nascondere l’irritazione per la sua domanda e per ciò che
sottintende.
"Be’, non è proprio da dare per
certo e io non potevo non chiedertelo: in fondo, dalla scorsa estate,
potevano essere successe molte cose…" spiega Minami, ignorando
volutamente la mia occhiataccia.
"Non mi pare di aver fatto
telefonate ad Osaka" ironizzo io, ricordandogli la battuta con cui mi
aveva salutato in quel giorno di agosto.
Lui si stringe nelle spalle: "Lo so
che tanto non avresti chiamato lo stesso…Ti ho pensato spesso, sai
Rukawa? Soprattutto per via di quella serata al pub…giuro che mi era
andato un colpo quando avevo capito che stavi con Sakuragi!".
"Hn…mi annoiano i discorsi
ripetitivi, ti avviso!" gli dico bruscamente, mentre mi sposto fuori
dal campo e mi appoggio con la schiena alla parete, per riposarmi un po’
prima di ricominciare l’allenamento da solo!!!!
Non voglio assolutamente che queste
allusioni diventino una costante delle poche volte che ci incontriamo:
anche se il tono e il modo sono completamente diversi da quelli di Sendoh,
mi ricordano quell’atmosfera tesa…
"Credevo ti piacessero i tipi
tenaci, che non si arrendono…" dice Minami, portandosi di fronte a
me.
"Non sempre" replico, senza
scompormi.
"Che intendi?".
"Che non mi piace quando la tenacia
sconfina nella stupidità" rispondo con franchezza; non voglio
offenderlo, ma fissarsi su qualcosa di irraggiungibile, sapendolo, può
non essere una prova di intelligenza…
"La tenacia è propria dei
caratteri forti, Rukawa: tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro…chi
può stabilirne i limiti?" mi chiede lui, serio.
Fa un altro passo verso di me.
"Nessuno potrà mai convincermi che
questo è stupido…" esclama a voce più bassa; poi di colpo si
protende verso il mio viso e le mie labbra: mi coglie di sorpresa e
soltanto grazie ai miei riflessi all’ultimo secondo riesco a voltare la
testa, per evitarlo…le sue labbra mi sfiorano la guancia, ma direi che
non era quello che voleva…contemporaneamente mi parte un pugno che lo
colpisce in piena faccia.
Minami barcolla un po’, poi riporta il
suo sguardo su di me, massaggiandosi con la mano la guancia indolenzita:
"Ok…ora siamo pari…" articola lentamente, riferendosi sempre
alla sua famosa gomitata.
Non è arrabbiato per il mio colpo, me
ne accorgo bene: anzi, probabilmente se lo aspettava e lo aveva messo in
conto.
"Non avevi il diritto di provarci…"
dico io, freddamente; non ho la minima intenzione di chiedergli scusa per
il pugno.
Lui non abbassa gli occhi, ma li
distoglie: "Forse no, ma…" non completa la frase, si appoggia
anche lui con la schiena contro il muro, come sto io, e poi scivola fino a
sedersi a terra.
"Posso farti una domanda?".
"Dipende".
"Da quanto tempo stai con Sakuragi?".
Non me l’aspettavo e non ne comprendo
bene il motivo, ma conto mentalmente e poi rispondo: "Poco più di un
anno…un anno e due mesi…".
"E non hai mai pensato a come
sarebbe baciare un altro? …farlo con un altro?" me lo chiede
sottovoce, come per attutire una mia eventuale brutta reazione.
Io non ho neanche bisogno di pensarci.
"No…perché avrei dovuto?".
Minami si volta stupito: si è accorto
che la mia non è una risposta costruita ad arte, ma che ho parlato in
modo spontaneo; del resto, io non sono una persona che ricorra alle bugie
e men che meno in questo caso: non ho mai davvero pensato a come sarebbe
stare con un altro…
Lui alza le spalle: "Non lo so…forse
perché siamo giovani e spesso alla nostra età si ha voglia di fare più
esperienze…Avrei dovuto immaginarlo che tu anche in questo sei al di
sopra degli altri!".
L’ultima frase l’ha detta ridendo,
eppure percepisco che è serio, che lo pensa veramente.
Io fisso un punto lontano, come se
guardassi oltre il muro della palestra: "Per me non è uno sforzo:
perché dovrei fantasticare cose simili, visto che con lui sono
felice?".
È una considerazione molto personale,
eppure non mi sento a disagio nel dirglielo, forse perché Minami non ha l’atteggiamento
di chi voglia prendere in giro, forse perché sono arrivato ad un punto in
cui non voglio negare la gioia che provo stando con il mio do’aho…
Lo sento fare un respiro profondo, poi
tace per qualche istante prima di dire: "Lo sai cos’è che mi piace
da morire di te, Rukawa? Che hai qualcosa in cui credi veramente, con
tutte le tue forze, che sia il basket o Sakuragi…e per questo ‘qualcosa’
non c’è niente che non faresti…Tu non sei un tipo che sprechi parole
o che mostri i suoi sentimenti agli altri, questo l’ho capito anche
senza frequentarti…ma mi sono accorto anche che, a dispetto della tua
aria imperturbabile e un po’ indolente, quando ami qualcosa il tuo è un
amore totale. Ed è bellissimo. Io non sono mai riuscito a provare niente
di simile, ma tu sì e per questo sei meraviglioso…".
Alle sue parole mi rilasso contro la
parete, lasciandomi scivolare anche io, lentamente, fino a sedermi a
terra; stavolta non ho motivo di reagire bruscamente: Minami ha detto la
verità…non so come, visto che ci siamo incontrati pochissime volte, ma
ha saputo cogliere questo aspetto del mio carattere… concentro me stesso
su poco, ma a quel poco mi dedico in modo totale.
"Come ci si sente a vivere
così?" mi chiede Minami.
"Per me è l’unico modo di essere…"
io penso sempre al basket e ad Hanamichi e, anzi, non in quest’ordine.
Il do’aho è perfetto per me, perché
mai dovrei pensare a qualcun altro? Lui è il sole che mi ha ridato calore…quando
mi è vicino, percepisco sempre di essere la persona più importante della
terra per lui ed è qualcosa che non c’entra niente con la mia bravura
sportiva o con il mio aspetto…lui ama me: ama semplicemente Kaede.
E io credo in questo sentimento che ci
unisce, ci credo con tutto me stesso: è quanto di più vero abbia provato
nella vita, insieme alla mia passione per il basket.
Minami fa una smorfia, poi incurva le
labbra in un sorriso un po’ amaro: "Messaggio ricevuto! Però io
dovevo provarci, lo capisci, vero? Per non avere rimpianti".
"Hn".
Pur non concordando con i suoi modi,
posso capire il suo ragionamento.
"Anche tu, comunque, credevi molto
in qualcosa un tempo…" dico io, d’improvviso anche per me stesso.
"Uhm…credevo nel gun&run e
nel mio gioco, ma questo mi è servito soltanto a fare del male agli
avversari forti: a conti fatti, è una prova di vigliaccheria…invece i
sentimenti giusti non portano mai nulla di cattivo con sé! Mah, guarda
che discorsi mi fai fare!!! Non sono portato per la filosofia, io…".
Credo che Minami stia per dire qualche
altra cosa, ma lo interrompe il rumore della porta della palestra che si
apre; so chi è prima ancora di guardare: la sagoma del mio do’aho si
staglia in tutta la sua altezza, poi subito sento la sua voce e i suoi
passi che lo avvicinano a me.
"Kitsune, hai fini…to…"
sembra allegro fino a che i suoi occhi non si fissano sul ragazzo seduto
poco distante da me, increduli.
"Salute, Sakuragi!" l’ex-giocatore
del Toyotama gli rivolge un cenno di saluto con la mano, accompagnato da
un sorriso provocatorio.
Hanamichi si porta di fronte a lui,
sovrastandolo: "Sei qui per caso, vero?" chiede sarcasticamente,
mentre, secondo me, sta cercando di decidere se i 5 metri che mi separano
da lui siano sufficienti o meno.
"No no…cercavo proprio Rukawa e,
come vedi, l’ho trovato! Abbiamo fatto un bel one-on-one" Minami
insiste con un atteggiamento provocatorio, come se volesse scatenare una
rissa; deve essere parte del suo DNA…
"E chi ha vinto?" Hana lo
chiede a denti stretti, vedo bene che sta cercando di controllare la sua
rabbia.
"Ho vinto io" lo dico ad alta
voce, per riportare la sua attenzione su di me e fargli capire che non ha
motivo di essere geloso, che spreca le sue energie, perché niente al
mondo potrebbe allontanarmi da lui; gli occhi di Hanamichi si rischiarano
quando si fissano nei miei, ma non del tutto.
E anche la sua voce ha un tono cupo nel
dirmi: "Spero che tu gli abbia fatto mangiare la polvere! Allora
possiamo tornare a …".
"Non ancora!- Minami interrompe il
mio do’aho, che si volta a guardarlo furibondo- Ti sfido, Sakuragi! Un
altro one-on-one, contro di te stavolta…sai, mi voglio far rimpiangere
almeno un po’…".
Sospiro impercettibilmente: so come
reagirà Hanamichi…
"CHECCOSA?! Guarda che qui non ti
rimpiangerà proprio nessuno, bastardo di un calimero!!! Comunque accetto
e ti dico subito che ti darò il colpo di grazia della giornata!".
Infatti reagisce come supponevo e forse
anche di più: c’è una vena di cattiveria che gli ho sentito raramente
nel suo tono e questo mi preoccupa e mi irrita, come mi irrita questo
one-on-one che sembra dover sostituire i duelli medioevali…
"Farò da arbitro" mi limito
ad annunciare, lasciando intendere che non accetterò di essere
contraddetto. Questi due sono capaci di scannarsi in campo…
"Perfetto…- sorride Minami- …ma
niente favoritismi!" aggiunge maliziosamente, scoccando un’occhiata
alla mia testa rossa.
Basta questo per farlo infuriare ancora
di più: "Bastardo, credi che abbia bisogno del suo aiuto?!" gli
ringhia minaccioso.
Minami non risponde e io mi porto con il
pallone a bordo campo, per dare il via alla stupida sfida.
Il gioco inizia e ben presto i miei
dubbi sul risultato svaniscono; non che non avessi fiducia nel talento di
Hanamichi, ma so per esperienza che Minami sa essere un osso duro…invece
a quanto pare questo sembra non avere importanza: non ho mai visto
Hanamichi così concentrato e aggressivo durante uno scontro one-on-one,
non è mai stato così neanche quando l’ho sfidato io…
Sono entrambi precisi e veloci e nel
complesso il loro gioco è pulito, ma non posso fare a meno di notare, da
una parte e dall’altra, tutta una serie di reazioni al limite della
scorrettezza, dovute ad una rivalità personale e non soltanto sportiva…
Minami è agguerrito, ma Hanamichi ha
una tale carica che non può essere fermato: corre, scarta, salta, prende
rimbalzi, fa un tiro da tre, realizza due slam dunk che fanno tremare
violentemente il tabellone…
Alla fine vince la mia testa rossa per 20 a 18 e Minami
lo guarda incredulo, come se non si
capacitasse dell’accaduto. Anzi, di sicuro non si capacita…
La tensione nell’aria si fa ancora
più alta e io comincio a contare alla rovescia i secondi che mancano a
che si scateni una rissa, quando per la terza volta nella mattinata si
apre la porta della palestra.
"Tsuyoshi, che ca**o ci fai qui?!
Sono tre ore che ti cerco…".
Una voce profonda e rabbiosa annuncia l’arrivo
di Kishimoto; me lo sarei risparmiato…questa palestra comincia ad essere
troppo affollata per i miei gusti.
"Questioni in sospeso…che
vuoi?" gli chiede il suo ex-capitano.
Kishimoto si acciglia.
Me lo ricordo come una persona
irascibile e attaccabrighe, il classico tipo da riformatorio (non per
niente era l’idolo dei loro gentili tifosi), e pare che sia rimasto più
o meno lo stesso.
Kishimoto guarda rapidamente me e
Hanamichi con un’occhiata cupa, del tipo che si riserva a chi non si
sopporta, poi dice a denti stretti: "Voglio che il coach sta rompendo
anche stamattina con questo ca**o di allenamento e tu sei sparito! Bah…avrei
dovuto pensare subito che ti avrei trovato allo Shohoku, ma cosa ca**o
dovevi vedere qui?! O dovrei dire ‘chi’?".
Mi fissa con un livore sospetto.
"Senti, Minori, se sei stranito
già dalla prima mattina sono fatti tuoi, ma non ti azzardare più a
rompermi e a sindacare su dove vado o perché" replica Minami,
irritato, deponendo malamente il pallone nel cesto.
"Oi, vuoi che ti faccia saltare i
denti?!" grida Kishimoto, esibendo il suo miglior lato caratteriale.
So che mi si potrebbe ribattere che
anche io e il mio do’aho ci lanciamo spesso terribili minacce che poi
rimangono irrealizzate (anche perché se le avessimo attuate, ci saremmo
già polverizzati a vicenda!) ma nelle parole di Kishimoto c’è sempre
una nota di autenticità, come se per una frazione di secondo le pensasse davvero.
Per una frazione di secondo, però…sotto
sotto si percepisce che non deve essere veramente un cattivo ragazzo:
secondo me nessun vero sportivo può esserlo.
"Oi, cerchi rogne?!" scatta a
sua volta Minami.
"Ehi, codino, trascinati via questo
calimero rompiscatole e, già che ci sei, vedi di trovare un modo per
sopprimere entrambi!" sbotta Hanamichi, scrutandoli torvo.
Kishimoto si rivolta come se lo avesse
preso a calci: "Maledetto rossino, guarda che io ti ammazzo!!!"
e questa uscita suscita il sogghigno del mio do’aho: "Sei monotono,
codino: me lo hai detto anche due anni fa…".
"Si vede che sono due anni che ho
voglia di ammazzarti!".
D’accordo, adesso mi sono stancato.
Non mi sono mosso, finora, ma quando
faccio un passo avanti tre paia di occhi si puntano su di me.
"Questa è la palestra dello
Shohoku- dico gelidamente- e l’ingresso è vietato agli estranei: come
capitano della squadra, vi consiglio di andarvene…e ovviamente è un
consiglio solo per modo di dire".
Credo che le mie fredde parole facciano
definitivamente saltare i nervi a Kishimoto.
"Bastardo arrogante, vuoi che ti
faccia un altro occhio nero per rinverdire i ricordi?!" mi ringhia.
"Fuori!" gli sibilo io,
facendo cenno ad Hanamichi di calmarsi, visto che ha cominciato a fumare
nero all’ultima affermazione del teppista di Osaka.
"Ok, ok…non spargiamo sangue per
niente…andiamocene, Minori, tanto li rivedremo stasera" dice Minami
in tono conciliante.
"COME, STASERA?!" gridano in
coro Hanamichi e Kishimoto.
Già, l’uscita di stasera, con i
nostri amici; non mi aspettavo che avrebbero accettato l’invito.
Minami fa un sorriso ironico:
"Sarà divertente paragonare la vita notturna di Kanagawa a quella
del Kansai...- si avvicina alla porta, ma prima di uscire si volta
nuovamente a guardarmi-...ah, Rukawa, mi raccomando: vestiti come l’altra
volta!!!!" e mi rivolge un sorriso divertito.
Poi l’ex-capitano del Toyotama esce
dalla palestra, seguito a ruota da Kishimoto, che se ne va non senza
avermi prima lanciato un’occhiata di odio, che comprendo ora fin troppo
bene…
Finalmente io e Hanamichi restiamo da
soli, eppure sento un’atmosfera tesa fra di noi; lentamente, mi sposto a
bordo campo per recuperare la mia sacca, dicendogli: "Torniamo a
casa".
Lui annuisce, ma non parla.
Siamo silenziosi lungo tutto il tragitto
di ritorno e non mi ci vuole molto per capire che qualcosa non va…
Arriviamo a casa che è quasi l’ora di
pranzo, ma nessuno dei due sembra aver fame e Hanamichi continua ad avere
il volto accigliato e lo sguardo scuro. Detesto questa situazione:
preferisco i suoi irragionevoli scoppi d’ira, che sono violenti come
tempeste, ma anche rapidi e veloci.
Ora, invece, lo vedo cupo e arrabbiato e
non ne capisco il motivo.
So solo che voglio che la smetta.
Siamo in salotto, io lo fisso per un
attimo, poi gli chiedo a bassa voce: "Si può sapere che diavolo
hai?".
Giuro che la domanda di
Kaede mi fa salire il sangue alla testa!
‘Che diavolo hai’, mi
chiede!!!
Ho che sono incazzato nero, come poche
volte nella vita!!! E il fatto che lui non capisca da solo il perché mi
fa incazzare ancora di più…anche se ha notato che qualcosa non va:
forse è un buon segno e porterà ad una comprensione di quel che sto per
dirgli…
"Sono arrabbiato per quello che è
successo" dico, serio; niente scenate stavolta, le arrabbiature più
vere sono quelle che si sfogano sottovoce, con dei sibili, e questo me lo
ha insegnato proprio Kaede.
Lo vedo scrollare le spalle e d’istinto
mi irrigidisco.
"Ma non è successo niente"
dice.
"Ah, no? Non mi pare di avere
problemi di udito e ho sentito benissimo Minami dire che avete avuto una
sfida one-on-one!" gli rinfaccio, e alle mie parole i suoi occhi
mandano freddi bagliori blu e il suo viso diventa teso.
"E con questo? Cosa vuoi che sia
succ…".
"E comunque Minami c’entra tanto
quanto…se proprio lo vuoi sapere, io sono incavolato a morte con
TE!!!!" finalmente l’ho detto!!!
È raro vedere l’incredulità sul
volto di Kaede, ma è quello che vi leggo ora; ma è soltanto un attimo:
dopo pochi secondi ecco di nuovo le scintille delle sue iridi adirate.
"Con ME?! Cosa diavolo avrei fatto
perché tu ce l’abbia con me?! Do’aho, ti dico subito che se ora te ne
esci con dei dubbi sulla mia fedeltà, non so come potrebbe finire questa
discussione!".
Perfetto: sibilo contro sibilo…e
stavolta il suo ‘do’aho’ non aveva niente di affettuoso, era un vero
e proprio insulto.
Adesso siamo arrabbiati in due.
"Niente di simile" preciso
subito, prima di respirare a pieni polmoni per calmarmi.
Ho una cosa da dirgli e voglio che lui
mi ascolti e mi prenda sul serio…
Alzo il volto e fisso i miei occhi nei
suoi, che mi scrutano con attenzione, in attesa che parli. E io inizio.
"Io ti adoro, Kaede. Davvero, ti
amo in un modo che non si può neanche immaginare, farei di tutto per te…non
è un modo di dire, farei davvero di tutto…a volte, quando ti
guardo, sento il mio sentimento per te che cresce a dismisura e il cuore
inizia a farmi male come se fosse troppo piccolo per poterlo contenere e
dovesse scoppiare…- mi fermo un attimo, noto che i suoi occhi blu sono
sorpresi, probabilmente non si aspettava questa dichiarazione, visti i
preamboli; ma non ho finito-…ma non per questo credo di dover ingoiare
ogni cosa senza fiatare o di non avere il diritto di dire cosa mi
ferisca".
Ora Kaede non sembra più adirato, è
solo confuso e meravigliato.
"Che cosa ti ha ferito?" mi
chiede, rendendosi conto che qualcosa mi ha fatto male per davvero.
"Tu, questo tuo dover
indistintamente accettare ogni sfida…".
"Hana, era un semplicissimo
one-on-one, ne ho accettati tanti…" protesta lui, con secchezza e
anche con una nota di esasperazione.
Io sospiro pesantemente e mi appoggio al
muro, le braccia incrociate al petto: "Già, anche da chi non avresti
dovuto! Stammi a sentire, Kaede, non sto dicendo che non mi fido di te, ma
Sendoh e Minami sono un discorso a parte!!! Tu a loro piaci e tanto anche!
Magari non ci pensi, non te ne accorgi, non te ne ricordi, che ne so…cioè,
lo so che sei una volpetta svagata per queste cose, ma loro ti guardano
con desiderio, indipendentemente dal fatto che tu lo capisca o no, e io
questo non lo sopporto! Quelli per loro non sono semplici one-on-one, sono
un modo per averti vicino, per osservarti, per parlare con te, per
sfiorarti approfittando delle azioni di gioco e, di nuovo, io non lo
sopporto! Lo sai che mi dà fastidio che ti stiano intorno…e per una
volta mi sarebbe piaciuto che tu ci avessi pensato, che ne avessi tenuto
conto prima di accettare una sfida e che magari l’avessi rifiutata.
Insomma, sono arrabbiato perché mi sembra che un dannatissimo one-on-one
contro Sendoh o Minami venga sempre prima di me e di quel che mi ferisce…"
mi fermo un attimo per riprendere fiato.
Kaede mi osserva in silenzio, poi scuote
il capo: "Non è così".
"Ma è l’impressione che ho
io" replico.
"Non pensavo che ci stessi tanto
male…" mormora, inclinando il capo.
Io sbuffo: "Oh, lo so…e questa è
un’altra cosa che mi fa incazzare: che tu non te ne sia reso
conto!" ok, diciamo che io e la kitsune abbiamo criteri un po’
diversi per valutare le situazioni…
Kaede si morde il labbro: sono sicuro
che stia detestando con tutto se stesso questa conversazione, questo
doversi giustificare…sempre che lo faccia, poi!
"Non ho mai rifiutato un
one-on-one- mi dice infine- Non so neanche se saprei rifiutarlo".
"Non sto dicendo che non dovrai
più sostenere sfide con nessuno, io sto parlando di Sendoh e di Minami!
Sfida pure Kiyota o Fukuda o Maki o Mitsui o chi ti pare, ma non loro
due!!!".
Kaede non parla per qualche istante, poi
replica lentamente: "Non sopporterei di essere scambiato per un
debole…per qualcuno che abbia paura dell’avversario".
Dannazione! Mi stanno venendo in mente
mille obiezioni: che magari anche saper dire di no è una prova di forza o
che lo sarebbe rinunciare a qualcosa per amor mio…ma con quale faccia
posso dirglielo?! Io e lui abbiamo lo stesso, inarrestabile meccanismo
mentale, alla fin fine, che ci porta a non tirarci mai indietro, a sfidare
e ad accettare le sfide altrui! Sono come lui, forse peggio di lui, in
questo: inutile fingere…
Però…se lui me lo chiedesse sono
sicuro che saprei rinunciare, perché lo farei per lui…
Eppure c’è così tanto di Kaede nella
sua risposta…questo suo non sopportare di sembrare debole, il suo non
accettare che qualcuno possa vedere un lato del suo carattere che non sia
quello più rigido e freddo…a tutti gli altri deve sembrare sempre
inattaccabile, invincibile…e lo è di sicuro, ma io conosco anche l’altro
suo lato: quello dolce e silenziosamente affettuoso, quello che ai suoi
occhi è la sua fragilità…Sono l’unico ad averlo visto così e
dopotutto voglio restare tale.
Per lunghi istanti non dico niente, poi
mi decido ad arrivare al nocciolo della questione e non me ne frega niente
di mostrare tutta la mia gelosia o il mio bisogno di lui, né mi importa
molto del suo senso di indipendenza in questo momento!
"Non mi piace quando ti sento meno
mio" gli dico, sempre rimanendo serio.
La mia frase sembra colpire Kaede, lo
vedo sussultare e poi scuotere lentamente il capo: "Non sarà certo
un one-on-one a rendermi meno tuo, Hana".
E insiste!!!
"Non voglio che giochi più da solo
contro uno di quei due!" lo affermo con un tono perentorio che non
appartiene al mio carattere e che non avevo mai usato con lui, ma so già
che non avrò promesse o risposte.
Non dalla mia volpe.
E infatti Kaede se ne resta fermo di
fronte a me…giuro che lo prenderei a testate quando fa così!!! O a
schiaffi o a pugni, qualunque cosa!!!!
Mi fa diventare matto questo suo essere
irremovibile, tutto d’un pezzo, senza concessioni o cedimenti…vi
assicuro, mi fa impazzire, mi ha sempre fatto impazzire, ma è anche una
delle cose che mi ha fatto innamorare di lui!
"Proprio non vuoi capire,
vero?" lo dico con una certa stanchezza; sta accadendo l’incredibile,
Sakuragi il duro&puro sta per gettare la spugna e rinunciare a
convincere la volpe…
Invece qualcosa succede.
Kaede, con pochi passi, è fra le mie
braccia, si stringe a me, strofina il viso contro il mio collo e mormora:
"Non credere che non ti capisca…".
Io trattengo il fiato: è più di quanto
mi aspettassi…non mi ha detto che non disputerà più one-on-on contro
Sendoh e Minami e so che, anche se lo decidesse in cuor suo, non me lo
dirà. Se lo terrà per sé. Del resto…lui è fatto così…
Serro le mie braccia intorno a lui, lo
stringo più che posso, con tutta la mia forza e inizio a mormorargli all’orecchio:
"Tu sei mio…non voglio dividerti con niente e con nessuno…".
Non ho paura della sua reazione a questa
dichiarazione di possessività: il nostro rapporto è ad un punto tale di
conoscenza che Kaede sa andare oltre tutte le parole che posso gridare
nella mia impulsività, lo sa che per quanto possa sentirlo mio e possa
avere voglia di incatenarlo a me rispetterò sempre quel che di indomabile
che ha la sua indole, quella fierezza felina, quel bisogno di spazio e
libertà…lo rispetterò nonostante mi faccia male, perché io sono prima
di tutto un innamorato e l’amore è egoista, forse non è bello da dire,
ma è inutile nasconderlo, l’amore ha una buona dose di egoismo che
porta a volere l’altro tutto per sé, in ogni cosa, me ne sono reso
conto vivendolo sulla mia pelle e quindi adesso, sarà per egoismo o per
quello che vi pare, ma voglio dimostrargli quanto io lo senta mio…soltanto
mio…
Ricordo quello che mi disse al famoso
ritiro dello scorso anno e glielo ripeto: "Mio…" con un tono
roco per l’alterazione e il desiderio e poi schiaccio la mia bocca sulla
sua, gliela succhio, sfioro le sue labbra con la lingua inducendolo a
dischiuderle…Kaede ricambia il mio bacio con ardore, le sue mani si
intrecciano dietro la mia nuca…sento che si è acceso di passione anche
lui e questo rende la mia eccitazione incontenibile…ci separiamo per
riprendere fiato, guardandoci con il respiro affannato, e io noto
rapidamente (nulla sfugge al tensai!) che a terra, ai piedi del divano,
sono rimasti da ieri sera i cuscini che avevamo sistemato per sdraiarci a
guardare la TV…perfetto!!
Lo bacio di nuovo appassionatamente,
mentre lo faccio spostare fin lì e poi lo induco a scivolare con me su
questo strato soffice che ci separa dal duro pavimento.
"Mio…" gli sussurro sulle
labbra, mentre ci togliamo l’un l’altro le rispettive magliette, con
furia.
Kaede è davanti a me e i suoi occhi
brillano…io gli prendo il viso fra le mani e riprendo a baciarlo, mentre
lui si stringe a me, strofinando la sua pelle liscia contro la mia che è
già bollente…quando mi scosto, mi sento sopraffare una volta di più
dalla sua bellezza perfetta: le mie mani passano fra i suoi capelli lisci
e lucenti, morbidi e profumati di vaniglia…sfioro con le dita i suoi
lineamenti meravigliosi e lui me le mordicchia maliziosamente…accarezzo
la sua pelle liscia e bianca, il suo corpo perfetto…
"Kaede, sei bellissimo…" gli
mormoro, prima che lui mi baci con un ardore tale da mandarmi ancora più
a fuoco.
Ah, lo sa che quando fa così perdo
definitivamente il controllo!!!
La mia bocca scende a riempirgli di baci
la curva del collo, la linea elegante delle spalle, ogni centimetro di
pelle…le mie braccia lo circondano e quando gli succhio avidamente le
areole, Kaede reclina all’indietro la testa e geme forte sospirando il
mio nome: "Hana…" e poi con sensuale lentezza, tenendomi
stretto a sé, lui si sdraia sui cuscini… Adesso gli sto addosso e mi
piace da impazzire…quando, procedendo nel suo percorso, la mia lingua si
insinua nel suo ombelico Kaede ha un grido strozzato…dentro di me provo
un moto di esultanza…
"Do’aho…vedi di non farmi
aspettare troppo o giuro che me la paghi…" riesce ad ansimarmi con
quella sua voce così morbida e dannatamente erotica!
E chi ce la fa ad aspettare troppo?!
Anche se volessi non potrei, in questi momenti non ci sto con la testa e
ho un solo pensiero: che Kaede è sexy, desiderabile, meraviglioso e che
io sto per averlo…
Gli sfilo i calzoncini e i boxer scuri e
lui mi aiuta a sua volta a liberarmi dei jeans e della biancheria; poi
trattengo il fiato vedendolo nudo…è inutile, non mi abituerò mai, non
ci si può abituare alla perfezione…riprendo a baciare il suo corpo,
lasciando una scia umida sulla sua pelle, accarezzandogli i fianchi e le
gambe.
"Hana, guarda che parlavo sul
serio!" mi dice il mio amore, tra un gemito e l’altro, con un tono
che vorrebbe essere ringhioso, ma che è solo un concentrato di
sensualità!
Io gli sorrido: "Eheheheheh…sei
al limite, volpacchiotto?".
Ma lui mi lancia uno sguardo orgoglioso,
di sfida: "Lo sei anche tu!".
"Direi di sì…".
Non ho problemi ad ammetterlo, mentre mi
chino su di lui e lo faccio fremere con il tocco della mia bocca che lo
prepara ad accogliermi…è troppo bello ascoltare i suoi sospiri, è
troppo bello sapere che glieli procuro io…
Mi sollevo e i nostri occhi si
incontrano e le scintille che si sprigionano fra di noi sono qualcosa da
mozzare il fiato!
"Ora, Hana…".
E io entro dentro di lui con un solo,
veloce movimento; Kaede grida, ma poi si rilassa, si abbandona a me, alle
mie spinte sempre più veloci e profonde, alla mia mano fra i nostri corpi
che lo accarezza per stimolarlo ulteriormente, alle mie labbra che coprono
di baci il suo viso e il suo collo mentre lo stringo saldamente a me con
un braccio…voglio farlo impazzire e voglio impazzire pure io e devo dire
che ci riesco: non capisco più niente, le uniche cose che percepisco sono
il corpo caldo e stretto di Kaede che accoglie il mio, le sue mani sulle
mie spalle, le sue unghie nella mia pelle, mentre lui grida sempre più
forte ed è un grido che mi riempie la mente e l’anima…
Lo possiedo ancora più in profondità e
Kaede si inarca, le sue mani scivolano fino ai miei fianchi per
assecondare e incoraggiare le mie spinte, ma non ho bisogno di
incoraggiamenti, se potessi non mi fermerei mai…ora siamo davvero uniti…anche
le nostre grida si uniscono quando raggiungiamo l’estasi nello stesso
momento…
Ricado sul corpo di Kaede, che sembra
stravolto ed esausto quanto me…nelle tempie sento il battito martellante
del mio cuore e nelle orecchie mi arriva quello altrettanto veloce del suo…
Per diversi minuti non parliamo,
dobbiamo riprenderci, restiamo così: con me addosso a lui…poi il nostro
respiro torna a poco a poco normale e sento l’abbraccio di Kaede
cingermi le spalle; io me ne sto con la testa poggiata sulla pelle umida
del suo petto, mi muovo appena sopra di lui…lo sento rilassato e
appagato e lo sono anche io, eppure adesso che è tutto finito riesco a
concentrarmi su un pensiero che mi mette tristezza.
"Ci sono ricaduto" gli dico,
infine, restando stretto a lui.
"Hn? In che cosa?".
"Ti avevo detto che non sarei più
stato geloso od ossessivo, però non sono riuscito a controllarmi…mi
spiace, ma è più forte di me".
Kaede non dice niente, rafforza
lievemente la sua stretta per farmi capire che mi ha sentito.
Io mi sollevo, puntandomi sui gomiti,
per poterlo guardare negli occhi; voglio parlare con lui, ho da dirgli
delle cose che non gli ripeto da un po’ di tempo, ma che ora sento di
dovergli mormorare.
"Non è vero quello che hai pensato
prima, kitsune, che non mi fido di te…ma non riesco a trattenermi quando
qualcuno vuole mettersi fra di noi…".
Kaede mi ascolta con attenzione, lo
vedo, e io continuo a parlare; talvolta, in questi mesi, mi è capitato di
frenarmi nelle mie dichiarazioni, nelle mie attenzioni, nelle mie parole
affettuose, perché so che lui non ama i momenti smielati e io avevo paura
di esagerare…e poi in un certo senso avevo anche capito che in questo
Kaede ha ragione: non bisogna parlare troppo di ciò che abbiamo di più
prezioso, per non svilirlo.
Eppure, adesso è il momento adatto, lo
capisco guardando il suo viso stupendo.
"Tu per me sei come l’aria che
respiro, Kaede, davvero…Voglio stare con te per tutta la vita, non lo
dico tanto per dire, lo penso veramente…è questa la meta per cui
impiegherò tutte le mie forze: voglio renderti felice quanto tu rendi me
felice con il solo fatto di esistere…Non permetterò mai a qualcuno di
portarti via da me!" mormoro, prima di baciargli dolcemente le
labbra.
Dopo il bacio, lui mi fissa a lungo, poi
dice severamente: "Sei un idiota! L’ho pensato dal primo momento in
cui ti ho visto e, ovviamente, avevo ragione!".
Sto per scattare, ferito; mi si è
stretto qualcosa dentro: non avrei voluto sentirmi dare dell’idiota
proprio adesso, non stavolta, non dopo quanto gli ho detto…per me è
stato come fargli una seconda dichiarazione d’amore, l’emozione è
stata proprio la stessa! Le mie guance devono essere in fiamme…non se ne
è accorto?
Ma prima che possa dire o fare qualsiasi
cosa, Kaede, che ha i riflessi prontissimi, appoggia piano la sua mano
sulle mie labbra per farmi tacere e poi mi sussurra: "Solo un idiota
come te potrebbe pensare che io mi lascerei far portare via…do’aho,
nessuno potrà mai allontanarmi da te…io ti amo".
E io mi sento sciogliere, perché il suo
tono è così intenso, il suo sguardo così brillante…
"Kitsune…" mormoro e poi lo
abbraccio di slancio e sento le sue braccia che mi stringono forte e il
suo bisbiglio minaccioso nell’orecchio: "E non permetterò mai
neanche a te di allontanarti da me !!!!! Capito, do’aho?!".
"Eheheheheh…il problema non
sussiste, stupida volpe! Hai presente l’edera? Ecco, io starei sempre
addosso a te tipo edera!" replico e lui ride sommessamente, con il
suono così insolito e bello e cristallino della sua risata, rilassandosi
nella mia stretta.
Per qualche minuto non parla nessuno dei
due, poi io gli chiedo, accarezzandogli la pelle liscia del torace: "Kaede,
pensi mai a cosa avremmo fatto se non ci fossimo incontrati su quella
terrazza?".
Lui volge appena lo sguardo verso di me:
"No. Ci siamo incontrati…che senso hanno i ‘se’?".
Faccio una smorfia: "Qualche volta,
invece, io ci penso".
"Perché?" indaga la mia
adorata volpetta.
"Oh, be’…- respiro
profondamente-…sai che ho rischiato di non essere ammesso alle
superiori? Nell’ultimo trimestre non avevo studiato quasi per nulla e
avevo fatto un sacco di assenze: mio padre era morto poco prima e a me non
fregava niente della scuola…poi, però, mia madre mi ha scosso, mi ha
fatto capire che ci teneva molto e io ho recuperato quel tanto che bastava
per passare l’esame di ammissione. Se non ci fossi riuscito, non ci
saremmo incontrati, quel giorno, sulla terrazza…"mi prende una
sorta di angoscia se ci penso; forse anche per questo sono così geloso (a
parte che bisognerebbe essere cretini per non essere gelosi della kitsune!):
mi sembrano così meravigliose tutte le piccole coincidenze che hanno
fatto sì che io e Kaede ci trovassimo l’uno di fronte all’altro, da
non tollerare l’idea che qualche bastardo imbecille provi a disfare il
filo perfettamente intrecciato dal destino!
"Il tensai non poteva non riuscire…"
sorride il mio adorabile volpacchiotto.
"Sì, è ovvio, ma abbiamo corso un
rischio!".
"Ti avrei aspettato, Hana…"
mi mormora Kaede, strofinando lievemente la guancia contro la mia.
"Eh?! Che significa?" non
sapeva neanche che esistessi (oddio, che cosa terribile), come avrebbe
potuto aspettarmi?
Le mani della mia kitsune mi accarezzano
i capelli e la nuca mentre mi risponde: "E’ vero che a quel tempo
non pensavo affatto a…a cose tipo un compagno o all’amore. E pensavo
di dovermi dedicare solo al basket …ma forse, nel profondo, speravo e
sapevo che, prima o poi, saresti arrivato…".
Non lo lascio continuare, mi chino a
baciarlo con tutto il mio ardore, assaporando la sua bocca e il suo sapore
dolce come se da questi dipendesse la mia vita (e in un certo senso è
così!), perché questa è la cosa più romantica che Kaede mi abbia mai
detto da quando stiamo insieme!
Un po’ poco, a pensarci bene…ma non
importa, vedete che, lavorandoci, dei risultati li ho ottenuti!!!!
"Ti amo da impazzire" gli
ripeto, quando riprendiamo fiato e allora lui mi si stringe contro e
avvicina le labbra al mio orecchio.
"Prendimi di nuovo, Hana…"
mormora con la sua voce morbida.
Io gli bacio la punta del naso: "Eheheheheh…tutte
le volte che vorrai! Abbiamo tutto il pomeriggio davanti…".
"NOOOOOOO!!!!! Kaede, perché ti
sei rimesso i boxer?!".
Mi volto stupefatto verso il mio do’aho:
lo vedo che mi fissa contrariato e minaccioso, dopo essere scattato a
sedere accanto a me.
"Come dici, do’aho?!".
"Non è possibile, io mi prendo
qualche minuto per riposarmi e tu ti rivesti!!!! Non cercare di boicottare
la passionalità del tensai, sai, volpe di ghiaccio!" continua a
strepitare e io, anche se sembra un controsenso detto da me, resto senza
parole! Temo anche che i miei occhi siano sgranati…
"Hana…ormai è il tramonto…".
Siamo stati sdraiati qui tutto il
pomeriggio, alternando momenti di passione assoluta ad altri di riposo…abbiamo
anche fatto lo sforzo di prendere il plaid appoggiato sul divano per
coprirci e rilassarci nel suo tepore…però…
Insomma, ormai è sera!!! Ma la cosa non
sembra toccarlo…
"Ok, e con questo?- ribatte la mia
testa rossa, imbronciandosi- Tanto l’appuntamento è per le 21.30, è
ancora presto!".
"Do’aho, dobbiamo lavarci,
mangiare qualcosa e prepararci" replico io, con il mio tono più
fermo.
Però, anche se non lo ammetterò mai ad
alta voce, è troppo bello sentirmi così amato e desiderato…il modo in
cui Hanamichi mi tocca, il modo in cui mi bacia…il modo in cui mi dice
che mi ama, mentre facciamo l’amore…
Lui fa uno dei suoi rapidissimi scatti e
io mi ritrovo nuovamente riverso fra i cuscini, sotto di lui: cerco di
accigliarmi per ammonirlo, ma tanto lo so bene che se volesse davvero
ricominciare a farlo, non mi opporrei in nessun modo…
"Va bene, ho capito…- sussurra il
mio do’aho, mentre le sue labbra sfiorano la pelle del mio
torace-...adesso andiamo a prepararci, però devo dirti una cosa!".
Il suo tono da tensai-in-pieno-proclama
mi fa alzare un sopracciglio.
"Cosa?".
Hanamichi non risponde subito, la sua
bocca bollente indugia a baciare il mio ventre, poi dice: "Kitsune,
io ti avverto: guai a te se ti vesti come al ritiro della scorsa estate!!
Te lo proibisco nella maniera più assoluta: il tuo pancino devo vederlo
soltanto io!!!".
Pancino?!
"Che stai dicendo, do’aho?!"
lo chiedo bruscamente, ma in realtà devo trattenere una risata.
Pancino!!!
Solo il mio Hanamichi poteva uscirsene
con una cosa simile!
Lui alza su di me uno sguardo rapito:
"Eri bellissimo quella sera, Kaede, sembravi uscito da un sogno...e
io voglio queste visioni soltanto per me!! Quindi niente magliette che
lascino scoperto il tuo pancino, chiaro?!".
Mi fai una tale tenerezza quando fai
così, amore mio…
Annuisco sorridendogli e sono contento
di farlo; un po’ a malincuore, alla fine ci alziamo, ci ricopriamo,
mettiamo leggermente in ordine e saliamo al piano di sopra per farci una
doccia.
"Come facciamo per la cena?"
mi chiede dopo Hana,, strofinandomi i capelli umidi con il cappuccio dell’accappatoio
che mi ha regalato lui qualche mese fa.
"Compreremo qualcosa da mangiare
lungo la strada…" propongo io.
E ora, i vestiti!!!!
Indosso un paio di normalissimi jeans
neri, dal taglio classico e pare che lui approvi visto che non sento
borbottii di protesta che certo non avrebbe lesinato in caso contrario;
adesso devo scegliere una maglietta.
Rimango in piedi, di fronte alle ante
aperte del mio armadio, quando sento la presenza del do’aho alle mie
spalle.
"Cosa ti metti?" mi chiede.
"Non lo so ancora" e lascio
vagare i miei occhi sulle maglie piegate ordinatamente.
"Non quella, kitsune! E’ di un
turchese troppo acceso, attirerebbe l’attenzione di tutti! Neanche quell’altra,
ti sta troppo bene…no, quella no: è del colore dei tuoi occhi, saresti
troppo incantevole!!!".
Ok, ora basta!
"FUORI!" sibilo.
"COSA?!" il mio do’aho mi
fissa con gli occhi sbarrati, ma ha decisamente tirato troppo la corda.
"Voglio vestirmi da solo: esci di
qui per qualche momento" dico gelidamente.
"Ma, Kaede…".
"D-A S-O-L-O!!!" scandisco con
risolutezza.
"Volpaccia, non mi starai
scacciando dalla nostra camera da letto?! Non puoi farlo!"
protesta vivacemente lui, ma io posso e ho tutta l’intenzione di farlo
mentre lo spingo al di là della soglia.
Naturalmente Hanamichi oppone
resistenza, ma per fortuna riesco a sbattergli in faccia la porta della
stanza e a chiuderla approfittando di una sua perdita di equilibrio; devo
ringraziare i miei riflessi, perché dal punto di vista della forza lui ne
ha senz’altro più di me e se non si fosse sbilanciato non so se sarei
riuscito a smuoverlo facilmente!
Devo trattenere un sorriso quando lo
sento picchiare contro la porta, infuriato.
"KITSUNEEEEE!!!! Non pensare che
basti questo semplice pezzo di legno per riuscire a fermarmi!!!!".
Hn…
Prendo una maglietta e me la infilo: ha
un colore grigio perla che mi piace molto, con i bordi slabbrati ad arte,
compresi quelli delle maniche corte che coprono appena le spalle; ad
Hanamichi piace tanto, perché mi fascia il corpo senza essere corta…ok,
ho deciso.
E poi prendo la giacca di pelle, come
riparo dall’aria fresca della notte, per quando torneremo…gli anfibi
sono al piano di sotto, naturalmente…perfetto, sono pronto!
"KITSUNEEEEEEE!!!! Cosa stai
combinando?! Guarda che se non dovessi approvare, ti costringerei a
cambiartiiiiii!!!!" i suoi colpi contro la porta sono sempre più
furibondi.
Però, quasi quasi…già che ci sono,
sceglierò anche i vestiti per Hanamichi. Vediamo… Per lui, invece,
andranno bene questi pantaloni di stoffa blu scuro, leggera, con una
semplice maglietta bianca e la giacca blu, di taglio sportivo.
Mi piace quando si veste così…e mi
piace anche che finalmente i suoi capelli non siano più cortissimi e che
non li riempia più di gel…ora le ciocche rosse ricadono libere e
morbide sulla sua fronte e a me piace tanto passarci le mani, soprattutto
dopo aver fatto l’amore…
"KITSUNEEEEEE!!!! Sto per buttare
giù la portaaaaaaaa!!!!".
Il suo tono sembra sempre più
arrabbiato, forse sarà meglio farlo rientrare; cerco di prepararmi ai
suoi commenti…sarà comunque bene per lui non uscirsene con qualcosa
tipo ‘kitsune, hai le braccia scoperte’, perché in quel caso lo
butterei di nuovo di fuori, ma dalla finestra!
Apro la porta forse un po’ troppo all’improvviso,
o forse lui aveva già preso lo slancio visto che perde l’equilibrio e
finisce per terra con grande strepito.
Oddio, che botta…
"Ti sei fatto male?" gli
chiedo subito, cercando di dissimulare la mia preoccupazione. Ma so di non
dover temere, il mio do’aho ha la testa dura e infatti si rialza dopo
pochi secondi massaggiandosi la faccia: "Dannata volpaccia, fai
sempre le cose a sproposito! Potevo rompermi i denti nella
caduta!!!".
"Sono sicuro che Mitsui avrebbe
saputo indirizzarti dallo stesso dottore che ha rifatto i suoi"
commento placidamente.
"CHECCOSA?! Vabbe’, fingo di non
aver sentito…passiamo alle cose serie: lasciati guardare, volpetta"
e indietreggia di qualche passo per osservarmi attentamente.
"Uhm…hai le braccia scoperte,
kitsune!" recrimina.
Non ci posso credere…
"Non tirare troppo la corda, do’aho!"
gli sibilo io, cominciando ad alterarmi.
Ma lui scoppia a ridere e poi mi dice
con un sorriso disteso: "Scherzavo, stupida volpe! Non temere, hai la
mia approvazione: sei abbastanza coperto!" proclama annuendo
teatralmente e con una certa solennità.
"Idiota…".
Ma lui non si arrabbia al mio insulto
(falso, del resto…), anzi i suoi occhi si addolciscono: "Sei
bellissimo, Kaede" mi mormora e poi mi abbraccia, mormorandomi all’orecchio:
"Da quando sto con te, mi sento l’uomo più fortunato del mondo, lo
sai?".
Anche io, amore mio…
"Io di più!" gli dico.
"No, io di più!".
"No, io!".
"Stupida volpe, smettila di voler
avere il primato in qualunque cosa! Ho detto che sono io il più fortunato
di noi due!!!".
"Ok, do’aho, dopotutto hai
ragione…" concludo.
"Oh, finalmen…- Hanamichi si
interrompe, capendo d’un lampo che in fondo così ha rinunciato a un
complimento-…volpe infida, mi stordisci con i tuoi giochi di
parole!!".
Veramente non era un gioco di parole, ma
rinuncio a precisarlo, altrimenti staremmo qui fino a sera inoltrata per
puntualizzare.
"Preparati, Hana: ho scelto io gli
abiti per te…" e glieli indico, appoggiati allo schienale della
sedia.
"Uh? Vuoi vedermi vestito
così?" mi chiede lui, un po’ sorpreso: in genere non metto bocca
sul suo abbigliamento, ma stasera ci tenevo, anche se non ne comprendo la
ragione; i fatti, tuttavia, mi danno ragione: la mia testa rossa sta
davvero bene vestito così e io devo avere una luce di apprezzamento nello
sguardo, perché lo vedo contento mentre mi fissa.
Alla fine usciamo di casa e ci avviamo
verso la stazione; compriamo anche due bento che mangiamo lungo il
tragitto, seduti nel vagone poco affollato. Ormai, chi doveva tornare a
casa dal lavoro o dalla scuola è tornato…
"Kitsune, io ho ancora fame…"
protesta il mio do’aho, quando scendiamo dal treno. Hn…
Ha ingurgitato il cibo ad una velocità
vicina a quella della luce…ma li sente i sapori?! È vero, comunque, che
questo pomeriggio ha consumato parecchie energie, quindi…
"Io no, invece" rispondo
brevemente, porgendogli la mia confezione perché la finisca lui.
"Non è normale, Kaede, io ti porto
da un medico: non si è mai visto un basketman anoressico!".
"Non sono anoressico!"
preciso. Altrimenti, come potrei giocare?
"Ah, guarda lì!!!! Aspetta che mi
compro un altro bento…lo mangerò mentre cerchiamo il locale".
Ma io scuoto il capo: "Di sicuro ti
strozzeresti…possiamo fermarci qui, in un angolo, tanto siamo in
anticipo".
Non è bello mangiare di corsa, per
strada…non si gusta neanche quello che ci si è comprati…
Il do’aho mi dà ascolto e poco dopo,
placata la fame di Hanamichi, ci incamminiamo seguendo le indicazioni
forniteci da Miyagi.
Eccolo.
Una porta piccola, vicino all’angolo
della strada, con un’insegna che reca il nome CLUB Z e delle scale che
portano al piano inferiore…accanto alla porta c’è una vetrinetta con
un manifesto: è l’elenco dei gruppi che si esibiranno dal vivo questa
sera. "Come si chiamano loro?" chiedo.
"Black stones…eccoli qui, suonano
per ultimi! Quindi, dovrebbero essere i più bravi…".
Faccio per entrare, ma Hanamichi mi
trattiene per un braccio, con uno strano e preoccupante sogghigno sulla
faccia: "Eheheheheh…senti, kitsune, io devo comprare una cosa in un
negozio che ho notato nella strada qui a fianco: me la sbrigo in due
minuti, ok? Tu aspettami qui e non muoverti!" dice e poi corre via
come un fulmine: attraversa la strada e gira dietro l’angolo.
Hn.
Io entro.
Una parte di me vorrebbe seguirlo, per
scoprire subito cosa diavolo stia combinando, ma poi non lo faccio perché
so benissimo che tanto lo saprò comunque tra poco…
Scendo le scale, sotto lo sguardo vigile
della sorveglianza, e giungo in una stanza molto grande, immersa nella
penombra: vedo subito tanti tavolini che seguono il perimetro della sala,
ognuno con le sue sedie e con dei divanetti appoggiati alle pareti…poi,
in fondo alla sala, c’è il palco, abbastanza grande, con su già pronti
un microfono e una batteria.
È lì vicino che scorgo Mitsui e Kogure:
dai gesti che sta facendo il primo, mi sembra che stia commentando l’impianto
stereo con il suo compagno, indicando le grandi casse per l’acustica.
Noto che non c’è ancora moltissima
gente e che il brusio è sommesso, ma forse la maggior parte delle persone
inizierà ad arrivare intorno alle 21.30, quando cominceranno a suonare le
band.
I miei occhi si sono abitati alla
penombra e io mi avvicino ai miei ex-compagni di squadra, quando vedo
Miyagi che si sbraccia da uno dei tavoli per richiamare l’attenzione:
"Ehi, venite qua!!! Da qui si sente benissimo!!! Oh, ciao Rukawa!".
"…ao".
Ayako ride al mio monosillabo e a questo
punto mi notano anche Mitsui e Kogure.
"Oi Rukawa, come mai da
solo?".
Ma Mitsui non riesce a finire la sua
frase divertita che subito sento uno spostamento d’aria vicino a me e,
voltandomi, vedo il do’aho precipitarsi nella mia direzione con un’espressione
furiosa: "DANNATA KITSUNE!!!! Ti avevo detto di aspettarmi fuori dal
locale!!! MAI, MAI, MAI che tu faccia come dico io!!! Quando non ti ho
visto più ho temuto che ti avessero rapito!".
"Do’aho!" è il mio unico
commento.
"Siamo alla paranoia, eh testa
rossa? E come mai il genio Sakuragi non è ancora riuscito a farsi
obbedire dalla sua volpe? Non sai ammansirlo?" sogghigna Mitsui, che
ha sentito questa sua sparata, come buona parte dei presenti purtroppo…
"Grr…sta’ zitto, teppista!
Megane-kun è sempre dolce e gentile, tu non hai mai dovuto sopportare una
volpaccia indisponente! Anche perché, se fosse successo, ti avrei
ammazzato!" gli ringhia contro Hanamichi, facendo ridere Kogure, che
nel frattempo si sta avviando al tavolo dove ci aspettano Ayako e Miyagi.
Finalmente comunque, con uno dei suoi
rapidi sbalzi di umore, il mio do’aho si calma e si guarda intorno:
"Ehi, non male qui!- commenta, per poi rivolgersi nuovamente al
nostro ex-tiratore da tre punti- Ma forse per te non c’è abbastanza un’atmosfera
da bisca, vero Mitchi?".
"Ma cosa ne sai, tu, delle bische?!
E comunque ti sbagli, mi piace moltissimo l’atmosfera di questo
locale" reagisce lui.
"Allora perché non fai domanda per
lavorare qui? Mi sembra più adatto a te del fast-food…o forse
Megane-kun non sarebbe d’accordo?".
Mai che si faccia gli affari suoi, il
mio do’aho!
Tuttavia, noto che per Mitsui non è un
problema rispondere, infatti scuote il capo: "Non è così…in
effetti ci avevo pensato, sapete? E Kimi-kun non avrebbe fatto problemi,
lui non è mica uno che si diverta a porre pali e paletti di divieto, non
mi piace che si pensi questo di lui… E’ solo che è meno impulsivo e
più ragionevole, quando bisogna esserlo. Comunque, come vi dicevo, ci
avevo pensato, ma poi ho cambiato idea…".
"Perché?".
"Perché qui dovrei lavorare
esclusivamente di sera e di notte. Io e Kimi-kun adesso ci vediamo di meno
durante il giorno, dato che frequentiamo due facoltà diverse…è vero
che poi ci ritroviamo tutti i giorni agli allenamenti, ma non è la stessa
cosa; insomma, io la sera e la notte voglio passarle con lui! Certo, al
fast-foood qualche volta mi capitano turni un po’ antipatici, ma posso
giostrarmeli in un modo che qui sarebbe impossibile".
Hanamichi annuisce: credo che condivida
in pieno questo ragionamento e che stia pensando che lui avrebbe deciso
nella stessa maniera.
Nel frattempo, parlando, abbiamo
raggiunto i nostri amici.
Io mi siedo sul divanetto scuro
appoggiato contro la parete e, naturalmente, Hanamichi prende posto
accanto a me; invece, seduti su sedie disposte a circolo lungo gli altri
lati, ci sono le altre due coppie.
"E Akagi?" chiede Ayako.
Mitsui sbuffa: "Doveva studiare…be’,
secondo me dovrebbe imparare a rilassarsi di più, ogni tanto, ma quando
glielo dico mi guarda con compatimento come se stessi vaneggiando! Dannato
testardo!".
"Allora siamo tutti?".
"No, Kishimoto e Minami avevano
detto che avrebbero fatto un salto sul tardi".
"Spero molto sul tardi,
magari dopo la chiusura del locale!!!" è il commento astioso di
Hanamichi.
Ma si calma subito quando la mia mano
sfiora la sua…
Mentre la conversazione procede, si
avvicina una delle cameriere e noi ordiniamo delle bibite, con il
sottofondo delle dissertazioni di Mitsui su quali siano le birre migliori;
le nostre ordinazioni ci vengono servite subito insieme a delle coppette
colme di saltini.
I miei compagni chiacchierano
piacevolmente e io li ascolto, rispondendo di tanto in tanto. I salatini
sono buoni, ne mangio tre o quattro e questo desta l’attenzione del do’aho.
"Dovrò chiedere di che marca sono,
visto che la volpaccia inappetente sembra gradirli, eh?! Appena torna la
cameriera…".
"Hn…provaci e ti faccio ingoiare
anche la ciotolina" replico io.
"Perché no? Potremmo comprarli e…"
la sua insistenza, però, viene interrotta dal saluto di Arashi Miyagi,
che ci ha individuato nella penombra avvicinandosi al nostro tavolo con la
sua ragazza.
"Salve a tutti! Avete mantenuto la
promessa…bene, bene, questa è proprio la serata adatta: in genere è
Arimi la vocalist del gruppo, ma oggi canterò anche io una canzone così
poi potrete esprimervi sulle doti poetiche di mio fratello!".
Io osservo lui e la sua compagna e penso
che il piercing debba piacergli parecchio e così anche le leggere catene
che decorano i loro vestiti e la loro pelle; dal tavolo giunge il
borbottio imbarazzato di Miyagi: "Ok, non c’era bisogno di dirlo…".
Vedo Arashi rivolgergli un sorriso
affettuoso: "Perché ti sottovaluti? È un bel testo, dico davvero!
– poi nota che la sua ragazza guarda rapidamente l’orologio e
aggiunge- Ok, noi adesso andiamo sul retro a prepararci: non appena
arrivano quei ritardatari cronici, dite loro di raggiungerci per
favore" e con un gesto di saluto, veloce come era arrivato, Arashi
Miyagi si allontana seguito dalla compagna.
"Chi sono i ritardatari?"
chiede subito il mio Hana, come sempre curiosissimo.
"Nobu e Takumi: gli altri due
componenti della banda" risponde Ryota, versandosi un altro po’ di
birra.
"AAAAAHHH!!!!! La Nobu-scimmia!!!!".
Il grido del do’aho mi ha
agghiacciato, e non me solo, a quanto pare…
"Oi, ma sei scemo?!" scatta
Mitsui, palesemente seccato.
"Come è possibile che la
Nobu-scimmia sappia suonare?! Non lo avrei mai detto…" continua il
do’aho, pensieroso. Di fronte a noi, Ayako e Kogure si scambiano un’occhiata
e scoppiano a ridere.
"Credo che ci sia un
fraintendimento!" esclama divertita la nostra manager.
"Non si stava riferendo a Nobunaga
Kiyota, Hanamichi" conclude Kogure.
"Ah, no?" il do’aho è
sospettoso.
A Miyagi è praticamente andata di
traverso la birra per il troppo ridere: "Come ti viene in mente che
mio fratello conosca Kiyota?! Cioè, lo conosce di nome, gliene avevo
parlato io raccontandogli del campionato, però…Mica Kiyota è l’unico
giapponese a chiamarsi Nobunaga o Nobu!!! Questo ragazzo si chiama Nobuo
Terashima e suona il basso: lui e Arashi si conoscono dalle medie. Be',
veramente tutti e quattro si conoscono dalle medie…".
"Però dev’essere bello, vero?
Sì, insomma…mettere su una band con degli amici di vecchia data! Da
quanto tempo suonano insieme?" chiede Mitsui.
Visto che Miyagi si sta riempiendo la
bocca di salatini, è Ayako a rispondere per lui: "Tre anni. E quelli
sono gli altri due" dice, facendo un cenno di saluto in direzione dei
nuovi arrivati, che le rispondono non appena la scorgono.
Anche questi indossano abiti di pelle
nera, decorati con molte borchie e strappati; i loro capelli sono un po’
strani: uno è biondo, l’altro li ha neri, ma lunghi oltre le spalle.
"Sono i tuoi amici del
basket?" chiede il biondo a Miyagi e lui annuisce e io penso che
forse a loro dobbiamo sembrare un po’ strani noi, con i nostri tagli
corti di capelli e i nostri vestiti ‘normali’.
"Sì. Ragazzi, lui è Nobu e quell’altro
è Takumi".
Le presentazioni sono piuttosto
sbrigative, anche perché i due hanno fretta: ormai sta per esibirsi il
primo gruppo, le luci del locale si sono abbassate e così loro ci dicono
che devono andare. Però, dopo un passo, Takumi si ferma e mi fissa. Lo ha
fatto anche prima.
"Scusa, tu sai suonare un qualche
strumento?" mi chiede direttamente.
"No" dico semplicemente.
"Sai cantare?" insiste lui,
sempre lasciando scorrere lo sguardo su di me. Al mio fianco, percepisco
che Hanamichi si irrigidisce.
"No – a dire il vero non lo so,
non ho mai provato a cantare in vita mia…- Perché?" questa volta
è il mio turno di domandare.
Solitamente non lo farei, ma queste
domande mi hanno un po’ spiazzato e incuriosito.
Il ragazzo bruno mi osserva ancora una
volta e poi dice, sorridendo: "Perché saresti fantastico su di un
palco! Peccato…".
Hn.
Forse la sua uscita non è stata delle
migliori; credo che lo pensino anche i miei ex-compagni di squadra, visto
che si voltano tutti contemporaneamente, di scatto, verso Hanamichi. Di
certo si aspettano una reazione aggressiva e in un certo senso me la
aspetto anche io, quindi mi sorprendo quando lo vedo alzarsi
tranquillamente, portarsi vicino al tipo in questione e battergli una
pacca sulla spalla.
"Scusa, perché questo volpino
spelacchiato sarebbe fantastico?" chiede con noncuranza.
Io me ne scopro infastidito: perché
sembra meno geloso?! Lo so che la gelosia della mia testa rossa può
essere soffocante, però….preferisco che lui sia geloso!!!
Takumi lo guarda meravigliato, poi
replica in tono sicuro: "Perché è bellissimo, ha carisma, i suoi
occhi sono magnetici e questo è importante per un cantante o un musicista…scommetto
che se suonasse o cantasse su di un palco, stregherebbe tutti!".
Hanamichi a questo punto gli sorride e
gli dice: "Sei fortunato, stasera sono di buon umore quindi te lo
dico ridendo e scherzando: lui è mio, se ti avvicini a meno di tre metri
sei un uomo morto!".
Non ci credo….
I nostri amici reagiscono mettendosi a
ridere per la faccia stupita di Takumi, che sembra un po’ confuso.
"Eh? Cos’è, uno scherzo?".
"No, no!- Miyagi sta ridendo fino
alle lacrime- Ti assicuro che è la pura verità!! Soprattutto la parte
più minacciosa!".
"Non ti conviene
sottovalutarlo" aggiunge Mitsui, sogghignando.
Io non parlo, mi limito a guardare male
Ayako che mi sta fissando con aria canzonatoria.
"Comunque, se vi serve un cantante
ci sono sempre io!" dice Hanamichi, rivolto allo sbalordito
musicista.
"Ah…uhm…interessanti i tuoi
amici, Ryota…forse è meglio che vada …" mormora lui, mettendo
subito in pratica il suo proposito e tirandosi dietro un divertitissimo
Nobu.
Il do’aho si lascia cadere
pesantemente al mio fianco, borbottando: "Detesto la
sfacciataggine!". Sto per rispondergli, quando vedo Miyagi e Mitsui
sbracciarsi per richiamare l’attenzione di qualcuno…di Kishimoto e
Minami, per la precisione.
Perfetto: comincio a prendere in seria
considerazione l’idea di tornarmene a casa…
"Ma tu guarda che bella
coincidenza! Codino e Calimero…" sogghigna il mio Hana.
"Non ti sei ancora strozzato con
quei salatini?" è il saluto di Kishimoto, accompagnato da una
smorfia.
"CHECCOSA?!".
"Ehm…ok, ok, bene arrivati!
Prego, sedetevi".
Questo, naturalmente, è il senpai
Kogure, che cerca di ammorbidire la situazione.
"Però non ci sono altre sedie
libere intorno a questo tavolo" nota Ayako.
"Ah, pos…" Miyagi viene
interrotto dal sempre diretto Kishimoto: "E’ uno stupidissimo falso
problema! Le prenderemo dal tavolo al fianco".
"Ma quelle servirebbero per gli
altri clienti" osserva Mitsui.
"Cosa ca**o vuoi che me ne
freghi?".
Direi che la frase di Kishimoto è
abbastanza risolutiva, e comunque lo è il suo gesto di spostarsi e di
prendere una sedia dal tavolo affianco al nostro, aiutato in questo da
Minami, che ridacchia divertito.
Quando siamo finalmente tutti sistemati,
Hanamichi sfodera il suo ghigno migliore, quello per le occasioni
speciali, e si rivolge a Minami, che è seduto di fronte a noi: "Oi
calimero, in segno di pace ho deciso di comprarti un regalo…tieni!"
e, tra lo stupore generale, gli lancia il misterioso oggetto custodito nel
sacchetto. Così tra pochissimo saprò cos’è…
L’altro l’afferra al volo, lo guarda
e sembra che i suoi occhi si allarghino leggermente nel chiedere:
"Cos’è?", che poi è la domanda che si stanno facendo tutti.
"Non lo riconosci, calimero? È un
tamagoshi…così avrai un altro stupido pulcino a farti compagnia!!! I
simili con i simili…eheheheheh…" e ridacchia, il mio idiota
personale, tutto contento per la sua brillante idea!
Non credevo che quegli affari fossero
ancora in commercio…
Minami e Kishimoto sembrano spiazzati,
cosa che non deve essere capitata loro spesso, e il primo a parlare (anzi,
a ringhiare) è il codino…oddio, adesso parlo come Hanamichi…
Il teppista di Osaka fissa il mio do’aho
nel dirgli: "Oi, ma sarai cretino?!".
"Senso dell’umorismo zero, vero
codino? Ma non pretendo che tutti raggiungano i miei livelli!!" ride
Hana, prendendolo palesemente in giro; sospiro appena, mente noto come i
nostri compagni della tavolata si siano tutti sporti in avanti per
ammirare lo stupido giocattolo che un allibito Minami si sta rigirando fra
le mani.
"E non solo!- il tono della mia
testaccia rossa è quello di chi è molto soddisfatto di sé- Me ne sono
comprato uno anche io!".
Colpo di scena…
"Per che farci?" gli chiede
Minami, accigliato.
"Ovviamente per poter infierire su
di un altro stupido pennuto! Visto che è un coso elettronico, potrò
farlo senza rimorsi…lo farò morire di fame! Funziona così, vero? L’affare
pigola e, se tu non lo nutri, muore! Almeno mi leverò questa
soddisfazione…" proclama il mio Hana, che sembra entusiasta al solo
pensiero.
So con certezza che il mio viso è
rimasto impassibile, ma in realtà lancio un’impercettibile occhiata al
tavolino per vedere se ci sia abbastanza spazio tra il piano e il
pavimento…non per altro, solo per nascondermici nel caso il do’aho
dovesse esagerare, visto che non posso fare finta di non conoscerlo…
E la cosa che mi urta di più è vedere
Kishimoto che, prima fissa Hana e poi volta la testa verso di me,
scuotendola con compatimento…
"E queste cosa sono? Le trovate di
un idiota integrale?".
"Magari di qualcuno
fantasioso".
Lo dico a bassa voce, eppure tutti mi
sentono e mi guardano stupefatti, do’aho compreso.
So che è raro che io prenda apertamente
le sue parti davanti ad altre persone, ma oggi voglio farlo; Hanamichi è
gelosissimo e possessivo, lo so…sapete perché, in realtà, non mi dà
fastidio? Perché il suo amore è totale! Non so trovare un altro termine…ed
è totale anche l’amore che ha suscitato in me…e quindi credo che
questo meraviglioso insieme di dolcezza, passione, amicizia, amore,
fiducia e desiderio, valga la pena di essere al centro di tanta gelosia,
anche per uno spirito indipendente come il mio. E, infine, anche io sono
possessivo verso di lui!!!!
La mia frase sembra avere un effetto
magico sulla rumorosa comitiva che mi circonda: l’atmosfera si distende
e la conversazione torna su binari normali, spaziando dal basket al Kansai
all’univeristà. Io mi rilasso e sono contento; mi sento bene in loro
compagnia.
Il sorriso dei miei amici, la risata di
Hanamichi, il rumore allegro di una birra versata dalla lattina nel
bicchiere e la musica di sottofondo…dopo tanto tempo di isolamento,
penso finalmente che siano cose necessarie per costruire i propri sogni…
Nel frattempo le luci si sono
ulteriormente abbassate e le persone hanno cominciato a radunarsi sotto al
palco: le band si susseguono l’una dopo l’altra, suonando ognuna una
canzone.
Adesso dobbiamo parlare a voce un po’
più alta, o meglio ‘devono’, visto che io mi limito per lo più ad
ascoltare, ma non è un problema per il mio rumoroso do’aho e il resto
di questa banda di scalmanati! A parte Ayako e Kogure, non è che gli
altri parlino a voce bassa, di solito!!!
"Però il Kansai è un’altra cosa…"
borbotta Kishimoto, fingendosi annoiato.
"Guarda che questo è un locale
pulito! Capisco che tu sia abituato a ben altro, ma…" lo stuzzica
Mitsui, dopo aver bevuto una sorsata di birra fresca.
"Già, per gli uomini del Kansai ci
vuole ben altro…".
"Oi, piantala di atteggiarti a
piccolo yakuza, ok?!".
"Che c’entra la yakuza?!"
scattano in coro i due teppisti di Osaka..
"Visto da fuori, il Kansai sembra
pieno di yakuza! Non leggete "Kizuna"?" chiede
maliziosamente Ayako.
Ah, già, ce ne ha parlato: lei è un’appassionata
di shonen ai…dopo il suo racconto, Hanamichi voleva comprarsi tutti i
volumetti usciti…
" "Kizu-che"?".
"Non fa niente…" sospira
lei, un po’ ironica.
Ci pensa Kogure a rilassare di nuovo il
gruppo, chiedendo veramente qualche informazione sul Kansai, dove dice di
non essere mai stato; mentre Kishimoto e Minami rispondono, rivelandosi
meno peggio di quel che sembrano, il mio do’aho non riesce a stare
fermo: la contesa tra lui e Mitsui per una bottiglietta d’acqua provoca
la caduta della medesima e il liquido fresco finisce per bagnare il
tavolo, ma anche me…
Non mi do pena di arrabbiarmi, dopotutto
è soltanto acqua.
"Scusa, kitsune" mi dice
subito Hanamichi, un po’ contrito, ma io, appunto, non mi scompongo:
"Non importa" dico, sollevando per un attimo un lembo bagnato
della maglietta per tamponarlo con un tovagliolino di carta.
"AAAAAAAAAAAHHHHHHH! KITSUNEEEEEE!!!!!!
Ti avevo detto niente pancino scoperto!" urla il do’aho,
afferrandomi con uno scatto i polsi, lasciandomi di sasso.
No…ha detto ‘pancino’ davanti a
tutti!!! Preferisco non vedere le facce degli altri…
"Cosa? Come, pancino?".
"Do’aho, stai dando di matto o
cosa?!" gli sibilo.
"Te l’avevo detto prima di uscire
e…" Hanamichi si blocca quando vede che Minami, maliziosamente, si
sporge in avanti e chiede con fare provocatorio: "Tutto qui lo
spettacolo? Non dargli retta, Rukawa, e spogliati pure!".
"Tu, indietro o ti cavo gli
occhi!" ringhia la mia testa rossa, facendo per alzarsi in piedi.
Ok…
Lo afferro e lo tiro giù in modo
talmente rapido che non ha la possibilità di opporsi, né a questo né
alla gomitata che gli rifilo.
"Ora dacci un taglio" gli
mormoro.
"ARGH! Le mie costole in frantumi,
i miei polmoni perforati!!!" rantola lui, esagerando apposta il tono
agonizzante e piegandosi in due.
Io mi chino su di lui, il viso vicino al
suo: "Non direi, visto che hai il fiato per lamentarti" gli
faccio notare.
"Perché?! Perché non posso avere
il classico uke che compare negli shonen ai?!" rantola a voce
bassissima, per sua fortuna, in modo che soltanto io possa sentirlo.
"Sarebbe tutto terribilmente
prevedibile poi, Hana…così, invece, ogni giorno hai il brivido dell’imprevisto…"
sussurro e poi mi raddrizzo e torno ad appoggiarmi tranquillamente allo
schienale del divanetto, mentre il do’aho, borbottando fra i denti
improbabili accuse, riemerge e torna a sedersi anche lui.
Vedo che Minami ci fissa e che Kishimoto
ha una luce di approvazione negli occhi scuri: "Non male quella
gomitata!!" commenta.
"Non farci caso…è quotidiana
routine…" sorride affettuosamente Kogure; già, lui si ricorda di
quando io e il do’aho ci pestavamo a sangue!!!
Non sappiamo se qualcun altro avrebbe
voluto commentare, perché proprio in questo momento Miyagi richiama la
nostra attenzione: "Oi, è il turno dei Black stone!" esclama,
alzandosi, e gli sguardi di tutti noi si volgono verso il palco.
Obiettivamente, i Black Stones fanno la
loro figura.
Il loro abbigliamento dai vestiti cupi e
strappati, le catene, le borchie, i piercing sembrano brillare di luce
propria sotto le luci del locale.
Il fratello di Miyagi prende il
microfono e si rivolge ai fan, guardando palesemente verso il nostro
tavolo con un sorriso: "Come sapete, in genere è Arimi la vocalist
dei Black Stones, ma questa sera ci sarà un’eccezione: mio fratello
Ryota ha scritto un testo e io l’ho musicato…lui si sente più a suo
agio su un campo da basket che non su un palco, quindi purtroppo non sono
riuscito a convincerlo a cantare lui la sua canzone, ma non dispero di
essere più convincente in futuro! Ah, inutile dire che lui l’ha scritta
pensando ad Ayako, ma la si può dedicare idealmente a tutti quelli che si
amano…".
I nostri compagni si alzano e si
avvicinano il più possibile al palco per guardarli ed ascoltarli meglio;
anche Kishimoto e Minami si spostano, bisbigliandosi qualcosa all’orecchio,
finalmente rilassati. Mi viene da scuotere la testa…quei due stanno
sempre a becchettarsi e a minacciarsi con le peggiori efferatezze, eppure
è così palese l’aura di complicità che li circonda e li unisce…
Anche io e Hanamichi siamo in piedi, ma,
quando lui fa per muoversi e raggiungere i nostri amici, io lo trattengo
per un braccio.
"Restiamo in quest’angolo buio,
do’aho…" gli dico a voce bassa, in un mormorio.
Certe volte Hanamichi non è la persona
più rapida del mondo a cogliere le sfumature, ma quando si tratta di noi
sì, devo dargliene atto! Anzi, non solo mi resta vicino, ma mi cinge alla
vita e mi addossa alla parete…
La musica non è troppo veloce, è
sensuale, ritmata e appassionata e ci aiuta ad estraniarci dal mondo,
mentre ci guardiamo negli occhi.
Hanamichi mi sorride, passa le mani fra
i miei capelli, mi accarezza una guancia, e io mi premo contro di lui,
cingendogli il collo e appoggiando il capo nell’incavo della sia spalla.
Lui mi stringe a sé, mi chiede:
"Ti va di ballare? Anche se non credo di esserne capace…"
aggiunge.
Sorrido leggermente nel buio, mentre gli
dico: "Penso che sia facile…" e faccio aderire il mio corpo al
suo, iniziando a muovermi lentamente.
"Segui il mio stesso ritmo…"
gli sussurro all’orecchio, e la sua stretta diviene ancora più serrata.
Poi, un altro mio sussurro: "Muovi
il tuo corpo con il mio, come quando facciamo l’amore…" e a
questo punto Hanamichi preme le sue labbra sulle mie e mi coinvolge in un
bacio appassionato ed esigente, mentre i nostri corpi si muovono appena…lentamente,
sensualmente…e poi spariscono anche le note, non le sentiamo più, tutto
quello che percepiamo è il tepore della nostra pelle sotto la stoffa
sottile delle magliette…
Praticamente ci stacchiamo quando la
musica finisce e il suono delle note viene sostituito dal rumore degli
applausi scroscianti e delle grida dei fan.
Hanamichi mi sorride mentre ci sediamo
nuovamente sul divanetto; io mi guardo intorno e non posso fare a meno di
notare Kishimoto e Minami appoggiati al bancone-bar che è sul fondo, che
parlano e ridono e che ogni tanto si danno scherzosi buffetti sulle
spalle, giusto per non perdere l’abitudine di colpirsi…
Li guardo e penso che sarebbero una
bella coppia, e mi chiedo quanto ci metterà Minami a capirlo visto che
Kishimoto sembra avere le idee chiare in proposito.
Tornano anche loro al tavolo e si
siedono davanti a noi.
"Non male il fratello di Miyagi e
la sua band, davvero! Dovrebbero tentare a Tokyo, davvero!" commenta
Kishimoto.
"O nel Kansai" aggiunge
Minami.
A quest’ultima frase Hanamichi
sorride: "Penso che vogliano prima incrementare il loro successo qui
e poi, quando la strada nuova sarà pronta, lasceranno quella
vecchia".
I due ragazzi di Osaka guardano
Hanamichi con delle facce vagamente perplesse: probabilmente non si
aspettavano che potesse fare una così bella osservazione e mi fa piacere
che siano stupiti e allo stesso tempo mi irrita, perché non sono contento
quando il mio Hana viene sottovalutato…
E poi, non poteva non dire una cosa
simile: ne sappiamo qualcosa, ormai, io e lui, di strade vecchie da
lasciare e di strade nuove da costruire!
"Che perle di saggezza, eh?!"
si complimenta da solo, annuendo compiaciuto per l’espressione dei due
teppisti davanti a noi.
"Do’aho…" mormoro io. E
poi, dopo un attimo, aggiungo:
"A volte, c’è un’altra
possibilità: che la strada vecchia e quella nuova coincidano" e
mentre lo dico guardo velocemente Kishimoto e Minami. Perché i rapporti
si reinventano…
Credo che il primo mi abbia capito e
infatti scorgo un lampo nei suoi occhi che, per la prima volta, non è di
odio o di ostilità.
"Bella frase" commenta Minami,
con un lieve sorriso rivolto a me.
"Hn…pensaci, allora…- gli dico,
sorprendendolo, per poi voltarmi verso Hana- Salutiamo gli altri e andiamo
a casa? È tardi…" e mi alzo mentre ancora sto parlando.
"Eh?! Ah, certo…tanto loro erano
l’ultima band. Ciao, teppisti!" è il saluto della mia testa rossa
ai due ragazzi del Kansai.
"…ao, maledetto rossino!"
bofonchia Kishimoto.
"A che cosa dovrei pensare?"
non si trattiene dal chiedermi Minami.
"Kishimoto lo ha capito…ciao,
fate buon viaggio…" li saluto e, detto questo, io e Hana ci
avviciniamo ai nostri amici, mentre in sottofondo sento la domanda di
Minami al codino: "Non ho capito a cosa ca**o dovrei
pensare!!!".
A questo punto sta a Kishimoto trovare
il modo adatto per spiegarglielo…
Una volta fuori dal locale, respiro a
pieni polmoni l’aria fresca della notte e Hana fa lo stesso; stranamente
non ho sonno…ma, per quanto sia stata una serata piacevole, alla fine
ero un po’ stanco: la gente, le voci di sottofondo, le luci…
Non sono abituato a tutto questo.
E ora è bello camminare in silenzio
fino alla stazione, con lui al mio fianco; sul treno, Hanamichi parla, mi
dice quali canzoni gli siano piaciute, ribadisce che quei salatini erano
veramente buoni e che deve assolutamente comprarli, che quel locale
piacerebbe anche a Yohei…e io lo ascolto: mi piace tanto l’espressività
della sua voce e vedere il suo entusiasmo e la facilità con cui descrive
quello che lo ha colpito…
Quando siamo finalmente vicini a casa,
la mia testa rossa si volta verso di me e mi chiede: "Kitsune, ma tu
hai sonno? No, perché io mi sento sveglissimo…" e ha proprio la
faccia di chi spera che io non voglia dormire subito!
Gli rispondo guardandolo con la coda
dell’occhio: "A dire il vero no, non ho sonno neanche io".
Ed era quello che sperava: "Allora
perché non continuiamo la serata a modo nostro, noi due soli? Dai, adesso
vado a preparare un buon tè, tanto per cominciare!" mi dice,
entusiasta, mentre io apro la porta di casa.
"Hn…ok…" mormoro e intanto
penso che di questo passo la notte sarà lunga per noi; e poi mi viene un’idea…
"Oi, kitsune, dove vai?" mi
grida dietro il do’aho, che si sta dirigendo verso la cucina.
"Tu inizia a preparare il tè, io
arrivo subito!".
Il resto della serata sarà soltanto
nostro…ed è quello che preferisco: stare così, con lui, noi due soli…
Sorrido leggermente mentre guardo le ante del mio armadio…
Dopo pochi minuti sono di nuovo al piano
di sotto e mi sto dirigendo verso la cucina; vedo che la teiera è già
sul fuoco, mentre Hanamichi è al lavabo e si sta asciugando le mani prima
di prendere le tazze.
"E’ quasi pronto, kit…" si
volta a guardarmi e non finisce la frase, ma rimane a fissarmi come se
fosse in trance.
"Do’aho, asciugati le mani invece
di sgocciolare" gli dico; sembrerebbe un rimprovero, ma non lo è: il
mio tono, quando parlo con lui non riesce più ad essere veramente
duro o irritato.
E lui prende lo strofinaccio per
asciugarsi, senza togliermi gli occhi di dosso, sorridendomi: "Come
mai questo cambio?".
Prima, quando sono salito in camera
nostra, mi sono rapidamente cambiato: ho indossato i pantaloni neri
(praticamente una seconda pelle), a vita bassa…e una micro-maglietta
sempre nera…in poche parole, si vede molto bene il mio ‘pancino’!!
"Siamo io e te da soli…" mi
limito a dire, ed è il vero motivo; mi piace che sia solo lui a guardarmi
così, sono felice di vedere quell’espressione sul suo viso e solo sul
suo…e non voglio che lui guardi così nessun altro, mai, per nessun
motivo, perché Hanamichi è mio…tengo tantissimo a questi nostri
momenti di intimità, per me sono preziosissimi…
Hanamichi spegne meccanicamente il gas
quando la teiera inizia a fischiare e intanto io prendo le tazze dalla
credenza.
Quando faccio per sedermi, però, lui
con uno scatto mi attira sulle sue ginocchia e mi dice: "Tu non ti
muovi da qui, kitsune!".
"Non darmi ordini, do’aho!".
"E tu obbedisci, ogni tanto!".
"Hn…guarda che non ti sto
obbedendo, sono io che voglio stare così, visto che sei comodo!".
"Grrr….volpaccia
indisponente!".
Mentre battibbecchiamo riusciamo anche a
bere il nostro tè, poi le mani di Hanamichi accarezzano la mia pelle
nuda, il suo sguardo si fa più scuro e l’atmosfera intorno a noi
cambia, si riscalda.
Poso la tazza sul tavolo e mi sposto,
sedendomi a cavalcioni su di lui per poterlo abbracciare meglio.
Hanamichi mi stringe, mormorandomi all’orecchio:
"Sai, kitsune, io…" ma poi si ferma.
Aspetto per qualche secondo che riprenda
il discorso, ma quando questo non avviene mi allontano per guardarlo negli
occhi e lui sorride.
"Allora?" lo incito.
"Io…credo di non riuscire a
toglierti le mani di dosso…" mi dice, un po’ imbarazzato e, nel
dirlo, le sue dita sfiorano incessantemente la mia pelle.
"Lo avevo intuito" gli faccio
notare, in tono leggermente malizioso, ma poi vedo che lui è serio, anche
se sorride.
"Veramente, Kaede…non riesco a
toglierti le mani di dosso, ma non mi riferisco al sesso, anche se adoro
fare l’amore con te: intendo proprio toccarti, sfiorarti…quando ti ho
vicino, ho bisogno di accarezzarti, di sentire la tua pelle…quando siamo
nella stessa stanza, ho voglia di abbracciarti e stringerti forte…Non
so, io ho sempre avuto bisogno del contatto fisico, ma con te non è solo
questo: è che toccare la tua pelle mi fa stare bene, mi rende felice…avere
sempre nei polmoni il tuo profumo…".
Il mio cuore batte un po’ più forte,
alle sue parole: anche io vorrei stare sempre abbracciato a te, Hana, e
sai che vuol dire questo detto da qualcuno che odiava il contatto fisico?
"Davvero?" gli domando in un
sussurro, appoggiando il capo nell’incavo della sua spalla, deponendo
piccoli baci sul suo collo…
"Sì, la tua pelle è liscia e
morbida…profuma di vaniglia e di qualcos’altro che è solo tuo…è
fresca, ma diventa subito calda quando ti sfioro…proprio come adesso…".
Ci stringiamo forte l’uno all’altro,
poi ci fissiamo negli occhi e io mi alzo e si alza anche lui e, senza
bisogno di parlare, quasi corriamo fino alle scale e poi le saliamo il
più rapidamente possibile.
Quando entriamo nella nostra camera,
Hanamichi mi preme contro il muro e poi mi bacia con tutta la sua passione…il
suo ardore infiamma anche me, la mia lingua cerca la sua, le mie braccia
gli cingono il collo…
Ci perdiamo in un bacio che sembra
durare in eterno, siamo avvolti da questa completezza meravigliosa: amore
e desiderio…inscindibili…
Hanamichi approfondisce il bacio e, d’un
tratto, solleva le mie gambe e io istintivamente le stringo attorno ai
suoi fianchi, avvolgendomi a lui…
Ci separiamo per un attimo, ansanti, e
lui guardandomi dice semplicemente: "Ti amo".
"Anche io ti amo"
E lui si sposta dal muro, sempre
tenendomi in braccio, facendo distendere entrambi sul futon che avevo
steso prima, quando ero salito da solo…
Conosco quella luce nei suoi occhi…
E non posso nascondergli un sorriso di
ammirazione, dopo tutto quello che c’è già stato nel pomeriggio!
"Hai ancora tanta voglia di farlo,
Hana?" gli chiedo direttamente, mentre lo aiuto a sfilarmi la
maglietta..
Lui non risponde subito; mi bacia la
bocca, poi le spalle e il petto, fino ad arrivare al ventre.
"Non hai capito, Kaede…- mi dice
Hana, alzando per un attimo il viso-…io ho sempre voglia di fare
l’amore con te!!" e poi torna a baciarmi sul ventre, la sua lingua
gioca con il mio ombelico e io ansimo forte…le mie mani afferrano e
stringono il lenzuolo sotto di me…
"Tu no?" mi chiede il mio Hana,
sbottonando lentamente i miei pantaloni per poi chinarsi su di me.
Io arrovescio il capo all’indietro…
credo che i miei gemiti siano una risposta sufficiente...
Parte terza.- I need to be the one you see
Ovviamente ci siamo qualificati per le
finali della prefettura.
Dico "ovviamente", ma è stata
una settimana da incubo…ok, forse esagero, non proprio da incubo, ma da
sonno agitato sì!!!
Prima di tutto, il tamagoshi non è
morto.
Mi spiego: avendo il tensai un cuore
tenero, non ce l’ho fatta a sopprimerlo facendolo morire di inedia,
quindi ogni tanto iniziava con il suo PIO PIIIIIO…
Inoltre Kaede lo aveva chiamato Minami,
quindi, quando si sentiva il pigolio, veniva da me e, con il suo musetto
da kitsune di bronzo, mi diceva: "Do’aho, Minami ha fame".
Vi rendete conto?!
Due giorni fa ho regalato il malefico
pennuto a Yohei, che ne facesse quello che vuole!!! Infine, l’altro ieri
abbiamo vinto la partita, a una settimana esatta dalla nostra uscita con
gli amici; non credo ci sia bisogno di dirvi che Kaede ci ha sottoposti ad
un vero Tour de Force, con allenamenti supplementari e con l’ordine di
trovarsi in palestra già prima delle lezioni, il tutto fra gli "Ohohoh"
del nonnetto…
Le matricole, devo dire, hanno retto
bene l’impatto con questo metodo intensivo, soprattutto Miura e Saito,
che in partita hanno avuto modo di giocare per tutto il secondo tempo.
Quello che mi ha fatto impressione, nel corso di quella partita, è stato
vedere Hanagata e Fujima sulla panchina dello Shoyo! Giuro, mi sembrava
che da un momento all’altro dovessero scendere in campo!!!
E probabilmente faceva impressione anche
a loro, soprattutto a Fujima; era molto concentrato e ha distolto gli
occhi dal campo solo quando Hanagata si è chinato per mormorargli
qualcosa all’orecchio.
Mi è tornato in mente, osservandoli,
quello che ci aveva raccontato Mitchi, che questi due stanno insieme, e in
effetti un po’ si vede. Oddio, forse lo vedo io, perché anch’io sto
con un ragazzo, diciamo che ho qualche vantaggio nel riconoscere i
segnali!!!!
Che non sono troppo palesi, non sarebbe
da loro, ma bastano per capirlo quegli sguardi limpidi e caldi che si
scambiano…
Direi che nel complesso hanno preso bene
la sconfitta della loro squadra delle superiori: i loro volti erano seri,
nel consolare i loro kohai, ma quando si sono voltati verso di noi hanno
sorriso. E mi ha fatto piacere, sapete? Perché probabilmente lo Shoyo è
la squadra che ha più rimpianti fra quelle considerate più forti nella
prefettura, invece vedo che adesso Hanagata e Fujima stanno davvero
guardando avanti.
E anche noi dobbiamo farlo: siamo primi
nel nostro girone e ora ci aspettano le finali del campionato prefettorio!!!
Per fortuna che abbiamo un po’ di tempo per riprendere fiato e
riappropriarci delle nostre mezze-giornate (accidenti alla scuola!), io ho
molti programmi!!! Tipo…be’, ovviamente riguardano Kaede…vabbe’,
per farla breve: chiaramente durante la settimana non lo abbiamo mai
fatto!!!! Un po’ perché arrivavamo alla sera stanchi morti, un po’
perché io ho il cuore tenero; nel senso che non è che tutte le sere
fossi proprio sul distrutto, anzi tre o quattro volte ne avevo proprio
voglia, ma poi, una volta a letto, vedevo che Kaede era veramente troppo
stanco e che sprofondava subito in un sonno profondo non appena mi si
accoccolava tra le braccia, e allora…per quanto lo desiderassi, era più
importante che lui si riposasse…
Poi, tra domenica e lunedì, al ritorno
dalla partita, è stato capace di dormire più di dodici ore di fila…e
insomma, oggi è martedì!!!! Voi capite, vero?!
Siamo tornati a casa prima, perché il
nonnetto è stato umano e ha deciso che dovevamo riprenderci per bene e io
ho le idee molto chiare su come voglio trascorrere il pomeriggio! Finisco
di sistemare il futon per terra con un ghigno forse un po’ maniacale
sulla faccia, e poi scendo al piano di sotto per recuperare la volpaccia.
Trovo Kaede in salotto, seduto sul divano, tutto preso dal coccolare
Mickey, accarezzandolo sulla testa.
"Oi, vol…" inizio io, ma lui
mi fa cenno di parlare piano.
"Sshh…si sta addormentando…mi
piace tanto l’espressione che hanno i gatti quando stanno con gli
occhietti chiusi…" aggiunge, con quel suo lievissimo sorriso che
adoro. È un’ espressione simile a quella che ha lui, probabilmente ci
si riconosce…
Tanto addormentato, però, Mickey non
deve esserlo visto che (nell’ordine ) apre un occhio, mi miagola contro
e poi si raggomitola in braccio a Kaede.
Eh, no!!!
"Ehm…amore, scusa, non potresti
sistemare lo stupidissimo gatto sul cuscino? No, perché avevo in mente
una cosa e…"Kaede mi osserva con uno sguardo interrogativo sul suo
bellissimo viso, poi prende cautamente in braccio il botolo nero e,
alzatosi, lo porta nella sua cesta, deponendovelo e coccolandolo un altro
po’.
Io sorrido nel guardarlo.
Ora so che questi gesti fanno parte di
lui, ma mi ricordo ancora dei primi tempi, di quando ci siamo conosciuti
ed era difficile guardare oltre il muro che aveva innalzato fra se stesso
e gli altri; e il fatto che per me abbia abbassato quel muro…be’,
mi rende orgoglioso e mi intenerisce.
La kitsune mi raggiunge di nuovo, con un
musetto curioso, e io sto per illustrargli mooooolto concretamente i miei
piani, quando dal giardino ci raggiungono dei miagolii insistenti.
"Soltanto un attimo, Hana…"
dice subito lui, precipitandosi fuori e lasciandomi nel salotto a fumare
nero. DANNATI GATTI, LITIGANO SEMPRE TRA LORO MA MAI CHE SI SGOZZASSERO A
VICENDA!!!!! Cioè, li adoro anch’io ovviamente, non è questo il
problema, ma a volte manifestano la loro presenza con un tempismo davvero
pessimo!!!! Mi sposto verso la finestra e vedo Kaede seduto sull’erba
che controlla che i gatti mangino senza azzuffarsi; con l’arrivo della
bella stagione, abbiamo sistemato le ciotoline fuori…e poi io vorrei
anche provare a costruire una casetta di legno per i nostri micetti, così
dimostrerò la mia capacità architettonica!!! A parte tutto…un giorno o
l’altro proverò davvero a costruirla, anche la volpaccia ne sarà
contenta…
Quando Kaede torna finalmente in
salotto, ho già pronta la mia domanda ‘kitsune, preferisci spogliarti
da solo o vuoi che ti spogli io?’, molto retorica come potete vedere, e
invece squilla il telefono! Visto che il mio volpacchiotto è il più
vicino, risponde lui.
Non dice molto, sento parole come:
"Va bene" e "Ho capito"…
"Era il coach Anzai- mi avverte,
dopo aver riattaccato- Domani non potrà venire allo Shohoku, quindi
dovremo pensare noi agli allenamenti!".
"Ah! Ok, non c’è problema…ieri
ho accennato a Saito che avrei voluto fargli provare qualche alley-hop…".
Kaede annuisce: "Buona idea".
Sì, ma non voglio iniziare una
conversazione sul basket proprio adesso o finiremmo di discutere sugli
allenamenti solo al tramonto!!!
"Vabbe’, questo non c’entra
adesso…- cambio drasticamente argomento- …senti, kit…" no…NON
E’ POSSIBILE!!!
Il campanello della porta…
"Vado IO!" ringhio fra i
denti, e poi quasi corro per andare ad aprire; insomma, prima mi libero
dello scocciatore, prima io e Kaede riusciremo ad andare al piano di
sopra!!!
"Chi è?!" chiedo, inferocito,
mente spalanco la porta.
"Oi, che ti piglia da rivolgertici
così?!".
Uhm…devo ammettere che il ringhio di
Mitsui non ha niente da invidiare al mio.
"Disturbiamo, per caso?"
chiede Megane-kun, guardandomi incerto.
Ehm…EHMM…mettiamola così: Kogure è
sempre stato gentile con me, solo per questo mi trattengo dallo sbattere
la porta sulla brutta faccia di Mitchi, rispedendolo così dal dentista.
"Noooo…che c’è?!" chiedo,
cercando di camuffare l’impazienza nella mia voce.
"Niente…ma siamo stati in un
negozio qui vicino e abbiamo pensato di fare un salto qui da voi per…".
"Chi è, do’aho?".
L’arrivo del volpacchiotto interrompe
la spiegazione di Quattrocchi.
"Ciao, Rukawa" lo salutano il
teppista e il nostro ex-vice-capitano.
"…ao" risponde semplicemente
lui.
"Kimi-kun stava cercando di
invitare a casa nostra te e questo cafone del tuo compagno e…"
dice, ironizzando, Mitsui.
Io sbotto, insomma, quando è troppo è
troppo!: "CHI SAREBBE IL CAFONE?! Pensa a te, e comunque come non
detto!! Siete effettivamente passati in un momento inopportuno!".
Kaede mi lancia uno sguardo stupito, perché evidentemente non ha ancora
capito cosa voglio fare, da volpino tontolino qual è a volte! Invece, mi
accorgo che d’improvviso si accende un lampo di comprensione negli occhi
di Kogure, che salva la situazione: "Ah! Sì, ok…dicevo, volete
venire da noi sabato pomeriggio? Ci saranno anche Miyagi e Ayako".
"Per me va bene. E per te, Kaede?".
Il volpacchiotto annuisce in silenzio.
"Perfetto, allora vi aspettiamo!
Ciao…" e Kogure si allontana in fretta, salutandoci con la mano;
credo che Mitchi sia rimasto vagamente spaesato dal comportamento del suo
ragazzo, dalla sua improvvisa fretta, ma forse intuisce che è meglio se
si leva dalle scatole, quindi lo segue a ruota, bofonchiando un
"ciao" sospettoso. Mmm…sicuramente Megane-kun saprà
spiegargli il perché di questa ritirata!!!
Io chiudo la porta con un sospiro di
sollievo e mi volto verso Kaede.
"Finalmente…".
"Perché hai detto che sono stati
inopportuni, do’aho?".
Grrrrrrr…….
"Primo: non chiamarmi ‘do’aho’
quando sono nervoso! Secondo: voglio solo stare un po’ tranquillo con
te, kitsune! Chiedo troppo?".
Kaede accenna un sorriso e mi abbraccia,
stringendomi forte; io sto per serrare le mie braccia intorno al suo corpo
e incollarlo così al mio e…
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!!!!!
Chiedo troppo…
"Lascialo suonare, kit-chan"
gli chiedo, in tono supplicante, ricorrendo pure al vezzeggiativo per
convincerlo.
"Potrebbe essere di nuovo il coach"
dice lui, prima di sciogliersi dal mio abbraccio per andare a rispondere.
Io metto il muso; giuro che in questi
momenti ODIO la squadra!!!
"Pronto?" lo sento dire all’interlocutore
rompiscatole.
Sto per appoggiarmi al muro con le
braccia incrociate e la faccia da tensai offeso, quando Kaede si avvicina
di nuovo a me porgendomi il cordless.
"Tua madre" dice
semplicemente.
CHECCOSA?! COME, MIA MADRE?!
"Mamma?! Che cavolo vuoi?!"
ringhio nella cornetta, ma non è una buona mossa perché il suo urlo di
protesta mi perfora il timpano e, di fronte a me, la mia volpetta si
acciglia e mi mormora: "Non parlare così a Midori-san".
Congiura mondiale…
"Sì, sì mamma…sì, Kaede sta
bene, ci hai appena parlato, no? No, non sta mangiando di più e…come?
No, io non sto mangiando di meno, c’è un campionato alle porte! Come?
Sì, sì i compiti…no, è tutto a posto e…anche a Kaede è andato bene
il compito, sì…oi…mam…OI!!!!- alzo la voce, un po’ piccato- Non
è che mi chiederesti come sto?! Così, per sbaglio…che c’entra che
neanche io te l’ho chiesto, sei tu la mamma!!! Eh? Ah, sto bene, grazie,
e tu? Ok…sì, senti, io devo andare…mamma, mi hai capito?- d’accordo,
ora mi sono stufato!- Devo and…ok, ok…TI HO DETTO CHE DEVO ANDARE!!!
CIAO!!!!!" e premo il pulsante per interrompere la comunicazione. Ho
sentito che mi salutava (rimproverandomi, comunque…), ma la madre del
tensai è sveglia, quindi scommetto che tra poco le basterà fare due più
due per capire il motivo della mia fretta! Oddio…a pensarci bene è
imbarazzante che lo capisca…vabbe’, chissenefrega!!!!
"Hana, cos’è tutta questa
fretta?".
La voce morbidamente sussurrata di Kaede
mi fa voltare verso di lui. Ehm…il mio volpacchiotto è ancora
addormentato, non c’è altra spiegazione!! Non può non capire!!!
"Oi, ti sei intontito, stupidissima
volpe?!" gli ringhio, alterandomi anche con lui.
I suoi occhi si chiudono minacciosamente
e credo che stia per pronunciare il suo ennesimo ‘do’aho’, quando
dal giardino ci raggiungono nuovamente dei miagolii concitati.
Probabilmente gli odiosissimi gatti si stanno azzuffando fra loro, di
nuovo.
"Torno subito, scusami" dice
Kaede e, per la seconda volta, torna in giardino, facendomi fumare nero.
Questo è troppo per il tensai!!!
Fortunatamente la mia genialità non mi
abbandona mai, e, anzi, mi suggerisce una soluzione. Sì, non c’è altro
modo e in più questo è degno di un uomo d’azione quale sono io!!! Sono
rapidissimo: nel giro di pochi secondi stacco tutte le prese dei telefoni,
sia del cordless nel corridoio sia del fisso nel salotto; controllo che il
botolo Mickey ronfi alla grande e chiudo la porta della stanza; corro fino
alla porta e stacco il citofono!
Perfetto!!!
Esco velocemente in giardino e noto
subito che il cancelletto è già chiuso…bene bene, ora manca solo Kaede!!!
Eccolo lì…
Sembra che sia riuscito a calmare i suoi
stupidissimi gatti, che adesso si sono accoccolati all’ombra, e si volta
verso di me.
"Stavi per dirmi qualcosa…"
esordisce.
"Ma va’?! E’ da mezzora che
cerco di parlarti! Ora devo ricorrere alle maniere forti, kitsunaccia, ma
ricorda che mi ci hai costretto tu!!!" e cammino velocemente fino a
lui. Diciamo che lo colgo di sorpresa…
"COSA DIAVOLO STAI FACENDO, DO’AHO?!".
Miracolo: Kaede Rukawa ha alzato la voce…oddio,
è comprensibile…
"METTIMI SUBITO GIU’!!!!".
Se non lo aveste capito, me lo sono
caricato in spalla…
So benissimo che Kaede è alto quasi
quanto me, ma per fortuna è più magro e leggero, quindi la mia non è un’impresa
troppo difficile. Ok, un pochino sì, considerando che lui si divincola e
protesta!
"Sei un imbecille, do’aho, fammi
scendere!!".
Sta quasi gridando per i suoi standard
e, in più, ogni tanto mi arriva un suo pugno sul braccio…
"Sta’ zitto, stupida volpe!! Sono
stato costretto ad una soluzione drastica!".
Ovviamente torno in casa nel tempo
record di due secondi, prima che qualcuno possa vederci dalla strada e
chiamare la polizia, ed entrando chiudo a chiave, mentre Kaede continua ad
insultarmi e ad agitarsi.
"METTIMI SUBITO GIU’!!!".
"Neanche se mi mordi, volpaccia
arrabbiata!!!".
"Farò di peggio che morderti,
quando mi metterai giù, idiota!".
Ehm…forse è meglio che la mia presa
diventi più salda…
"Tutto quello che vorrai, amore,
oddio non proprio, comunque…ma ora non agitarti o rotoleremo giù dalle
scale e ci romperemo l’osso del collo! Oi, mi hai capito?! E stai fermo,
kitsune!!".
Le scale mi sembrano un percorso
infinito e così il breve tragitto fino alla nostra camera, la cui porta
viene da me chiusa con un calcio e poi finalmente posso depositare Kaede
sul futon!!! Uhm…perché quello sguardo assassino?! La kitsune si mette
a sedere e punta su di me due infuocati occhi blu.
"Do’aho, hai due minuti per
spiegarmi il perché di questa cosa, prima che ti squarti" mi dice,
con la sua voce morbida divenuta pericolosamente letale. Ma io non mi
lascio intimidire dalla volpaccia e, anzi, per rimarcare il concetto
chiudo la porta a chiave; poi fisso Kaede e gli dico, in un modo che spero
risulti seducente: "Ti spiego subito, kitsune: ho staccato tutti i
telefoni e anche il citofono, i gatti sono a posto, il cancelletto è
chiuso, la porta di casa pure ed ora anche questa! In poche parole: siamo
fuori dal mondo…o meglio, abbiamo chiuso il mondo fuori…".
Be’, ora lo sguardo del mio
volpacchiotto è davvero brillante, ma non perché sia arrabbiato: sono
certo che la sua testolina abbia finalmente colto le motivazioni del
grande tensai!
Mi avvicino, mi siedo di fronte a lui e
gli do un bacio sulle labbra prima di aggiungere: "E adesso ce ne
staremo qui, fino a quando non saremo sfiniti e senza più forze…voglio
fare l’amore con te…" e mi protendo a baciarlo, le mie mani
iniziano a sbottonare la sua camicia…
"Ti adoro, Kaede…" spero che
tu riesca a capire quanto…
Provo un lungo brivido di emozione e di
eccitazione alle parole della mia testa rossa: diciamo che ha saputo farmi
passare l’arrabbiatura che mi aveva procurato caricandomi sulle sue
spalle…
È più di una settimana che non
facciamo l’amore, è vero, e ora che lui è qui davanti a me, con il suo
sorriso più caldo, il suo sguardo più luminoso e le sue carezze più
possessive, sento di desiderarlo con tutto il cuore…ed il brivido che
provo aumenta quando le sue mani sbottonano la mia camicia e la sua bocca
bacia la mia. Un bacio lungo e sempre più appassionato. Mi libero della
camicia con impazienza e il mio respiro accelera per i piccoli baci che
Hana mi dà sul collo, dietro l’orecchio, nell’incavo della spalla…tocchi
leggeri e soffici delle sue labbra che mi procurano una miriade di
scariche elettriche…e le sue mani che percorrono la mia schiena…
"Spogliati anche tu, Hana…"
gli mormoro con voce roca.
Voglio sentire la tua pelle calda sulla
mia…
Lo aiuto a togliersi la maglietta, passo
le mie mani sul suo torace forte, ampio, sulla sua pelle abbronzata che mi
piace tanto…e quando ci abbracciamo, ci perdiamo in un altro bacio,
prima di finire di spogliarci l’un l’altro.
Il suo sguardo percorre il mio corpo
nudo come se lo vedesse per la prima volta ed è bellissimo…perché il
mio do’aho è una persona capace di stupirsi sempre, di non dare niente
per scontato, di emozionarsi adesso come quando abbiamo fatto l’amore
per la prima volta…perché lui è una persona speciale…
Mi sdraio sul futon con un sorriso lieve
ed invitante e subito Hanamichi si stende su di me e mi mormora: "Ti
farò impazzire, kitsune!".
Lo so, amore mio…non c’è stata una
volta in cui tu non l’abbia fatto…
Hana mi guarda maliziosamente, poi
inizia a baciarmi e ad accarezzarmi…mi bacia l’areola sinistra, l’accarezza
gentilmente con la lingua ed io sospiro…le sue braccia mi serrano con
tutta la loro forza, mentre lui comincia a succhiare prima lentamente, in
modo quasi ipnotico, e poi sempre più avidamente e io mi inarco e inizio
a gemere forte… premo il suo volto contro il mio torace, lo sa benissimo
che mi eccita da morire quando fa così…e la sua mano all’improvviso
comincia ad accarezzarmi piano la virilità, facendomi tendere ancora di
più…
"Prendimi, Hana…" riesco a
mormorargli, passando le mie mani fra le sue ciocche rosse. E questo
calore sta diventando insopportabile…
Lui solleva il capo, mi guarda con occhi
resi più scuri dall’eccitazione, vedo che ha già il fiato corto.
"Non ancora, Kaede…"
sussurra sul mio viso e poi sento la sua mano che mi accarezza una guancia
e le sue dita che sfiorano la mia bocca e, istintivamente, lo fermo,
gliele inumidisco leggermente, con la mia lingua…
Quando finisco, spero tanto che lui
abbia capito, perché questo calore, questo bisogno che crescono si
calmeranno solo quando lui sarà dentro di me… lo guardo, con gli occhi
già velati, ma dal suo volto capisco che il mio do’aho ha intenzione di
proseguire con questa sua piacevole tortura!!
Due baci leggeri sul petto e poi sposta
la sua bocca sull’altra areola per baciarla, succhiarla, mordicchiarla…e,
allo stesso tempo, le sue dita percorrono il mio corpo fino a raggiungere
la mia intimità…le sento insinuarsi dentro di me in una carezza intima
e io, di nuovo, mi inarco, mi aggrappo alle sue spalle larghe, accarezzo
la sua schiena…il mio corpo comincia a muoversi seguendo il suo ritmo,
ma non può bastarmi…ho bisogno di lui…
"Hana, ti prego…" lo
imploro, parlando a fatica.
"Ancora no, Kaede…" mi
risponde lui, sollevando appena le labbra dalla mia pelle arrossata e
accaldata, e poi succhia ancora più fortemente e la sua carezza si
insinua più in profondità dentro di me…i miei gemiti sono sempre più
intensi e aumentano quando la sua bocca scivola giù lungo il mio corpo,
quando mi bacia delicatamente il ventre e l’ombelico e infine scende
ancora più giù…
"Hana…Hana…Hanaaaaa!!!"
grido il suo nome, mente il suo tocco mi fa raggiungere il culmine.
Ricado esausto sul futon, sono
completamente stordito…ed è strano…perché ho raggiunto un piacere
appagante, eppure sento ancora quel caldo e non c’entra niente con
quello che è appena avvenuto, no, è un caldo che viene da dentro, dal
mio corpo che vuole accogliere il suo e non ha ancora potuto farlo….
Hanamichi si sposta, si sdraia
nuovamente su di me e avvicina le labbra al mio orecchio.
"Hai idea di quanto sei bello,
Kaede? Adesso hai i capelli scompigliati, le guance arrossate, la pelle un
po' umida…i tuoi occhi sono velati ma allo stesso tempo brillano come
due zaffiri e la tua bocca socchiusa è così invitante… potrei venire
anche soltanto guardandoti!".
Io mi muovo appena sotto di lui,
mugolando e abbracciandolo forte. Gli sussurro: "Non ci provare, do’aho!
Hai un lavoro da terminare…".
Lui ride e si china a baciarmi la bocca,
il viso, il collo, mi mordicchia il lobo dell’orecchio…
"Ora, kitsune, non temere! Sapere
che sono stato io a darti piacere mi rende così felice e orgoglioso…"
e nel dirlo mi induce ad aprire maggiormente le gambe, per potersi
sistemare meglio e prepararsi a prendermi; io gli accarezzo una guancia,
osservo i suoi lineamenti marcati, che però sanno esprimere così bene
tutto l’amore che riversa sempre su di me…
"Hana…".
Non riesco a dire altro: mi sento di
nuovo eccitato e un calore che mi stordisce i sensi si espande per tutto
il mio corpo.
Hanamichi entra lentamente dentro di me,
facendomi inarcare e gemere per quella sensazione così diversa da
qualsiasi altra, perché ciò che provo non è solo dolore ma non è
ancora completamente piacere…lui affonda maggiormente in me e io
socchiudo gli occhi per guardarlo in volto: anche Hanamichi tiene i suoi
socchiusi, si sta mordendo le labbra e ha un’espressione estatica sul
volto…
Adoro vederlo così…perché per me
sapere di dargli piacere è importante quanto lo è per lui di darlo a me…
"Ti piace?" gli chiedo,
ansimando.
Le prime spinte, lente, e il mio corpo
che si muove per incontrare il suo, che trova il suo stesso ritmo…
"Più di ogni altra cosa…"
mi mormora Hana e poi si china su di me, baciandomi e togliendomi il
respiro…e poi il bacio finisce e le sue labbra sono sulla mia guancia,
sul mio collo, contro il mio orecchio e mi sussurra che adora fare l’amore
con me, che mi ama e mi desidera troppo per non volerlo fare di continuo,
che sono caldo e stretto e lui non smetterebbe mai di farlo…
Voglio sentirlo in profondità, dentro
di me…
"Hana, più forte…di più…".
E lui lo fa, aumenta il ritmo e il
vigore delle spinte, ma ancora non basta…
"Di più, Hana…" e
finalmente lo sento completamente, lo sento sfiorare e poi colpire quel
punto dentro di me che mi fa impazzire e allora non posso far altro che
gridare con tutto il mio fiato fino a quando non vengo, con il suo nome
sulle labbra, mentre lui si scioglie nel mio corpo…
Non so per quanti minuti rimaniamo fermi
e storditi, dopo; lui sopra di me, i nostri cuori che faticano a tornare
ad un battito normale.
"Kitsune?" riesce a dire Hana,
parlando per primo dopo diversi minuti…
"Hnnn…".
"La tua pelle ha un profumo così
buono…e adesso sa anche di passione, d’amore…mi fai venire voglia di
rifarlo subito!".
"Mmmm…" non riesco a dire
altro, è come se fossi troppo rilassato per poter anche solo parlare:
perché il piacere ha raggiunto ogni cellula del mio corpo e ora sono
completamente rilassato…mi muovo appena quando la mia testa rossa si
sposta, costretto a separarsi da me, ma poi si sdraia subito al mio
fianco, puntandosi su un gomito per guardarmi.
"Eheheheh…adoro vedere questo tuo
musetto così soddisfatto!" ride piano il mio Hana.
Io volto lentamente il viso verso di
lui, gli sorrido: "Ti amo tanto" mormoro.
Hanamichi strofina la sua guancia contro
la mia e poi sistema il capo nell’incavo della mia spalla; sento la sua
bocca mormorare contro la mia pelle: "Ti amo anche io, Kaede,
tantissimo…dimmi, sei ancora arrabbiato con me per essere stato portato
qui di peso? Come vedi, era per una giusta causa!".
Adesso è il mio turno di ridere piano:
"Direi che ti sei fatto perdonare!".
"Be’, tra pochi minuti ti
chiederò di nuovo scusa, kitsune! Niente in contrario, vero? Io sono una
persona educata e so quando devo scusarmi…"dice maliziosamente il
mio do’aho.
"Mmmm…accetterò le tue
scuse!".
"Stavolta devi ammetterlo anche tu,
stupida volpetta: sono un genio!!! Ho avuto un’idea
incredibile!!!".
In effetti… vorrei dirglielo, ma Hana
mi chiude la bocca con la sua, poi si china su di me e mi bacia un’areola
facendomi fremere e poi torna sulle mie labbra…
Ci perdiamo in un bacio lungo e
appassionato…quando ci baciamo non capiamo più niente, ora so che aveva
ragione chi diceva che baciare la persona che si ama fa perdere il
contatto con la realtà…il suo sapore, il suo
profumo, la sua lingua che cerca la mia…il ritorno al mondo reale è
lento, soffuso, i nostri sensi sono ancora e inevitabilmente concentrati
su di noi…l’unico suono che per noi esiste è quello del nostro cuore,
quello del nostro respiro...
Ecco perché stavolta percepisco
qualcosa che non va!!!
Un sottofondo strano, che non dovrebbe
esserci, mentre il bacio sta per finire…dovrebbe esserci silenzio
intorno a noi, non…non la musichetta di UFO ROBOT???!!!!
Il dubbio di stare dando di testa
svanisce quando mi rendo conto che la sente anche Hana, che anzi rialza il
volto di scatto, con espressione stupefatta.
"Ma cosa diavolo…?!".
Pochi secondi e si sente anche l’inno
americano.
Perfetto: le musiche di Ufo Robot e dell’inno
americano che si intrecciano…
"Che diavolo succede?!" si
altera Hanamichi.
Ma la spiegazione può essere una sola.
"Do’aho, ti sei dimenticato di
spegnere i cellulari!".
"AAAAAAARGHHHH!!!!!!!!!!!!!!".
Fine (per ora ^^)
L’ho detto anche nel disclaimer, ma
preciso che Nobuo Terashima e Takumi sono personaggi del bellissimo
"Nana" di Ai Yazawa e così i Black stone (Blast) sono il gruppo
musicale di cui si parla in questo manga (ok, ci sono anche i Trapnest, ma
io preferisco i Blast! ^_- ) e anche il nome del locale "Club Z"
compare nella medesima opera.