Questa HanaRu segue cronologicamente "You are everything to me" e "People we love". Devo fare la solita avvertenza che i personaggi non sono miei (anche se in realtà non mi sono ancora rassegnata! ^^), cui aggiungo un altro, doveroso ringraziamento al sensei Inoue per averli creati. Una dedica e un bacione a Calipso, a Greta, a Ria, a Dream e ad Angie.

Ah, ogni riferimento o allusione ad uno qualsiasi dei bellissimi manga di Ai Yazawa NON è puramente casuale…^^


All I’ve ever needed is here in my arms

 di Nausicaa

 

Parte prima.- You are the only one I need

 

Mi piace tanto quando arriva la sera.

Sì, perché dopo una giornata trascorsa fra le lezioni (uffa!) e gli impegni del club di basket, io e Kaede possiamo finalmente starcene da soli e rilassarci con tranquillità. Lo so che il tensai a volte sembra un esagitato…cioè, ‘sembro’…un po’ lo sono! Eheheheh…ma, che ci crediate o no, riesco ad apprezzare tantissimo questi momenti pacifici di vita quotidiana: noi due che guardiamo le partite dell’NBA, che sparecchiamo sbadigliando dopo esserci ridotti a farlo a notte fonda e che carichiamo la lavastoviglie…oppure che stiamo semplicemente nella stessa stanza, magari con me che sfoglio una rivista e Kaede che sonnecchia con la testa appoggiata sulla mia spalla…Vita quotidiana, appunto; all’apparenza, niente di speciale…ma questo ‘niente’ per noi è un gran traguardo, qualcosa di irrinunciabile!

Come dicevo, adesso è sera e io me ne sto comodamente stravaccato sul divano, quando mi raggiunge il mio volpacchiotto adorato.

Questo me lo aspettavo: quando arriva il buio e ce ne stiamo da soli, mi piace troppo coccolarlo e a lui (anche se so che lo negherebbe fino alla morte!) piace farsi coccolare…Quello che non mi aspettavo era di vederlo con una pila di libretti e fogli fra le mani!!!

"Cos’è quella roba, kitsune?" chiedo; libri di scuola non sono, di basket nemmeno… "Materiale sull’America" mi spiega lui, sedendosi al mio fianco e raggomitolando le gambe.

"Ah!" esclamo; dopo la nostra…divergenza?…vabbe’, crisi, diamole il suo nome! Dicevo, dopo la nostra crisi la kitsune mi aveva detto che mi avrebbe reso più partecipe dei suoi, anzi nostri, progetti americani e a quanto pare ha deciso che è ora di mantenere la promessa.

Mi approprio con curiosità di alcuni depliant turistici che mi porge e inizio ad osservarli: sole, bel tempo…del resto, è la California!!!

"La città che vedi in quelle foto è Sacramento, do’aho, la capitale della California e, dopo aver considerato una serie di cose, credo che la scelta migliore per noi sia iscriverci alla sua università" mi spiega il volpacchiotto.

Uhm…

I miei occhi scorrono rapidamente le foto e mi sembra un bel posto!! Poi noto degli altri fogli.

"E questi, kitsune?".

"E’ sempre Sacramento, ho stampato queste immagini da Internet" è la sua rapida risposta. Ah, ecco perché in questi giorni è stato collegato alla rete più del suo solito! Osservo anche questi fogli con attenzione: dopotutto, qui si sta parlando del posto che sarà onorato della presenza del tensai!!! Però…uhm…uh?!?!

"Kitsune…" lo chiamo, con voce dubbiosa.

"Hn?".

"La vedi questa foto? Come mai su questo muro c’è scritto ‘welcome to hell’?!" domando, senza nascondere la mia perplessità. Dove diavolo vuole portarmi?!

"Sicuramente non significherà niente, do’aho, sarà un modo di dire" taglia corto Kaede, stringendosi nelle spalle, con l’aria di voler troncare in anticipo qualunque mia rimostranza.

"Ma…" provo ad insistere, ma lui mi interrompe e mi distrae mettendomi sotto il naso altre stampe. Volpaccia furba!!!

"Guarda qua, Hana: questa è la squadra di basket di Sacramento, a cui è legata quella universitaria…ho trovato il loro sito internet…" me lo dice con una certa emozione e a me viene da sorridere. So cosa significhi tutto questo per lui, quindi mi sento emozionato anche io, mentre inizio ad osservare i…ooooooooh…non ci posso credere!!! Il mio volpino adorato ha pensato a me!!! Non c’è dubbio a riguardo…ha fatto una scelta così importante pensando a me!!!! Oooooooh…

"Kitsune!!!" lo chiamo di nuovo, esaltatissimo.

"Hn?".

"Hai voluto onorare il tensai!!! Finalmente hai trovato il modo più adatto per rendere omaggio al mio genio!" i miei occhi stanno assumendo la forma di un cuore, lo so, me lo sento…

"Ma che dici?" Kaede si acciglia un po’, guardandomi come se non capisse. Che tenero, vuole far finta di niente, lo so che sotto sotto, per certi versi, è un volpino timido…

"Parlo della scelta della squadra, dai che l’ho capito!!! Eheheheheh…- ridacchio- I Sacramento Kings! King vuol dire ‘re’ in inglese, no? E io sono il re dei rimbalzi…hanno pure una corona come simbolo della squadra! Scommetto che mi ambienterò benissimo…E’ stato davvero romantico da parte tua, kitsune!" oddio, mi accorgo da solo di stare parlando con il mio tono di voce più scemo, ma davvero non riesco a controllare il mio entusiasmo! Però comincio ad insospettirmi quando noto lo sguardo vacuo di Kaede che passa alternativamente da me al foglio.

"Non me ne ero accorto…" lo sento mormorare.

Mi basta fissarlo per due secondi per capire che non sta scherzando.

"COME?!" grido; insomma, come può non essersi accorto di una cosa così lampante?!

"Sono quasi tentato di ricominciare daccapo la scelta della squadra…" continua il mio volpacchiotto, in tono calmo.

"CHE STAI DICENDO?!" la mia voce, al contrario, è sempre più alta e furibonda.

"Anzi, decisamente dovrò trovare un’alternativa…non oso pensare alle figuracce che faremmo con te sempre ad assillare tutti con questa storia" spiega lui, freddamente. "KITSUNE, NON OSARE!!! STAI SCHERZANDO, VERO?!" urlo; non ho davvero intenzione di permettergli di ironizzare sul fatto che io sono il re dei rimbalzi!

"No".

La mezz’ora successiva io e Kaede la impieghiamo cercando di soffocarci a vicenda con i cuscini del divano e ci scappa pure una bella rotolata sul pavimento; quando gli afferro il polso con la mia stretta salda, bloccando il suo pugno, lui per un attimo mi fissa quasi irritato, ma poi è bellissimo vedere il suo sguardo che da cupo diventa dolcemente malizioso e brillante, illuminandogli tutto il viso. Kaede si china lentamente su di me, mi bacia su una guancia e mi dice, fissandomi negli occhi: "Scherzavo…".

"Eh?!- sussulto- Allora l’avevi notata questa sublime coincidenza!" esclamo.

"No, a quella davvero non avevo fatto caso, ma scherzavo sul fatto di dover cercare un’altra squadra" sorride leggermente la mia volpe, che deve aver fatto questo casino solo per il gusto di piccarsi con me. E poi sarei io quello infantile, eh?! Giuro che, prima o poi, la kitsune mi farà impazzire!!! E io lo adoro per questo…

Dopo la baruffa, ritorna la pace: ci risediamo sul divano parlando tranquillamente, come se niente fosse successo. Io sfoglio con ancora più attenzione il materiale sui Sacramento Kings, guardo le foto del loro campo da gioco, dei giocatori, osservo bene la loro divisa…Poi passo una mano fra i folti capelli del mio Kaede, scompigliandoglieli e sogghignando nel vederlo scostare il capo dalla mia mano che lo sta arruffando. Eheheheheh…vado in estasi per le sue occhiate assassine!!

"Sai, Kaede, stavo pensando che questa divisa così scura starà davvero bene sulla tua pelle bianca…sarai un incanto…" quanto sarà bello, il mio amore! Mi infastidisce moltissimo pensare che dovrò dividere questa visione con altre persone!!! Grrrr…

Lui mi sorride mentre io gli accarezzo una guancia, poi torna a guardarmi seriamente: "Ci sono altre cose di cui dobbiamo parlare" mi annuncia. La cosa mi stupisce.

"Ad esempio?" be’, abbiamo deciso la squadra, la città, il continente…che altro c’è da stabilire?!

"Dovrai chiedere una borsa di studio, Hana- dice lui, lentamente- Magari vorrebbero sapere a quale facoltà ti piacerebbe iscriverti" considera. E io cado dalle nuvole.

"Tu dici?!".

Lo sguardo del mio volpacchiotto si fa sospettoso: "Do’aho, dimmi cosa ti eri immaginato esattamente fino ad ora…di non dover frequentare l’università?".

"No, no!!!- su questo punto è meglio che lo rassicuri subito- Però…avevo capito che gli studenti che hanno meriti sportivi hanno delle facilitazioni…".

Kaede mi interrompe: "Sì, è vero, in America funziona così, però credo che gradirebbero che tu fossi iscritto ad una qualsiasi facoltà, non trovi?" ironizza.

Ehm…non ha tutti i torti…

"Ah, sì, dunque…" borbotto, mentre il cervello ultra-veloce del tensai comincia a passare al setaccio tutte le possibilità: Legge? Economia? Medicina? Psicologia? Fisica? Mm…

"Visto che dobbiamo per forza iscriverci, tanto vale studiare qualcosa che ci interessi, no?" mi fa notare la kitsune.

Detesto dargli ragione, ma il suo ragionamento non fa una piega!

"Ehm…sì…dunque…" cioè, a me interessa lo sport! Nonostante questo, provo ad immaginarmi in veste di grande avvocato, nuovo divo del foro…oppure potrei diventare il più grande primario degli Stati Uniti…oppure…vabbe’, è inutile girarci intorno!! NON MI VIENE IN MENTE NIENTE!!!!! SIIIIIIIGH!!!!!!

Scuoto la testa, guardo Kaede dritto negli occhi e proclamo: "Non ho idee!" con un certo sgomento nella voce.

La volpe reagisce proprio come mi aspettavo: sospira con una lieve irritazione e poi mi tira leggermente i capelli, prima di passare le sue dita sottili fra le mie ciocche.

"Do’aho! Come può essere che non ti interessi niente, a parte lo sport?!" mi rimprovera e qui io mi incavolo di brutto, perché questa osservazione, questa critica (critiche al tensai?! Tsk…), non può farmela Mr. Se-mi-togliete-il-basket-mi-togliete-la-vita!!! Ma vi rendete conto?!

"Senti chi parla!" gli ringhio, guardandolo male.

E allora il volpacchiotto indisponente inclina il viso in quella maniera che trovo incantevole e che mi fa impazzire, per poi gelarmi con un lapidario: "Veramente, io qualche idea ce l’avrei".

NON E’ POSSIBILE!!!

"Kitsune, stai barando! Non è possibile che tu abbia delle idee che riguardino la studio!!" e soprattutto non è possibile che lui le abbia e io no!

Lui appoggia il viso alla mano e mi parla tranquillo: "Ho pensato che, dopotutto, a me piacciono molto il mare e gli animali e che quindi, se studiassi qualcosa come veterinaria o zoologia o biologia marina, non mi annoierei. Pensa, potrei studiare anche le scimmiette, sarei anche facilitato…" mormora con un lampo malizioso negli occhi e nella voce.

"Grr…non so di cosa tu stia parlando!" borbotto io, in atteggiamento sostenuto.

"E poi non mi dispiace neanche l’informatica" conclude.

Ci ha pensato davvero!

Improvvisamente, mi sento un po’ mortificato, rendendomi conto di non aver preso l’università altrettanto sul serio: per me andare in America ha sempre significato soltanto giocare a basket con lui…e so che significa questo anche per Kaede, che però evidentemente ha saputo pensare anche al ‘contorno’…

"Non lo so…- parlo lentamente, irritato con me stesso- …biologia marina e zoologia non sono male…oppure potrei studiare psicologia, così magari riuscirei a venire a capo della tua testolina da kitsune!- lui storce un po’ il musetto e io rido- Sai com’è…quello che mi interessa veramente sei tu, ma non credo che esista un corso di ‘Kaedologia’ all’Università di Sacramento e poi, a pensarci bene, anche se ci fosse dovrei seguirlo soltanto io! Strozzerei tutti gli altri eventuali studenti…e volendola dire tutta, strozzerei anche il docente, quindi dovrei essere io il docente e l’unico studente!!".

Qualcosa la ottengo: la stupida volpe ride sommessamente, divertita dalla mia battuta. Cioè, non che fosse proprio uno scherzo, comunque…

"Hai ancora un po’ di tempo per pensarci, do’aho, ma vedi di darti una mossa" mi dice poi, in modo un po’ perentorio.

Io sbuffo con ostentazione: "Va bene, va bene…il tensai non ha bisogno di raccomandazioni, lo so da me! Senti, cambiando discorso…" vorrei dirgli che per domani sera siamo invitati da mia madre, ma lui mi interrompe.

"C’è ancora una cosa".

ANCORA?! Ma che rottura…

"Oi, ma da dove vengono tutte queste complicazioni?!" sbotto, pericolosamente irritato. Ecco, lo sapevo…la volpe sta esibendo la sua più perfetta espressione da sei-sempre-il-solito-idiota…

"Certo, do’aho: in fondo dobbiamo solo trasferirci da un continente all’altro…chissà perché dobbiamo prendere tante decisioni…" ironizza. Si vede che stasera è in vena…

Ehm… "Cosa volevi dirmi?" gli chiedo, sforzandomi di mantenere un tono normale. Lui si appoggia meglio allo schienale del divano, ma è girato verso di me: "Volevo parlare dell’alloggio. Ci ho pensato e non voglio stare al campus: vorrei che facessimo richiesta per poter vivere per conto nostro, in un appartamento…visto che siamo stranieri, dovrebbero lasciarcelo fare…".

Ecco, questa non me l’aspettavo: un appartamento? Non che la prospettiva mi dispiaccia, ma non posso fare a meno di chiedergli: "Perché?".

 

 

 

Perché…perché…

"Non ti va di convivere anche a Sacramento, do’aho?" gli domando, ma in realtà sono pronto a giurare di sapere già quale sarà la sua risposta.

"Sì, be’…io davo per scontato che avremmo diviso la stessa stanza nel campus…sai, come si vede nei telefilm americani…" evidentemente perplesso per questo discorso inaspettato. Io annuisco.

"Quello che forse non sai, do’aho…una delle tante cose che non sai…- mi diverto a provocarlo e infatti la mia testa rossa sta per scattare, ma la mia successiva affermazione lo paralizza, come prevedevo-…è che non sono gli studenti a decidere con chi dividere la stanza".

Queste parole lo bloccano, mi fissa a bocca aperta. Per un po’ rimane in silenzio, poi se ne esce con un sospettoso: "Ossia? Che intendi dire?".

"Che non è sicuro che noi due staremo nella stessa stanza" meglio essere il più chiari possibili a riguardo. Gli occhi nocciola del mio do’aho si spalancano in maniera impressionante.

"CHECCOSA?! Vuoi dire che…che potresti ritrovarti a dividere la stanza con…con un ESTRANEO?!?!" la sua voce esce strozzata, palesemente sgomenta.

"Anche tu, do’aho" gli faccio presente e di certo questo non mi rende contento.

Ma lui scatta: "Lascia stare, non è questo il punto! Mi stai dicendo che potresti dover dividere la stanza con un ragazzo diverso da me!!!! Che potrebbe guardarti mentre ti vesti, ad esempio…".

"Potrebbe" annuisco, in tutta calma. Sei buffo, amore mio…

"…che potrebbe osservarti mentre dormi…" continua ad elencare Hanamichi, contando queste possibilità sulla punta delle dita.

"Potrebbe" ripeto impassibile.

"…che sicuramente proverebbe a sbirciarti mentre sei sotto la doccia!" termina agitatissimo, sporgendosi verso di me per il nervosismo.

"Potrebbe anche guardarmi mentre respiro" aggiungo io, in assoluta serietà.

"E infat…- inizia Hanamichi di slancio, ma poi si ferma a riflettere sulla mia affermazione, si rende conto della presa in giro e sbuffa- Ahahahah…ma quanto siamo spiritosi oggi, stupida volpe! Io, invece, non ci trovo nulla di divertente! Non voglio che tu stia in camera con un altro, per nessuna ragione al mondo!".

"Guarda che anche tu staresti in camera con un altro!" replico io, bruscamente: non ho capito perché lo consideri irrilevante…a me dà molto fastidio!

"Sì, vabbe’, infatti la cosa mi irrita da morire, ma che tu…" e a questo punto lo interrompo di nuovo, perché ho capito il concetto, che non sopporterebbe di sapermi in un’altra camera, ma ora voglio appunto proporgli la soluzione.

"Possiamo rimediare, era questo che stavo cercando di dirti: se facessimo la richiesta per vivere in un appartamento fuori dal campus, credo che ci accorderebbero il permesso senza problemi".

A queste parole, il suo sguardo non è più alterato, ma attento e interessato: "Vivremmo…in un appartamento?".

Io annuisco: "Potremmo affittarlo: non dovrebbe essere grande, basterebbe un posto piccolo…ma sarebbe solo per noi…".

Ci tengo moltissimo; voglio che la nostra convivenza continui in America così come è qui a Kanagawa, senza vicini di stanza, senza le regole del campus, ma in uno spazio che sia solo nostro. L’unico problema è che non credo che la borsa di studio di Hanamichi comprenderebbe anche l’affitto di una casa…

"Quindi ci sarebbe un affitto…" mormora lui; so a cosa stia pensando, che non vuole chiedere soldi a sua madre, per non crearle problemi. So anche che è un argomento di cui non gli piace parlare, però in questo caso…

"Prima di tutto rispondimi a questo, Hana: sei d’accordo? Ti piacerebbe?".

La mia testa rossa mi stupisce ancora una volta: il sorriso che mi rivolge è limpido e senza ombre.

"Certo che mi piacerebbe! Io e te in una casa che non sia di tuo padre…o di mia madre…be’, non sarebbe neanche nostra, è vero, ma sarebbe…un primo passo! Sì, un primo passo in quella direzione…e per l’affitto non ci saranno problemi, lavorerò part-time!".

Lo dice con entusiasmo, come è da lui, mostrandomi ancora una volta una delle sue più belle qualità, ossia quella di non scoraggiarsi e non di non aver paura di darsi da fare, di dover lavorare…ripenso a quella nostra vacanza, al bracciale che porto al polso… Però per una volta vorrei andargli incontro, in questo caso un affitto sarà un po’ più gravoso…

"Hana, sarebbe tanto grave se stavolta potessi farti un regalo?" gli chiedo, a voce bassa. Questa domanda è un po’ un’incognita, soprattutto per la sua reazione. Come prevedevo lui smette di sorridere, ma per fortuna non si altera: "Non sarebbe un tuo regalo, Kaede, lo sarebbe di tuo padre e io non voglio accettare niente da lui…non voglio niente da qualcuno che ti ha fatto soffrire! E a te i soldi dovrebbe darli lui…No, kitsune, preferisco lavorare".

Io allungo una mano fino a sfiorare la sua: "Lo immaginavo, però…ci sono casi in cui non si dovrebbe essere orgogliosi, anche se forse sono l’ultima persona a poterlo rimproverare a qualcuno. Vorrei che tu non fossi così orgoglioso di fronte ad un mio regalo".

D’accordo, a me i soldi li dà mia padre, ma sarei IO a darli a lui, anche se mi rendo conto che è soltanto una sottigliezza e pure un po’ forzata.

Hanamichi si sporge, mi prende il viso fra le mani, mi bacia delicatamente la bocca: "Mi spiace, ma in questo caso DEVO esserlo. E poi a me piace la prospettiva di lavorare…però…sei sicuro che tutto questo vada bene per te?".

Cioè? Sono stato io a proporlo…

Lo fisso interrogativo e la mia testa rossa si spiega meglio: "Hai parlato di un appartamento piccolo, ma sei sicuro che ti ci troveresti bene? Sarebbe…molto diverso da qui…" si blocca, cercando di trovare le parole giuste, ma ho inteso a cosa si riferisca.

"Hana, non sono un ragazzino viziato: credi che io possa vivere bene solo in una villa a due piani con giardino?" questa sua osservazione mi intristisce: non pensavo che potesse considerarmi così…ma la mia tensione si abbassa quando lo vedo scuotere il capo in segno di diniego.

"Non ti considero viziato, Kaede, però è innegabile che tu sia abituato a vivere così, avendo molto spazio a disposizione…e ti assicuro che ci si abitua presto! Hai visto quanto è piccola casa mia, no? Ma ora sto perfettamente qui con te, perché passare dal piccolo al grande è facile, è il percorso inverso che è più faticoso! E non vorrei che tu…che tu poi stessi male e dovessi pentirtene…".

Hanamichi mi parla con il suo tono più gentile, quello dei nostri momenti più intimi e in effetti questo è un momento intimo; stiamo mettendo in piedi i primi mattoni del nostro futuro. Io e lui.

"E tu?- gli chiedo, a bassa voce- Potresti pentirtene?".

Di nuovo, i suoi occhi si spalancano: "Io?! Figurati!!! Io non mi pentirei neanche se dovessimo finire in una cantina!".

"Esagerato…" scherzo.

"Non sottovalutare le capacità e lo spirito di adattamento del tensai, stupida volpe!!!- il mio do’aho ride, ma ben presto torna serio, fissandomi dritto negli occhi- E poi io ho bisogno solo di te, Kaede…non mi importa di dove staremo, voglio solo stare con te...".

E io so che la sua non è una frase fatta, che lo pensa veramente.

"E non credi che per me sia lo stesso?" mormoro in un soffio leggero.

Hanamichi mi sorride, mi accarezza una guancia con il dorso della mano, poi segue con un dito il profilo del mio naso: "Ne sei sicuro?".

Annuisco, senza innervosirmi per questa domanda: so quanto possa essere profonda la sua latente insicurezza.

"Allora, siamo d’accordo?- gli chiedo- Ci informeremo sulla richiesta per poter vivere fuori dal campus?".

Gli occhi di Hanamichi brillano, ha notato che ho usato il plurale; ma dopo quella bruttissima crisi che abbiamo avuto, non voglio più tagliarlo fuori dalle decisioni più importanti.

"Sì, informiamoci!- proclama con entusiasmo- L’idea mi piace un sacco, kitsune! E poi, con la scusa che lo spazio sarà poco, potrò starti sempre addosso! Eheheheh…". Hn…come se non lo facessi già adesso, amore mio…

"Però…- prosegue, sempre infervorato- …mi sta venendo in mente solo adesso…come diavolo facciamo con i tuoi stupidi gatti?!" lo dice con una sorta di panico nella voce e, in un lampo, mi rendo conto che in effetti è un problema. A cui non so dare ancora una soluzione, anche perché mi sembra di ricordare che gli animali debbano stare in quarantena per poter entrare negli Stati Uniti! Hn…

"Ho bisogno di altro tempo per decidere" dico sbrigativamente e stavolta parlo al singolare: non oso pensare a cosa potrebbe proporre questo do’aho, per vendicarsi di tutti i graffi o di tutte le volte che i gatti gli hanno soffiato contro, specialmente Micky…proprio non sa come prenderli…

Lui bofonchia qualcosa sul fatto che sarebbe l’occasione propizia per liberarcene, ma io gli faccio capire che non è il caso di parlarne adesso: mi mette un po’ di tristezza pensarci…

Lentamente rimetto insieme il materiale che avevo portato qui in salotto, mentre lui mi dice che siamo invitati da sua madre per domani, a cena.

"Allora sarà meglio portare questi fogli anche a lei. Immagino che vorrà documentarsi…" dico al mio do’aho.

"Buona idea! Le farà piacere…spero solo che non si lanci in uno dei suoi fiumi di domande…" ridacchia Hanamichi.

Il resto della serata scorre tranquillo; preparo anche un po’ di tè: a volte mi piace berlo prima di andare a dormire, mi rilassa molto. Ormai le giornate si sono allungate, tra non molto sarà estate: quando mi soffermo ad osservare il cielo scuro, con le poche stelle che riescono a mostrarsi nonostante le luci artificiali, è già tardi. Trascorro alcuni minuti così, di fronte alla finestra, poi vengo circondato dalle braccia forti di Hanamichi, che mi stringono possessivamente alla vita.

La mia schiena si appoggia al suo torace largo, mi abbandono contro di lui; sento i suoi baci leggeri sul collo e poi sulla gota.

"Tutto bene, kitsune?".

"Sì".

Parliamo a bassa voce, anche se non ce ne sarebbe bisogno, poi la mia testa rossa aumenta la sua stretta: "Per quella cosa del lavoro…non ti sei offeso, vero?".

Colgo una nota di preoccupazione nella sua domanda e voglio rassicurarlo.

"Non sono offeso, capisco le tue motivazioni…ci informeremo meglio anche su questo sull’appartamento e su un lavoro part-time…" e nel dirlo intreccio le mie dita alle sue.

Per un po’ nessuno dei due sente il bisogno di parlare oltre, rimaniamo semplicemente così. Poi io mormoro: "Andiamo a dormire?".

 

 

 

Dev’essere l’alba.

Lo capisco dalla fioca luce che filtra dalla finestra; la nostra sveglia suonerà intorno alle 6.00, ma io sono già completamente sveglio, accidenti! Invece, neanche a dirlo, la stupida volpe dorme che è una meraviglia!!! Ma in fondo mi fa piacere, così posso starmene qui a guardare il viso addormentato di Kaede, bellissimo in questo buio che sta diventando penombra…è dolce, rilassato…i suoi lineamenti angelici, nel sonno, lo fanno sembrare ingannevolmente fragile…

Premo di più contro di lui, stringendomi al suo fianco, e il contatto dei nostri corpi mi provoca un brivido che non ci mette molto ad accendere il mio desiderio…So che può essere pericoloso svegliare Kaede, o anche solo cercare di farlo, ma ho scoperto parecchio tempo fa che se ci provo con un bacio la volpe non reagisce poi così male!!! Eheheheh…come resistere ai baci del tensai?! E infatti non reagisce male neanche adesso, mentre lo prendo fra le braccia e inizio a baciargli il viso e poi la bocca, con sempre maggiore passione…sono sulla buona strada per non capire più nulla… Lui si muove appena sotto di me, mugola qualcosa che non capisco (magari mi sta pure insultando…), ma si sta districando a poco a poco dal sonno, comincia a ricambiare il mio bacio e la sua bella bocca si socchiude per permettermi di assaporarlo meglio…le sue braccia salgono a cingermi il collo e io non posso fare altro che premere eccitato contro di lui, mentre il mio sguardo finalmente incontra il suo, incantevolmente velato e assonnato! Che carina la mia volpe con questa espressione!!! Ma è anche dannatamente sexy…troppo per il mio autocontrollo, che con lui scende sempre ai minimi termini!

Leggo l’assenso nei suoi occhi, quando gli sfilo lentamente i boxer e mi spoglio a mia volta…sento il piacere nei suoi sospiri, quando lo preparo ad accogliermi con una carezza via via più intima…Kaede si inarca sensualmente, mentre io mi chino a baciarlo e lo penetro il più delicatamente possibile…lui geme sotto i miei baci e le mie spinte, che però non sono violente, mi muovo lentamente dentro di lui, è un rapporto intenso ma dolce, come è dolce la stretta con cui lui si aggrappa alle mie spalle, ripetendo il mio nome in un mormorio continuo…e io ripeto il suo, come un mantra, come se al mondo conoscessi solo questa parola…e in questi momenti è davvero così…fino all’estasi…

Quando ricado sul mio Kaede, avverto che le sue braccia mi cingono alla vita, come per trattenermi, e piace tanto anche a me restare così…quando devo proprio separarmi da lui, scivolo al suo fianco e mi volto a guardarlo: è così bello il mio volpacchiotto!!! Adesso ha i lineamenti distesi, l’espressione appagata e uno sguardo ancora un po’ trasognato…

Sorridendo, lo avvolgo nella mia stretta e anche lui mi abbraccia forte, sistemandosi contro di me.

"Buon giorno!" gli dico all’orecchio, in tono allegro.

"Mm…do’aho, perché non mi svegli così tutti i giorni?" mi chiede Kaede, con una voce arrochita terribilmente sexy!

Io ridacchio: "Volpe hentai! Comunque, ci sto!" proclamo. In effetti la prospettiva mi piace parecchio…

"Do’aho hentai!- replica la mia kitsune, ma anche lui sta soffocando una risata; poi domanda- Che ore sono?".

Io lancio un’occhiata alla sveglia, in bella vista sulla scrivania.

"Possiamo restare a letto per un’altra mezz’ora, volpaccia".

"Hn".

Sento che il suo corpo si rilassa ancora di più e, anche se non vedo bene il suo viso, so che Kaede ha chiuso gli occhi. Io non ho più sonno, resterò sveglio, ma non importa: è bello poterlo guardare mentre dorme e ascoltare il suo respiro…

 

Davvero non capisco perché all’inizio dell’anno i professori si fossero preoccupati tanto sapendoci in classe insieme! Il mio Kaede in aula non è proprio di alcun fastidio: vuole solo dormire tranquillo…

Anche adesso, per esempio, tiene la sua adorabile testolina posata sulle braccia che si incrociano sul banco e dorme pacifico; ogni tanto io lo sbircio, cercando di non farmi notare, e devo reprimere un sorriso…

È anche divertente osservare gli sguardi increduli e disperati dei professori, sconsolati di fronte a quella che chiamano esplicitamente ‘narcolessia’; a discolpa della kitsune va però detto che talvolta la colpa è mia, visto che spesso e volentieri faccio drasticamente diminuire le sue ore di sonno notturno! Sapete com’è…e quando non sono più io, ci si mette lui che mi dice, con quella voce stupenda che si ritrova, ‘ancora…’ o ‘di nuovo!’ e io non sto certo a farmelo ripetere, capitemi!!! Quindi, vedete bene che poi, di giorno, Kaede ha bisogno di dormire in classe…

Durante l’ora di inglese no, devo ammetterlo, e rimane sveglio anche quando c’è biologia, ma per il resto…no, un momento! Be’, ci sarebbe un’altra cosa che non gli dispiace ed è l’informatica: i computer lo interessano, spesso visita i siti delle squadre dell’NBA.

Oggi al termine delle lezioni decidiamo di attendere l’orario degli allenamenti nella sala di informatica, appunto. Siamo soltanto io, Kaede e Yohei e questo significa che abbiamo i computer tutti per noi!

Mordicchio una penna mentre fisso il monitor di fronte a me e ripenso a ciò che mi ha detto ieri sera il volpacchiotto: devo decidere a quale facoltà iscrivermi…uhm….

Boh?!

In un primo momento avevo realmente pensato di iscrivermi alla sua, qualunque indirizzo deciderà di prendere, ma oggi non sono più convinto che sia una buona idea: quelli sono i SUOI interessi, non i miei…mi piacerebbe trovare una mia dimensione, fare una scelta che sia soltanto mia e sono sicuro che lui sarebbe d’accordo con me: la mia kitsune non si iscriverebbe mai ad una facoltà solo per la mia presenza, questo lo so bene!!!

Quindi comincio a depennare mentalmente la zoologia, la biologia e veterinaria. Resterebbe l’informatica…

Be’, per dirla tutta a me piacciono i videogiochi!!! Ho anche scoperto che ci sono persone il cui lavoro consiste nel creare i giochi che poi, per dire, compro anche io!!! Dopo averli programmati dovranno sperimentarli, vi pare? In poche parole sono pagati per giocare!!!! Ma vi rendete conto? Sigh…a volte il mondo è ingiusto…

Ok, la mia kitsune diceva che non è proprio così e che sto semplificando questo lavoro, ma insomma per me il punto rimane che quelle persone possono giocare al pc quanto vogliono!!!! Ecco, già una cosa del genere mi piacerebbe…però non mi convince fino in fondo: in uno slancio di sincerità, mentre fisso il dannato monitor, mi ritrovo ad ammettere che forse l’informatica non fa per me…

Uff… e poi si può sapere cosa stanno combinando con quel pc Kaede e Yohei?! Sarà mezz’ora che sono collegati ad Internet e io non mi sono ancora avvicinato, anche se sto morendo di curiosità! Be’, intanto non voglio assillare quella volpe fiera e indipendente…perché devo sempre fare la parte del geloso iper-possessivo?! Forse perché lo sono, dite voi? Uhm…però non in questo caso: non vorrei mai ferire Yohei, fargli credere che non mi fido più di lui come prima, perché non è così…

Credo si possa dire che lui e Maya stanno insieme: escono, si telefonano e li ho visti anche baciarsi…lei è spigliata, estroversa, ha la battuta pronta; Yohei mi sembra sempre di buon umore quando è in sua compagnia o parla di lei. E mi fa piacere, ma vorrei anche chiedergliene la conferma e non posso: non vorrei essere frainteso.

"Hanamichi, non è mica male il posto dove andrai!".

La voce allegra del mio migliore amico mi distoglie dai miei pensieri e soprattutto mi permette di scoprire finalmente cosa stiano guardando di così interessante: nel giro di due secondi netti mi catapulto e mi ritrovo con il naso schiacciato sullo schermo del monitor: "Dove? Come? Cosa?" chiedo tutto d’un fiato.

"Do’aho!" sibila la volpe…ehm…credo di averlo leggermente travolto…che ci volete fare, sono un uomo irruente!

Yohei ride e mi indica le immagini che scorrono sul monitor: "Rukawa mi stava mostrando alcune foto di Sacramento su un sito americano".

Io incrocio le braccia al petto, compiaciuto: "E’ un bel posto, già! Del resto il tensai non avrebbe accettato qualcosa non di suo gusto! Pensa che una delle scritte sui muri della città dice ‘welcome to hell’! E’ il posto giusto per il capo di un’armata quale sono io!!!!".

Yohei sembra colpito dalla notizia, ma subito la kitsune mi riporta con i piedi per terra: "A parte il fatto che non andiamo in America per interessarci alle bande di quartiere, veramente ieri te ne sei lamentato…anzi, sembravi impaurito!".

Perché?! Perché Kaede sembra sempre mezzo addormentato, ma quando si tratta di me deve cogliere al volo tutto ciò che provo?! Anche quando sarebbe meglio sorvolare…

"Impaurito, eh?" sorride scherzoso il mio migliore amico.

Io lo guardo malissimo, esibendo la mia autorità di capo della Sakuragi Gundan: "Be’, che ti prende?! Credi davvero che IO possa impaurirmi di qualcosa?! E anche se fosse, ieri era ieri e oggi è oggi e poi…".

Un discreto picchiettare alla porta interrompe i miei dovuti rimproveri; ci voltiamo tutti e tre e vediamo Kuwata fare capolino nella stanza.

"Capitano…".

"Hn?" è il suono con cui il mio Kaede gli chiede cosa voglia.

"E’ vero che sabato mattina saremo esonerati dalle lezioni per poter assistere alla partita?" chiede lui, visibilmente contento di fronte a questa prospettiva.

"Sì. Servirà soprattutto alle matricole" è la concisa spiegazione del volpacchiotto. Kuwata annuisce.

Sabato mattina ci sarà l’incontro Shoyo-Miyuradai e la vincitrice si scontrerà poi con noi per conquistare l’accesso alle finali della prefettura; io e la volpe siamo sicuri che sabato vincerà lo Shoyo, quindi non sarebbe proprio necessaria la nostra presenza, ma tanto per cominciare io sono sempre disponibile a saltare la scuola e poi, in effetti, alle stupidissime matricole (specie a quelle che hanno già un posto in squadra!) farà bene assistere alla partita.

Tra poco dovremo avviarci in palestra per gli allenamenti; osservo per un attimo Kuwata, che chiude la porta per andarsene. Devo essere sincero: talvolta mi mette tristezza guardarlo.

Lui, Ishii e Sasaoka fanno parte dello Shohoku da quando erano matricole, proprio come noi, ma con risultati altalenanti: talvolta hanno giocato, talvolta no. Sono diligenti, precisi, si allenano con impegno, ma manca loro la ‘scintilla del vero talento’, come mi ha detto una volta Kaede. Sì, insomma, quel talento con la "T" maiuscola che ha lui, che ho io, che hanno Mitsui e Miyagi. Kuwata, poi, è rimasto basso, più basso di Miyagi, ma non ha la sua bravura e non si può dire che sia un titolare. Mi dispiace per lui, per il suo entusiasmo che non può essere ricompensato come meriterebbe, e mi chiedo come ci si debba sentire ad amare tanto qualcosa, non riuscendo ad eccellervi. Una volta avevo chiesto anche a Kaede cosa ne pensasse e lui mi aveva risposto che sicuramente doveva essere una situazione triste, ma che c’è uno spirito sportivo che va al di là della bravura e che sa dare molto a chi vi si dedica. "Hanamichi, andiamo?" chiede la volpe, vicino a me, spegnendo il computer. Ormai è ora di avviarci in palestra.

Nel corridoio, lui mi precede, mentre io resto un po’ indietro e cammino affiancato a Yohei. L’espressione del mio migliore amico è serena come sempre. Be’, come quasi sempre…

"Allora? Tutto a posto?" glielo domando a bassa voce.

Yohei mi osserva stupito, come se non si aspettasse la mia domanda, ma poi mi sorride: "Certo! Non si vede?".

Io annuisco, ridacchiando con lui; non so se ha capito davvero la mia domanda, ma so che è stato sincero nella risposta e va bene anche così…

 

Stasera ceneremo a casa della madre di Hanamichi, che ci ha invitati: è la terza o quarta volta che succede e una volta è stata lei a venire da noi; mi piacciono queste serate: pian piano stiamo facendo conoscenza, stiamo imparando a parlare, cosa che per me non è mai facile…e poi lei mi sta raccontando tanti episodi dell’infanzia di Hanamichi e a me piace sentir parlare del mio do’aho! E mi diverte: ho scoperto che è praticamente sconfinato l’elenco delle figuracce e delle gaffe che è riuscito a collezionare!

Lui, invece, una sera ha preso l’album delle fotografie e le ha mostrato l’immagine che ci ritrae bambini, all’asilo.

"Era lui il bambino per cui avevi pianto tanto?! Incredibile! Ma allora…era proprio destino!" è stato il commento sorridente e piacevolmente stupito della signora Sakuragi e io ne sono stato contento, perché, anche se è una frase che si dice spesso e pure a sproposito, per qualcuno è davvero destino…

Ora siamo di fronte alla porta di casa e il mio do’aho è impegnato nella ricerca delle chiavi.

"Hai portato quella roba sull’America?" mi chiede, mentre riesce a trovarle e apre la serratura.

"La risposta è la stessa di due minuti fa" dico, un po’ atono. È un po’ ansioso, ma posso capirlo: stasera spiegheremo a sua madre come ci stiamo organizzando il futuro e non mi meraviglia notare come tenga al suo parere…

Quando entriamo in casa, scorgiamo subito la luce proveniente dalla cucina.

"MAMMAAAAAA!!!! SIAMO NOIIIIIII!!!!!!" è il gentile grido di avvertimento di Hanamichi.

Io mi rivolto sibilando: "Do’aho! Che bisogno c’è di gridare ogni volta nel mio orecchio!" lo riprendo un po’ seccato, perché a volte sembra quasi che lo faccia apposta, ma il nostro battibecco viene interrotto dall’arrivo di sua madre.

"Siete in ritardo! Come state? Non è che vi state stancando troppo con gli allenamenti, vero?" ci chiede lei, sorridente, ma squadrandoci con una professionale aria da infermiera. A dire il vero, mi sembra che sia lei ad essere stanca, forse ha avuto un turno pesante all’ospedale, anche se è allegra e vitale come sempre. Ogni tanto, rifletto sul lavoro che fa, su quanto debba essere pesante anche a livello emotivo e mi ritrovo ad ammirarla.

"Sto bene e ho fame" annuncia Hanamichi, lanciando la sua cartella in un angolo del piccolo ingresso.

"E’ tutto a posto, grazie, Midori-san" rispondo io. È stata lei a dirmi di chiamarla per nome, dicendomi che in famiglia non ci si chiama per cognome; all’inizio ero un po’ a disagio per questo, ma poi ho capito subito che parlava sul serio, che in fondo è solo coerente con se stessa e con quello che dice, dando prova di essere informale. Hn…dopotutto, il mio do’aho ha iniziato a chiamare ‘nonnetto’ il coach dal primo momento che l’ha visto…avrei dovuto capire fin da allora che per i Sakuragi la formalità non viene al primo posto!!! E devo ammettere che mi fa piacere, lo trovo rilassante…

"La cena sarà pronta tra qualche minuto: vi chiamerò io" ci avvisa lei, tornando rapidamente nella cucina, da cui proviene un buon odore.

Prima di posare la mia cartella a fianco di quella di Hanamichi, ne estraggo i fogli sull’America che dovremo mostrarle dopo aver cenato, il che mi fa venire in mente una cosa…

"Oi do’aho, hai le idee un po’ più chiare sull’università? Può darsi che anche tua madre ti faccia delle domande a riguardo".

Lui salta su, punto sul vivo a quanto pare: "Ancora?! Non bisogna mettere fretta al tensai: ho bisogno di tempo per valutare tutte le innumerevoli possibilità adatte al mio genio! Però hai ragione…- si calma un attimo-…uhm…sicuramente la mamma tampinerà…vorrà dire che adesso andrò in camera mia e mi chiuderò lì fino a che non avrò trovato una soluzione geniale!".

"Cioè, rischio di non vederti più?" gli dico io di rimando, con quel tono ironico che so che lo fa impazzire.

Lui arrossisce e fa la faccia arrabbiata: "Stupidissima volpe!!! Come osi?!- poi mi afferra il polso e mi trascina con sé verso la sua stanza- Starai chiuso con me, ecco, così assisterai in diretta ai ragionamenti del genio Sakuragi!" e io mi lascio trascinare…

La sua vecchia camera.

Dentro non vi è rimasto molto, a dire il vero: Hanamichi, a poco a poco, ha portato quasi tutto a casa mia (e mi fa molto piacere), i suoi oggetti più personali e più cari, i suoi abiti…qui sono praticamente rimasti soltanto i pochi mobili e il futon arrotolato nell’armadio. Ci sediamo per terra e ci guardiamo intorno, anche se conosciamo già questo piccolo ambiente lo osserviamo come se non l’avessimo mai visto; poi, con un movimento veloce, il mio do’aho mi fa sdraiare e si china su di me.

"Ma non dovevi mostrarmi i tuoi ragionamenti?" gli mormoro, mentre la sua bocca è sempre più vicina alla mia.

"C’è tempo…" sussurra lui, rocamente.

"Guarda che c’è tua madre nell’altra stanza…" gli ricordo io.

"Appunto! È nell’ALTRA stanza, non in questa…" ride Hanamichi.

"Sei un idiota…" concludo io, con un lieve sorriso, mentre premo una mano sulla sua nuca per attirare la sua bocca sulla mia. Ci perdiamo in un dolcissimo bacio, tenero e passionale, di quelli che lasciano senza fiato…quando il bisogno di respirare si fa sentire e ci separiamo, gli dico: "Non mi sembra il caso di perdere il controllo proprio adesso…" ma dispiace anche a me e la mia voce è come un soffio. Il mio do’aho sbuffa e mugugna, ma non può negare che io abbia ragione; considerando che tra poco dovremo cenare, decidiamo di lavarci le mani e di rinfrescarci il volto e, proprio mentre l’acqua fresca ci dà sollievo, dall’ingresso arriva il suono del campanello.

"Chi diavolo potrà essere? Spero non qualche vicino scocciatore!" esclama Hanamichi, asciugandosi il viso .

Il mistero è ben presto svelato: per tornare nel salottino dobbiamo ripassare davanti all’ingresso e lì vediamo una signora che parla con la madre di Hana.

"…mi spiace di aver disturbato a quest’ora, ma non sapevo di preciso dove abitassi e ho impiegato più tempo del previsto…".

"Ma figurati! Anzi, sei stata gentilissima…ormai mi perdo proprio tutto, devo porre rimedio!!!" sta dicendo Midori-san.

L’altra signora sembra che stia per dire qualcosa, ma poi ci vede e si ferma: "Oh! Sono i tuoi figli?".

"Sì: sono Hanamichi e Kaede" risponde lei, con una tale naturalezza, con una tale spontaneità che io, istintivamente, trattengo il fiato perché questa risposta mi fa sentire in modo tangibile di far parte di nuovo di una famiglia e del suo calore…e, prima di conoscere Hanamichi, non avrei mai creduto di poter riprovare una sensazione simile…

Ci inchiniamo come vuole la tradizione, ed è buffo perché non ho visto quasi mai il mio do’aho inchinarsi davanti a qualcuno: mi ricordo ancora che quando il capitano Akagi dovette elemosinare per noi, tre anni fa, una seconda possibilità ai test di fine trimestre presso i professori, fu costretto a piegargli a forza la sua testaccia rossa per una specie di inchino…

"Come siete alti!" dice, stupita, la signora.

"Vero? Infatti giocano a basket, sono campioni nazionali, sai?".

Sembra che ora inizierà il riepilogo dello scorso campionato e Hanamichi, dopo aver fatto un cenno di saluto con la mano, mi prende per il polso e mi induce a seguirlo nel salottino; questa è la stanza che ama meno di tutta la casa: una volta mi disse che è quella in cui trovò il padre a terra, che si stringeva le mani al petto cercando aiuto. Ci sono i divani, un televisore, una libreria con volumi sul pronto intervento e altri argomenti medici, che non possono che essere di sua madre. È strano, non sembra affatto il teatro di una tragedia…il suo sorriso è sempre un po’ smorzato quando stiamo qui, ma ora lo vedo fissare seriamente quegli scaffali di cui vi accennavo: Hanamichi ha uno sguardo serio e attento, molto concentrato.

"Cosa c’è?" gli chiedo in un mormorio, sfiorandogli un braccio.

Lui scuote il capo: "Niente…cioè, forse ho avuto un’idea! Anzi, senza ‘forse’…avrei dovuto pensarci prima…".

"A cosa?".

"Lo saprai tra poco, volpaccia! Rimarrai stupefatto, te lo assicuro!" e lo dice con una soddisfazione sospetta. Hn…

Dall’ingresso, ci giungono i saluti che si scambiano le due amiche e poi il rumore della porta che si chiude; quando ricompare davanti a noi Midori-san ci spiega: "E’ un’infermiera mia collega…ma vi pare?! Avevo scordato l’agenda all’ospedale…sapete, era davvero sorpresa dalla vostra altezza! In effetti, adesso quanto siete alti?".

Hanamichi ridacchia, buttandosi a peso morto sul divano più vicino e stravaccandocisi sopra: "Eheheheheh…io quasi sfioro i due metri! Sono arrivato ad 1.97 e la volpe continua ad essere più basso di me!!! Eheheheheheh…".

Il do’aho continua a ridere e ad ignorare la mia occhiataccia, mentre io preciso: "Sono più basso di soli due centimetri!" e la discussione prosegue…

La cena, però, scorre via tranquilla; Hanamichi e sua madre chiacchierano con allegria e vivacità: lei si informa sui nostri voti, si preoccupa di quello che mangiamo (anche se a questo pensa la signora Yuriko-san, che sistema la casa mentre noi siamo a scuola), ci raccomanda di non esagerare con gli allenamenti e ci fa mille domande sul prossimo campionato prefettorio e nazionale.

Io parlo poco, ma non perché non sia a mio agio…soltanto, ho voglia di ascoltare loro, i loro botta-e-risposta. Mi è sempre piaciuto molto ascoltare le persone a cui voglio bene, anche se probabilmente ho la fama di uno che non sente neanche se gli gridi nell’orecchio, per puro menefreghismo! Arriva però il momento in cui anche io devo prendere la parola ed è dopo cena, quando mostro a Midori-san il materiale americano; restiamo seduti intorno al tavolo e io le parlo di Sacramento, dei Sacramento Kings, dell’idea dell’appartamento…mi sforzo di essere esauriente, perché mi sembra giusto nei suoi confronti, e, accompagnato dalle battute del do’aho, ne viene fuori un buon discorso, uno dei più lunghi che abbia mai fatto!!!

"Sono d’accordo per l’appartamento: bene o male, ormai sapete gestirvi da soli, sarebbe un peccato interrompere questo andamento" annuisce lei.

"Mi troverò un lavoro part-time" dice prontamente Hana, come a volerla rassicurare che questo peso non graverà su di lei.

"Bravo" è il semplice commento di sua madre, che è sempre d’accordo quando si tratta di dimostrare operosità.

"Anche io" aggiungo; non avrei bisogno, ma questo sarà davvero un mio regalo e io ci tengo moltissimo a farlo…

"E per la facoltà? Avete già deciso?" nel fare questa domanda Midori-san ci osserva dubbiosa: probabilmente non le sembriamo i candidati ideali al premio di studenti dell’anno…

Io le porgo alcuni fogli stampati da Internet: "Gli studenti stranieri, nel corso del loro primo anno di studi negli Stati Uniti, devono seguire quasi esclusivamente dei corsi di inglese per impadronirsi della lingua, visto che gli esami dovremo sostenerli tutti in inglese, ovviamente…".

Lei di nuovo annuisce: "Mi sembra giusto! Magari sarà la volta che ti toglierai quella tua orribile pronuncia, eh Hanamichi?" poi sorride di fronte ai borbottii arrabbiati di suo figlio e resta in attesa di una nostra parola che sveli il mistero delle facoltà da noi prese in considerazione.

Visto che il do’aho mi sembra pensieroso, comincio io: "Credo che alla fine sceglierò tra veterinaria o zoologia o biologia marina…dopotutto il mare e gli animali mi piacciono molto…".

Dal modo in cui Midori-san sorride, capisco che in qualche modo se lo aspettava, che la mia frase coincide con l’idea che si è fatta di me; a questo punto, ci voltiamo entrambi verso la mia testa rossa! Finora Hanamichi è stato insolitamente silenzioso, ma ora lo sento schiarirsi la voce e annunciare: "Io penso che mi informerò per il corso di fisioterapia sportiva".

Hn? Era a questo che stava pensando prima?

"Fisioterapia sportiva?" chiede sua madre, interessatissima.

"Sì…non mi vedo affatto in certe facoltà…" ammette lui, scrollando le spalle.

"Perfettamente d’accordo con te, quanto a questo!- esclama Midori-san- Ma non sarà una passeggiata neanche la fisioterapia sportiva, te ne rendi conto?" indaga; capisco che una simile decisione la coinvolga ancora di più, considerando che è una infermiera.

Hanamichi sbuffa, come se non gradisse la domanda: "Certo, mi credi davvero scemo?! Lo so che è impegnativo…ma farei qualcosa di utile e ho avuto un buon esempio in casa! E poi…so in prima persona cosa significhi aver bisogno della fisioterapia…so come ci si senta…e ho già imparato molte cose: in quei giorni, facevo un sacco di domande ai medici e alle infermiere…" il mio do’aho tace e io so che sta ripensando a quelle settimane, per fortuna ormai lontane; mi rendo conto che a quell’epoca non stavamo ancora insieme e me ne stupisco…davvero siamo stati capaci di sprecare un anno così?!

Quando Hanamichi ci guarda dritto negli occhi, incontra l’espressione tranquilla mia e di sua madre.

"Vi sembra sensato?" ci chiede.

Annuiamo in silenzio e basta questo. Io sono contento: la sua scelta è sensata e generosa…ancora una volta la mia testa rossa è stato coerente con se stesso! Quando capisce di avere la nostra ‘approvazione’, vedo passare un preoccupante lampo nei suoi occhi!

"Ahahahahahah…il tensai Sakuragi vi ha stupito una volta di più con le immense conquiste del suo genio!!!! Ahahahahah…una soluzione brillante e degna di me!!!". Scuoto leggermente la testa, con un impercettibile sorriso sulle labbra: non poteva che finire così…

Soltanto quando torniamo a casa mi rendo conto che si è fatto tardi; sbadiglio mentre tiro le tende della finestra per poi iniziare a sbottonarmi la camicia della divisa, ma ben presto due mani grandi e forti mi fermano i polsi.

"Posso spogliarti io, kitsune?".

Hana me lo chiede gentilmente: so che quando usa questo tono non ha intenzioni ‘vivaci’, per così dire…vuole veramente solo spogliarmi…in genere lo fa nelle serate in cui siamo tutti e due stanchi…è un modo per avere un momento fra di noi, un ultimo contatto prima di dormire, dei gesti intimi…

Io lo assecondo, lascio che le mani di Hana sfiorino lievemente il mio corpo mentre mi fa scivolare i vestiti sulla pelle, uno dopo l’altro, fino a che non rimango in boxer…poi il mio do’aho mi abbraccia, tenendomi stretto.

"Hai sonno, amore?" bisbiglia nel mio orecchio.

"Sì".

Sempre tenendomi abbracciato, mi guida verso il futon e mi fa stendere, lasciando vagare per un attimo i suoi occhi su di me. Io chiudo i miei e rimango in attesa che Hana si sdrai al mio fianco…ascolto in silenzio il fruscio dei suoi vestiti mentre anche lui si spoglia per raggiungermi e dormire. E poi ci sono nuovamente le sue mani, che mi attirano contro il suo torace e che mi abbracciano; la sua pelle è calda, il battito del suo cuore è lento e regolare.

"Buonanotte, Kaede".

"…’notte, Hana…" mormoro io; sto per addormentarmi quando mi giunge un’altra volta la sua voce.

"Sai, kitsune, forse il corso che ho scelto non mi farà vincere il premio Nobel, come era nei programmi del genio…eheheheh…" ride.

Hn? Do’aho…

Ma poi lui conclude, di nuovo serio: "…ma ti assicuro che sarai fiero di me, Kaede…".

Io mi stringo più forte a lui.

Sono già fiero di te, amore mio…

 

"Ehi, ma quelli non sono Hanagata e Fujima?!" esclamo, notando le loro due familiari figure presso la panchina dello Shoyo.

"Hn?- la mia volpe si sporge meglio dalla tribuna per osservare anche lui e poi annuisce- Sì, sono loro".

"QUEGLI HANAGATA E FUJIMA?!" grida una voce vivace alle nostre spalle. È una delle matricole, Kaoru Miura: anche se è solo del primo anno è già titolare perché è molto bravo…certo, non ha la fulgida bravura che avevo io ai miei inizi, ma non si può avere tutto…inoltre è informatissimo su TUTTI, e dico TUTTI, i vecchi avversari dello Shohoku!!! Ne sa quasi più di noi…questo suo interesse si è rivelato molto proficuo, perché mi ha dato modo di parlargli io stesso di Akira Sendoh e ne è venuto fuori un ritrattino niente male, di quelli che non si dimenticano…eheheheh… Comunque Kaoru Miura è un tipo preciso, non c’è che dire, e sapete una cosa buffa? Anche lui ha frequentato le medie Tomigaoka, come il mio Kaede!!! C’è solo una cosa che non capisco: perché io devo essere ancora preso in giro per i miei capelli rossi e a lui, che li ha biondi, nessuno dice niente?! Cos’è questa gerarchia fra i colori?! Perché questa preferenza per la tintura bionda?!

"Aaaah, accidenti! Se lo avessi saputo, avrei portato la macchina fotografica!" si lamenta Kaoru, seduto nella fila dietro la nostra.

"Che idea imbecille! Non siamo mica dei dannati giornalisti!".

"Idiota, vuoi che ti scaraventi di sotto?! Non ti piacciono i giornalisti solo perché sei un semi-analfabeta!".

Ehm…l’altro ragazzo che ha parlato è Tatsuya Saito, la seconda matricola in gamba che ci è capitata.

"Vi ho mai raccontato le mie epiche imprese contro Hanagata, due anni fa?- chiedo, voltandomi verso di loro- Alcune di queste hanno contribuito a farmi entrare nel mito, è stato allora che si è rivelata tutta la mia potenza di rimbalzista! Pensate che riuscivo a prendere anche i rimbalzi dei canestri che sbagliavo io!" acc…forse questo non avrei dovuto dirlo, ma in fondo non è da tutti no?!

Saito mi fissa perplesso: "Prendevi i rimbalzi dei canestri che sbagliavi?!".

"Certo! Un vero uomo rimedia sempre ai suoi (pochi) errori!!" proclamo con una solennità che li impressiona…dopotutto sono un loro senpai temprato e aduso alle responsabilità, non possono non ammirarmi!!!! Inoltre ho sviato il discorso dai miei errori di un tempo…sono un genio!

"Zitto, do’aho: le squadre stanno per entrare in campo" mi sibila il volpacchiotto, già concentratissimo.

"Oi, non chiamarmi ‘do’aho’ di fronte alle matricole, sai stupida volpe!!!" gli ringhio contro.

"E tu non chiamarmi ‘stupida volpe’: sono il capitano e questo vale anche per te!" ribatte lui di rimando.

Ok, vuole la guerra!!!!

"Ti chiamo come mi pare, volpe idiota!".

"Guarda che se c’è un idiota, quello sei tu!".

Ah, quando iniziamo così, io e Kaede potremmo continuare all’infinito…quello che ci frena, stavolta, è l’improvvisa consapevolezza del silenzio irreale calato alle nostre spalle; ci voltiamo e notiamo subito le facce allibite delle matricole non ancora abituate ai nostri scambi di idee, e poi anche le facce rassegnate di Kuwata, Ishii e Sasaoka. Ehm…ricomponiamoci…

Respiro profondamente e mi calmo, per poi rivolgere alla kitsune la domanda che ho in testa da prima: "Cosa ci faranno qui, quei due? Credi che Fujima abbia contribuito ad allenare l’attuale Shoyo?".

Kaede impiega qualche secondo per rispondermi: "Non credo che gli impegni universitari gliene lascino il tempo…e comunque, per quanto sia un campione, questo per noi non deve fare alcuna differenza".

Sorrido: ora come ora nessuno ci può fermare, è questo che intende Kaede…

La partita inizia e a quel punto la seguiamo tutti attentamente, anche se io ogni tanto distolgo l’attenzione dal campo e sbircio i nostri due ex-rivali a bordocampo: Hanagata sembra tranquillo, Fujima forse lo è di meno, ma potrei sbagliare, dopotutto non è che lo conosca…forse rivive maggiormente i momenti in cui era lui ad essere seduto su quella panchina come allenatore…

L’incontro, comunque, non rivela sorprese: è lo Shoyo a vincere, con uno scarto di 20 punti; quando noi dello Shohoku ci alziamo per lasciare la tribuna, noto la faccia sgomenta delle matricole!

"Ma sono bravissimi!" esclamano all’unisono Kaoru Miura e Tatsuya Saito.

Poverini, mi devo ricordare che per loro la prossima partita sarà la prima del campionato prefettorio! Non hanno l’esperienza del tensai…

"Sì, sono bravini…- commento con sufficienza- …certo, pur non avendo un tensai nelle loro fila, se la sono cavata bene…- poi assumo un atteggiamento più professionale-…comunque, c’è anche da dire che il Miuradai è una squadra scarsa: noi avremmo vinto con 100 punti di scarto!".

La voce profonda di Kaede, al mio fianco, conclude: "Nonostante il tono da esaltato megalomane, Sakuragi ha ragione".

"Chi è megalomane?!" scatto io, trattenendomi dal non dare il via ad una delle nostre risse solo perché di sicuro finiremmo per ribaltarci di sotto!

"Tu…sei la persona più megalomane che conosca, a parte Kiyota naturalmente…".

"Grrr…come ti permetti di fare paragoni tra il mito vivente e l’orrida Nobu-scimmia?! E comunque io me lo posso permettere, di essere così!" glielo ringhio, ma mi calmo subito vedendo il sorriso lievissimo che illumina il mio volpacchiotto adorato.

"Questo è vero, Hana…".

Stupida, adorabile volpe!!!

Usciamo senza fretta dal palazzetto sportivo dove si svolgono le competizioni di basket e ci fermiamo nello spiazzo antistante; Kaede dice poche parole sulla partita e il succo è che lo Shoyo ha brillato perché aveva il Miuradai come avversario (è chiaro che questa intuizione gliel’ho data io! Perché scuotete la testa!!!!! Non mi credete?!), ma che con noi sarà tutta un’altra storia.

"Sicuro?" chiede incautamente Saito, meritandosi un’occhiataccia che lo zittisce.

"Per tornare ad avere rilievo, lo Shoyo dovrebbe trovare altri due giocatori delle qualità di Hanagata e Fujima, ma non sarà facile…" commenta il mio Kaede.

L’appuntamento per i prossimi allenamenti è per lunedì: il nonnetto non vuole che la squadra si stanchi troppo o che sia troppo sotto pressione e ci ha lasciato un week-end libero; credo che in cuor suo Kaede disapprovi: quando si tratta di queste cose rasenta un po’ il fanatismo e sono pronto a scommettere che LUI si allenerà lo stesso!!!

A questo punto, i nostri compagni di squadra se ne vanno, ognuno per i fatti suoi. O quasi…

"Ehi, hai visto?!- richiamo l’attenzione della volpe addormentata, tirandogli una manica- Miura e Saito vanno dalla stessa parte…".

"E allora? È la strada per raggiungere la stazione".

Ma io non gli bado: "E’ un segno che avevo ragione, stupida volpe!!" quei due mi ricordano un po’ come eravamo noi tre anni fa…

"Oi, voi due siete ancora a piede libero?".

Io e la kitsune ci voltiamo. Chi può essere, se non Mitsui?

"Senti chi parla…" è il mio ‘saluto’ di rimando.

Insieme a lui c’è Miyagi, che ci chiede: "Com’è andata a finire la partita?".

"Ha vinto lo Shoyo" è la sintetica risposta della volpe.

"Siete arrivati un po’ tardi…problemi a leggere le lancette dell’orologio, Mitchi?" gli chiedo sogghignando.

"Ahahahah…divertente! Avevamo lezione…anche adesso non abbiamo moltissimo tempo: questo pomeriggio ci sarà un allenamento diverso dal solito" risponde lui.

"Ossia?" .

"Appena sarà arrivato anche Kimi-kun ve lo spiegheremo".

Miyagi guarda l’orologio, poi si volta verso Mitsui: "Kogure è in ritardo…strano!".

Se volete saperlo, Mitsui studia economia (già vedo le borse crollare a picco per colpa sua!), perché suo padre ha una piccola impresa e lui è figlio unico, quindi si può dire che sia stata una scelta un po’ obbligata, o meglio avrebbe potuto esserlo ma a lui piacciono le materie che studia; Megane-kun, invece, si è iscritto a medicina e devo dire che questo non ha stupito nessuno, gli si adatta perfettamente!

"Sarà passato in biblioteca…Allora, il vostro avversario sarà lo Shoyo: come l’hanno presa le matricole titolari?" si informa il nostro ex-teppista, che conosce di vista i nuovi giocatori dello Shohoku.

Io precedo Kaede nella risposta: "Sono tipi tosti, che non si fanno certo impressionare! E poi hanno l’esempio del fulgido tensai! E sono bravi, devo ammetterlo…tra l’altro credo che starebbero benissimo insieme!".

Insomma, è da un po’ che lo penso…

"Ma dai?!" si stupiscono Mitsui e Ryo-chan.

"Il do’aho ha già pianificato la loro vita di coppia da qui fino ai prossimi 50 anni, peccato che quei due non stiano neanche insieme!" ironizza la dannata kitsune, con il suo tono più canzonatorio.

"Tempo due o tre mesi e staranno insieme, scommettiamo?" lo sfido io, guardandolo in quei suoi meravigliosi occhi blu.

"Hn" mi scruta lui, fissandomi. Ah, non dovrebbe farlo!!! Mi provoca sempre un sacco di brividi lungo la schiena…

"Ah, ma c’erano anche Hanagata e Fujima?".

"Sì, come lo…".

Capisco il perché dell’osservazione di Ryota quando mi volto verso il palazzetto sportivo e vedo i due ex-giocatori dello Shoyo che ne escono per poi andarsene.

"Hanno assistito all’incontro da bordo campo" spiega Kaede.

"Be’, mi fa piacere che siano rimasti anche loro così legati alla loro squadra delle superiori: almeno non mi sentirò l’unico imbecille nostalgico!!!" sentenzia il teppista, con uno strano atteggiamento di disapprovazione verso se stesso. Chissà, forse questa nostalgia per l’ambiente dei club delle superiori non la vede come confacente alla sua aria da duro che va in giro con un giubbotto di cuoio e con l’atteggiamento da ‘ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare…’.

"Ti stai rammollendo, eh Mitchi?" lo prendo in giro.

"Idiota integrale, non è affat…" scatta lui, ma lo interrompe la domanda che gli rivolge Kaede.

"Come si trovano Hanagata e Fujima nella squadra universitaria?".

L’ex-teppista e il nanetto ci pensano un po’ su e poi è Ryota a rispondere e a spiegarci: "Bene…certo, forse Hanagata non è esattamente entusiasta della presenza di Maki…non lo è neanche Fujima, se è per questo, ma per motivi diversi. In effetti, non ho mai capito perché Maki non si sia iscritto alla Shintai come ha fatto Sendoh". Mitsui ridacchia in modo un po’ sprezzante: "Perché è ricco sfondato, perché studia economia anche lui e mi sa tanto che il suo futuro sarà nell’alta finanza e non nel basket, ecco perché!".

"Ah!" esclamiamo noi altri tre all’unisono, e poi la mia volpe aggiunge, con disapprovazione: "Che spreco di talento…".

"Fatti suoi!" scrolla le spalle Ryota, con indifferenza.

"Comunque, a parte Maki, Hanagata e Fujima stanno bene…Sapete, non che si possa dire che ora siamo amici, ma stiamo imparando a conoscerci meglio…anzi, ad un certo punto, da qualche frase Hanagata ha capito che io e Kimi-kun….a proposito, ma dove diavolo è andato a finire?!…dicevo? ah, sì…che io e Kimi-kun siamo una coppia e ha sorriso come se fosse contento della scoperta: credo che gli faccia piacere sapere che non sono i soli in squadra…Convivono anche loro due, lo sapevate?".

"Davvero?!" salto su io, tutto contento: quanto mi piacciono le storie romantiche!!!

"Te lo hanno detto loro?" gli chiede Ryo-chan.

Mitchi annuisce: "Sì! Mi hanno raccontato che i genitori di Hanagata si sono trasferiti all’estero a causa del lavoro di suo padre, ma che lui li ha convinti che sarebbe stato meglio completare gli studi in Giappone…per farla breve, Fujima si è trasferito a casa sua!".

Inaspettatamente, Miyagi si acciglia: "Però non è giusto, cavolo! Insomma, ci siete tu e Kogure, Hanamichi e Rukawa e ora vengo a scoprire che anche Hanagata e Fujima convivono! Soltanto io e Ayako non possiamo ancora farlo!!! Che nervi…" e dà un calcio al terreno.

"Sposatevi direttamente, no? Non ce la vedo la madre di Ayako che dà alla figlia il consenso per una convivenza…" propone Mitsui, prendendo dalla tasca del suo giubbotto il cellulare e iniziando a comporre un numero che con il mio genio intuitivo suppongo sia quello del disperso Kogure.

"HISASHI!!!".

Questo richiamo, però, lo distoglie dalla telefonata, ormai inutile: con grande tempismo, ecco dall’altra parte dello spiazzo un trafelato Megane-kun che corre fino a noi, raggiungendoci in pochi secondi.

"Ciao…scusate il ritardo…" ci dice affannosamente.

"DOVE DIAVOLO ERI?! COSA CASPITA E’ SUCCESSO?! Stavo per chiamarti sul cellulare!!!" sbotta il teppista, che sembra allo stesso tempo rassicurato ed incavolato.

Be’, lo capisco! Se il mio volpacchiotto ed io avessimo un appuntamento e lui cominciasse a tardare…che so…diciamo di un quarto d’ora…io darei di matto!

"Scusami, ho perso il treno perché ci ho messo più tempo del previsto in biblioteca. E quanto al cellulare, non arrabbiarti, ma non avrei potuto risponderti: l’ho scordato a casa!" Megane-kun parla ancora col fiatone, ma ha un tono tranquillo e un’aria sorridente che rabboniscono subito Mitsui.

"Ok, scusami tu, non volevo aggredirti…- lo sentiamo borbottare- …è che in genere sei sempre puntuale e allora…".

"Eri in pensiero! Io ti capisco, Mitchi…" concludo io, con l’enfasi di chi la sa lunga, meritandomi un’occhiata incuriosita da parte dei miei tre amici e irritata dalla volpaccia.

Ma proseguo imperterrito: "Come quando ‘qualcuno’ si trattiene più del dovuto al campetto da basket e ‘qualcun altro’ magari è a casa e pensa che una certa bicicletta sia andata a schiantarsi contro un muro…" faccio finta di voler restare sul vago, ma in realtà è comprensibilissimo di chi stia parlando, perfino per loro…

"Do’aho!".

Infatti…

Quello che ha la reazione più divertita però è Miyagi, che sbotta a ridere e poi guarda alternativamente me e Mitsui, con il suo fare ironico: "Voi due, non avete ancora comprato quei bracciali elettronici? Sapete, quelli che segnalano costantemente dove sia una persona…pensate come starebbero bene ai polsi di Rukawa e Kogure!".

"Che spiritoso!- Mitsui fa una smorfia- Comunque, io non ne ho bisogno!".

Parla per te, teppista!! Non mi sembra un’idea da scartare a priori…

"Ma sono in commercio?" non posso fare a meno di chiedere; chissà, magari c’è un modello carino e non ingombrante che non darebbe fastidio a Kaede…cioè, non che lo comprerei proprio…però…

"Questa domanda non merita una risposta" ecco, ci pensa il tono da non-ti-passi-neanche-per-l’anticamera-del-cervello che sta sfoderando la kitsune per smorzare il mio entusiasmo!

"Stupida volpe, vuoi frenare la mia curiosità per le nuove tecnologie?!".

Questo scambio di battute potrebbe dare il via ad una delle mitiche schermaglie tra me e il mio Kaede, ma i nostri ex-compagni di squadra richiamano la nostra attenzione tossicchiando e poi, quando l’hanno ottenuta, Mitsui prende la parola: "Ok, si sta facendo tardi e rischiamo di non dirvi proprio la cosa più importante! Volevamo avvertirvi che ieri sera è arrivata dal Kansai la squadra universitaria di Osaka e che questo pomeriggio giocheranno una amichevole contro di noi; pensavamo che potesse interessarvi, soprattutto a te, Rukawa…magari volete venire ad assistere".

In effetti scorgo un lampo di puro e inequivocabile interesse nei bellissimi occhi blu di Kaede…e poi l’idea piace anche a me…

"Ma certo che verre…UN MOMENTO!!!!" urlo d’improvviso, colpito da folgorazione. Un momento, fermi tutti, che nessuno si muova!!!

Dubbio atroce…

Osaka non è la città di…?

I miei occhi si socchiudono minacciosamente mentre li punto sui miei amici: "Oi, scusate, non ci sarà mica anche quell’odioso pennuto, veeeero?!".

"Quale pennuto?" chiedono loro, spaesati.

"Il pinguino" risponde Kaede in tono piatto.

"NON ERA UN PINGUINO, ERA UN CALIMERO!!!" sbotto io. Come rovinarsi una giornata…

"Ah, vuoi dire Minami! Certo che ci sarà anche lui" mi conferma Mitsui, dandomi il colpo di grazia.

"Lui e Minori Kishimoto fanno parte della squadra…e anche Atsushi Tsuchiya, quello che giocava nel Daiei Gakuen, la rivale del Toyotama, ve lo ricordate?" ci spiega Megane-kun.

"No" rispondo io.

"Poco" dice Kaede.

Certo, così la figura dello smemorato la faccio soltanto io!!!

"Vabbe’, non importa…allora, volete venire a fare il tifo per noi contro quei teppisti di Osaka?" sogghigna Miyagi. Certo, è ovvio che tiferemo per i teppisti di Kanagawa!

"A che ora comincia la partita?" si informa Kaede. Grrr…ok, gli interessa, l’ho capito!!! Però così rivedrà Calimero…o meglio, Calimero rivedrà lui!!! Non sono sicuro di esserne contento…oddio, se ripenso a quel dannato ritiro della scorsa estate…

"Iniziamo alle 16.00".

"Ci saremo" dice brevemente il mio Kaede; poi si volta verso di me e, dopo avermi guardato, si acciglia lievemente: penso di non avere un’espressione contenta…

"Cosa c’è, do’aho?" mi chiede, a voce bassa.

"Sono circa tre anni che ti dico di non chiamarmi do’aho!- mugugno, quando tanto sappiamo benissimo entrambi che sarei il primo a lamentarmi se smettesse di farlo- Non c’è niente, è tutto a posto…cioè, mi urta il Calimero, ma…".

"Ma verrai con me, no? Sarà interessante".

"Ci puoi giurare che verrò con te!" su questo non ci piove, che domanda da volpe scema! Come può pensare che lo lasci da solo nello stesso palazzo, nello stesso quartiere con Ace-killer?! Kaede ha capito perfettamente quello che mi sta passando per la testa, ci scommetterei, ma non fa una piega…non mi lancia nemmeno le sue occhiatacce per la mia gelosia.

"Hanamichi, torno a pensare che il bracciale elettronico starebbe bene al polso di Rukawa" ironizza Miyagi, che è stato testimone di quanto avvenuto al ritiro.

"Comincio a pensarlo anch’io…" borbotto.

"DO’AHO!! E tu, senpai, non incoraggiarlo…non ha bisogno di essere fomentato quando si tratta di scemenze!" replica la volpe.

Ok, questo me lo sono meritato: lo so che Kaede deve sentirsi libero…

Ormai è l’ora di pranzo; dopo, i nostri amici dovranno andare subito in palestra in vista della partita del pomeriggio, ma abbiamo ancora un po’ di tempo e decidiamo di pranzare tutti insieme. Cominciano a fioccare le proposte: qui intorno ci sono un fast-food, un locale di cucina tradizionale e un banchetto di takoyaki.

Per la volpe inappetente va bene qualsiasi cosa, ma io e Mitchi ci accaloriamo nella scelta.

"Giochiamocela con il lancio di una moneta" propone lui.

"Tu sempre questi metodi da bisca, eh?" lo provoco io, facendo ridere Kogure e Miyagi.

"Ma quale bisca?! Allora, scegli la faccia della moneta!" mi intima.

D’accordo, sorvoliamo sul risultato…

Vi basti sapere che ci stiamo avviando verso il locale tradizionale e che io sostenevo che un bell’hamburger dà più energie!!!!

Però non importa: sto chiacchierando con i miei amici e Kaede cammina vicino a me. Delicatamente le nostre dita si sfiorano e poi quasi si intrecciano…il cielo è sereno e l’aria è ormai tiepida…quando mi volto a guardare il suo viso stupendo, lui mi sorride.

"Sono contento, kitsune" sento il bisogno di dirglielo, perché questa contentezza mi viene soprattutto da lui. E poi sorrido al suo mormorio.

"Lo sono anch’io…".

 

Parte seconda.- I want to be the one you need

 

Quella di ieri è stata una bella partita: veloce, con azioni ben costruite; alla fine hanno vinto i nostri senpai, ma anche la squadra di Osaka ha giocato bene, tanto da meritare gli applausi degli spettatori al momento dei saluti finali.

Il loro capitano è Minami e bisogna dire che svolge correttamente questo ruolo: non è cambiato dalla scorsa estate, credo che il suo gioco ormai si sia stabilizzato, è sempre aggressivo, ma non cerca più i falli volontari…Kishimoto, invece, è un altro discorso!!! È sempre provocatorio e cerca di far spazientire l’avversario per poi approfittarne e in un paio di occasioni ha anche sfoggiato il suo turpiloquio con una tonalità tale da farlo sentire a tutto il pubblico, ma insomma… Devo poi ammettere che sono stato sollevato dal fatto che i due teppisti di Osaka non abbiano avuto uno scontro ravvicinato con il do’aho che, seduto accanto a me, li squadrava torvamente dalla tribuna.

Questo pomeriggio disputeranno un’altra amichevole, ma noi non ci andremo; invece, i nostri senpai hanno invitato sia noi che i giocatori del Kansai a trascorrere la serata fuori…un momento di svago per tutti, da passare al CLUB Z, il locale dove suona la band di Arashi Miyagi.

Hana ed io abbiamo accettato l’invito, anche se la mia testa rossa borbottava frasi sul pericolo che causa la promiscuità con il nemico! Non cambierà mai…

Oggi è domenica mattina e io me ne sto da solo ad allenarmi nella palestra dello Shohoku: so che il coach Anzai voleva che ci riposassimo, ma non ho resistito all’idea di avere la palestra tutta per me…così ho lasciato un biglietto al do’aho e sono venuto qui. Sarei potuto andare al campetto del parco, ma non è la stessa cosa.

Come faccio a descrivere l’atmosfera che si crea in una palestra vuota? La luce che filtra dalle finestre, il pulviscolo che si intravede in controluce, il silenzio in cui rimbombano solamente il rumore del pallone sul parquet, quello delle mie scarpe quando corro e quello della retina quando vado a canestro…

Ho sempre un assoluto bisogno di questi momenti in cui siamo soltanto io e il basket e lo sa anche Hanamichi: sono sicuro che lo vedrò piombare qui, certo, ma solo tra due o tre ore, rispettando questo mio bisogno di solitudine.

Provo tiri liberi, tiri da tre, qualche slam dunk…

D’un tratto, mentre sono fermo in mezzo al campo per riprendere fiato, mi stupisce sentire il rumore di una delle porte che si apre.

Do un’occhiata all’orologio e mi rendo conto che non può essere già Hanamichi, lui non mi raggiungerebbe così presto in questi momenti…

"Avrei scommesso qualunque cifra che eri tu!".

Hn.

Conosco questa voce e questo accento, tipico del Kansai.

"Ciao, Nagarekawa" mi saluta Minami, usando quella strana e sbagliata versione del mio cognome con cui aveva iniziato a chiamarmi due anni fa; poi cammina fino al centro della palestra, dove mi trovo io.

"…ao. Che ci fai qui?" gli chiedo.

Lui non risponde subito, prima si guarda intorno con un sorriso difficilmente decifrabile, solo dopo un paio di minuti mi risponde: "Ho chiesto indicazioni per trovare la vostra scuola…volevo vedere di persona lo Shohoku; quando mi sono avvicinato alla palestra ho sentito il rumore del pallone e ho pensato che poteva esserci una sola persona disposta ad allenarsi qui di domenica mattina! E non mi sono sbagliato…".

"Hn" lo guardo in silenzio, senza commentare.

"Ti trovo bene" mi dice Minami, fissandomi.

"Hn".

"Allora, che te ne è parso dell’incontro di ieri?" domanda, facendo una smorfia leggera; sa che è l’unico argomento di cui parlerei, ma non credo sia felice di doverlo affrontare: dopotutto la sua squadra ha perso…

"Una bella partita: la vostra squadra è forte, ma la nostra lo è di più!" gli dico sinceramente, senza paura di essere smentito: è impressionante il numero di talenti che si sono iscritti alla principale università di Kanagawa.

"Aspetta a dirlo- commenta lui senza scomporsi- Ci sono altre due amichevoli da disputare e non è detto che confermino il primo risultato! Tu verrai ad assistere?".

Il tono con cui me lo chiede è leggermente diverso dal precedente o almeno così mi sembra.

"No, non ci sarò".

Minami per un attimo si adombra, poi fissa il pallone che tengo fra le mani: "Allora ho soltanto adesso per sfidarti ad un one-on-one…".

So benissimo che non sta scherzando; inizio a palleggiare, pensando subito a come scattare nel modo migliore e anche lui fa altrettanto.

È uno scontro niente affatto facile, di quelli che piacciono a me, perché ti fanno impegnare al massimo e non ti permettono di distrarti neanche per un secondo, perché il risultato non si può dare per scontato.

Del resto, sarebbe impossibile distrarsi con Minami: nonostante la sua condotta n campo sia di gran lunga migliorata, ha uno stile di gioco aggressivo che non deve far mai abbassare la guardia.

Io mi porto ben presto in vantaggio e ci rimango fino alla fine, quando vinco per 20 a 16, segnando gli ultimi due punti con uno slam dunk.

Per qualche secondo rimango fermo, respirando forte per riprendere fiato, poi mi volto verso Minami, sentendo i suoi occhi fissi su di me. La sua espressione è nervosa.

"Non mi piace affatto perdere" dice, a bassa voce.

"Hn" non credo che esista un solo sportivo al mondo a cui piaccia…

"Ma è anche vero che sei il MVP…ah, queste sono le occasioni in cui la tentazione di una gomitata si fa sentire con più forza!" prosegue Minami, con un tono tra lo scherzoso e il complice, rievocando quello spiacevole episodio; allora mi fece molto male, ma sono contento che ora possa essere oggetto di battute: non dovrebbero esistere rancori fra sportivi, specie quando ci si è scusati…

In silenzio, mi chino a raccogliere il pallone.

"Stai ancora con Sakuragi?" mi chiede lui, all’improvviso.

"Certo!" rispondo seccamente, senza nascondere l’irritazione per la sua domanda e per ciò che sottintende.

"Be’, non è proprio da dare per certo e io non potevo non chiedertelo: in fondo, dalla scorsa estate, potevano essere successe molte cose…" spiega Minami, ignorando volutamente la mia occhiataccia.

"Non mi pare di aver fatto telefonate ad Osaka" ironizzo io, ricordandogli la battuta con cui mi aveva salutato in quel giorno di agosto.

Lui si stringe nelle spalle: "Lo so che tanto non avresti chiamato lo stesso…Ti ho pensato spesso, sai Rukawa? Soprattutto per via di quella serata al pub…giuro che mi era andato un colpo quando avevo capito che stavi con Sakuragi!".

"Hn…mi annoiano i discorsi ripetitivi, ti avviso!" gli dico bruscamente, mentre mi sposto fuori dal campo e mi appoggio con la schiena alla parete, per riposarmi un po’ prima di ricominciare l’allenamento da solo!!!!

Non voglio assolutamente che queste allusioni diventino una costante delle poche volte che ci incontriamo: anche se il tono e il modo sono completamente diversi da quelli di Sendoh, mi ricordano quell’atmosfera tesa…

"Credevo ti piacessero i tipi tenaci, che non si arrendono…" dice Minami, portandosi di fronte a me.

"Non sempre" replico, senza scompormi.

"Che intendi?".

"Che non mi piace quando la tenacia sconfina nella stupidità" rispondo con franchezza; non voglio offenderlo, ma fissarsi su qualcosa di irraggiungibile, sapendolo, può non essere una prova di intelligenza…

"La tenacia è propria dei caratteri forti, Rukawa: tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro…chi può stabilirne i limiti?" mi chiede lui, serio.

Fa un altro passo verso di me.

"Nessuno potrà mai convincermi che questo è stupido…" esclama a voce più bassa; poi di colpo si protende verso il mio viso e le mie labbra: mi coglie di sorpresa e soltanto grazie ai miei riflessi all’ultimo secondo riesco a voltare la testa, per evitarlo…le sue labbra mi sfiorano la guancia, ma direi che non era quello che voleva…contemporaneamente mi parte un pugno che lo colpisce in piena faccia.

Minami barcolla un po’, poi riporta il suo sguardo su di me, massaggiandosi con la mano la guancia indolenzita: "Ok…ora siamo pari…" articola lentamente, riferendosi sempre alla sua famosa gomitata.

Non è arrabbiato per il mio colpo, me ne accorgo bene: anzi, probabilmente se lo aspettava e lo aveva messo in conto.

"Non avevi il diritto di provarci…" dico io, freddamente; non ho la minima intenzione di chiedergli scusa per il pugno.

Lui non abbassa gli occhi, ma li distoglie: "Forse no, ma…" non completa la frase, si appoggia anche lui con la schiena contro il muro, come sto io, e poi scivola fino a sedersi a terra.

"Posso farti una domanda?".

"Dipende".

"Da quanto tempo stai con Sakuragi?".

Non me l’aspettavo e non ne comprendo bene il motivo, ma conto mentalmente e poi rispondo: "Poco più di un anno…un anno e due mesi…".

"E non hai mai pensato a come sarebbe baciare un altro? …farlo con un altro?" me lo chiede sottovoce, come per attutire una mia eventuale brutta reazione.

Io non ho neanche bisogno di pensarci.

"No…perché avrei dovuto?".

Minami si volta stupito: si è accorto che la mia non è una risposta costruita ad arte, ma che ho parlato in modo spontaneo; del resto, io non sono una persona che ricorra alle bugie e men che meno in questo caso: non ho mai davvero pensato a come sarebbe stare con un altro…

Lui alza le spalle: "Non lo so…forse perché siamo giovani e spesso alla nostra età si ha voglia di fare più esperienze…Avrei dovuto immaginarlo che tu anche in questo sei al di sopra degli altri!".

L’ultima frase l’ha detta ridendo, eppure percepisco che è serio, che lo pensa veramente.

Io fisso un punto lontano, come se guardassi oltre il muro della palestra: "Per me non è uno sforzo: perché dovrei fantasticare cose simili, visto che con lui sono felice?".

È una considerazione molto personale, eppure non mi sento a disagio nel dirglielo, forse perché Minami non ha l’atteggiamento di chi voglia prendere in giro, forse perché sono arrivato ad un punto in cui non voglio negare la gioia che provo stando con il mio do’aho…

Lo sento fare un respiro profondo, poi tace per qualche istante prima di dire: "Lo sai cos’è che mi piace da morire di te, Rukawa? Che hai qualcosa in cui credi veramente, con tutte le tue forze, che sia il basket o Sakuragi…e per questo ‘qualcosa’ non c’è niente che non faresti…Tu non sei un tipo che sprechi parole o che mostri i suoi sentimenti agli altri, questo l’ho capito anche senza frequentarti…ma mi sono accorto anche che, a dispetto della tua aria imperturbabile e un po’ indolente, quando ami qualcosa il tuo è un amore totale. Ed è bellissimo. Io non sono mai riuscito a provare niente di simile, ma tu sì e per questo sei meraviglioso…".

Alle sue parole mi rilasso contro la parete, lasciandomi scivolare anche io, lentamente, fino a sedermi a terra; stavolta non ho motivo di reagire bruscamente: Minami ha detto la verità…non so come, visto che ci siamo incontrati pochissime volte, ma ha saputo cogliere questo aspetto del mio carattere… concentro me stesso su poco, ma a quel poco mi dedico in modo totale.

"Come ci si sente a vivere così?" mi chiede Minami.

"Per me è l’unico modo di essere…" io penso sempre al basket e ad Hanamichi e, anzi, non in quest’ordine.

Il do’aho è perfetto per me, perché mai dovrei pensare a qualcun altro? Lui è il sole che mi ha ridato calore…quando mi è vicino, percepisco sempre di essere la persona più importante della terra per lui ed è qualcosa che non c’entra niente con la mia bravura sportiva o con il mio aspetto…lui ama me: ama semplicemente Kaede.

E io credo in questo sentimento che ci unisce, ci credo con tutto me stesso: è quanto di più vero abbia provato nella vita, insieme alla mia passione per il basket.

Minami fa una smorfia, poi incurva le labbra in un sorriso un po’ amaro: "Messaggio ricevuto! Però io dovevo provarci, lo capisci, vero? Per non avere rimpianti".

"Hn".

Pur non concordando con i suoi modi, posso capire il suo ragionamento.

"Anche tu, comunque, credevi molto in qualcosa un tempo…" dico io, d’improvviso anche per me stesso.

"Uhm…credevo nel gun&run e nel mio gioco, ma questo mi è servito soltanto a fare del male agli avversari forti: a conti fatti, è una prova di vigliaccheria…invece i sentimenti giusti non portano mai nulla di cattivo con sé! Mah, guarda che discorsi mi fai fare!!! Non sono portato per la filosofia, io…".

Credo che Minami stia per dire qualche altra cosa, ma lo interrompe il rumore della porta della palestra che si apre; so chi è prima ancora di guardare: la sagoma del mio do’aho si staglia in tutta la sua altezza, poi subito sento la sua voce e i suoi passi che lo avvicinano a me.

"Kitsune, hai fini…to…" sembra allegro fino a che i suoi occhi non si fissano sul ragazzo seduto poco distante da me, increduli.

"Salute, Sakuragi!" l’ex-giocatore del Toyotama gli rivolge un cenno di saluto con la mano, accompagnato da un sorriso provocatorio.

Hanamichi si porta di fronte a lui, sovrastandolo: "Sei qui per caso, vero?" chiede sarcasticamente, mentre, secondo me, sta cercando di decidere se i 5 metri che mi separano da lui siano sufficienti o meno.

"No no…cercavo proprio Rukawa e, come vedi, l’ho trovato! Abbiamo fatto un bel one-on-one" Minami insiste con un atteggiamento provocatorio, come se volesse scatenare una rissa; deve essere parte del suo DNA…

"E chi ha vinto?" Hana lo chiede a denti stretti, vedo bene che sta cercando di controllare la sua rabbia.

"Ho vinto io" lo dico ad alta voce, per riportare la sua attenzione su di me e fargli capire che non ha motivo di essere geloso, che spreca le sue energie, perché niente al mondo potrebbe allontanarmi da lui; gli occhi di Hanamichi si rischiarano quando si fissano nei miei, ma non del tutto.

E anche la sua voce ha un tono cupo nel dirmi: "Spero che tu gli abbia fatto mangiare la polvere! Allora possiamo tornare a …".

"Non ancora!- Minami interrompe il mio do’aho, che si volta a guardarlo furibondo- Ti sfido, Sakuragi! Un altro one-on-one, contro di te stavolta…sai, mi voglio far rimpiangere almeno un po’…".

Sospiro impercettibilmente: so come reagirà Hanamichi…

"CHECCOSA?! Guarda che qui non ti rimpiangerà proprio nessuno, bastardo di un calimero!!! Comunque accetto e ti dico subito che ti darò il colpo di grazia della giornata!".

Infatti reagisce come supponevo e forse anche di più: c’è una vena di cattiveria che gli ho sentito raramente nel suo tono e questo mi preoccupa e mi irrita, come mi irrita questo one-on-one che sembra dover sostituire i duelli medioevali…

"Farò da arbitro" mi limito ad annunciare, lasciando intendere che non accetterò di essere contraddetto. Questi due sono capaci di scannarsi in campo…

"Perfetto…- sorride Minami- …ma niente favoritismi!" aggiunge maliziosamente, scoccando un’occhiata alla mia testa rossa.

Basta questo per farlo infuriare ancora di più: "Bastardo, credi che abbia bisogno del suo aiuto?!" gli ringhia minaccioso.

Minami non risponde e io mi porto con il pallone a bordo campo, per dare il via alla stupida sfida.

Il gioco inizia e ben presto i miei dubbi sul risultato svaniscono; non che non avessi fiducia nel talento di Hanamichi, ma so per esperienza che Minami sa essere un osso duro…invece a quanto pare questo sembra non avere importanza: non ho mai visto Hanamichi così concentrato e aggressivo durante uno scontro one-on-one, non è mai stato così neanche quando l’ho sfidato io…

Sono entrambi precisi e veloci e nel complesso il loro gioco è pulito, ma non posso fare a meno di notare, da una parte e dall’altra, tutta una serie di reazioni al limite della scorrettezza, dovute ad una rivalità personale e non soltanto sportiva…

Minami è agguerrito, ma Hanamichi ha una tale carica che non può essere fermato: corre, scarta, salta, prende rimbalzi, fa un tiro da tre, realizza due slam dunk che fanno tremare violentemente il tabellone…

Alla fine vince la mia testa rossa per 20 a 18 e Minami lo guarda incredulo, come se non si capacitasse dell’accaduto. Anzi, di sicuro non si capacita…

La tensione nell’aria si fa ancora più alta e io comincio a contare alla rovescia i secondi che mancano a che si scateni una rissa, quando per la terza volta nella mattinata si apre la porta della palestra.

"Tsuyoshi, che ca**o ci fai qui?! Sono tre ore che ti cerco…".

Una voce profonda e rabbiosa annuncia l’arrivo di Kishimoto; me lo sarei risparmiato…questa palestra comincia ad essere troppo affollata per i miei gusti.

"Questioni in sospeso…che vuoi?" gli chiede il suo ex-capitano.

Kishimoto si acciglia.

Me lo ricordo come una persona irascibile e attaccabrighe, il classico tipo da riformatorio (non per niente era l’idolo dei loro gentili tifosi), e pare che sia rimasto più o meno lo stesso.

Kishimoto guarda rapidamente me e Hanamichi con un’occhiata cupa, del tipo che si riserva a chi non si sopporta, poi dice a denti stretti: "Voglio che il coach sta rompendo anche stamattina con questo ca**o di allenamento e tu sei sparito! Bah…avrei dovuto pensare subito che ti avrei trovato allo Shohoku, ma cosa ca**o dovevi vedere qui?! O dovrei dire ‘chi’?".

Mi fissa con un livore sospetto.

"Senti, Minori, se sei stranito già dalla prima mattina sono fatti tuoi, ma non ti azzardare più a rompermi e a sindacare su dove vado o perché" replica Minami, irritato, deponendo malamente il pallone nel cesto.

"Oi, vuoi che ti faccia saltare i denti?!" grida Kishimoto, esibendo il suo miglior lato caratteriale.

So che mi si potrebbe ribattere che anche io e il mio do’aho ci lanciamo spesso terribili minacce che poi rimangono irrealizzate (anche perché se le avessimo attuate, ci saremmo già polverizzati a vicenda!) ma nelle parole di Kishimoto c’è sempre una nota di autenticità, come se per una frazione di secondo le pensasse davvero.

Per una frazione di secondo, però…sotto sotto si percepisce che non deve essere veramente un cattivo ragazzo: secondo me nessun vero sportivo può esserlo.

"Oi, cerchi rogne?!" scatta a sua volta Minami.

"Ehi, codino, trascinati via questo calimero rompiscatole e, già che ci sei, vedi di trovare un modo per sopprimere entrambi!" sbotta Hanamichi, scrutandoli torvo.

Kishimoto si rivolta come se lo avesse preso a calci: "Maledetto rossino, guarda che io ti ammazzo!!!" e questa uscita suscita il sogghigno del mio do’aho: "Sei monotono, codino: me lo hai detto anche due anni fa…".

"Si vede che sono due anni che ho voglia di ammazzarti!".

D’accordo, adesso mi sono stancato.

Non mi sono mosso, finora, ma quando faccio un passo avanti tre paia di occhi si puntano su di me.

"Questa è la palestra dello Shohoku- dico gelidamente- e l’ingresso è vietato agli estranei: come capitano della squadra, vi consiglio di andarvene…e ovviamente è un consiglio solo per modo di dire".

Credo che le mie fredde parole facciano definitivamente saltare i nervi a Kishimoto.

"Bastardo arrogante, vuoi che ti faccia un altro occhio nero per rinverdire i ricordi?!" mi ringhia.

"Fuori!" gli sibilo io, facendo cenno ad Hanamichi di calmarsi, visto che ha cominciato a fumare nero all’ultima affermazione del teppista di Osaka.

"Ok, ok…non spargiamo sangue per niente…andiamocene, Minori, tanto li rivedremo stasera" dice Minami in tono conciliante.

"COME, STASERA?!" gridano in coro Hanamichi e Kishimoto.

Già, l’uscita di stasera, con i nostri amici; non mi aspettavo che avrebbero accettato l’invito.

Minami fa un sorriso ironico: "Sarà divertente paragonare la vita notturna di Kanagawa a quella del Kansai...- si avvicina alla porta, ma prima di uscire si volta nuovamente a guardarmi-...ah, Rukawa, mi raccomando: vestiti come l’altra volta!!!!" e mi rivolge un sorriso divertito.

Poi l’ex-capitano del Toyotama esce dalla palestra, seguito a ruota da Kishimoto, che se ne va non senza avermi prima lanciato un’occhiata di odio, che comprendo ora fin troppo bene…

Finalmente io e Hanamichi restiamo da soli, eppure sento un’atmosfera tesa fra di noi; lentamente, mi sposto a bordo campo per recuperare la mia sacca, dicendogli: "Torniamo a casa".

Lui annuisce, ma non parla.

Siamo silenziosi lungo tutto il tragitto di ritorno e non mi ci vuole molto per capire che qualcosa non va…

Arriviamo a casa che è quasi l’ora di pranzo, ma nessuno dei due sembra aver fame e Hanamichi continua ad avere il volto accigliato e lo sguardo scuro. Detesto questa situazione: preferisco i suoi irragionevoli scoppi d’ira, che sono violenti come tempeste, ma anche rapidi e veloci.

Ora, invece, lo vedo cupo e arrabbiato e non ne capisco il motivo.

So solo che voglio che la smetta.

Siamo in salotto, io lo fisso per un attimo, poi gli chiedo a bassa voce: "Si può sapere che diavolo hai?".

 

Giuro che la domanda di Kaede mi fa salire il sangue alla testa!

‘Che diavolo hai’, mi chiede!!!

Ho che sono incazzato nero, come poche volte nella vita!!! E il fatto che lui non capisca da solo il perché mi fa incazzare ancora di più…anche se ha notato che qualcosa non va: forse è un buon segno e porterà ad una comprensione di quel che sto per dirgli…

"Sono arrabbiato per quello che è successo" dico, serio; niente scenate stavolta, le arrabbiature più vere sono quelle che si sfogano sottovoce, con dei sibili, e questo me lo ha insegnato proprio Kaede.

Lo vedo scrollare le spalle e d’istinto mi irrigidisco.

"Ma non è successo niente" dice.

"Ah, no? Non mi pare di avere problemi di udito e ho sentito benissimo Minami dire che avete avuto una sfida one-on-one!" gli rinfaccio, e alle mie parole i suoi occhi mandano freddi bagliori blu e il suo viso diventa teso.

"E con questo? Cosa vuoi che sia succ…".

"E comunque Minami c’entra tanto quanto…se proprio lo vuoi sapere, io sono incavolato a morte con TE!!!!" finalmente l’ho detto!!!

È raro vedere l’incredulità sul volto di Kaede, ma è quello che vi leggo ora; ma è soltanto un attimo: dopo pochi secondi ecco di nuovo le scintille delle sue iridi adirate.

"Con ME?! Cosa diavolo avrei fatto perché tu ce l’abbia con me?! Do’aho, ti dico subito che se ora te ne esci con dei dubbi sulla mia fedeltà, non so come potrebbe finire questa discussione!".

Perfetto: sibilo contro sibilo…e stavolta il suo ‘do’aho’ non aveva niente di affettuoso, era un vero e proprio insulto.

Adesso siamo arrabbiati in due.

"Niente di simile" preciso subito, prima di respirare a pieni polmoni per calmarmi.

Ho una cosa da dirgli e voglio che lui mi ascolti e mi prenda sul serio…

Alzo il volto e fisso i miei occhi nei suoi, che mi scrutano con attenzione, in attesa che parli. E io inizio.

"Io ti adoro, Kaede. Davvero, ti amo in un modo che non si può neanche immaginare, farei di tutto per te…non è un modo di dire, farei davvero di tutto…a volte, quando ti guardo, sento il mio sentimento per te che cresce a dismisura e il cuore inizia a farmi male come se fosse troppo piccolo per poterlo contenere e dovesse scoppiare…- mi fermo un attimo, noto che i suoi occhi blu sono sorpresi, probabilmente non si aspettava questa dichiarazione, visti i preamboli; ma non ho finito-…ma non per questo credo di dover ingoiare ogni cosa senza fiatare o di non avere il diritto di dire cosa mi ferisca".

Ora Kaede non sembra più adirato, è solo confuso e meravigliato.

"Che cosa ti ha ferito?" mi chiede, rendendosi conto che qualcosa mi ha fatto male per davvero.

"Tu, questo tuo dover indistintamente accettare ogni sfida…".

"Hana, era un semplicissimo one-on-one, ne ho accettati tanti…" protesta lui, con secchezza e anche con una nota di esasperazione.

Io sospiro pesantemente e mi appoggio al muro, le braccia incrociate al petto: "Già, anche da chi non avresti dovuto! Stammi a sentire, Kaede, non sto dicendo che non mi fido di te, ma Sendoh e Minami sono un discorso a parte!!! Tu a loro piaci e tanto anche! Magari non ci pensi, non te ne accorgi, non te ne ricordi, che ne so…cioè, lo so che sei una volpetta svagata per queste cose, ma loro ti guardano con desiderio, indipendentemente dal fatto che tu lo capisca o no, e io questo non lo sopporto! Quelli per loro non sono semplici one-on-one, sono un modo per averti vicino, per osservarti, per parlare con te, per sfiorarti approfittando delle azioni di gioco e, di nuovo, io non lo sopporto! Lo sai che mi dà fastidio che ti stiano intorno…e per una volta mi sarebbe piaciuto che tu ci avessi pensato, che ne avessi tenuto conto prima di accettare una sfida e che magari l’avessi rifiutata. Insomma, sono arrabbiato perché mi sembra che un dannatissimo one-on-one contro Sendoh o Minami venga sempre prima di me e di quel che mi ferisce…" mi fermo un attimo per riprendere fiato.

Kaede mi osserva in silenzio, poi scuote il capo: "Non è così".

"Ma è l’impressione che ho io" replico.

"Non pensavo che ci stessi tanto male…" mormora, inclinando il capo.

Io sbuffo: "Oh, lo so…e questa è un’altra cosa che mi fa incazzare: che tu non te ne sia reso conto!" ok, diciamo che io e la kitsune abbiamo criteri un po’ diversi per valutare le situazioni…

Kaede si morde il labbro: sono sicuro che stia detestando con tutto se stesso questa conversazione, questo doversi giustificare…sempre che lo faccia, poi!

"Non ho mai rifiutato un one-on-one- mi dice infine- Non so neanche se saprei rifiutarlo".

"Non sto dicendo che non dovrai più sostenere sfide con nessuno, io sto parlando di Sendoh e di Minami! Sfida pure Kiyota o Fukuda o Maki o Mitsui o chi ti pare, ma non loro due!!!".

Kaede non parla per qualche istante, poi replica lentamente: "Non sopporterei di essere scambiato per un debole…per qualcuno che abbia paura dell’avversario".

Dannazione! Mi stanno venendo in mente mille obiezioni: che magari anche saper dire di no è una prova di forza o che lo sarebbe rinunciare a qualcosa per amor mio…ma con quale faccia posso dirglielo?! Io e lui abbiamo lo stesso, inarrestabile meccanismo mentale, alla fin fine, che ci porta a non tirarci mai indietro, a sfidare e ad accettare le sfide altrui! Sono come lui, forse peggio di lui, in questo: inutile fingere…

Però…se lui me lo chiedesse sono sicuro che saprei rinunciare, perché lo farei per lui…

Eppure c’è così tanto di Kaede nella sua risposta…questo suo non sopportare di sembrare debole, il suo non accettare che qualcuno possa vedere un lato del suo carattere che non sia quello più rigido e freddo…a tutti gli altri deve sembrare sempre inattaccabile, invincibile…e lo è di sicuro, ma io conosco anche l’altro suo lato: quello dolce e silenziosamente affettuoso, quello che ai suoi occhi è la sua fragilità…Sono l’unico ad averlo visto così e dopotutto voglio restare tale.

Per lunghi istanti non dico niente, poi mi decido ad arrivare al nocciolo della questione e non me ne frega niente di mostrare tutta la mia gelosia o il mio bisogno di lui, né mi importa molto del suo senso di indipendenza in questo momento!

"Non mi piace quando ti sento meno mio" gli dico, sempre rimanendo serio.

La mia frase sembra colpire Kaede, lo vedo sussultare e poi scuotere lentamente il capo: "Non sarà certo un one-on-one a rendermi meno tuo, Hana".

E insiste!!!

"Non voglio che giochi più da solo contro uno di quei due!" lo affermo con un tono perentorio che non appartiene al mio carattere e che non avevo mai usato con lui, ma so già che non avrò promesse o risposte.

Non dalla mia volpe.

E infatti Kaede se ne resta fermo di fronte a me…giuro che lo prenderei a testate quando fa così!!! O a schiaffi o a pugni, qualunque cosa!!!!

Mi fa diventare matto questo suo essere irremovibile, tutto d’un pezzo, senza concessioni o cedimenti…vi assicuro, mi fa impazzire, mi ha sempre fatto impazzire, ma è anche una delle cose che mi ha fatto innamorare di lui!

"Proprio non vuoi capire, vero?" lo dico con una certa stanchezza; sta accadendo l’incredibile, Sakuragi il duro&puro sta per gettare la spugna e rinunciare a convincere la volpe…

Invece qualcosa succede.

Kaede, con pochi passi, è fra le mie braccia, si stringe a me, strofina il viso contro il mio collo e mormora: "Non credere che non ti capisca…".

Io trattengo il fiato: è più di quanto mi aspettassi…non mi ha detto che non disputerà più one-on-on contro Sendoh e Minami e so che, anche se lo decidesse in cuor suo, non me lo dirà. Se lo terrà per sé. Del resto…lui è fatto così…

Serro le mie braccia intorno a lui, lo stringo più che posso, con tutta la mia forza e inizio a mormorargli all’orecchio: "Tu sei mio…non voglio dividerti con niente e con nessuno…".

Non ho paura della sua reazione a questa dichiarazione di possessività: il nostro rapporto è ad un punto tale di conoscenza che Kaede sa andare oltre tutte le parole che posso gridare nella mia impulsività, lo sa che per quanto possa sentirlo mio e possa avere voglia di incatenarlo a me rispetterò sempre quel che di indomabile che ha la sua indole, quella fierezza felina, quel bisogno di spazio e libertà…lo rispetterò nonostante mi faccia male, perché io sono prima di tutto un innamorato e l’amore è egoista, forse non è bello da dire, ma è inutile nasconderlo, l’amore ha una buona dose di egoismo che porta a volere l’altro tutto per sé, in ogni cosa, me ne sono reso conto vivendolo sulla mia pelle e quindi adesso, sarà per egoismo o per quello che vi pare, ma voglio dimostrargli quanto io lo senta mio…soltanto mio…

Ricordo quello che mi disse al famoso ritiro dello scorso anno e glielo ripeto: "Mio…" con un tono roco per l’alterazione e il desiderio e poi schiaccio la mia bocca sulla sua, gliela succhio, sfioro le sue labbra con la lingua inducendolo a dischiuderle…Kaede ricambia il mio bacio con ardore, le sue mani si intrecciano dietro la mia nuca…sento che si è acceso di passione anche lui e questo rende la mia eccitazione incontenibile…ci separiamo per riprendere fiato, guardandoci con il respiro affannato, e io noto rapidamente (nulla sfugge al tensai!) che a terra, ai piedi del divano, sono rimasti da ieri sera i cuscini che avevamo sistemato per sdraiarci a guardare la TV…perfetto!!

Lo bacio di nuovo appassionatamente, mentre lo faccio spostare fin lì e poi lo induco a scivolare con me su questo strato soffice che ci separa dal duro pavimento.

"Mio…" gli sussurro sulle labbra, mentre ci togliamo l’un l’altro le rispettive magliette, con furia.

Kaede è davanti a me e i suoi occhi brillano…io gli prendo il viso fra le mani e riprendo a baciarlo, mentre lui si stringe a me, strofinando la sua pelle liscia contro la mia che è già bollente…quando mi scosto, mi sento sopraffare una volta di più dalla sua bellezza perfetta: le mie mani passano fra i suoi capelli lisci e lucenti, morbidi e profumati di vaniglia…sfioro con le dita i suoi lineamenti meravigliosi e lui me le mordicchia maliziosamente…accarezzo la sua pelle liscia e bianca, il suo corpo perfetto…

"Kaede, sei bellissimo…" gli mormoro, prima che lui mi baci con un ardore tale da mandarmi ancora più a fuoco.

Ah, lo sa che quando fa così perdo definitivamente il controllo!!!

La mia bocca scende a riempirgli di baci la curva del collo, la linea elegante delle spalle, ogni centimetro di pelle…le mie braccia lo circondano e quando gli succhio avidamente le areole, Kaede reclina all’indietro la testa e geme forte sospirando il mio nome: "Hana…" e poi con sensuale lentezza, tenendomi stretto a sé, lui si sdraia sui cuscini… Adesso gli sto addosso e mi piace da impazzire…quando, procedendo nel suo percorso, la mia lingua si insinua nel suo ombelico Kaede ha un grido strozzato…dentro di me provo un moto di esultanza…

"Do’aho…vedi di non farmi aspettare troppo o giuro che me la paghi…" riesce ad ansimarmi con quella sua voce così morbida e dannatamente erotica!

E chi ce la fa ad aspettare troppo?! Anche se volessi non potrei, in questi momenti non ci sto con la testa e ho un solo pensiero: che Kaede è sexy, desiderabile, meraviglioso e che io sto per averlo…

Gli sfilo i calzoncini e i boxer scuri e lui mi aiuta a sua volta a liberarmi dei jeans e della biancheria; poi trattengo il fiato vedendolo nudo…è inutile, non mi abituerò mai, non ci si può abituare alla perfezione…riprendo a baciare il suo corpo, lasciando una scia umida sulla sua pelle, accarezzandogli i fianchi e le gambe.

"Hana, guarda che parlavo sul serio!" mi dice il mio amore, tra un gemito e l’altro, con un tono che vorrebbe essere ringhioso, ma che è solo un concentrato di sensualità!

Io gli sorrido: "Eheheheheh…sei al limite, volpacchiotto?".

Ma lui mi lancia uno sguardo orgoglioso, di sfida: "Lo sei anche tu!".

"Direi di sì…".

Non ho problemi ad ammetterlo, mentre mi chino su di lui e lo faccio fremere con il tocco della mia bocca che lo prepara ad accogliermi…è troppo bello ascoltare i suoi sospiri, è troppo bello sapere che glieli procuro io…

Mi sollevo e i nostri occhi si incontrano e le scintille che si sprigionano fra di noi sono qualcosa da mozzare il fiato!

"Ora, Hana…".

E io entro dentro di lui con un solo, veloce movimento; Kaede grida, ma poi si rilassa, si abbandona a me, alle mie spinte sempre più veloci e profonde, alla mia mano fra i nostri corpi che lo accarezza per stimolarlo ulteriormente, alle mie labbra che coprono di baci il suo viso e il suo collo mentre lo stringo saldamente a me con un braccio…voglio farlo impazzire e voglio impazzire pure io e devo dire che ci riesco: non capisco più niente, le uniche cose che percepisco sono il corpo caldo e stretto di Kaede che accoglie il mio, le sue mani sulle mie spalle, le sue unghie nella mia pelle, mentre lui grida sempre più forte ed è un grido che mi riempie la mente e l’anima…

Lo possiedo ancora più in profondità e Kaede si inarca, le sue mani scivolano fino ai miei fianchi per assecondare e incoraggiare le mie spinte, ma non ho bisogno di incoraggiamenti, se potessi non mi fermerei mai…ora siamo davvero uniti…anche le nostre grida si uniscono quando raggiungiamo l’estasi nello stesso momento…

Ricado sul corpo di Kaede, che sembra stravolto ed esausto quanto me…nelle tempie sento il battito martellante del mio cuore e nelle orecchie mi arriva quello altrettanto veloce del suo…

Per diversi minuti non parliamo, dobbiamo riprenderci, restiamo così: con me addosso a lui…poi il nostro respiro torna a poco a poco normale e sento l’abbraccio di Kaede cingermi le spalle; io me ne sto con la testa poggiata sulla pelle umida del suo petto, mi muovo appena sopra di lui…lo sento rilassato e appagato e lo sono anche io, eppure adesso che è tutto finito riesco a concentrarmi su un pensiero che mi mette tristezza.

"Ci sono ricaduto" gli dico, infine, restando stretto a lui.

"Hn? In che cosa?".

"Ti avevo detto che non sarei più stato geloso od ossessivo, però non sono riuscito a controllarmi…mi spiace, ma è più forte di me".

Kaede non dice niente, rafforza lievemente la sua stretta per farmi capire che mi ha sentito.

Io mi sollevo, puntandomi sui gomiti, per poterlo guardare negli occhi; voglio parlare con lui, ho da dirgli delle cose che non gli ripeto da un po’ di tempo, ma che ora sento di dovergli mormorare.

"Non è vero quello che hai pensato prima, kitsune, che non mi fido di te…ma non riesco a trattenermi quando qualcuno vuole mettersi fra di noi…".

Kaede mi ascolta con attenzione, lo vedo, e io continuo a parlare; talvolta, in questi mesi, mi è capitato di frenarmi nelle mie dichiarazioni, nelle mie attenzioni, nelle mie parole affettuose, perché so che lui non ama i momenti smielati e io avevo paura di esagerare…e poi in un certo senso avevo anche capito che in questo Kaede ha ragione: non bisogna parlare troppo di ciò che abbiamo di più prezioso, per non svilirlo.

Eppure, adesso è il momento adatto, lo capisco guardando il suo viso stupendo.

"Tu per me sei come l’aria che respiro, Kaede, davvero…Voglio stare con te per tutta la vita, non lo dico tanto per dire, lo penso veramente…è questa la meta per cui impiegherò tutte le mie forze: voglio renderti felice quanto tu rendi me felice con il solo fatto di esistere…Non permetterò mai a qualcuno di portarti via da me!" mormoro, prima di baciargli dolcemente le labbra.

Dopo il bacio, lui mi fissa a lungo, poi dice severamente: "Sei un idiota! L’ho pensato dal primo momento in cui ti ho visto e, ovviamente, avevo ragione!".

Sto per scattare, ferito; mi si è stretto qualcosa dentro: non avrei voluto sentirmi dare dell’idiota proprio adesso, non stavolta, non dopo quanto gli ho detto…per me è stato come fargli una seconda dichiarazione d’amore, l’emozione è stata proprio la stessa! Le mie guance devono essere in fiamme…non se ne è accorto?

Ma prima che possa dire o fare qualsiasi cosa, Kaede, che ha i riflessi prontissimi, appoggia piano la sua mano sulle mie labbra per farmi tacere e poi mi sussurra: "Solo un idiota come te potrebbe pensare che io mi lascerei far portare via…do’aho, nessuno potrà mai allontanarmi da te…io ti amo".

E io mi sento sciogliere, perché il suo tono è così intenso, il suo sguardo così brillante…

"Kitsune…" mormoro e poi lo abbraccio di slancio e sento le sue braccia che mi stringono forte e il suo bisbiglio minaccioso nell’orecchio: "E non permetterò mai neanche a te di allontanarti da me !!!!! Capito, do’aho?!".

"Eheheheheh…il problema non sussiste, stupida volpe! Hai presente l’edera? Ecco, io starei sempre addosso a te tipo edera!" replico e lui ride sommessamente, con il suono così insolito e bello e cristallino della sua risata, rilassandosi nella mia stretta.

Per qualche minuto non parla nessuno dei due, poi io gli chiedo, accarezzandogli la pelle liscia del torace: "Kaede, pensi mai a cosa avremmo fatto se non ci fossimo incontrati su quella terrazza?".

Lui volge appena lo sguardo verso di me: "No. Ci siamo incontrati…che senso hanno i ‘se’?".

Faccio una smorfia: "Qualche volta, invece, io ci penso".

"Perché?" indaga la mia adorata volpetta.

"Oh, be’…- respiro profondamente-…sai che ho rischiato di non essere ammesso alle superiori? Nell’ultimo trimestre non avevo studiato quasi per nulla e avevo fatto un sacco di assenze: mio padre era morto poco prima e a me non fregava niente della scuola…poi, però, mia madre mi ha scosso, mi ha fatto capire che ci teneva molto e io ho recuperato quel tanto che bastava per passare l’esame di ammissione. Se non ci fossi riuscito, non ci saremmo incontrati, quel giorno, sulla terrazza…"mi prende una sorta di angoscia se ci penso; forse anche per questo sono così geloso (a parte che bisognerebbe essere cretini per non essere gelosi della kitsune!): mi sembrano così meravigliose tutte le piccole coincidenze che hanno fatto sì che io e Kaede ci trovassimo l’uno di fronte all’altro, da non tollerare l’idea che qualche bastardo imbecille provi a disfare il filo perfettamente intrecciato dal destino!

"Il tensai non poteva non riuscire…" sorride il mio adorabile volpacchiotto.

"Sì, è ovvio, ma abbiamo corso un rischio!".

"Ti avrei aspettato, Hana…" mi mormora Kaede, strofinando lievemente la guancia contro la mia.

"Eh?! Che significa?" non sapeva neanche che esistessi (oddio, che cosa terribile), come avrebbe potuto aspettarmi?

Le mani della mia kitsune mi accarezzano i capelli e la nuca mentre mi risponde: "E’ vero che a quel tempo non pensavo affatto a…a cose tipo un compagno o all’amore. E pensavo di dovermi dedicare solo al basket …ma forse, nel profondo, speravo e sapevo che, prima o poi, saresti arrivato…".

Non lo lascio continuare, mi chino a baciarlo con tutto il mio ardore, assaporando la sua bocca e il suo sapore dolce come se da questi dipendesse la mia vita (e in un certo senso è così!), perché questa è la cosa più romantica che Kaede mi abbia mai detto da quando stiamo insieme!

Un po’ poco, a pensarci bene…ma non importa, vedete che, lavorandoci, dei risultati li ho ottenuti!!!!

"Ti amo da impazzire" gli ripeto, quando riprendiamo fiato e allora lui mi si stringe contro e avvicina le labbra al mio orecchio.

"Prendimi di nuovo, Hana…" mormora con la sua voce morbida.

Io gli bacio la punta del naso: "Eheheheheh…tutte le volte che vorrai! Abbiamo tutto il pomeriggio davanti…".

 

 

"NOOOOOOO!!!!! Kaede, perché ti sei rimesso i boxer?!".

Mi volto stupefatto verso il mio do’aho: lo vedo che mi fissa contrariato e minaccioso, dopo essere scattato a sedere accanto a me.

"Come dici, do’aho?!".

"Non è possibile, io mi prendo qualche minuto per riposarmi e tu ti rivesti!!!! Non cercare di boicottare la passionalità del tensai, sai, volpe di ghiaccio!" continua a strepitare e io, anche se sembra un controsenso detto da me, resto senza parole! Temo anche che i miei occhi siano sgranati…

"Hana…ormai è il tramonto…".

Siamo stati sdraiati qui tutto il pomeriggio, alternando momenti di passione assoluta ad altri di riposo…abbiamo anche fatto lo sforzo di prendere il plaid appoggiato sul divano per coprirci e rilassarci nel suo tepore…però…

Insomma, ormai è sera!!! Ma la cosa non sembra toccarlo…

"Ok, e con questo?- ribatte la mia testa rossa, imbronciandosi- Tanto l’appuntamento è per le 21.30, è ancora presto!".

"Do’aho, dobbiamo lavarci, mangiare qualcosa e prepararci" replico io, con il mio tono più fermo.

Però, anche se non lo ammetterò mai ad alta voce, è troppo bello sentirmi così amato e desiderato…il modo in cui Hanamichi mi tocca, il modo in cui mi bacia…il modo in cui mi dice che mi ama, mentre facciamo l’amore…

Lui fa uno dei suoi rapidissimi scatti e io mi ritrovo nuovamente riverso fra i cuscini, sotto di lui: cerco di accigliarmi per ammonirlo, ma tanto lo so bene che se volesse davvero ricominciare a farlo, non mi opporrei in nessun modo…

"Va bene, ho capito…- sussurra il mio do’aho, mentre le sue labbra sfiorano la pelle del mio torace-...adesso andiamo a prepararci, però devo dirti una cosa!".

Il suo tono da tensai-in-pieno-proclama mi fa alzare un sopracciglio.

"Cosa?".

Hanamichi non risponde subito, la sua bocca bollente indugia a baciare il mio ventre, poi dice: "Kitsune, io ti avverto: guai a te se ti vesti come al ritiro della scorsa estate!! Te lo proibisco nella maniera più assoluta: il tuo pancino devo vederlo soltanto io!!!".

Pancino?!

"Che stai dicendo, do’aho?!" lo chiedo bruscamente, ma in realtà devo trattenere una risata.

Pancino!!!

Solo il mio Hanamichi poteva uscirsene con una cosa simile!

Lui alza su di me uno sguardo rapito: "Eri bellissimo quella sera, Kaede, sembravi uscito da un sogno...e io voglio queste visioni soltanto per me!! Quindi niente magliette che lascino scoperto il tuo pancino, chiaro?!".

Mi fai una tale tenerezza quando fai così, amore mio…

Annuisco sorridendogli e sono contento di farlo; un po’ a malincuore, alla fine ci alziamo, ci ricopriamo, mettiamo leggermente in ordine e saliamo al piano di sopra per farci una doccia.

"Come facciamo per la cena?" mi chiede dopo Hana,, strofinandomi i capelli umidi con il cappuccio dell’accappatoio che mi ha regalato lui qualche mese fa.

"Compreremo qualcosa da mangiare lungo la strada…" propongo io.

E ora, i vestiti!!!!

Indosso un paio di normalissimi jeans neri, dal taglio classico e pare che lui approvi visto che non sento borbottii di protesta che certo non avrebbe lesinato in caso contrario; adesso devo scegliere una maglietta.

Rimango in piedi, di fronte alle ante aperte del mio armadio, quando sento la presenza del do’aho alle mie spalle.

"Cosa ti metti?" mi chiede.

"Non lo so ancora" e lascio vagare i miei occhi sulle maglie piegate ordinatamente.

"Non quella, kitsune! E’ di un turchese troppo acceso, attirerebbe l’attenzione di tutti! Neanche quell’altra, ti sta troppo bene…no, quella no: è del colore dei tuoi occhi, saresti troppo incantevole!!!".

Ok, ora basta!

"FUORI!" sibilo.

"COSA?!" il mio do’aho mi fissa con gli occhi sbarrati, ma ha decisamente tirato troppo la corda.

"Voglio vestirmi da solo: esci di qui per qualche momento" dico gelidamente.

"Ma, Kaede…".

"D-A S-O-L-O!!!" scandisco con risolutezza.

"Volpaccia, non mi starai scacciando dalla nostra camera da letto?! Non puoi farlo!" protesta vivacemente lui, ma io posso e ho tutta l’intenzione di farlo mentre lo spingo al di là della soglia.

Naturalmente Hanamichi oppone resistenza, ma per fortuna riesco a sbattergli in faccia la porta della stanza e a chiuderla approfittando di una sua perdita di equilibrio; devo ringraziare i miei riflessi, perché dal punto di vista della forza lui ne ha senz’altro più di me e se non si fosse sbilanciato non so se sarei riuscito a smuoverlo facilmente!

Devo trattenere un sorriso quando lo sento picchiare contro la porta, infuriato.

"KITSUNEEEEE!!!! Non pensare che basti questo semplice pezzo di legno per riuscire a fermarmi!!!!".

Hn…

Prendo una maglietta e me la infilo: ha un colore grigio perla che mi piace molto, con i bordi slabbrati ad arte, compresi quelli delle maniche corte che coprono appena le spalle; ad Hanamichi piace tanto, perché mi fascia il corpo senza essere corta…ok, ho deciso.

E poi prendo la giacca di pelle, come riparo dall’aria fresca della notte, per quando torneremo…gli anfibi sono al piano di sotto, naturalmente…perfetto, sono pronto!

"KITSUNEEEEEEE!!!! Cosa stai combinando?! Guarda che se non dovessi approvare, ti costringerei a cambiartiiiiii!!!!" i suoi colpi contro la porta sono sempre più furibondi.

Però, quasi quasi…già che ci sono, sceglierò anche i vestiti per Hanamichi. Vediamo… Per lui, invece, andranno bene questi pantaloni di stoffa blu scuro, leggera, con una semplice maglietta bianca e la giacca blu, di taglio sportivo.

Mi piace quando si veste così…e mi piace anche che finalmente i suoi capelli non siano più cortissimi e che non li riempia più di gel…ora le ciocche rosse ricadono libere e morbide sulla sua fronte e a me piace tanto passarci le mani, soprattutto dopo aver fatto l’amore…

"KITSUNEEEEEE!!!! Sto per buttare giù la portaaaaaaaa!!!!".

Il suo tono sembra sempre più arrabbiato, forse sarà meglio farlo rientrare; cerco di prepararmi ai suoi commenti…sarà comunque bene per lui non uscirsene con qualcosa tipo ‘kitsune, hai le braccia scoperte’, perché in quel caso lo butterei di nuovo di fuori, ma dalla finestra!

Apro la porta forse un po’ troppo all’improvviso, o forse lui aveva già preso lo slancio visto che perde l’equilibrio e finisce per terra con grande strepito.

Oddio, che botta…

"Ti sei fatto male?" gli chiedo subito, cercando di dissimulare la mia preoccupazione. Ma so di non dover temere, il mio do’aho ha la testa dura e infatti si rialza dopo pochi secondi massaggiandosi la faccia: "Dannata volpaccia, fai sempre le cose a sproposito! Potevo rompermi i denti nella caduta!!!".

"Sono sicuro che Mitsui avrebbe saputo indirizzarti dallo stesso dottore che ha rifatto i suoi" commento placidamente.

"CHECCOSA?! Vabbe’, fingo di non aver sentito…passiamo alle cose serie: lasciati guardare, volpetta" e indietreggia di qualche passo per osservarmi attentamente.

"Uhm…hai le braccia scoperte, kitsune!" recrimina.

Non ci posso credere…

"Non tirare troppo la corda, do’aho!" gli sibilo io, cominciando ad alterarmi.

Ma lui scoppia a ridere e poi mi dice con un sorriso disteso: "Scherzavo, stupida volpe! Non temere, hai la mia approvazione: sei abbastanza coperto!" proclama annuendo teatralmente e con una certa solennità.

"Idiota…".

Ma lui non si arrabbia al mio insulto (falso, del resto…), anzi i suoi occhi si addolciscono: "Sei bellissimo, Kaede" mi mormora e poi mi abbraccia, mormorandomi all’orecchio: "Da quando sto con te, mi sento l’uomo più fortunato del mondo, lo sai?".

Anche io, amore mio…

"Io di più!" gli dico.

"No, io di più!".

"No, io!".

"Stupida volpe, smettila di voler avere il primato in qualunque cosa! Ho detto che sono io il più fortunato di noi due!!!".

"Ok, do’aho, dopotutto hai ragione…" concludo.

"Oh, finalmen…- Hanamichi si interrompe, capendo d’un lampo che in fondo così ha rinunciato a un complimento-…volpe infida, mi stordisci con i tuoi giochi di parole!!".

Veramente non era un gioco di parole, ma rinuncio a precisarlo, altrimenti staremmo qui fino a sera inoltrata per puntualizzare.

"Preparati, Hana: ho scelto io gli abiti per te…" e glieli indico, appoggiati allo schienale della sedia.

"Uh? Vuoi vedermi vestito così?" mi chiede lui, un po’ sorpreso: in genere non metto bocca sul suo abbigliamento, ma stasera ci tenevo, anche se non ne comprendo la ragione; i fatti, tuttavia, mi danno ragione: la mia testa rossa sta davvero bene vestito così e io devo avere una luce di apprezzamento nello sguardo, perché lo vedo contento mentre mi fissa.

Alla fine usciamo di casa e ci avviamo verso la stazione; compriamo anche due bento che mangiamo lungo il tragitto, seduti nel vagone poco affollato. Ormai, chi doveva tornare a casa dal lavoro o dalla scuola è tornato…

"Kitsune, io ho ancora fame…" protesta il mio do’aho, quando scendiamo dal treno. Hn…

Ha ingurgitato il cibo ad una velocità vicina a quella della luce…ma li sente i sapori?! È vero, comunque, che questo pomeriggio ha consumato parecchie energie, quindi…

"Io no, invece" rispondo brevemente, porgendogli la mia confezione perché la finisca lui.

"Non è normale, Kaede, io ti porto da un medico: non si è mai visto un basketman anoressico!".

"Non sono anoressico!" preciso. Altrimenti, come potrei giocare?

"Ah, guarda lì!!!! Aspetta che mi compro un altro bento…lo mangerò mentre cerchiamo il locale".

Ma io scuoto il capo: "Di sicuro ti strozzeresti…possiamo fermarci qui, in un angolo, tanto siamo in anticipo".

Non è bello mangiare di corsa, per strada…non si gusta neanche quello che ci si è comprati…

Il do’aho mi dà ascolto e poco dopo, placata la fame di Hanamichi, ci incamminiamo seguendo le indicazioni forniteci da Miyagi.

Eccolo.

Una porta piccola, vicino all’angolo della strada, con un’insegna che reca il nome CLUB Z e delle scale che portano al piano inferiore…accanto alla porta c’è una vetrinetta con un manifesto: è l’elenco dei gruppi che si esibiranno dal vivo questa sera. "Come si chiamano loro?" chiedo.

"Black stones…eccoli qui, suonano per ultimi! Quindi, dovrebbero essere i più bravi…".

Faccio per entrare, ma Hanamichi mi trattiene per un braccio, con uno strano e preoccupante sogghigno sulla faccia: "Eheheheheh…senti, kitsune, io devo comprare una cosa in un negozio che ho notato nella strada qui a fianco: me la sbrigo in due minuti, ok? Tu aspettami qui e non muoverti!" dice e poi corre via come un fulmine: attraversa la strada e gira dietro l’angolo.

Hn.

Io entro.

Una parte di me vorrebbe seguirlo, per scoprire subito cosa diavolo stia combinando, ma poi non lo faccio perché so benissimo che tanto lo saprò comunque tra poco…

Scendo le scale, sotto lo sguardo vigile della sorveglianza, e giungo in una stanza molto grande, immersa nella penombra: vedo subito tanti tavolini che seguono il perimetro della sala, ognuno con le sue sedie e con dei divanetti appoggiati alle pareti…poi, in fondo alla sala, c’è il palco, abbastanza grande, con su già pronti un microfono e una batteria.

È lì vicino che scorgo Mitsui e Kogure: dai gesti che sta facendo il primo, mi sembra che stia commentando l’impianto stereo con il suo compagno, indicando le grandi casse per l’acustica.

Noto che non c’è ancora moltissima gente e che il brusio è sommesso, ma forse la maggior parte delle persone inizierà ad arrivare intorno alle 21.30, quando cominceranno a suonare le band.

I miei occhi si sono abitati alla penombra e io mi avvicino ai miei ex-compagni di squadra, quando vedo Miyagi che si sbraccia da uno dei tavoli per richiamare l’attenzione: "Ehi, venite qua!!! Da qui si sente benissimo!!! Oh, ciao Rukawa!".

"…ao".

Ayako ride al mio monosillabo e a questo punto mi notano anche Mitsui e Kogure.

"Oi Rukawa, come mai da solo?".

Ma Mitsui non riesce a finire la sua frase divertita che subito sento uno spostamento d’aria vicino a me e, voltandomi, vedo il do’aho precipitarsi nella mia direzione con un’espressione furiosa: "DANNATA KITSUNE!!!! Ti avevo detto di aspettarmi fuori dal locale!!! MAI, MAI, MAI che tu faccia come dico io!!! Quando non ti ho visto più ho temuto che ti avessero rapito!".

"Do’aho!" è il mio unico commento.

"Siamo alla paranoia, eh testa rossa? E come mai il genio Sakuragi non è ancora riuscito a farsi obbedire dalla sua volpe? Non sai ammansirlo?" sogghigna Mitsui, che ha sentito questa sua sparata, come buona parte dei presenti purtroppo…

"Grr…sta’ zitto, teppista! Megane-kun è sempre dolce e gentile, tu non hai mai dovuto sopportare una volpaccia indisponente! Anche perché, se fosse successo, ti avrei ammazzato!" gli ringhia contro Hanamichi, facendo ridere Kogure, che nel frattempo si sta avviando al tavolo dove ci aspettano Ayako e Miyagi.

Finalmente comunque, con uno dei suoi rapidi sbalzi di umore, il mio do’aho si calma e si guarda intorno: "Ehi, non male qui!- commenta, per poi rivolgersi nuovamente al nostro ex-tiratore da tre punti- Ma forse per te non c’è abbastanza un’atmosfera da bisca, vero Mitchi?".

"Ma cosa ne sai, tu, delle bische?! E comunque ti sbagli, mi piace moltissimo l’atmosfera di questo locale" reagisce lui.

"Allora perché non fai domanda per lavorare qui? Mi sembra più adatto a te del fast-food…o forse Megane-kun non sarebbe d’accordo?".

Mai che si faccia gli affari suoi, il mio do’aho!

Tuttavia, noto che per Mitsui non è un problema rispondere, infatti scuote il capo: "Non è così…in effetti ci avevo pensato, sapete? E Kimi-kun non avrebbe fatto problemi, lui non è mica uno che si diverta a porre pali e paletti di divieto, non mi piace che si pensi questo di lui… E’ solo che è meno impulsivo e più ragionevole, quando bisogna esserlo. Comunque, come vi dicevo, ci avevo pensato, ma poi ho cambiato idea…".

"Perché?".

"Perché qui dovrei lavorare esclusivamente di sera e di notte. Io e Kimi-kun adesso ci vediamo di meno durante il giorno, dato che frequentiamo due facoltà diverse…è vero che poi ci ritroviamo tutti i giorni agli allenamenti, ma non è la stessa cosa; insomma, io la sera e la notte voglio passarle con lui! Certo, al fast-foood qualche volta mi capitano turni un po’ antipatici, ma posso giostrarmeli in un modo che qui sarebbe impossibile".

Hanamichi annuisce: credo che condivida in pieno questo ragionamento e che stia pensando che lui avrebbe deciso nella stessa maniera.

Nel frattempo, parlando, abbiamo raggiunto i nostri amici.

Io mi siedo sul divanetto scuro appoggiato contro la parete e, naturalmente, Hanamichi prende posto accanto a me; invece, seduti su sedie disposte a circolo lungo gli altri lati, ci sono le altre due coppie.

"E Akagi?" chiede Ayako.

Mitsui sbuffa: "Doveva studiare…be’, secondo me dovrebbe imparare a rilassarsi di più, ogni tanto, ma quando glielo dico mi guarda con compatimento come se stessi vaneggiando! Dannato testardo!".

"Allora siamo tutti?".

"No, Kishimoto e Minami avevano detto che avrebbero fatto un salto sul tardi".

"Spero molto sul tardi, magari dopo la chiusura del locale!!!" è il commento astioso di Hanamichi.

Ma si calma subito quando la mia mano sfiora la sua…

Mentre la conversazione procede, si avvicina una delle cameriere e noi ordiniamo delle bibite, con il sottofondo delle dissertazioni di Mitsui su quali siano le birre migliori; le nostre ordinazioni ci vengono servite subito insieme a delle coppette colme di saltini.

I miei compagni chiacchierano piacevolmente e io li ascolto, rispondendo di tanto in tanto. I salatini sono buoni, ne mangio tre o quattro e questo desta l’attenzione del do’aho.

"Dovrò chiedere di che marca sono, visto che la volpaccia inappetente sembra gradirli, eh?! Appena torna la cameriera…".

"Hn…provaci e ti faccio ingoiare anche la ciotolina" replico io.

"Perché no? Potremmo comprarli e…" la sua insistenza, però, viene interrotta dal saluto di Arashi Miyagi, che ci ha individuato nella penombra avvicinandosi al nostro tavolo con la sua ragazza.

"Salve a tutti! Avete mantenuto la promessa…bene, bene, questa è proprio la serata adatta: in genere è Arimi la vocalist del gruppo, ma oggi canterò anche io una canzone così poi potrete esprimervi sulle doti poetiche di mio fratello!".

Io osservo lui e la sua compagna e penso che il piercing debba piacergli parecchio e così anche le leggere catene che decorano i loro vestiti e la loro pelle; dal tavolo giunge il borbottio imbarazzato di Miyagi: "Ok, non c’era bisogno di dirlo…".

Vedo Arashi rivolgergli un sorriso affettuoso: "Perché ti sottovaluti? È un bel testo, dico davvero! – poi nota che la sua ragazza guarda rapidamente l’orologio e aggiunge- Ok, noi adesso andiamo sul retro a prepararci: non appena arrivano quei ritardatari cronici, dite loro di raggiungerci per favore" e con un gesto di saluto, veloce come era arrivato, Arashi Miyagi si allontana seguito dalla compagna.

"Chi sono i ritardatari?" chiede subito il mio Hana, come sempre curiosissimo.

"Nobu e Takumi: gli altri due componenti della banda" risponde Ryota, versandosi un altro po’ di birra.

"AAAAAHHH!!!!! La Nobu-scimmia!!!!".

Il grido del do’aho mi ha agghiacciato, e non me solo, a quanto pare…

"Oi, ma sei scemo?!" scatta Mitsui, palesemente seccato.

"Come è possibile che la Nobu-scimmia sappia suonare?! Non lo avrei mai detto…" continua il do’aho, pensieroso. Di fronte a noi, Ayako e Kogure si scambiano un’occhiata e scoppiano a ridere.

"Credo che ci sia un fraintendimento!" esclama divertita la nostra manager.

"Non si stava riferendo a Nobunaga Kiyota, Hanamichi" conclude Kogure.

"Ah, no?" il do’aho è sospettoso.

A Miyagi è praticamente andata di traverso la birra per il troppo ridere: "Come ti viene in mente che mio fratello conosca Kiyota?! Cioè, lo conosce di nome, gliene avevo parlato io raccontandogli del campionato, però…Mica Kiyota è l’unico giapponese a chiamarsi Nobunaga o Nobu!!! Questo ragazzo si chiama Nobuo Terashima e suona il basso: lui e Arashi si conoscono dalle medie. Be', veramente tutti e quattro si conoscono dalle medie…".

"Però dev’essere bello, vero? Sì, insomma…mettere su una band con degli amici di vecchia data! Da quanto tempo suonano insieme?" chiede Mitsui.

Visto che Miyagi si sta riempiendo la bocca di salatini, è Ayako a rispondere per lui: "Tre anni. E quelli sono gli altri due" dice, facendo un cenno di saluto in direzione dei nuovi arrivati, che le rispondono non appena la scorgono.

Anche questi indossano abiti di pelle nera, decorati con molte borchie e strappati; i loro capelli sono un po’ strani: uno è biondo, l’altro li ha neri, ma lunghi oltre le spalle.

"Sono i tuoi amici del basket?" chiede il biondo a Miyagi e lui annuisce e io penso che forse a loro dobbiamo sembrare un po’ strani noi, con i nostri tagli corti di capelli e i nostri vestiti ‘normali’.

"Sì. Ragazzi, lui è Nobu e quell’altro è Takumi".

Le presentazioni sono piuttosto sbrigative, anche perché i due hanno fretta: ormai sta per esibirsi il primo gruppo, le luci del locale si sono abbassate e così loro ci dicono che devono andare. Però, dopo un passo, Takumi si ferma e mi fissa. Lo ha fatto anche prima.

"Scusa, tu sai suonare un qualche strumento?" mi chiede direttamente.

"No" dico semplicemente.

"Sai cantare?" insiste lui, sempre lasciando scorrere lo sguardo su di me. Al mio fianco, percepisco che Hanamichi si irrigidisce.

"No – a dire il vero non lo so, non ho mai provato a cantare in vita mia…- Perché?" questa volta è il mio turno di domandare.

Solitamente non lo farei, ma queste domande mi hanno un po’ spiazzato e incuriosito.

Il ragazzo bruno mi osserva ancora una volta e poi dice, sorridendo: "Perché saresti fantastico su di un palco! Peccato…".

Hn.

Forse la sua uscita non è stata delle migliori; credo che lo pensino anche i miei ex-compagni di squadra, visto che si voltano tutti contemporaneamente, di scatto, verso Hanamichi. Di certo si aspettano una reazione aggressiva e in un certo senso me la aspetto anche io, quindi mi sorprendo quando lo vedo alzarsi tranquillamente, portarsi vicino al tipo in questione e battergli una pacca sulla spalla.

"Scusa, perché questo volpino spelacchiato sarebbe fantastico?" chiede con noncuranza.

Io me ne scopro infastidito: perché sembra meno geloso?! Lo so che la gelosia della mia testa rossa può essere soffocante, però….preferisco che lui sia geloso!!!

Takumi lo guarda meravigliato, poi replica in tono sicuro: "Perché è bellissimo, ha carisma, i suoi occhi sono magnetici e questo è importante per un cantante o un musicista…scommetto che se suonasse o cantasse su di un palco, stregherebbe tutti!".

Hanamichi a questo punto gli sorride e gli dice: "Sei fortunato, stasera sono di buon umore quindi te lo dico ridendo e scherzando: lui è mio, se ti avvicini a meno di tre metri sei un uomo morto!".

Non ci credo….

I nostri amici reagiscono mettendosi a ridere per la faccia stupita di Takumi, che sembra un po’ confuso.

"Eh? Cos’è, uno scherzo?".

"No, no!- Miyagi sta ridendo fino alle lacrime- Ti assicuro che è la pura verità!! Soprattutto la parte più minacciosa!".

"Non ti conviene sottovalutarlo" aggiunge Mitsui, sogghignando.

Io non parlo, mi limito a guardare male Ayako che mi sta fissando con aria canzonatoria.

"Comunque, se vi serve un cantante ci sono sempre io!" dice Hanamichi, rivolto allo sbalordito musicista.

"Ah…uhm…interessanti i tuoi amici, Ryota…forse è meglio che vada …" mormora lui, mettendo subito in pratica il suo proposito e tirandosi dietro un divertitissimo Nobu.

Il do’aho si lascia cadere pesantemente al mio fianco, borbottando: "Detesto la sfacciataggine!". Sto per rispondergli, quando vedo Miyagi e Mitsui sbracciarsi per richiamare l’attenzione di qualcuno…di Kishimoto e Minami, per la precisione.

Perfetto: comincio a prendere in seria considerazione l’idea di tornarmene a casa…

"Ma tu guarda che bella coincidenza! Codino e Calimero…" sogghigna il mio Hana.

"Non ti sei ancora strozzato con quei salatini?" è il saluto di Kishimoto, accompagnato da una smorfia.

"CHECCOSA?!".

"Ehm…ok, ok, bene arrivati! Prego, sedetevi".

Questo, naturalmente, è il senpai Kogure, che cerca di ammorbidire la situazione.

"Però non ci sono altre sedie libere intorno a questo tavolo" nota Ayako.

"Ah, pos…" Miyagi viene interrotto dal sempre diretto Kishimoto: "E’ uno stupidissimo falso problema! Le prenderemo dal tavolo al fianco".

"Ma quelle servirebbero per gli altri clienti" osserva Mitsui.

"Cosa ca**o vuoi che me ne freghi?".

Direi che la frase di Kishimoto è abbastanza risolutiva, e comunque lo è il suo gesto di spostarsi e di prendere una sedia dal tavolo affianco al nostro, aiutato in questo da Minami, che ridacchia divertito.

Quando siamo finalmente tutti sistemati, Hanamichi sfodera il suo ghigno migliore, quello per le occasioni speciali, e si rivolge a Minami, che è seduto di fronte a noi: "Oi calimero, in segno di pace ho deciso di comprarti un regalo…tieni!" e, tra lo stupore generale, gli lancia il misterioso oggetto custodito nel sacchetto. Così tra pochissimo saprò cos’è…

L’altro l’afferra al volo, lo guarda e sembra che i suoi occhi si allarghino leggermente nel chiedere: "Cos’è?", che poi è la domanda che si stanno facendo tutti.

"Non lo riconosci, calimero? È un tamagoshi…così avrai un altro stupido pulcino a farti compagnia!!! I simili con i simili…eheheheheh…" e ridacchia, il mio idiota personale, tutto contento per la sua brillante idea!

Non credevo che quegli affari fossero ancora in commercio…

Minami e Kishimoto sembrano spiazzati, cosa che non deve essere capitata loro spesso, e il primo a parlare (anzi, a ringhiare) è il codino…oddio, adesso parlo come Hanamichi…

Il teppista di Osaka fissa il mio do’aho nel dirgli: "Oi, ma sarai cretino?!".

"Senso dell’umorismo zero, vero codino? Ma non pretendo che tutti raggiungano i miei livelli!!" ride Hana, prendendolo palesemente in giro; sospiro appena, mente noto come i nostri compagni della tavolata si siano tutti sporti in avanti per ammirare lo stupido giocattolo che un allibito Minami si sta rigirando fra le mani.

"E non solo!- il tono della mia testaccia rossa è quello di chi è molto soddisfatto di sé- Me ne sono comprato uno anche io!".

Colpo di scena…

"Per che farci?" gli chiede Minami, accigliato.

"Ovviamente per poter infierire su di un altro stupido pennuto! Visto che è un coso elettronico, potrò farlo senza rimorsi…lo farò morire di fame! Funziona così, vero? L’affare pigola e, se tu non lo nutri, muore! Almeno mi leverò questa soddisfazione…" proclama il mio Hana, che sembra entusiasta al solo pensiero.

So con certezza che il mio viso è rimasto impassibile, ma in realtà lancio un’impercettibile occhiata al tavolino per vedere se ci sia abbastanza spazio tra il piano e il pavimento…non per altro, solo per nascondermici nel caso il do’aho dovesse esagerare, visto che non posso fare finta di non conoscerlo…

E la cosa che mi urta di più è vedere Kishimoto che, prima fissa Hana e poi volta la testa verso di me, scuotendola con compatimento…

"E queste cosa sono? Le trovate di un idiota integrale?".

"Magari di qualcuno fantasioso".

Lo dico a bassa voce, eppure tutti mi sentono e mi guardano stupefatti, do’aho compreso.

So che è raro che io prenda apertamente le sue parti davanti ad altre persone, ma oggi voglio farlo; Hanamichi è gelosissimo e possessivo, lo so…sapete perché, in realtà, non mi dà fastidio? Perché il suo amore è totale! Non so trovare un altro termine…ed è totale anche l’amore che ha suscitato in me…e quindi credo che questo meraviglioso insieme di dolcezza, passione, amicizia, amore, fiducia e desiderio, valga la pena di essere al centro di tanta gelosia, anche per uno spirito indipendente come il mio. E, infine, anche io sono possessivo verso di lui!!!!

La mia frase sembra avere un effetto magico sulla rumorosa comitiva che mi circonda: l’atmosfera si distende e la conversazione torna su binari normali, spaziando dal basket al Kansai all’univeristà. Io mi rilasso e sono contento; mi sento bene in loro compagnia.

Il sorriso dei miei amici, la risata di Hanamichi, il rumore allegro di una birra versata dalla lattina nel bicchiere e la musica di sottofondo…dopo tanto tempo di isolamento, penso finalmente che siano cose necessarie per costruire i propri sogni…

Nel frattempo le luci si sono ulteriormente abbassate e le persone hanno cominciato a radunarsi sotto al palco: le band si susseguono l’una dopo l’altra, suonando ognuna una canzone.

Adesso dobbiamo parlare a voce un po’ più alta, o meglio ‘devono’, visto che io mi limito per lo più ad ascoltare, ma non è un problema per il mio rumoroso do’aho e il resto di questa banda di scalmanati! A parte Ayako e Kogure, non è che gli altri parlino a voce bassa, di solito!!!

"Però il Kansai è un’altra cosa…" borbotta Kishimoto, fingendosi annoiato.

"Guarda che questo è un locale pulito! Capisco che tu sia abituato a ben altro, ma…" lo stuzzica Mitsui, dopo aver bevuto una sorsata di birra fresca.

"Già, per gli uomini del Kansai ci vuole ben altro…".

"Oi, piantala di atteggiarti a piccolo yakuza, ok?!".

"Che c’entra la yakuza?!" scattano in coro i due teppisti di Osaka..

"Visto da fuori, il Kansai sembra pieno di yakuza! Non leggete "Kizuna"?" chiede maliziosamente Ayako.

Ah, già, ce ne ha parlato: lei è un’appassionata di shonen ai…dopo il suo racconto, Hanamichi voleva comprarsi tutti i volumetti usciti…

" "Kizu-che"?".

"Non fa niente…" sospira lei, un po’ ironica.

Ci pensa Kogure a rilassare di nuovo il gruppo, chiedendo veramente qualche informazione sul Kansai, dove dice di non essere mai stato; mentre Kishimoto e Minami rispondono, rivelandosi meno peggio di quel che sembrano, il mio do’aho non riesce a stare fermo: la contesa tra lui e Mitsui per una bottiglietta d’acqua provoca la caduta della medesima e il liquido fresco finisce per bagnare il tavolo, ma anche me…

Non mi do pena di arrabbiarmi, dopotutto è soltanto acqua.

"Scusa, kitsune" mi dice subito Hanamichi, un po’ contrito, ma io, appunto, non mi scompongo: "Non importa" dico, sollevando per un attimo un lembo bagnato della maglietta per tamponarlo con un tovagliolino di carta.

"AAAAAAAAAAAHHHHHHH! KITSUNEEEEEE!!!!!! Ti avevo detto niente pancino scoperto!" urla il do’aho, afferrandomi con uno scatto i polsi, lasciandomi di sasso.

No…ha detto ‘pancino’ davanti a tutti!!! Preferisco non vedere le facce degli altri…

"Cosa? Come, pancino?".

"Do’aho, stai dando di matto o cosa?!" gli sibilo.

"Te l’avevo detto prima di uscire e…" Hanamichi si blocca quando vede che Minami, maliziosamente, si sporge in avanti e chiede con fare provocatorio: "Tutto qui lo spettacolo? Non dargli retta, Rukawa, e spogliati pure!".

"Tu, indietro o ti cavo gli occhi!" ringhia la mia testa rossa, facendo per alzarsi in piedi.

Ok…

Lo afferro e lo tiro giù in modo talmente rapido che non ha la possibilità di opporsi, né a questo né alla gomitata che gli rifilo.

"Ora dacci un taglio" gli mormoro.

"ARGH! Le mie costole in frantumi, i miei polmoni perforati!!!" rantola lui, esagerando apposta il tono agonizzante e piegandosi in due.

Io mi chino su di lui, il viso vicino al suo: "Non direi, visto che hai il fiato per lamentarti" gli faccio notare.

"Perché?! Perché non posso avere il classico uke che compare negli shonen ai?!" rantola a voce bassissima, per sua fortuna, in modo che soltanto io possa sentirlo.

"Sarebbe tutto terribilmente prevedibile poi, Hana…così, invece, ogni giorno hai il brivido dell’imprevisto…" sussurro e poi mi raddrizzo e torno ad appoggiarmi tranquillamente allo schienale del divanetto, mentre il do’aho, borbottando fra i denti improbabili accuse, riemerge e torna a sedersi anche lui.

Vedo che Minami ci fissa e che Kishimoto ha una luce di approvazione negli occhi scuri: "Non male quella gomitata!!" commenta.

"Non farci caso…è quotidiana routine…" sorride affettuosamente Kogure; già, lui si ricorda di quando io e il do’aho ci pestavamo a sangue!!!

Non sappiamo se qualcun altro avrebbe voluto commentare, perché proprio in questo momento Miyagi richiama la nostra attenzione: "Oi, è il turno dei Black stone!" esclama, alzandosi, e gli sguardi di tutti noi si volgono verso il palco.

Obiettivamente, i Black Stones fanno la loro figura.

Il loro abbigliamento dai vestiti cupi e strappati, le catene, le borchie, i piercing sembrano brillare di luce propria sotto le luci del locale.

Il fratello di Miyagi prende il microfono e si rivolge ai fan, guardando palesemente verso il nostro tavolo con un sorriso: "Come sapete, in genere è Arimi la vocalist dei Black Stones, ma questa sera ci sarà un’eccezione: mio fratello Ryota ha scritto un testo e io l’ho musicato…lui si sente più a suo agio su un campo da basket che non su un palco, quindi purtroppo non sono riuscito a convincerlo a cantare lui la sua canzone, ma non dispero di essere più convincente in futuro! Ah, inutile dire che lui l’ha scritta pensando ad Ayako, ma la si può dedicare idealmente a tutti quelli che si amano…".

I nostri compagni si alzano e si avvicinano il più possibile al palco per guardarli ed ascoltarli meglio; anche Kishimoto e Minami si spostano, bisbigliandosi qualcosa all’orecchio, finalmente rilassati. Mi viene da scuotere la testa…quei due stanno sempre a becchettarsi e a minacciarsi con le peggiori efferatezze, eppure è così palese l’aura di complicità che li circonda e li unisce…

Anche io e Hanamichi siamo in piedi, ma, quando lui fa per muoversi e raggiungere i nostri amici, io lo trattengo per un braccio.

"Restiamo in quest’angolo buio, do’aho…" gli dico a voce bassa, in un mormorio.

Certe volte Hanamichi non è la persona più rapida del mondo a cogliere le sfumature, ma quando si tratta di noi sì, devo dargliene atto! Anzi, non solo mi resta vicino, ma mi cinge alla vita e mi addossa alla parete…

La musica non è troppo veloce, è sensuale, ritmata e appassionata e ci aiuta ad estraniarci dal mondo, mentre ci guardiamo negli occhi.

Hanamichi mi sorride, passa le mani fra i miei capelli, mi accarezza una guancia, e io mi premo contro di lui, cingendogli il collo e appoggiando il capo nell’incavo della sia spalla.

Lui mi stringe a sé, mi chiede: "Ti va di ballare? Anche se non credo di esserne capace…" aggiunge.

Sorrido leggermente nel buio, mentre gli dico: "Penso che sia facile…" e faccio aderire il mio corpo al suo, iniziando a muovermi lentamente.

"Segui il mio stesso ritmo…" gli sussurro all’orecchio, e la sua stretta diviene ancora più serrata.

Poi, un altro mio sussurro: "Muovi il tuo corpo con il mio, come quando facciamo l’amore…" e a questo punto Hanamichi preme le sue labbra sulle mie e mi coinvolge in un bacio appassionato ed esigente, mentre i nostri corpi si muovono appena…lentamente, sensualmente…e poi spariscono anche le note, non le sentiamo più, tutto quello che percepiamo è il tepore della nostra pelle sotto la stoffa sottile delle magliette…

Praticamente ci stacchiamo quando la musica finisce e il suono delle note viene sostituito dal rumore degli applausi scroscianti e delle grida dei fan.

Hanamichi mi sorride mentre ci sediamo nuovamente sul divanetto; io mi guardo intorno e non posso fare a meno di notare Kishimoto e Minami appoggiati al bancone-bar che è sul fondo, che parlano e ridono e che ogni tanto si danno scherzosi buffetti sulle spalle, giusto per non perdere l’abitudine di colpirsi…

Li guardo e penso che sarebbero una bella coppia, e mi chiedo quanto ci metterà Minami a capirlo visto che Kishimoto sembra avere le idee chiare in proposito.

Tornano anche loro al tavolo e si siedono davanti a noi.

"Non male il fratello di Miyagi e la sua band, davvero! Dovrebbero tentare a Tokyo, davvero!" commenta Kishimoto.

"O nel Kansai" aggiunge Minami.

A quest’ultima frase Hanamichi sorride: "Penso che vogliano prima incrementare il loro successo qui e poi, quando la strada nuova sarà pronta, lasceranno quella vecchia".

I due ragazzi di Osaka guardano Hanamichi con delle facce vagamente perplesse: probabilmente non si aspettavano che potesse fare una così bella osservazione e mi fa piacere che siano stupiti e allo stesso tempo mi irrita, perché non sono contento quando il mio Hana viene sottovalutato…

E poi, non poteva non dire una cosa simile: ne sappiamo qualcosa, ormai, io e lui, di strade vecchie da lasciare e di strade nuove da costruire!

"Che perle di saggezza, eh?!" si complimenta da solo, annuendo compiaciuto per l’espressione dei due teppisti davanti a noi.

"Do’aho…" mormoro io. E poi, dopo un attimo, aggiungo:

"A volte, c’è un’altra possibilità: che la strada vecchia e quella nuova coincidano" e mentre lo dico guardo velocemente Kishimoto e Minami. Perché i rapporti si reinventano…

Credo che il primo mi abbia capito e infatti scorgo un lampo nei suoi occhi che, per la prima volta, non è di odio o di ostilità.

"Bella frase" commenta Minami, con un lieve sorriso rivolto a me.

"Hn…pensaci, allora…- gli dico, sorprendendolo, per poi voltarmi verso Hana- Salutiamo gli altri e andiamo a casa? È tardi…" e mi alzo mentre ancora sto parlando.

"Eh?! Ah, certo…tanto loro erano l’ultima band. Ciao, teppisti!" è il saluto della mia testa rossa ai due ragazzi del Kansai.

"…ao, maledetto rossino!" bofonchia Kishimoto.

"A che cosa dovrei pensare?" non si trattiene dal chiedermi Minami.

"Kishimoto lo ha capito…ciao, fate buon viaggio…" li saluto e, detto questo, io e Hana ci avviciniamo ai nostri amici, mentre in sottofondo sento la domanda di Minami al codino: "Non ho capito a cosa ca**o dovrei pensare!!!".

A questo punto sta a Kishimoto trovare il modo adatto per spiegarglielo…

Una volta fuori dal locale, respiro a pieni polmoni l’aria fresca della notte e Hana fa lo stesso; stranamente non ho sonno…ma, per quanto sia stata una serata piacevole, alla fine ero un po’ stanco: la gente, le voci di sottofondo, le luci…

Non sono abituato a tutto questo.

E ora è bello camminare in silenzio fino alla stazione, con lui al mio fianco; sul treno, Hanamichi parla, mi dice quali canzoni gli siano piaciute, ribadisce che quei salatini erano veramente buoni e che deve assolutamente comprarli, che quel locale piacerebbe anche a Yohei…e io lo ascolto: mi piace tanto l’espressività della sua voce e vedere il suo entusiasmo e la facilità con cui descrive quello che lo ha colpito…

Quando siamo finalmente vicini a casa, la mia testa rossa si volta verso di me e mi chiede: "Kitsune, ma tu hai sonno? No, perché io mi sento sveglissimo…" e ha proprio la faccia di chi spera che io non voglia dormire subito!

Gli rispondo guardandolo con la coda dell’occhio: "A dire il vero no, non ho sonno neanche io".

Ed era quello che sperava: "Allora perché non continuiamo la serata a modo nostro, noi due soli? Dai, adesso vado a preparare un buon tè, tanto per cominciare!" mi dice, entusiasta, mentre io apro la porta di casa.

"Hn…ok…" mormoro e intanto penso che di questo passo la notte sarà lunga per noi; e poi mi viene un’idea…

"Oi, kitsune, dove vai?" mi grida dietro il do’aho, che si sta dirigendo verso la cucina.

"Tu inizia a preparare il tè, io arrivo subito!".

Il resto della serata sarà soltanto nostro…ed è quello che preferisco: stare così, con lui, noi due soli… Sorrido leggermente mentre guardo le ante del mio armadio…

Dopo pochi minuti sono di nuovo al piano di sotto e mi sto dirigendo verso la cucina; vedo che la teiera è già sul fuoco, mentre Hanamichi è al lavabo e si sta asciugando le mani prima di prendere le tazze.

"E’ quasi pronto, kit…" si volta a guardarmi e non finisce la frase, ma rimane a fissarmi come se fosse in trance.

"Do’aho, asciugati le mani invece di sgocciolare" gli dico; sembrerebbe un rimprovero, ma non lo è: il mio tono, quando parlo con lui non riesce più ad essere veramente duro o irritato.

E lui prende lo strofinaccio per asciugarsi, senza togliermi gli occhi di dosso, sorridendomi: "Come mai questo cambio?".

Prima, quando sono salito in camera nostra, mi sono rapidamente cambiato: ho indossato i pantaloni neri (praticamente una seconda pelle), a vita bassa…e una micro-maglietta sempre nera…in poche parole, si vede molto bene il mio ‘pancino’!!

"Siamo io e te da soli…" mi limito a dire, ed è il vero motivo; mi piace che sia solo lui a guardarmi così, sono felice di vedere quell’espressione sul suo viso e solo sul suo…e non voglio che lui guardi così nessun altro, mai, per nessun motivo, perché Hanamichi è mio…tengo tantissimo a questi nostri momenti di intimità, per me sono preziosissimi…

Hanamichi spegne meccanicamente il gas quando la teiera inizia a fischiare e intanto io prendo le tazze dalla credenza.

Quando faccio per sedermi, però, lui con uno scatto mi attira sulle sue ginocchia e mi dice: "Tu non ti muovi da qui, kitsune!".

"Non darmi ordini, do’aho!".

"E tu obbedisci, ogni tanto!".

"Hn…guarda che non ti sto obbedendo, sono io che voglio stare così, visto che sei comodo!".

"Grrr….volpaccia indisponente!".

Mentre battibbecchiamo riusciamo anche a bere il nostro tè, poi le mani di Hanamichi accarezzano la mia pelle nuda, il suo sguardo si fa più scuro e l’atmosfera intorno a noi cambia, si riscalda.

Poso la tazza sul tavolo e mi sposto, sedendomi a cavalcioni su di lui per poterlo abbracciare meglio.

Hanamichi mi stringe, mormorandomi all’orecchio: "Sai, kitsune, io…" ma poi si ferma.

Aspetto per qualche secondo che riprenda il discorso, ma quando questo non avviene mi allontano per guardarlo negli occhi e lui sorride.

"Allora?" lo incito.

"Io…credo di non riuscire a toglierti le mani di dosso…" mi dice, un po’ imbarazzato e, nel dirlo, le sue dita sfiorano incessantemente la mia pelle.

"Lo avevo intuito" gli faccio notare, in tono leggermente malizioso, ma poi vedo che lui è serio, anche se sorride.

"Veramente, Kaede…non riesco a toglierti le mani di dosso, ma non mi riferisco al sesso, anche se adoro fare l’amore con te: intendo proprio toccarti, sfiorarti…quando ti ho vicino, ho bisogno di accarezzarti, di sentire la tua pelle…quando siamo nella stessa stanza, ho voglia di abbracciarti e stringerti forte…Non so, io ho sempre avuto bisogno del contatto fisico, ma con te non è solo questo: è che toccare la tua pelle mi fa stare bene, mi rende felice…avere sempre nei polmoni il tuo profumo…".

Il mio cuore batte un po’ più forte, alle sue parole: anche io vorrei stare sempre abbracciato a te, Hana, e sai che vuol dire questo detto da qualcuno che odiava il contatto fisico?

"Davvero?" gli domando in un sussurro, appoggiando il capo nell’incavo della sua spalla, deponendo piccoli baci sul suo collo…

"Sì, la tua pelle è liscia e morbida…profuma di vaniglia e di qualcos’altro che è solo tuo…è fresca, ma diventa subito calda quando ti sfioro…proprio come adesso…".

Ci stringiamo forte l’uno all’altro, poi ci fissiamo negli occhi e io mi alzo e si alza anche lui e, senza bisogno di parlare, quasi corriamo fino alle scale e poi le saliamo il più rapidamente possibile.

Quando entriamo nella nostra camera, Hanamichi mi preme contro il muro e poi mi bacia con tutta la sua passione…il suo ardore infiamma anche me, la mia lingua cerca la sua, le mie braccia gli cingono il collo…

Ci perdiamo in un bacio che sembra durare in eterno, siamo avvolti da questa completezza meravigliosa: amore e desiderio…inscindibili…

Hanamichi approfondisce il bacio e, d’un tratto, solleva le mie gambe e io istintivamente le stringo attorno ai suoi fianchi, avvolgendomi a lui…

Ci separiamo per un attimo, ansanti, e lui guardandomi dice semplicemente: "Ti amo".

"Anche io ti amo"

E lui si sposta dal muro, sempre tenendomi in braccio, facendo distendere entrambi sul futon che avevo steso prima, quando ero salito da solo…

Conosco quella luce nei suoi occhi…

E non posso nascondergli un sorriso di ammirazione, dopo tutto quello che c’è già stato nel pomeriggio!

"Hai ancora tanta voglia di farlo, Hana?" gli chiedo direttamente, mentre lo aiuto a sfilarmi la maglietta..

Lui non risponde subito; mi bacia la bocca, poi le spalle e il petto, fino ad arrivare al ventre.

"Non hai capito, Kaede…- mi dice Hana, alzando per un attimo il viso-…io ho sempre voglia di fare l’amore con te!!" e poi torna a baciarmi sul ventre, la sua lingua gioca con il mio ombelico e io ansimo forte…le mie mani afferrano e stringono il lenzuolo sotto di me…

"Tu no?" mi chiede il mio Hana, sbottonando lentamente i miei pantaloni per poi chinarsi su di me.

Io arrovescio il capo all’indietro… credo che i miei gemiti siano una risposta sufficiente...

 

 

Parte terza.- I need to be the one you see

 

Ovviamente ci siamo qualificati per le finali della prefettura.

Dico "ovviamente", ma è stata una settimana da incubo…ok, forse esagero, non proprio da incubo, ma da sonno agitato sì!!!

Prima di tutto, il tamagoshi non è morto.

Mi spiego: avendo il tensai un cuore tenero, non ce l’ho fatta a sopprimerlo facendolo morire di inedia, quindi ogni tanto iniziava con il suo PIO PIIIIIO…

Inoltre Kaede lo aveva chiamato Minami, quindi, quando si sentiva il pigolio, veniva da me e, con il suo musetto da kitsune di bronzo, mi diceva: "Do’aho, Minami ha fame".

Vi rendete conto?!

Due giorni fa ho regalato il malefico pennuto a Yohei, che ne facesse quello che vuole!!! Infine, l’altro ieri abbiamo vinto la partita, a una settimana esatta dalla nostra uscita con gli amici; non credo ci sia bisogno di dirvi che Kaede ci ha sottoposti ad un vero Tour de Force, con allenamenti supplementari e con l’ordine di trovarsi in palestra già prima delle lezioni, il tutto fra gli "Ohohoh" del nonnetto…

Le matricole, devo dire, hanno retto bene l’impatto con questo metodo intensivo, soprattutto Miura e Saito, che in partita hanno avuto modo di giocare per tutto il secondo tempo. Quello che mi ha fatto impressione, nel corso di quella partita, è stato vedere Hanagata e Fujima sulla panchina dello Shoyo! Giuro, mi sembrava che da un momento all’altro dovessero scendere in campo!!!

E probabilmente faceva impressione anche a loro, soprattutto a Fujima; era molto concentrato e ha distolto gli occhi dal campo solo quando Hanagata si è chinato per mormorargli qualcosa all’orecchio.

Mi è tornato in mente, osservandoli, quello che ci aveva raccontato Mitchi, che questi due stanno insieme, e in effetti un po’ si vede. Oddio, forse lo vedo io, perché anch’io sto con un ragazzo, diciamo che ho qualche vantaggio nel riconoscere i segnali!!!!

Che non sono troppo palesi, non sarebbe da loro, ma bastano per capirlo quegli sguardi limpidi e caldi che si scambiano…

Direi che nel complesso hanno preso bene la sconfitta della loro squadra delle superiori: i loro volti erano seri, nel consolare i loro kohai, ma quando si sono voltati verso di noi hanno sorriso. E mi ha fatto piacere, sapete? Perché probabilmente lo Shoyo è la squadra che ha più rimpianti fra quelle considerate più forti nella prefettura, invece vedo che adesso Hanagata e Fujima stanno davvero guardando avanti.

E anche noi dobbiamo farlo: siamo primi nel nostro girone e ora ci aspettano le finali del campionato prefettorio!!! Per fortuna che abbiamo un po’ di tempo per riprendere fiato e riappropriarci delle nostre mezze-giornate (accidenti alla scuola!), io ho molti programmi!!! Tipo…be’, ovviamente riguardano Kaede…vabbe’, per farla breve: chiaramente durante la settimana non lo abbiamo mai fatto!!!! Un po’ perché arrivavamo alla sera stanchi morti, un po’ perché io ho il cuore tenero; nel senso che non è che tutte le sere fossi proprio sul distrutto, anzi tre o quattro volte ne avevo proprio voglia, ma poi, una volta a letto, vedevo che Kaede era veramente troppo stanco e che sprofondava subito in un sonno profondo non appena mi si accoccolava tra le braccia, e allora…per quanto lo desiderassi, era più importante che lui si riposasse…

Poi, tra domenica e lunedì, al ritorno dalla partita, è stato capace di dormire più di dodici ore di fila…e insomma, oggi è martedì!!!! Voi capite, vero?!

Siamo tornati a casa prima, perché il nonnetto è stato umano e ha deciso che dovevamo riprenderci per bene e io ho le idee molto chiare su come voglio trascorrere il pomeriggio! Finisco di sistemare il futon per terra con un ghigno forse un po’ maniacale sulla faccia, e poi scendo al piano di sotto per recuperare la volpaccia. Trovo Kaede in salotto, seduto sul divano, tutto preso dal coccolare Mickey, accarezzandolo sulla testa.

"Oi, vol…" inizio io, ma lui mi fa cenno di parlare piano.

"Sshh…si sta addormentando…mi piace tanto l’espressione che hanno i gatti quando stanno con gli occhietti chiusi…" aggiunge, con quel suo lievissimo sorriso che adoro. È un’ espressione simile a quella che ha lui, probabilmente ci si riconosce…

Tanto addormentato, però, Mickey non deve esserlo visto che (nell’ordine ) apre un occhio, mi miagola contro e poi si raggomitola in braccio a Kaede.

Eh, no!!!

"Ehm…amore, scusa, non potresti sistemare lo stupidissimo gatto sul cuscino? No, perché avevo in mente una cosa e…"Kaede mi osserva con uno sguardo interrogativo sul suo bellissimo viso, poi prende cautamente in braccio il botolo nero e, alzatosi, lo porta nella sua cesta, deponendovelo e coccolandolo un altro po’.

Io sorrido nel guardarlo.

Ora so che questi gesti fanno parte di lui, ma mi ricordo ancora dei primi tempi, di quando ci siamo conosciuti ed era difficile guardare oltre il muro che aveva innalzato fra se stesso e gli altri; e il fatto che per me abbia abbassato quel muro…be’, mi rende orgoglioso e mi intenerisce.

La kitsune mi raggiunge di nuovo, con un musetto curioso, e io sto per illustrargli mooooolto concretamente i miei piani, quando dal giardino ci raggiungono dei miagolii insistenti.

"Soltanto un attimo, Hana…" dice subito lui, precipitandosi fuori e lasciandomi nel salotto a fumare nero. DANNATI GATTI, LITIGANO SEMPRE TRA LORO MA MAI CHE SI SGOZZASSERO A VICENDA!!!!! Cioè, li adoro anch’io ovviamente, non è questo il problema, ma a volte manifestano la loro presenza con un tempismo davvero pessimo!!!! Mi sposto verso la finestra e vedo Kaede seduto sull’erba che controlla che i gatti mangino senza azzuffarsi; con l’arrivo della bella stagione, abbiamo sistemato le ciotoline fuori…e poi io vorrei anche provare a costruire una casetta di legno per i nostri micetti, così dimostrerò la mia capacità architettonica!!! A parte tutto…un giorno o l’altro proverò davvero a costruirla, anche la volpaccia ne sarà contenta…

Quando Kaede torna finalmente in salotto, ho già pronta la mia domanda ‘kitsune, preferisci spogliarti da solo o vuoi che ti spogli io?’, molto retorica come potete vedere, e invece squilla il telefono! Visto che il mio volpacchiotto è il più vicino, risponde lui.

Non dice molto, sento parole come: "Va bene" e "Ho capito"…

"Era il coach Anzai- mi avverte, dopo aver riattaccato- Domani non potrà venire allo Shohoku, quindi dovremo pensare noi agli allenamenti!".

"Ah! Ok, non c’è problema…ieri ho accennato a Saito che avrei voluto fargli provare qualche alley-hop…".

Kaede annuisce: "Buona idea".

Sì, ma non voglio iniziare una conversazione sul basket proprio adesso o finiremmo di discutere sugli allenamenti solo al tramonto!!!

"Vabbe’, questo non c’entra adesso…- cambio drasticamente argomento- …senti, kit…" no…NON E’ POSSIBILE!!!

Il campanello della porta…

"Vado IO!" ringhio fra i denti, e poi quasi corro per andare ad aprire; insomma, prima mi libero dello scocciatore, prima io e Kaede riusciremo ad andare al piano di sopra!!!

"Chi è?!" chiedo, inferocito, mente spalanco la porta.

"Oi, che ti piglia da rivolgertici così?!".

Uhm…devo ammettere che il ringhio di Mitsui non ha niente da invidiare al mio.

"Disturbiamo, per caso?" chiede Megane-kun, guardandomi incerto.

Ehm…EHMM…mettiamola così: Kogure è sempre stato gentile con me, solo per questo mi trattengo dallo sbattere la porta sulla brutta faccia di Mitchi, rispedendolo così dal dentista.

"Noooo…che c’è?!" chiedo, cercando di camuffare l’impazienza nella mia voce.

"Niente…ma siamo stati in un negozio qui vicino e abbiamo pensato di fare un salto qui da voi per…".

"Chi è, do’aho?".

L’arrivo del volpacchiotto interrompe la spiegazione di Quattrocchi.

"Ciao, Rukawa" lo salutano il teppista e il nostro ex-vice-capitano.

"…ao" risponde semplicemente lui.

"Kimi-kun stava cercando di invitare a casa nostra te e questo cafone del tuo compagno e…" dice, ironizzando, Mitsui.

Io sbotto, insomma, quando è troppo è troppo!: "CHI SAREBBE IL CAFONE?! Pensa a te, e comunque come non detto!! Siete effettivamente passati in un momento inopportuno!". Kaede mi lancia uno sguardo stupito, perché evidentemente non ha ancora capito cosa voglio fare, da volpino tontolino qual è a volte! Invece, mi accorgo che d’improvviso si accende un lampo di comprensione negli occhi di Kogure, che salva la situazione: "Ah! Sì, ok…dicevo, volete venire da noi sabato pomeriggio? Ci saranno anche Miyagi e Ayako".

"Per me va bene. E per te, Kaede?". Il volpacchiotto annuisce in silenzio.

"Perfetto, allora vi aspettiamo! Ciao…" e Kogure si allontana in fretta, salutandoci con la mano; credo che Mitchi sia rimasto vagamente spaesato dal comportamento del suo ragazzo, dalla sua improvvisa fretta, ma forse intuisce che è meglio se si leva dalle scatole, quindi lo segue a ruota, bofonchiando un "ciao" sospettoso. Mmm…sicuramente Megane-kun saprà spiegargli il perché di questa ritirata!!!

Io chiudo la porta con un sospiro di sollievo e mi volto verso Kaede.

"Finalmente…".

"Perché hai detto che sono stati inopportuni, do’aho?".

Grrrrrrr…….

"Primo: non chiamarmi ‘do’aho’ quando sono nervoso! Secondo: voglio solo stare un po’ tranquillo con te, kitsune! Chiedo troppo?".

Kaede accenna un sorriso e mi abbraccia, stringendomi forte; io sto per serrare le mie braccia intorno al suo corpo e incollarlo così al mio e…

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!!!!!

Chiedo troppo…

"Lascialo suonare, kit-chan" gli chiedo, in tono supplicante, ricorrendo pure al vezzeggiativo per convincerlo.

"Potrebbe essere di nuovo il coach" dice lui, prima di sciogliersi dal mio abbraccio per andare a rispondere.

Io metto il muso; giuro che in questi momenti ODIO la squadra!!!

"Pronto?" lo sento dire all’interlocutore rompiscatole.

Sto per appoggiarmi al muro con le braccia incrociate e la faccia da tensai offeso, quando Kaede si avvicina di nuovo a me porgendomi il cordless.

"Tua madre" dice semplicemente.

CHECCOSA?! COME, MIA MADRE?!

"Mamma?! Che cavolo vuoi?!" ringhio nella cornetta, ma non è una buona mossa perché il suo urlo di protesta mi perfora il timpano e, di fronte a me, la mia volpetta si acciglia e mi mormora: "Non parlare così a Midori-san".

Congiura mondiale…

"Sì, sì mamma…sì, Kaede sta bene, ci hai appena parlato, no? No, non sta mangiando di più e…come? No, io non sto mangiando di meno, c’è un campionato alle porte! Come? Sì, sì i compiti…no, è tutto a posto e…anche a Kaede è andato bene il compito, sì…oi…mam…OI!!!!- alzo la voce, un po’ piccato- Non è che mi chiederesti come sto?! Così, per sbaglio…che c’entra che neanche io te l’ho chiesto, sei tu la mamma!!! Eh? Ah, sto bene, grazie, e tu? Ok…sì, senti, io devo andare…mamma, mi hai capito?- d’accordo, ora mi sono stufato!- Devo and…ok, ok…TI HO DETTO CHE DEVO ANDARE!!! CIAO!!!!!" e premo il pulsante per interrompere la comunicazione. Ho sentito che mi salutava (rimproverandomi, comunque…), ma la madre del tensai è sveglia, quindi scommetto che tra poco le basterà fare due più due per capire il motivo della mia fretta! Oddio…a pensarci bene è imbarazzante che lo capisca…vabbe’, chissenefrega!!!!

"Hana, cos’è tutta questa fretta?".

La voce morbidamente sussurrata di Kaede mi fa voltare verso di lui. Ehm…il mio volpacchiotto è ancora addormentato, non c’è altra spiegazione!! Non può non capire!!!

"Oi, ti sei intontito, stupidissima volpe?!" gli ringhio, alterandomi anche con lui.

I suoi occhi si chiudono minacciosamente e credo che stia per pronunciare il suo ennesimo ‘do’aho’, quando dal giardino ci raggiungono nuovamente dei miagolii concitati. Probabilmente gli odiosissimi gatti si stanno azzuffando fra loro, di nuovo.

"Torno subito, scusami" dice Kaede e, per la seconda volta, torna in giardino, facendomi fumare nero.

Questo è troppo per il tensai!!!

Fortunatamente la mia genialità non mi abbandona mai, e, anzi, mi suggerisce una soluzione. Sì, non c’è altro modo e in più questo è degno di un uomo d’azione quale sono io!!! Sono rapidissimo: nel giro di pochi secondi stacco tutte le prese dei telefoni, sia del cordless nel corridoio sia del fisso nel salotto; controllo che il botolo Mickey ronfi alla grande e chiudo la porta della stanza; corro fino alla porta e stacco il citofono!

Perfetto!!!

Esco velocemente in giardino e noto subito che il cancelletto è già chiuso…bene bene, ora manca solo Kaede!!! Eccolo lì…

Sembra che sia riuscito a calmare i suoi stupidissimi gatti, che adesso si sono accoccolati all’ombra, e si volta verso di me.

"Stavi per dirmi qualcosa…" esordisce.

"Ma va’?! E’ da mezzora che cerco di parlarti! Ora devo ricorrere alle maniere forti, kitsunaccia, ma ricorda che mi ci hai costretto tu!!!" e cammino velocemente fino a lui. Diciamo che lo colgo di sorpresa…

"COSA DIAVOLO STAI FACENDO, DO’AHO?!".

Miracolo: Kaede Rukawa ha alzato la voce…oddio, è comprensibile…

"METTIMI SUBITO GIU’!!!!".

Se non lo aveste capito, me lo sono caricato in spalla…

So benissimo che Kaede è alto quasi quanto me, ma per fortuna è più magro e leggero, quindi la mia non è un’impresa troppo difficile. Ok, un pochino sì, considerando che lui si divincola e protesta!

"Sei un imbecille, do’aho, fammi scendere!!".

Sta quasi gridando per i suoi standard e, in più, ogni tanto mi arriva un suo pugno sul braccio…

"Sta’ zitto, stupida volpe!! Sono stato costretto ad una soluzione drastica!".

Ovviamente torno in casa nel tempo record di due secondi, prima che qualcuno possa vederci dalla strada e chiamare la polizia, ed entrando chiudo a chiave, mentre Kaede continua ad insultarmi e ad agitarsi.

"METTIMI SUBITO GIU’!!!".

"Neanche se mi mordi, volpaccia arrabbiata!!!".

"Farò di peggio che morderti, quando mi metterai giù, idiota!".

Ehm…forse è meglio che la mia presa diventi più salda…

"Tutto quello che vorrai, amore, oddio non proprio, comunque…ma ora non agitarti o rotoleremo giù dalle scale e ci romperemo l’osso del collo! Oi, mi hai capito?! E stai fermo, kitsune!!".

Le scale mi sembrano un percorso infinito e così il breve tragitto fino alla nostra camera, la cui porta viene da me chiusa con un calcio e poi finalmente posso depositare Kaede sul futon!!! Uhm…perché quello sguardo assassino?! La kitsune si mette a sedere e punta su di me due infuocati occhi blu.

"Do’aho, hai due minuti per spiegarmi il perché di questa cosa, prima che ti squarti" mi dice, con la sua voce morbida divenuta pericolosamente letale. Ma io non mi lascio intimidire dalla volpaccia e, anzi, per rimarcare il concetto chiudo la porta a chiave; poi fisso Kaede e gli dico, in un modo che spero risulti seducente: "Ti spiego subito, kitsune: ho staccato tutti i telefoni e anche il citofono, i gatti sono a posto, il cancelletto è chiuso, la porta di casa pure ed ora anche questa! In poche parole: siamo fuori dal mondo…o meglio, abbiamo chiuso il mondo fuori…".

Be’, ora lo sguardo del mio volpacchiotto è davvero brillante, ma non perché sia arrabbiato: sono certo che la sua testolina abbia finalmente colto le motivazioni del grande tensai!

Mi avvicino, mi siedo di fronte a lui e gli do un bacio sulle labbra prima di aggiungere: "E adesso ce ne staremo qui, fino a quando non saremo sfiniti e senza più forze…voglio fare l’amore con te…" e mi protendo a baciarlo, le mie mani iniziano a sbottonare la sua camicia…

"Ti adoro, Kaede…" spero che tu riesca a capire quanto…

 

Provo un lungo brivido di emozione e di eccitazione alle parole della mia testa rossa: diciamo che ha saputo farmi passare l’arrabbiatura che mi aveva procurato caricandomi sulle sue spalle…

È più di una settimana che non facciamo l’amore, è vero, e ora che lui è qui davanti a me, con il suo sorriso più caldo, il suo sguardo più luminoso e le sue carezze più possessive, sento di desiderarlo con tutto il cuore…ed il brivido che provo aumenta quando le sue mani sbottonano la mia camicia e la sua bocca bacia la mia. Un bacio lungo e sempre più appassionato. Mi libero della camicia con impazienza e il mio respiro accelera per i piccoli baci che Hana mi dà sul collo, dietro l’orecchio, nell’incavo della spalla…tocchi leggeri e soffici delle sue labbra che mi procurano una miriade di scariche elettriche…e le sue mani che percorrono la mia schiena…

"Spogliati anche tu, Hana…" gli mormoro con voce roca.

Voglio sentire la tua pelle calda sulla mia…

Lo aiuto a togliersi la maglietta, passo le mie mani sul suo torace forte, ampio, sulla sua pelle abbronzata che mi piace tanto…e quando ci abbracciamo, ci perdiamo in un altro bacio, prima di finire di spogliarci l’un l’altro.

Il suo sguardo percorre il mio corpo nudo come se lo vedesse per la prima volta ed è bellissimo…perché il mio do’aho è una persona capace di stupirsi sempre, di non dare niente per scontato, di emozionarsi adesso come quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta…perché lui è una persona speciale…

Mi sdraio sul futon con un sorriso lieve ed invitante e subito Hanamichi si stende su di me e mi mormora: "Ti farò impazzire, kitsune!".

Lo so, amore mio…non c’è stata una volta in cui tu non l’abbia fatto…

Hana mi guarda maliziosamente, poi inizia a baciarmi e ad accarezzarmi…mi bacia l’areola sinistra, l’accarezza gentilmente con la lingua ed io sospiro…le sue braccia mi serrano con tutta la loro forza, mentre lui comincia a succhiare prima lentamente, in modo quasi ipnotico, e poi sempre più avidamente e io mi inarco e inizio a gemere forte… premo il suo volto contro il mio torace, lo sa benissimo che mi eccita da morire quando fa così…e la sua mano all’improvviso comincia ad accarezzarmi piano la virilità, facendomi tendere ancora di più…

"Prendimi, Hana…" riesco a mormorargli, passando le mie mani fra le sue ciocche rosse. E questo calore sta diventando insopportabile…

Lui solleva il capo, mi guarda con occhi resi più scuri dall’eccitazione, vedo che ha già il fiato corto.

"Non ancora, Kaede…" sussurra sul mio viso e poi sento la sua mano che mi accarezza una guancia e le sue dita che sfiorano la mia bocca e, istintivamente, lo fermo, gliele inumidisco leggermente, con la mia lingua…

Quando finisco, spero tanto che lui abbia capito, perché questo calore, questo bisogno che crescono si calmeranno solo quando lui sarà dentro di me… lo guardo, con gli occhi già velati, ma dal suo volto capisco che il mio do’aho ha intenzione di proseguire con questa sua piacevole tortura!!

Due baci leggeri sul petto e poi sposta la sua bocca sull’altra areola per baciarla, succhiarla, mordicchiarla…e, allo stesso tempo, le sue dita percorrono il mio corpo fino a raggiungere la mia intimità…le sento insinuarsi dentro di me in una carezza intima e io, di nuovo, mi inarco, mi aggrappo alle sue spalle larghe, accarezzo la sua schiena…il mio corpo comincia a muoversi seguendo il suo ritmo, ma non può bastarmi…ho bisogno di lui…

"Hana, ti prego…" lo imploro, parlando a fatica.

"Ancora no, Kaede…" mi risponde lui, sollevando appena le labbra dalla mia pelle arrossata e accaldata, e poi succhia ancora più fortemente e la sua carezza si insinua più in profondità dentro di me…i miei gemiti sono sempre più intensi e aumentano quando la sua bocca scivola giù lungo il mio corpo, quando mi bacia delicatamente il ventre e l’ombelico e infine scende ancora più giù…

"Hana…Hana…Hanaaaaa!!!" grido il suo nome, mente il suo tocco mi fa raggiungere il culmine.

Ricado esausto sul futon, sono completamente stordito…ed è strano…perché ho raggiunto un piacere appagante, eppure sento ancora quel caldo e non c’entra niente con quello che è appena avvenuto, no, è un caldo che viene da dentro, dal mio corpo che vuole accogliere il suo e non ha ancora potuto farlo….

Hanamichi si sposta, si sdraia nuovamente su di me e avvicina le labbra al mio orecchio.

"Hai idea di quanto sei bello, Kaede? Adesso hai i capelli scompigliati, le guance arrossate, la pelle un po' umida…i tuoi occhi sono velati ma allo stesso tempo brillano come due zaffiri e la tua bocca socchiusa è così invitante… potrei venire anche soltanto guardandoti!".

Io mi muovo appena sotto di lui, mugolando e abbracciandolo forte. Gli sussurro: "Non ci provare, do’aho! Hai un lavoro da terminare…".

Lui ride e si china a baciarmi la bocca, il viso, il collo, mi mordicchia il lobo dell’orecchio…

"Ora, kitsune, non temere! Sapere che sono stato io a darti piacere mi rende così felice e orgoglioso…" e nel dirlo mi induce ad aprire maggiormente le gambe, per potersi sistemare meglio e prepararsi a prendermi; io gli accarezzo una guancia, osservo i suoi lineamenti marcati, che però sanno esprimere così bene tutto l’amore che riversa sempre su di me…

"Hana…".

Non riesco a dire altro: mi sento di nuovo eccitato e un calore che mi stordisce i sensi si espande per tutto il mio corpo.

Hanamichi entra lentamente dentro di me, facendomi inarcare e gemere per quella sensazione così diversa da qualsiasi altra, perché ciò che provo non è solo dolore ma non è ancora completamente piacere…lui affonda maggiormente in me e io socchiudo gli occhi per guardarlo in volto: anche Hanamichi tiene i suoi socchiusi, si sta mordendo le labbra e ha un’espressione estatica sul volto…

Adoro vederlo così…perché per me sapere di dargli piacere è importante quanto lo è per lui di darlo a me…

"Ti piace?" gli chiedo, ansimando.

Le prime spinte, lente, e il mio corpo che si muove per incontrare il suo, che trova il suo stesso ritmo…

"Più di ogni altra cosa…" mi mormora Hana e poi si china su di me, baciandomi e togliendomi il respiro…e poi il bacio finisce e le sue labbra sono sulla mia guancia, sul mio collo, contro il mio orecchio e mi sussurra che adora fare l’amore con me, che mi ama e mi desidera troppo per non volerlo fare di continuo, che sono caldo e stretto e lui non smetterebbe mai di farlo…

Voglio sentirlo in profondità, dentro di me…

"Hana, più forte…di più…".

E lui lo fa, aumenta il ritmo e il vigore delle spinte, ma ancora non basta…

"Di più, Hana…" e finalmente lo sento completamente, lo sento sfiorare e poi colpire quel punto dentro di me che mi fa impazzire e allora non posso far altro che gridare con tutto il mio fiato fino a quando non vengo, con il suo nome sulle labbra, mentre lui si scioglie nel mio corpo…

Non so per quanti minuti rimaniamo fermi e storditi, dopo; lui sopra di me, i nostri cuori che faticano a tornare ad un battito normale.

"Kitsune?" riesce a dire Hana, parlando per primo dopo diversi minuti…

"Hnnn…".

"La tua pelle ha un profumo così buono…e adesso sa anche di passione, d’amore…mi fai venire voglia di rifarlo subito!".

"Mmmm…" non riesco a dire altro, è come se fossi troppo rilassato per poter anche solo parlare: perché il piacere ha raggiunto ogni cellula del mio corpo e ora sono completamente rilassato…mi muovo appena quando la mia testa rossa si sposta, costretto a separarsi da me, ma poi si sdraia subito al mio fianco, puntandosi su un gomito per guardarmi.

"Eheheheh…adoro vedere questo tuo musetto così soddisfatto!" ride piano il mio Hana.

Io volto lentamente il viso verso di lui, gli sorrido: "Ti amo tanto" mormoro.

Hanamichi strofina la sua guancia contro la mia e poi sistema il capo nell’incavo della mia spalla; sento la sua bocca mormorare contro la mia pelle: "Ti amo anche io, Kaede, tantissimo…dimmi, sei ancora arrabbiato con me per essere stato portato qui di peso? Come vedi, era per una giusta causa!".

Adesso è il mio turno di ridere piano: "Direi che ti sei fatto perdonare!".

"Be’, tra pochi minuti ti chiederò di nuovo scusa, kitsune! Niente in contrario, vero? Io sono una persona educata e so quando devo scusarmi…"dice maliziosamente il mio do’aho.

"Mmmm…accetterò le tue scuse!".

"Stavolta devi ammetterlo anche tu, stupida volpetta: sono un genio!!! Ho avuto un’idea incredibile!!!".

In effetti… vorrei dirglielo, ma Hana mi chiude la bocca con la sua, poi si china su di me e mi bacia un’areola facendomi fremere e poi torna sulle mie labbra…

Ci perdiamo in un bacio lungo e appassionato…quando ci baciamo non capiamo più niente, ora so che aveva ragione chi diceva che baciare la persona che si ama fa perdere il contatto con la realtà…il suo sapore, il suo profumo, la sua lingua che cerca la mia…il ritorno al mondo reale è lento, soffuso, i nostri sensi sono ancora e inevitabilmente concentrati su di noi…l’unico suono che per noi esiste è quello del nostro cuore, quello del nostro respiro...

Ecco perché stavolta percepisco qualcosa che non va!!!

Un sottofondo strano, che non dovrebbe esserci, mentre il bacio sta per finire…dovrebbe esserci silenzio intorno a noi, non…non la musichetta di UFO ROBOT???!!!!

Il dubbio di stare dando di testa svanisce quando mi rendo conto che la sente anche Hana, che anzi rialza il volto di scatto, con espressione stupefatta.

"Ma cosa diavolo…?!".

Pochi secondi e si sente anche l’inno americano.

Perfetto: le musiche di Ufo Robot e dell’inno americano che si intrecciano…

"Che diavolo succede?!" si altera Hanamichi.

Ma la spiegazione può essere una sola.

"Do’aho, ti sei dimenticato di spegnere i cellulari!".

"AAAAAAARGHHHH!!!!!!!!!!!!!!".

 

Fine (per ora ^^)

 

L’ho detto anche nel disclaimer, ma preciso che Nobuo Terashima e Takumi sono personaggi del bellissimo "Nana" di Ai Yazawa e così i Black stone (Blast) sono il gruppo musicale di cui si parla in questo manga (ok, ci sono anche i Trapnest, ma io preferisco i Blast! ^_- ) e anche il nome del locale "Club Z" compare nella medesima opera.

 

 


 

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