Pairing : SenMit, RuHana

Disclaimer:

Nonostante tutti sappiano a chi appartengono i personaggi di Slam Dunk, lo devo ancora ripetere? Vabbè... sono di esclusiva proprietà di Inoue-sensei, tranne Mitchi che è mio!!** No! Aspetta... Hisashi caro caruccio, posa quella mazza da baseball... ma da quando sei passato a questo di sport? Ok, il tentativo di cambiare di argomento non ha funzionato, eh?^^'''... Ehm, anche Mitchi è del sensei. T.T

Dediche :

A Phily, Aimi Fantasy ed Elyxyz che hanno avuto il coraggio di commentare ste robe che, non so nemmeno io perchè^^''', ogni volta diventano sempre più di una tristezza immensa... Le ringrazio calorosamente! :inchino

Note :

E' bello (oppure è da pazzi?) quando l'ispirazione di una fan fiction ti arriva da un'unica scena, e per scrivere quell'unica scena, te inventi di ogni in modo da poterla inserire in un contesto dove abbia un senso! Bhe... il seguente scritto è nato proprio così!^^'''

Ah! Se ne avete voglia, provate a indovinare qual'è la scena a cui mi riferisco!^^

Buona Lettura!




Alla ricerca solo di un po' d'amore...

di Cioppys


Capitolo 1

POV.MITSUI

Cammino per strada, immerso nel rumore frastornante della città. E' una serata limpida, praticamente priva di nuvole. Nel cielo però, a causa della forte illuminazione, è impossibile osservare le stelle che popolano l'intero universo. Non se ne vede nemmeno una... Fortunatamente, tra le alte vette dei grattacieli di Tokyo, si riesce invece a scorgere la luna. E' là, nel cielo blu della notte, circondata da quell'alone bianco che la caratterizza e la rende ancora più splendente, bella e incantata...

Socchiudo le palpebre e l'ennesima lacrima solca il mio viso, staccandosi dall'angolo dell'occhio sinistro dove ha visto la luce, per morire appena tocca il duro asfalto di cui è composto il marciapiede. La sua vita è così breve ed essenziale che la invidio... pochi secondi e tutto è finito. Niente in confronto alla mia, che dura da ormai la bellezza di ventisette anni e che è costellata solo da sofferenze, delusioni e sogni infranti...
Quanto darei perchè tutto finisse in questo momento....

Il forte strido di una fretanata mi blocca sul posto. Osservo alla mia destra in tempo per vedere una macchina che si avvicina a tutta velocità. Chiudo gli occhi.

Che sia arrivato il mio tempo? E' la fine che tanto attendevo e bramavo... che desideravo?

Ma non succede niente...

"Ma guarda dove cammini, razza di idiota!!"

Sollevo le palpebre e mi ritrovo il conducente fuori dal finestrino a sbraitare nella mia direzione. La macchina si è fermata a pochi centimetri dalle mie gambe... meno di mezzo metro più avanti e sarebbe stato sufficiente...

Rimango fermo dove sono, non intenzionato a fare un passo. L'uomo allora inserisce la retro per allontanarsi quel che basta da me, per poi passarmi di lato continuando a imprecare. I conducenti delle due macchine successive a quella che stava per investirmi passano allo stesso modo, suonando a tutto spiano il clacson delle loro autovetture.

Forse oggi non è il giorno giusto per porre fine a questa vita insulsa...

Riprendo il cammino, testa bassa a fissare i miei piedi, che si muovono di una lentezza disarmante. Loro conosco la strada da percorrere, mi porteranno dove sono diretto, ed è quindi inutile osservare la strada che si snoda davanti a me. Urto diverse persone sul mio tragitto, le quali lanciano i più disparati insulti ma non me ne curo affatto...

Il tempo che trascorre è relativo, e non so quanto impieghi a raggiungere l'entrata del palazzo dove abito. Il quartiere non è certo dei migliori. Decisamente malfamato... ma non ci possiamo permettere altro con i nostri miseri stipendi. E' già tanto se riusciamo ad arrivare a fine mese...

Salgo le scale appoggiandomi alla balausra scricchiolante. Uno di questi giorni sicuramente si staccherà... Raggiungo l'ultimo piano e mi appresto ad entrare nell'appartamento.

Trovo mio cugino al solito posto: seduto sul divano davanti alla televisione, a seguire una partita di basket. Il suo è decisamente un chiodo fisso.

Lo vedo buttare un'occhio verso l'entrata, ma non dice niente. Lui è uno di poche parole, e penso che il mio volto dica già abbastanza da solo quello che è successo stasera.

Mi levo le scarpe lasciandole all'entrata e poso la giacca sull'attaccapanni di fianco. Mi appresto a raggiungere la mia camera, situata in fondo al corridoio, quando mio cugino si decide a sputare la sua ennesima sentenza...

"Te l'avevo detto che non era il ragazzo per te..."

Ecco. Il colpo di grazia è arrivato. Sa di essere l'unica persona sulla quale possa appoggiarmi ma nonostante questo non evita di farmi pesare la situazione, già troppo onerosa da portarmi sulle spalle... Di certo non mi aspettavo che mi consolasse, ma almeno speravo che evitasse di infierire in questo modo.

Non rispondo alla provocazione, anche perchè non saprei che dire. Entro nella mia stanza e mi ascio cadere sul letto disfatto.

Quanti giorni è che non lo rifaccio? Dall'ultima sera che lui è stato qui, mi rispondo. Da quella stessa sera che capii che c'era qualcosa che stava disgregando il nostro rapporto. Da quella stessa sera che lui se ne andò e non si fece più sentire... fino ad oggi.

Quasi tre settimane di silenzio assoluto. Ogni mio messaggio, telefonata, invito inascoltato. E meno di un paio di ore fa la sua chiamata. Solo una frse: 'Ci vediamo al solito posto'. Non mi piaceva affatto il tono di voce con cui le ha pronunciate... e quando l'ho visto in compagnia di quell'alto ragazzo dai corti capelli neri e gli occhi dello stesso colore, il mio cuore ha perso un battito...

E ancora una volta la storia si è ripetuta.

Un rimpiazzo. Ero solamente un misero rimpiazzo di un ragazzo che lui ancora amava e non aveva mai smesso di aspettare. Uno semplice svago, un passatempo... un oggetto con cui divertirsi.

Non c'è stato bisogno di molte parole, anzi, praticamente non c'è stato bisogno di nessuna parola per farmi capire come realmente stavano le cose. Mi è bastato vedere le loro mani intrecciate saldamente l'una con l'altra, e io ho toccato per l'ennesima volta nella mia vita il fondo...

...Avrò ora la forza di arrampicarmi di nuovo per uscire dal baratro in cui sono precipitato?

Qualcosa mi viene lanciata sulla testa. Ho appena la forza per spostare il paio di pantaloni e sollevarla leggermente. Gli occhi di ghiaccio di Rukawa, la cui figura è appoggiata allo stipite della porta, mi osservano senza mostrare alcuna emozione.

"Smettila di piangerti addosso e cambiati"

Piangere? Tu pensi davvero che io abbia ancora la forza di piangere? Ormai le lacrime penso di averle completamente esaurite. L'ultima che avevo in corpo l'ho versata per strada...

Riappoggio la testa sul materasso lasciando che l'indumento nero me la ricopra. Sento mio cugino sospirare stizzito dal mio annullamento totale. Poi, i suoi passi che si avvicinano al letto.

"Alzati. Andiamo al Nirvana" dice schietto, senza alcuna intonazione nella voce, mentre mi leva dal capo il paio di pantaloni.

Rimango immobile, supino sul letto. Non ho nessuna intenzione di mettere nuovamente piede in quel maledetto locale. E' come se fosse la fonte dei miei guai, delle mia disperazione e del senso di vuoto di cui è costituito il mio animo. In fondo, se non ci fossi mai andato, non lo avrei mai conosciuto... e non sarei in questo misero stato...

E poi non ho nemmeno voglia di stare a guardare mentre lui colleziona l'ennesima conquista, che domani mattina uscirà dalla porta di ingresso per non farvi più ritorno.

"Vacci da solo..." sussurro, girandomi dall'altra parte in modo da dargli le spalle.

Silenzio. Mancanza di dialogo a cui dovrei essere abituato vivendo con Rukawa ormai da più di treseppellisce di più in quel profondo baratro, dove la luce fatica ad arrivare...

"Non dirmi che hai paura di incontrarlo al Nirvana?"

Sinceramente? A questa eventualità non ci avevo nemmeno pensato. E ora che me la suggerita, se c'era un minimo barlume di speranza di trascinarmi in quel posto, si è spento...

"Non pensavo che fossi una mammoletta..."

"Mammoletta a chi?!" grugnisco mentre mi alzo a sedere e lo fisso negli occhi.

Le labbra di mio cugino si incurvano leggermente verso l'alto, in quello che dovrebbe essere una specie di sorriso. Non devo reagire. Mi sta semplicemente provocando. Il basta*do lo sta facendo apposta perchè sa che nonostante tutto ho anch'io un minimo di orgoglio personale... e lui lo sta punzecchiando a dovere per farmi fare quello che desidera...

"Se ti ha lasciato non ha fatto altro che bene... Chi lo vorrebbe uno senza spina dorsale..."

Io... io sarei senza spina dorsale?!

"Bhe? Non è forse vero?" mi dice Rukawa osservandomi negli occhi "Tu come lo definiresti uno che si lascia andare in questo modo deplorevole?"

Hisashi, resta calmo. Non dargliela vinta anche stavolta...

"Se non hai niente da dire in tua discolpa, vuol dire che è la verità..."

"Guarda che non ho affatto paura di vedere Shini'chi!!"

"Allora muoviti a cambiarti" ed esce chiudendo la porta alle sue spalle, soddisfatto per avermi fregato l'ennesima volta.

*

Perchè sono così imbecille? Me ne dovevo stare a casa!!

Possibile che più una persona non la vuoi vedere e più te la ritrovi davanti?

Siamo arrivati al Nirvana e già subito all'entrata la prima doccia fredda. In fila per entrare nel locale, proprio davanti a noi, stanno Shini'chi e il suo ragazzo. Sono lì che si tengono per mano, che si scambiano qualche parola e qualche bacio, dolce o appassionato.

Nonostante vorrei far finta di niente, ignorarli come meriterebbero, non riesco a staccare gli occhi da loro. E mi faccio solo più male. Vorrei anche andarmene, ma non ne ho il coraggio. Se lo facessi darei la soddisfazione non solo a Shini'chi di vedermi scappare, ma anche a Rukawa, che sicuramente non perderebbe l'occasione per sottoliniare pungentemente che quanto ha detto a casa corrisponde a verità...

Finalmente, non senza un certo sforzo, riesco a distogliere lo sguardo, abbassandolo sui miei piedi. Attendo così il nostro turno per entrare, cercando di non pensare a niente... peccato che la mia mente faccia esattamente il contrario.

I ricordi si fanno prepotentemente strada nella mia testa, e non potevano che riguardare gli ultimi sette mesi passati con Shini'chi.

Lo conosciuto proprio in questo locale, una sera d'autunno. Stavo seduto su uno sgabello, appoggiato con i gomiti ad un alto tavolino, e osservavo distrattamente il fiume di persone che andavano avanti e indietro. Mio cugino, come al solito, era in giro a cercare la sua avventura di una sera, lasciandomi solo in compagnia del bicchiere che mi rigiravo meccanicamente tra le mani.

Ad un tratto, qualcuno si sedette sullo sgabello a fianco al mio. Non ci feci più di tanto caso, continuando a far vagare gli occhi sulle persone che affollavano la sala. Non stavo osservando niente di particolare e non ero alla ricerca di nessuno. Il mio era solamente un modo per passare il tempo.

Comunque, in quelle persone, qualcosa i miei occhi notavano, facendomi nascere nell'animo una certa invidia per una situazione che non riuscivo in alcun modo a cambiare.
Alcune coppie in quel locale non erano il frutto di una semplice passione o attrazione fisica. Lo vedevo nei loro occhi, che non luccicavano solo di desiderio, ma di qualcosa di decisamente più profondo e... bello. Quello che però più invidiavo era il fatto che quella stessa luce albergava anche negli occhi del loro partner... E per una persona che ha sempre vissuto amori a senso unico, senza mai essere in alcun modo ricambiata, è forse il desiderio più grande vedere quella luce negli occhi della persona amata...

Non mi ero mai sentito incompleto come quella sera...

Lo sguardo rattristato insieme al lungo sospiro che feci, furono ben notati dalla persona seduta al mio fianco, la quale iniziò a parlare.

Rimasi colpito da Shini'chi praticamente da subito.

Nonostante avesse la mia età, sembrava molto più grande e più maturo. Il suo modo di fare aveva un che di catalizzante. Era difficile non rimanere ad ascoltarlo, anche perchè avevo l'impressione che capisse appieno quel senso di ineguatezza che provavo. Adoravo passare il tempo in sua compagnia. Inoltre, la gentilezza e la quantità enorme di attenzioni che riversava su di me, mi fecero sentire sicuro e protetto per la prima volta in vita mia.

Rukawa, invece, mi mise da subito in guardia, avvertendomi di stare attento, di non fidarmi troppo di lui, perchè quel suo comportamento sembrava finalizzato solo ad ottenere una cosa, oltre che nasconderne degli altri di fini. Inoltre continuava a ribadire che gli anni se li portava proprio male...

Naturalmente, da imbecille quale a volte sono, non ascoltai nemmeno uno dei suoi consigli, e dopo solo un mese, mi lascai andare completamente, concedendogli tutto di me stesso.

Mai cosa fu più sbagliata, perchè lentamente, col passare dei mesi, iniziai a provare qualcosa per lui, senza rendermi conto che in realtà non ero affatto ricambiato. Riponevo così tante speranze in questa relazione da essere così ottuso di non accorgermi delle cose più evidenti, che in altre occasioni mi sarebbero subito saltate all'occhio...

Io c'ero solo come e quando voleva lui e questa era una cosa su cui non voleva sentire discussioni. I nostri litigi si concludevano sempre con una mossa da parte mia, che mi decidevo a mettere da parte l'orgoglio pur di non compromettere la nostra relazione. I discorsi diminuivano con il passare del tempo, rimpiazzati da silenzi disarmanti che ci rendevano ancora più intransigenti l'uno con l'altro. Infine, non sentendomi più tanto sicuro, iniziavo a chiedere delle conferme, e il non riceverle mi metteva ogni volta più in ansia, ansia che poi scaricavo nuovamente su di lui, in un circolo vizioso...

Alla fine sembravamo due perfetti sconosciuti, tanto non ci comprendavamo e intendevamo più...

Eppure, io tenevo a lui. Ci tenevo veramente... o era solo un disperato bisogno di amore?

"Ci vogliamo muovere?"

Alzo la testa di colpo, scosso dalla voce sconosciuta giunta dalle mie spalle. La fila davanti a me è completamente sparita, e non c'è traccia nemmeno di mio cugino.

"Allora, bell'addormentato?" si lamenta il tipo dietro di me.

Vedendo che non reagisco e non mi muovo di un passo, mi arriva una forte spinta sulle spalle, che mi sbilancia in avanti. Rischio di perdere l'equilibrio e finire faccia a terra, ma in qualche maniera riesco a rimanere in piedi. Però, il modo rude di sto arrogante mi dà letteralemte sui nervi...

"Prova a mettermi un'altra volta le mani addosso e vedi che cosa ti faccio, idiota!" gli intimo, fissandolo inviperito negli occhi.

Lui non sembra molto gradire la mia reazione, anzi, non la gradisce e basta. Subito si fa avanti e si piazza di fronte a me. Solo ora mi accorgo che sto tipo dai corti capelli rosso fuoco mi supera di un bel dieci centimetri in altezza. Ma non mi faccio di certo indimidire... sono abituato a fare a botte, anche con gente più grande e grossa di me...

"Ehi! Voi due!" urla il buttafuori del locale "Provate solo a toccarvi qui davanti e chiamo la polizia!"

L'idea non deve piacere a nessuno dei due visto che dopo alcuni sguardi infuocati ci allontaniamo l'uno dall'altro.

Raggiungo mio cugino, già entrato nel locale, il quale non mi chiede niente su come mai non fossi dietro di lui. Conoscendolo, la cosa non mi stupisce più di tanto...

Rukawa si volta verso di me e mi lancia un'occhiata, come a dirmi 'ci vediamo in giro', per poi allonatanarsi nelle luci soffuse del Nirvana, alla ricerca di qualcuno con cui passare la serata e, probabilmente, l'intera notte.

Lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo, e non mi dovrei stupire, ma per una volta avrei voluto la sua compagnia... almeno questa sera in cui mi sento così triste e solo.

Mi inccammino verso il bar, deciso a darmi all'alcol, nella speranza che mi aiuti a dimenticare, anche se ne dubito fortemente. Chiedo una birra, dopo di che mi appresto a cercare un posto dove sedermi per osservarmi svogliatamente in giro, in attesa del ritrono a casa.

Dopo parecchi minuti, trovo finalmente un tavolino libero ai bordi della pista da ballo, e mi accomodo sull'alto sgabello. Prendo una sigaretta dal pacchetto che tengo nella tasca dei pantaloni neri a vita bassa e l'accendo.

Osservo la grande pista da ballo rotonda che si trova poco più in basso a dove mi trovo. Numerosi ragazzi la stanno occupando ballando al ritmo della musica rock a tutto volume che il dj fa suonare attraverso gli autoparlanti. Questi fortunatamente sono posizionati in modo che il suono sia diretto verso il centro della pista, così che le varie persone sedute ai tavolini, pressocchè tutti occupati da coppie che parlottano tra di loro, non debbano sgolarsi per farsi sentire. In fondo è un luodo dove poter fare conoscenze, anche se sui divanetti posti al limitare dei muri perimetrali si trovano quelle persone che preferiscono fare conoscenza senza usare le parole...
Alzo la testa e guardo i ragazzi appoggiati alla ringhiera del soppalco rotondo che si affaccia direttamente sulla pista. Sono tutti intenti a guardarsi in giro alla ricerca di qualcuno con cui passare la serata, sempre che non siano già in dolce compagnia.

Nonostante la folla immensa che popola il maggiore locale gay della zona di Roppongi questo venerdì sera, io mi sento così terribilmente solo, come se tutto ciò che mi circonda in questo momento nemmeno esistesse...

Spengo la terza sigaretta della serata e svuoto il bicchiere con un'ultimo sorso. Osservo l'orologio e mi dispero nel vedere che è passata solo un'ora da quando sono entrato in questo posto... e io ne ho già piene le scatole!

Lascio lo sgabello sul quale ero seduto e mi dirigo verso il bagno, guardandomi in giro nella speranza di trovare mio cugino, anche se sarà un'impresa scovarlo qui dentro. Normalmente è lui che mi trova, perchè sa che sono sempre seduto ad uno dei tavolini ai bordi della pista.

Salgo la grande scala a chiocciola che porta di sopra, con l'intezione di usare il bagno che si trova al primo piano. Quello al pianterreno è sempre strapieno, e non ho la minima intenzione di fare a spintoni per entrarci.

Ad un certo punto, passando in mezzo a un gruppo di persone, sento una mano posarsi sul mio sedere e palparmelo. Immediatamente mi volto con una gran voglia di prendere a pugni lo st*onzo che ha osato mettermi le mani addosso... ma come diavolo si permette?

"Su! Non mi sembra il caso di agitarsi tanto. In fondo il mio era un semplice apprezzamento..." mi dice lui notanto la mia rabbia, senza minimamente scomporsi.

"Adesso te lo faccio io l'apprezzamento... sulla faccia e a suon di pugni!!"

So benissimo che se dovessi provocare una rissa, mi buttano fuori a calci dal locale... ma in fondo non aspettavo mica altro che uscire da questo posto? Così ho la scusa per giustificarmi con Rukawa...

Alzo il braccio destro pronto a colpire l'avversario quando...

"Ehi, Ehi! Non c'è bisogno di litigare!"

E sto razza di essere non identificato dai capelli a punta che diavolo vuole ora?!

"Levati!!" gli intimo, liberandomi con uno strattone dalla sua mano che mi ha afferrato il polso.

Intanto, un buttafuori del locale probabilmente insospettivo dal mio comportamento che non presagisce nulla di buono, si è avvicinato minacciosamente. Non faccio in tempo a rendermene conto che mi ha già afferrato un braccio per torcerlo dietro la mia schiena, e senza sapere come, mi ritrovo con la faccia schiacciata addosso alla colonna ruvida a fianco della scala.

"Ite!" esclamo, quando sento la spalla iniziare a farmi male a causa della posizione non proprio consueta.

"Aspetta! Lui non ha fatto assolutamente niente!"

Il ragazzo dagli strambi capelli si rimette nuovo in mezzo. Sento che parla con il buttafuori, ma non capisco che cosa si dicano, essendo troppo concentrato a sopportare il dolore... se non molla la presa questo mi sloga la spalla!

Come ad esaudire il mio desiderio, la mano allenta la stretta fino a lasciarmi. Subito muovo un po' il braccio per riprendere la sensibilità, e mi massaggio la scapola. Ma, tempo nemmeno dieci secondi, vengo nuovamente trascinato via per la maglietta attillata senza maniche bordò che indosso.

"Ehi!! Mi vuoi spogliare?!" sbraito all'indirizzo di quello che si è intromesso in tutta la faccenda senza che nessuno gliel'abbia chiesto.

Lui si ferma e mi osserva. Forse ora nota che mi sta letteralmente strappando la maglietta di dosso!

"Bhe... non è una una brutta idea, visto il fisico che ti ritrovi..." dice sorridendo, mentre me la risistema... e mi tasta pure il petto!

"M-ma che diavolo stai facendo?!" gli allontano le mani.

Il suo sorriso diventa decisamente malizioso, e capisco che è arrivato il momento di levar le tende. Non voglio nessuna seccatura stasera...

Gli do' le spalle e riprendo il tragitto verso il bagno. Arrivo finalmente a destinazione ed entro in uno dei cessi. Preferisco non usare quelli a muro, in quanto in questi posti gli occhi sono spesso puntati sulle parti basse... e non sopporto essere osservato in certi momenti!

Finisco quello che devo fare ed esco...

"Certo che sei un po' scortese! Io ti ho aiutato e tu nemmeno mi ringrazi?"

...e sul muro di fianco alla porta, beatamente appoggiato con la schiena, chi mi ritrovo?

"Grazie!" dico al ragazzo dai capelli a punta decisamente seccato "Ora ti puoi levare dai piedi!"

Il suo sorriso svanisce. Forse non si aspettava una reazione così da parte mia, ma io spero che questo lo faccia desistere di provare ad abbordarmi! Non sono proprio in vena di avere gente intorno che cerca in tutti i modi di conquiestarsi le mie grazie...

Ritorno al piano di sotto e stavolta sono più fortunato a trovare un tavolino. Mi siedo nuovamente rimettendomi ad osservare la fiumana di gente che si scatena in pista, accendendomi un'altra sigaretta...

Odio questo posto... e allora perchè diavolo ci sono venuto?

Se sono qui è solo a causa di Rukawa, lui e le sue idee del cavolo!

Anche se... a pensarci bene, se fossi rimasto a casa ora sarei sul letto nuovamente a compiangermi. Qui invece, in mezzo alla gente, mi impongo severamente di non lasciarmi andare...

Qualcuno si siede sullo sgabellino al mio fianco, posando sul tavolino due bicchieri di birra.

"Ancora tu?!"

Non ci posso credere!! Altro che desistere! Questo è ripartito alla carica più di prima!!

Sospiro pesantemente, chiudendo la faccia tra le mani e massaggiandomi stancamente le tempie. Poi mi lascio cadere all'indietro, appoggiandomi allo schienale dello sgabello.

Per la prima volta osservo veramente il ragazzo che mi sta di fianco...

Subito noto il sorriso solare che si allarga sul viso, e i profondi occhi azzurri che mi guardano vivaci. Le sopracciglia fini poi rendono il suo sguardo ancora più accattivante e marcato. La sua pelle chiara crea un delicato contrasto con i capelli neri, sollevati contro ogni forza di gravita verso l'alto da quintali di gel. Le punte create mi ricordano molto gli acueli di un porcospino... Decsisamente più alto di me di qualche centimetri, è snello, ben fatto e proporzionato. Spalle larghe e torace muscoloso, non molto nascosto da una maglietta senza maniche attillata, che ne disegna ogni singola forma e che risalta ancor di più i suoi occhi essendo dello stesso colore. Sotto, invece, indossa un paio di pantaloni bianchi che gli fasciano maglificamente le gambe toniche, e terminano a campana, allargandosi su un paio di scarpe sportive azzurre.

Non posso dire che non sia un bel ragazzo...

"Che vuoi?" gli chiedo, visto che lui non ha ancora spiaccicato parola.

"Semplicemente parlare per conoscerci un po'..." allarga ancora di più il sorriso "L'ottanta per cento delle persone che è nel locale è qui per questo..."

"Bhe, io sono del restante venti... quindi fai meglio a cercarti qualcun'altro..."

"E' perchè sei qui in compagnia?"

"Si..."

La mia risposta secca sembra finalmente farlo desistere. Dal suo volto è sparito quel sorriso che tanto lo caratterizzava. Con una mano si massaggia dietro la nuca, alla base del collo, dove si trova l'attaccatura dei capelli, mentre quei cristalli azzurri dei suoi occhi vagano incerti per il locale.

Sinceramente? Ora che lo vedo deluso mi sento in colpa per avergli dato quella risposta. E' vero che sono qui in compagnia, ma non quella che pensa lui...

"Mio cugino, probabilmente, è su qualche divanetto con la sua ultima conquista..." aggiungo.

A questa puntualizzazione il suo volto si illumina di nuovo. Ora ripartirà alla carica, e non so se dovrei essere contento o pure pentirmi per aver messo i puntini sulle i...

"Quindi non ti dispiace se rimango qui, vero?"

Ecco. Sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questa domanda. L'idea che questo adesso ci provi spudoratamente in tutti i modi non è che mi alletti molto, ma se rimane solo per fare due chiacchere non ci vedo niente di male... e poi almeno passerò il tempo un po' più piacevolmente, visto che stare semplicemente a guardare gli altri è decisamente noioso.

Così gli faccio un cenno negativo con la testa.

"Akira Sendoh" e mi porge la mano.

"Hisashi Mitsui" gliela stringo.

"Vuoi?" fa scivolare verso di me uno dei due bicchieri di birra "Ne ho preso uno in più nella speranza che tu avresti accettato la mia compagnia..." sorride.

Io sono decisamente titubante ad accettare l'offerta. Non so proprio se sia il caso...

"Guarda che non l'ho drogata..." mi sussurra nell'orecchio, con tono decisamente scherzoso.

Mi volto a fissarlo negli occhi un momento, ritrovandomi così il suo viso a pochi centimetri dal mio. Basterebbe un minimo movimento per annullare quella distanza insignificante che separa le nostre labbra, lo so, ma non mi allontano, incantato da quello sguardo penetrante.

Ha degli occhi proprio belli...

Ad un certo punto vedo che accenna a protendersi verso di me. Subito mi tiro indietro voltandomi verso il tavolo. Afferro il bicchiere di birra e faccio un lungo sorso.

Con la coda dell'occhio, vedo che si risistema sul suo sgabello a debita distanza dal sottoscritto con un sorrisetto sulle labbra. A quanto pare non si è affatto offeso per il mio rifiuto, anzi, ho come il dubbio che più la preda sia difficile da catturare più lui si diverta...

"E come mai un bel ragazzo come te non è alla ricerca di compagnia?" chiede appoggiandosi con il gomito sul tavolino per sorreggersi la testa "Non vorrai dirmi che ti hanno appena scariato!"

Istintivamente chiudo a forza entrambe le mani sul bicchiere che reggevo, e inizio a mordermi nervosamente il labbro, abbassando lo sguardo verso il basso... Possibile che mi si legga in faccia a caratteri cubitali che il mio ragazzo mi ha appena lasciato per un'altro?
Nella mia mente inizia a scorrere, come in una scena di un film, la sequenza di quanto è accaduto quella sera stessa davanti al locale che io e Maki eravamo soliti frequentare quando uscivamo... è decisamente straziante, tanto che stento a trattenere le lacrime che premono per solcare nuovamente le mie guancie, ma non ho nessuna intenzione di mostrami debole e piagnucolante, quindi le ricaccio a forza indietro... e pensare che credevo di averle consumate...

"Ehi... guarda che io stavo scherzando..." mi dice Sendoh, appoggiandomi una mano sulla spalla "Non dirmi che ci ho azzeccato..."

Chiudo gli occhi e sospiro pesantemente, cercando di svuotare la mente da una miriade di ricordi che prepotentemente cercano di riaffiorare in essa...

"Io... Scusami! Davvero! Non era mia intenzione ricordarti eventi spiacevoli... La mia sensibilità è uguale a quella di un'elefante..." aggiunge poi, veramente dispiaciuto per l'accaduto.

"Non fa niente... Non è colpa tua visto che non potevi saperlo..." lo rassicuro.

Uno strano silenzio, però, scende tra di noi. Entrambi rimaniamo con la testa bassa ad osservare il bicchiere di birra che svogaliatemente ci giriamo tra le mani. A quanto pare, l'errato intervento ha messo un po' in difficoltà il mio pretendente... ma non faccio in tempo a finire di formulare tale pensiero che devo subito cambiarlo, visto che mi sbagliavo...

"Di dove sei?"

"Di Kanagawa. Io e mio cugino ci siamo trasferiti a Tokyo tre anni fa..."

"Studio o lavoro?"

"No, famiglia. Quella di Rukawa in particolare..."

Lo vedo bloccare il bicchiere che stava portando alle labbra per fissarmi. Che non abbia capito a cosa mi stia riferendo?

"Ah, capisco..." dice infine arrivandoci, e beve un sorso "Allora vuol dire che non sono l'unico ad avere avuto problemi..."

Io penso che quasi tutti presenti in questo locale abbiano avuto almeno un problema con la famiglia a causa della propria omosessualità. I miei di genitori non l'hanno di certo accettato di buon grado, visto le immense discussioni che sono andate avanti per mesi e mesi... ma almeno non mi hanno sbattuto fuori di casa come è successo a mio cugino, il quale non è stato decisamente molto furbo a farsi beccare sotto le coperte con uno...

La nostra conversazione continua, e così conosco un po' meglio il mio interlocutore.
Al contrario di me che sono un semplice operaio in un cantiere edile, sempre in cerca di qualcosa di meglio, lui lavora come geometra in uno studio tutto suo. Si dice molto soddisfatto di quello che fa, anche perchè gli piace. Bhe, ci credo. Io non mi trovo molto bene proprio per questo fatto, oltre ad essere strasfruttato...
Vengo a conoscenza anche dei suoi passatempi preferiti, il basket e la pesca. Se sul primo ci troviamo d'accordo, visto che quando andavo alle superiori facevo parte del club della scuola, sul secondo sono un po' perplesso. A parte che non mi attira più di tanto, comunque non ce lo vedo molto su una banchina del mare con in mano una canna da pesca. Sendoh dice che è rilassante rimanere fermo ad ascoltare il mare, e sono d'accordo, ma l'idea di essere lì e magari non pescare assolutamente niente mi farebbe solo innervosire...
Ama molto la musica, e quindi gli piace ballare. Più di una volta durante la serata mi ha proposto di scendere in pista a scatenarci, ma io ho sempre rifiutato considerando il fatto che è facile che lui allungi un po' troppo le mani, visto che capita praticamente sempre. Se fosse stato un'altro giorno e avessi avuto voglia di divertirmi e fare nuove conoscenze, non avrei sicuramente declinato tale offerta... ma oggi è proprio impensabile visto l'umore che mi ritrovo...

Parlando, però, ho notato una cosa. Mi sento pienamente a mio agio con lui, nonostante sia di pessimo umore. E non è poco visto come divento scontroso... Prima mi ha anche afferrato la mano in un gesto affettuoso. Al momento glielo lasciata prendere, scosso da quel calore umano che ho sentito, ma soprattutto da quella strana sensazione che ho provato. E' stato come se all'interno di quel cerchio di isolamento che mi sono costruito intorno stasera, lui fosse riuscito ad entrare... e non mi sono sentito più solo...

E se fosse proprio lui la metà che sto cercando?

Kami Hisashi! Adesso basta! Non è passato nemmeno un giorno da quando Shini'chi ti ha lasciato e già stai cercando un motivo per buttarti nelle braccia di un'altro?! Con che risultato poi? Farti lasciare e soffrire di nuovo?

Sono proprio un caso letteralmente disperato...

"Vedo che non ci hai messo molto a dimenticarti di Maki..."

Rukawa è in piedi davanti al tavolino, con le braccia incrociate sul petto. Noto che sposta un paio di volte gli occhi da me a Sendoh e viceversa. Probabilmente sta cercando di capire se disturba o meno...

"Andiamo?" dice giunto alla conclusione che non disturba affatto... ma anche se disturbava pensate che gliene sia fregato qualcosa?

"Di già?" domando stupito. Normalmente mio cugino si rifà vivo solo alla chiusura del locale, che avviene alle cinque, o prima se la sua conquista accetta di passare la notte con lui. Visto che è solo...

"Di già?" ripete lui "Mitsui, sono le cinque meno un quarto..."

Le cinque meno un quarto?!

Solo ora mi osservo in giro e noto che il Nirvana è ormai quasi vuoto. Le poche persone rimaste si stanno scambiando le ultime parole. Anche la musica non è più il rock a tutto volume di prima, ma un semplice sottofondo che invita i presenti ad incamminarsi verso l'uscita.

Possibile che siano passate quasi quattro ore senza che me ne sia reso conto?

Si, possibilissimo visto come ero preso da Sendoh...

Questo ragazzo è riuscito non solo ad attirare la mia attenzione e a farmi passare una piacevole serata in compagnia, cosa che pensavo impossibile stasera, ma è riuscito a farmi desiderare di poterlo incontrare ancora, anche solo per parlare e non sentirmi più solo...

Quando però mi volto a guardarlo, ho un'amarissima sorpresa.

Sendoh sta fissando Rukawa. Il suo sguardo scorre su tutta l'alta figura di mio cugino e nei suoi occhi leggo chiaramente una sola cosa: voglia di conquistarlo, di averlo e farlo suo.

Nel mio animo qualcosa si incrina, e una piccola luce si spegne, lentamente, come soffocata dalla consapevolezza di un'altra delusione... ma delusione di che? Non è successo praticamente niente tra me e Sendoh! E allora perchè nel mio cuore albergava quella piccola luce di speranza? Bhe, in fondo questo ragazzo mi piaceva, e molto...

Sospiro, per poi alzarmi dal mio posto e portarmi vicino a Rukawa. Solo quando entro nella sua visuale, Sendoh si accorge che stiamo per andarcene...

"Non mi lasci nemmeno il numero di telefono?" mi chiede.

Il fatto che lui stia spostando continuamente lo sguardo da me a mio cugino mi mette addosso una certa tristezza. Che mi voglia usare come tramite per rivederlo? Se fino a cinque minuti fa glielo avrei lasciato, ora ho seri dubbi a farlo...

"Ho capito..." dice infine Sendoh deluso, capendo che non ho intenzione di lasciargli proprio un bel niente "Spero di rivederti... e magari di poter passare ancora un po' di tempo con te, sempre che tu ne abbia voglia..."

Ora, che nessuno mi venga a chiedere perchè diamine ho posato il biglietto con il mio numero di cellulare sul tavolino visto che non lo so nemmeno io!!

Il viso di Sendoh si illumina. Prende il biglietto in mano e lo rigira un paio di volte, per poi regalarmi uno splendido sorriso. Si avvicina a noi due e subito si presenta a Rukawa, il quale risponde con il suo solito monosillabo di quando non ha niente da dire, visto che l'altro conosce già la sua identità. Rimango infastidito da questo suo comportamento, ma non da quello successivo che mi lascia completamente spiazzato. Infatti, prima di andarsene, Sendoh non perde l'opportunità di posarmi un bacio sulla fronte, sussurando che si sarebbe fatto sentire al più presto per organizzare un'uscita...

Che abbia sbagliato a giudicare le sue intenzioni? Forse non è affatto vero che gli interessa Rukawa. Probabilmente è solo rimasto affascinato da lui. In fondo lui ha sempre avuto un certo successo sia tra le ragazze che tra i ragazzi, no?

*

Stupido!! Non sono altro che uno stupido!!

Nonostante quella maledetta vocina mi diceva 'lascia perdere, soffrirai e basta' io ho voluto illudermi lo stesso. Ho passato non solo una notte in bianco a pensare a Sendoh, a quanto mi avesse colpito la sua spontanietà, ma anche i successivi tre giorni a continuare ad osservare il display del cellulare nella speranza di trovarvi qualche messaggio o chiamata da parte sua. Alla fine, quando è arrivata, avrei fatto i salti di gioia, ma mi sono trattenuto. Mi ha chiesto di vederci questo venerdì, e fin qui tutto bene, ma quando poi a fine telefonata mi ha accennato al fatto di invitare anche Rukawa perchè avrebbe portato un amico, il pavimento sotto di me è completamente venuto a mancare. Quel che è peggio è che era contentissimo per la notizia della presenza di mio cugino. A quel punto il dubbio che mi stesse usando per rivederlo non mi ha di nuovo sfiorato la mente, vi si è proprio insediato perennemente!

Pensate che sia paranoico? No, non lo sono affatto. E' solo che quando i proprio sentimenti vengono continuamente calpestati dagli altri, diffidenti lo si diventa per forza.

"Ricordati che mi devi un favore..." dice Rukawa appena mi siedo a tavola, dopo aver chiuso la telefonata con Sendoh.

Alla faccia del favore che mi fai! Il solo pensiero che sabato dovrò sopportare il vedere Sendoh corteggiare te e non me, come invece dovrebbe, mi fa salire una voglia di spaccare quei pochi mobili che ci sono in questa casa! Ma perchè diavolo ho un cugino così bello?!

"Mitsui..."

"Uh?"

"Le bacchette servono per mangiare, non per infilzare il tavolo..."

Sollevo e giro di novanta gradi la mano per osservarne le punte. Sono completamente distrutte. Non mi ero nemmeno accorto di aver iniziato a picchiettarle sul piano come un forsennato...

"A quanto pare Sendoh ti piace più di quanto tu voglia dare a vedere..." commenta tornando a fissare la scodella contenente il Ramen.

"Non è vero" nego nonostante il mio comportamento degli ultimi giorni abbia dimostrato tutt'altro...

Il sopracciglio destro di Rukawa si alza a mostrare il suo scetticismo per le mie parole, mentre i suoi occhi di ghiaccio si posano sulla mia persona. Non oso contraddire questa osservazione silenziosa, e distolgo lo sguardo da lui.

"Rukawa... Non voglio che tu venga sabato..."

"E perchè no? Magari il suo amico è interessante..."

"Il suo amico è per far compagnia a me..." sussurro con profonda tristezza, ormai consapevole di come stiano realmente le cose, anche se questa affermazione è servita a ricordarmelo.

Tra di noi scende uno strano silenzio. Nella sala si odono solo i rumori che arrivano dalla strada, rumori familiari solo a chi abita in città. La luce soffusa illumina il piccolo tavolo al quale siamo seduti, creando uno strano contrasto chiaro-scuro nel locale, e lasciando alcuni angoli completamente al buio. La lampada dalla quale scaturisce ogni tanto ondeggia leggermente a causa della metropolitana, il cui percorso passa proprio sotto il palazzo che abitiamo. Nel momento in cui ciò avviene, rimando come incantato sulle ombre tremolanti degli oggetti appoggiati sopra il piano del tavolo...

"A me Sendoh non interessa" sentenzia infine, alzandosi e posando la scodella sul piano a lato del lavandino. Poi inizia a lavare e sistemare il resto delle stoviglie già presenti all'interno.

Per caso questa affermazione dovrebbe risollevarmi il morare? Il fatto che a Rukawa non interessi Sendoh non cambia affatto le cose. E l'idea di poter divenire un semplice rimpiazzo di mio cugino mi fa stare dannatamente male...

"Lo sai qual'è il tuo problema?" mi dice Rukawa continuando con il suo lavoro di pulizia "Tu ti affezioni troppo e troppo in fretta alle persone. Dovresti fregartene completamente..."

Queste parole mi suonano estranee. Come posso ordinare al mio cuore di non crearsi aspettative? Mi dispiace ma io non riesco ad essere menefregista ed egoista come lui.

E il giorno che incontrerai una persona alla quale veramente tieni, Kaede, sono sicuro che cambierai la tua opinione, e ti interesserai più alla vita dell'altra persona che alla tua...

*

"Sono in ritardo"

Osservo l'orologio sportivo che porto al polso. La lancetta dei minuti ha superato l'orario stabilito per l'appuntamento da ormai trenta minuti, ma dei due ragazzi con cui dobbiamo cenare stasera non si vede traccia.

Finalmente mi decido di fare una telefonata a Sendoh per sapere dove siano finiti. Però appena prendo il cellulare per comporre il numero sento il rombo di una moto che si avvicina. Quando guardo lungo la strada, vedo il bolide in questione eseguire manovra e parcheggiare qualche metro più avanti a noi, nel posto riservato ai motocicli. I due ragazzi che la occupano scendono togliendosi il casco...

"I miei capelli!!"

"Io te l'avevo detto di non perdere due ore a pettinarti che tanto non sarebbe servito a niente..."

Sendoh si china davanti allo specchietto retrovisore ed osserva deluso l'immagine che riflette. Si toglie i guanti e cerca di sistemare i suoi 'aculei' in qualche modo. Ho come l'impressione che ne vada parecchio fiero di quella stramba pettinatura. Intanto, l'altro ragazzo, un rossino ancora più alto e robusto di Sendoh, è indaffarato nel sistemare i suoi accessori nel vano sotto il sellino.

Strano. Ho come l'impressione di averlo già visto... ma dove?

Quando hanno concluso tutte le operazioni, finalmente si degnano di rivolgerci parola.

"Scusate il ritardo ragazzi... è che ci abbiamo messo un po' a prepararci!"

"Veramente ci hai messo TU due ore a prepararti..." ribatte il rossino all'affermazione dell'amico.

"Dettagli!" risponde il moro con un sorriso "Ma passiamo alle presentazioni: questo è il mio amico di cui vi parlavo, Hanam..."

"Ma tu sei il bell'addormentato dell'altra sera?!" lo interrompe l'altro, piantandosi davanti a me e indicandomi con l'indice.

Ora che mi è giunto un suggerimento, ricordo benissimo dove l'ho già visto. Era il rosso con cui stavo per fare a botte all'entrata del Nirvana, la stessa sera in cui io e Sendoh ci siamo conosciuti. Guarda tu quanto è piccolo il mondo...

"Sul fatto che sia bello non avevo dubbi Hanamici..." commenta Sendoh facendomi arrossire leggermente "Ma non mi sembra affatto un'idiota come avevi detto tu..."

"Ehi!! Chi sarebbe l'idiota scimmia decelebrata?!" esclamo, infuriato per l'insulto, che tra l'altro non ha nemmeno motivo di esserci.

"Scimmia decelebrata?! Senti un po'... vuoi che la dentiera te la spacchi adesso o subito?!"

"Ehi! Ehi! Calmatevi!" Sendoh si mette in mezzo in modo da separarci "Siamo qui per fare una cena romantica, mica un incontro di box... non è vero Rukawa?" si avvicina a lui e posa una mano sulla spalla, in modo da cingerlo e tirarlo a sè.

Mio cugino non sembra per niente gradire il contatto. Gli afferra il polso allontanando la mano in malo modo, per poi suggerirgli di non provare più a toccarlo. Infine, si volta ed entra nel locale senza aspettarci.

Osservo questa scena a malincuore, mentre sento un peso enorme adagiarsi sullo stomaco. Ecco un'altra conferma dell'idea che mi sono fatto, ovvero che io sono servito a Sendoh solo da tramite per Rukawa. Vorrei andarmene, ma come sempre non ne ho il coraggio...

Sarà una lunga serata di agonia...

*

La cena sta ormai volgendo al termine.

Rukawa, come al suo solito, non ha mangiato molto. Mi sono sempre chiesto come faccia a reintegrare le energie che consuma durante la giornata, visto che il cibo lo tocca appena. Al contrario, Hanamici Sakuragi, ovvero il rossino, si è abbuffato come non avevo mai visto fare a nessuno: penso che abbia assaggiato praticamente tutti i piatti che erano elencati nel menù di questo ristorante. Sendoh è stato decisamente più moderato: ha preso le sue due portate, facendole sparire dai piatti con gusto. Quello che alla fine ha mangiato meno di tutti sono stato io. Non è che non avessi fame, ma il fatto di avere di fronte Sendoh che ci provava continuamente, ma soprattutto spudoratamente con mio cugino, seduto al suo fianco, mi ha fatto letteralmente passare l'appetito. Inoltre sono stato anche quello più silenzioso, non avendo praticamente mai partecipato a nemmeno una discussione intavolata durante la cena. E' incredibile che abbia parlato addirittura meno di Rukawa, uno che normalmente con gli altri le parole non sa nemmeno cosa siano...

I due ragazzi che ci hanno invitati si sono accorti che ci fosse qualcosa che non andava in me stasera, ma non hanno osato fare domande. Mio cugino, invece, sapeva benissimo quale fosse il problema, ma figuriamoci se si interessa di come mi possa sentire in questo momento...

Nel mio silenzio, comunque, ho potuto notare qualcosa di decisamente curioso. E' tutta la sera che Rukawa non fa altro che osservare Sakuragi. Ma fin qui non ci sarebbe nulla di strano... quello che mi ha stupito è come lo osservava. Non è la prima volta che vedo mio cugino attratto da qualcuno, e conosco benissimo la luce che appare nei suoi occhi quando individua la 'preda'. Stasera, però, quella luce era completamente diversa, ma anche l'atteggiamento. Essendo uno che non ama sprecare tempo e andare subito al sodo, normalmente fissa l'altro direttamente negli occhi, senza distogliere mai lo sguardo. Con Sakuragi è diverso. Quando quest'ultimo incrociava lo sguardo esaminatore di Rukawa, lui lo distoglieva. Il più delle volte poi lo guardava di sottecchi e non direttamente. E diciamocelo, conoscendo Rukawa non è proprio nel suo stile...

Che Sakuragi gli interessi è palese, ma ho come l'impressione che stavolta questo interessamento possa andare al di là della solita attrazione fisica.

Che il colpo di fulmine sia riuscito a trapassare quel muro duro come il cemento armato ed eretto intorno al suo cuore che ormai credevo infrangibile?

A questo pensiero sorrido.

"Finalmente abbiamo la possibilità di ammirare il tuo bel viso sorridente Mitsui..."

Mi chiedo perchè Sendoh continui a farmi tutti questi complimenti...

Prima mentre mangiavamo (o meglio, loro mangiavano visto che io fissavo tristemente il piatto) con una mano mi ha sollevato il mento per portare il mio sguardo a livello del suo. A questo punto mi ha confessato che non aveva mai incotrato degli occhi così belli come i miei. Neri e profondi, ma allo stesso tempo molto espressivi e limpidi, così limpidi addirittura da potervi vedere il mio animo, all'apparenza duro, ma in realtà dolce e sensibile. Non so di che tonalità di rosso sia diventato il mio viso, ma andava letteralmente a fuoco. In più sentivo i battiti del mio cuore così forte da assordarmi e cancellare qualunque altro rumore presente all'interno del ristorante. Era come se da una pellicola di un film avessero tolto il suono, e alzato il volume ai miei battiti sempre più accellerati...

"Io vado a fare un giro in bagno..." annuncia Sakuragi alzandosi dal suo posto e avviandosi verso il fondo del locale dove sono situati.

Quando il rossino sparisce dalla nostra visuale, si alza Rukawa.

"Vai in bagno anche tu?" gli chiedo.

"Nh" per chi non lo sapesse corrisponde al 'si' di noi comuni mortali.

Perchè ho come l'impressione che in bagno succederà qualcosa tra quei due? Per sapere se il mio è un dubbio infondato o meno dovrò aspettare la loro uscita da lì...

"Mitsui... C'è qualcosa che non va?"

Sendoh mi afferra una mano e la racchiude tra le sue. Con il pollice prende ad accarezzarmi il palmo in un movimento lento e assuefante. Nonostante sia estremamente dolce e sensuale in questo momento, il suo atteggiamento mi irrita, e io ritraggo la mano. Nervoso, prendo una sigaretta e l'accendo, appoggiandomi con i gomiti sul basso tavolo e facendo perdere lo sguardo oltre la grande vetrata sulla sinistra che dà sulla strada.

Perchè diavolo deve fingersi preouccupato per me? Ha fatto lo scemo tutta la sera con mio cugino e ora è qui che vuole tenermi teneramente la mano? Che abbia capito che con Rukawa non ha speranze?

Aspriro una lunga boccata di fumo e faccio ricadere la cenere della sigaretta nel posacenere ambrato posto al centro del tavolo.

"Dovresti preoccuparti per il tuo amico invece che per me. Rukawa è passato all'attacco e non ho idea di che intenzioni abbia..." o almeno un'idea l'avrei, ma potrei anche sbagliarmi...

"Hana sa badare a sè stesso..." risponde Sendoh, fiducioso nel proprio amico, ma lui non conosce mio cugino "Ora sono in pensiero per te... Sei assente, malinconico e triste. Un po' lo eri anche al Nirvana sabato scorso, ma almeno parlavi... e soprattutto sorridevi..."

Hisashi, non lasciarti ingannare! Anche se ti sembra veramente preouccupato è sicuramente una finta, e lui è un attore bravo... dannatamente bravo! Ma come diavolo fa a fingere in quel modo? Dovrebbe andare a lavorare a Hollywood!

"E' per caso successo qualcosa con il tuo ex?" mi chiede a bruciapelo, mordendosi nervosamente un labbro.

Possibile che sia paura di perdermi quella che leggo nei suoi occhi? Sicuramente mi sbaglio, in fondo mi conosce da una settimana... E poi, Hisashi, mica dovevi mettermi in testa che sta fingendo? Perchè studi ogni sua espressione in cerca di un qualsiasi segnale che quella intuizione sia completamente errata?

"Lavoro?" continua a chiedermi Sendoh "Famiglia?" ma io non rispondo.

Sconsolato, il mio pretendente si appoggia all'indietro, tenendosi con le mani sul pavimento di legno chiaro e levigato. Io intanto spengo la sigaretta nel posacenere, sempre tenendo lo sguardo basso in modo da evitare di incrociare il suo, attento ad ogni mio singolo movimento. Ho paura che abbia intenzione di tornare alla carica con le domande, fino a quando non avrà saputo quello che gli interessa...

Se solo tornassero Rukawa e Sakuragi... Sendoh si distrarrebbe con loro...

A proposito: ma quanto ci mettono in bagno? Sono ormai passati dieci minuti...

"Allora... Ho fatto io qualcosa che ti ha ferito, vero?"

Se quella sul mio ex era a bruciapelo, questa mi ha letteralmente scottato. Proprio una bella ustione da terzo grado! Purtroppo non riesco a trattenere un sussulto, e la cosa naturalmente non sfugge al ragazzo che mi sta di fronte, il quale spalanca gli occhi consapevole di aver fatto qualcosa di sbagliato...

"Lo sapevo..." sussurra a malinquore.

Il suo viso diviene ancora più cupo. E' triste non vedere quel sorriso contagioso allargarsi sulle sue labbra, un sorriso che ti scalda nel profondo, un sorriso che sembrava così sincero da farti abbandonare ogni dubbio o incertezza...

"Ti prego, dimmi cosa ho fatto..." si avvicina in attesa di una risposta.

E che gli dovrei dire? Sei un basta*do che prima ci prova con mio cugino, usandomi da tramite, poi quando capisci che non hai speranze vieni a consolarti da me? Dovrebbe saperlo meglio di me quello che ha fatto... perchè chiedermelo?

Sempre più nervoso per questa situazione assurda nella quale mi sono andato a ficcare, prendo un'altra sigaretta dal pacchetto poggiato sul tavolo, nonostante l'abbia appena finita. Sto per accenderla quando la mano ferma di Sendoh mi blocca il polso. L'accendino mi sfugge e mentre cade per terra sul delicato palque, la calda fiammela si spegne...

"Smettila di fumare e dimmi che cosa ho fatto di male!"

Sendoh è arrabbiato, decisamente arrabbiato. Lo scorgo nei suoi occhi, simili a due cristalli azzurri chiusi in una stretta fessura formata dalle palpebre leggere. Reggo quello sguardo solo per pochi secondi, poi sentendomi in difetto lo distolgo...

"Io... Io non sono un rimpiazzo..." sussurro, stringendo i pugni e serrando gli occhi.

"Eh?"

Con un movimento mi libero dalla sua presa e mi allontano. Il mio respiro si fa più pesante e accellerato. Ho bisogno di aria, ho assolutamente bisogno di aria. Mi alzo sotto sguardo stupito di Sendoh, e mi avvio velocemente verso l'uscita del locale.

"Mitsui, aspetta!"

La voce dell'alto ragazzo mi suona lontana mentre apro la porta che mi separa dalla strada. Mi fermo sul marciapiede appoggiandomi con le mani sulle ginocchia leggermente piegate. Cerco di riacquistare regolarità nel respiro, rallentandolo, ma non ci riesco. Ad un certo punto mi accorgo che sto piangendo. Le lacrime solcano il mio viso e io con la manica della camicia nera cerco di cancellarle.

Perchè mi sento così male? Perchè sento una forte fitta nel cuore? E' come se qualcuno ci avesse infilzato un lungo ago, trapassandolo a parte a parte... e quel qualcuno è Sendoh. E' a causa sua se sto nuovamente versando queste lacrime, se sto soffrendo, se mi sento nuovmente trattato come un oggetto di cui la gente si serve esclusivamente per divertirsi. Non sono io quello che veramente cercano, sono solo un maledetto passatempo... e io non riesco più a sopportarla questa situazione!

Quando arriverà il mio di turno? Quando non sarò più un rimpiazzo?

Quando arriverà qualcuno che mi ami veramente e solamente per quello che sono?

Una mano si posa sulla mia spalla facendomi sussultare. Aspetto a voltarmi perchè ho paura, paura di incontrare nuovamente i suoi occhi di ghiaccio che mi guardano senza che al loro interno scorga quella luce d'amore che tanto bramo...

Faccio un lungo sospiro, e finalmente mi decido ad affrontare la persona dietro le mie spalle, scoprendo che non è Sendoh, anche se il colore delle iridi è molto simile...

"Rukawa..."

"Sei proprio un caso senza speranza..."

Come sempre le parole di conforto da parte sua si sprecano, dandomi quello che si chiama il colpo di grazia. E io non rispondo più delle mie azioni...

Mi volto di scatto facendo partire un pugno che lo colpisce in pieno volto, sullo zigomo. Anche il mio secondo colpo va a segno. Il terzo però viene fermato da Sakuragi, accorso in aiuto di mio cugino, piegato in due sull'asfalto a causa del secondo pugno che l'ha centrato in pieno stomaco.

"Dannazione Mitchi! Ma che diavolo ti è preso?!" mi urla nell'orecchio il rosso, mentre cerca di bloccarmi entrambi i polsi dietro la schiena.

"Il mio nome è Mitsui!!" urlo indemoniato, riuscendo a liberare il braccio destro dalla sua presa "Quante volte te lo devo ripetere scimmia?!"

Con la mano libera riesco a spingerlo indietro, facendogli perdere così l'equilibrio. Lui cade con la schiena sul duro asfalto con un tonfo secco. Per mia fortuna libero l'altro braccio prima che mi trascini con lui a terra.

Senza sapere quale possa essere la mia meta, inizio a correre.

Fine Primo Capitolo


*Owari Primo Capitolo*

Hana: Questa Fan Fiction non va bene!! E' da rifare completamente!!

Cioppys: Uh? E che c'è che non va?

Hana: Quello sdentato che mi atterra?! Ma ti rendi conto di quello che hai scritto?!

Mitchi: Perchè? Lo credi così impossibile scimmia?!

Hana: Certo che è impossibile!! Atterrare il Tensai?! Ma stiamo scherzando?!

Mitchi: Se qui c'è uno scherzo, quello sei tu scimmia... della natura!

Hana: Cosa?!?!?! Ripetilo se hai il coraggio!!

Mitchi: La scimmia rossa è uno scherzo della natura... contento?

Hana: Grrrrr... Ora le prendi sdentato!!

Cioppys: Sentite, io dovrei andare avanti a scrireve, potreste litigare da un'altra parte?

*Hana e Mitchi sono troppo impegnati a darsele di santa ragione per ascoltare Cioppys*

Cioppys: Io questi prima o poi li ammazzo... ¬.¬


***

Capitolo 2

POV.SENDOH

"Mitsui, aspetta!"

Perchè? Perchè sta scappando da me? Io non capisco...

Mi alzo prontamente per gettarmi al suo inseguimento. Voglio chiarire il problema insieme a lui, anche se non mi sembra molto propenso a farlo.

"Akira... dove stai andando?"

Hanamici e Rukawa, di ritorno dal bagno, mi intercettano a qualche passo dal basso tavolo dove abbiamo consumato la nostra cenetta romantica, anche se visto come stanno andando le cose romantica forse non dovrei proprio dirlo. Questa serata che doveva essere assolutamente perfetta sta andando decisamente a rotoli... o almeno per quanto mi riguarda. Infatti subito l'occhio mi cade su un particolare: le loro mani sono intrecciate l'una con con l'altra.

Fisso il mio amico e sorrido malizioso... a quanto pare avevo visto giusto.
Che ad Hanamici sarebbe piaciuto Rukawa non avevo dubbi. La sua bellezza è senza euguali, ma ero certo che il suo carattere chiuso e riservato avrebbe stuzzicato la curiosità e l'interesse del rossino. Hana è un casinista, un vero tornado, e per equilibrare questa sua esuberanza cosa c'è di meglio se non un ragazzo come Rukawa? E' proprio vero che gli opposti si attraggono...
Per quanto riguarda Rukawa, bhe, non avevo la certezza che potesse ricambiare l'interesse, ma quando ho notato gli sguardi che gli lanciava non ho più avuto dubbi. Hanamici aveva fatto colpo, decisamente! E il vederli qui mano nella mano conferma le mie supposizioni...

Hana, notanto il mio sorriso, abbassa la testa imbarazzato cercando di biascicare qualche parola, senza però ruscirci. Nonostante si voglia far passare per un duro, è innegabile la sua timidezza in queste cose, che è di una tenerezza disarmante... lo dico io che ne sono stato affascinato per molto tempo!

"Dov'è mio cugino?"

La domanda di Rukawa giunge al momento giusto. Troppo felice per Hanamici, mi stavo completamente dimenticando di Mitsui... e cosa non può essere più grave di questa!

"Ecco..." inizio a parlare, spiegandogli in poche parole l'accaduto. Ora spero che almeno Rukawa possa dirmi quale sia la mia colpa, ma rimango deluso...

Il ragazzo sospira leggermente e, senza dire una parola, si avvia verso l'uscita del locale. Io e Hanamici rimaniamo per qualche secondo fermi imbambolati ad osservarlo mentre si allontana, poi decidiamo di seguirlo. Peccato che resosi conto di averci alle spalle Rukawa ci chiede di aspettarlo al tavolo. Mentre io seguo alla lettera la sua richiesta, Hanamici testardo come sempre non lo ascolta. Così appena la sua nuova fiamma sparisce dietro la porta del locale, lo raggiunge.

Ora, qui seduto al mio posto, rimango in attesa, picchiettando nervosamente le dita sul tavolo. Mi osservo svogliatamente in giro, ripensando a quello che è accaduto questa settimana...

Sorrido al ricordo di come ho conosciuto questo ragazzo che mi ha letteralmente fulminato. Al momento, quando l'ho soccorso evitandogli di essere buttato fuori per aver quasi scatenato una rissa, non ci avevo fatto molto caso. Quando però ci siamo fermati perchè lo stavo letteralmente spogliando della maglietta... bhe, è bastato un milionesimo di secondo per farmi capitolare, tanto da non riusciera a trattenermi nel tastargli i muscoli del petto! Sono irrecuperabile...

Anche se lui mi evitava io volevo assolutamente conoscerlo, sapere qualcosa di lui. Non è stato facile fargli accettare la mia compagnia, e quando mi ha detto che era al Nirvana con qualcun'altro ci sono rimasto decisamente male. Certo che anche lui è stato un po' cattivo a non dirmi subito che era lì con suo cugino, ma non me la sono affatto presa, visto che adoro le persone un po' scontrose, che amano negarsi...

Il tempo passato con lui quella sera è stato molto più che piacevole. Nonostante all'inizio fosse restio a conversare, facendo parlare praticamente solo me, non mi sono annoiato. Vedevo che ascoltava le mie parole, e quando poi ha iniziato a lasciarsi coinvolgere mettendo da parte quella diffidenza che aveva nei mei confronti, sono stato piacevolmente felice.

Osservavo incantato ogni suo movimenti: da quello delle mani che giocavano con il bicchiere posato sul tavolino, a quallo decisamente ipnotico delle labbra, che pian piano si allargavano sempre più spesso in un dolce sorriso. Avrei voluto tanto farle combaciare con le mie, ma lui non me l'ha permesso... non per questo però mi sono sentito offeso. Dal suo comportamento ho capito che non era in cerca semplici avventure, ma qualcosa di stabile, una relazione seria... e anch'io sono dello stesso avviso.

Però, stasera, quella complicità che c'era al Nirvana era completamente sparita. Appena siamo arrivati ho capito subito che ci fosse qualcosa di diverso, e il resto della serata me l'ha confermato. Adesso che ho capito di essere io la causa di questo cambiamento, non faccio altro che chiedermi cosa può avergli dato fastidio, quale possa essere la mia colpa, ma la risposta non arriva...

Alzo lo sguardo verso la vetrata giusto in tempo per vedere Mitsui correre sulla strada davanti ad essa. Immediatamente mi chiedo cosa possa essere successo.

Scatto in piedi, afferrando la giacca nera in pelle che era appoggiata sul palque di fianco a me, e corro fuori, senza sapere lo strano spettaccolo che mi attende.

Hanamici è seduto davanti a Rukawa, intento ad osservare un vistoso ematoma sullo zigomo sinistro del moretto. Passa un dito sui suoi contorni, e quando tocca un certo punto deve fargli male, visto che il ragazzo sussulta...

"Do'aho" gli dice scansandolo malamente.

"Baka Kitsune! Stavo solo controllando che non ti avesse spaccato l'osso!" gli rimprovera il rosso.

Un'attimo... non mi diranno che è stato Mitsui a colpire Rukawa?!

"Certo che è stato quel teppista!" mi risponde Hanamici adirato "Pensavi fosse opera mia?! Guarda che anche se sono un'attaccabrige non vuol dire che prendo a pugni tutti quelli che mi capitano a tiro!"

Ma... ma perchè mai Mitsui avrebbe dovuto fare una cosa simile?! Sinceramente non ne capisco la ragione, e Rukawa non sembra intenzionato a spiegarcela...

"Io vado a cercarlo"

Sono pronto a correre nella direzione presa da Mitsui, quando Hana mi richiama. Mi volto verso di lui e qualcosa mi colpisce in piena faccia facendomi un male cane! Ma che diavolo mi ha tirato dietro? Un sasso?!

"Prendi la moto..."

Ah... Erano le chiavi del suo bolide rosso fuoco. Le raccolgo da terra indeciso se usarla o meno. So quanto diavolo ci tiene a quel pezzo di ferro (e se sa che l'ho chiamata così la sua moto mi prenderebbe a calci nel sedere per una settimana intera) tanto da non farla mai a guidare a nessuno. Io, che lo conosco dai tempi del club di basket alle superiori e che sono stato anche il suo ragazzo per qualcosa come sei anni, ho avuto questa possibilità si e no due volte in tutta la mia vita...

"Allora ti vuoi muovere? Quel teppista non aspetta mica te!" mi incita il mio amico "Ma occhio a fargli solo un graffio..."

Sorrido. Ti ringrazio Hana. Tu si che sei veramente un amico.

Non mi faccio ripetere due volte la stessa cosa che sono già in sella. Supero velocemente anche l'antipatia per quel casco con sopra disegnato un simpatico porcospino (idea di Hana naturalmente) che mi rovina tutte le volte la mia splendida capigliatura. Ingrano la marcia e parto a razzo nella stessa direzione di Mitsui.

Ma... come faccio a sapere esattamente che direzione a preso?

Infatti già al primo incorcio ho qualche problema. Non so da che parte andare. Velocemente, in base a quelle poche conoscenze che ho acquisito su di lui quella sera al Nirvana, cerco di capire dove si possa essere rifugiato. Ripenso a quando mi ha raccontanto di come ama ascoltare l'infrantgersi delle onde sulla riva... e il primo posto che mi viene in mente è quindi la spiaggia.

Velocemente mi dirigo verso il lungo mare e inizio a passare in rassegna tutta la riva, stando bene attento a scorgere nell'oscurità la figura di una persona sulla sabbia. Dopo un'ora e passa di ricerca, non ho concluso praticamente niente. E le mie informazioni sono pure finite, visto che non mi è venuto in mentre altro.

Rassegnato, mi avvio verso casa mia, nella speranza che Hanamici e Rukawa siano là. L'unico che può sapere dove si sia ficcato Mitsui è suo cugino.

Rifaccio per l'ennesima volta il lungomare. Quando passo vicino ad una scogliera, i miei occhi vedono qualcosa, ma al momento il cervello non recepisce l'informazione... però appena mi rendo conto che quello che ho visto era l'ombra di una persona, non esito a fare un'inchiodata pazzesca in mezzo alla strada, rischiando che un'auto mi venga pure addosso... Se lo sa Hanamici mi ammazza!!

Ritorno così suoi miei passi, dopo aver perso dieci minuti ad ascoltare le lamentele del conducente dell'auto. Lamentele giustissime, per carità, ma io avevo una certa fretta di riprendere la mia strada...

Arrivo davanti alla scogliera incriminata e mi fermo al limitare della strada. Parcheggio la moto, levandomi poi il casco. Mi osservo attentamente in giro sperando di non essermi sbagliato... ed infatti così è.

Su una roccia situata a ridosso del mare, nella semi oscurità della sera inoltrata, intravedo la figura di una persona accovacciata su di essa. Non posso dire con certezza che sia Mitsui, visto che l'unica cosa che riesco a scorgere è la sagoma della persona, senza distinguere altro. Ma è un ragazzo, su questo non ci sono dubbi, visto i capelli corti e le spalle larghe, troppo larghe per una donna.
Man mano che mi avvicino, passando agilmente da uno scoglio all'altro, attento a non cadere, i miei occhi si abituano alla mancanza di luce, essendo i lampioni della strada troppo lontani per illuminare questo punto. Così riesco finalmente a riconoscere Mitsui in quella persona.

Finalmente arrivo alle sue spalle. Rimango fermo immobile, in piedi dietro di lui che è seduto su quel masso scuro, con le gambe al petto e le braccia a stringere le sommità delle ginocchia. Il vento forte che spira dal mare mi investe facendomi rabbrividire, e se io che ho la giacca sento il freddo pungente della sera, come starà Mitsui che ha solo una camicia nera a maniche lunge? Istintivamente mi tolgo l'indumento in pelle e con esso vado a coprirgli le spalle. Solo nel momento in cui appoggio le mie mani sul suo corpo, scopro che sta tremando...

"Mitsui..."

"Vattene"

Secco. Deciso. Lapidario. Come non obbedire a un'ordine fatto in questa maniera? E infatti, il mio corpo sembra come muoversi da solo. Mi alzo, pronto a ritornare sui miei passi, prendere la moto e andarmene lontano. Però una voce, quella del mio cuore, mi dice di rimanere al fianco di quel ragazzo dagli occhi del colore dell'inchiostro più scuro, ed è ciò che faccio.

Mi siedo al suo fianco, fissando il mare senza però riuscire a distinguere nell'oscurità le onde che si muovono sulla sua superfice. Chiudo gli occhi e ne ascolto il rumore, il loro infrangersi sulle roccie della scogliera. Alcuni spruzzi ci arrivano addosso, ma non sono così ingenti da bagnarci. E' come una nebbiolina più solida, che rinfresa il viso. Peccato che non sia così afoso come una sera di Luglio o Agosto, perchè sarebbe decisamente più piacevole e rinfrescante. Invece, il freddo che regna in questa serata, fa rabbrividire entrambi...

"Ci ammaleremo se restiamo qui..."

La mia affermazione cade nel vuoto. Mi volto ad osservare il viso di Mitsui, e nella penombra riesco a scorgere le sue iridi nere fisse sull'orizzonte. Quello che però mi fa male è lo sguardo triste che vi regna, e la piccola goccia di rugiada che parte dall'angolo del suo occhio per discendere lungo la guancia. Allungo una mano per raccoglierla, prima che si stacchi dal suo viso.

"Ti chiedo scusa..." sussurro "Ti chiedo scusa se ti ho ferito..."

Anche le mie scuse sembrano rimanere inascoltate. E la cosa ferisce me stavolta.

Decido allora di aspettare in silenzio il momento in cui lui vorrà parlare con me.

Non chiedetimi quanto tempo abbia passato a spostare il mio sguardo dal mare a Mitsui, visto che nemmeno io lo so. So solo che ad un certo punto, per la prima volta, lui si è voltato verso di me mentre lo fissavo, e i nostri occhi si sono incrociati... e non mi è piaciuto affatto quello che vi ho letto al loro interno: accusa. Un'accusa di una colpa che nemmeno so qual'è. E questo atteggiamento non lo sopporto... Pretende forse che gli legga il pensiero?

"Perchè non mi dici che cosa ho fatto invece di guardarmi in quel modo odioso?!" sbotto, arrabbiato e frustrato da una situazione che non capisco. Io, che difficilmente perdo la pazienza. E invece questo ragazzo è riuscito irritarmi quando normalmente nessuno è in grado di farlo... che sia dovuto al fatto che io sia così preso da lui? Probabilmente si...

Mitsui sembra decisamente sorpreso dalla mia reazione. Forse mi aveva inquadrato nel modo giusto, e nemmeno lui si aspettava che gli rispondessi malamente. Imbarazzato per la situazione, abbassa il capo, distogliendo lo sguardo. Rimane qualche secondo in quella posizione, poi si alza e mi passa la giacca che gli avevo messo sulle spalle, in modo che non prendesse freddo...

"Ci ammaleremo se restiamo qui..."

Lo guardo stupito... che mi prende in giro?

"Veramente l'ho detto prima io!" ribatto sorridendo, rimettendomi in piedi e afferrando la giacca per riporla nuovamente sulle sue spalle "Andiamo, ti riaccompagno a casa..."

Un cenno affermativo della sua testa basta come risposta. Attendo che si sia infilato la mia giacca, che gli sta leggermente grande, e poi lo afferro per una mano, tirandomelo dietro verso la moto. Subito noto quanto sia fredda, e spero tanto che non si ammali veramente... Un modo per scaldarlo ci sarebbe, ma non penso che lui sarebbe molto propenso!

Mitsui si lascia tranquillamente guidare sugli scogli. E' strano che fino a pochi attimi prima sembrasse volesse incenirmi con lo sguardo, starmi il più lontano possibile, mentre ora è qui, con la mano intrecciata alla mia come se fosse la cosa più normale di questo mondo...

Quando arriviamo sulla strada, prendo i due caschi e gli porgo quello di Hanamici. Lui lo guarda un'attimo, fermandosi a contemplare il kanji scritto sul retro.

"Tensai?" chiede.

"Bhe... Hana piace definirsi così..."

"La scimmia rossa? Quello è un idiota non un tensai!"

"Ti vorrei ricordare che prima di tutto Hana è un mio amico, e non mi piacciono le offese gratuite..." gli faccio presente risentito per il suo giudizio un po' affrettato "Come reagiresti se definissi tuo cugino un ghiacciolo senza sentimenti?"

"Ti direi che hai perfettamente ragione..." risponde senza alcuna esitazione. Devo dire che ha molta considerazione di Rukawa...

"Perchè gli hai dato un pugno?" chiedo, mentre sto per indossare il casco.

"Se lo meritava..."

Non aggiunge altro, e capisco che non vuole parlare nemmeno di questo. Rassegnato a non poter sapere che cosa gli sia passato per l'anticamera del cervello durante questa serata, salgo in sella alla moto e lui si sistema dietro di me. Rimane distante dal mio corpo, evitando anche di toccarmi. Infatti si sta reggendo con entrambe le mani all'appiglio situato in fondo alla sella.

"Se non ti tieni a me rischi di cadere..." faccio presente, ma lui sembra non ascoltarmi.

Ammetto, sono decisamente cattivo! Appositamente prima accelero di botto per poi frenare bruscamente, in modo che Mitsui sia stato costretto ad allacciare le braccia intorno alla mia vita.

"Sei impazzito?!" reclama il passeggero.

"No... ma così va decisamente meglio!"

Gli chiedo la direzione da prendere, per poi partire, sfrecciando sull'asfalto di Tokyo. Mi dirigo verso Yoshida, il quartiere dove si trova l'appartemento di Mitsui.

Durante il tragitto, sento le sue braccia stringersi di più intorno alla vita, mentre con il petto aderisce alla schiena. Sorrido, felice di sentirmi finalmente così vicino a lui. Vorrei tanto ricambiare questa specie di abbraccio, ma purtroppo non posso visto che sono impegnato nella guida. Però, al primo semaforo, approfitto della sosta per accarezzargli le mani poggiate sul mio stomaco. Lui fa per ritrarle, ma non glilo permetto. Peccato che scatti il verde e sia costretto a riporle entrambe sul manubrio della moto...

"Siamo arrivati. Il palazzo è quello" dice riferendosi ad un edificio marrone a meno di cento metri da noi.

Mi fermo davanti all'entrata. Ci togliamo entrambi la protezione alla testa, e lui scende dalla moto portandosi alla mia sinistra.

"Grazie..." sussurra porgendomi il casco.

Mi dispiace ma non resisto! Volgio almeno il bacio della buonanotte!!

Con un gesto agile e veloce lo afferro per il polso e lo tiro addosso a me, facendo passare il braccio che mi porgeva oltre la mia schiena. In questo modo Mitsui mi viene praticamente addosso. I nostri petti si appoggiano uno sull'altro e le sue labbra sono finalmente alla mia portata. Sto per impossessarmene, e già nella mia mente mi pregusto il bacio. All'inizio sarà dolce e casto, tanto per stuzzicarlo ad approfondire insieme il nostro contatto. Poi diverrà pura passione, e potrò accarezzare sensualmente la sua lingua con la mia... Peccato che non faccia in tempo nemmeno a sfiorarle...

"Il casco!" esclama, spostando velocemente lo sguardo oltre le mie spalle, e naturalmente allontanando quei due petali rosa dal mio raggio di azione.

Sto già maledicendo ogni dio, santo e altra entità religiosa conosciuta e non per essere così crudele nei miei confronti, che mi rendo conto solo dopo qualche secondo di cosa ha detto...

Il casco?

Seguo lo sguardo di Mitsui verso il la strada, ritrovando lì, propro lì sulla carreggiata opposta il casco di Hanamici che dondola avanti e indietro. Purtroppo nessuno dei due riesce a muoversi, impallidendo alla vista del camion che sopraggiunge. Sfiga voglia che centri l'oggetto di striscio con una ruota, schiacciandolo leggermente e successivamente scagliandolo addosso al muro dalla parte opposta della strada...

"Mitsui..."

"Si?"

"Mi puoi ospitare per il prossimo millenio? Mi basta uno sgabuzzino..."

*

"Akira!! Dov'è il mio casco?!"

Un Hanamici infuriato fa capolino nella mia camera mentre mi sto rilassando supino sul letto davanti ad un libro. Ieri sera, quando sono tornato a casa, non ho avuto il coraggio di raccontagli del 'piccolo' imprevisto accaduto...

"Ecco... Siccome era un po' rovinato, ho deciso di regalartene uno nuovo..." mi invento sul momento, cercando di dare una giustificazione alla sparizione dell'oggetto.

"Ma se l'ho comprato nemmeno sei mesi fa!" esclama lui incredulo e si fa più vicino per scrutarmi ben bene con i suoi occhi nocciola "Ammettilo... tu l'hai nascosto perchè l'hai rovinato!"

Nascosto? Veramente l'ho raccolto dalla strada per riporli direttamente nella spazzatura.

Deglutisco a vuoto. Nemmeno oggi ho il coraggio di raccontargli del 'piccolo' imprevisto, al pensiero di quanti mesi potrei passare in ospedale...

"Ti avevo detto che non volevo nemmeno un graffio!" si arrabbia, e capisco che io e il suo mezzo abbiamo smesso di andare in giro senza il legitto proprietario.

"Era riferito alla moto, mica al casco..." puntualizzo, cercando di minimizzare la cosa, ma è perfettamente inutile...

"Adesso ti stacco tutti i capelli uno ad uno, così forse il tuo cervello inizierà a ragionare come si deve!"

Hana salta sul materasso e mi blocca sotto di sè con il suo peso, sedendosi sul mio stomaco. Le mani invece sono tenute dalle sue sopra la testa, e i suoi occhi infuocati fissano adirati i miei azzurri...

"Se volevi divertirti con un po' di sesso bastava dirlo..." sorrido malizioso, prendendolo in giro, ben sapendo quanto si vergogni parlare di queste cose.

"Smettila di prendermi per il c*lo!"

"Quello l'ho fatto poco più di due anni fa..."

Il rossore di Hana, presente solamente sulle sue guance, dilaga fin sopra le orecchie, confondendo così la faccia con i capelli dello stesso colore. Io, di fronte a questa visione tenerissima del mio migliore amico non riesco a trattenermi... dallo scoppiare a ridere!

Offeso Hanamici si allontana, sedendosi sul bordo del letto e dandomi le spalle.

Osservo la sua schiena coperta da un'attillata maglietta bianca ricordando le miriadi di volte che ho percorso la spina dorsale con sensuali baci, durante le nostre notti di passione, quando ancora eravamo amanti. Anche i momenti più intimi li viveva sempre con un certo imbarazzo...

Hanamici l'ho conusciuto quando frequentavo il secondo anno delle superiori alla Yanaka, un liceo alla periferia di Tokyo. Lui era appena una matricola, avendo un anno meno di me. Ricordo ancora benissimo il suo ingresso nella palestra, dove si sarebbero tenute le presentazioni per il club di basket. Tutti rimasero subito impressionati dalla sua altezza, dal colore ambrato della sua pelle e da quei capelli rossi come il fuoco, caratteristiche decisamente inusuali per un giapponese. Non parliamo poi dello stupore di quando nella piccola partita organizzata per testare la capacità dei nuovi iscritti ha fatto numeri da maestro. Nel giro di un allenamento si era già conquiestato il benvolere di tutta la squadra, oltre che la simpatia per il suo carattere esuberante, anche se quel continuo dichiararsi Tensai del basket e Re dei Rimbalzi alla lunga un po' li stufava. Per quanto mi riguarda, quel suo modo di fare strafottente mi faceva sorridere, anche perchè conoscendolo capii che nascondeva una certa insicurezza alle spalle.

Diventammo ottimi amici, non da subito ma lo diventammo. Passavamo parecchio tempo insieme, vedendoci sempre più spesso al di fuori dell'ambiente scolastico. Mi piaceva trascorrere le mie giornate in sua compagnia. Stavo bene, ma soprattutto a mio agio. Ci divertivamo facendo qualsiasi cosa, dal consueto giro la domenica per le vie affollate del centro alle serate passate al cinema, dalle piccole gite in giornata fatte durante il periodo estivo nelle località turistiche della zona alle numerose sfide sul campetto di basket vicino a casa sua.

Piano piano, però, qualcosa in me cambiò, e iniziai a guardare Hanamici con occhi diversi.

Non capivo che cosa mi stesse succedendo, visto che era la prima volta mi sentivo così... strano. Diventai quindi nervoso e irrequieto, tanto che il mio comportamento nei suoi confronti mutò senza che me ne rendessi conto. Passavo da momenti in cui volevo assolutamente vederlo e stargli vicino, tanto che una volta soffocai l'impulso di piombargli in classe durante le lezioni, a momenti in cui mi volevo allontanare da lui, non vedendoci per giorni e giorni, eccezion fatta per allenamenti. Ma, anche in questi casi, ero sempre sulle mie. In più, il tutto si riversava sulle mie prestazioni in campo, dove alcuni giorni detti veramente il peggio di me...

Il fatto era che averlo vicino, a volte, mi faceva sentire sbagliato e in difetto, come se avessi avuto paura che non potesse accettarmi... ma non riuscivo a capire che cosa non dovesse accettare di me! In fondo non eravamo già amici? Non ci accettavamo già l'un l'altro, ben sapendo i pregi e difetti di entrambi?

Naturalmente questo mio atteggiamento venne percepito in negativo dall'altra parte. Hanamici non disse nulla all'inizio, subendo di riflesso, ma alla fine chiese delle spiegazioni. Quando mi disse che, avendo capito di essere lui il problema del mio cambio di personalità, era meglio tagliare con la nostra amicizia, mi sentii letteralemte morire...

E' proprio vero: ci si rende conto di quanto siano importati certe persone solo nel momento in cui si rischia di perderle...

...e solo in quel momento capii che io lo amavo. Ecco il punto.

Che il problema fosse generato da lui era innegabile, e la discussione fu molto animata. Non volendo però rivelare i sentimenti appena scoperti, mi scontrai con la sua voglia di conoscere a fondo la situazione, tanto che arrivò addiritta ad alzar le mani su di me. Dopo avermi dato un poderoso pugno che mi stese al suolo all'istante, rimase letteralmente scosso lui stesso per quello che aveva fatto. Conclusione? Lui scappò via nonostante lo pregai di fermarsi. Sapevo che si sarebbe maledetto all'infinito per quello che aveva fatto e non volevo che succedesse. Non ce l'avevo affatto con lui, ma con me stesso...

Passarono molti giorni, durante i quali le uniche parole che ci scambiammo erano quelle di saluto reciproco. Nessuno dei due aveva il coraggio di ripresentarsi davanti all'altro per chiarire civilmente la situazione: lui probabilmente perchè si sentiva in colpa per il pugno, io perchè volevo capire se era il caso di raccontargli quale fosse il vero motivo del mio strano comportamento. Purtroppo la paura di non essere perdonato o rifiutato ci aveva allontanato.

Ma non volevo che le cose tra di noi finissero in quel modo...

Un giorno Hanamici si fermò in palestra dopo gli allenamenti e approfittai della situazione, aspettandolo negli spogliatoi. Quando arrivò fu sorpreso di trovarmi. Immediatamente fece per andarsene, ma riuscì a bloccarlo. Gli sbattei in faccia tutti i miei più profondi sentimenti, senza dargli il tempo di controbattere. Non era stato facile accettare quello che provavo, ma l'avevo fatto perchè parte di me stesso e perchè riguardavano Hana, ma avevo comunque seri dubbi di riuscire a riprendere coraggio e discorso se in qualche modo mi avesse fermato. Se doveva dire qualcosa, l'avrebbe detta solo alla fine... fine che arrivò dopo il bacio che gli rubai, un bacio dolce ma sensuale, che lui con mio grande stupore non rifiutò affatto... anzi, che ricambiò...

Così iniziò la nostra relazione. Con un bacio negli spogliatoi di quella palestra che ci aveva fatto conoscere. Una relazione fatta come tutte di momenti belli e indimenticabili, scolpiti sulla pietra della nostra memoria, e difficili e bui, uno dei quali portò all'invevitabile rottura. Dopo mesi e mesi durante i quali ci stavamo facendo solo del male, abbiamo deciso di comune accordo a mettere la parola fine alla nostra relazione.

Non è stato per niente facile visto il bene che ancora tutt'oggi continuato a volerci, ma non era più amore, quell'amore vero che ci aveva unito. Continuare a stere insieme solo per abitudine, litigando per ogni minima cosa, era da stupidi. Purtorppo Hana non è la giusta metà creata per me e io non lo sono per lui... e anche se ci abbiamo messo sei anni a capire come realmente stavano le cose, se dovessi mai tornare indietro mi ricomporterei esattamente nello stesso modo, rifacendo le stesse scelte di allora...

Per favorire questa separazione, evitando così spiacevoli ricadute per una disperata ricerca di contatto fisico (soprattutto da parte mia), a malincuore ci siamo allontanati per parecchio tempo, quasi un'anno... fino al giorno della morte dei suoi genitori, avvenuta in un incidente stradale.

Fu veramente un duro colpo per lui. Hanamici era figlio unico e i parenti, nemmeno tanto stretti, abitavano tutti a Kyoto, città di origine della madre. Per non lasciarlo solo, decisi di trasferirmi da lui. Naturalmente il tensai non poteva essere d'accordo, dicendo di essere in grado di badare a se stesso e ostentando una sicurezza che proprio non aveva.
Così, un mattina mi presentai davanti a casa sua con tutti i bagagli, sicuro che non mi avrebbe mai sbattuto la porta in faccia... e così fu.

Da allora è passato poco più di un anno. Condividiamo lo stesso tetto da perfetti amici, volendoci bene e aiutandoci nei momenti difficili, con una complicità che non avevamo nemmeno quando eravamo amanti...

"Allora... non mi racconti che cosa è successo ieri sera in bagno?" ritorno con la mente al presente.

"N-nel bagno?" chiede Hanamici, come a confermare quanto ho detto nonostante mi sembra che abbia capito benissimo la mia domanda visto che si è irrigidito.

"Si, nel bagno... con Rukawa..."

Mi porto al suo fianco, sedendomi con le gambe incrociate sul bordo del letto. Prendo ad osservarlo scrutando ogni sua espressione e percorrendo con gli occhi la sua figura. Noto che è decisamente imbarazzato, come se tra lui e Rukawa fosse successo qualcosa di eclatante...

"Non vorrai dirmi che l'avete fatto nei bagni?" chiedo stupito, visto che una cosa del genere non sarebbe assolutamente da Hanamici. Nella sua mente c'è troppo poco spazio per pensieri poco casti...

"Ma che idee ti vengono in mente?!" ecco, appunto. L'ho detto che mi sembrava strano...

Rimango nuovamente in attesa di sapere gli sviluppi intercorsi sul quale il mio amico non sembra volersi pronunciare. Mi spiace per lui, ma lo dovrebbe sapere che la mia curiosità va al di là della sua resistenza, e che prima o poi sarà costretto a cedere. Sono capace di tampinare una persona per giorni e giorni in modo da ottenere quello che voglio...

"E va bene. Ora ti racconto..." cede alla fine, iniziando a parlare con gli occhi fissi sul pavimento.

Hanamici stava uscendo dai bagni nel momento in cui ha incontrato Rukawa. Sono rimasti sulla soglia diversi secondi ad osservarsi negli occhi, fermi e immobili, come incantati l'uno dall'immagine dell'altro. Poi, Rukawa ha scosso la situazione, spingengo il mio amico all'interno del locale dal quale stava uscendo, e bloccandolo contro il muro. Hanamici non ha avuto il tempo di reagire che si è ritrovato con enorme stupore le labbra dell'altro sulle sue...

"E come è stato?" chiedo.

"Cosa?"

"Ma il bacio naturalmente!" non dovrei continuare a stupirmi dell'ingenuità di Hanamici...

"Ma a te che t'importa?!"

"M'importa eccome!" rispondo sempre più curioso "Era dolce e delicato o passionale e alla francese? E poi, ha mosso un po' le mani?" scruto scrupolosamente le varie espressioni che solcano il suo volto e così arrivo alle risposte senza che lui le pronunci "Mmm... passionale e alla francese e, sì, ha mosso parecchio le mani... Dove ti ha toccato?"

"Akiraaa!!" esclama, definitivamente scocciato dalla mia insistenza, alzandosi in piedi e appoggiandosi al davanzale della finistra "Tu, piuttosto, che cosa hai combinato con quel teppista?"

Stavolta devo dire che Hanamici è stato decisamente più bravo di me, in quanto portando il discorso su Mitsui ha cancellato ogni mia voglia di dialogare...

"Qualche problema?" chiede.

"Sicuramente si... Peccato che non abbia la più pallida idea di quale possa essere..."

Mi lascio cadere all'indietro sul materasso. Le lenzuola soffici attutiscono il colpo in un sordo tonfo. Osservo il soffitto bianco e per l'ennesima volta ritorno a pensare alle mie azioni della sera precedente, cercando di ricavare la causa che ha dato origine a quel suo strano comportamento, senza trovare quella scatenante... eppure ci ho rimurginato sopra un'intera notte...

"Hana... Secondo te ho fatto qualcosa di sbagliato ieri sera? Qualcosa che possa aver ferito Mitsui..." domando con la speranza che forse lui abbia notato miei atteggiamenti che possano aver urtato la sensibilità del ragazzo che ho intenzione di conquistare e fare mio...

"Mmm... Forse ti sei concesso un po' troppe libertà con Kaede. Non facevi altro che fare battutine sceme nei suoi confronti e a volte allungavi un po' troppo le mani..."

Lo guardo alzando un sopracciglio dubbioso. Che cosa mi sarei concesso io? Libertà con Rukawa? Sarà anche vero che l'ho stuzzicato parecchio, ma per una volta che non avevo secondi fini... Lo facevo esclusivamente per tirarlo un po' in mezzo nelle discussioni, in modo che si apressi un po' di più con Hanamici. Se non mi sono comportato nello stesso modo con Mitsui è perchè mi sono accorto subito che ci fosse qualcosa che non andava quella sera. Ho avuto quindi timore di andare a toccare tasti che in quel momento non dovessero essere schiacciati. Anche i miei complimenti sembravano dagli più fastidio che fargli piacere...

E poi... Kaede? Capisco la confidenza, visto quello che è successo, ma non la punta di fastidio con cui ha detto quella frase... non sarà mica geloso del sottoscritto? Sorrido a questo pensiero. A quanto pare il mio amico è più cotto di quanto voglia dare a vedere...

"Togliti immediatamente quel sorriso ebete dalla faccia!" mi intima "Sicuramente starai pensado a qualcosa di sconcio!!"

Chi? Io? Mi chiedo perchè abbia questa strana considerazione di me... sarà che quando eravamo insieme ogni tre per due finivamo sotto le coperte a donarci fisiche emozioni?

*

E' strano, ma soprattutto non mi era mai successa una cosa simile: mi sento a disagio. Assurdo vero? Eppure è così. E non riesco assolutamente a capire perchè Mitsui riesca a farmi sentire così insicuro...

Ormai quanti mesi è che ci frequentiamo? Un paio tutti. Usciamo spesso insieme, da soli o con Hanamici e Rukawa, i quali dopo aver risolto qualche problema che li stava portando ad allontanarsi, sono ormai una coppia vera e propria. Andiamo a bere qualcosa, al cinema, a fare semplicmente una passeggiata per le vie del centro. E lui non si tira indietro a queste uscite, anzi, sembrerebbe accettarle volentieri... sembrerebbe perchè non si tira indietro di fronte ai miei inviti, ma quando poi rimaniamo soli, sempre più spesso è il silenzio a farci compagnia...

Per quanto poi riguarda il contatto fisico, quello è decisamente off-limits! Vi rendete conto che non ho mai, e dico, mai avuto l'opportunità di assaggiare le sue labbra? Non me lo consente. Tutte le volte che ci provo lui si scosta, mandandomi a vuoto. Sono riuscito a posarle sulla fronte, sulle guancie e sul collo, ma occhio ad esagerare, perchè potrebbe arrabbiarsi seriamente, come ad esempio è successo proprio sabato scorso al Nirvana...

Eravamo al primo piano, e Mitsui era appoggiato con i gomiti al parapetto che da sulla pista. Stava osservando le persone che si dimenavano al ritmo di musica. Vedevo i suoi occhi vagare tra la gente di sotto, e ho provato un moto di fastidio, visto che mi sentivo totalmente trascurato. Così mi sono avvicinato alle sue spalle, prendendogli a massaggiare il collo. Sentivo i suoi muscoli rilassarsi sotto la maglietta nera a girocollo che indossava, fino a quando si è sistemato melgio in piedi, facendo dondolare la testa al ritmo del mio massaggio. A quel punto, continuando il movimento lento, ho disceso le spalle, accarezzando gli avrambracci scoperti fino ai gomiti, chiudendo poi le mani intorno alla sua vita sottile e la mia bocca sulla pelle del suo collo. Mentre le mie dita tastavano gli addominali scolpiti, tendendo a risalire verso il petto, ho iniziato a fargli un succhiotto. Volevo marchiarlo semplicemente per sentirlo più mio e far capire agli altri che non dovevano permettersi di avvicinarsi a lui...
Peccato che appena Mitsui si rese conto di cosa stessi facendo, cercò in tutti i modi di allontanarmi. All'inizio, come sempre, chiedendomelo. A questo punto normalmente ho sempre smesso, sapendo che insistere era solo controproducente... ma stavolta non lo ascoltai. E allora passò alla maniere forti...
Mi ritrovai per terra, addosso ad un tavolo. Davanti a me un Mitsui infuriato, che si copriva con la mano il punto in cui avevo lasciato il segno viola sulla pelle. Mi guardava con occhi infuocati, e io ebbi paura di aver commesso un grosso errore stavolta... ma non ce la facevo più a resistere, dovevo farlo, altrimenti sarei impazzito. Rimanere lì fermo a guardarlo senza toccarlo è una tortura troppo grande da subire...

E' incredibile che nemmeno io abbia avuto il coraggio di richiamarlo per una settimana intera. Solo l'idea che mi potesse sbattere il telefono in faccia, mi doleva il cuore. Se ora siamo seduti al bancone del bar uno di fianco all'altro è solo grazie ad Hanamici, che ha convinto anche Rukawa ad aiutarmi con il cugino...

Tutti vi starete ponendo la stessa domanda che mi già ha rivolto il mio migliore amico: perchè insisto a voler uscire con una persona che nemmeno sembra considerarmi? Semplicemente perchè quando ci siamo conosciuti mi ha dato tutt'altra impressione, ovvero di piacergli e anche parecchio. I suoi occhi mi guardavano curiosi e interessati. Discuteva tranquillamente con me, anche se non proprio di tutto. Ma soprattutto ricambiava i mie sorrisi, ridendo anche alle mie parole, qualora fossero divertenti battute. Ed io ero tanto elettrizzato da questa complicità che si era venuta a creare così facilmente, tanto da spingermi a chiedermi: è lui la giusta metà che stavo cercando?

Lo osservo sorseggiare la birra dal bicchiere di vetro lucente. Sul collo c'è ancora il leggero segno del succhiotto che gli ho fatto. In questo momento non desidero altro che i suoi occhi si voltino verso di me, che mi guardino e mi sorridano, abbandonandosi nei miei. Vorrei scorgere in essi quella luce che tanto bramo, una luce che significa fiducia, sincerità e fedeltà, ma soprattutto amore... Ecco quello che cerco, semplicemente amore. Perchè io di questo ragazzo dall'aria dura ma un po' triste, che non sembra essere interessato e toccato da niente, mi sono invaghito, infatuato... innamorato. La cosa che più desidero? Far incurvare nuovamente quelle labbra verso l'alto, in un dolce ma accattivante sorriso... e magari poterle sfiorare in un casto bacio, arrivando poi a chiedergli di più, molto di più: un unione completa.

Stasera sono deciso: voglio capire le sue ragioni, conoscere appieno il perchè di questo comportamente nei miei confronti. Se non mi vuole, me lo dovrà dire guardandomi negli occhi, senza lasciare sottointeso nulla. In fondo che cosa ho da perdere?

"Mitsui" lo chiamo, con l'intento di attirare la sua attenzione "Mi dispiace per sabato scorso... Non avrei dovuto insistere se non volevi..."

Le pupille nere si spostano al lato dell'occhio, per osservarmi senza voltare la testa. E' un movimento veloce, fulminio, una sola occhiata per controllarmi. Ma le mie scuse, utilizzate per aprire un possibile dialogo, non hanno sortito effetto. Visto che questi sotterfugi non funzionano, decido di essere diretto.

"Che cosa provi per me?"

La sua testa si abbassa leggermente, e inconsciamente lo interpreto come un brutto segno. Che non abbia il coraggio di dirmi che nel suo animo non esiste nemmeno un briciolo di affetto per me? Potrebbe essere, ma non capisco allora perchè ha continuato ad accettare i miei inviti negli ultimi due mesi... Che senso ha? Sono servito soltanto a sconfiggere la quotidianità delle sue giornate? La noia delle sue serate?

"Guarda che non mi offendo se mi paragoni ad un perfetto sconosciuto..."

Mai bugia più grossa fu pronunciata dalla mia bocca! Altro che offendermi! Al solo pensiero di una cosa del genere impazzisco...

Comunque, nemmeno stavolta sortisco l'effetto voluto. Non una parola esce dalle sue labbra che sembrano chiuse ermeticamente... e nella mia mente i dubbi di prima iniziano a diventare certezze, senza che nessuno me le abbia confermate a voce...

"Ho capito..."

Si, certo che ho capito, come no. Io per lui non sono assolutamente nessuno. Che imbecille che sono stato. Accecato da un sentimento che tra noi non è mai esistito...

Qualcosa mi solca una guancia. Con la mano la tasto, scoprendo che è una lacrima. Da quanto tempo non piangevo? L'ultima volta è stata in occasione dei funerali dei genitori di Hanamici, mentre la volta prima quando io e lui ci lasciammo. Possibile che mi sia innamorato così tanto di questo ragazzo? Eppure quello che provo in questo momento è un immenso dolore che mi invade l'animo. In più queste lacrime mi fanno vergognare di me stesso, e per far smettere il loro corso inizio a mordermi ripetutamente il labbro inferiore, martroriandolo con i denti.

Avendo gli occhi chiusi, mi accorgo della mano sulla mia nel momento in cui si appoggia. E' calda e la pelle morbida.

"Akira..."

Il mio nome pronunciato da quella voce sensuale ha un suono diverso. Quanto ho sognato il momento in cui tra noi ci potesse essere questa confidenza. Istintivamente apro gli occhi, così da incontrare quelli di Mitsui che mi osservano seriamente preoccupati.

Possibile che delle semplici lacrime possano aver avuto più potere di mille e mille parole?

Possibilissimo se si è mossi da semplice compassione...

Deluso da questa prospettiva, mi asciugo le lacrime con le mani. Ormai non ha più senso rimanere qui al fianco di Mitsui, se questi sono i sentimenti che sente verso il sottoscritto. Quindi mi alzo dallo sgabello, pronto ad andarmente, ma appena gli volto le spalle, le sue parole mi giungono alle orecchie come quello che comunemente si dice, un vero fulmine a ciel sereno...

"Sendoh... Tu mi piaci, molto ma molto più di quanto voglio dare a vedere..."

Mi fermo, immobile davanti al bancone, scosso interiormete da questa sua affermazione. Nel mio animo vorticano i più disparati sentimenti, dalla gioia di sapere che non gli sono completamente indifferente come credevo, alla rabbia per i due mesi passati a scervellarmi sulle ragioni di un comportamento che ancora non capisco... alla fine all'interno di me, tra le due fazioni, è quest'ultima che prepotentemente prevale.

"Allora, di grazia, mi spieghi perchè ti comporti in questo modo assurdo?" gli chiedo sull'orlo di prenderlo a sberle per essersi sempre negato, per non avermi mai dato la possibilità di poterlo amare come avrei voluto...

Il mio sguardo incattivito deve intimorirlo, visto che si risistema sullo sgabello per guardare l'enorme specchio che ricopre il muro dietro il bancone del bar, sul quale sono posizionati degli scaffali con numerose bottiglie di vari alcolici. Nonostante non mi osservi direttamente, sento i suoi occhi fissi sulla mia figura riflessa in esso...

"Tu sei molto attratto da mio cugino... L'ho notato sai?" inizia a parlare con la testa leggermente rivolta verso il basso. Beve un sorso di birra per poi riprendere "A me però non piace essere il rimpiazzo di nessuno. Al mio fianco desidero una persona che mi voglia per quello che sono, e non perchè quella che gli interessa non è a disposizione..."

Stento a credere a quello che sentono le mie orecchie. Come può solo pensarla una cosa del genere? Io non ho passato due mesi a corteggiare senza trega Rukawa, ma lui! Pensavo che ciò che provassi fosse così palese da non dover mai dirlo apertamente, ma a quanto pare mi sbagliavo...

Mi chiedo com'è possibile che Mitsui sia così diffidente della gente che lo circonda. Avevo ragione quando pensavo che quella scorza da duro che vuole mantenere a tutti i costi nascondesse fragilità e insicurezza, ma non avevo minimamente idea di quanto queste fossero radicate nel suo essere... Che la causa di ciò sia da ricercare a deludenti passate esperienze? Pensandoci, mi rendo conto solo ora di quanto poco conosca la sua vita...

Però nemmeno questa giustificazione riesce a placare la mia ira. Se me ne avesse parlato prima sarebbe stato tutto diverso. La sua affermazione è servita a farmi capire molti suoi comportamenti da quando abbiamo iniziato a frequentarci, ma non mi sembra per niente corretto rinfacciarmi la cosa in questo modo, nel momento in cui avevo deciso di andarmente...

"E vero" esordisco con un sorriso sornione "Rukawa è decisamente un bel ragazzo, attraente e intrigante. Mi ha colpito subito quando l'ho incontrato la prima volta. I suoi occhi cristallini e penetranti mi hanno semplicemente sconvolto. Peccato che a me abbia preferito Hanamici... Vabbè! Non mi sono certo abbattuto per questo suo rifiuto, visto che volendo, a mia disposizione avevo un ragazzo davvero unico, tanto bello e sensuale..."

Naturalmente le mie parole sono solo menzogne... a parte le ultime. Che Rukawa sia un bel ragazzo non lo metto in dubbio, ma non ho mai avuto mire su di lui. Non so esattamente il perchè, ma ho sempre pensato da subito che fosse la persona giusta per equilibrare Hanamici. La persona che mi ha fulminato all'istante è Mitsui...

E allora perchè ho detto il contrario? Ammetto di aver agito in questo modo per ferirlo. E' un modo per vendicarmi di due mesi passati alle sue dipendenze, visto che pur di avere un riscontro positivo facevo senza esitare qualcunque cosa mi chiedesse.

Ora, però, basta con gli scherzi. E' arrivata l'ora di agire.

Voglio assaggiare quelle labbra che bramo dal momento in cui ho visto il loro proprietario, che ormai popola costantemente i miei sogni, casti ma soprattutto non.

Con un veloce movimento gli afferro il viso, costringendolo a voltarlo verso di me, in modo da annullare la distanza che separa le nostre bocche, sicuramente fatte l'una per l'altra, ma che non hanno mai avuto il piacere di incontrarsi...

Le sue labbra sono proprio morbide come immaginavo. Semplicemente il piacere dei sensi. Muovo sensualmente la mia bocca sulla sua, invitandolo a disciudere i due petali rosa e lasciarmi l'accesso alla calda cavità. Però, nel momento in cui ciò accade, succede qualcosa di inaspettato...

Il mio labbro inferiore viene scosso da un dolore lancinante, E io sono costretto ad allontanarmi. Vi porto sopra una mano per tastare il danno che i suoi denti hanno provocato, e qualcosa di fluido e caldo mi imbratta le dita: sangue.

Sconcertato dal morso, osservo Mitsui in piedi davanti a me, in preda alla rabbia. Gli occhi mi fissano come se volessero fulminarmi sul posto. I pugni serrati fremono al termine delle lunghe braccia rigide. Infine, la bocca piegata in una smorfia di disgusto...

"Non osare più toccarmi..." ansima.

La gente intorno a noi si volta ad osservare la strana scena che si sta svolgendo. Io intanto rimango come parallizzato dalla visione del ragazzo di cui sono innamorato, divenuto completamente irriconoscibile. Vorrei avvicnarmi a lui e parlare, dirgli qualcosa, chiedergli delucidazioni su questa reazione improvvisa, ma il mio corpo non risponde, sconcertato dalla situazione assurda in cui ci ritroviamo...

"A quanto pare riesci a rifiutare qualcuno anche tu Mitsui..."

A parlare è un tipo alto alle sue spalle, dai capelli neri e la carnagione un po' scura, vestito con un elegante camicia grigio perla e un paio di pantaloni neri. Mitsui si volta nella sua direzione, stupendosi della sua presenza. Negli occhi neri vedo la rabbia che prima lo animava sparire, sostituita da timore...

"Sai, ho sempre pensato che fossi il tipo che si buttasse fra le braccia di tutti quelli che gli capitavano a tiro, ma forse mi sbagliavo..."

Ma come diavolo si permette di dire una cosa simile?! Mitsui non è affatto una persona del genere! Mi chiedo chi diavolo possa essere questo energumero e che rapporti abbia con lui...

Comunque non starò di certo zitto di fronte al suo giudizio infame...

Sto per dire la mia quando è il ragazzo in compagnia dell'ultimo arrivato a precedermi. E quello che si dicono mi lascia semplicemente senza parole...

"Shini'chi! Non è molto carino da parte tua dire queste cose..."

"Però è quello che penso... Perchè mentire?"

"E' che non mi piace quando parli in questo modo..."

"Soichiro, se lo scelsi per una semplice avventura un motivo c'era..."

Non mi dite che questo è l'ex di Mitsui?!

Con la bocca aperta dallo stupore, osservo la persona in questione. Inconsciamente, iniziano a scorrermi davanti agli occhi immagini della loro vita quotidiana di coppia. Quando arrivo a quelle riguardanti la più profonda intimità, immaginandomeli sotto le coperte avvinghiati uno all'altro, sento nascere nel mio animo una smisurata gelosia... Il solo pensiero che sto essere abbia potuto mettergli le mani addosso mi fa venir voglia di spaccargli la faccia...

"Un'avventura... solo una semplice avventura..." sussurra Mitsui. Sul suo volto appare un sorriso ironico e al tempo stesso malinconico. Gli occhi, opachi, sono infissi sul pavimento del locale "Nella mia vita non sono stato altro che un passatempo per chi mi ha avuto al suo fianco. Servivo, e servo ancora, esclusivamente a far divertire gli altri..." le labbra si incurvano verso l'alto in modo decisamente forzato "Nessuno si è mai preoccupato di me, o di cosa provassi, o di come potessi sentirmi... Tanto che importava? Niente, non importava assolotuamente niente..." Il sorriso sparisce. Chiude gli occhi e abbassa ancora di più la testa, come se si sentisse definitivamente sconfitto da una realtà che non riesce a cambiare...

Però, se solo me lo permettesse, io quella realtà potrei cambiarla...

Passano pochi secondi e Mitsui sparisce tra la gente che assedia il Nirvana. L'ho chiamato diverse volte ma non si è mai girato. Ho potuto solo continuare ad osservare la sua schiena che rimpiccioliva inesorabilmente, finchè non l'ho persa di vista.

"Senti un po'" dico a quell'essere che, nonostante lo conosca da nemmeno dieci minuti, già disprezzo dal profondo del cuore "Non ti sembra di aver esaregarato 'un pochettino' con le parole?"

Lui, tranquillamente, prende il posto a sedere che era occupato poco prima da Mitsui, e mentre ordina due birre, il suo compagno si accomoda sullo sgabello successivo appena liberatosi.

"Sto parlando con te!" eslcamo, sbattendo una mano sul bancone. Non sopporto di essere ignorato in questo modo, soprattutto se la questione di cui voglio discutere mi sta molto a cuore...

"Davvero? Però a me non sembra che la cosa ti debba riguardare..." mi risponde il ragazzo con il nome di Shini'chi, mentre afferra il bicchiere e prende a sorseggiarlo.

"Decido io che cosa mi riguarda e cosa no... e questa mi riguarda! Mitusi è un mio amico e non mi piace come tu l'abbia trattato!"

Appoggia il bicchiere di vetro sul bancone e fa un sospiro, come se fosse scocciato dalla discussione. Quando volge gli occhi verso di me noto questa cosa anche nello sguardo.

"Senti... Io non gli ho mai promesso una vita insieme. Anzi, non gli ho mai promesso proprio un bel niente! Se lui è stato così stupido da pensarlo non è un problema mio..."

"Ma sono sicuro che del fatto che tu di lui non gli abbia parlato..." aggiungo, indicando il ragazzo seduto alla sua sinistra, quello di nome Soichiro "Dubito che se avesse saputo come stavano le cose Mitsui si sarebbe fatto illusioni..."

"Veramente qualcosa sapeva..."

"Quindi vuol dire che non sapeva tutto... e, tanto per sapere, cosa hai tralasciato?" gli chiedo, anche se ho il sentore di sapere quale possa essere la risposta... ed infatti...

"Non gli dissi che provavo ancora qualcosa per Jin..."

"Ah! Grazie tante!" dico esasperato dalla sua mancanza "Non pensavi che potesse essere importante questo 'piccolo' dettaglio?!"

"Ora basta!" esclama infine "Pensala pure come ti pare! Non è un problema mio..."

Non vorrei proprio essere nei panni del ragazzo che gli sta seduto a fianco. Mi chiedo come faccia a stare insieme ad una persona egoista e menefreghista come questo...

Decido di lasciar perdere una discussione che è inutile portare avanti, anche perchè non mi aiuta certo con Mitsui. Mi allontano da loro iniziando a vagare per il locale alla ricerca del ragazzo che amo. Lo giro tutto in meno di venti minuti, ma di lui non c'è traccia. Ricorando quanto fosse sconvolto Mitsui, inizio seriamente a preoccuparmi per il suo stato d'animo e decido che da solo non lo troverò mai in mezzo a questa baraonda di gente.
Così mi fiondo in mezzo alla pista nel punto in cui scorgo i capelli rossi di Hanamici. Lui e Rukawa stanno ballando avvinghiati in un intreccio di braccia e gambe, fissandosi intensamente negli occhi. Un po' titubante poso due pacche sulla spalla del moretto che immediatamente mi fissa con i suoi occhi di ghiaccio infastidito da quella interruzione...

"Che vuoi?" leggo sul labbiale delle sue labbra, in quanto la voce di Rukawa non mi giunge all'orecchio a causa della musica troppo alta e della sua voce invece troppo bassa. Io gli faccio segno di seguirmi, e solo dopo un consulto di sguardi tra loro decidono di accontentarmi. Sarà che forse Hanamici ha notato una certa inquietudine nei miei occhi?

"Allora?" insite il moretto.

"Non so dove sia tuo cugino..."

Rukawa alza un sopracciglio. Sicuramente si starà chiedendo perchè diavolo li ho disturbati per un motivo futile come questo, pensando che se la sa cavare in giro da solo. Però, se avesse visto il suo volto e sentito la parole che ha pronunciato, sono sicuro che sarebbe preoccupato quanto me...
Fortunatamente c'è Hanamici che mi conosce bene. Infatti capisce immediatamente che è successo qualcosa. Così li informo della nostra discussione, del mio tentativo di baciarlo andato a male e della successiva discussione con quello che penso sia il suo ex...

"Quello st*onzo di Maki ha solo messo la ciliegina sulla torta al disastro che tu hai combinato!"

Osservo sorpreso Rukawa furente, chiedendomi quale sia stato il grave errore di cui mi sono macchiato. In fondo io non parlavo seriamente quando ho detto che ero invaghito di lui...

"Non l'hai proprio capito che invece ha creduto alle tue parole?"

"Ma io stavo scherzando! Era solo un modo per punzecchiarlo e farlo ingelosire..." mi giustifico, ben sapendo comunque di non aver agito correttamente con Mitsui.

L'occhiata che mi lancia Rukawa blocca la mia arringa difensiva appena iniziata.

"Ma tu lo sai almeno lontanamente che cosa ha subito in passato nelle sue precedenti relazioni? Nessuna delle persone che ha frequentato o con cui è stato ha mai mostrato veramente importanza per lui, e tu con quel discorsetto gli hai fatto capire di essere della stessa stoffa degli altri..."

"Guarda che ha me importa di Mitsui, più di quanto tu possa credere..." controbatto alla sua affermazione "Io sono seriamente innamorato di lui. Ti prego quindi di non dubitare dei miei sentimenti..."

Decisamente poco convinto della veridicità delle mie parole, lui mi volta la schiena e fa per allontanarsi. Con una mano sulla spalla però lo blocco, avendo un'ultima domanda da porgli...

"Senti Rukawa... Perchè nonostante tu tenga veramente a tuo cugino, non glielo dimostri mai? Con lui sei sempre molto distaccato e critico..."

Rukawa non si volta nemmeno. Emette un 'Nh' e con un movimento scrolla la mia mano dalla sua spalla, in modo da riprendere la strada.

"Dovresti conoscerlo ormai" mi sussurra Hana all'orecchio "E' una volpaccia che non ama mostrare i propri sentimenti..." e sorridente segue il suo Koibito tra la folla del locale.

*

"Allora?"

Rukawa scrolla la testa.

"Niente" aggiunge Hana "Deve essere per forza uscito dal locale..."

"Ma dove può essere andato?" chiedo sconsolato, osservando il moretto.

Lui che è l'unico che potrebbe saperlo, alza le spalle... e io, sentendomi in colpa per il mio comportamento, inizio preoccuparmi seriamente. Sarà anche vero che Mitsui è grande abbastanza da prendersi cura di sè stesso, però quando si è allontanato mi sembrava molto scosso emotivamente...

Ci avviamo velocemente verso l'uscita. Quando arriviamo però notiamo qualcosa di decisamente strano: un folto gruppo di persone si trova ferma a qualche metro da essa, intenta ad osservare verso l'alto con il fiato sospeso...

"Che sta succedendo?" chiedo ad un ragazzo che si sta dirigendo in quella direzione.

"Sembra che, in cima al palazzo, ci sia una persona che si vuole buttare!"

Osservo i due ragazzi che mi accompagnano, e nei loro occhi scorgo il mio stesso dubbio. Corro per raggiungere il punto dove si trovano le altre persone e fisso la cima dell'edificio alla ricerca della persona in questione...

"Alla fine l'abbiamo trovato..." dice Hanamici con voce tremante.

Mi indica il punto esatto, e quando vedo la sua figura il cuore mi sembra fermarsi...

"Mitsui..."

Fine Secondo Capitolo


*Owari Secondo Capitolo*

Sendoh: Hisashi, non ti vorrai suicidare vero? T.T

Mitchi: M-ma stiamo scherzando?!°°

Cioppys: No. E' così. Nessuna finzione e nessuno scherzo...

Mitchi: *furibondo* Tirami subito giù da lì!! >.<

Cioppys: Bhe, niente di più facile! Ora ti faccio fare un passo nel vuoto e...

Mitchi: Imbecille!! Non in quel modo!!°°'

Cioppys: Ma è quello più veloce per farti arrivare a terra!^^

Mitchi: Io voglio rimanere VIVO!! Lo capisci questo o no?

Cioppys: Mah, forse...

Mitchi: Come sarebbe a dire 'mah, forse'?!

Cioppys: Eh, sapessi! Hi hi hi!

Mitchi: Ehi!!!!! Non ci pensare nemmeno!!!!!°°

***


Capitolo 3

POV.MITSUI

Il cielo limpido di questa notte mi sovrasta. Libero, senza nemmeno l'ombra di una nuvola. La luna, un sottile spicchio splendente, è già alta nel cielo, circondata da quell'alone che la rende così affascinante da osservare. Ma questa sua bellezza non è generata da sè stessa, ma deriva unicamente dalla luce del sole che si riflette sulla sua grigia superfice, rendendola così splendida. Il vento fresco di questa serata primaverile degli inizi di maggio mi sferza tra i capelli, scompigliandoli leggermente.

Tra meno di un mese sarà il mio compleanno...

Penso all'ultimo anno trascorso e niente di quello che è successo riesce a rallegrarmi, anzi, mi rende ancora più depresso. La mia vita com'era è rimasta. Non è cambiato niente. No, forse qualcosa di nuovo c'è: la consapevolezza che il mio destino non è quello di essere felice. Non è una persona da amare, una famiglia che ti rispetti e degli amici che ti vogliono bene. No, è solitudine, ma soprattutto tristezza nel vedere che i sogni e i desideri degli altri si realizzano mentre i tuoi vengono come dimenticati...

Pensate che mi stia sbagliando? Eppure pochi attimi fa ho avuto l'ennesima riprova di questa 'legge'. Anche Sendoh non mi ama. Vuole stare con me solo per convenienza, esattamente come prima di lui hanno fatto Shini'chi e Kazushi.

Kazushi...

Ripenso a quando poco meno di tre anni fa ho conosciuto proprio quest'ultimo. Hasegawa è stato il primo ragazzo con cui ho avuto una relazione (se si può dire) seria. Fino ad allora avevo solo frequentato qualche ragazzo per una o due sere, senza mai spingermi più in là di qualche bacio o carezza, nemmeno troppo intima. Erano state tutte persone che non mi attiravano e che, spesso, non mi dicevano nulla. Con Kazushi invece fu completamente diverso.

Lo incontrai al Nirvana, luogo nel quale in quel periodo io e mio cugino ci recavamo molto spesso. Era seduto al bancone del bar, intento a fissare il liquido trasparente all'interno del bicchiere che stringeva in mano. Il suo sguardo era triste e rassegnato, e nemmeno troppo attento, come se fosse stato perso in altri pensieri. Mi sedetti sullo sgabello al suo fianco, e incosciamente iniziai a studiare i lineamente del suo viso. Quello che più mi colpì fu il suo particolare taglio degli occhi, sottile e ben disegnato, che marcava, facendole risaltare, le iridi nere...

Forse, resosi conto di essere attentamente studiato, si voltò a guardarmi infastidito. Io natuaralmente non distolsi il mio sguardo, sostenendo così il suo. Rimanemmo a fissarci per lungo tempo, tanto che il sottofondo musicale cambiò molte volte, tanto volte che persi il numero di passaggi da una canzone ad un'altra.

'Le ferite del cuore e dell'animo sono le più difficili da curare...' dissi ad un certo punto, prendendo ad osservare il mio bicchiere. Feci un sorso e riportai i miei occhi su di lui, che annuì per assentire alla mia affermazione.

'Sei mai stato profondamente ferito in passato?' mi chiese, cercando di capire se di quella frase ne comprendessi pienamente il significato o se l'avessi pronunciata solo per dire qualcosa, per rompere il ghiaccio tra noi due...

Risposi affermativamente. Sapevo benissimo cosa voleva dire visto che ci misi quattro anni a rimarginare la mia...

Il silenzio calò tra di noi, mentre la musica di un'altra canzone iniziò a uscire dagli autoparlanti del locale.

Hasegawa, dopo che con un ultimo sorso finì il contenuto del suo bicchiere, iniziò a parlare, raccontandomi di come quella sera il suo ragazzo Kenji l'aveva lasciato per un'altro, il quale gli aveva rinfacciato dopo ben due anni di relazione alcuni dei suoi difetti, come i suoi continui silenzi e il suo essere troppo passivo in tutto.

Probabilmente in quel momento aveva bisogno di parlare con qualcuno, di confidarsi, ma non capii mai il perchè scelse me, un perfetto sconosciuto... fui comunque lieto di ispirare una tale fiducia. Proprio per questo ascoltavo attento le sue parole, immaginandomi il dolore che potesse aver provato in quel momento, senza però riuscirci pienamente. In fondo le cose vengono precepite diversamente da persona a persona...

Al termine del suo racconto, forse per la prima volta, si rese conto di stare parlando con uno di cui nemmeno sapeva il nome. Prontamente si scusò per avermi annoiato con i suoi sproloqui, cosa che non era affatto vera, ma lui non voleva credermi. Il dibattito continuò fino a che non iniziammo a ridere per l'assurdità della situazione.

'Avevo dimenticato quanto potessero essere bella una risata o un sorriso...' disse, disegnando con un dito il contorno delle mie labbra.

Da quel giorno, Io e Kazushi ci incontrammo nuovamente al Nirvana, tanto che andare al bancone e sedersi su uno degli alti sgabelli, in attesa dell'arrivo dell'altro, era praticamente divenuta una buona abitudine. Poi, dopo qualche tempo, iniziammo a frequentarci anche al di fuori.

Le cose tra di noi andavano di bene in meglio, anche se un po' a rilento. Il fatto che lui fosse appena uscito da una lunga relazione non poteva certo non condzionare il tutto, ma tra i due ero io il primo a voler essere sicuro di cosa desiderasse veramente Kazushi.

I primi problemi si ebbero circa un'anno e mezzo dopo, quando una sera Hasegawa incontrò la sua vecchia fiamma. Fu proprio uno scherzo del destino, perchè ce lo ritrovammo insieme alla persona che aveva causato la fine della loro storia, seduti al tavolo di fianco al nostro nel ristorante dove stavamo cenando.

Fu allora che capii che non l'aveva mai dimenticato, e la certezza di questa cosa l'ebbi quando gli chiesi quali fossero i reali sentimenti che nutriva nei miei confronti: affetto, un semplice affetto, fu la risposta...

Non potendo darmi l'amore che io cercavo, Kazushi mi lasciò. Pochi mesi dopo lo vidi in giro per il quartiere di Shibuya mano nella mano con il ragazzo del ristorante...

Hasegawa probabilmente non era cosciente di ciò che aveva fatto, ma per me fu un duro colpo quella visione. Per la prima volta mi sentii usato...

Chiudo gli occhi appoggiandomi con la schiena al basso muretto che circonda il perimetro del tetto di questo palazzo. Una folata di vento più forte delle altre mi scuote leggermente, e alcuni rivoli si insinuano sotto i pantaloni e la maglietta che indosso facendomi rabbrividire. Nell'aria si insinua un debole odore di pioggia. Riapro gli occhi ed osservo il cielo ad est, giusto in tempo per vedere il fulmine luminoso discendere dalla nera nuvola minacciosa che sembra essere apparsa nel nulla.

Distrattamente porto una mano al collo, iniziando ad accarezzare il ciondolo d'argento a forma di goccia che era nascosto sotto la maglietta, che pende dalla sottile e leggera catenella della stessa fattura.

Perchè invece della semplice goccia d'acqua, sono le lacrime a venirmi in mente? E' stupido, lo so, ma non riesco a non pensarci... e il fatto che questo oggetto sia stato il regalo di compleanno del mio primo vero amore rende ancora tutto più assurdo...

E' come se questa lacrima d'argento rappresentasse la sofferenza di una vita.

Conobbi Kiminobu Kogure in prima liceo. Era seduto nel banco a fianco al mio. Il suo modo di fare, la sua gentilezza e la sua disponibilità attirarono la mia attenzione da subito. Presto provai profondo affetto per quel ragazzo che riusciva a scaldarmi il cuore con un semplice sorriso. Dire che diventammo ottimi amici, tanto da frequentarci sempre più spesso al di fuori della scuola, mi sembra superfluo. Nemmeno il fatto di passare il secondo anno in due sezioni diverse cambiò le cose tra di noi, anzi, rafforzò il nostro rapporto ancora di più. Quando poi l'ultimo anno, davanti ai tabelloni che evidenziavano la formazione delle classi, scorpii di essere nuovemente nella sua stessa sezione, fui felice come non lo ero mai stato in vita mia.

Ma...

Si, perchè c'era un 'ma'... o meglio, una persona...

E quella persona si frappose tra noi.

Himeko, così si chiamava la ragazza, era una sua compagna di classe dell'anno prima. Sorridente, spensierata e allegra, me la ritrovai sempre più spesso insieme a Kogure. Se la cosa poi all'inizio accadeva solo all'interno dell'ambiente scolastico, successivamente si allargò anche alle uscite pomeridiane o serali...

E io iniziai a non sopportare più la sua presenza...

Ogni motivo era buono per stare appiccicato a Kiminobu. Cercava di tagliarmi fuori, attirando sempre su di sè l'attenzione dell'altro ragazzo. Nei discorsi tutte le mie affermazioni venivano attaccate, con l'intento di smontarle...

Quella persona stava rovinando completamente il rapporto tra noi due, ed io, esasperato da una assurda gelosia di cui non riuscivo ancora bene a capirne la fonte, arrivai a scontrarmi con il mio migliore amico. La volevo semplicemente fuori dai piedi...

Kiminobu, a malincuore, acconsentì alla mia richiesta, ma le cose non furono più quelle di una volta, e l'aver scoperto quali fossero i miei reali sentimenti verso di lui non ci aiutava di certo...

Infatti, dopo un'attenta analisi delle mie emozioni e dei miei comportamenti, capii finlamente quale fosse la fonte della gelosia: amore... Io ero innamorato di Kiminobu...

Non fu tanto sconvolgente scoprire di essere gay, e nemmeno accettarlo. In fondo, le ragazze non mi erano mai interessate, anzi, le trovavo decisamente irritanti. Probabilmente tutte le oche che regnavano sulla terra le avevo incontrate io... Il problema era decisamente un altro: avrei mai avuto il coraggio di affrontare questo argomento con il diretto interessato? Ne dubitavo fortemente. La paura di essere rifiutato e di poterlo perdere era praticamente parte del mio stesso animo.

Dolente o nolente, comunque, alla fine dovetti affrontare la realtà...

L'epilogo della nostra amiciazia si ebbe un pomeriggio di fine estate sul terrazzo della scuola. Kiminobu mi aveva chiesto di incontrarci lì perchè mi doveva parlare in privato, lontano da sguardi e orecchie indiscrete. Il fatto che me l'avesse chiesto con una faccia e un tono di voce molto serio, non presagiva proprio nulla di buono. Ma quello che mi disse superò ogni mia aspettativa...

'Mi sono innamorato di Himeko...'

Mi confessò di averla frequentata durante l'estate, quando io ero in vacanza a Yokohama dai nonni. Si era trovato bene in sua compagnia, e iniziò a raccontarmi alcuni aneddoti delle loro uscite, molte delle quali erano state fatte negli stessi posti che frequentavamo noi due. E io ascoltavo, stringendo con entrambe le mani la rete metallica, tanto forte che le nocche erano sbiancate, mentre con i denti mi torturavo a sangue il labbro inferiore. Ogni parola era come una coltellata al cuore...

Quando poi mi disse che si erano baciati alla scogliera dove io e lui avevamo passato intere giornata ad osservare il mare parlando, il cielo mi crollò addosso...

Quella stupida oca aveva osato portarmi via il mio primo amore...

In preda alla disperazione gli urlai di smetterla di parlare solo di lei. Non riuscivo a sopportarlo ed ormai ero sull'orlo delle lacrime. Sentivo un leggero formicolio agli occhi, e la vista stava iniziando ad appannarsi...

Kiminobu era decisamente sopreso della mia reazione. Forse pensava che potessi essere contento per lui, ma come potevo? Io lo amavo, e l'idea di perderlo mi lacerava l'anima...

Non ci pensai due volte, e dopo averlo bloccato contro la rete metallica, lo baciai.

Fu la sorpresa del mio gesto a darmi la possibilità di assaporare le sue labbra con passione e possessività, in quanto appena Kiminobu si rese veramente conto di cosa stessi facendo mi respinse con forza, facendomi finire per terra.

L'unica cosa che ricordo sono i suoi occhi che mi fissavano ricolmi di stupore. Nonostante non vi avessi letto nè odio nè disprezzo, sapevo di aver fatto una cosa sbagliata. E' per questo che fuggii, sussurrando un flebile 'Perdonami' che probabilmente lui non sentì nemmeno.

Da quel giorno, tra noi non ci fu più dialogo, o meglio, lui cercò di parlarmi, ma io trovavo le scuse più assurde per non affrontare l'argomento. Sapevo benissimo che non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti, ma sentire il rifiuto tramite la sua voce sarebbe stato ancora più straziante. Così lo evitai in tutti i modi...

Peccato che, quando il giorno della consegna dei diplomi mi recai alla scogliera per osservare malinconico lo spegnersi dell'ultimo giorno della mia vita da liceale, me lo ritrovai lì sulle roccie, come se mi stesse aspettando. Essendo per la prima volta dal giorno del bacio finalmente soli, mi rassegnai quindi a non poter evitare il confronto, perchè sapevo che lui stavolta non me l'avrebbe permesso.

Seduti su due roccie affiancate, ascoltai le sue parole. Lui e Himeko si erano lasciati poco prima di Natale, ma fu il motivo a riaccendere quella luce di speranza che era stata soffocata con decisione da parte mia: il vuoto che la mia mancanza aveva lasciato nella vita di Kiminobu. Lo sconforto, però, fu molto quando, capendo semplicemente dal mio sguardo cosa stessi ardentemente sperando, lui stesso mi specificò che era solamente la mia amicizia che cercava, non sentendosi in grado di ricambiare i sentimenti che animavano il mio cuore.

Quella fu la prima delusione della mia vita.

Nonostante Kiminobu in quel momento fosse la persona più importante, quella per cui avrei consacrato la mia esistenza, sapevo bene che averlo continuamente al mio fianco senza poterlo amare come desideravo avrebbe finito con il distruggere il nostro rapporto. Quindi feci l'unica cosa possibile: tristemente, gli dissi addio.

Il suono di una sirena mi strappa dai ricordi, attirando la mia attenzione verso il basso. Osservo la strada dove vedo sfrecciare un'ambulanza a tutta velocità, con le luci blu che illuminano ad intermittenza i muri dei palazzi. Svolta in una traversa a sinistra, sparendo dalla mia visuale, e lentamente anche il suono acuto si allontana...

Osservo nuovamente il cielo e noto che la nuvola di prima si è fatta più vicina, più minacciosa. L'aria si fa più fresca, segno che presto il temporale inizierà a scatenare la sua furia sulla città... ma io non me ne preoccupo affatto.

In fondo cosa potrebbe mai essere un po' d'acqua per uno che è seduto sul ciglio di un cornicione di un palazzo di cinque piani, alla ricerca del coraggio per fare il passo decisivo?

Sospiro. Il passo decisivo. Nonostante questa vita non mi abbia mai riservato niente di quello che desideravo, perchè è così difficile fare questo passo? Non ero forse io quello che due mesi fa invidiava una semplice lacrima per la sua breve esistenza? E' veramente incredibile quanto si possa essere attaccati involontariamente alla vita, nonostante di ragioni per farla finita se ne ha a bizzeffe... Eppure sono quasi quaranta minuti che sono qui ma non ho ancora fatto quello che dovevo fare.

Possibile che incosciamente spero ancora che qualcosa possa migliorare?

Possibile che la mia eterna ricerca solo di un po' d'amore possa mai avere fine?

Non mi sembra di chiedere tanto... o forse si?

Eppure, perfino una persona cinica e menfreghista come mio cugino è riuscito a trovare la persona giusta! Perchè io no? Forse non ho abbastanza fegato per ferire gli altri come hanno fatto con me? Si, non ce l'ho... non dopo aver provato quella sofferenza sulla mia stessa pelle.

Calde lacrime che scorrono libere sul viso testimoniano la mia frustrazione.

...E inizio a ripensare a quello che è successo tra Rukawa e Sakuragi.

La loro prima notte di passione l'hanno consumata dopo ben quattro, no dico, quattro settimante da quando si erano conosciuti. Naturalmente questa informazione non l'ho avuta da mio cugino bensì da Sendoh, il quale non era solo particolarmente elettrizzato per l'accaduto, ma addirittura contento per il suo amico!! Io, conoscendo Rukawa, non ero per niente entusiasta, immaginando già come sarebbero andate le cose adesso che aveva ottenuto il suo corpo. Il fatto però che non se lo fosse portato a letto subito la prima sera era alquanto strano, e mi riportava spesso alla mente il pensiero che ebbi durante la cena del nostro primo appuntamento: che, qualunque cosa fosse quello che mio cugino provavasse per Sakuragi, fosse riuscito a trapassare quel muro duro come il cemento armato ed eretto intorno al suo cuore che ormai credevo infrangibile?

Solo dopo qualche giorno ed ebbi la risposta a questo quesito.

Quella sera ero a casa di Sendoh, avendo accettato un suo invito a cena dopo innumerevoli suppliche da parte sua. Non ero molto convinto di passare la serata nel suo appartamento avendo il timore che potesse provarci spudoratamente, e non volevo arrivare a rifiutare le sue attenzioni, offendendolo. Lui però aveva insistito così tanto a voler organizzare quella speciale serata con le sue mani che alla fine cedetti... e devo dire che rimasi piacevolmente sorpreso del risultato. A colpirmi, infatti, non fu solo la romanticissima cenetta a lume di candela, i cui piatti furono preparati da Sendoh stesso con molta cura (e amore aggiunse lui), ma anche l'ambiente in cui il tutto venne presentato.

Sendoh aveva riorganizzato l'intero salotto, spostando il divano su un lato, in modo da posizionare al centro il piccolo tavolo rotondo della cucina. Era coperto da una tovaglia rosso fuoco, sulla quale erano stati posizionati bianchi piatti di porcellana e le posate risultavano avvolte in tovaglioli rosa pastello. Nel centro tavolo era stato posizionato un elegante candelabbro a tre braccia, su cui sormontavano tre candele di colore diverso: una rossa, una rosa e una bianca al centro, dalla forma lunga e avvitata, all'essenza delicata di vaniglia. Al fianco di questo si trovava un piccolo vaso, contentente tre rose, una dello stesso colore delle tre candele. Intorno al tavolo, a semicerchio, aveva inoltre posizionato alcuni mobili, probabilmente presi anche dalle due camere che componevano il loro appartamento, coprendole con lunghe lenzuola che riprendevano gli stessi colori sulla tavola: rosse, rosa e bianche. Su di esse aveva poi posizionato altri candelabbri che reggevano delle candele accese dal colore coordinato con il lenzuolo sottostante. A completare il tutto, sui mobili, sulle lenzuola, sul tavolo e anche sul pavimento, erano stati sparsi una miriade di petali di rosa rosse, rosa e bianche...
Fu lui stesso a spiegarmi il significato di quei fiori, il cui motivo di colori aveva influenzato tutto l'arredamento: il rosso, il rosa e il bianco rappresentavano rispettivamente la passione, la dolcezza e la purezza, ovvero le tre sfacettature del sentimento che provava nei miei confronti.

Era incredibile come la luce di quelle numerose candele fosse in grado di rendere incantato quelle quattro mura che avevo già visto in altre occasioni. In più il significato che doveva rappresentare quella composizione ai miei occhi, rese tutto ciò ancora più... irreale, come se stessi vivendo un sogno ad occhi aperti...

Io non sono certo il tipo che si lascia facilmente andare a smancierie e romanticherie, ma non vuol dire che sotto sotto non le apprezzi... e giuro che quella volta dovetti morsicarmi a sangue il labbro inferiore e pensare alle cose più tristi di questo mondo per trattenere le lacrime di commozione che premevano di uscire dai miei occhi! Nessuno aveva mai fatto una cosa tanto bella solo per me...

Ero veramente felice, come non succedeva ormai da molto tempo. Durante la cena mi lasciai andare, ritrovando quella complicità che c'era stata la sera che io e Sendoh ci eravamo conosciuti al Nirvana. Sostenevo le varie conversazioni se si susseguirono tra una portata e l'altra, comprese quelle più maliziose che fino ad allora avevo sempre lasciato cadere, tanto da sorprendere Sendoh stesso con le mie risposte. Ad un certo punto sembrava che le situazioni si fossero invertite, e che fossi io quello che doveva conquistare l'altro e non il contrario...

A fine cena, però, Sendoh riprese le redini della situazione, e iniziò a spingere per concludere la serata nel modo che più desiderava, ovvero con un amore passionale e travolgente da consumarsi nella sua camera, la quale era stata opportunamente preparata sulla falsa riga del salotto.

Avevo sbirciato all'interno di quel locale mentre mi recavo in bagno, attirato dalla porta leggermente socchiusa e da alcuni petali di rosa per terra. Tutti i mobili erano ricoperti con lenzuola nello stesso modo del salotto, e su di essi erano stati appoggiati altri candelabbri, le cui candele erano però ancora spente. Se riuscivo a intravedere il lavoro di Sendoh era solo grazie alla fiebile luce della sera che entrava dalle persiane leggermente aperte. Il letto invece era fasciato da un lenzuolo rosso, mentre i cuscini avevano delle federe bianche come il latte. Naturalmente non mancavano i petali di rosa, che erano veramente in ogni angolo della camera! Il tutto coordinato nei minimi dettagli, sempre dei soliti tre colori: rosso, rosa e bianco. Sia chiaro: questa 'sbiricatina' avvenne all'insaputa di Sendoh, che in quel momento si trovava in cucina indaffarato con i preparativi per la messa in tavola della seconda portata della nostra cena... e per poco non mi prese pure in castagna!

Ah! Dimenticavo di dire che lo stesso Sendoh era tutt'uno con l'arredamento!! Infatti indossava un elegante camicia rossa dai bottoni bianchi, questi ultimi coordinati con i pantaloni dello stesso colore candido. Leggermente a campana, gli stringevano le cosce fino poco sopra il ginocchio (senza lasciare spazio all'immaginazione...), da dove iniziavano a cadere larghi verso terra, coprendo delle scarpe sportive rosse, in pandan con la camicia. Gli mancava solo il rosa addosso, ma avevo come l'impressione che tolti i pantaloni avrei trovato i boxer del colore che cercavo...
Il suo era decisamente un abbigliamento appariscente, ma che in quel contesto riusultava azzeccatissimo. Io, al contrario, con una camicia azzurra e un paio di pantaloni e scarpe nere, sembravo un pesce fuor d'acqua...

Comunque, il suo piano ebbe inizio quando mi sorprese al ritorno dalla cucina in piedi, davanti ad uno dei mobili coperti, intento ad accarezzare un petalo di rosa.

Le sue braccia mi cinsero delicatamente la vita da dietro la schiena, la quale combaciò immediatamente con il suo petto. Sentivo i suoi pettorali muoversi al ritmo del respiro caldo che mi solleticava il collo, mentre mi sfiorava la pelle con leggeri baci. Feci scorrere le mani sui suoi avambracci, fino a raggiungere le sue, dove intrecciai le dita di entrambi. Spostai la testa, piegandola da un lato, in modo da lasciargli un raggio d'azione maggiore e ancora più pelle da assaporare. Quei baci mi facevano letteralmente sciogliere, e sentire la sua bocca che si muoveva dalla base del collo fino all'orecchio mi eccitava, terribilmente. Quando poi a quest'ultimo mi sussurrò ansante 'Ti voglio', iniziai ad andare completamente a fuoco...

Nonostante cercassi di nasconderlo nel modo migliore, anch'io desideravo quell'unione, più di ogni altra cosa. Di quel ragazzo dagli occhi di cristallo mi ero innamorato, anche se la paura che potesse ferirmi come gli altri continuava ad albergare nel mio cuore. Se fino a quel giorno mi ero sottratto ai suoi baci, alle sue carezze, era solo perchè sapevo bene che mi avrebbero fatto capitolare... Sono pur sempre un essere umano, e si sa, la carne è debole, soprattutto quando in una persona la solitudine regna sovrana, accompagata da un forte senso di vuoto...

Con un braccio mi strinse ancora di più intorno a sè, mentre una mano si occupava di far uscire dalle asole i bottoni che chiudevano la mia camicia. Nel frattempo, la sua bocca avida si era impossessata del lobo, per succhiarlo e mordicchiarlo con passione sempre crescente. Piccoli gemiti di piacere iniziaro a salirmi dalla gola mentre, appoggiata tra i mei glutei, sentivo la sua erezione aumentare. Ormai stavo completamente perdendo ogni controllo che mi ero finora imposto, e quando voltai la testa per guardarlo negli occhi, avvicinai le mie labbra alle sue, desideroso di assaggiarle, di assaporarle, di sentire la sua lingua lottare con la mia...

Fu in quel momento che la porta d'ingresso sbattè così violentemente da farci allontanare.

Con il cuore che batteva a mille per lo spavento subito, osservammo un Sakuragi irriconoscibile lasciarsi scivolare a terra contro la porta dal quale era entrato come un uragano, mentre singhiozzava rumorosamente e immense lacrime rigavano il suo viso, come un fiume in piena inarrestabile.

Appena Sendoh si rese conto di quello che stava accadendo, si precipitò dal rossino per capire cosa fosse successo. Io non ne avevo affatto bisogno, visto che sapevo già chi fosse la causa di ciò: Rukawa. La vera natura di mio cugino era finalmente affiorata...

Ma dal racconto che Sakuragi fece una volta che si calmò, qualcosa non mi tornava.

I due ragazzi stavano trascorrendo la serata seduti sul divano di casa mia davanti ad un film, quando iniziarono a scambiarsi tenere effusioni, che diventarono via via più passionali. Ad un certo punto, quando erano ormai entrambi mezzi nudi, Rukawa notò il ciondolo d'oro bianco a forma di sole che pendeva da una catenina al collo dell'altro. Così Sakuragi aveva risposto alla muta domanda che leggeva nei suoi occhi, parlando della persona che gliela aveva regalata e che possedeva l'altra metà, uno spicchio di luna, il cui contorno interno combaciava perfettamente con il suo pendaglio...

Fui sorpreso non solo di sapere che quella persona era Sendoh, ma che tra loro due c'era stata una relazione che era durata ben sei anni! Una strana gelosia mi aveva inebriato il cervello, tanto che provai un'istintivo desiderio di stringere le mie dita su quella catenina che pendeva dal collo di Sendoh per strapparla con rabbia, della cui presenza mi accorsi solo allora.

Scosso da questo assurdo sentimento, riuscii a reprime l'impeto, al contrario di Rukawa.

Sakuragi mostrò al suo ex la catenina rotta sopra una mano, il quale la osseravava stranamente silenzioso, ma sapevo bene che cosa gli stesse passando per la testa. Era un suo regalo, fatto ad una persona che aveva amato e che ora considerava il suo migliore amico, il suo confidende. L'idea che fosse stata trattata in quel modo lo stava facendo infuriare. E questa era stata la stessa reazione che ebbe il rosso di fronte al gesto del suo ragazzo.

I due iniziarono una tremenda discussione, durante la quale Sakuragi venne a conoscenza delle molte avventure di Rukawa, rimanendo ferito dalle sue gelide parole che lo fecero sentire solo uno dei tanti. E la stoccata finale del matador sul toro ferito arrivò quando il rossino porse la domanda su quale fossero i sentimenti che l'altro nutriva nei suoi confronti. Conoscendo Rukawa, la risposta non poteva che essere il silenzio più assoluto, accompagnato dal suo sguardo così deciso e determinato da risultare sprezzante.

E infatti fu così.

Sendoh strinse a sè Sakuragi per consolarlo, mentre imprecava contro mio cugino. Un 'io ti avevo avvisato' mi stava salendo dalla gola, ma morì sulle mie labbra prima di trasformarsi in parole. Come avevo detto all'inizio, qualcosa non mi tornava, e questo qualcosa era il comportamento di Rukawa.

Che senso avrebbe avuto strappare quella catenina se di Sakuragi non gli importava niente?

Io stesso avevo provato quell'impulso, mosso da una profonda gelosia per il rapporto che legava Sendoh al rossino... e solo allora capii che quel gesto valeva più di mille parole.

Un sorriso incredulo si dipinse sulle mie labbra.

'Non c'è niente da ridere sdentato!!' mi ammunì il rosso, ancora con gli occhi lucidi.

'Scimmia!!' gli risposi irritato dal suo insulto 'Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto Rukawa sia innamorato di te!'

Quella affermazione scatenò l'ira, ma non della persona che mi aspettavo. Fu Sendoh infatti che, dopo avremi preso per il colletto della camicia, mi sommerse di parole che erano per lo più insulti, pensando che io stessi dalla parte di Rukawa e che non capissi la sofferenza del suo amico. Il suo modo di fare non mi piacque affatto, e quindi mi liberai dalla sua morsa con un energico spintone che lo fece finire addosso al mobiletto a lato della porta. A quel punto gli spiegai le mie ragioni e le conclusioni a cui ero giunto.

Per qualche minuto entrambi mi fissarono in silenzio, come se fossi un alieno... poi Sakuragi iniziò a urlarmi dietro di smetterla di dire idiozie e di illuderlo con giustificazioni senza senso e false speranze. Sendoh, invece, sembrava indeciso sulla posizione da prendere.

Deciso a lasciar perdere, visto che era impossibile far ragionare quella scimmia rossa, pensai di andarmene quando qualcuno bussò alla porta, e una volta aperta, fui decisamente sorpreso di trovarmi davanti mio cugino, affannato da una probabile corsa su per le scale. Lo vidi avvicinarsi a Sakuragi, senza nemmeno degnare me e Sendoh di uno sguardo, e iniziare a parlare.

In quel momento pensai che doveva essere successo qualcosa di grave a mio cugino, come ad esempio una forte botta in testa, perchè non potevo credere alle mie orecchie... si stava scusando. Rukawa si stava scusando! Ho davvero avuto il timore che da un momento all'altro la terra potesse essere scossa da un enorme cataclisma...

Sakuragi non solo aveva distrutto quel muro, ma aveva toccato Rukawa nel profondo, tanto da fargli compiere una cosa veramente impensabile: accantonare il suo orgoglio personale e ammettere di aver sbagliato. Nonostante stessi ascoltando io stesso quelle parole, faticavo a crederci...

E' incredibile quanto un forte sentimento possa cambiare una persona...

La loro relazione da allora procedette di bene in meglio. Erano affiatiati, consci dei sentimenti altrui che li legavano, ma soprattutto si fidavano ciecamente uno dell'altro. Esattamente tutto il contrario di quello che accadeva tra me e Sendoh...

Il ragazzo dai capelli a punta non aveva mai forzato la mano per ottenere l'unione che voleva... almeno fino ad allora. Infatti, dopo aver letto quella sera il desiderio nei miei occhi, iniziò un corteggiamento ancora più serrato, fatto di abbracci sempre più stretti e possessivi, di sfioramente non più accidentali e di baci ongi volta più audaci che miravano alla conquiesta delle mie labbra, puntualmente da me allontanate. Non volevo cedere alle sue lusinghe, nonostante quella serata romantica che aveva organizzato con tanto impegno aveva insinuato nella mia testa il forte dubbio che fosse sincero... ma la paura però continuava a farla da padrona. Sapevo che se la storia si fosse ripetuta l'ennesima volta, l'incrinatura presente nel mio animo si sarebbe allargata fino a spaccarlo...

...E così è stato.

Quando Sendoh ha pronunciato quelle parole, quando ha ammesso che era attratto da Rukawa, che era lui che voleva e che si era impuntato su di me solo per semplice convenienza, ho sentito mancare la terra sotto i miei piedi e aprirsi un profondo baratro. Però, il fatto che fin dall'inizio mi aspettassi una cosa del genere, ha protetto il mio animo, evitando che si infrangesse definitivamente... Peccato che non avevo calcolato il colpo che mi avrebbe inferto Maki, quello di grazia.

Abbasso nuovamente lo sguardo sulla strada. Le persone da quassù sembrano così piccole e insignificanti, tanto da farmi pensare quanto noi esseri umani siamo una minuscola parte di questo mondo, dove ci crediamo i dominatori. Tenendo conto che ognuno di loro è una miliardesima parte della popolazione, non farà sicuramente nessuna differenza una vita in più o in meno... tanto chi piangerebbe per me? I miei genitori? Mio cugino? Sendoh? Nessuno...

Mi alzo in piedi, e nel momento stesso in cui si staglia la mia figura sopra il palazzo, qualcuno mi nota. Il suo grido che mette in allarme gli altri passanti, mi giunge più lontano di quello che dovrebbe essere... ma forse sono io che sto cercando di esternarmi da tutto quello che sta accadendo intorno a me, in modo da affrontare la morte il più sereno possibile, perchè sarà semplicemente la mia liberazione...

Passano diversi minuti, durante i quali cerco di imprimermi per l'ultima volta nella memoria la maestosità del cielo, la luminosità della luna, la bellezza delle stelle, il dolce soffio del vento, ma anche la caoticità della città. Nel frattempo sotto di me si è riunita una piccola folla di gente, che osserva immobile, come estasiata, che io faccia il mio ultimo passo, quello verso il vuoto...

E' arrivato il momento...

Un rumore metallico dietro le mie spalle attira la mia attenzione. Lentamente mi volto, pronto a confermare la mia decisione a chiunque sia venuto a fermarmi.

La porta che conduce alla rampa di scale è spalancata e sulla soglia appare una persona, di cui riesco a vedere solo l'ombra scura. Nel momento in cui però accede al tetto del palazzo, facendosi illuminare dalla luce della luna, riconosco Sendoh. Dietro di lui si trovano Rukawa e Sakuragi. Ansimano, a causa di una corsa, e il fiatone impedisce a loro di parlare subito, ma appena qualcuno accenna a farlo, lo anticipo.

"Nessuno vi ha invitato alla festa, quindi andatevene..."

La visione del ragazzo dai capelli a punta ha acutizzato nuovamente il mio dolore, e la decisione presa è più solida di prima.

"Mitsui..." Sendoh mi fissa incredulo, facendo un passo avanti "Aspett..."

"Non ti avvicinare"

Mi sposto ancora di più sul ciglio del cornicione, facendogli capire quale potrebbe essere la controindicazione di una sua ulteriore mossa. A me non cambierebbe assolutamente niente se dovessi buttarmi in seguito al suo avvicinamento, ma forse gli rimarrebbe la mia morte sulla coscienza...

Sorrido. Non mi dispiacerebbe però... così capirebbe che non bisogna giocare con i sentimenti altrui, perchè le conseguenze delle nostre azioni a volte possono essere davvero al di là della nostra immaginazione...

"Va bene..." sussurra. Ha paura a parlare più forte, come se al sua voce mi potrebbe spaventare e far perdere l'equilibrio "Ma tu non fare un'altro passo, ti prego..."

Osservo per un'attimo gli altri due. Se Sakuragi non mi sorprendo a trovarlo nervoso, la stessa cosa non la posso dire per Rukawa. Nei suoi occhi non leggo la determinazione di sempre, ma un mistro tra ansia e preoccupazione... E' strano, perchè non l'avrei mai pensato che il giacciolo potesse mai provare certi sentimenti per il sottoscritto. In fondo anche lui mi ha usato come tutti gli altri...

"Mitsui. Scendi da lì..."

Sarà perchè lo stavo fissando che ha deciso di parlare? Comunque, passano diversi secondi ma io non mi muovo. Sono inflessibile.

"Fa come ti ho detto..."

"Certo che la tua gentilezza non si smentisce mai cugino. Nemmeno un 'per favore'..." l'intonazione della mia voce sembra quella di un bambino capriccioso a cui è stato sottratto il suo giocattolo preferito "Ma sai.. la discesa da questa parte è molto più veloce... qualche secondo e sarei direttamente al pianterreno!" ironizzo.

"Piantala di fare lo stupido! Non c'è niente da scherzare!!"

Il suo rimprovero mi fa ritornare serio all'istante.

"Ma io non sto affatto scherzando Rukawa..."

"Mitsui, cerca di ragionare..." interviene Sendoh. E' terribilmente spaventato. Cerca di non tremare, tendendo allo stremo ogni muscolo del corpo "Cosa ricaveresti a fare un gesto simile? Niente di niente! E poi... non pensi alle persone che ti vogliono bene?"

"Le persone che mi vogliono bene?" ripeto, canzonando, facendo in modo che la rabbia prenda il sopravvento "E quali scusa? I miei genitori? Non li sento da mesi e non li vedo da un paio di anni! Stanno così bene per i fatti loro... perchè mai si dovrebbero preoccupare di una palla al piede come me?! O forse ti riferisci agli amici? Bhe, mi erano così amici che quando ho avuto bisogno di loro si sono dileguati! Oppure, Sendoh... ti stai riferendo a te stesso? Non venirmi a dire che mi vuoi bene, o che addirittura mi ami, perchè non crederei a una tale menzogna nemmeno se fosse Dio a dirmelo!"

Lui abbassa gli occhi e si morde nervosamente le labbra, come se volesse evitare che esse si muovano per formulare delle parole che ho già provveduto a pronunciare io...

"Non ci posso credere..." sussurro, sbalordito dalla faccia tosta di questo individuo "Con che coraggio ti ripresenti davanti a me a volermi fare certe confessioni, dopo quello che mi hai detto stasera!"

"So che non mi crederai, e maledirò a vita il mio orgoglio che per una volta ha voluto prevalere sul mio cuore..." il suo sguardo si fissa nel mio, serio come non lo era mai stato "Io sono stato attratto da te appena ti ho visto, e ogni giorno passato in tua compagnia mi ha fatto capire quanto tu fossi speciale, Hisashi. Amo tutto di te. Il tuo temperamento e imbarazzo, la tua determinazione e allegria, il tuo sorriso, la tua fragilità... si, perchè tu sei come un bellissimo vaso di cristallo, dall'aspetto indistruttibile, ma che se non è maneggiato con cura si può infrangere in mille pezzi..."

All'ascolto di queste parole, una miriade di sentimenti, emozioni e stati d'animo mi invadono come un fiume in piena: dall'incredulità alla commozione, dalla confusione allo sdegno, dalla rabbia all'odio. Concludo che il suo è solo un tentativo disperato di salvataggio in extremis. Ma io non mi faccio ingannare...

Nel silenzio che è calato su questo tetto, lancio l'ultima occhiata ai tre ragazzi fermi in silenzio davanti a me. Poi inizio a voltarmi, pronto per il mio ultimo viaggio...

"Ehi Mitchi!" Sakuragi si avvicina al suo ragazzo, e gli passa un braccio sulle spalle "Non vorrai dimenticarti di tuo cugino!" e lo indica con un sorriso molto forzato sulle labbra.

"Mio cugino?" fisso gli occhi proprio su di lui. Uno spasmo d'ira mi fa serrare i pugni "E dimmi Sakuragi... Perchè mai dovrei ricordarmi di colui che si è preso la mia prima volta senza nemmeno chiedermelo?!"

Il mio è un urlo disperato, dettato dal ricordo di un giorno di fine estate che prepotente riaffiora nella mia mente...

Io, scottato dalla delusione di non poter mai essere corrisposto da Kiminobu, chiuso in me stesso nella mia camera, lontano da tutto e da tutti. Il mio 'caro' cugino che viene a trovarmi e, con la scusa di scuotermi, inizia a assaporare la mia pelle e le mie labbra. 'Chiodo schiaccia chiodo' sussurra tra un bacio e l'altro. Quando però capisco dove vuole arrivare, cerco di oppormi, ma il mio corpo non mi risponde. I muscoli annebbiati dalle intime carezze, la mente dalle forti sensazioni di fisico piacere, il corpo scosso dai brividi. Mi possiede fino allo stremo, appagando le voglie di entrambi. Gli lascio il tempo di abbandonarmi, poi il pugno lo colpisce diretto sullo zigomo, facendolo cadere ai piedi del letto. E per la prima volta lo vedo sorridere sotto i fili di seta neri che gli inconiciano il viso...

"Mitsui..."

La voce di Rukawa mi riporta al presente.

Sendoh continua a non staccare gli occhi da me, ma è scosso dall'ultima notizia ricevuta. E pensare che questo è solo un'altra piccola parte della mia vita... e se venisse a sapere tutto il resto? Come reagirebbe?

Intanto Sakuragi sta fissando interdetto il suo Koibito. Che non gli avesse raccontanto questo piccolo aneddoto della nostra adolescenza? Forse voleva evitare di fargli sapere che razza di persona è stata?

"Ti stavi annientando... ho dovuto farlo..." conclude la frase mio cugino.

"Oh! Questa sì che è divertente! E da quando in qua Kaede Rukawa è il buon samaritano?"

La mia risata riempie l'aria intorno a noi. Rido, rido con le lacrime agli occhi, mentre per l'ennesima volta mi sento preso in giro, dolorosamente preso in giro. Quando sento le prime piccole goccie di cristallo solcarmi il viso, alzo lo sguardo al cielo, tornando ad osservare silenziosamente l'immensità che mi sovrasta. Chiudo gli occhi e faccio un lungo sospiro, con l'intento di ritrovare la calma apparente che avevo perso. Infine riporto la mia attenzione sulle tre persone che vorrebbero fermare il mio cammino verso il vuoto...

"Bene. Se avete finito di sparare le vostre st*onzate, la porta per andarvene è dietro di voi, altrimenti rimanete pure a godervi lo spettaccolo... A me non cambia nulla..."

"Mitsui! No!!" Sendoh fa un altro passo in avanti e si butta in ginocchio, incatenando il suo sguardo implorante al mio deciso e serio "Ti prego! Non farlo!!"

"Dammi anche solo una buona ragione... Che non sia il tuo inesistente amore, naturalmente..." gli chiedo. Lo osservo morsicarsi nuovamente il labbro e, infine, chinare la testa sconfitto "Come volevasi dimostrare..."

E' arrivato il momento.

Ad occhi chiusi inalo l'aria nei miei polmoni, fino a quando non li sento completamente pieni. Apro le braccia e l'ultima folata di vento mi sospinge all'indietro, oltre il termine del cornicione. Sento che il vuoto si impadronisce del mio corpo, e mi lascio completamente andare...

"Tu non vai da nessuna parte senza di me!"

Sollevo le palpebre, e quello che vedo mi gela il sangue...

Sendoh percorre i pochi metri che ci separano, ma quando arriva nei pressi del cornicione non tenta di fermare la mia caduta ormai inarrestabile, ma spicca un salto con l'intento di raggiungermi... e incredibilmente ci riesce.

Le sue braccia si chiudono intorno al mio torace, stringendomi possessivamente al suo corpo, mentre inizia la veloce discesa verso il basso. Istintivamente chiudo quell'abbraccio, un po' per paura di quello che sta accadendo, un po' perchè non voglio lasciarlo...

La caduta dovrebbe durare pochi secondi, ma a me sembrano un'eternità, eternità durante la quale molteplici immagini della mia vita scorrono nella mia mente. E' strano che la maggior parte riguardino proprio il ragazzo che sta percorrendo questa discesa insieme a me, un semplice ragazzo che diceva di volermi bene, di amarmi, al quale io erroneamente non ho voluto credere... altrimenti perchè ora sarebbe qui con me? Perchè butterebbe via così la sua vita se io per lui non fossi altro che un semplice passatempo? Che senso mai avrebbe il suo gesto? Alla consapevolezza di cosa la mia ostinazione e diffidenza ha fatto, ovvero portare a morire con me Akira, due ultime lacrime abbandonano i miei occhi...

Non so cosa esattamente succeda, ma l'impatto con il suolo non è quello che mi aspettavo.

Quando la mia schiena tocca una superficie, questa ci accompagna per pochi millesimi di secondo per la caduta, fino ad arrestarla. Nello stesso istante, il peso del corpo di Sendoh sul mio torace mi mozza il respiro, facendo uscire tutta l'aria dai polmoni. Un forte dolore alle costole mi fa stringere e lacrimare gli occhi. Vorrei gridare, ma non ho il fiato per farlo. Appena non sento più il peso sopra la cassa toracica, cerco di inspirare, ma non ci riesco. E' come se qualcosa impedisse all'aria di entrare... sto soffocando...

Due labbra si posano sulle mie, chiudendomi la bocca, ma non è un bacio quello che cercano. L'aria viene soffiata all'interno dei miei polmoni, e dopo il primo respiro forzato, i due organi sembrano riprendere la loro funzione automatica. Nonostante questo, però, il dolore alle costole persiste, aumentando di intensità ogni volta che inspiro...

Lentamente riapro gli occhi affondando in quelli azzurri e lacrimanti di Sendoh...

"Mi hai fatto prendere un bello spavento, sai?"

Il sorriso che si schiude sulle labbra è tirato e tremolante, e fa trasparire tutta la sua preoccupazione, ansia, paura per quello che è appena successo... e io lo ricambio per tranquillizzarlo.

Mi guardo attorno e finalmente capisco che cosa esattamente ha attutito la nostra caduta, evitando di sfracellarci al suolo: un enorme materasso d'aria. Noi ci troviamo al centro di esso, in una rientranza creata dal nostro stesso peso, così profonda da nasconderci alla visuale della folla che vocifera intorno.

"Ti fa male da qualche parte?" mi chiede, accarezzandomi i capelli.

Faccio un cenno affermativo con la testa e poso una mano sul torace, mimando quest'ultima parola con le labbra facendo fatica a parlare. A parte queste due cose, non sento dolori strani...

Sendoh mi posa un bacio sulla fronte, poi uno sul naso, e infine arriva alle mie labbra, toccandole solo lievemente e sfuggevolmente. Quanto mi piacerebbe assaporarle di più... peccato che una voce chiede di sapere le nostre condizioni fisiche e, mentre Sendoh risponde spiegando la mia situazione, io chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal movimento dell'aria all'interno del materasso che lo fa leggermente ondeggiare...

*

"Akira!!"

Sdraiato sulla barella, scorgo una testa rossa farsi largo tra la folla. Sendoh separa la mano dalla mia e accoglie a braccia aperte l'amico, che gli salta praticamente addosso. Dietro di lui giunge anche Rukawa, che si ferma a qualche passo dagli altri due.

Nel frattempo vengo caricato sull'ambulanza. Il medico che mi ha visitato ha detto che probabilmente ho qualche costola fratturata o incrinata, ma niente di grave. Chiudo gli occhi e mi rilasso, aspettando quindi che il mezzo parta. Sendoh e gli altri mi raggiungeranno all'ospedale, anche se vorrei tanto che il ragazzo dai capelli a punta mi accompagnasse durante il viaggio.

All'esterno sento qualcuno vociferare, ma non capisco nè chi stia parlando nè cosa si stiano dicendo. Poi due persone salgono sull'ambulanza e si siedono al mio fianco. Subito dopo le porte posteriori vengono chiuse e il veicolo è messo in moto.

Durante il tragitto verso l'ospedale ripenso alle persone che sono salite: uno è sicuramente il dottore che mi ha visitato... ma l'altro chi è? Curioso di sapere, anche se un po' stanco e affaticato per gli avvenimenti odierni, socchiudo le palbebre, arrivando poi ad spalancarle, sorpreso dalla presenza di mio cugino.

"Che ci fai qui?" gli chiedo in un sussurro.

"Una domanda stupida non merita risposta..."

Il suo volto rimane quello impassibile di sempre, ma sorrido non potendo non notare l'imbarazzo che traspare dall'intonazione della voce. Effettivamente non ha risposto, ma ha lasciato sottoindendere...

E io, per la prima volta dopo tanto tempo, so finalmente di non essere più solo...

*

"Un brindisi!" esclama Sakuragi, alzando il suo bicchiere di birra "Alla completa guarigione di Mitchi!"

Lancio un'occhiataccia a quella ispida testa rossa, ma lui non sembra recepire il mio muto messaggio. Infatti mi chiede se per caso ha qualcosa sulla faccia che abbia attirato la mia attenzione, chiamandomi ancora con quello stupido nomigliolo...

Ho capito. Ci rinuncio...

"Dai Kaede! Tocca a te!" lo incita il suo ragazzo.

Mi cugino fa un piccolo sospiro di rassegnazione, non prima di aver lanciato al compagno un'occhiata decisamente eloquente, come a dire 'lasciami fuori'. Comunque, visto che Sakuragi sembra tenerci così tanto a questa cosa, è praticamente certo che Rukawa lo accontenterà, volente o nolente... Ci tiene troppo alla sua testa rossa! E infatti alza di quel che basta il bicchiere...

"Alla partenza dei genitori di Mitsui da casa nostra..."

"Ma Kaede... che razza di bridisi è?"

Sakuragi è decisamente perplesso. Io invece posso capire quello che intende il suo Koibito. Infatti ho vissuto queste ultime tre settimane completamente in balia dei miei genitori, accorsi a Tokyo da Kanagawa appena appreso l'accaduto proprio dalla sua voce.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo loro interesse per me, in quanto mi ero ormai convinto e straconvinto dell'idea che di me non gliene importasse niente. E invece mi sbagliavo. Sia mio padre che mia madre sono stati molto gentili. Nei giorni addietro hanno cercato di capire e, soprattutto, di comprendere il mio gesto piuttosto che andare subito alle loro conclusioni negative. Certo, non senza piccole discussioni. Alla fine, però, ad una mia considerazione sul fatto che loro mi odiassero perchè non ero quello che volevano, la risposta di mia madre mi fece capire quanto fossi in torto e quanto invece loro mi amavano, commuovendomi a tal punto che le lacrime premevano per uscire... Fortunatamente riuscii a trattenerle...

'Hisashi... Tu sei e resterai sempre il nostro unico figlio. Come potremmo mai odiarti? Anche se, sai, mi sarebbe piaciuto tanto avere dei nipotini...' furono le sue parole, dette con un sorriso.

E allora qual'era il problema di questa convivenza? Semplicemente... la convivenza! A mia madre non andava bene niente di come avevamo messo a posto la casa: disordinata e incasinata erano gli aggettivi che usava più spesso. Per non parlare poi del cibo... quello che tenevamo in dispensa e in frigorifero erano solo schifezze, e soprattutto non mangiavamo abbastanza. In più, mio padre, era praticamente diventato la mia guardia del corpo! Non potevo osare di scendere dal letto senza il suo aiuto, perchè altrimenti mi sarei preso una bella ramanzina. E' vero che il dottore mi aveva detto di evitare di stare troppo in piedi o di fare sforzi, ma almeno andare in bagno da solo...

"Bhe, scimmia, per una volta non posso che concordare con lui!" sorrido.

"Com'è che mi hai chiamato?!" sbraita Sakuragi.

Naturalmente faccio finta di niente. Se gli dessi corda finiremmo con il ligare, quindi...
Fortunatamente c'è Akira che riesce ad arginare l'esuberanza del suo amico...

"Adesso tocca a me" dico, alzando a mia volta il bicchiere "Alla mia nuova vita... Perchè quel giorno di un mese fa io sono morto e rinato, in un mondo dove ora ho delle persone che tengono a me, che mi vogliono bene" guardo Akira "e che mi amano... profondamente ricambiate..."

Il mio ragazzo mi osserva con occhi pieni di stupore. La mia è una dichiarazione in piena regola, dichiarazione dei miei sentimenti che ancora non gli avevo fatto.

Lui allunga una mano e con due dita scorre i lineamenti del mio volto, dalla fronte, lungo la tempia e la guancia, per arrivare a fermarle sotto il mento. Con esse posiziona meglio l'angolazione del mio volto, alzandolo e inclinandolo leggermente verso sinistra. Così le mie labbra sono perfettamente alla sua portata e le bacia con trasporto e passione.

Quando Akira si allontana da me, sul suo volto un sorriso si allarga a dismisura. Ma è la maliziosità che traspare da esso a farmi venire un lungo brivido sulla schiena...

Poi alza il bicchiere e dice la sua...

"Alla notte di fuoco che passerò oggi con il mio Koibito!!"

Possibile che non abbia altro in mente sotto quei capelli da istrice?!

"E dimmi... Con che certezza fai tale affermazione?" chiedo cercando di restare calmo.

"Dai Hisashi! Sono tre mesi che ti sogno ogni notte... e non ce la faccio più! Ti volgio. Voglio te, il tuo corpo, la tua anima. Voglio assaporare con te l'ectasi dell'unione completa, il piacere fisico, e farti tante di quelle belle cosett..."

"Hentai!!" con una mano gli copro il viso e lo allontano da me allungando il braccio, in quanto si stava avvicinando troppo... non ho nessunissima voglia di dare spettaccolo visto che oggi il Nirvana sembra più pieno del solito!

Offeso, Akira si siede sul suo sgabello, non staccando da me il suo sguardo ferito.

Sospiro... Ma cosa ho fatto di male adesso?!

Nel frattempo, dalle casse disposte in circolo sopra la pista da ballo, iniziano ad uscire le prime note di 'It's good to be in love' dei Frou Frou, note lente e accattivanti che sostituisco il rock dominatore fino ad adesso della serata. Osservo le numerose persone che attratte da quella canzone si alzano per incamminarsi al centro della pista, pronte a muovere sinuosamente il loro corpo intrecciato a quello del proprio partner o della persona che desiderano...

"Mi concedi questo ballo?"

La voce calda di Akira mi scuote. Una mano tende verso di me nell'attesa di essere agguantata. Mi perdo per qualche secondo nei suoi occhi limpidi e azzurri, proprio come il sereno cielo d'estate. E la mia mano si muove da sola... Le nostre dite si intrecciano e lui si alza, guidandomi tra la gente verso la pista, ma i nostri occhi rimangono incollati gli uni agli altri, e io inizio a sentire il desiderio di volermi stringere a lui...

Finalmente raggiungiamo il centro. Mentre le sue mani mi afferrano alla vita, le mie agguantano le sue spalle per poi chiudersi sul collo, dove accarezzo la pelle scoperta. Ci avviciniamo l'un l'altro sempre di più, finchè i nostri toraci non combaciano. Intanto la musica sembra aver preso il possesso dei nostri muscoli, facendo muovere le nostre gambe e oscillare i nostri corpi al suo ritmo sensuale.

La mia mano risale ancora sul suo collo, entrando in contatto con i capelli soffici e lucenti. Gli accarezzo la base della nuca, e lui sembra molto apprezzare questo mio gesto: chiude gli occhi e lascia che la testa gli ricada leggermente all'indietro. Con piccoli baci, assaggio la pelle del collo alla mia mercè, e lentamente risalgo verso il mento. Quando arrivo in prossimità delle labbra, è Akira a prendere sopravvento e comando. Mi stringe con possesso e mi bacia con avidità e passione, con la sua lingua che prepotentemente si fa strada nella mia bocca. Per una volta, però, non mi tiro indietro, e lo lascio fare, compiaciuto dal suo ardore...

Concluso il bacio, è stavolta lui ad assaporare la pelle del mio collo. Infatti sento le labbra percorrerlo per tutta la sua lunghezza, dall'incavo con la spalla fino al lobo dell'orecchio, sostituite a volte dai denti che mordicchiano ogni centimetro senza farmi alcun male ma eccitandomi ancora di più. La salita e la discesa viene eseguita un paio di volte, poi i suoi petali di rosa si chiudono sul lobo, e io faccio veramente fatica a trattenere i gemiti di piacere che si vorrebbero spandere nell'aria...

"Sei ancora così sicuro di non volere passare la notte in mia compagnia?" sussurra malizioso direttamente nell'orecchio, continuando a mordicchiarne il lobo "Se fossimo da soli, ti avrei già strappato tutti i vestiti di dosso..."

Vorrei rispondenere alla sua provocazione con un rifiuto, ma non riesco. Sono troppo impegnato a mordermi il labbro per un urlare ansante, e poi sarebbe inutile: come io sento la sua eccitazione crescente premere sulla coscia, lui sentirà sicuramente la mia...

"Hisashi... Te lo sta chiedendo l'uomo che ha si ha rischiato la vita con te buttandosi da un palazzo..."

Mi scosto per guardarlo negli occhi.

"Si, che ha rischiato la sua vita, ben sapendo del materasso d'aria che i pompieri stavano sistemando..."

"Bhe... sono stati loro che ci avevano detto di prendere tempo..." sorride.

Lui cerca di baciarmi nuovamente ma io mi scosto, lasciandolo a bocca asciutta. Dall'espressione che appare successivamente non sembra per niente contento di come mi sia tirato indietro...

"Cos'è... fai ancora il prezioso?" Akira è decisamente contrariato.

"Perchè non lo sono?" domando divertito da quanto solo io riesca ad irritarlo con questi continui riufiuti alle sue attenzioni. Sakuragi non fa altro che dirmi di non averlo mai visto così tanto irritato in vita sua come in queste situazioni...

Comuqnue, il suo viso si illumina nuovamente.

"E' vero. Sei la persona più preziosa che abbia mai avuto..."

Ci baciamo dolcemente, assaporando questo contatto fermi in mezzo alla pista, mentre la gente intorno a noi continua a ballare, trasportati dal suono di una nuova canzone rock... ma è come se non esistesso.

Ora, ci siamo solo noi due...

...E io non sono più solo.

FINE


*Owari*

Cioppys: Mi spiegate che ci fa questo a terra? *riferendosi a Mitchi*

Sendoh: E' così da quando hai scritto che si stava lasciando cadere nel vuoto...

Cioppys: Uomo senza spina dorsale... ¬.¬

Mitchi: Chi è che è senza spina dorsale?! >.<

Cioppys: M-ma... ma non era mica svenuto?!°°

Sendoh: Bhe, è quello che pensavo anch'io°°'

*Mitchi si riaccascia a terra*

Cioppys: *lo scuote ad una spalla* Ora sembra di nuovo svenuto...

Rukawa: Che cugino pappamolle che mi hai rifilato... ¬.¬

Mitchi: Pappamolle a chi?! >.<

*Mitchi si riaccasca nuovamente a terra. Cioppys e Sendoh si guardano preoccupati...*

Hana: Ma Kaede... che ti volevi aspettare da un teppista sdentato come lui?

Mitchi: Scimmia!! Ripetilo e giuro che ti gonfio di botte!!

*Mitchi si riaccascia per l'ennesima volta a terra*

Cioppys: Ma che è? Riflesso condizionato agli insulti? @.@

Sendoh: E' tutta colpa tua e della tua fan fiction!! Guarda come me l'hai ridotto!! T.T

Cioppys: Ecco i ringraziamenti per un duro lavoro...

Sendoh: E io che stanotte dovevo passare una notte di fuoco con lui... T.T

Cioppys: No comment! ¬.¬


***

Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
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Sta storia sembra un po' qualcosa tipo Beautiful (di cui tra l'altro io non posso proprio sopportare di vederne nemmeno un'immagine!) ma volevo scrivere qualcosa di un po' più ingarbugliato del solito...

Inoltre, a causa dell'enormità di informazioni che volevo inserire, ho dovuto fare spesso ricorso ai ricordi, anche sulla storia di Rukawa e Hana che invece avrei voluto raccontare nello svolgimento della storia di Mitsui e Sendoh... Purtroppo sia idee di come inserire bene la cosa, sia il non voler scrivere un poema (anche se lunga mi è venuta lo stesso^^'), ho preferito questa soluzione. L'ultimo capitolo è quasi interamente strutturato da ricordi... forse troppo pesante da leggere?

Che le fan di Maki mi scusino se in questa Fan Fiction fa decisamente la parte dello st*onzo! Anche se è un personaggio che non mi piace molto, non volevo di certo metterlo in cattiva luce. Purtroppo qualcuno per quella parte dovevo pur usare, e tra i tre partner di Mitsui che inizialmente avevo in mente, ovvero Kogure, Hasegawa e Jin, ho sostituto proprio quest'ultimo con Maki perchè mi sembrava la scelta migliore visti i vari caratteri... Ehm, non che Rukawa faccia poi una gran bella figuara^^'''...

Naturalmente, faccio presente che non ho la minima idea se due persone facendo un volo del genere possano sopravvivere atterrando su uno di quei materassi ad aria che vengono usati (mi pare) dagli stutman... Il punto è che era l'unica soluzione che avevo in mente per non farli spiaccicare al suolo! Sappiate però che è bello grande quello a cui pensavo io!^^'

Concludendo, la scena da cui è partito il tutto è quella dove Mitchi si lascia scivolare nel vuoto e Sendoh salta per abbracciarlo, cadendo così insieme a lui. Avevate indovinato?

See You! ^__^