Pairing : SenMit, RuHana
Disclaimer:
Nonostante tutti sappiano a chi appartengono i personaggi di Slam Dunk, lo
devo ancora ripetere? Vabbè... sono di esclusiva proprietà di Inoue-sensei,
tranne Mitchi che è mio!!** No! Aspetta... Hisashi caro caruccio, posa
quella mazza da baseball... ma da quando sei passato a questo di sport? Ok,
il tentativo di cambiare di argomento non ha funzionato, eh?^^'''... Ehm,
anche Mitchi è del sensei. T.T
Dediche :
A Phily, Aimi Fantasy ed Elyxyz che hanno avuto il coraggio di commentare
ste robe che, non so nemmeno io perchè^^''', ogni volta diventano sempre più
di una tristezza immensa... Le ringrazio calorosamente! :inchino
Note :
E' bello (oppure è da pazzi?) quando l'ispirazione di una fan fiction ti
arriva da un'unica scena, e per scrivere quell'unica scena, te inventi di
ogni in modo da poterla inserire in un contesto dove abbia un senso! Bhe...
il seguente scritto è nato proprio così!^^'''
Ah! Se ne avete voglia, provate a indovinare qual'è la scena a cui mi
riferisco!^^
Buona Lettura!
Alla ricerca solo di un po'
d'amore...
di Cioppys
Capitolo 1
POV.MITSUI
Cammino per strada, immerso nel rumore frastornante della città. E' una
serata limpida, praticamente priva di nuvole. Nel cielo però, a causa
della forte illuminazione, è impossibile osservare le stelle che popolano
l'intero universo. Non se ne vede nemmeno una... Fortunatamente, tra le
alte vette dei grattacieli di Tokyo, si riesce invece a scorgere la luna.
E' là, nel cielo blu della notte, circondata da quell'alone bianco che la
caratterizza e la rende ancora più splendente, bella e incantata...
Socchiudo le palpebre e l'ennesima lacrima solca il mio viso, staccandosi
dall'angolo dell'occhio sinistro dove ha visto la luce, per morire appena
tocca il duro asfalto di cui è composto il marciapiede. La sua vita è così
breve ed essenziale che la invidio... pochi secondi e tutto è finito.
Niente in confronto alla mia, che dura da ormai la bellezza di ventisette
anni e che è costellata solo da sofferenze, delusioni e sogni infranti...
Quanto darei perchè tutto finisse in questo momento....
Il forte strido di una fretanata mi blocca sul posto. Osservo alla mia
destra in tempo per vedere una macchina che si avvicina a tutta velocità.
Chiudo gli occhi.
Che sia arrivato il mio tempo? E' la fine che tanto attendevo e bramavo...
che desideravo?
Ma non succede niente...
"Ma guarda dove cammini, razza di idiota!!"
Sollevo le palpebre e mi ritrovo il conducente fuori dal finestrino a
sbraitare nella mia direzione. La macchina si è fermata a pochi centimetri
dalle mie gambe... meno di mezzo metro più avanti e sarebbe stato
sufficiente...
Rimango fermo dove sono, non intenzionato a fare un passo. L'uomo allora
inserisce la retro per allontanarsi quel che basta da me, per poi passarmi
di lato continuando a imprecare. I conducenti delle due macchine
successive a quella che stava per investirmi passano allo stesso modo,
suonando a tutto spiano il clacson delle loro autovetture.
Forse oggi non è il giorno giusto per porre fine a questa vita insulsa...
Riprendo il cammino, testa bassa a fissare i miei piedi, che si muovono di
una lentezza disarmante. Loro conosco la strada da percorrere, mi
porteranno dove sono diretto, ed è quindi inutile osservare la strada che
si snoda davanti a me. Urto diverse persone sul mio tragitto, le quali
lanciano i più disparati insulti ma non me ne curo affatto...
Il tempo che trascorre è relativo, e non so quanto impieghi a raggiungere
l'entrata del palazzo dove abito. Il quartiere non è certo dei migliori.
Decisamente malfamato... ma non ci possiamo permettere altro con i nostri
miseri stipendi. E' già tanto se riusciamo ad arrivare a fine mese...
Salgo le scale appoggiandomi alla balausra scricchiolante. Uno di questi
giorni sicuramente si staccherà... Raggiungo l'ultimo piano e mi appresto
ad entrare nell'appartamento.
Trovo mio cugino al solito posto: seduto sul divano davanti alla
televisione, a seguire una partita di basket. Il suo è decisamente un
chiodo fisso.
Lo vedo buttare un'occhio verso l'entrata, ma non dice niente. Lui è uno
di poche parole, e penso che il mio volto dica già abbastanza da solo
quello che è successo stasera.
Mi levo le scarpe lasciandole all'entrata e poso la giacca
sull'attaccapanni di fianco. Mi appresto a raggiungere la mia camera,
situata in fondo al corridoio, quando mio cugino si decide a sputare la
sua ennesima sentenza...
"Te l'avevo detto che non era il ragazzo per te..."
Ecco. Il colpo di grazia è arrivato. Sa di essere l'unica persona sulla
quale possa appoggiarmi ma nonostante questo non evita di farmi pesare la
situazione, già troppo onerosa da portarmi sulle spalle... Di certo non mi
aspettavo che mi consolasse, ma almeno speravo che evitasse di infierire
in questo modo.
Non rispondo alla provocazione, anche perchè non saprei che dire. Entro
nella mia stanza e mi ascio cadere sul letto disfatto.
Quanti giorni è che non lo rifaccio? Dall'ultima sera che lui è stato qui,
mi rispondo. Da quella stessa sera che capii che c'era qualcosa che stava
disgregando il nostro rapporto. Da quella stessa sera che lui se ne andò e
non si fece più sentire... fino ad oggi.
Quasi tre settimane di silenzio assoluto. Ogni mio messaggio, telefonata,
invito inascoltato. E meno di un paio di ore fa la sua chiamata. Solo una
frse: 'Ci vediamo al solito posto'. Non mi piaceva affatto il tono di voce
con cui le ha pronunciate... e quando l'ho visto in compagnia di quell'alto
ragazzo dai corti capelli neri e gli occhi dello stesso colore, il mio
cuore ha perso un battito...
E ancora una volta la storia si è ripetuta.
Un rimpiazzo. Ero solamente un misero rimpiazzo di un ragazzo che lui
ancora amava e non aveva mai smesso di aspettare. Uno semplice svago, un
passatempo... un oggetto con cui divertirsi.
Non c'è stato bisogno di molte parole, anzi, praticamente non c'è stato
bisogno di nessuna parola per farmi capire come realmente stavano le cose.
Mi è bastato vedere le loro mani intrecciate saldamente l'una con l'altra,
e io ho toccato per l'ennesima volta nella mia vita il fondo...
...Avrò ora la forza di arrampicarmi di nuovo per uscire dal baratro in
cui sono precipitato?
Qualcosa mi viene lanciata sulla testa. Ho appena la forza per spostare il
paio di pantaloni e sollevarla leggermente. Gli occhi di ghiaccio di
Rukawa, la cui figura è appoggiata allo stipite della porta, mi osservano
senza mostrare alcuna emozione.
"Smettila di piangerti addosso e cambiati"
Piangere? Tu pensi davvero che io abbia ancora la forza di piangere? Ormai
le lacrime penso di averle completamente esaurite. L'ultima che avevo in
corpo l'ho versata per strada...
Riappoggio la testa sul materasso lasciando che l'indumento nero me la
ricopra. Sento mio cugino sospirare stizzito dal mio annullamento totale.
Poi, i suoi passi che si avvicinano al letto.
"Alzati. Andiamo al Nirvana" dice schietto, senza alcuna intonazione nella
voce, mentre mi leva dal capo il paio di pantaloni.
Rimango immobile, supino sul letto. Non ho nessuna intenzione di mettere
nuovamente piede in quel maledetto locale. E' come se fosse la fonte dei
miei guai, delle mia disperazione e del senso di vuoto di cui è costituito
il mio animo. In fondo, se non ci fossi mai andato, non lo avrei mai
conosciuto... e non sarei in questo misero stato...
E poi non ho nemmeno voglia di stare a guardare mentre lui colleziona
l'ennesima conquista, che domani mattina uscirà dalla porta di ingresso
per non farvi più ritorno.
"Vacci da solo..." sussurro, girandomi dall'altra parte in modo da dargli
le spalle.
Silenzio. Mancanza di dialogo a cui dovrei essere abituato vivendo con
Rukawa ormai da più di treseppellisce di più in quel profondo baratro,
dove la luce fatica ad arrivare...
"Non dirmi che hai paura di incontrarlo al Nirvana?"
Sinceramente? A questa eventualità non ci avevo nemmeno pensato. E ora che
me la suggerita, se c'era un minimo barlume di speranza di trascinarmi in
quel posto, si è spento...
"Non pensavo che fossi una mammoletta..."
"Mammoletta a chi?!" grugnisco mentre mi alzo a sedere e lo fisso negli
occhi.
Le labbra di mio cugino si incurvano leggermente verso l'alto, in quello
che dovrebbe essere una specie di sorriso. Non devo reagire. Mi sta
semplicemente provocando. Il basta*do lo sta facendo apposta perchè sa che
nonostante tutto ho anch'io un minimo di orgoglio personale... e lui lo
sta punzecchiando a dovere per farmi fare quello che desidera...
"Se ti ha lasciato non ha fatto altro che bene... Chi lo vorrebbe uno
senza spina dorsale..."
Io... io sarei senza spina dorsale?!
"Bhe? Non è forse vero?" mi dice Rukawa osservandomi negli occhi "Tu come
lo definiresti uno che si lascia andare in questo modo deplorevole?"
Hisashi, resta calmo. Non dargliela vinta anche stavolta...
"Se non hai niente da dire in tua discolpa, vuol dire che è la verità..."
"Guarda che non ho affatto paura di vedere Shini'chi!!"
"Allora muoviti a cambiarti" ed esce chiudendo la porta alle sue spalle,
soddisfatto per avermi fregato l'ennesima volta.
*
Perchè sono così imbecille? Me ne dovevo stare a casa!!
Possibile che più una persona non la vuoi vedere e più te la ritrovi
davanti?
Siamo arrivati al Nirvana e già subito all'entrata la prima doccia fredda.
In fila per entrare nel locale, proprio davanti a noi, stanno Shini'chi e
il suo ragazzo. Sono lì che si tengono per mano, che si scambiano qualche
parola e qualche bacio, dolce o appassionato.
Nonostante vorrei far finta di niente, ignorarli come meriterebbero, non
riesco a staccare gli occhi da loro. E mi faccio solo più male. Vorrei
anche andarmene, ma non ne ho il coraggio. Se lo facessi darei la
soddisfazione non solo a Shini'chi di vedermi scappare, ma anche a Rukawa,
che sicuramente non perderebbe l'occasione per sottoliniare pungentemente
che quanto ha detto a casa corrisponde a verità...
Finalmente, non senza un certo sforzo, riesco a distogliere lo sguardo,
abbassandolo sui miei piedi. Attendo così il nostro turno per entrare,
cercando di non pensare a niente... peccato che la mia mente faccia
esattamente il contrario.
I ricordi si fanno prepotentemente strada nella mia testa, e non potevano
che riguardare gli ultimi sette mesi passati con Shini'chi.
Lo conosciuto proprio in questo locale, una sera d'autunno. Stavo seduto
su uno sgabello, appoggiato con i gomiti ad un alto tavolino, e osservavo
distrattamente il fiume di persone che andavano avanti e indietro. Mio
cugino, come al solito, era in giro a cercare la sua avventura di una
sera, lasciandomi solo in compagnia del bicchiere che mi rigiravo
meccanicamente tra le mani.
Ad un tratto, qualcuno si sedette sullo sgabello a fianco al mio. Non ci
feci più di tanto caso, continuando a far vagare gli occhi sulle persone
che affollavano la sala. Non stavo osservando niente di particolare e non
ero alla ricerca di nessuno. Il mio era solamente un modo per passare il
tempo.
Comunque, in quelle persone, qualcosa i miei occhi notavano, facendomi
nascere nell'animo una certa invidia per una situazione che non riuscivo
in alcun modo a cambiare.
Alcune coppie in quel locale non erano il frutto di una semplice passione
o attrazione fisica. Lo vedevo nei loro occhi, che non luccicavano solo di
desiderio, ma di qualcosa di decisamente più profondo e... bello. Quello
che però più invidiavo era il fatto che quella stessa luce albergava anche
negli occhi del loro partner... E per una persona che ha sempre vissuto
amori a senso unico, senza mai essere in alcun modo ricambiata, è forse il
desiderio più grande vedere quella luce negli occhi della persona amata...
Non mi ero mai sentito incompleto come quella sera...
Lo sguardo rattristato insieme al lungo sospiro che feci, furono ben
notati dalla persona seduta al mio fianco, la quale iniziò a parlare.
Rimasi colpito da Shini'chi praticamente da subito.
Nonostante avesse la mia età, sembrava molto più grande e più maturo. Il
suo modo di fare aveva un che di catalizzante. Era difficile non rimanere
ad ascoltarlo, anche perchè avevo l'impressione che capisse appieno quel
senso di ineguatezza che provavo. Adoravo passare il tempo in sua
compagnia. Inoltre, la gentilezza e la quantità enorme di attenzioni che
riversava su di me, mi fecero sentire sicuro e protetto per la prima volta
in vita mia.
Rukawa, invece, mi mise da subito in guardia, avvertendomi di stare
attento, di non fidarmi troppo di lui, perchè quel suo comportamento
sembrava finalizzato solo ad ottenere una cosa, oltre che nasconderne
degli altri di fini. Inoltre continuava a ribadire che gli anni se li
portava proprio male...
Naturalmente, da imbecille quale a volte sono, non ascoltai nemmeno uno
dei suoi consigli, e dopo solo un mese, mi lascai andare completamente,
concedendogli tutto di me stesso.
Mai cosa fu più sbagliata, perchè lentamente, col passare dei mesi,
iniziai a provare qualcosa per lui, senza rendermi conto che in realtà non
ero affatto ricambiato. Riponevo così tante speranze in questa relazione
da essere così ottuso di non accorgermi delle cose più evidenti, che in
altre occasioni mi sarebbero subito saltate all'occhio...
Io c'ero solo come e quando voleva lui e questa era una cosa su cui non
voleva sentire discussioni. I nostri litigi si concludevano sempre con una
mossa da parte mia, che mi decidevo a mettere da parte l'orgoglio pur di
non compromettere la nostra relazione. I discorsi diminuivano con il
passare del tempo, rimpiazzati da silenzi disarmanti che ci rendevano
ancora più intransigenti l'uno con l'altro. Infine, non sentendomi più
tanto sicuro, iniziavo a chiedere delle conferme, e il non riceverle mi
metteva ogni volta più in ansia, ansia che poi scaricavo nuovamente su di
lui, in un circolo vizioso...
Alla fine sembravamo due perfetti sconosciuti, tanto non ci comprendavamo
e intendevamo più...
Eppure, io tenevo a lui. Ci tenevo veramente... o era solo un disperato
bisogno di amore?
"Ci vogliamo muovere?"
Alzo la testa di colpo, scosso dalla voce sconosciuta giunta dalle mie
spalle. La fila davanti a me è completamente sparita, e non c'è traccia
nemmeno di mio cugino.
"Allora, bell'addormentato?" si lamenta il tipo dietro di me.
Vedendo che non reagisco e non mi muovo di un passo, mi arriva una forte
spinta sulle spalle, che mi sbilancia in avanti. Rischio di perdere
l'equilibrio e finire faccia a terra, ma in qualche maniera riesco a
rimanere in piedi. Però, il modo rude di sto arrogante mi dà letteralemte
sui nervi...
"Prova a mettermi un'altra volta le mani addosso e vedi che cosa ti
faccio, idiota!" gli intimo, fissandolo inviperito negli occhi.
Lui non sembra molto gradire la mia reazione, anzi, non la gradisce e
basta. Subito si fa avanti e si piazza di fronte a me. Solo ora mi accorgo
che sto tipo dai corti capelli rosso fuoco mi supera di un bel dieci
centimetri in altezza. Ma non mi faccio di certo indimidire... sono
abituato a fare a botte, anche con gente più grande e grossa di me...
"Ehi! Voi due!" urla il buttafuori del locale "Provate solo a toccarvi qui
davanti e chiamo la polizia!"
L'idea non deve piacere a nessuno dei due visto che dopo alcuni sguardi
infuocati ci allontaniamo l'uno dall'altro.
Raggiungo mio cugino, già entrato nel locale, il quale non mi chiede
niente su come mai non fossi dietro di lui. Conoscendolo, la cosa non mi
stupisce più di tanto...
Rukawa si volta verso di me e mi lancia un'occhiata, come a dirmi 'ci
vediamo in giro', per poi allonatanarsi nelle luci soffuse del Nirvana,
alla ricerca di qualcuno con cui passare la serata e, probabilmente,
l'intera notte.
Lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo, e non mi dovrei
stupire, ma per una volta avrei voluto la sua compagnia... almeno questa
sera in cui mi sento così triste e solo.
Mi inccammino verso il bar, deciso a darmi all'alcol, nella speranza che
mi aiuti a dimenticare, anche se ne dubito fortemente. Chiedo una birra,
dopo di che mi appresto a cercare un posto dove sedermi per osservarmi
svogliatamente in giro, in attesa del ritrono a casa.
Dopo parecchi minuti, trovo finalmente un tavolino libero ai bordi della
pista da ballo, e mi accomodo sull'alto sgabello. Prendo una sigaretta dal
pacchetto che tengo nella tasca dei pantaloni neri a vita bassa e
l'accendo.
Osservo la grande pista da ballo rotonda che si trova poco più in basso a
dove mi trovo. Numerosi ragazzi la stanno occupando ballando al ritmo
della musica rock a tutto volume che il dj fa suonare attraverso gli
autoparlanti. Questi fortunatamente sono posizionati in modo che il suono
sia diretto verso il centro della pista, così che le varie persone sedute
ai tavolini, pressocchè tutti occupati da coppie che parlottano tra di
loro, non debbano sgolarsi per farsi sentire. In fondo è un luodo dove
poter fare conoscenze, anche se sui divanetti posti al limitare dei muri
perimetrali si trovano quelle persone che preferiscono fare conoscenza
senza usare le parole...
Alzo la testa e guardo i ragazzi appoggiati alla ringhiera del soppalco
rotondo che si affaccia direttamente sulla pista. Sono tutti intenti a
guardarsi in giro alla ricerca di qualcuno con cui passare la serata,
sempre che non siano già in dolce compagnia.
Nonostante la folla immensa che popola il maggiore locale gay della zona
di Roppongi questo venerdì sera, io mi sento così terribilmente solo, come
se tutto ciò che mi circonda in questo momento nemmeno esistesse...
Spengo la terza sigaretta della serata e svuoto il bicchiere con un'ultimo
sorso. Osservo l'orologio e mi dispero nel vedere che è passata solo
un'ora da quando sono entrato in questo posto... e io ne ho già piene le
scatole!
Lascio lo sgabello sul quale ero seduto e mi dirigo verso il bagno,
guardandomi in giro nella speranza di trovare mio cugino, anche se sarà
un'impresa scovarlo qui dentro. Normalmente è lui che mi trova, perchè sa
che sono sempre seduto ad uno dei tavolini ai bordi della pista.
Salgo la grande scala a chiocciola che porta di sopra, con l'intezione di
usare il bagno che si trova al primo piano. Quello al pianterreno è sempre
strapieno, e non ho la minima intenzione di fare a spintoni per entrarci.
Ad un certo punto, passando in mezzo a un gruppo di persone, sento una
mano posarsi sul mio sedere e palparmelo. Immediatamente mi volto con una
gran voglia di prendere a pugni lo st*onzo che ha osato mettermi le mani
addosso... ma come diavolo si permette?
"Su! Non mi sembra il caso di agitarsi tanto. In fondo il mio era un
semplice apprezzamento..." mi dice lui notanto la mia rabbia, senza
minimamente scomporsi.
"Adesso te lo faccio io l'apprezzamento... sulla faccia e a suon di
pugni!!"
So benissimo che se dovessi provocare una rissa, mi buttano fuori a calci
dal locale... ma in fondo non aspettavo mica altro che uscire da questo
posto? Così ho la scusa per giustificarmi con Rukawa...
Alzo il braccio destro pronto a colpire l'avversario quando...
"Ehi, Ehi! Non c'è bisogno di litigare!"
E sto razza di essere non identificato dai capelli a punta che diavolo
vuole ora?!
"Levati!!" gli intimo, liberandomi con uno strattone dalla sua mano che mi
ha afferrato il polso.
Intanto, un buttafuori del locale probabilmente insospettivo dal mio
comportamento che non presagisce nulla di buono, si è avvicinato
minacciosamente. Non faccio in tempo a rendermene conto che mi ha già
afferrato un braccio per torcerlo dietro la mia schiena, e senza sapere
come, mi ritrovo con la faccia schiacciata addosso alla colonna ruvida a
fianco della scala.
"Ite!" esclamo, quando sento la spalla iniziare a farmi male a causa della
posizione non proprio consueta.
"Aspetta! Lui non ha fatto assolutamente niente!"
Il ragazzo dagli strambi capelli si rimette nuovo in mezzo. Sento che
parla con il buttafuori, ma non capisco che cosa si dicano, essendo troppo
concentrato a sopportare il dolore... se non molla la presa questo mi
sloga la spalla!
Come ad esaudire il mio desiderio, la mano allenta la stretta fino a
lasciarmi. Subito muovo un po' il braccio per riprendere la sensibilità, e
mi massaggio la scapola. Ma, tempo nemmeno dieci secondi, vengo nuovamente
trascinato via per la maglietta attillata senza maniche bordò che indosso.
"Ehi!! Mi vuoi spogliare?!" sbraito all'indirizzo di quello che si è
intromesso in tutta la faccenda senza che nessuno gliel'abbia chiesto.
Lui si ferma e mi osserva. Forse ora nota che mi sta letteralmente
strappando la maglietta di dosso!
"Bhe... non è una una brutta idea, visto il fisico che ti ritrovi..." dice
sorridendo, mentre me la risistema... e mi tasta pure il petto!
"M-ma che diavolo stai facendo?!" gli allontano le mani.
Il suo sorriso diventa decisamente malizioso, e capisco che è arrivato il
momento di levar le tende. Non voglio nessuna seccatura stasera...
Gli do' le spalle e riprendo il tragitto verso il bagno. Arrivo finalmente
a destinazione ed entro in uno dei cessi. Preferisco non usare quelli a
muro, in quanto in questi posti gli occhi sono spesso puntati sulle parti
basse... e non sopporto essere osservato in certi momenti!
Finisco quello che devo fare ed esco...
"Certo che sei un po' scortese! Io ti ho aiutato e tu nemmeno mi
ringrazi?"
...e sul muro di fianco alla porta, beatamente appoggiato con la schiena,
chi mi ritrovo?
"Grazie!" dico al ragazzo dai capelli a punta decisamente seccato "Ora ti
puoi levare dai piedi!"
Il suo sorriso svanisce. Forse non si aspettava una reazione così da parte
mia, ma io spero che questo lo faccia desistere di provare ad abbordarmi!
Non sono proprio in vena di avere gente intorno che cerca in tutti i modi
di conquiestarsi le mie grazie...
Ritorno al piano di sotto e stavolta sono più fortunato a trovare un
tavolino. Mi siedo nuovamente rimettendomi ad osservare la fiumana di
gente che si scatena in pista, accendendomi un'altra sigaretta...
Odio questo posto... e allora perchè diavolo ci sono venuto?
Se sono qui è solo a causa di Rukawa, lui e le sue idee del cavolo!
Anche se... a pensarci bene, se fossi rimasto a casa ora sarei sul letto
nuovamente a compiangermi. Qui invece, in mezzo alla gente, mi impongo
severamente di non lasciarmi andare...
Qualcuno si siede sullo sgabellino al mio fianco, posando sul tavolino due
bicchieri di birra.
"Ancora tu?!"
Non ci posso credere!! Altro che desistere! Questo è ripartito alla carica
più di prima!!
Sospiro pesantemente, chiudendo la faccia tra le mani e massaggiandomi
stancamente le tempie. Poi mi lascio cadere all'indietro, appoggiandomi
allo schienale dello sgabello.
Per la prima volta osservo veramente il ragazzo che mi sta di fianco...
Subito noto il sorriso solare che si allarga sul viso, e i profondi occhi
azzurri che mi guardano vivaci. Le sopracciglia fini poi rendono il suo
sguardo ancora più accattivante e marcato. La sua pelle chiara crea un
delicato contrasto con i capelli neri, sollevati contro ogni forza di
gravita verso l'alto da quintali di gel. Le punte create mi ricordano
molto gli acueli di un porcospino... Decsisamente più alto di me di
qualche centimetri, è snello, ben fatto e proporzionato. Spalle larghe e
torace muscoloso, non molto nascosto da una maglietta senza maniche
attillata, che ne disegna ogni singola forma e che risalta ancor di più i
suoi occhi essendo dello stesso colore. Sotto, invece, indossa un paio di
pantaloni bianchi che gli fasciano maglificamente le gambe toniche, e
terminano a campana, allargandosi su un paio di scarpe sportive azzurre.
Non posso dire che non sia un bel ragazzo...
"Che vuoi?" gli chiedo, visto che lui non ha ancora spiaccicato parola.
"Semplicemente parlare per conoscerci un po'..." allarga ancora di più il
sorriso "L'ottanta per cento delle persone che è nel locale è qui per
questo..."
"Bhe, io sono del restante venti... quindi fai meglio a cercarti
qualcun'altro..."
"E' perchè sei qui in compagnia?"
"Si..."
La mia risposta secca sembra finalmente farlo desistere. Dal suo volto è
sparito quel sorriso che tanto lo caratterizzava. Con una mano si
massaggia dietro la nuca, alla base del collo, dove si trova l'attaccatura
dei capelli, mentre quei cristalli azzurri dei suoi occhi vagano incerti
per il locale.
Sinceramente? Ora che lo vedo deluso mi sento in colpa per avergli dato
quella risposta. E' vero che sono qui in compagnia, ma non quella che
pensa lui...
"Mio cugino, probabilmente, è su qualche divanetto con la sua ultima
conquista..." aggiungo.
A questa puntualizzazione il suo volto si illumina di nuovo. Ora ripartirà
alla carica, e non so se dovrei essere contento o pure pentirmi per aver
messo i puntini sulle i...
"Quindi non ti dispiace se rimango qui, vero?"
Ecco. Sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questa domanda. L'idea che
questo adesso ci provi spudoratamente in tutti i modi non è che mi alletti
molto, ma se rimane solo per fare due chiacchere non ci vedo niente di
male... e poi almeno passerò il tempo un po' più piacevolmente, visto che
stare semplicemente a guardare gli altri è decisamente noioso.
Così gli faccio un cenno negativo con la testa.
"Akira Sendoh" e mi porge la mano.
"Hisashi Mitsui" gliela stringo.
"Vuoi?" fa scivolare verso di me uno dei due bicchieri di birra "Ne ho
preso uno in più nella speranza che tu avresti accettato la mia
compagnia..." sorride.
Io sono decisamente titubante ad accettare l'offerta. Non so proprio se
sia il caso...
"Guarda che non l'ho drogata..." mi sussurra nell'orecchio, con tono
decisamente scherzoso.
Mi volto a fissarlo negli occhi un momento, ritrovandomi così il suo viso
a pochi centimetri dal mio. Basterebbe un minimo movimento per annullare
quella distanza insignificante che separa le nostre labbra, lo so, ma non
mi allontano, incantato da quello sguardo penetrante.
Ha degli occhi proprio belli...
Ad un certo punto vedo che accenna a protendersi verso di me. Subito mi
tiro indietro voltandomi verso il tavolo. Afferro il bicchiere di birra e
faccio un lungo sorso.
Con la coda dell'occhio, vedo che si risistema sul suo sgabello a debita
distanza dal sottoscritto con un sorrisetto sulle labbra. A quanto pare
non si è affatto offeso per il mio rifiuto, anzi, ho come il dubbio che
più la preda sia difficile da catturare più lui si diverta...
"E come mai un bel ragazzo come te non è alla ricerca di compagnia?"
chiede appoggiandosi con il gomito sul tavolino per sorreggersi la testa
"Non vorrai dirmi che ti hanno appena scariato!"
Istintivamente chiudo a forza entrambe le mani sul bicchiere che reggevo,
e inizio a mordermi nervosamente il labbro, abbassando lo sguardo verso il
basso... Possibile che mi si legga in faccia a caratteri cubitali che il
mio ragazzo mi ha appena lasciato per un'altro?
Nella mia mente inizia a scorrere, come in una scena di un film, la
sequenza di quanto è accaduto quella sera stessa davanti al locale che io
e Maki eravamo soliti frequentare quando uscivamo... è decisamente
straziante, tanto che stento a trattenere le lacrime che premono per
solcare nuovamente le mie guancie, ma non ho nessuna intenzione di
mostrami debole e piagnucolante, quindi le ricaccio a forza indietro... e
pensare che credevo di averle consumate...
"Ehi... guarda che io stavo scherzando..." mi dice Sendoh, appoggiandomi
una mano sulla spalla "Non dirmi che ci ho azzeccato..."
Chiudo gli occhi e sospiro pesantemente, cercando di svuotare la mente da
una miriade di ricordi che prepotentemente cercano di riaffiorare in
essa...
"Io... Scusami! Davvero! Non era mia intenzione ricordarti eventi
spiacevoli... La mia sensibilità è uguale a quella di un'elefante..."
aggiunge poi, veramente dispiaciuto per l'accaduto.
"Non fa niente... Non è colpa tua visto che non potevi saperlo..." lo
rassicuro.
Uno strano silenzio, però, scende tra di noi. Entrambi rimaniamo con la
testa bassa ad osservare il bicchiere di birra che svogaliatemente ci
giriamo tra le mani. A quanto pare, l'errato intervento ha messo un po' in
difficoltà il mio pretendente... ma non faccio in tempo a finire di
formulare tale pensiero che devo subito cambiarlo, visto che mi
sbagliavo...
"Di dove sei?"
"Di Kanagawa. Io e mio cugino ci siamo trasferiti a Tokyo tre anni fa..."
"Studio o lavoro?"
"No, famiglia. Quella di Rukawa in particolare..."
Lo vedo bloccare il bicchiere che stava portando alle labbra per fissarmi.
Che non abbia capito a cosa mi stia riferendo?
"Ah, capisco..." dice infine arrivandoci, e beve un sorso "Allora vuol
dire che non sono l'unico ad avere avuto problemi..."
Io penso che quasi tutti presenti in questo locale abbiano avuto almeno un
problema con la famiglia a causa della propria omosessualità. I miei di
genitori non l'hanno di certo accettato di buon grado, visto le immense
discussioni che sono andate avanti per mesi e mesi... ma almeno non mi
hanno sbattuto fuori di casa come è successo a mio cugino, il quale non è
stato decisamente molto furbo a farsi beccare sotto le coperte con uno...
La nostra conversazione continua, e così conosco un po' meglio il mio
interlocutore.
Al contrario di me che sono un semplice operaio in un cantiere edile,
sempre in cerca di qualcosa di meglio, lui lavora come geometra in uno
studio tutto suo. Si dice molto soddisfatto di quello che fa, anche perchè
gli piace. Bhe, ci credo. Io non mi trovo molto bene proprio per questo
fatto, oltre ad essere strasfruttato...
Vengo a conoscenza anche dei suoi passatempi preferiti, il basket e la
pesca. Se sul primo ci troviamo d'accordo, visto che quando andavo alle
superiori facevo parte del club della scuola, sul secondo sono un po'
perplesso. A parte che non mi attira più di tanto, comunque non ce lo vedo
molto su una banchina del mare con in mano una canna da pesca. Sendoh dice
che è rilassante rimanere fermo ad ascoltare il mare, e sono d'accordo, ma
l'idea di essere lì e magari non pescare assolutamente niente mi farebbe
solo innervosire...
Ama molto la musica, e quindi gli piace ballare. Più di una volta durante
la serata mi ha proposto di scendere in pista a scatenarci, ma io ho
sempre rifiutato considerando il fatto che è facile che lui allungi un po'
troppo le mani, visto che capita praticamente sempre. Se fosse stato
un'altro giorno e avessi avuto voglia di divertirmi e fare nuove
conoscenze, non avrei sicuramente declinato tale offerta... ma oggi è
proprio impensabile visto l'umore che mi ritrovo...
Parlando, però, ho notato una cosa. Mi sento pienamente a mio agio con
lui, nonostante sia di pessimo umore. E non è poco visto come divento
scontroso... Prima mi ha anche afferrato la mano in un gesto affettuoso.
Al momento glielo lasciata prendere, scosso da quel calore umano che ho
sentito, ma soprattutto da quella strana sensazione che ho provato. E'
stato come se all'interno di quel cerchio di isolamento che mi sono
costruito intorno stasera, lui fosse riuscito ad entrare... e non mi sono
sentito più solo...
E se fosse proprio lui la metà che sto cercando?
Kami Hisashi! Adesso basta! Non è passato nemmeno un giorno da quando
Shini'chi ti ha lasciato e già stai cercando un motivo per buttarti nelle
braccia di un'altro?! Con che risultato poi? Farti lasciare e soffrire di
nuovo?
Sono proprio un caso letteralmente disperato...
"Vedo che non ci hai messo molto a dimenticarti di Maki..."
Rukawa è in piedi davanti al tavolino, con le braccia incrociate sul
petto. Noto che sposta un paio di volte gli occhi da me a Sendoh e
viceversa. Probabilmente sta cercando di capire se disturba o meno...
"Andiamo?" dice giunto alla conclusione che non disturba affatto... ma
anche se disturbava pensate che gliene sia fregato qualcosa?
"Di già?" domando stupito. Normalmente mio cugino si rifà vivo solo alla
chiusura del locale, che avviene alle cinque, o prima se la sua conquista
accetta di passare la notte con lui. Visto che è solo...
"Di già?" ripete lui "Mitsui, sono le cinque meno un quarto..."
Le cinque meno un quarto?!
Solo ora mi osservo in giro e noto che il Nirvana è ormai quasi vuoto. Le
poche persone rimaste si stanno scambiando le ultime parole. Anche la
musica non è più il rock a tutto volume di prima, ma un semplice
sottofondo che invita i presenti ad incamminarsi verso l'uscita.
Possibile che siano passate quasi quattro ore senza che me ne sia reso
conto?
Si, possibilissimo visto come ero preso da Sendoh...
Questo ragazzo è riuscito non solo ad attirare la mia attenzione e a farmi
passare una piacevole serata in compagnia, cosa che pensavo impossibile
stasera, ma è riuscito a farmi desiderare di poterlo incontrare ancora,
anche solo per parlare e non sentirmi più solo...
Quando però mi volto a guardarlo, ho un'amarissima sorpresa.
Sendoh sta fissando Rukawa. Il suo sguardo scorre su tutta l'alta figura
di mio cugino e nei suoi occhi leggo chiaramente una sola cosa: voglia di
conquistarlo, di averlo e farlo suo.
Nel mio animo qualcosa si incrina, e una piccola luce si spegne,
lentamente, come soffocata dalla consapevolezza di un'altra delusione...
ma delusione di che? Non è successo praticamente niente tra me e Sendoh! E
allora perchè nel mio cuore albergava quella piccola luce di speranza? Bhe,
in fondo questo ragazzo mi piaceva, e molto...
Sospiro, per poi alzarmi dal mio posto e portarmi vicino a Rukawa. Solo
quando entro nella sua visuale, Sendoh si accorge che stiamo per
andarcene...
"Non mi lasci nemmeno il numero di telefono?" mi chiede.
Il fatto che lui stia spostando continuamente lo sguardo da me a mio
cugino mi mette addosso una certa tristezza. Che mi voglia usare come
tramite per rivederlo? Se fino a cinque minuti fa glielo avrei lasciato,
ora ho seri dubbi a farlo...
"Ho capito..." dice infine Sendoh deluso, capendo che non ho intenzione di
lasciargli proprio un bel niente "Spero di rivederti... e magari di poter
passare ancora un po' di tempo con te, sempre che tu ne abbia voglia..."
Ora, che nessuno mi venga a chiedere perchè diamine ho posato il biglietto
con il mio numero di cellulare sul tavolino visto che non lo so nemmeno
io!!
Il viso di Sendoh si illumina. Prende il biglietto in mano e lo rigira un
paio di volte, per poi regalarmi uno splendido sorriso. Si avvicina a noi
due e subito si presenta a Rukawa, il quale risponde con il suo solito
monosillabo di quando non ha niente da dire, visto che l'altro conosce già
la sua identità. Rimango infastidito da questo suo comportamento, ma non
da quello successivo che mi lascia completamente spiazzato. Infatti, prima
di andarsene, Sendoh non perde l'opportunità di posarmi un bacio sulla
fronte, sussurando che si sarebbe fatto sentire al più presto per
organizzare un'uscita...
Che abbia sbagliato a giudicare le sue intenzioni? Forse non è affatto
vero che gli interessa Rukawa. Probabilmente è solo rimasto affascinato da
lui. In fondo lui ha sempre avuto un certo successo sia tra le ragazze che
tra i ragazzi, no?
*
Stupido!! Non sono altro che uno stupido!!
Nonostante quella maledetta vocina mi diceva 'lascia perdere, soffrirai e
basta' io ho voluto illudermi lo stesso. Ho passato non solo una notte in
bianco a pensare a Sendoh, a quanto mi avesse colpito la sua spontanietà,
ma anche i successivi tre giorni a continuare ad osservare il display del
cellulare nella speranza di trovarvi qualche messaggio o chiamata da parte
sua. Alla fine, quando è arrivata, avrei fatto i salti di gioia, ma mi
sono trattenuto. Mi ha chiesto di vederci questo venerdì, e fin qui tutto
bene, ma quando poi a fine telefonata mi ha accennato al fatto di invitare
anche Rukawa perchè avrebbe portato un amico, il pavimento sotto di me è
completamente venuto a mancare. Quel che è peggio è che era contentissimo
per la notizia della presenza di mio cugino. A quel punto il dubbio che mi
stesse usando per rivederlo non mi ha di nuovo sfiorato la mente, vi si è
proprio insediato perennemente!
Pensate che sia paranoico? No, non lo sono affatto. E' solo che quando i
proprio sentimenti vengono continuamente calpestati dagli altri,
diffidenti lo si diventa per forza.
"Ricordati che mi devi un favore..." dice Rukawa appena mi siedo a tavola,
dopo aver chiuso la telefonata con Sendoh.
Alla faccia del favore che mi fai! Il solo pensiero che sabato dovrò
sopportare il vedere Sendoh corteggiare te e non me, come invece dovrebbe,
mi fa salire una voglia di spaccare quei pochi mobili che ci sono in
questa casa! Ma perchè diavolo ho un cugino così bello?!
"Mitsui..."
"Uh?"
"Le bacchette servono per mangiare, non per infilzare il tavolo..."
Sollevo e giro di novanta gradi la mano per osservarne le punte. Sono
completamente distrutte. Non mi ero nemmeno accorto di aver iniziato a
picchiettarle sul piano come un forsennato...
"A quanto pare Sendoh ti piace più di quanto tu voglia dare a vedere..."
commenta tornando a fissare la scodella contenente il Ramen.
"Non è vero" nego nonostante il mio comportamento degli ultimi giorni
abbia dimostrato tutt'altro...
Il sopracciglio destro di Rukawa si alza a mostrare il suo scetticismo per
le mie parole, mentre i suoi occhi di ghiaccio si posano sulla mia
persona. Non oso contraddire questa osservazione silenziosa, e distolgo lo
sguardo da lui.
"Rukawa... Non voglio che tu venga sabato..."
"E perchè no? Magari il suo amico è interessante..."
"Il suo amico è per far compagnia a me..." sussurro con profonda
tristezza, ormai consapevole di come stiano realmente le cose, anche se
questa affermazione è servita a ricordarmelo.
Tra di noi scende uno strano silenzio. Nella sala si odono solo i rumori
che arrivano dalla strada, rumori familiari solo a chi abita in città. La
luce soffusa illumina il piccolo tavolo al quale siamo seduti, creando uno
strano contrasto chiaro-scuro nel locale, e lasciando alcuni angoli
completamente al buio. La lampada dalla quale scaturisce ogni tanto
ondeggia leggermente a causa della metropolitana, il cui percorso passa
proprio sotto il palazzo che abitiamo. Nel momento in cui ciò avviene,
rimando come incantato sulle ombre tremolanti degli oggetti appoggiati
sopra il piano del tavolo...
"A me Sendoh non interessa" sentenzia infine, alzandosi e posando la
scodella sul piano a lato del lavandino. Poi inizia a lavare e sistemare
il resto delle stoviglie già presenti all'interno.
Per caso questa affermazione dovrebbe risollevarmi il morare? Il fatto che
a Rukawa non interessi Sendoh non cambia affatto le cose. E l'idea di
poter divenire un semplice rimpiazzo di mio cugino mi fa stare
dannatamente male...
"Lo sai qual'è il tuo problema?" mi dice Rukawa continuando con il suo
lavoro di pulizia "Tu ti affezioni troppo e troppo in fretta alle persone.
Dovresti fregartene completamente..."
Queste parole mi suonano estranee. Come posso ordinare al mio cuore di non
crearsi aspettative? Mi dispiace ma io non riesco ad essere menefregista
ed egoista come lui.
E il giorno che incontrerai una persona alla quale veramente tieni, Kaede,
sono sicuro che cambierai la tua opinione, e ti interesserai più alla vita
dell'altra persona che alla tua...
*
"Sono in ritardo"
Osservo l'orologio sportivo che porto al polso. La lancetta dei minuti ha
superato l'orario stabilito per l'appuntamento da ormai trenta minuti, ma
dei due ragazzi con cui dobbiamo cenare stasera non si vede traccia.
Finalmente mi decido di fare una telefonata a Sendoh per sapere dove siano
finiti. Però appena prendo il cellulare per comporre il numero sento il
rombo di una moto che si avvicina. Quando guardo lungo la strada, vedo il
bolide in questione eseguire manovra e parcheggiare qualche metro più
avanti a noi, nel posto riservato ai motocicli. I due ragazzi che la
occupano scendono togliendosi il casco...
"I miei capelli!!"
"Io te l'avevo detto di non perdere due ore a pettinarti che tanto non
sarebbe servito a niente..."
Sendoh si china davanti allo specchietto retrovisore ed osserva deluso
l'immagine che riflette. Si toglie i guanti e cerca di sistemare i suoi
'aculei' in qualche modo. Ho come l'impressione che ne vada parecchio
fiero di quella stramba pettinatura. Intanto, l'altro ragazzo, un rossino
ancora più alto e robusto di Sendoh, è indaffarato nel sistemare i suoi
accessori nel vano sotto il sellino.
Strano. Ho come l'impressione di averlo già visto... ma dove?
Quando hanno concluso tutte le operazioni, finalmente si degnano di
rivolgerci parola.
"Scusate il ritardo ragazzi... è che ci abbiamo messo un po' a
prepararci!"
"Veramente ci hai messo TU due ore a prepararti..." ribatte il rossino
all'affermazione dell'amico.
"Dettagli!" risponde il moro con un sorriso "Ma passiamo alle
presentazioni: questo è il mio amico di cui vi parlavo, Hanam..."
"Ma tu sei il bell'addormentato dell'altra sera?!" lo interrompe l'altro,
piantandosi davanti a me e indicandomi con l'indice.
Ora che mi è giunto un suggerimento, ricordo benissimo dove l'ho già
visto. Era il rosso con cui stavo per fare a botte all'entrata del
Nirvana, la stessa sera in cui io e Sendoh ci siamo conosciuti. Guarda tu
quanto è piccolo il mondo...
"Sul fatto che sia bello non avevo dubbi Hanamici..." commenta Sendoh
facendomi arrossire leggermente "Ma non mi sembra affatto un'idiota come
avevi detto tu..."
"Ehi!! Chi sarebbe l'idiota scimmia decelebrata?!" esclamo, infuriato per
l'insulto, che tra l'altro non ha nemmeno motivo di esserci.
"Scimmia decelebrata?! Senti un po'... vuoi che la dentiera te la spacchi
adesso o subito?!"
"Ehi! Ehi! Calmatevi!" Sendoh si mette in mezzo in modo da separarci
"Siamo qui per fare una cena romantica, mica un incontro di box... non è
vero Rukawa?" si avvicina a lui e posa una mano sulla spalla, in modo da
cingerlo e tirarlo a sè.
Mio cugino non sembra per niente gradire il contatto. Gli afferra il polso
allontanando la mano in malo modo, per poi suggerirgli di non provare più
a toccarlo. Infine, si volta ed entra nel locale senza aspettarci.
Osservo questa scena a malincuore, mentre sento un peso enorme adagiarsi
sullo stomaco. Ecco un'altra conferma dell'idea che mi sono fatto, ovvero
che io sono servito a Sendoh solo da tramite per Rukawa. Vorrei andarmene,
ma come sempre non ne ho il coraggio...
Sarà una lunga serata di agonia...
*
La cena sta ormai volgendo al termine.
Rukawa, come al suo solito, non ha mangiato molto. Mi sono sempre chiesto
come faccia a reintegrare le energie che consuma durante la giornata,
visto che il cibo lo tocca appena. Al contrario, Hanamici Sakuragi, ovvero
il rossino, si è abbuffato come non avevo mai visto fare a nessuno: penso
che abbia assaggiato praticamente tutti i piatti che erano elencati nel
menù di questo ristorante. Sendoh è stato decisamente più moderato: ha
preso le sue due portate, facendole sparire dai piatti con gusto. Quello
che alla fine ha mangiato meno di tutti sono stato io. Non è che non
avessi fame, ma il fatto di avere di fronte Sendoh che ci provava
continuamente, ma soprattutto spudoratamente con mio cugino, seduto al suo
fianco, mi ha fatto letteralmente passare l'appetito. Inoltre sono stato
anche quello più silenzioso, non avendo praticamente mai partecipato a
nemmeno una discussione intavolata durante la cena. E' incredibile che
abbia parlato addirittura meno di Rukawa, uno che normalmente con gli
altri le parole non sa nemmeno cosa siano...
I due ragazzi che ci hanno invitati si sono accorti che ci fosse qualcosa
che non andava in me stasera, ma non hanno osato fare domande. Mio cugino,
invece, sapeva benissimo quale fosse il problema, ma figuriamoci se si
interessa di come mi possa sentire in questo momento...
Nel mio silenzio, comunque, ho potuto notare qualcosa di decisamente
curioso. E' tutta la sera che Rukawa non fa altro che osservare Sakuragi.
Ma fin qui non ci sarebbe nulla di strano... quello che mi ha stupito è
come lo osservava. Non è la prima volta che vedo mio cugino attratto da
qualcuno, e conosco benissimo la luce che appare nei suoi occhi quando
individua la 'preda'. Stasera, però, quella luce era completamente
diversa, ma anche l'atteggiamento. Essendo uno che non ama sprecare tempo
e andare subito al sodo, normalmente fissa l'altro direttamente negli
occhi, senza distogliere mai lo sguardo. Con Sakuragi è diverso. Quando
quest'ultimo incrociava lo sguardo esaminatore di Rukawa, lui lo
distoglieva. Il più delle volte poi lo guardava di sottecchi e non
direttamente. E diciamocelo, conoscendo Rukawa non è proprio nel suo
stile...
Che Sakuragi gli interessi è palese, ma ho come l'impressione che stavolta
questo interessamento possa andare al di là della solita attrazione
fisica.
Che il colpo di fulmine sia riuscito a trapassare quel muro duro come il
cemento armato ed eretto intorno al suo cuore che ormai credevo
infrangibile?
A questo pensiero sorrido.
"Finalmente abbiamo la possibilità di ammirare il tuo bel viso sorridente
Mitsui..."
Mi chiedo perchè Sendoh continui a farmi tutti questi complimenti...
Prima mentre mangiavamo (o meglio, loro mangiavano visto che io fissavo
tristemente il piatto) con una mano mi ha sollevato il mento per portare
il mio sguardo a livello del suo. A questo punto mi ha confessato che non
aveva mai incotrato degli occhi così belli come i miei. Neri e profondi,
ma allo stesso tempo molto espressivi e limpidi, così limpidi addirittura
da potervi vedere il mio animo, all'apparenza duro, ma in realtà dolce e
sensibile. Non so di che tonalità di rosso sia diventato il mio viso, ma
andava letteralmente a fuoco. In più sentivo i battiti del mio cuore così
forte da assordarmi e cancellare qualunque altro rumore presente
all'interno del ristorante. Era come se da una pellicola di un film
avessero tolto il suono, e alzato il volume ai miei battiti sempre più
accellerati...
"Io vado a fare un giro in bagno..." annuncia Sakuragi alzandosi dal suo
posto e avviandosi verso il fondo del locale dove sono situati.
Quando il rossino sparisce dalla nostra visuale, si alza Rukawa.
"Vai in bagno anche tu?" gli chiedo.
"Nh" per chi non lo sapesse corrisponde al 'si' di noi comuni mortali.
Perchè ho come l'impressione che in bagno succederà qualcosa tra quei due?
Per sapere se il mio è un dubbio infondato o meno dovrò aspettare la loro
uscita da lì...
"Mitsui... C'è qualcosa che non va?"
Sendoh mi afferra una mano e la racchiude tra le sue. Con il pollice
prende ad accarezzarmi il palmo in un movimento lento e assuefante.
Nonostante sia estremamente dolce e sensuale in questo momento, il suo
atteggiamento mi irrita, e io ritraggo la mano. Nervoso, prendo una
sigaretta e l'accendo, appoggiandomi con i gomiti sul basso tavolo e
facendo perdere lo sguardo oltre la grande vetrata sulla sinistra che dà
sulla strada.
Perchè diavolo deve fingersi preouccupato per me? Ha fatto lo scemo tutta
la sera con mio cugino e ora è qui che vuole tenermi teneramente la mano?
Che abbia capito che con Rukawa non ha speranze?
Aspriro una lunga boccata di fumo e faccio ricadere la cenere della
sigaretta nel posacenere ambrato posto al centro del tavolo.
"Dovresti preoccuparti per il tuo amico invece che per me. Rukawa è
passato all'attacco e non ho idea di che intenzioni abbia..." o almeno
un'idea l'avrei, ma potrei anche sbagliarmi...
"Hana sa badare a sè stesso..." risponde Sendoh, fiducioso nel proprio
amico, ma lui non conosce mio cugino "Ora sono in pensiero per te... Sei
assente, malinconico e triste. Un po' lo eri anche al Nirvana sabato
scorso, ma almeno parlavi... e soprattutto sorridevi..."
Hisashi, non lasciarti ingannare! Anche se ti sembra veramente
preouccupato è sicuramente una finta, e lui è un attore bravo...
dannatamente bravo! Ma come diavolo fa a fingere in quel modo? Dovrebbe
andare a lavorare a Hollywood!
"E' per caso successo qualcosa con il tuo ex?" mi chiede a bruciapelo,
mordendosi nervosamente un labbro.
Possibile che sia paura di perdermi quella che leggo nei suoi occhi?
Sicuramente mi sbaglio, in fondo mi conosce da una settimana... E poi,
Hisashi, mica dovevi mettermi in testa che sta fingendo? Perchè studi ogni
sua espressione in cerca di un qualsiasi segnale che quella intuizione sia
completamente errata?
"Lavoro?" continua a chiedermi Sendoh "Famiglia?" ma io non rispondo.
Sconsolato, il mio pretendente si appoggia all'indietro, tenendosi con le
mani sul pavimento di legno chiaro e levigato. Io intanto spengo la
sigaretta nel posacenere, sempre tenendo lo sguardo basso in modo da
evitare di incrociare il suo, attento ad ogni mio singolo movimento. Ho
paura che abbia intenzione di tornare alla carica con le domande, fino a
quando non avrà saputo quello che gli interessa...
Se solo tornassero Rukawa e Sakuragi... Sendoh si distrarrebbe con loro...
A proposito: ma quanto ci mettono in bagno? Sono ormai passati dieci
minuti...
"Allora... Ho fatto io qualcosa che ti ha ferito, vero?"
Se quella sul mio ex era a bruciapelo, questa mi ha letteralmente
scottato. Proprio una bella ustione da terzo grado! Purtroppo non riesco a
trattenere un sussulto, e la cosa naturalmente non sfugge al ragazzo che
mi sta di fronte, il quale spalanca gli occhi consapevole di aver fatto
qualcosa di sbagliato...
"Lo sapevo..." sussurra a malinquore.
Il suo viso diviene ancora più cupo. E' triste non vedere quel sorriso
contagioso allargarsi sulle sue labbra, un sorriso che ti scalda nel
profondo, un sorriso che sembrava così sincero da farti abbandonare ogni
dubbio o incertezza...
"Ti prego, dimmi cosa ho fatto..." si avvicina in attesa di una risposta.
E che gli dovrei dire? Sei un basta*do che prima ci prova con mio cugino,
usandomi da tramite, poi quando capisci che non hai speranze vieni a
consolarti da me? Dovrebbe saperlo meglio di me quello che ha fatto...
perchè chiedermelo?
Sempre più nervoso per questa situazione assurda nella quale mi sono
andato a ficcare, prendo un'altra sigaretta dal pacchetto poggiato sul
tavolo, nonostante l'abbia appena finita. Sto per accenderla quando la
mano ferma di Sendoh mi blocca il polso. L'accendino mi sfugge e mentre
cade per terra sul delicato palque, la calda fiammela si spegne...
"Smettila di fumare e dimmi che cosa ho fatto di male!"
Sendoh è arrabbiato, decisamente arrabbiato. Lo scorgo nei suoi occhi,
simili a due cristalli azzurri chiusi in una stretta fessura formata dalle
palpebre leggere. Reggo quello sguardo solo per pochi secondi, poi
sentendomi in difetto lo distolgo...
"Io... Io non sono un rimpiazzo..." sussurro, stringendo i pugni e
serrando gli occhi.
"Eh?"
Con un movimento mi libero dalla sua presa e mi allontano. Il mio respiro
si fa più pesante e accellerato. Ho bisogno di aria, ho assolutamente
bisogno di aria. Mi alzo sotto sguardo stupito di Sendoh, e mi avvio
velocemente verso l'uscita del locale.
"Mitsui, aspetta!"
La voce dell'alto ragazzo mi suona lontana mentre apro la porta che mi
separa dalla strada. Mi fermo sul marciapiede appoggiandomi con le mani
sulle ginocchia leggermente piegate. Cerco di riacquistare regolarità nel
respiro, rallentandolo, ma non ci riesco. Ad un certo punto mi accorgo che
sto piangendo. Le lacrime solcano il mio viso e io con la manica della
camicia nera cerco di cancellarle.
Perchè mi sento così male? Perchè sento una forte fitta nel cuore? E' come
se qualcuno ci avesse infilzato un lungo ago, trapassandolo a parte a
parte... e quel qualcuno è Sendoh. E' a causa sua se sto nuovamente
versando queste lacrime, se sto soffrendo, se mi sento nuovmente trattato
come un oggetto di cui la gente si serve esclusivamente per divertirsi.
Non sono io quello che veramente cercano, sono solo un maledetto
passatempo... e io non riesco più a sopportarla questa situazione!
Quando arriverà il mio di turno? Quando non sarò più un rimpiazzo?
Quando arriverà qualcuno che mi ami veramente e solamente per quello che
sono?
Una mano si posa sulla mia spalla facendomi sussultare. Aspetto a voltarmi
perchè ho paura, paura di incontrare nuovamente i suoi occhi di ghiaccio
che mi guardano senza che al loro interno scorga quella luce d'amore che
tanto bramo...
Faccio un lungo sospiro, e finalmente mi decido ad affrontare la persona
dietro le mie spalle, scoprendo che non è Sendoh, anche se il colore delle
iridi è molto simile...
"Rukawa..."
"Sei proprio un caso senza speranza..."
Come sempre le parole di conforto da parte sua si sprecano, dandomi quello
che si chiama il colpo di grazia. E io non rispondo più delle mie
azioni...
Mi volto di scatto facendo partire un pugno che lo colpisce in pieno
volto, sullo zigomo. Anche il mio secondo colpo va a segno. Il terzo però
viene fermato da Sakuragi, accorso in aiuto di mio cugino, piegato in due
sull'asfalto a causa del secondo pugno che l'ha centrato in pieno stomaco.
"Dannazione Mitchi! Ma che diavolo ti è preso?!" mi urla nell'orecchio il
rosso, mentre cerca di bloccarmi entrambi i polsi dietro la schiena.
"Il mio nome è Mitsui!!" urlo indemoniato, riuscendo a liberare il braccio
destro dalla sua presa "Quante volte te lo devo ripetere scimmia?!"
Con la mano libera riesco a spingerlo indietro, facendogli perdere così
l'equilibrio. Lui cade con la schiena sul duro asfalto con un tonfo secco.
Per mia fortuna libero l'altro braccio prima che mi trascini con lui a
terra.
Senza sapere quale possa essere la mia meta, inizio a correre.
Fine Primo Capitolo
*Owari Primo Capitolo*
Hana: Questa Fan Fiction non va bene!! E' da rifare completamente!!
Cioppys: Uh? E che c'è che non va?
Hana: Quello sdentato che mi atterra?! Ma ti rendi conto di quello che hai
scritto?!
Mitchi: Perchè? Lo credi così impossibile scimmia?!
Hana: Certo che è impossibile!! Atterrare il Tensai?! Ma stiamo
scherzando?!
Mitchi: Se qui c'è uno scherzo, quello sei tu scimmia... della natura!
Hana: Cosa?!?!?! Ripetilo se hai il coraggio!!
Mitchi: La scimmia rossa è uno scherzo della natura... contento?
Hana: Grrrrr... Ora le prendi sdentato!!
Cioppys: Sentite, io dovrei andare avanti a scrireve, potreste litigare da
un'altra parte?
*Hana e Mitchi sono troppo impegnati a darsele di santa ragione per
ascoltare Cioppys*
Cioppys: Io questi prima o poi li ammazzo... ¬.¬
***
Capitolo 2
POV.SENDOH
"Mitsui, aspetta!"
Perchè? Perchè sta scappando da me? Io non capisco...
Mi alzo prontamente per gettarmi al suo inseguimento. Voglio chiarire il
problema insieme a lui, anche se non mi sembra molto propenso a farlo.
"Akira... dove stai andando?"
Hanamici e Rukawa, di ritorno dal bagno, mi intercettano a qualche passo
dal basso tavolo dove abbiamo consumato la nostra cenetta romantica, anche
se visto come stanno andando le cose romantica forse non dovrei proprio
dirlo. Questa serata che doveva essere assolutamente perfetta sta andando
decisamente a rotoli... o almeno per quanto mi riguarda. Infatti subito
l'occhio mi cade su un particolare: le loro mani sono intrecciate l'una
con con l'altra.
Fisso il mio amico e sorrido malizioso... a quanto pare avevo visto
giusto.
Che ad Hanamici sarebbe piaciuto Rukawa non avevo dubbi. La sua bellezza è
senza euguali, ma ero certo che il suo carattere chiuso e riservato
avrebbe stuzzicato la curiosità e l'interesse del rossino. Hana è un
casinista, un vero tornado, e per equilibrare questa sua esuberanza cosa
c'è di meglio se non un ragazzo come Rukawa? E' proprio vero che gli
opposti si attraggono...
Per quanto riguarda Rukawa, bhe, non avevo la certezza che potesse
ricambiare l'interesse, ma quando ho notato gli sguardi che gli lanciava
non ho più avuto dubbi. Hanamici aveva fatto colpo, decisamente! E il
vederli qui mano nella mano conferma le mie supposizioni...
Hana, notanto il mio sorriso, abbassa la testa imbarazzato cercando di
biascicare qualche parola, senza però ruscirci. Nonostante si voglia far
passare per un duro, è innegabile la sua timidezza in queste cose, che è
di una tenerezza disarmante... lo dico io che ne sono stato affascinato
per molto tempo!
"Dov'è mio cugino?"
La domanda di Rukawa giunge al momento giusto. Troppo felice per Hanamici,
mi stavo completamente dimenticando di Mitsui... e cosa non può essere più
grave di questa!
"Ecco..." inizio a parlare, spiegandogli in poche parole l'accaduto. Ora
spero che almeno Rukawa possa dirmi quale sia la mia colpa, ma rimango
deluso...
Il ragazzo sospira leggermente e, senza dire una parola, si avvia verso
l'uscita del locale. Io e Hanamici rimaniamo per qualche secondo fermi
imbambolati ad osservarlo mentre si allontana, poi decidiamo di seguirlo.
Peccato che resosi conto di averci alle spalle Rukawa ci chiede di
aspettarlo al tavolo. Mentre io seguo alla lettera la sua richiesta,
Hanamici testardo come sempre non lo ascolta. Così appena la sua nuova
fiamma sparisce dietro la porta del locale, lo raggiunge.
Ora, qui seduto al mio posto, rimango in attesa, picchiettando
nervosamente le dita sul tavolo. Mi osservo svogliatamente in giro,
ripensando a quello che è accaduto questa settimana...
Sorrido al ricordo di come ho conosciuto questo ragazzo che mi ha
letteralmente fulminato. Al momento, quando l'ho soccorso evitandogli di
essere buttato fuori per aver quasi scatenato una rissa, non ci avevo
fatto molto caso. Quando però ci siamo fermati perchè lo stavo
letteralmente spogliando della maglietta... bhe, è bastato un milionesimo
di secondo per farmi capitolare, tanto da non riusciera a trattenermi nel
tastargli i muscoli del petto! Sono irrecuperabile...
Anche se lui mi evitava io volevo assolutamente conoscerlo, sapere
qualcosa di lui. Non è stato facile fargli accettare la mia compagnia, e
quando mi ha detto che era al Nirvana con qualcun'altro ci sono rimasto
decisamente male. Certo che anche lui è stato un po' cattivo a non dirmi
subito che era lì con suo cugino, ma non me la sono affatto presa, visto
che adoro le persone un po' scontrose, che amano negarsi...
Il tempo passato con lui quella sera è stato molto più che piacevole.
Nonostante all'inizio fosse restio a conversare, facendo parlare
praticamente solo me, non mi sono annoiato. Vedevo che ascoltava le mie
parole, e quando poi ha iniziato a lasciarsi coinvolgere mettendo da parte
quella diffidenza che aveva nei mei confronti, sono stato piacevolmente
felice.
Osservavo incantato ogni suo movimenti: da quello delle mani che giocavano
con il bicchiere posato sul tavolino, a quallo decisamente ipnotico delle
labbra, che pian piano si allargavano sempre più spesso in un dolce
sorriso. Avrei voluto tanto farle combaciare con le mie, ma lui non me
l'ha permesso... non per questo però mi sono sentito offeso. Dal suo
comportamento ho capito che non era in cerca semplici avventure, ma
qualcosa di stabile, una relazione seria... e anch'io sono dello stesso
avviso.
Però, stasera, quella complicità che c'era al Nirvana era completamente
sparita. Appena siamo arrivati ho capito subito che ci fosse qualcosa di
diverso, e il resto della serata me l'ha confermato. Adesso che ho capito
di essere io la causa di questo cambiamento, non faccio altro che
chiedermi cosa può avergli dato fastidio, quale possa essere la mia colpa,
ma la risposta non arriva...
Alzo lo sguardo verso la vetrata giusto in tempo per vedere Mitsui correre
sulla strada davanti ad essa. Immediatamente mi chiedo cosa possa essere
successo.
Scatto in piedi, afferrando la giacca nera in pelle che era appoggiata sul
palque di fianco a me, e corro fuori, senza sapere lo strano spettaccolo
che mi attende.
Hanamici è seduto davanti a Rukawa, intento ad osservare un vistoso
ematoma sullo zigomo sinistro del moretto. Passa un dito sui suoi
contorni, e quando tocca un certo punto deve fargli male, visto che il
ragazzo sussulta...
"Do'aho" gli dice scansandolo malamente.
"Baka Kitsune! Stavo solo controllando che non ti avesse spaccato l'osso!"
gli rimprovera il rosso.
Un'attimo... non mi diranno che è stato Mitsui a colpire Rukawa?!
"Certo che è stato quel teppista!" mi risponde Hanamici adirato "Pensavi
fosse opera mia?! Guarda che anche se sono un'attaccabrige non vuol dire
che prendo a pugni tutti quelli che mi capitano a tiro!"
Ma... ma perchè mai Mitsui avrebbe dovuto fare una cosa simile?!
Sinceramente non ne capisco la ragione, e Rukawa non sembra intenzionato a
spiegarcela...
"Io vado a cercarlo"
Sono pronto a correre nella direzione presa da Mitsui, quando Hana mi
richiama. Mi volto verso di lui e qualcosa mi colpisce in piena faccia
facendomi un male cane! Ma che diavolo mi ha tirato dietro? Un sasso?!
"Prendi la moto..."
Ah... Erano le chiavi del suo bolide rosso fuoco. Le raccolgo da terra
indeciso se usarla o meno. So quanto diavolo ci tiene a quel pezzo di
ferro (e se sa che l'ho chiamata così la sua moto mi prenderebbe a calci
nel sedere per una settimana intera) tanto da non farla mai a guidare a
nessuno. Io, che lo conosco dai tempi del club di basket alle superiori e
che sono stato anche il suo ragazzo per qualcosa come sei anni, ho avuto
questa possibilità si e no due volte in tutta la mia vita...
"Allora ti vuoi muovere? Quel teppista non aspetta mica te!" mi incita il
mio amico "Ma occhio a fargli solo un graffio..."
Sorrido. Ti ringrazio Hana. Tu si che sei veramente un amico.
Non mi faccio ripetere due volte la stessa cosa che sono già in sella.
Supero velocemente anche l'antipatia per quel casco con sopra disegnato un
simpatico porcospino (idea di Hana naturalmente) che mi rovina tutte le
volte la mia splendida capigliatura. Ingrano la marcia e parto a razzo
nella stessa direzione di Mitsui.
Ma... come faccio a sapere esattamente che direzione a preso?
Infatti già al primo incorcio ho qualche problema. Non so da che parte
andare. Velocemente, in base a quelle poche conoscenze che ho acquisito su
di lui quella sera al Nirvana, cerco di capire dove si possa essere
rifugiato. Ripenso a quando mi ha raccontanto di come ama ascoltare l'infrantgersi
delle onde sulla riva... e il primo posto che mi viene in mente è quindi
la spiaggia.
Velocemente mi dirigo verso il lungo mare e inizio a passare in rassegna
tutta la riva, stando bene attento a scorgere nell'oscurità la figura di
una persona sulla sabbia. Dopo un'ora e passa di ricerca, non ho concluso
praticamente niente. E le mie informazioni sono pure finite, visto che non
mi è venuto in mentre altro.
Rassegnato, mi avvio verso casa mia, nella speranza che Hanamici e Rukawa
siano là. L'unico che può sapere dove si sia ficcato Mitsui è suo cugino.
Rifaccio per l'ennesima volta il lungomare. Quando passo vicino ad una
scogliera, i miei occhi vedono qualcosa, ma al momento il cervello non
recepisce l'informazione... però appena mi rendo conto che quello che ho
visto era l'ombra di una persona, non esito a fare un'inchiodata pazzesca
in mezzo alla strada, rischiando che un'auto mi venga pure addosso... Se
lo sa Hanamici mi ammazza!!
Ritorno così suoi miei passi, dopo aver perso dieci minuti ad ascoltare le
lamentele del conducente dell'auto. Lamentele giustissime, per carità, ma
io avevo una certa fretta di riprendere la mia strada...
Arrivo davanti alla scogliera incriminata e mi fermo al limitare della
strada. Parcheggio la moto, levandomi poi il casco. Mi osservo
attentamente in giro sperando di non essermi sbagliato... ed infatti così
è.
Su una roccia situata a ridosso del mare, nella semi oscurità della sera
inoltrata, intravedo la figura di una persona accovacciata su di essa. Non
posso dire con certezza che sia Mitsui, visto che l'unica cosa che riesco
a scorgere è la sagoma della persona, senza distinguere altro. Ma è un
ragazzo, su questo non ci sono dubbi, visto i capelli corti e le spalle
larghe, troppo larghe per una donna.
Man mano che mi avvicino, passando agilmente da uno scoglio all'altro,
attento a non cadere, i miei occhi si abituano alla mancanza di luce,
essendo i lampioni della strada troppo lontani per illuminare questo
punto. Così riesco finalmente a riconoscere Mitsui in quella persona.
Finalmente arrivo alle sue spalle. Rimango fermo immobile, in piedi dietro
di lui che è seduto su quel masso scuro, con le gambe al petto e le
braccia a stringere le sommità delle ginocchia. Il vento forte che spira
dal mare mi investe facendomi rabbrividire, e se io che ho la giacca sento
il freddo pungente della sera, come starà Mitsui che ha solo una camicia
nera a maniche lunge? Istintivamente mi tolgo l'indumento in pelle e con
esso vado a coprirgli le spalle. Solo nel momento in cui appoggio le mie
mani sul suo corpo, scopro che sta tremando...
"Mitsui..."
"Vattene"
Secco. Deciso. Lapidario. Come non obbedire a un'ordine fatto in questa
maniera? E infatti, il mio corpo sembra come muoversi da solo. Mi alzo,
pronto a ritornare sui miei passi, prendere la moto e andarmene lontano.
Però una voce, quella del mio cuore, mi dice di rimanere al fianco di quel
ragazzo dagli occhi del colore dell'inchiostro più scuro, ed è ciò che
faccio.
Mi siedo al suo fianco, fissando il mare senza però riuscire a distinguere
nell'oscurità le onde che si muovono sulla sua superfice. Chiudo gli occhi
e ne ascolto il rumore, il loro infrangersi sulle roccie della scogliera.
Alcuni spruzzi ci arrivano addosso, ma non sono così ingenti da bagnarci.
E' come una nebbiolina più solida, che rinfresa il viso. Peccato che non
sia così afoso come una sera di Luglio o Agosto, perchè sarebbe
decisamente più piacevole e rinfrescante. Invece, il freddo che regna in
questa serata, fa rabbrividire entrambi...
"Ci ammaleremo se restiamo qui..."
La mia affermazione cade nel vuoto. Mi volto ad osservare il viso di
Mitsui, e nella penombra riesco a scorgere le sue iridi nere fisse
sull'orizzonte. Quello che però mi fa male è lo sguardo triste che vi
regna, e la piccola goccia di rugiada che parte dall'angolo del suo occhio
per discendere lungo la guancia. Allungo una mano per raccoglierla, prima
che si stacchi dal suo viso.
"Ti chiedo scusa..." sussurro "Ti chiedo scusa se ti ho ferito..."
Anche le mie scuse sembrano rimanere inascoltate. E la cosa ferisce me
stavolta.
Decido allora di aspettare in silenzio il momento in cui lui vorrà parlare
con me.
Non chiedetimi quanto tempo abbia passato a spostare il mio sguardo dal
mare a Mitsui, visto che nemmeno io lo so. So solo che ad un certo punto,
per la prima volta, lui si è voltato verso di me mentre lo fissavo, e i
nostri occhi si sono incrociati... e non mi è piaciuto affatto quello che
vi ho letto al loro interno: accusa. Un'accusa di una colpa che nemmeno so
qual'è. E questo atteggiamento non lo sopporto... Pretende forse che gli
legga il pensiero?
"Perchè non mi dici che cosa ho fatto invece di guardarmi in quel modo
odioso?!" sbotto, arrabbiato e frustrato da una situazione che non
capisco. Io, che difficilmente perdo la pazienza. E invece questo ragazzo
è riuscito irritarmi quando normalmente nessuno è in grado di farlo... che
sia dovuto al fatto che io sia così preso da lui? Probabilmente si...
Mitsui sembra decisamente sorpreso dalla mia reazione. Forse mi aveva
inquadrato nel modo giusto, e nemmeno lui si aspettava che gli rispondessi
malamente. Imbarazzato per la situazione, abbassa il capo, distogliendo lo
sguardo. Rimane qualche secondo in quella posizione, poi si alza e mi
passa la giacca che gli avevo messo sulle spalle, in modo che non
prendesse freddo...
"Ci ammaleremo se restiamo qui..."
Lo guardo stupito... che mi prende in giro?
"Veramente l'ho detto prima io!" ribatto sorridendo, rimettendomi in piedi
e afferrando la giacca per riporla nuovamente sulle sue spalle "Andiamo,
ti riaccompagno a casa..."
Un cenno affermativo della sua testa basta come risposta. Attendo che si
sia infilato la mia giacca, che gli sta leggermente grande, e poi lo
afferro per una mano, tirandomelo dietro verso la moto. Subito noto quanto
sia fredda, e spero tanto che non si ammali veramente... Un modo per
scaldarlo ci sarebbe, ma non penso che lui sarebbe molto propenso!
Mitsui si lascia tranquillamente guidare sugli scogli. E' strano che fino
a pochi attimi prima sembrasse volesse incenirmi con lo sguardo, starmi il
più lontano possibile, mentre ora è qui, con la mano intrecciata alla mia
come se fosse la cosa più normale di questo mondo...
Quando arriviamo sulla strada, prendo i due caschi e gli porgo quello di
Hanamici. Lui lo guarda un'attimo, fermandosi a contemplare il kanji
scritto sul retro.
"Tensai?" chiede.
"Bhe... Hana piace definirsi così..."
"La scimmia rossa? Quello è un idiota non un tensai!"
"Ti vorrei ricordare che prima di tutto Hana è un mio amico, e non mi
piacciono le offese gratuite..." gli faccio presente risentito per il suo
giudizio un po' affrettato "Come reagiresti se definissi tuo cugino un
ghiacciolo senza sentimenti?"
"Ti direi che hai perfettamente ragione..." risponde senza alcuna
esitazione. Devo dire che ha molta considerazione di Rukawa...
"Perchè gli hai dato un pugno?" chiedo, mentre sto per indossare il casco.
"Se lo meritava..."
Non aggiunge altro, e capisco che non vuole parlare nemmeno di questo.
Rassegnato a non poter sapere che cosa gli sia passato per l'anticamera
del cervello durante questa serata, salgo in sella alla moto e lui si
sistema dietro di me. Rimane distante dal mio corpo, evitando anche di
toccarmi. Infatti si sta reggendo con entrambe le mani all'appiglio
situato in fondo alla sella.
"Se non ti tieni a me rischi di cadere..." faccio presente, ma lui sembra
non ascoltarmi.
Ammetto, sono decisamente cattivo! Appositamente prima accelero di botto
per poi frenare bruscamente, in modo che Mitsui sia stato costretto ad
allacciare le braccia intorno alla mia vita.
"Sei impazzito?!" reclama il passeggero.
"No... ma così va decisamente meglio!"
Gli chiedo la direzione da prendere, per poi partire, sfrecciando
sull'asfalto di Tokyo. Mi dirigo verso Yoshida, il quartiere dove si trova
l'appartemento di Mitsui.
Durante il tragitto, sento le sue braccia stringersi di più intorno alla
vita, mentre con il petto aderisce alla schiena. Sorrido, felice di
sentirmi finalmente così vicino a lui. Vorrei tanto ricambiare questa
specie di abbraccio, ma purtroppo non posso visto che sono impegnato nella
guida. Però, al primo semaforo, approfitto della sosta per accarezzargli
le mani poggiate sul mio stomaco. Lui fa per ritrarle, ma non glilo
permetto. Peccato che scatti il verde e sia costretto a riporle entrambe
sul manubrio della moto...
"Siamo arrivati. Il palazzo è quello" dice riferendosi ad un edificio
marrone a meno di cento metri da noi.
Mi fermo davanti all'entrata. Ci togliamo entrambi la protezione alla
testa, e lui scende dalla moto portandosi alla mia sinistra.
"Grazie..." sussurra porgendomi il casco.
Mi dispiace ma non resisto! Volgio almeno il bacio della buonanotte!!
Con un gesto agile e veloce lo afferro per il polso e lo tiro addosso a
me, facendo passare il braccio che mi porgeva oltre la mia schiena. In
questo modo Mitsui mi viene praticamente addosso. I nostri petti si
appoggiano uno sull'altro e le sue labbra sono finalmente alla mia
portata. Sto per impossessarmene, e già nella mia mente mi pregusto il
bacio. All'inizio sarà dolce e casto, tanto per stuzzicarlo ad
approfondire insieme il nostro contatto. Poi diverrà pura passione, e
potrò accarezzare sensualmente la sua lingua con la mia... Peccato che non
faccia in tempo nemmeno a sfiorarle...
"Il casco!" esclama, spostando velocemente lo sguardo oltre le mie spalle,
e naturalmente allontanando quei due petali rosa dal mio raggio di azione.
Sto già maledicendo ogni dio, santo e altra entità religiosa conosciuta e
non per essere così crudele nei miei confronti, che mi rendo conto solo
dopo qualche secondo di cosa ha detto...
Il casco?
Seguo lo sguardo di Mitsui verso il la strada, ritrovando lì, propro lì
sulla carreggiata opposta il casco di Hanamici che dondola avanti e
indietro. Purtroppo nessuno dei due riesce a muoversi, impallidendo alla
vista del camion che sopraggiunge. Sfiga voglia che centri l'oggetto di
striscio con una ruota, schiacciandolo leggermente e successivamente
scagliandolo addosso al muro dalla parte opposta della strada...
"Mitsui..."
"Si?"
"Mi puoi ospitare per il prossimo millenio? Mi basta uno sgabuzzino..."
*
"Akira!! Dov'è il mio casco?!"
Un Hanamici infuriato fa capolino nella mia camera mentre mi sto
rilassando supino sul letto davanti ad un libro. Ieri sera, quando sono
tornato a casa, non ho avuto il coraggio di raccontagli del 'piccolo'
imprevisto accaduto...
"Ecco... Siccome era un po' rovinato, ho deciso di regalartene uno
nuovo..." mi invento sul momento, cercando di dare una giustificazione
alla sparizione dell'oggetto.
"Ma se l'ho comprato nemmeno sei mesi fa!" esclama lui incredulo e si fa
più vicino per scrutarmi ben bene con i suoi occhi nocciola "Ammettilo...
tu l'hai nascosto perchè l'hai rovinato!"
Nascosto? Veramente l'ho raccolto dalla strada per riporli direttamente
nella spazzatura.
Deglutisco a vuoto. Nemmeno oggi ho il coraggio di raccontargli del
'piccolo' imprevisto, al pensiero di quanti mesi potrei passare in
ospedale...
"Ti avevo detto che non volevo nemmeno un graffio!" si arrabbia, e capisco
che io e il suo mezzo abbiamo smesso di andare in giro senza il legitto
proprietario.
"Era riferito alla moto, mica al casco..." puntualizzo, cercando di
minimizzare la cosa, ma è perfettamente inutile...
"Adesso ti stacco tutti i capelli uno ad uno, così forse il tuo cervello
inizierà a ragionare come si deve!"
Hana salta sul materasso e mi blocca sotto di sè con il suo peso,
sedendosi sul mio stomaco. Le mani invece sono tenute dalle sue sopra la
testa, e i suoi occhi infuocati fissano adirati i miei azzurri...
"Se volevi divertirti con un po' di sesso bastava dirlo..." sorrido
malizioso, prendendolo in giro, ben sapendo quanto si vergogni parlare di
queste cose.
"Smettila di prendermi per il c*lo!"
"Quello l'ho fatto poco più di due anni fa..."
Il rossore di Hana, presente solamente sulle sue guance, dilaga fin sopra
le orecchie, confondendo così la faccia con i capelli dello stesso colore.
Io, di fronte a questa visione tenerissima del mio migliore amico non
riesco a trattenermi... dallo scoppiare a ridere!
Offeso Hanamici si allontana, sedendosi sul bordo del letto e dandomi le
spalle.
Osservo la sua schiena coperta da un'attillata maglietta bianca ricordando
le miriadi di volte che ho percorso la spina dorsale con sensuali baci,
durante le nostre notti di passione, quando ancora eravamo amanti. Anche i
momenti più intimi li viveva sempre con un certo imbarazzo...
Hanamici l'ho conusciuto quando frequentavo il secondo anno delle
superiori alla Yanaka, un liceo alla periferia di Tokyo. Lui era appena
una matricola, avendo un anno meno di me. Ricordo ancora benissimo il suo
ingresso nella palestra, dove si sarebbero tenute le presentazioni per il
club di basket. Tutti rimasero subito impressionati dalla sua altezza, dal
colore ambrato della sua pelle e da quei capelli rossi come il fuoco,
caratteristiche decisamente inusuali per un giapponese. Non parliamo poi
dello stupore di quando nella piccola partita organizzata per testare la
capacità dei nuovi iscritti ha fatto numeri da maestro. Nel giro di un
allenamento si era già conquiestato il benvolere di tutta la squadra,
oltre che la simpatia per il suo carattere esuberante, anche se quel
continuo dichiararsi Tensai del basket e Re dei Rimbalzi alla lunga un po'
li stufava. Per quanto mi riguarda, quel suo modo di fare strafottente mi
faceva sorridere, anche perchè conoscendolo capii che nascondeva una certa
insicurezza alle spalle.
Diventammo ottimi amici, non da subito ma lo diventammo. Passavamo
parecchio tempo insieme, vedendoci sempre più spesso al di fuori
dell'ambiente scolastico. Mi piaceva trascorrere le mie giornate in sua
compagnia. Stavo bene, ma soprattutto a mio agio. Ci divertivamo facendo
qualsiasi cosa, dal consueto giro la domenica per le vie affollate del
centro alle serate passate al cinema, dalle piccole gite in giornata fatte
durante il periodo estivo nelle località turistiche della zona alle
numerose sfide sul campetto di basket vicino a casa sua.
Piano piano, però, qualcosa in me cambiò, e iniziai a guardare Hanamici
con occhi diversi.
Non capivo che cosa mi stesse succedendo, visto che era la prima volta mi
sentivo così... strano. Diventai quindi nervoso e irrequieto, tanto che il
mio comportamento nei suoi confronti mutò senza che me ne rendessi conto.
Passavo da momenti in cui volevo assolutamente vederlo e stargli vicino,
tanto che una volta soffocai l'impulso di piombargli in classe durante le
lezioni, a momenti in cui mi volevo allontanare da lui, non vedendoci per
giorni e giorni, eccezion fatta per allenamenti. Ma, anche in questi casi,
ero sempre sulle mie. In più, il tutto si riversava sulle mie prestazioni
in campo, dove alcuni giorni detti veramente il peggio di me...
Il fatto era che averlo vicino, a volte, mi faceva sentire sbagliato e in
difetto, come se avessi avuto paura che non potesse accettarmi... ma non
riuscivo a capire che cosa non dovesse accettare di me! In fondo non
eravamo già amici? Non ci accettavamo già l'un l'altro, ben sapendo i
pregi e difetti di entrambi?
Naturalmente questo mio atteggiamento venne percepito in negativo
dall'altra parte. Hanamici non disse nulla all'inizio, subendo di
riflesso, ma alla fine chiese delle spiegazioni. Quando mi disse che,
avendo capito di essere lui il problema del mio cambio di personalità, era
meglio tagliare con la nostra amicizia, mi sentii letteralemte morire...
E' proprio vero: ci si rende conto di quanto siano importati certe persone
solo nel momento in cui si rischia di perderle...
...e solo in quel momento capii che io lo amavo. Ecco il punto.
Che il problema fosse generato da lui era innegabile, e la discussione fu
molto animata. Non volendo però rivelare i sentimenti appena scoperti, mi
scontrai con la sua voglia di conoscere a fondo la situazione, tanto che
arrivò addiritta ad alzar le mani su di me. Dopo avermi dato un poderoso
pugno che mi stese al suolo all'istante, rimase letteralmente scosso lui
stesso per quello che aveva fatto. Conclusione? Lui scappò via nonostante
lo pregai di fermarsi. Sapevo che si sarebbe maledetto all'infinito per
quello che aveva fatto e non volevo che succedesse. Non ce l'avevo affatto
con lui, ma con me stesso...
Passarono molti giorni, durante i quali le uniche parole che ci scambiammo
erano quelle di saluto reciproco. Nessuno dei due aveva il coraggio di
ripresentarsi davanti all'altro per chiarire civilmente la situazione: lui
probabilmente perchè si sentiva in colpa per il pugno, io perchè volevo
capire se era il caso di raccontargli quale fosse il vero motivo del mio
strano comportamento. Purtroppo la paura di non essere perdonato o
rifiutato ci aveva allontanato.
Ma non volevo che le cose tra di noi finissero in quel modo...
Un giorno Hanamici si fermò in palestra dopo gli allenamenti e approfittai
della situazione, aspettandolo negli spogliatoi. Quando arrivò fu sorpreso
di trovarmi. Immediatamente fece per andarsene, ma riuscì a bloccarlo. Gli
sbattei in faccia tutti i miei più profondi sentimenti, senza dargli il
tempo di controbattere. Non era stato facile accettare quello che provavo,
ma l'avevo fatto perchè parte di me stesso e perchè riguardavano Hana, ma
avevo comunque seri dubbi di riuscire a riprendere coraggio e discorso se
in qualche modo mi avesse fermato. Se doveva dire qualcosa, l'avrebbe
detta solo alla fine... fine che arrivò dopo il bacio che gli rubai, un
bacio dolce ma sensuale, che lui con mio grande stupore non rifiutò
affatto... anzi, che ricambiò...
Così iniziò la nostra relazione. Con un bacio negli spogliatoi di quella
palestra che ci aveva fatto conoscere. Una relazione fatta come tutte di
momenti belli e indimenticabili, scolpiti sulla pietra della nostra
memoria, e difficili e bui, uno dei quali portò all'invevitabile rottura.
Dopo mesi e mesi durante i quali ci stavamo facendo solo del male, abbiamo
deciso di comune accordo a mettere la parola fine alla nostra relazione.
Non è stato per niente facile visto il bene che ancora tutt'oggi
continuato a volerci, ma non era più amore, quell'amore vero che ci aveva
unito. Continuare a stere insieme solo per abitudine, litigando per ogni
minima cosa, era da stupidi. Purtorppo Hana non è la giusta metà creata
per me e io non lo sono per lui... e anche se ci abbiamo messo sei anni a
capire come realmente stavano le cose, se dovessi mai tornare indietro mi
ricomporterei esattamente nello stesso modo, rifacendo le stesse scelte di
allora...
Per favorire questa separazione, evitando così spiacevoli ricadute per una
disperata ricerca di contatto fisico (soprattutto da parte mia), a
malincuore ci siamo allontanati per parecchio tempo, quasi un'anno... fino
al giorno della morte dei suoi genitori, avvenuta in un incidente
stradale.
Fu veramente un duro colpo per lui. Hanamici era figlio unico e i parenti,
nemmeno tanto stretti, abitavano tutti a Kyoto, città di origine della
madre. Per non lasciarlo solo, decisi di trasferirmi da lui. Naturalmente
il tensai non poteva essere d'accordo, dicendo di essere in grado di
badare a se stesso e ostentando una sicurezza che proprio non aveva.
Così, un mattina mi presentai davanti a casa sua con tutti i bagagli,
sicuro che non mi avrebbe mai sbattuto la porta in faccia... e così fu.
Da allora è passato poco più di un anno. Condividiamo lo stesso tetto da
perfetti amici, volendoci bene e aiutandoci nei momenti difficili, con una
complicità che non avevamo nemmeno quando eravamo amanti...
"Allora... non mi racconti che cosa è successo ieri sera in bagno?"
ritorno con la mente al presente.
"N-nel bagno?" chiede Hanamici, come a confermare quanto ho detto
nonostante mi sembra che abbia capito benissimo la mia domanda visto che
si è irrigidito.
"Si, nel bagno... con Rukawa..."
Mi porto al suo fianco, sedendomi con le gambe incrociate sul bordo del
letto. Prendo ad osservarlo scrutando ogni sua espressione e percorrendo
con gli occhi la sua figura. Noto che è decisamente imbarazzato, come se
tra lui e Rukawa fosse successo qualcosa di eclatante...
"Non vorrai dirmi che l'avete fatto nei bagni?" chiedo stupito, visto che
una cosa del genere non sarebbe assolutamente da Hanamici. Nella sua mente
c'è troppo poco spazio per pensieri poco casti...
"Ma che idee ti vengono in mente?!" ecco, appunto. L'ho detto che mi
sembrava strano...
Rimango nuovamente in attesa di sapere gli sviluppi intercorsi sul quale
il mio amico non sembra volersi pronunciare. Mi spiace per lui, ma lo
dovrebbe sapere che la mia curiosità va al di là della sua resistenza, e
che prima o poi sarà costretto a cedere. Sono capace di tampinare una
persona per giorni e giorni in modo da ottenere quello che voglio...
"E va bene. Ora ti racconto..." cede alla fine, iniziando a parlare con
gli occhi fissi sul pavimento.
Hanamici stava uscendo dai bagni nel momento in cui ha incontrato Rukawa.
Sono rimasti sulla soglia diversi secondi ad osservarsi negli occhi, fermi
e immobili, come incantati l'uno dall'immagine dell'altro. Poi, Rukawa ha
scosso la situazione, spingengo il mio amico all'interno del locale dal
quale stava uscendo, e bloccandolo contro il muro. Hanamici non ha avuto
il tempo di reagire che si è ritrovato con enorme stupore le labbra
dell'altro sulle sue...
"E come è stato?" chiedo.
"Cosa?"
"Ma il bacio naturalmente!" non dovrei continuare a stupirmi
dell'ingenuità di Hanamici...
"Ma a te che t'importa?!"
"M'importa eccome!" rispondo sempre più curioso "Era dolce e delicato o
passionale e alla francese? E poi, ha mosso un po' le mani?" scruto
scrupolosamente le varie espressioni che solcano il suo volto e così
arrivo alle risposte senza che lui le pronunci "Mmm... passionale e alla
francese e, sì, ha mosso parecchio le mani... Dove ti ha toccato?"
"Akiraaa!!" esclama, definitivamente scocciato dalla mia insistenza,
alzandosi in piedi e appoggiandosi al davanzale della finistra "Tu,
piuttosto, che cosa hai combinato con quel teppista?"
Stavolta devo dire che Hanamici è stato decisamente più bravo di me, in
quanto portando il discorso su Mitsui ha cancellato ogni mia voglia di
dialogare...
"Qualche problema?" chiede.
"Sicuramente si... Peccato che non abbia la più pallida idea di quale
possa essere..."
Mi lascio cadere all'indietro sul materasso. Le lenzuola soffici
attutiscono il colpo in un sordo tonfo. Osservo il soffitto bianco e per
l'ennesima volta ritorno a pensare alle mie azioni della sera precedente,
cercando di ricavare la causa che ha dato origine a quel suo strano
comportamento, senza trovare quella scatenante... eppure ci ho rimurginato
sopra un'intera notte...
"Hana... Secondo te ho fatto qualcosa di sbagliato ieri sera? Qualcosa che
possa aver ferito Mitsui..." domando con la speranza che forse lui abbia
notato miei atteggiamenti che possano aver urtato la sensibilità del
ragazzo che ho intenzione di conquistare e fare mio...
"Mmm... Forse ti sei concesso un po' troppe libertà con Kaede. Non facevi
altro che fare battutine sceme nei suoi confronti e a volte allungavi un
po' troppo le mani..."
Lo guardo alzando un sopracciglio dubbioso. Che cosa mi sarei concesso io?
Libertà con Rukawa? Sarà anche vero che l'ho stuzzicato parecchio, ma per
una volta che non avevo secondi fini... Lo facevo esclusivamente per
tirarlo un po' in mezzo nelle discussioni, in modo che si apressi un po'
di più con Hanamici. Se non mi sono comportato nello stesso modo con
Mitsui è perchè mi sono accorto subito che ci fosse qualcosa che non
andava quella sera. Ho avuto quindi timore di andare a toccare tasti che
in quel momento non dovessero essere schiacciati. Anche i miei complimenti
sembravano dagli più fastidio che fargli piacere...
E poi... Kaede? Capisco la confidenza, visto quello che è successo, ma non
la punta di fastidio con cui ha detto quella frase... non sarà mica geloso
del sottoscritto? Sorrido a questo pensiero. A quanto pare il mio amico è
più cotto di quanto voglia dare a vedere...
"Togliti immediatamente quel sorriso ebete dalla faccia!" mi intima
"Sicuramente starai pensado a qualcosa di sconcio!!"
Chi? Io? Mi chiedo perchè abbia questa strana considerazione di me... sarà
che quando eravamo insieme ogni tre per due finivamo sotto le coperte a
donarci fisiche emozioni?
*
E' strano, ma soprattutto non mi era mai successa una cosa simile: mi
sento a disagio. Assurdo vero? Eppure è così. E non riesco assolutamente a
capire perchè Mitsui riesca a farmi sentire così insicuro...
Ormai quanti mesi è che ci frequentiamo? Un paio tutti. Usciamo spesso
insieme, da soli o con Hanamici e Rukawa, i quali dopo aver risolto
qualche problema che li stava portando ad allontanarsi, sono ormai una
coppia vera e propria. Andiamo a bere qualcosa, al cinema, a fare
semplicmente una passeggiata per le vie del centro. E lui non si tira
indietro a queste uscite, anzi, sembrerebbe accettarle volentieri...
sembrerebbe perchè non si tira indietro di fronte ai miei inviti, ma
quando poi rimaniamo soli, sempre più spesso è il silenzio a farci
compagnia...
Per quanto poi riguarda il contatto fisico, quello è decisamente
off-limits! Vi rendete conto che non ho mai, e dico, mai avuto
l'opportunità di assaggiare le sue labbra? Non me lo consente. Tutte le
volte che ci provo lui si scosta, mandandomi a vuoto. Sono riuscito a
posarle sulla fronte, sulle guancie e sul collo, ma occhio ad esagerare,
perchè potrebbe arrabbiarsi seriamente, come ad esempio è successo proprio
sabato scorso al Nirvana...
Eravamo al primo piano, e Mitsui era appoggiato con i gomiti al parapetto
che da sulla pista. Stava osservando le persone che si dimenavano al ritmo
di musica. Vedevo i suoi occhi vagare tra la gente di sotto, e ho provato
un moto di fastidio, visto che mi sentivo totalmente trascurato. Così mi
sono avvicinato alle sue spalle, prendendogli a massaggiare il collo.
Sentivo i suoi muscoli rilassarsi sotto la maglietta nera a girocollo che
indossava, fino a quando si è sistemato melgio in piedi, facendo dondolare
la testa al ritmo del mio massaggio. A quel punto, continuando il
movimento lento, ho disceso le spalle, accarezzando gli avrambracci
scoperti fino ai gomiti, chiudendo poi le mani intorno alla sua vita
sottile e la mia bocca sulla pelle del suo collo. Mentre le mie dita
tastavano gli addominali scolpiti, tendendo a risalire verso il petto, ho
iniziato a fargli un succhiotto. Volevo marchiarlo semplicemente per
sentirlo più mio e far capire agli altri che non dovevano permettersi di
avvicinarsi a lui...
Peccato che appena Mitsui si rese conto di cosa stessi facendo, cercò in
tutti i modi di allontanarmi. All'inizio, come sempre, chiedendomelo. A
questo punto normalmente ho sempre smesso, sapendo che insistere era solo
controproducente... ma stavolta non lo ascoltai. E allora passò alla
maniere forti...
Mi ritrovai per terra, addosso ad un tavolo. Davanti a me un Mitsui
infuriato, che si copriva con la mano il punto in cui avevo lasciato il
segno viola sulla pelle. Mi guardava con occhi infuocati, e io ebbi paura
di aver commesso un grosso errore stavolta... ma non ce la facevo più a
resistere, dovevo farlo, altrimenti sarei impazzito. Rimanere lì fermo a
guardarlo senza toccarlo è una tortura troppo grande da subire...
E' incredibile che nemmeno io abbia avuto il coraggio di richiamarlo per
una settimana intera. Solo l'idea che mi potesse sbattere il telefono in
faccia, mi doleva il cuore. Se ora siamo seduti al bancone del bar uno di
fianco all'altro è solo grazie ad Hanamici, che ha convinto anche Rukawa
ad aiutarmi con il cugino...
Tutti vi starete ponendo la stessa domanda che mi già ha rivolto il mio
migliore amico: perchè insisto a voler uscire con una persona che nemmeno
sembra considerarmi? Semplicemente perchè quando ci siamo conosciuti mi ha
dato tutt'altra impressione, ovvero di piacergli e anche parecchio. I suoi
occhi mi guardavano curiosi e interessati. Discuteva tranquillamente con
me, anche se non proprio di tutto. Ma soprattutto ricambiava i mie
sorrisi, ridendo anche alle mie parole, qualora fossero divertenti
battute. Ed io ero tanto elettrizzato da questa complicità che si era
venuta a creare così facilmente, tanto da spingermi a chiedermi: è lui la
giusta metà che stavo cercando?
Lo osservo sorseggiare la birra dal bicchiere di vetro lucente. Sul collo
c'è ancora il leggero segno del succhiotto che gli ho fatto. In questo
momento non desidero altro che i suoi occhi si voltino verso di me, che mi
guardino e mi sorridano, abbandonandosi nei miei. Vorrei scorgere in essi
quella luce che tanto bramo, una luce che significa fiducia, sincerità e
fedeltà, ma soprattutto amore... Ecco quello che cerco, semplicemente
amore. Perchè io di questo ragazzo dall'aria dura ma un po' triste, che
non sembra essere interessato e toccato da niente, mi sono invaghito,
infatuato... innamorato. La cosa che più desidero? Far incurvare
nuovamente quelle labbra verso l'alto, in un dolce ma accattivante
sorriso... e magari poterle sfiorare in un casto bacio, arrivando poi a
chiedergli di più, molto di più: un unione completa.
Stasera sono deciso: voglio capire le sue ragioni, conoscere appieno il
perchè di questo comportamente nei miei confronti. Se non mi vuole, me lo
dovrà dire guardandomi negli occhi, senza lasciare sottointeso nulla. In
fondo che cosa ho da perdere?
"Mitsui" lo chiamo, con l'intento di attirare la sua attenzione "Mi
dispiace per sabato scorso... Non avrei dovuto insistere se non volevi..."
Le pupille nere si spostano al lato dell'occhio, per osservarmi senza
voltare la testa. E' un movimento veloce, fulminio, una sola occhiata per
controllarmi. Ma le mie scuse, utilizzate per aprire un possibile dialogo,
non hanno sortito effetto. Visto che questi sotterfugi non funzionano,
decido di essere diretto.
"Che cosa provi per me?"
La sua testa si abbassa leggermente, e inconsciamente lo interpreto come
un brutto segno. Che non abbia il coraggio di dirmi che nel suo animo non
esiste nemmeno un briciolo di affetto per me? Potrebbe essere, ma non
capisco allora perchè ha continuato ad accettare i miei inviti negli
ultimi due mesi... Che senso ha? Sono servito soltanto a sconfiggere la
quotidianità delle sue giornate? La noia delle sue serate?
"Guarda che non mi offendo se mi paragoni ad un perfetto sconosciuto..."
Mai bugia più grossa fu pronunciata dalla mia bocca! Altro che offendermi!
Al solo pensiero di una cosa del genere impazzisco...
Comunque, nemmeno stavolta sortisco l'effetto voluto. Non una parola esce
dalle sue labbra che sembrano chiuse ermeticamente... e nella mia mente i
dubbi di prima iniziano a diventare certezze, senza che nessuno me le
abbia confermate a voce...
"Ho capito..."
Si, certo che ho capito, come no. Io per lui non sono assolutamente
nessuno. Che imbecille che sono stato. Accecato da un sentimento che tra
noi non è mai esistito...
Qualcosa mi solca una guancia. Con la mano la tasto, scoprendo che è una
lacrima. Da quanto tempo non piangevo? L'ultima volta è stata in occasione
dei funerali dei genitori di Hanamici, mentre la volta prima quando io e
lui ci lasciammo. Possibile che mi sia innamorato così tanto di questo
ragazzo? Eppure quello che provo in questo momento è un immenso dolore che
mi invade l'animo. In più queste lacrime mi fanno vergognare di me stesso,
e per far smettere il loro corso inizio a mordermi ripetutamente il labbro
inferiore, martroriandolo con i denti.
Avendo gli occhi chiusi, mi accorgo della mano sulla mia nel momento in
cui si appoggia. E' calda e la pelle morbida.
"Akira..."
Il mio nome pronunciato da quella voce sensuale ha un suono diverso.
Quanto ho sognato il momento in cui tra noi ci potesse essere questa
confidenza. Istintivamente apro gli occhi, così da incontrare quelli di
Mitsui che mi osservano seriamente preoccupati.
Possibile che delle semplici lacrime possano aver avuto più potere di
mille e mille parole?
Possibilissimo se si è mossi da semplice compassione...
Deluso da questa prospettiva, mi asciugo le lacrime con le mani. Ormai non
ha più senso rimanere qui al fianco di Mitsui, se questi sono i sentimenti
che sente verso il sottoscritto. Quindi mi alzo dallo sgabello, pronto ad
andarmente, ma appena gli volto le spalle, le sue parole mi giungono alle
orecchie come quello che comunemente si dice, un vero fulmine a ciel
sereno...
"Sendoh... Tu mi piaci, molto ma molto più di quanto voglio dare a
vedere..."
Mi fermo, immobile davanti al bancone, scosso interiormete da questa sua
affermazione. Nel mio animo vorticano i più disparati sentimenti, dalla
gioia di sapere che non gli sono completamente indifferente come credevo,
alla rabbia per i due mesi passati a scervellarmi sulle ragioni di un
comportamento che ancora non capisco... alla fine all'interno di me, tra
le due fazioni, è quest'ultima che prepotentemente prevale.
"Allora, di grazia, mi spieghi perchè ti comporti in questo modo assurdo?"
gli chiedo sull'orlo di prenderlo a sberle per essersi sempre negato, per
non avermi mai dato la possibilità di poterlo amare come avrei voluto...
Il mio sguardo incattivito deve intimorirlo, visto che si risistema sullo
sgabello per guardare l'enorme specchio che ricopre il muro dietro il
bancone del bar, sul quale sono posizionati degli scaffali con numerose
bottiglie di vari alcolici. Nonostante non mi osservi direttamente, sento
i suoi occhi fissi sulla mia figura riflessa in esso...
"Tu sei molto attratto da mio cugino... L'ho notato sai?" inizia a parlare
con la testa leggermente rivolta verso il basso. Beve un sorso di birra
per poi riprendere "A me però non piace essere il rimpiazzo di nessuno. Al
mio fianco desidero una persona che mi voglia per quello che sono, e non
perchè quella che gli interessa non è a disposizione..."
Stento a credere a quello che sentono le mie orecchie. Come può solo
pensarla una cosa del genere? Io non ho passato due mesi a corteggiare
senza trega Rukawa, ma lui! Pensavo che ciò che provassi fosse così palese
da non dover mai dirlo apertamente, ma a quanto pare mi sbagliavo...
Mi chiedo com'è possibile che Mitsui sia così diffidente della gente che
lo circonda. Avevo ragione quando pensavo che quella scorza da duro che
vuole mantenere a tutti i costi nascondesse fragilità e insicurezza, ma
non avevo minimamente idea di quanto queste fossero radicate nel suo
essere... Che la causa di ciò sia da ricercare a deludenti passate
esperienze? Pensandoci, mi rendo conto solo ora di quanto poco conosca la
sua vita...
Però nemmeno questa giustificazione riesce a placare la mia ira. Se me ne
avesse parlato prima sarebbe stato tutto diverso. La sua affermazione è
servita a farmi capire molti suoi comportamenti da quando abbiamo iniziato
a frequentarci, ma non mi sembra per niente corretto rinfacciarmi la cosa
in questo modo, nel momento in cui avevo deciso di andarmente...
"E vero" esordisco con un sorriso sornione "Rukawa è decisamente un bel
ragazzo, attraente e intrigante. Mi ha colpito subito quando l'ho
incontrato la prima volta. I suoi occhi cristallini e penetranti mi hanno
semplicemente sconvolto. Peccato che a me abbia preferito Hanamici...
Vabbè! Non mi sono certo abbattuto per questo suo rifiuto, visto che
volendo, a mia disposizione avevo un ragazzo davvero unico, tanto bello e
sensuale..."
Naturalmente le mie parole sono solo menzogne... a parte le ultime. Che
Rukawa sia un bel ragazzo non lo metto in dubbio, ma non ho mai avuto mire
su di lui. Non so esattamente il perchè, ma ho sempre pensato da subito
che fosse la persona giusta per equilibrare Hanamici. La persona che mi ha
fulminato all'istante è Mitsui...
E allora perchè ho detto il contrario? Ammetto di aver agito in questo
modo per ferirlo. E' un modo per vendicarmi di due mesi passati alle sue
dipendenze, visto che pur di avere un riscontro positivo facevo senza
esitare qualcunque cosa mi chiedesse.
Ora, però, basta con gli scherzi. E' arrivata l'ora di agire.
Voglio assaggiare quelle labbra che bramo dal momento in cui ho visto il
loro proprietario, che ormai popola costantemente i miei sogni, casti ma
soprattutto non.
Con un veloce movimento gli afferro il viso, costringendolo a voltarlo
verso di me, in modo da annullare la distanza che separa le nostre bocche,
sicuramente fatte l'una per l'altra, ma che non hanno mai avuto il piacere
di incontrarsi...
Le sue labbra sono proprio morbide come immaginavo. Semplicemente il
piacere dei sensi. Muovo sensualmente la mia bocca sulla sua, invitandolo
a disciudere i due petali rosa e lasciarmi l'accesso alla calda cavità.
Però, nel momento in cui ciò accade, succede qualcosa di inaspettato...
Il mio labbro inferiore viene scosso da un dolore lancinante, E io sono
costretto ad allontanarmi. Vi porto sopra una mano per tastare il danno
che i suoi denti hanno provocato, e qualcosa di fluido e caldo mi imbratta
le dita: sangue.
Sconcertato dal morso, osservo Mitsui in piedi davanti a me, in preda alla
rabbia. Gli occhi mi fissano come se volessero fulminarmi sul posto. I
pugni serrati fremono al termine delle lunghe braccia rigide. Infine, la
bocca piegata in una smorfia di disgusto...
"Non osare più toccarmi..." ansima.
La gente intorno a noi si volta ad osservare la strana scena che si sta
svolgendo. Io intanto rimango come parallizzato dalla visione del ragazzo
di cui sono innamorato, divenuto completamente irriconoscibile. Vorrei
avvicnarmi a lui e parlare, dirgli qualcosa, chiedergli delucidazioni su
questa reazione improvvisa, ma il mio corpo non risponde, sconcertato
dalla situazione assurda in cui ci ritroviamo...
"A quanto pare riesci a rifiutare qualcuno anche tu Mitsui..."
A parlare è un tipo alto alle sue spalle, dai capelli neri e la carnagione
un po' scura, vestito con un elegante camicia grigio perla e un paio di
pantaloni neri. Mitsui si volta nella sua direzione, stupendosi della sua
presenza. Negli occhi neri vedo la rabbia che prima lo animava sparire,
sostituita da timore...
"Sai, ho sempre pensato che fossi il tipo che si buttasse fra le braccia
di tutti quelli che gli capitavano a tiro, ma forse mi sbagliavo..."
Ma come diavolo si permette di dire una cosa simile?! Mitsui non è affatto
una persona del genere! Mi chiedo chi diavolo possa essere questo
energumero e che rapporti abbia con lui...
Comunque non starò di certo zitto di fronte al suo giudizio infame...
Sto per dire la mia quando è il ragazzo in compagnia dell'ultimo arrivato
a precedermi. E quello che si dicono mi lascia semplicemente senza
parole...
"Shini'chi! Non è molto carino da parte tua dire queste cose..."
"Però è quello che penso... Perchè mentire?"
"E' che non mi piace quando parli in questo modo..."
"Soichiro, se lo scelsi per una semplice avventura un motivo c'era..."
Non mi dite che questo è l'ex di Mitsui?!
Con la bocca aperta dallo stupore, osservo la persona in questione.
Inconsciamente, iniziano a scorrermi davanti agli occhi immagini della
loro vita quotidiana di coppia. Quando arrivo a quelle riguardanti la più
profonda intimità, immaginandomeli sotto le coperte avvinghiati uno
all'altro, sento nascere nel mio animo una smisurata gelosia... Il solo
pensiero che sto essere abbia potuto mettergli le mani addosso mi fa venir
voglia di spaccargli la faccia...
"Un'avventura... solo una semplice avventura..." sussurra Mitsui. Sul suo
volto appare un sorriso ironico e al tempo stesso malinconico. Gli occhi,
opachi, sono infissi sul pavimento del locale "Nella mia vita non sono
stato altro che un passatempo per chi mi ha avuto al suo fianco. Servivo,
e servo ancora, esclusivamente a far divertire gli altri..." le labbra si
incurvano verso l'alto in modo decisamente forzato "Nessuno si è mai
preoccupato di me, o di cosa provassi, o di come potessi sentirmi... Tanto
che importava? Niente, non importava assolotuamente niente..." Il sorriso
sparisce. Chiude gli occhi e abbassa ancora di più la testa, come se si
sentisse definitivamente sconfitto da una realtà che non riesce a
cambiare...
Però, se solo me lo permettesse, io quella realtà potrei cambiarla...
Passano pochi secondi e Mitsui sparisce tra la gente che assedia il
Nirvana. L'ho chiamato diverse volte ma non si è mai girato. Ho potuto
solo continuare ad osservare la sua schiena che rimpiccioliva
inesorabilmente, finchè non l'ho persa di vista.
"Senti un po'" dico a quell'essere che, nonostante lo conosca da nemmeno
dieci minuti, già disprezzo dal profondo del cuore "Non ti sembra di aver
esaregarato 'un pochettino' con le parole?"
Lui, tranquillamente, prende il posto a sedere che era occupato poco prima
da Mitsui, e mentre ordina due birre, il suo compagno si accomoda sullo
sgabello successivo appena liberatosi.
"Sto parlando con te!" eslcamo, sbattendo una mano sul bancone. Non
sopporto di essere ignorato in questo modo, soprattutto se la questione di
cui voglio discutere mi sta molto a cuore...
"Davvero? Però a me non sembra che la cosa ti debba riguardare..." mi
risponde il ragazzo con il nome di Shini'chi, mentre afferra il bicchiere
e prende a sorseggiarlo.
"Decido io che cosa mi riguarda e cosa no... e questa mi riguarda! Mitusi
è un mio amico e non mi piace come tu l'abbia trattato!"
Appoggia il bicchiere di vetro sul bancone e fa un sospiro, come se fosse
scocciato dalla discussione. Quando volge gli occhi verso di me noto
questa cosa anche nello sguardo.
"Senti... Io non gli ho mai promesso una vita insieme. Anzi, non gli ho
mai promesso proprio un bel niente! Se lui è stato così stupido da
pensarlo non è un problema mio..."
"Ma sono sicuro che del fatto che tu di lui non gli abbia parlato..."
aggiungo, indicando il ragazzo seduto alla sua sinistra, quello di nome
Soichiro "Dubito che se avesse saputo come stavano le cose Mitsui si
sarebbe fatto illusioni..."
"Veramente qualcosa sapeva..."
"Quindi vuol dire che non sapeva tutto... e, tanto per sapere, cosa hai
tralasciato?" gli chiedo, anche se ho il sentore di sapere quale possa
essere la risposta... ed infatti...
"Non gli dissi che provavo ancora qualcosa per Jin..."
"Ah! Grazie tante!" dico esasperato dalla sua mancanza "Non pensavi che
potesse essere importante questo 'piccolo' dettaglio?!"
"Ora basta!" esclama infine "Pensala pure come ti pare! Non è un problema
mio..."
Non vorrei proprio essere nei panni del ragazzo che gli sta seduto a
fianco. Mi chiedo come faccia a stare insieme ad una persona egoista e
menefreghista come questo...
Decido di lasciar perdere una discussione che è inutile portare avanti,
anche perchè non mi aiuta certo con Mitsui. Mi allontano da loro iniziando
a vagare per il locale alla ricerca del ragazzo che amo. Lo giro tutto in
meno di venti minuti, ma di lui non c'è traccia. Ricorando quanto fosse
sconvolto Mitsui, inizio seriamente a preoccuparmi per il suo stato
d'animo e decido che da solo non lo troverò mai in mezzo a questa baraonda
di gente.
Così mi fiondo in mezzo alla pista nel punto in cui scorgo i capelli rossi
di Hanamici. Lui e Rukawa stanno ballando avvinghiati in un intreccio di
braccia e gambe, fissandosi intensamente negli occhi. Un po' titubante
poso due pacche sulla spalla del moretto che immediatamente mi fissa con i
suoi occhi di ghiaccio infastidito da quella interruzione...
"Che vuoi?" leggo sul labbiale delle sue labbra, in quanto la voce di
Rukawa non mi giunge all'orecchio a causa della musica troppo alta e della
sua voce invece troppo bassa. Io gli faccio segno di seguirmi, e solo dopo
un consulto di sguardi tra loro decidono di accontentarmi. Sarà che forse
Hanamici ha notato una certa inquietudine nei miei occhi?
"Allora?" insite il moretto.
"Non so dove sia tuo cugino..."
Rukawa alza un sopracciglio. Sicuramente si starà chiedendo perchè diavolo
li ho disturbati per un motivo futile come questo, pensando che se la sa
cavare in giro da solo. Però, se avesse visto il suo volto e sentito la
parole che ha pronunciato, sono sicuro che sarebbe preoccupato quanto
me...
Fortunatamente c'è Hanamici che mi conosce bene. Infatti capisce
immediatamente che è successo qualcosa. Così li informo della nostra
discussione, del mio tentativo di baciarlo andato a male e della
successiva discussione con quello che penso sia il suo ex...
"Quello st*onzo di Maki ha solo messo la ciliegina sulla torta al disastro
che tu hai combinato!"
Osservo sorpreso Rukawa furente, chiedendomi quale sia stato il grave
errore di cui mi sono macchiato. In fondo io non parlavo seriamente quando
ho detto che ero invaghito di lui...
"Non l'hai proprio capito che invece ha creduto alle tue parole?"
"Ma io stavo scherzando! Era solo un modo per punzecchiarlo e farlo
ingelosire..." mi giustifico, ben sapendo comunque di non aver agito
correttamente con Mitsui.
L'occhiata che mi lancia Rukawa blocca la mia arringa difensiva appena
iniziata.
"Ma tu lo sai almeno lontanamente che cosa ha subito in passato nelle sue
precedenti relazioni? Nessuna delle persone che ha frequentato o con cui è
stato ha mai mostrato veramente importanza per lui, e tu con quel
discorsetto gli hai fatto capire di essere della stessa stoffa degli
altri..."
"Guarda che ha me importa di Mitsui, più di quanto tu possa credere..."
controbatto alla sua affermazione "Io sono seriamente innamorato di lui.
Ti prego quindi di non dubitare dei miei sentimenti..."
Decisamente poco convinto della veridicità delle mie parole, lui mi volta
la schiena e fa per allontanarsi. Con una mano sulla spalla però lo
blocco, avendo un'ultima domanda da porgli...
"Senti Rukawa... Perchè nonostante tu tenga veramente a tuo cugino, non
glielo dimostri mai? Con lui sei sempre molto distaccato e critico..."
Rukawa non si volta nemmeno. Emette un 'Nh' e con un movimento scrolla la
mia mano dalla sua spalla, in modo da riprendere la strada.
"Dovresti conoscerlo ormai" mi sussurra Hana all'orecchio "E' una
volpaccia che non ama mostrare i propri sentimenti..." e sorridente segue
il suo Koibito tra la folla del locale.
*
"Allora?"
Rukawa scrolla la testa.
"Niente" aggiunge Hana "Deve essere per forza uscito dal locale..."
"Ma dove può essere andato?" chiedo sconsolato, osservando il moretto.
Lui che è l'unico che potrebbe saperlo, alza le spalle... e io, sentendomi
in colpa per il mio comportamento, inizio preoccuparmi seriamente. Sarà
anche vero che Mitsui è grande abbastanza da prendersi cura di sè stesso,
però quando si è allontanato mi sembrava molto scosso emotivamente...
Ci avviamo velocemente verso l'uscita. Quando arriviamo però notiamo
qualcosa di decisamente strano: un folto gruppo di persone si trova ferma
a qualche metro da essa, intenta ad osservare verso l'alto con il fiato
sospeso...
"Che sta succedendo?" chiedo ad un ragazzo che si sta dirigendo in quella
direzione.
"Sembra che, in cima al palazzo, ci sia una persona che si vuole buttare!"
Osservo i due ragazzi che mi accompagnano, e nei loro occhi scorgo il mio
stesso dubbio. Corro per raggiungere il punto dove si trovano le altre
persone e fisso la cima dell'edificio alla ricerca della persona in
questione...
"Alla fine l'abbiamo trovato..." dice Hanamici con voce tremante.
Mi indica il punto esatto, e quando vedo la sua figura il cuore mi sembra
fermarsi...
"Mitsui..."
Fine Secondo Capitolo
*Owari Secondo Capitolo*
Sendoh: Hisashi, non ti vorrai suicidare vero? T.T
Mitchi: M-ma stiamo scherzando?!°°
Cioppys: No. E' così. Nessuna finzione e nessuno scherzo...
Mitchi: *furibondo* Tirami subito giù da lì!! >.<
Cioppys: Bhe, niente di più facile! Ora ti faccio fare un passo nel vuoto
e...
Mitchi: Imbecille!! Non in quel modo!!°°'
Cioppys: Ma è quello più veloce per farti arrivare a terra!^^
Mitchi: Io voglio rimanere VIVO!! Lo capisci questo o no?
Cioppys: Mah, forse...
Mitchi: Come sarebbe a dire 'mah, forse'?!
Cioppys: Eh, sapessi! Hi hi hi!
Mitchi: Ehi!!!!! Non ci pensare nemmeno!!!!!°°
***
Capitolo 3
POV.MITSUI
Il cielo limpido di questa notte mi sovrasta. Libero, senza nemmeno
l'ombra di una nuvola. La luna, un sottile spicchio splendente, è già alta
nel cielo, circondata da quell'alone che la rende così affascinante da
osservare. Ma questa sua bellezza non è generata da sè stessa, ma deriva
unicamente dalla luce del sole che si riflette sulla sua grigia superfice,
rendendola così splendida. Il vento fresco di questa serata primaverile
degli inizi di maggio mi sferza tra i capelli, scompigliandoli
leggermente.
Tra meno di un mese sarà il mio compleanno...
Penso all'ultimo anno trascorso e niente di quello che è successo riesce a
rallegrarmi, anzi, mi rende ancora più depresso. La mia vita com'era è
rimasta. Non è cambiato niente. No, forse qualcosa di nuovo c'è: la
consapevolezza che il mio destino non è quello di essere felice. Non è una
persona da amare, una famiglia che ti rispetti e degli amici che ti
vogliono bene. No, è solitudine, ma soprattutto tristezza nel vedere che i
sogni e i desideri degli altri si realizzano mentre i tuoi vengono come
dimenticati...
Pensate che mi stia sbagliando? Eppure pochi attimi fa ho avuto l'ennesima
riprova di questa 'legge'. Anche Sendoh non mi ama. Vuole stare con me
solo per convenienza, esattamente come prima di lui hanno fatto Shini'chi
e Kazushi.
Kazushi...
Ripenso a quando poco meno di tre anni fa ho conosciuto proprio
quest'ultimo. Hasegawa è stato il primo ragazzo con cui ho avuto una
relazione (se si può dire) seria. Fino ad allora avevo solo frequentato
qualche ragazzo per una o due sere, senza mai spingermi più in là di
qualche bacio o carezza, nemmeno troppo intima. Erano state tutte persone
che non mi attiravano e che, spesso, non mi dicevano nulla. Con Kazushi
invece fu completamente diverso.
Lo incontrai al Nirvana, luogo nel quale in quel periodo io e mio cugino
ci recavamo molto spesso. Era seduto al bancone del bar, intento a fissare
il liquido trasparente all'interno del bicchiere che stringeva in mano. Il
suo sguardo era triste e rassegnato, e nemmeno troppo attento, come se
fosse stato perso in altri pensieri. Mi sedetti sullo sgabello al suo
fianco, e incosciamente iniziai a studiare i lineamente del suo viso.
Quello che più mi colpì fu il suo particolare taglio degli occhi, sottile
e ben disegnato, che marcava, facendole risaltare, le iridi nere...
Forse, resosi conto di essere attentamente studiato, si voltò a guardarmi
infastidito. Io natuaralmente non distolsi il mio sguardo, sostenendo così
il suo. Rimanemmo a fissarci per lungo tempo, tanto che il sottofondo
musicale cambiò molte volte, tanto volte che persi il numero di passaggi
da una canzone ad un'altra.
'Le ferite del cuore e dell'animo sono le più difficili da curare...'
dissi ad un certo punto, prendendo ad osservare il mio bicchiere. Feci un
sorso e riportai i miei occhi su di lui, che annuì per assentire alla mia
affermazione.
'Sei mai stato profondamente ferito in passato?' mi chiese, cercando di
capire se di quella frase ne comprendessi pienamente il significato o se
l'avessi pronunciata solo per dire qualcosa, per rompere il ghiaccio tra
noi due...
Risposi affermativamente. Sapevo benissimo cosa voleva dire visto che ci
misi quattro anni a rimarginare la mia...
Il silenzio calò tra di noi, mentre la musica di un'altra canzone iniziò a
uscire dagli autoparlanti del locale.
Hasegawa, dopo che con un ultimo sorso finì il contenuto del suo
bicchiere, iniziò a parlare, raccontandomi di come quella sera il suo
ragazzo Kenji l'aveva lasciato per un'altro, il quale gli aveva
rinfacciato dopo ben due anni di relazione alcuni dei suoi difetti, come i
suoi continui silenzi e il suo essere troppo passivo in tutto.
Probabilmente in quel momento aveva bisogno di parlare con qualcuno, di
confidarsi, ma non capii mai il perchè scelse me, un perfetto
sconosciuto... fui comunque lieto di ispirare una tale fiducia. Proprio
per questo ascoltavo attento le sue parole, immaginandomi il dolore che
potesse aver provato in quel momento, senza però riuscirci pienamente. In
fondo le cose vengono precepite diversamente da persona a persona...
Al termine del suo racconto, forse per la prima volta, si rese conto di
stare parlando con uno di cui nemmeno sapeva il nome. Prontamente si scusò
per avermi annoiato con i suoi sproloqui, cosa che non era affatto vera,
ma lui non voleva credermi. Il dibattito continuò fino a che non iniziammo
a ridere per l'assurdità della situazione.
'Avevo dimenticato quanto potessero essere bella una risata o un
sorriso...' disse, disegnando con un dito il contorno delle mie labbra.
Da quel giorno, Io e Kazushi ci incontrammo nuovamente al Nirvana, tanto
che andare al bancone e sedersi su uno degli alti sgabelli, in attesa
dell'arrivo dell'altro, era praticamente divenuta una buona abitudine.
Poi, dopo qualche tempo, iniziammo a frequentarci anche al di fuori.
Le cose tra di noi andavano di bene in meglio, anche se un po' a rilento.
Il fatto che lui fosse appena uscito da una lunga relazione non poteva
certo non condzionare il tutto, ma tra i due ero io il primo a voler
essere sicuro di cosa desiderasse veramente Kazushi.
I primi problemi si ebbero circa un'anno e mezzo dopo, quando una sera
Hasegawa incontrò la sua vecchia fiamma. Fu proprio uno scherzo del
destino, perchè ce lo ritrovammo insieme alla persona che aveva causato la
fine della loro storia, seduti al tavolo di fianco al nostro nel
ristorante dove stavamo cenando.
Fu allora che capii che non l'aveva mai dimenticato, e la certezza di
questa cosa l'ebbi quando gli chiesi quali fossero i reali sentimenti che
nutriva nei miei confronti: affetto, un semplice affetto, fu la
risposta...
Non potendo darmi l'amore che io cercavo, Kazushi mi lasciò. Pochi mesi
dopo lo vidi in giro per il quartiere di Shibuya mano nella mano con il
ragazzo del ristorante...
Hasegawa probabilmente non era cosciente di ciò che aveva fatto, ma per me
fu un duro colpo quella visione. Per la prima volta mi sentii usato...
Chiudo gli occhi appoggiandomi con la schiena al basso muretto che
circonda il perimetro del tetto di questo palazzo. Una folata di vento più
forte delle altre mi scuote leggermente, e alcuni rivoli si insinuano
sotto i pantaloni e la maglietta che indosso facendomi rabbrividire.
Nell'aria si insinua un debole odore di pioggia. Riapro gli occhi ed
osservo il cielo ad est, giusto in tempo per vedere il fulmine luminoso
discendere dalla nera nuvola minacciosa che sembra essere apparsa nel
nulla.
Distrattamente porto una mano al collo, iniziando ad accarezzare il
ciondolo d'argento a forma di goccia che era nascosto sotto la maglietta,
che pende dalla sottile e leggera catenella della stessa fattura.
Perchè invece della semplice goccia d'acqua, sono le lacrime a venirmi in
mente? E' stupido, lo so, ma non riesco a non pensarci... e il fatto che
questo oggetto sia stato il regalo di compleanno del mio primo vero amore
rende ancora tutto più assurdo...
E' come se questa lacrima d'argento rappresentasse la sofferenza di una
vita.
Conobbi Kiminobu Kogure in prima liceo. Era seduto nel banco a fianco al
mio. Il suo modo di fare, la sua gentilezza e la sua disponibilità
attirarono la mia attenzione da subito. Presto provai profondo affetto per
quel ragazzo che riusciva a scaldarmi il cuore con un semplice sorriso.
Dire che diventammo ottimi amici, tanto da frequentarci sempre più spesso
al di fuori della scuola, mi sembra superfluo. Nemmeno il fatto di passare
il secondo anno in due sezioni diverse cambiò le cose tra di noi, anzi,
rafforzò il nostro rapporto ancora di più. Quando poi l'ultimo anno,
davanti ai tabelloni che evidenziavano la formazione delle classi, scorpii
di essere nuovemente nella sua stessa sezione, fui felice come non lo ero
mai stato in vita mia.
Ma...
Si, perchè c'era un 'ma'... o meglio, una persona...
E quella persona si frappose tra noi.
Himeko, così si chiamava la ragazza, era una sua compagna di classe
dell'anno prima. Sorridente, spensierata e allegra, me la ritrovai sempre
più spesso insieme a Kogure. Se la cosa poi all'inizio accadeva solo
all'interno dell'ambiente scolastico, successivamente si allargò anche
alle uscite pomeridiane o serali...
E io iniziai a non sopportare più la sua presenza...
Ogni motivo era buono per stare appiccicato a Kiminobu. Cercava di
tagliarmi fuori, attirando sempre su di sè l'attenzione dell'altro
ragazzo. Nei discorsi tutte le mie affermazioni venivano attaccate, con
l'intento di smontarle...
Quella persona stava rovinando completamente il rapporto tra noi due, ed
io, esasperato da una assurda gelosia di cui non riuscivo ancora bene a
capirne la fonte, arrivai a scontrarmi con il mio migliore amico. La
volevo semplicemente fuori dai piedi...
Kiminobu, a malincuore, acconsentì alla mia richiesta, ma le cose non
furono più quelle di una volta, e l'aver scoperto quali fossero i miei
reali sentimenti verso di lui non ci aiutava di certo...
Infatti, dopo un'attenta analisi delle mie emozioni e dei miei
comportamenti, capii finlamente quale fosse la fonte della gelosia:
amore... Io ero innamorato di Kiminobu...
Non fu tanto sconvolgente scoprire di essere gay, e nemmeno accettarlo. In
fondo, le ragazze non mi erano mai interessate, anzi, le trovavo
decisamente irritanti. Probabilmente tutte le oche che regnavano sulla
terra le avevo incontrate io... Il problema era decisamente un altro:
avrei mai avuto il coraggio di affrontare questo argomento con il diretto
interessato? Ne dubitavo fortemente. La paura di essere rifiutato e di
poterlo perdere era praticamente parte del mio stesso animo.
Dolente o nolente, comunque, alla fine dovetti affrontare la realtà...
L'epilogo della nostra amiciazia si ebbe un pomeriggio di fine estate sul
terrazzo della scuola. Kiminobu mi aveva chiesto di incontrarci lì perchè
mi doveva parlare in privato, lontano da sguardi e orecchie indiscrete. Il
fatto che me l'avesse chiesto con una faccia e un tono di voce molto
serio, non presagiva proprio nulla di buono. Ma quello che mi disse superò
ogni mia aspettativa...
'Mi sono innamorato di Himeko...'
Mi confessò di averla frequentata durante l'estate, quando io ero in
vacanza a Yokohama dai nonni. Si era trovato bene in sua compagnia, e
iniziò a raccontarmi alcuni aneddoti delle loro uscite, molte delle quali
erano state fatte negli stessi posti che frequentavamo noi due. E io
ascoltavo, stringendo con entrambe le mani la rete metallica, tanto forte
che le nocche erano sbiancate, mentre con i denti mi torturavo a sangue il
labbro inferiore. Ogni parola era come una coltellata al cuore...
Quando poi mi disse che si erano baciati alla scogliera dove io e lui
avevamo passato intere giornata ad osservare il mare parlando, il cielo mi
crollò addosso...
Quella stupida oca aveva osato portarmi via il mio primo amore...
In preda alla disperazione gli urlai di smetterla di parlare solo di lei.
Non riuscivo a sopportarlo ed ormai ero sull'orlo delle lacrime. Sentivo
un leggero formicolio agli occhi, e la vista stava iniziando ad
appannarsi...
Kiminobu era decisamente sopreso della mia reazione. Forse pensava che
potessi essere contento per lui, ma come potevo? Io lo amavo, e l'idea di
perderlo mi lacerava l'anima...
Non ci pensai due volte, e dopo averlo bloccato contro la rete metallica,
lo baciai.
Fu la sorpresa del mio gesto a darmi la possibilità di assaporare le sue
labbra con passione e possessività, in quanto appena Kiminobu si rese
veramente conto di cosa stessi facendo mi respinse con forza, facendomi
finire per terra.
L'unica cosa che ricordo sono i suoi occhi che mi fissavano ricolmi di
stupore. Nonostante non vi avessi letto nè odio nè disprezzo, sapevo di
aver fatto una cosa sbagliata. E' per questo che fuggii, sussurrando un
flebile 'Perdonami' che probabilmente lui non sentì nemmeno.
Da quel giorno, tra noi non ci fu più dialogo, o meglio, lui cercò di
parlarmi, ma io trovavo le scuse più assurde per non affrontare
l'argomento. Sapevo benissimo che non avrebbe mai ricambiato i miei
sentimenti, ma sentire il rifiuto tramite la sua voce sarebbe stato ancora
più straziante. Così lo evitai in tutti i modi...
Peccato che, quando il giorno della consegna dei diplomi mi recai alla
scogliera per osservare malinconico lo spegnersi dell'ultimo giorno della
mia vita da liceale, me lo ritrovai lì sulle roccie, come se mi stesse
aspettando. Essendo per la prima volta dal giorno del bacio finalmente
soli, mi rassegnai quindi a non poter evitare il confronto, perchè sapevo
che lui stavolta non me l'avrebbe permesso.
Seduti su due roccie affiancate, ascoltai le sue parole. Lui e Himeko si
erano lasciati poco prima di Natale, ma fu il motivo a riaccendere quella
luce di speranza che era stata soffocata con decisione da parte mia: il
vuoto che la mia mancanza aveva lasciato nella vita di Kiminobu. Lo
sconforto, però, fu molto quando, capendo semplicemente dal mio sguardo
cosa stessi ardentemente sperando, lui stesso mi specificò che era
solamente la mia amicizia che cercava, non sentendosi in grado di
ricambiare i sentimenti che animavano il mio cuore.
Quella fu la prima delusione della mia vita.
Nonostante Kiminobu in quel momento fosse la persona più importante,
quella per cui avrei consacrato la mia esistenza, sapevo bene che averlo
continuamente al mio fianco senza poterlo amare come desideravo avrebbe
finito con il distruggere il nostro rapporto. Quindi feci l'unica cosa
possibile: tristemente, gli dissi addio.
Il suono di una sirena mi strappa dai ricordi, attirando la mia attenzione
verso il basso. Osservo la strada dove vedo sfrecciare un'ambulanza a
tutta velocità, con le luci blu che illuminano ad intermittenza i muri dei
palazzi. Svolta in una traversa a sinistra, sparendo dalla mia visuale, e
lentamente anche il suono acuto si allontana...
Osservo nuovamente il cielo e noto che la nuvola di prima si è fatta più
vicina, più minacciosa. L'aria si fa più fresca, segno che presto il
temporale inizierà a scatenare la sua furia sulla città... ma io non me ne
preoccupo affatto.
In fondo cosa potrebbe mai essere un po' d'acqua per uno che è seduto sul
ciglio di un cornicione di un palazzo di cinque piani, alla ricerca del
coraggio per fare il passo decisivo?
Sospiro. Il passo decisivo. Nonostante questa vita non mi abbia mai
riservato niente di quello che desideravo, perchè è così difficile fare
questo passo? Non ero forse io quello che due mesi fa invidiava una
semplice lacrima per la sua breve esistenza? E' veramente incredibile
quanto si possa essere attaccati involontariamente alla vita, nonostante
di ragioni per farla finita se ne ha a bizzeffe... Eppure sono quasi
quaranta minuti che sono qui ma non ho ancora fatto quello che dovevo
fare.
Possibile che incosciamente spero ancora che qualcosa possa migliorare?
Possibile che la mia eterna ricerca solo di un po' d'amore possa mai avere
fine?
Non mi sembra di chiedere tanto... o forse si?
Eppure, perfino una persona cinica e menfreghista come mio cugino è
riuscito a trovare la persona giusta! Perchè io no? Forse non ho
abbastanza fegato per ferire gli altri come hanno fatto con me? Si, non ce
l'ho... non dopo aver provato quella sofferenza sulla mia stessa pelle.
Calde lacrime che scorrono libere sul viso testimoniano la mia
frustrazione.
...E inizio a ripensare a quello che è successo tra Rukawa e Sakuragi.
La loro prima notte di passione l'hanno consumata dopo ben quattro, no
dico, quattro settimante da quando si erano conosciuti. Naturalmente
questa informazione non l'ho avuta da mio cugino bensì da Sendoh, il quale
non era solo particolarmente elettrizzato per l'accaduto, ma addirittura
contento per il suo amico!! Io, conoscendo Rukawa, non ero per niente
entusiasta, immaginando già come sarebbero andate le cose adesso che aveva
ottenuto il suo corpo. Il fatto però che non se lo fosse portato a letto
subito la prima sera era alquanto strano, e mi riportava spesso alla mente
il pensiero che ebbi durante la cena del nostro primo appuntamento: che,
qualunque cosa fosse quello che mio cugino provavasse per Sakuragi, fosse
riuscito a trapassare quel muro duro come il cemento armato ed eretto
intorno al suo cuore che ormai credevo infrangibile?
Solo dopo qualche giorno ed ebbi la risposta a questo quesito.
Quella sera ero a casa di Sendoh, avendo accettato un suo invito a cena
dopo innumerevoli suppliche da parte sua. Non ero molto convinto di
passare la serata nel suo appartamento avendo il timore che potesse
provarci spudoratamente, e non volevo arrivare a rifiutare le sue
attenzioni, offendendolo. Lui però aveva insistito così tanto a voler
organizzare quella speciale serata con le sue mani che alla fine
cedetti... e devo dire che rimasi piacevolmente sorpreso del risultato. A
colpirmi, infatti, non fu solo la romanticissima cenetta a lume di
candela, i cui piatti furono preparati da Sendoh stesso con molta cura (e
amore aggiunse lui), ma anche l'ambiente in cui il tutto venne presentato.
Sendoh aveva riorganizzato l'intero salotto, spostando il divano su un
lato, in modo da posizionare al centro il piccolo tavolo rotondo della
cucina. Era coperto da una tovaglia rosso fuoco, sulla quale erano stati
posizionati bianchi piatti di porcellana e le posate risultavano avvolte
in tovaglioli rosa pastello. Nel centro tavolo era stato posizionato un
elegante candelabbro a tre braccia, su cui sormontavano tre candele di
colore diverso: una rossa, una rosa e una bianca al centro, dalla forma
lunga e avvitata, all'essenza delicata di vaniglia. Al fianco di questo si
trovava un piccolo vaso, contentente tre rose, una dello stesso colore
delle tre candele. Intorno al tavolo, a semicerchio, aveva inoltre
posizionato alcuni mobili, probabilmente presi anche dalle due camere che
componevano il loro appartamento, coprendole con lunghe lenzuola che
riprendevano gli stessi colori sulla tavola: rosse, rosa e bianche. Su di
esse aveva poi posizionato altri candelabbri che reggevano delle candele
accese dal colore coordinato con il lenzuolo sottostante. A completare il
tutto, sui mobili, sulle lenzuola, sul tavolo e anche sul pavimento, erano
stati sparsi una miriade di petali di rosa rosse, rosa e bianche...
Fu lui stesso a spiegarmi il significato di quei fiori, il cui motivo di
colori aveva influenzato tutto l'arredamento: il rosso, il rosa e il
bianco rappresentavano rispettivamente la passione, la dolcezza e la
purezza, ovvero le tre sfacettature del sentimento che provava nei miei
confronti.
Era incredibile come la luce di quelle numerose candele fosse in grado di
rendere incantato quelle quattro mura che avevo già visto in altre
occasioni. In più il significato che doveva rappresentare quella
composizione ai miei occhi, rese tutto ciò ancora più... irreale, come se
stessi vivendo un sogno ad occhi aperti...
Io non sono certo il tipo che si lascia facilmente andare a smancierie e
romanticherie, ma non vuol dire che sotto sotto non le apprezzi... e giuro
che quella volta dovetti morsicarmi a sangue il labbro inferiore e pensare
alle cose più tristi di questo mondo per trattenere le lacrime di
commozione che premevano di uscire dai miei occhi! Nessuno aveva mai fatto
una cosa tanto bella solo per me...
Ero veramente felice, come non succedeva ormai da molto tempo. Durante la
cena mi lasciai andare, ritrovando quella complicità che c'era stata la
sera che io e Sendoh ci eravamo conosciuti al Nirvana. Sostenevo le varie
conversazioni se si susseguirono tra una portata e l'altra, comprese
quelle più maliziose che fino ad allora avevo sempre lasciato cadere,
tanto da sorprendere Sendoh stesso con le mie risposte. Ad un certo punto
sembrava che le situazioni si fossero invertite, e che fossi io quello che
doveva conquistare l'altro e non il contrario...
A fine cena, però, Sendoh riprese le redini della situazione, e iniziò a
spingere per concludere la serata nel modo che più desiderava, ovvero con
un amore passionale e travolgente da consumarsi nella sua camera, la quale
era stata opportunamente preparata sulla falsa riga del salotto.
Avevo sbirciato all'interno di quel locale mentre mi recavo in bagno,
attirato dalla porta leggermente socchiusa e da alcuni petali di rosa per
terra. Tutti i mobili erano ricoperti con lenzuola nello stesso modo del
salotto, e su di essi erano stati appoggiati altri candelabbri, le cui
candele erano però ancora spente. Se riuscivo a intravedere il lavoro di
Sendoh era solo grazie alla fiebile luce della sera che entrava dalle
persiane leggermente aperte. Il letto invece era fasciato da un lenzuolo
rosso, mentre i cuscini avevano delle federe bianche come il latte.
Naturalmente non mancavano i petali di rosa, che erano veramente in ogni
angolo della camera! Il tutto coordinato nei minimi dettagli, sempre dei
soliti tre colori: rosso, rosa e bianco. Sia chiaro: questa 'sbiricatina'
avvenne all'insaputa di Sendoh, che in quel momento si trovava in cucina
indaffarato con i preparativi per la messa in tavola della seconda portata
della nostra cena... e per poco non mi prese pure in castagna!
Ah! Dimenticavo di dire che lo stesso Sendoh era tutt'uno con
l'arredamento!! Infatti indossava un elegante camicia rossa dai bottoni
bianchi, questi ultimi coordinati con i pantaloni dello stesso colore
candido. Leggermente a campana, gli stringevano le cosce fino poco sopra
il ginocchio (senza lasciare spazio all'immaginazione...), da dove
iniziavano a cadere larghi verso terra, coprendo delle scarpe sportive
rosse, in pandan con la camicia. Gli mancava solo il rosa addosso, ma
avevo come l'impressione che tolti i pantaloni avrei trovato i boxer del
colore che cercavo...
Il suo era decisamente un abbigliamento appariscente, ma che in quel
contesto riusultava azzeccatissimo. Io, al contrario, con una camicia
azzurra e un paio di pantaloni e scarpe nere, sembravo un pesce fuor
d'acqua...
Comunque, il suo piano ebbe inizio quando mi sorprese al ritorno dalla
cucina in piedi, davanti ad uno dei mobili coperti, intento ad accarezzare
un petalo di rosa.
Le sue braccia mi cinsero delicatamente la vita da dietro la schiena, la
quale combaciò immediatamente con il suo petto. Sentivo i suoi pettorali
muoversi al ritmo del respiro caldo che mi solleticava il collo, mentre mi
sfiorava la pelle con leggeri baci. Feci scorrere le mani sui suoi
avambracci, fino a raggiungere le sue, dove intrecciai le dita di
entrambi. Spostai la testa, piegandola da un lato, in modo da lasciargli
un raggio d'azione maggiore e ancora più pelle da assaporare. Quei baci mi
facevano letteralmente sciogliere, e sentire la sua bocca che si muoveva
dalla base del collo fino all'orecchio mi eccitava, terribilmente. Quando
poi a quest'ultimo mi sussurrò ansante 'Ti voglio', iniziai ad andare
completamente a fuoco...
Nonostante cercassi di nasconderlo nel modo migliore, anch'io desideravo
quell'unione, più di ogni altra cosa. Di quel ragazzo dagli occhi di
cristallo mi ero innamorato, anche se la paura che potesse ferirmi come
gli altri continuava ad albergare nel mio cuore. Se fino a quel giorno mi
ero sottratto ai suoi baci, alle sue carezze, era solo perchè sapevo bene
che mi avrebbero fatto capitolare... Sono pur sempre un essere umano, e si
sa, la carne è debole, soprattutto quando in una persona la solitudine
regna sovrana, accompagata da un forte senso di vuoto...
Con un braccio mi strinse ancora di più intorno a sè, mentre una mano si
occupava di far uscire dalle asole i bottoni che chiudevano la mia
camicia. Nel frattempo, la sua bocca avida si era impossessata del lobo,
per succhiarlo e mordicchiarlo con passione sempre crescente. Piccoli
gemiti di piacere iniziaro a salirmi dalla gola mentre, appoggiata tra i
mei glutei, sentivo la sua erezione aumentare. Ormai stavo completamente
perdendo ogni controllo che mi ero finora imposto, e quando voltai la
testa per guardarlo negli occhi, avvicinai le mie labbra alle sue,
desideroso di assaggiarle, di assaporarle, di sentire la sua lingua
lottare con la mia...
Fu in quel momento che la porta d'ingresso sbattè così violentemente da
farci allontanare.
Con il cuore che batteva a mille per lo spavento subito, osservammo un
Sakuragi irriconoscibile lasciarsi scivolare a terra contro la porta dal
quale era entrato come un uragano, mentre singhiozzava rumorosamente e
immense lacrime rigavano il suo viso, come un fiume in piena
inarrestabile.
Appena Sendoh si rese conto di quello che stava accadendo, si precipitò
dal rossino per capire cosa fosse successo. Io non ne avevo affatto
bisogno, visto che sapevo già chi fosse la causa di ciò: Rukawa. La vera
natura di mio cugino era finalmente affiorata...
Ma dal racconto che Sakuragi fece una volta che si calmò, qualcosa non mi
tornava.
I due ragazzi stavano trascorrendo la serata seduti sul divano di casa mia
davanti ad un film, quando iniziarono a scambiarsi tenere effusioni, che
diventarono via via più passionali. Ad un certo punto, quando erano ormai
entrambi mezzi nudi, Rukawa notò il ciondolo d'oro bianco a forma di sole
che pendeva da una catenina al collo dell'altro. Così Sakuragi aveva
risposto alla muta domanda che leggeva nei suoi occhi, parlando della
persona che gliela aveva regalata e che possedeva l'altra metà, uno
spicchio di luna, il cui contorno interno combaciava perfettamente con il
suo pendaglio...
Fui sorpreso non solo di sapere che quella persona era Sendoh, ma che tra
loro due c'era stata una relazione che era durata ben sei anni! Una strana
gelosia mi aveva inebriato il cervello, tanto che provai un'istintivo
desiderio di stringere le mie dita su quella catenina che pendeva dal
collo di Sendoh per strapparla con rabbia, della cui presenza mi accorsi
solo allora.
Scosso da questo assurdo sentimento, riuscii a reprime l'impeto, al
contrario di Rukawa.
Sakuragi mostrò al suo ex la catenina rotta sopra una mano, il quale la
osseravava stranamente silenzioso, ma sapevo bene che cosa gli stesse
passando per la testa. Era un suo regalo, fatto ad una persona che aveva
amato e che ora considerava il suo migliore amico, il suo confidende.
L'idea che fosse stata trattata in quel modo lo stava facendo infuriare. E
questa era stata la stessa reazione che ebbe il rosso di fronte al gesto
del suo ragazzo.
I due iniziarono una tremenda discussione, durante la quale Sakuragi venne
a conoscenza delle molte avventure di Rukawa, rimanendo ferito dalle sue
gelide parole che lo fecero sentire solo uno dei tanti. E la stoccata
finale del matador sul toro ferito arrivò quando il rossino porse la
domanda su quale fossero i sentimenti che l'altro nutriva nei suoi
confronti. Conoscendo Rukawa, la risposta non poteva che essere il
silenzio più assoluto, accompagnato dal suo sguardo così deciso e
determinato da risultare sprezzante.
E infatti fu così.
Sendoh strinse a sè Sakuragi per consolarlo, mentre imprecava contro mio
cugino. Un 'io ti avevo avvisato' mi stava salendo dalla gola, ma morì
sulle mie labbra prima di trasformarsi in parole. Come avevo detto
all'inizio, qualcosa non mi tornava, e questo qualcosa era il
comportamento di Rukawa.
Che senso avrebbe avuto strappare quella catenina se di Sakuragi non gli
importava niente?
Io stesso avevo provato quell'impulso, mosso da una profonda gelosia per
il rapporto che legava Sendoh al rossino... e solo allora capii che quel
gesto valeva più di mille parole.
Un sorriso incredulo si dipinse sulle mie labbra.
'Non c'è niente da ridere sdentato!!' mi ammunì il rosso, ancora con gli
occhi lucidi.
'Scimmia!!' gli risposi irritato dal suo insulto 'Tu non ti rendi nemmeno
conto di quanto Rukawa sia innamorato di te!'
Quella affermazione scatenò l'ira, ma non della persona che mi aspettavo.
Fu Sendoh infatti che, dopo avremi preso per il colletto della camicia, mi
sommerse di parole che erano per lo più insulti, pensando che io stessi
dalla parte di Rukawa e che non capissi la sofferenza del suo amico. Il
suo modo di fare non mi piacque affatto, e quindi mi liberai dalla sua
morsa con un energico spintone che lo fece finire addosso al mobiletto a
lato della porta. A quel punto gli spiegai le mie ragioni e le conclusioni
a cui ero giunto.
Per qualche minuto entrambi mi fissarono in silenzio, come se fossi un
alieno... poi Sakuragi iniziò a urlarmi dietro di smetterla di dire
idiozie e di illuderlo con giustificazioni senza senso e false speranze.
Sendoh, invece, sembrava indeciso sulla posizione da prendere.
Deciso a lasciar perdere, visto che era impossibile far ragionare quella
scimmia rossa, pensai di andarmene quando qualcuno bussò alla porta, e una
volta aperta, fui decisamente sorpreso di trovarmi davanti mio cugino,
affannato da una probabile corsa su per le scale. Lo vidi avvicinarsi a
Sakuragi, senza nemmeno degnare me e Sendoh di uno sguardo, e iniziare a
parlare.
In quel momento pensai che doveva essere successo qualcosa di grave a mio
cugino, come ad esempio una forte botta in testa, perchè non potevo
credere alle mie orecchie... si stava scusando. Rukawa si stava scusando!
Ho davvero avuto il timore che da un momento all'altro la terra potesse
essere scossa da un enorme cataclisma...
Sakuragi non solo aveva distrutto quel muro, ma aveva toccato Rukawa nel
profondo, tanto da fargli compiere una cosa veramente impensabile:
accantonare il suo orgoglio personale e ammettere di aver sbagliato.
Nonostante stessi ascoltando io stesso quelle parole, faticavo a
crederci...
E' incredibile quanto un forte sentimento possa cambiare una persona...
La loro relazione da allora procedette di bene in meglio. Erano
affiatiati, consci dei sentimenti altrui che li legavano, ma soprattutto
si fidavano ciecamente uno dell'altro. Esattamente tutto il contrario di
quello che accadeva tra me e Sendoh...
Il ragazzo dai capelli a punta non aveva mai forzato la mano per ottenere
l'unione che voleva... almeno fino ad allora. Infatti, dopo aver letto
quella sera il desiderio nei miei occhi, iniziò un corteggiamento ancora
più serrato, fatto di abbracci sempre più stretti e possessivi, di
sfioramente non più accidentali e di baci ongi volta più audaci che
miravano alla conquiesta delle mie labbra, puntualmente da me allontanate.
Non volevo cedere alle sue lusinghe, nonostante quella serata romantica
che aveva organizzato con tanto impegno aveva insinuato nella mia testa il
forte dubbio che fosse sincero... ma la paura però continuava a farla da
padrona. Sapevo che se la storia si fosse ripetuta l'ennesima volta,
l'incrinatura presente nel mio animo si sarebbe allargata fino a
spaccarlo...
...E così è stato.
Quando Sendoh ha pronunciato quelle parole, quando ha ammesso che era
attratto da Rukawa, che era lui che voleva e che si era impuntato su di me
solo per semplice convenienza, ho sentito mancare la terra sotto i miei
piedi e aprirsi un profondo baratro. Però, il fatto che fin dall'inizio mi
aspettassi una cosa del genere, ha protetto il mio animo, evitando che si
infrangesse definitivamente... Peccato che non avevo calcolato il colpo
che mi avrebbe inferto Maki, quello di grazia.
Abbasso nuovamente lo sguardo sulla strada. Le persone da quassù sembrano
così piccole e insignificanti, tanto da farmi pensare quanto noi esseri
umani siamo una minuscola parte di questo mondo, dove ci crediamo i
dominatori. Tenendo conto che ognuno di loro è una miliardesima parte
della popolazione, non farà sicuramente nessuna differenza una vita in più
o in meno... tanto chi piangerebbe per me? I miei genitori? Mio cugino?
Sendoh? Nessuno...
Mi alzo in piedi, e nel momento stesso in cui si staglia la mia figura
sopra il palazzo, qualcuno mi nota. Il suo grido che mette in allarme gli
altri passanti, mi giunge più lontano di quello che dovrebbe essere... ma
forse sono io che sto cercando di esternarmi da tutto quello che sta
accadendo intorno a me, in modo da affrontare la morte il più sereno
possibile, perchè sarà semplicemente la mia liberazione...
Passano diversi minuti, durante i quali cerco di imprimermi per l'ultima
volta nella memoria la maestosità del cielo, la luminosità della luna, la
bellezza delle stelle, il dolce soffio del vento, ma anche la caoticità
della città. Nel frattempo sotto di me si è riunita una piccola folla di
gente, che osserva immobile, come estasiata, che io faccia il mio ultimo
passo, quello verso il vuoto...
E' arrivato il momento...
Un rumore metallico dietro le mie spalle attira la mia attenzione.
Lentamente mi volto, pronto a confermare la mia decisione a chiunque sia
venuto a fermarmi.
La porta che conduce alla rampa di scale è spalancata e sulla soglia
appare una persona, di cui riesco a vedere solo l'ombra scura. Nel momento
in cui però accede al tetto del palazzo, facendosi illuminare dalla luce
della luna, riconosco Sendoh. Dietro di lui si trovano Rukawa e Sakuragi.
Ansimano, a causa di una corsa, e il fiatone impedisce a loro di parlare
subito, ma appena qualcuno accenna a farlo, lo anticipo.
"Nessuno vi ha invitato alla festa, quindi andatevene..."
La visione del ragazzo dai capelli a punta ha acutizzato nuovamente il mio
dolore, e la decisione presa è più solida di prima.
"Mitsui..." Sendoh mi fissa incredulo, facendo un passo avanti "Aspett..."
"Non ti avvicinare"
Mi sposto ancora di più sul ciglio del cornicione, facendogli capire quale
potrebbe essere la controindicazione di una sua ulteriore mossa. A me non
cambierebbe assolutamente niente se dovessi buttarmi in seguito al suo
avvicinamento, ma forse gli rimarrebbe la mia morte sulla coscienza...
Sorrido. Non mi dispiacerebbe però... così capirebbe che non bisogna
giocare con i sentimenti altrui, perchè le conseguenze delle nostre azioni
a volte possono essere davvero al di là della nostra immaginazione...
"Va bene..." sussurra. Ha paura a parlare più forte, come se al sua voce
mi potrebbe spaventare e far perdere l'equilibrio "Ma tu non fare un'altro
passo, ti prego..."
Osservo per un'attimo gli altri due. Se Sakuragi non mi sorprendo a
trovarlo nervoso, la stessa cosa non la posso dire per Rukawa. Nei suoi
occhi non leggo la determinazione di sempre, ma un mistro tra ansia e
preoccupazione... E' strano, perchè non l'avrei mai pensato che il
giacciolo potesse mai provare certi sentimenti per il sottoscritto. In
fondo anche lui mi ha usato come tutti gli altri...
"Mitsui. Scendi da lì..."
Sarà perchè lo stavo fissando che ha deciso di parlare? Comunque, passano
diversi secondi ma io non mi muovo. Sono inflessibile.
"Fa come ti ho detto..."
"Certo che la tua gentilezza non si smentisce mai cugino. Nemmeno un 'per
favore'..." l'intonazione della mia voce sembra quella di un bambino
capriccioso a cui è stato sottratto il suo giocattolo preferito "Ma sai..
la discesa da questa parte è molto più veloce... qualche secondo e sarei
direttamente al pianterreno!" ironizzo.
"Piantala di fare lo stupido! Non c'è niente da scherzare!!"
Il suo rimprovero mi fa ritornare serio all'istante.
"Ma io non sto affatto scherzando Rukawa..."
"Mitsui, cerca di ragionare..." interviene Sendoh. E' terribilmente
spaventato. Cerca di non tremare, tendendo allo stremo ogni muscolo del
corpo "Cosa ricaveresti a fare un gesto simile? Niente di niente! E poi...
non pensi alle persone che ti vogliono bene?"
"Le persone che mi vogliono bene?" ripeto, canzonando, facendo in modo che
la rabbia prenda il sopravvento "E quali scusa? I miei genitori? Non li
sento da mesi e non li vedo da un paio di anni! Stanno così bene per i
fatti loro... perchè mai si dovrebbero preoccupare di una palla al piede
come me?! O forse ti riferisci agli amici? Bhe, mi erano così amici che
quando ho avuto bisogno di loro si sono dileguati! Oppure, Sendoh... ti
stai riferendo a te stesso? Non venirmi a dire che mi vuoi bene, o che
addirittura mi ami, perchè non crederei a una tale menzogna nemmeno se
fosse Dio a dirmelo!"
Lui abbassa gli occhi e si morde nervosamente le labbra, come se volesse
evitare che esse si muovano per formulare delle parole che ho già
provveduto a pronunciare io...
"Non ci posso credere..." sussurro, sbalordito dalla faccia tosta di
questo individuo "Con che coraggio ti ripresenti davanti a me a volermi
fare certe confessioni, dopo quello che mi hai detto stasera!"
"So che non mi crederai, e maledirò a vita il mio orgoglio che per una
volta ha voluto prevalere sul mio cuore..." il suo sguardo si fissa nel
mio, serio come non lo era mai stato "Io sono stato attratto da te appena
ti ho visto, e ogni giorno passato in tua compagnia mi ha fatto capire
quanto tu fossi speciale, Hisashi. Amo tutto di te. Il tuo temperamento e
imbarazzo, la tua determinazione e allegria, il tuo sorriso, la tua
fragilità... si, perchè tu sei come un bellissimo vaso di cristallo,
dall'aspetto indistruttibile, ma che se non è maneggiato con cura si può
infrangere in mille pezzi..."
All'ascolto di queste parole, una miriade di sentimenti, emozioni e stati
d'animo mi invadono come un fiume in piena: dall'incredulità alla
commozione, dalla confusione allo sdegno, dalla rabbia all'odio. Concludo
che il suo è solo un tentativo disperato di salvataggio in extremis. Ma io
non mi faccio ingannare...
Nel silenzio che è calato su questo tetto, lancio l'ultima occhiata ai tre
ragazzi fermi in silenzio davanti a me. Poi inizio a voltarmi, pronto per
il mio ultimo viaggio...
"Ehi Mitchi!" Sakuragi si avvicina al suo ragazzo, e gli passa un braccio
sulle spalle "Non vorrai dimenticarti di tuo cugino!" e lo indica con un
sorriso molto forzato sulle labbra.
"Mio cugino?" fisso gli occhi proprio su di lui. Uno spasmo d'ira mi fa
serrare i pugni "E dimmi Sakuragi... Perchè mai dovrei ricordarmi di colui
che si è preso la mia prima volta senza nemmeno chiedermelo?!"
Il mio è un urlo disperato, dettato dal ricordo di un giorno di fine
estate che prepotente riaffiora nella mia mente...
Io, scottato dalla delusione di non poter mai essere corrisposto da
Kiminobu, chiuso in me stesso nella mia camera, lontano da tutto e da
tutti. Il mio 'caro' cugino che viene a trovarmi e, con la scusa di
scuotermi, inizia a assaporare la mia pelle e le mie labbra. 'Chiodo
schiaccia chiodo' sussurra tra un bacio e l'altro. Quando però capisco
dove vuole arrivare, cerco di oppormi, ma il mio corpo non mi risponde. I
muscoli annebbiati dalle intime carezze, la mente dalle forti sensazioni
di fisico piacere, il corpo scosso dai brividi. Mi possiede fino allo
stremo, appagando le voglie di entrambi. Gli lascio il tempo di
abbandonarmi, poi il pugno lo colpisce diretto sullo zigomo, facendolo
cadere ai piedi del letto. E per la prima volta lo vedo sorridere sotto i
fili di seta neri che gli inconiciano il viso...
"Mitsui..."
La voce di Rukawa mi riporta al presente.
Sendoh continua a non staccare gli occhi da me, ma è scosso dall'ultima
notizia ricevuta. E pensare che questo è solo un'altra piccola parte della
mia vita... e se venisse a sapere tutto il resto? Come reagirebbe?
Intanto Sakuragi sta fissando interdetto il suo Koibito. Che non gli
avesse raccontanto questo piccolo aneddoto della nostra adolescenza? Forse
voleva evitare di fargli sapere che razza di persona è stata?
"Ti stavi annientando... ho dovuto farlo..." conclude la frase mio cugino.
"Oh! Questa sì che è divertente! E da quando in qua Kaede Rukawa è il buon
samaritano?"
La mia risata riempie l'aria intorno a noi. Rido, rido con le lacrime agli
occhi, mentre per l'ennesima volta mi sento preso in giro, dolorosamente
preso in giro. Quando sento le prime piccole goccie di cristallo solcarmi
il viso, alzo lo sguardo al cielo, tornando ad osservare silenziosamente
l'immensità che mi sovrasta. Chiudo gli occhi e faccio un lungo sospiro,
con l'intento di ritrovare la calma apparente che avevo perso. Infine
riporto la mia attenzione sulle tre persone che vorrebbero fermare il mio
cammino verso il vuoto...
"Bene. Se avete finito di sparare le vostre st*onzate, la porta per
andarvene è dietro di voi, altrimenti rimanete pure a godervi lo
spettaccolo... A me non cambia nulla..."
"Mitsui! No!!" Sendoh fa un altro passo in avanti e si butta in ginocchio,
incatenando il suo sguardo implorante al mio deciso e serio "Ti prego! Non
farlo!!"
"Dammi anche solo una buona ragione... Che non sia il tuo inesistente
amore, naturalmente..." gli chiedo. Lo osservo morsicarsi nuovamente il
labbro e, infine, chinare la testa sconfitto "Come volevasi dimostrare..."
E' arrivato il momento.
Ad occhi chiusi inalo l'aria nei miei polmoni, fino a quando non li sento
completamente pieni. Apro le braccia e l'ultima folata di vento mi
sospinge all'indietro, oltre il termine del cornicione. Sento che il vuoto
si impadronisce del mio corpo, e mi lascio completamente andare...
"Tu non vai da nessuna parte senza di me!"
Sollevo le palpebre, e quello che vedo mi gela il sangue...
Sendoh percorre i pochi metri che ci separano, ma quando arriva nei pressi
del cornicione non tenta di fermare la mia caduta ormai inarrestabile, ma
spicca un salto con l'intento di raggiungermi... e incredibilmente ci
riesce.
Le sue braccia si chiudono intorno al mio torace, stringendomi
possessivamente al suo corpo, mentre inizia la veloce discesa verso il
basso. Istintivamente chiudo quell'abbraccio, un po' per paura di quello
che sta accadendo, un po' perchè non voglio lasciarlo...
La caduta dovrebbe durare pochi secondi, ma a me sembrano un'eternità,
eternità durante la quale molteplici immagini della mia vita scorrono
nella mia mente. E' strano che la maggior parte riguardino proprio il
ragazzo che sta percorrendo questa discesa insieme a me, un semplice
ragazzo che diceva di volermi bene, di amarmi, al quale io erroneamente
non ho voluto credere... altrimenti perchè ora sarebbe qui con me? Perchè
butterebbe via così la sua vita se io per lui non fossi altro che un
semplice passatempo? Che senso mai avrebbe il suo gesto? Alla
consapevolezza di cosa la mia ostinazione e diffidenza ha fatto, ovvero
portare a morire con me Akira, due ultime lacrime abbandonano i miei
occhi...
Non so cosa esattamente succeda, ma l'impatto con il suolo non è quello
che mi aspettavo.
Quando la mia schiena tocca una superficie, questa ci accompagna per pochi
millesimi di secondo per la caduta, fino ad arrestarla. Nello stesso
istante, il peso del corpo di Sendoh sul mio torace mi mozza il respiro,
facendo uscire tutta l'aria dai polmoni. Un forte dolore alle costole mi
fa stringere e lacrimare gli occhi. Vorrei gridare, ma non ho il fiato per
farlo. Appena non sento più il peso sopra la cassa toracica, cerco di
inspirare, ma non ci riesco. E' come se qualcosa impedisse all'aria di
entrare... sto soffocando...
Due labbra si posano sulle mie, chiudendomi la bocca, ma non è un bacio
quello che cercano. L'aria viene soffiata all'interno dei miei polmoni, e
dopo il primo respiro forzato, i due organi sembrano riprendere la loro
funzione automatica. Nonostante questo, però, il dolore alle costole
persiste, aumentando di intensità ogni volta che inspiro...
Lentamente riapro gli occhi affondando in quelli azzurri e lacrimanti di
Sendoh...
"Mi hai fatto prendere un bello spavento, sai?"
Il sorriso che si schiude sulle labbra è tirato e tremolante, e fa
trasparire tutta la sua preoccupazione, ansia, paura per quello che è
appena successo... e io lo ricambio per tranquillizzarlo.
Mi guardo attorno e finalmente capisco che cosa esattamente ha attutito la
nostra caduta, evitando di sfracellarci al suolo: un enorme materasso
d'aria. Noi ci troviamo al centro di esso, in una rientranza creata dal
nostro stesso peso, così profonda da nasconderci alla visuale della folla
che vocifera intorno.
"Ti fa male da qualche parte?" mi chiede, accarezzandomi i capelli.
Faccio un cenno affermativo con la testa e poso una mano sul torace,
mimando quest'ultima parola con le labbra facendo fatica a parlare. A
parte queste due cose, non sento dolori strani...
Sendoh mi posa un bacio sulla fronte, poi uno sul naso, e infine arriva
alle mie labbra, toccandole solo lievemente e sfuggevolmente. Quanto mi
piacerebbe assaporarle di più... peccato che una voce chiede di sapere le
nostre condizioni fisiche e, mentre Sendoh risponde spiegando la mia
situazione, io chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal movimento
dell'aria all'interno del materasso che lo fa leggermente ondeggiare...
*
"Akira!!"
Sdraiato sulla barella, scorgo una testa rossa farsi largo tra la folla.
Sendoh separa la mano dalla mia e accoglie a braccia aperte l'amico, che
gli salta praticamente addosso. Dietro di lui giunge anche Rukawa, che si
ferma a qualche passo dagli altri due.
Nel frattempo vengo caricato sull'ambulanza. Il medico che mi ha visitato
ha detto che probabilmente ho qualche costola fratturata o incrinata, ma
niente di grave. Chiudo gli occhi e mi rilasso, aspettando quindi che il
mezzo parta. Sendoh e gli altri mi raggiungeranno all'ospedale, anche se
vorrei tanto che il ragazzo dai capelli a punta mi accompagnasse durante
il viaggio.
All'esterno sento qualcuno vociferare, ma non capisco nè chi stia parlando
nè cosa si stiano dicendo. Poi due persone salgono sull'ambulanza e si
siedono al mio fianco. Subito dopo le porte posteriori vengono chiuse e il
veicolo è messo in moto.
Durante il tragitto verso l'ospedale ripenso alle persone che sono salite:
uno è sicuramente il dottore che mi ha visitato... ma l'altro chi è?
Curioso di sapere, anche se un po' stanco e affaticato per gli avvenimenti
odierni, socchiudo le palbebre, arrivando poi ad spalancarle, sorpreso
dalla presenza di mio cugino.
"Che ci fai qui?" gli chiedo in un sussurro.
"Una domanda stupida non merita risposta..."
Il suo volto rimane quello impassibile di sempre, ma sorrido non potendo
non notare l'imbarazzo che traspare dall'intonazione della voce.
Effettivamente non ha risposto, ma ha lasciato sottoindendere...
E io, per la prima volta dopo tanto tempo, so finalmente di non essere più
solo...
*
"Un brindisi!" esclama Sakuragi, alzando il suo bicchiere di birra "Alla
completa guarigione di Mitchi!"
Lancio un'occhiataccia a quella ispida testa rossa, ma lui non sembra
recepire il mio muto messaggio. Infatti mi chiede se per caso ha qualcosa
sulla faccia che abbia attirato la mia attenzione, chiamandomi ancora con
quello stupido nomigliolo...
Ho capito. Ci rinuncio...
"Dai Kaede! Tocca a te!" lo incita il suo ragazzo.
Mi cugino fa un piccolo sospiro di rassegnazione, non prima di aver
lanciato al compagno un'occhiata decisamente eloquente, come a dire
'lasciami fuori'. Comunque, visto che Sakuragi sembra tenerci così tanto a
questa cosa, è praticamente certo che Rukawa lo accontenterà, volente o
nolente... Ci tiene troppo alla sua testa rossa! E infatti alza di quel
che basta il bicchiere...
"Alla partenza dei genitori di Mitsui da casa nostra..."
"Ma Kaede... che razza di bridisi è?"
Sakuragi è decisamente perplesso. Io invece posso capire quello che
intende il suo Koibito. Infatti ho vissuto queste ultime tre settimane
completamente in balia dei miei genitori, accorsi a Tokyo da Kanagawa
appena appreso l'accaduto proprio dalla sua voce.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo loro interesse per me, in
quanto mi ero ormai convinto e straconvinto dell'idea che di me non gliene
importasse niente. E invece mi sbagliavo. Sia mio padre che mia madre sono
stati molto gentili. Nei giorni addietro hanno cercato di capire e,
soprattutto, di comprendere il mio gesto piuttosto che andare subito alle
loro conclusioni negative. Certo, non senza piccole discussioni. Alla
fine, però, ad una mia considerazione sul fatto che loro mi odiassero
perchè non ero quello che volevano, la risposta di mia madre mi fece
capire quanto fossi in torto e quanto invece loro mi amavano,
commuovendomi a tal punto che le lacrime premevano per uscire...
Fortunatamente riuscii a trattenerle...
'Hisashi... Tu sei e resterai sempre il nostro unico figlio. Come potremmo
mai odiarti? Anche se, sai, mi sarebbe piaciuto tanto avere dei
nipotini...' furono le sue parole, dette con un sorriso.
E allora qual'era il problema di questa convivenza? Semplicemente... la
convivenza! A mia madre non andava bene niente di come avevamo messo a
posto la casa: disordinata e incasinata erano gli aggettivi che usava più
spesso. Per non parlare poi del cibo... quello che tenevamo in dispensa e
in frigorifero erano solo schifezze, e soprattutto non mangiavamo
abbastanza. In più, mio padre, era praticamente diventato la mia guardia
del corpo! Non potevo osare di scendere dal letto senza il suo aiuto,
perchè altrimenti mi sarei preso una bella ramanzina. E' vero che il
dottore mi aveva detto di evitare di stare troppo in piedi o di fare
sforzi, ma almeno andare in bagno da solo...
"Bhe, scimmia, per una volta non posso che concordare con lui!" sorrido.
"Com'è che mi hai chiamato?!" sbraita Sakuragi.
Naturalmente faccio finta di niente. Se gli dessi corda finiremmo con il
ligare, quindi...
Fortunatamente c'è Akira che riesce ad arginare l'esuberanza del suo
amico...
"Adesso tocca a me" dico, alzando a mia volta il bicchiere "Alla mia nuova
vita... Perchè quel giorno di un mese fa io sono morto e rinato, in un
mondo dove ora ho delle persone che tengono a me, che mi vogliono bene"
guardo Akira "e che mi amano... profondamente ricambiate..."
Il mio ragazzo mi osserva con occhi pieni di stupore. La mia è una
dichiarazione in piena regola, dichiarazione dei miei sentimenti che
ancora non gli avevo fatto.
Lui allunga una mano e con due dita scorre i lineamenti del mio volto,
dalla fronte, lungo la tempia e la guancia, per arrivare a fermarle sotto
il mento. Con esse posiziona meglio l'angolazione del mio volto, alzandolo
e inclinandolo leggermente verso sinistra. Così le mie labbra sono
perfettamente alla sua portata e le bacia con trasporto e passione.
Quando Akira si allontana da me, sul suo volto un sorriso si allarga a
dismisura. Ma è la maliziosità che traspare da esso a farmi venire un
lungo brivido sulla schiena...
Poi alza il bicchiere e dice la sua...
"Alla notte di fuoco che passerò oggi con il mio Koibito!!"
Possibile che non abbia altro in mente sotto quei capelli da istrice?!
"E dimmi... Con che certezza fai tale affermazione?" chiedo cercando di
restare calmo.
"Dai Hisashi! Sono tre mesi che ti sogno ogni notte... e non ce la faccio
più! Ti volgio. Voglio te, il tuo corpo, la tua anima. Voglio assaporare
con te l'ectasi dell'unione completa, il piacere fisico, e farti tante di
quelle belle cosett..."
"Hentai!!" con una mano gli copro il viso e lo allontano da me allungando
il braccio, in quanto si stava avvicinando troppo... non ho nessunissima
voglia di dare spettaccolo visto che oggi il Nirvana sembra più pieno del
solito!
Offeso, Akira si siede sul suo sgabello, non staccando da me il suo
sguardo ferito.
Sospiro... Ma cosa ho fatto di male adesso?!
Nel frattempo, dalle casse disposte in circolo sopra la pista da ballo,
iniziano ad uscire le prime note di 'It's good to be in love' dei Frou
Frou, note lente e accattivanti che sostituisco il rock dominatore fino ad
adesso della serata. Osservo le numerose persone che attratte da quella
canzone si alzano per incamminarsi al centro della pista, pronte a muovere
sinuosamente il loro corpo intrecciato a quello del proprio partner o
della persona che desiderano...
"Mi concedi questo ballo?"
La voce calda di Akira mi scuote. Una mano tende verso di me nell'attesa
di essere agguantata. Mi perdo per qualche secondo nei suoi occhi limpidi
e azzurri, proprio come il sereno cielo d'estate. E la mia mano si muove
da sola... Le nostre dite si intrecciano e lui si alza, guidandomi tra la
gente verso la pista, ma i nostri occhi rimangono incollati gli uni agli
altri, e io inizio a sentire il desiderio di volermi stringere a lui...
Finalmente raggiungiamo il centro. Mentre le sue mani mi afferrano alla
vita, le mie agguantano le sue spalle per poi chiudersi sul collo, dove
accarezzo la pelle scoperta. Ci avviciniamo l'un l'altro sempre di più,
finchè i nostri toraci non combaciano. Intanto la musica sembra aver preso
il possesso dei nostri muscoli, facendo muovere le nostre gambe e
oscillare i nostri corpi al suo ritmo sensuale.
La mia mano risale ancora sul suo collo, entrando in contatto con i
capelli soffici e lucenti. Gli accarezzo la base della nuca, e lui sembra
molto apprezzare questo mio gesto: chiude gli occhi e lascia che la testa
gli ricada leggermente all'indietro. Con piccoli baci, assaggio la pelle
del collo alla mia mercè, e lentamente risalgo verso il mento. Quando
arrivo in prossimità delle labbra, è Akira a prendere sopravvento e
comando. Mi stringe con possesso e mi bacia con avidità e passione, con la
sua lingua che prepotentemente si fa strada nella mia bocca. Per una
volta, però, non mi tiro indietro, e lo lascio fare, compiaciuto dal suo
ardore...
Concluso il bacio, è stavolta lui ad assaporare la pelle del mio collo.
Infatti sento le labbra percorrerlo per tutta la sua lunghezza,
dall'incavo con la spalla fino al lobo dell'orecchio, sostituite a volte
dai denti che mordicchiano ogni centimetro senza farmi alcun male ma
eccitandomi ancora di più. La salita e la discesa viene eseguita un paio
di volte, poi i suoi petali di rosa si chiudono sul lobo, e io faccio
veramente fatica a trattenere i gemiti di piacere che si vorrebbero
spandere nell'aria...
"Sei ancora così sicuro di non volere passare la notte in mia compagnia?"
sussurra malizioso direttamente nell'orecchio, continuando a mordicchiarne
il lobo "Se fossimo da soli, ti avrei già strappato tutti i vestiti di
dosso..."
Vorrei rispondenere alla sua provocazione con un rifiuto, ma non riesco.
Sono troppo impegnato a mordermi il labbro per un urlare ansante, e poi
sarebbe inutile: come io sento la sua eccitazione crescente premere sulla
coscia, lui sentirà sicuramente la mia...
"Hisashi... Te lo sta chiedendo l'uomo che ha si ha rischiato la vita con
te buttandosi da un palazzo..."
Mi scosto per guardarlo negli occhi.
"Si, che ha rischiato la sua vita, ben sapendo del materasso d'aria che i
pompieri stavano sistemando..."
"Bhe... sono stati loro che ci avevano detto di prendere tempo..."
sorride.
Lui cerca di baciarmi nuovamente ma io mi scosto, lasciandolo a bocca
asciutta. Dall'espressione che appare successivamente non sembra per
niente contento di come mi sia tirato indietro...
"Cos'è... fai ancora il prezioso?" Akira è decisamente contrariato.
"Perchè non lo sono?" domando divertito da quanto solo io riesca ad
irritarlo con questi continui riufiuti alle sue attenzioni. Sakuragi non
fa altro che dirmi di non averlo mai visto così tanto irritato in vita sua
come in queste situazioni...
Comuqnue, il suo viso si illumina nuovamente.
"E' vero. Sei la persona più preziosa che abbia mai avuto..."
Ci baciamo dolcemente, assaporando questo contatto fermi in mezzo alla
pista, mentre la gente intorno a noi continua a ballare, trasportati dal
suono di una nuova canzone rock... ma è come se non esistesso.
Ora, ci siamo solo noi due...
...E io non sono più solo.
FINE
*Owari*
Cioppys: Mi spiegate che ci fa questo a terra? *riferendosi a Mitchi*
Sendoh: E' così da quando hai scritto che si stava lasciando cadere nel
vuoto...
Cioppys: Uomo senza spina dorsale... ¬.¬
Mitchi: Chi è che è senza spina dorsale?! >.<
Cioppys: M-ma... ma non era mica svenuto?!°°
Sendoh: Bhe, è quello che pensavo anch'io°°'
*Mitchi si riaccascia a terra*
Cioppys: *lo scuote ad una spalla* Ora sembra di nuovo svenuto...
Rukawa: Che cugino pappamolle che mi hai rifilato... ¬.¬
Mitchi: Pappamolle a chi?! >.<
*Mitchi si riaccasca nuovamente a terra. Cioppys e Sendoh si guardano
preoccupati...*
Hana: Ma Kaede... che ti volevi aspettare da un teppista sdentato come
lui?
Mitchi: Scimmia!! Ripetilo e giuro che ti gonfio di botte!!
*Mitchi si riaccascia per l'ennesima volta a terra*
Cioppys: Ma che è? Riflesso condizionato agli insulti? @.@
Sendoh: E' tutta colpa tua e della tua fan fiction!! Guarda come me l'hai
ridotto!! T.T
Cioppys: Ecco i ringraziamenti per un duro lavoro...
Sendoh: E io che stanotte dovevo passare una notte di fuoco con lui... T.T
Cioppys: No comment! ¬.¬
***
Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
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Sta storia sembra un po' qualcosa tipo Beautiful (di cui tra l'altro io
non posso proprio sopportare di vederne nemmeno un'immagine!) ma volevo
scrivere qualcosa di un po' più ingarbugliato del solito...
Inoltre, a causa dell'enormità di informazioni che volevo inserire, ho
dovuto fare spesso ricorso ai ricordi, anche sulla storia di Rukawa e Hana
che invece avrei voluto raccontare nello svolgimento della storia di
Mitsui e Sendoh... Purtroppo sia idee di come inserire bene la cosa, sia
il non voler scrivere un poema (anche se lunga mi è venuta lo stesso^^'),
ho preferito questa soluzione. L'ultimo capitolo è quasi interamente
strutturato da ricordi... forse troppo pesante da leggere?
Che le fan di Maki mi scusino se in questa Fan Fiction fa decisamente la
parte dello st*onzo! Anche se è un personaggio che non mi piace molto, non
volevo di certo metterlo in cattiva luce. Purtroppo qualcuno per quella
parte dovevo pur usare, e tra i tre partner di Mitsui che inizialmente
avevo in mente, ovvero Kogure, Hasegawa e Jin, ho sostituto proprio
quest'ultimo con Maki perchè mi sembrava la scelta migliore visti i vari
caratteri... Ehm, non che Rukawa faccia poi una gran bella figuara^^'''...
Naturalmente, faccio presente che non ho la minima idea se due persone
facendo un volo del genere possano sopravvivere atterrando su uno di quei
materassi ad aria che vengono usati (mi pare) dagli stutman... Il punto è
che era l'unica soluzione che avevo in mente per non farli spiaccicare al
suolo! Sappiate però che è bello grande quello a cui pensavo io!^^'
Concludendo, la scena da cui è partito il tutto è quella dove Mitchi si
lascia scivolare nel vuoto e Sendoh salta per abbracciarlo, cadendo così
insieme a lui. Avevate indovinato?
See You! ^__^
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