I personaggi di Slam Dunk non sono miei. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ichigo
Ali
parte IX
di Ichigo
Addento con bramosia il grosso pezzo di pane, come se non mangiassi da giorni. Il fatto è che stamattina mi sono alzato più tardi del solito e non ho fatto colazione, inoltre la pausa pranzo non arrivava più: sono state le sei ore più lunghe della mia vita. “Nmgnh”. “HANA!!” Yohei, seduto al mio fianco, mi da dei colpetti sulla schiena a mano aperta, mentre io con il pugno chiuso mi batto il petto cercando di mandare giù il boccone. Mi è rimasto in gola l’infame! Quando recupero fiato ed il colorito della mia faccia torna normale riprendo a mangiare, stavolta più lentamente, slacciandomi i primi bottoni della divisa, per sicurezza, non si sa mai rimanga soffocato. “Sei sempre il solito scemo!” mi riprende Mito bonariamente “però vedo che sei in forma” aggiunge. Lo guardo senza capire, mentre lo vedo lasciare a metà il suo pranzo, sollevarsi e poggiare i gomiti sul bordo della ringhiera, alzando lo sguardo per fissare un punto nel cielo. Siamo saliti in terrazza per mangiare: oggi è una bella giornata e poi era da un po’ che non stavamo tra noi; tra il mio lavoro e la vicenda di Rukawa ho un po’ trascurato il mio amico. Sorridendo si volta verso di me e si spiega: “bè, eri nervoso ultimamente, credevo fosse per via del lavoro, però da due giorni a questa parte sei più sereno e così…” lascia la frase in sospeso stringendosi nelle spalle con noncuranza e rispondo mesto e un po’ colpevole al suo sorriso. Ha ragione, sono più tranquillo adesso: è da due giorni che è cominciata la ‘tregua’ con la volpe e, sia in palestra che a scuola, si respira un’aria meno tesa. Non ci sono più le risse e le spacconate questo è vero, ma almeno ci alleniamo come si deve, senza aver paura di entrare in contatto l’uno con l’altro, durante una semplice partita. Inoltre è da due giorni esattamente che non lo incontro neanche al lavoro e che quella ragazza, Aerie, non viene a scuola. Chissà se è successo qualcosa? Me lo domando, ma subito mi rimprovero e scuoto la testa, non ci devo pensare, non è affar mio e la cosa non mi riguarda. Devo starne fuori perché, meno sono coinvolto, meglio sto. Finisco al volo il mio misero pranzo, che comunque non ha soddisfatto la mia fame e mi alzo a mia volta, poggiando la schiena alla rete metallica e portando i gomiti indietro, sul bordo di essa: in questo modo posso vedere bene in faccia il mio amico, ha qualcosa di strano oggi. Eh no, non sono paranoico! “Sputa il rospo” lo sprono ed infatti mi sorride, felice che abbia capito. “Non ti si può nascondere nulla eh, Tensai? Non ho voluto parlarti prima, perché eri preso dalle tue cose e non volevo essere indelicato, ma…ecco…c’è una cosa che devo dirti…” Sono tutto orecchie adesso, non è da Yohei tergiversare su una questione, perché balbetta? Perché incespica sulle parole? Perché prende tempo? “…io sto uscendo con una ragazza” mi dice tutto d’uno fiato e l’unica cosa che so fare è rimanere a bocca aperta a fissarlo. “…” “…” “…” “…” “COOOOSA?” ed il mio è un urlo che risuona sicuramente per tutto l’istituto, prima che Mito riesca ad impedirmelo ponendomi una mano sulla bocca. “Ma sei matto?” è tutto rosso. “Da quando? E…e chi è che…ma tu e…come…per…oooh YOHEI!!” saltò su e so benissimo che non ho detto assolutamente niente e che ho fatto tutto da solo. Lui per tutta risposta ride ed io sono costretto a sedermi nuovamente per terra, seguito dal mio amico che mi imita. “Da quando hai una ragazza, accidenti, ma io dov’ero?” domando con ironia, per non essermi accorto di niente, ma il mio amico si fa triste e risponde suo malgrado: “due mesi…e io…Hana mi dispiace…” si morde un labbro a disagio. Sono un’idiota. Non lo lascio proseguire e gli do una pacca sulla spalla: “no, scusa tu…a volte tendo a dimenticarmi che il mondo non gira intorno a me, cavolo amico, hai la ragazza da due mesi ed io…” mi batto il pugno della mano sul palmo dell’altra, in un gesto teatralissimo “e ancora non l’ho conosciuta!!” lo guardo soddisfatto e lui finalmente sorride tornando il solito e scuote la testa. “Oh, oh, Yo, ma chi è? La conosco? È di questa scuola…ooooh non sarà Haruko?” di nuovo lo riempio di domande e lui anziché rispondere, ride. Ma io lo strozzo! Divento un tutt’uno con i miei capelli, perché mi sento non poco preso in giro e gli tiro un amichevole pugno in testa in modo che capisca. “Scusa è che mi sembri un bambino in un negozio di giocattoli che non sa più dove guardare e cosa prendere…” Sinceramente non so se interpretare la cosa come un complimento o meno, ma non mi lascia il tempo di ponderare sulla cosa, perché attira di nuovo tutta la mia attenzione con la sua risposta. “Comunque, no, non la conosci. Non frequenta lo Shohoku: studia in una scuola femminile” arrossisce ancora e non posso risparmiarmi una frecciatina: “ecco spiegato il perché ha scelto il primo esemplare di sesso maschile che le è capitato”. Lui prima mi asseconda, poi però si rende conto che lo sto sfottendo e storce il naso: “ah-ah molto divertente”. Rido della sua espressione, cercando di recuperare un po’ di tono e gli domando: “scherzo, lei com’è? Come vi siete conosciuti?” voglio sapere tutto, recuperare il tempo perso e poi è un modo per non pensare ai miei problemi, per tornare lentamente alla normalità. “Ecco…è successo una sera in cui aiutavo mio padre in negozio, stavo chiudendo e pioveva, lei si riparava sotto la tendina, non aveva ombrello e così…era tardi, l’ho accompagnata per un tratto e…le ho lasciato l’ombrello quando ci siamo dovuti dividere…ehm…Hanamichi Sakuragi!!!” Ops, beccato! Ero così assorto ad immaginarmi la scena che lo stavo guardando in modo strano, sicuramente. Si è arrabbiato, ma non lo volevo prendere in giro, anzi. “Ma Yo” mi difendo “è una cosa così romantica…” “Deficiente” mi dice sempre rosso in viso, al che sono nuovamente costretto a pregarlo perché finisca di raccontare: “dai, non lo faccio più…lei com’è? Carina?” Mi guarda storto e lo vedo un po’ indeciso, sta meditando se rispondermi o meno per paura che lo prenda in giro, ma dopo un breve istante mi risponde baldanzoso: “è molto carina, dolce, divertente, simpatica e poi sappi che, per tua informazione, lei è perdutamente innamorata del sottoscritto e viceversa” calca particolarmente sull’ultima parola per vendicarsi dei miei commenti precedenti, suppongo di essermela andata a cercare. ‘Maledetto’ non tutti possiamo essere così fortunati come lui. Lo guardo di sbieco e stringo piano gli occhi pronto a ribattere, ma poi distendo i muscoli del viso e sorridendogli da amico gli dico: “sono felice per te sul serio e…mi spiace non essermene accorto prima. Avrei potuto consigliarti”. Lui però, ingrato migliore amico che non è altro, commenta: “eh no questa è una fortuna, perché se ascoltavo i tuoi consigli, col cavolo che la conquistavo”. Sto per saltargli teatralmente alla gola -come si permette questo scemo, incorrere così nell’ira del Tensai, consapevolmente addirittura- quando mi fermo e gli sorrido, non è il caso di fare ulteriormente i bambini. Lui mi guarda e un po’ imbarazzato gli dico: “sono contento, è una ragazza fortunata! E, dimmi, quando le concederai l’onore di conoscere il grande Tensai? Non capita tutti i giorni di avere come ragazzo il migliore amico di un genio…ahahah” ridiamo insieme. Restiamo in terrazza ancora per un po’, fino a quando non sentiamo la campana che indica che la pausa è finita. Yohei mi saluta tornando in classe, deve finire dei compiti: il mio amico quest’anno ha deciso d’impegnarsi sul serio, chissà, forse è merito anche della sua situazione sentimentale. Rido da solo rimproverandomi subito dopo per la cattiveria appena pensata. Yohei è un bravo ragazzo e si merita tutto il bene di questo mondo; ed io sono felice per lui che finalmente abbia messo la testa a posto e pensi seriamente anche lui al proprio futuro. Anche io grazie al basket sono cambiato, mi ha dato tanto e ho smesso di fare casino proprio perché questo sport per me è importante e mi sta dando molto, aiutandomi a diventare una persona migliore. Torno in classe per recuperare la cartella e dirigermi finalmente in palestra; nel tragitto passo davanti alla classe in cui si sono trattenuti gli altri studenti per studiare: dalla finestra vedo anche il mio migliore amico intento a copiare degli esercizi e cercare qualcosa nel dizionario, sorrido. Sono stato proprio bene con lui oggi, da tanto non mi capitava di stare sereno e di non affollare la mia mente con troppi pensieri: è giunto il momento di prendere nuovamente in mano le redini della mia vita e tornare ad essere veramente il genio che tutti conoscono: per me stesso, per Yohei e per Rukawa.
Fine capitolo IX
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