I personaggi non mi appartengono al loro papà
Inoue tutti i diritti.
Note: i primi capitoli, che mi serviranno per introdurre la storia, sono
scritti rispettivamente in terza e prima persona, nei successivi si
alterneranno questi due pov ma prometto di non creare confusione ^^
Un ringraziamento particolare a Releuse che si presta gentilmente a farmi da
beta: grazie ai suoi consigli ora la storia può dirsi completa.
Ichigo
Ali
Ali
parte I
di Ichigo
La sontuosa limousine nera si fermò davanti ad un edificio appariscente ed
elegante che recava sulla facciata il nome di uno dei più famosi e rinomati
hotel a cinque stelle, del quartiere ricco di Kanagawa.
L’autista pigiò un pulsante tra i vari comandi situati sul cruscotto dell’auto
e dietro di sé, il vetro oscurato si abbassò appena cosicché dallo specchietto
retrovisore l’uomo poté osservare la figura che stava seduta sul sedile
posteriore annunciando: “siamo arrivati signora”. La donna ricambiò lo sguardo
limitandosi ad annuire con il capo rilasciando in un impercettibile sospiro
una boccata di fumo ed ad un nuovo comando dell’autista, il separé tornò a
dividere i due cubicoli dell’auto.
Due lunghe dita bianche e sottili, dalle unghie perfettamente smaltate di
rosso presero l’ormai mozzicone di sigaretta sul quale si poteva perfettamente
distinguere l’impronta delle labbra della donna sul filtro, e lo spense
gettandolo così nel posacenere.
L’elegante signora infine prese uno specchietto in argento e si diede
nuovamente il rossetto sulle labbra già truccate, riponendo poi tutto nella
pochette nera.
Con un leggero e sensuale movimento delle gambe, la donna le accavallò l’una
sull’altra provocando il silenzioso fruscio del vestito che indossava in modo
che il lungo spacco laterale lasciasse intravvedere la pelle candida e
perfetta delle gambe, simile a quella di una divinità.
Solo allora si voltò verso la persona seduta al suo fianco osservandola: era
un ragazzo davvero bellissimo, aveva il viso rivolto verso il finestrino e
guardava fuori di esso con sguardo assente.
Il chiarore della luna baciava la sua pelle lattea rendendola luminosa, in
netto contrasto con i capelli corvini e la lunga frangia che gli ricadeva
sugli occhi adombrandogli lo sguardo blu intenso che lo rendeva ancora più
affascinante.
Indossava uno smoking scuro su di una candida camicia bianca. Unica nota di
colore, una rosa rossa appuntata sul petto che richiamava le sfumature forti
dell’abito elegante della donna.
Si fermò qualche attimo per guardarlo, era proprio un peccato che vestisse
così solo raramente e purtroppo per lei, anche in questa circostanza, non lo
faceva per sua volontà.
Incurante dei pensieri della donna il giovane ragazzo continuava, con una mano
posata sotto al mento e la fronte contro il vetro freddo del finestrino, a
guardare fuori il paesaggio così diverso da quello che era solito avere
davanti nel tragitto che percorreva in bicicletta tutti i giorni passando
vicino alla spiaggia, mentre si dirigeva a scuola.
Le luci artificiali rendevano quel posto ancora più falso di tutta la gente
che si trovava al suo interno, tra tutto quello sfarzo ed il profumo nauseante
dei soldi.
La voce della donna lo riscosse dai suoi pensieri: “Kaede sei pronto?” gli
chiese sfiorandogli il ginocchio con una mano.
Il giovane, senza neanche voltarsi, si limitò a tornare seduto composto,
lisciando il tessuto del pantalone per cercare di trovare un po’ di calma e la
forza per affrontare quell’ennesima serata.
“Nh”.
Con un sospiro rassegnato la giovane donna si passò una mano tra i folti
capelli scuri, spostando e ravvivando al contempo un ciuffo che, scomposto ma
sensuale, le ricadeva davanti al viso.
“Lo so che non vorresti essere qui, ma cerca di capire è per il tuo futuro e
per il futuro della società, è un dovere al quale non puo…”
“Ho capito, mamma” la interruppe.
Ormai conosceva a memoria quel discorso ed era veramente stufo; prima finivano
quella farsa e prima sarebbe stato ‘libero’.
Scese dalla macchina prima che potessero continuare quella spiacevole
conversazione, mentre dalla parte opposta, lo sportello si apriva e l’autista
aiutava l’elegante signora in abito rosso ad uscire dall’auto.
Come sempre Kaede attese che lo raggiungesse e le porse il braccio al quale
appoggiarsi per fare insieme l’ingresso nella hall dove non appena varcarono
le porte girevoli e fecero la loro comparsa all’ingresso tutti i presenti si
fermarono a guardarli.
Rukawa con il suo sguardo di ghiaccio, impassibile e scostante, camminava con
passo elegante e misurato guardando dritto davanti a sé. Per quanto cercasse
di isolarsi però, non poté impedire alle proprie orecchie di percepire i
sospiri delle signore e delle ragazze presenti nei suoi confronti, unite ai
commenti che gli uomini ed i dipendenti dell’hotel si lasciavano sfuggire,
rivolti a sua madre.
Lei con un sorriso gentile si sporse per sussurrargli all’orecchio: “hai
visto? Sono sicura che mi stanno invidiando tutti in questo momento perché
sono in compagnia del ragazzo più bello di tutto il Giappone”.
Ridacchiò, mentre intravedevano le porte dell’ascensore aprirsi, lasciando
uscire un gruppetto di persone vestite in abiti da sera e di foggia costosa,
in attesa di occuparlo a loro volta e raggiungere il piano dove erano attesi.
Fine capitolo I
|