Avvertimento: prima fic in cui si capisce perché dico di
scrivere HanaRu….
Per Ria, per avere tempo e pazienza anche quando ha mille
cose da fare.
Un grazie enorme e un baciotto a Nausicaa per
suggerimenti, supporto morale e… scansioni ‘suggestive’!
Un salutotto a Calipso.
Dimenticavo… i personaggi non sono miei, etc. etc.
L’ALA GRANDE
Prima Parte
Finalmente
il campionato nazionale è alle porte: è uscito il tabellone e tra dieci giorni
avremo la prima partita.
Sono mesi
che stiamo aspettando questo momento, eppure quasi siamo sorpresi che sia
finalmente arrivato. Sembra strano da dire, ma è proprio così: ci siamo
allenati, abbiamo studiato le squadre avversarie, abbiamo preparato in ogni
particolare il percorso di avvicinamento, ed ora siamo tutti increduli che
questo momento sia giunto… tutti?
Pensate
davvero che il ghiacciolo umano, la volpe, l’algida Kitsune, possa essere
sorpresa?! E infatti lui è l’unico ad essersi presentato mentalmente pronto a
questo appuntamento…
Questo
pomeriggio, prima di cominciare il riscaldamento, il signor Anzai ha tenuto uno
dei suoi discorsi: ha cercato di caricarci, esortandoci ad avere fiducia nelle
nostre capacità e in quelle della squadra, ricordando che gli sforzi sostenuti devono
avere il giusto coronamento nel confronto con gli avversari.
Abbiamo
ascoltato tutti tesi e seri, sappiamo che le parole dell’allenatore vogliono
renderci più forti, più consapevoli, ma l’imminenza di questo appuntamento così
importante ci fa anche gelare il sangue nelle vene: la responsabilità è tanta,
per alcuni di noi saranno gli ultimi campionati nazionali, non ci saranno prove
di appello e quindi non possiamo permetterci passi falsi… questi pensieri ci
spronano ma, allo stesso tempo, ci fanno diventare le gambe di gelatina.
Ma
l’allenatore, stasera, ha fatto anche un altro annuncio. Ha aspettato la fine
degli allenamenti, poi ci ha chiamati di nuovo tutti a raccolta: diversamente
dal solito, non ci siamo buttati tutti per terra, ognuno di noi vuole
dimostrare di essere pronto e in forma per il lungo cammino che ci aspetta,
nonostante la fatica della seduta appena conclusa.
La notizia
che ci è arrivata, però, è quanto di più inaspettato potessimo immaginare…
“Da domani
ci sarà un nuovo giocatore con noi”
Fissiamo
l’allenatore allibiti, come se avesse parlato in turco.
Ayako fa un
cenno di assenso, come a volerci rassicurare sulla veridicità di questa
affermazione.
“Viene dal
Liceo Tagamyra. E’ al secondo anno. Gioca come ala grande…”
Ovviamente
a questo punto devo intervenire… insomma, è normale, no?
“Abbiamo
già un panchinaro per il mio ruolo… che diavolo ci facciamo con ‘sto tizio?!”
urlo, infastidito da un nuovo pretendente per il mio posto.
“Ora sarete
in due, su quella panchina…” replica pronto e perfido Mitsui.
“Grrrrrrr…”
sono già pronto a saltargli agli occhi, ma mi blocca il ‘do’aho’ che mi arriva
dal ragazzo che mi sta accanto...
“Kitsune!
Ma lo hai sentito?! Mi ha insultato…”
Ottengo
come risposta solo uno sguardo di disapprovazione, e questo mi fa desistere da
ulteriori rimostranze, sebbene io continui a ritenermi parte lesa...
“L’allenatore
della squadra di basket del Tagamyra mi ha detto che è un giocatore
straordinario… deve trasferirsi perché ha avuto problemi con alcuni compagni di
classe: pare che sia un tipo un po’ violento…” il vecchiaccio si è fermato a
guardarci, fissa gli occhi piccoli soprattutto su me e Mitsui “ma sono sicuro
che questo aspetto del suo carattere può costituire una utile referenza per
entrare nel nostro gruppo…”
Ci
guardiamo tutti un po’ perplessi: davvero abbiamo bisogno di un altro
disadattato nella nostra squadra? Ovviamente io ritengo di no, e lo manifesto a
piena voce:
“Perché ha
scelto proprio noi? Non poteva andarsene nel Ryonan o nel Kainan? Io sono
contro il suo ingresso nel club di basket!” esclamo deciso.
Mitsui
scuote la testa, ma poi dice:
“Mi
dispiace essere d’accordo con questa scimmia idiota, ma una aggiunta alla
squadra in questo momento non mi sembra il massimo: stiamo per cominciare il
campionato nazionale, dobbiamo essere uniti e concentrati…”
“Ma per lui
potrebbe essere una possibilità per ricominciare, potremmo essere la sua ancora
di salvezza…” interviene dolcemente Kogure.
“Come siete
stati la mia?” Mitsui lo guarda sorridendo, e il suo Megane-kun subito
arrossisce.
“E tu,
Akagi, cosa ne pensi?” chiede Ayako.
“Anch’io
sono d’accordo con la scimmia…” il gorilla sostiene con coraggio il mio sguardo
di rimprovero, insomma… come si permettono tutti di chiamarmi scimmia? e
aggiunge “e per gli stessi motivi che ha spiegato Mitsui… semplicemente non è
il momento giusto per un nuovo inserimento”.
“Miyagi?”
“Anch’io
sono con la squadra…” sicuramente il nano sta pensando all’eventualità di avere
un altro possibile concorrente per la nostra bella manager…
“Manchi tu,
Rukawa…”
Ci voltiamo
tutti verso la mia Kitsune, che inaspettatamente è sveglia, sebbene con gli
occhi rossi e il viso assonnato:
“Beh, se
fosse bravo…” cinque paia d’occhi lo fissano allibite, soprattutto UN paio…
“…però con
il campionato alle porte…” sbadiglia, gli altri rimangono per cinque minuti ad
attendere la fine della frase, ma io lo conosco e so che la volpe ha già
terminato il proprio sforzo vocale…
“Beh,
signor Anzai, sembra che ci siano dei problemi…” riassume Ayako.
L’allenatore
scrolla le spalle:
“Non li
vedo… io non ho chiesto il parere della squadra…” e sorridendo si avvicina
all’uscita della palestra. Si ferma proprio sulla porta per aggiungere:
“Dimenticavo
di dirvi una cosa… Yamoto Gunami comincerà ad allenarsi con noi da domani.
Buona serata, ragazzi…” e scompare.
“Do-domani????
Ma che diavolo…” comincio a sbraitare, e non pensate che sia perché mi senta il
più minacciato da tutta questa storia… nessuno può sostituire il Tensai!
“Etciù!!!”
Ci giriamo
tutti verso il ragazzo che ha starnutito.
Il volto di
Rukawa è arrossato, e gli occhi sono lucidi.
“Ehi, che
ti prende Kitsune?!” chiedo preoccupato, avvicinandomi a Kaede per guardare
meglio il suo viso…
Quello che
vedo non mi piace affatto… sembrano i sintomi di una influenza in piena regola.
“Devi
esserti preso una bella infreddatura…” diagnostica subito Ayako.
“Mph… sto
benissimo!” mormora quel presuntuoso, trattenendo a stento un altro starnuto.
Gli poso
delicatamente la mano sulla fronte.
“Benissimo?!
Ma se scotti… devi avere la febbre alta!” so che il mio tono suona sempre più
agitato… ma quando si tratta della stupida Kitsune non riesco a rimanere calmo…
“Possiamo
darti qualcosa per farla abbassare, in infermeria dovremmo avere…” ma la povera
Haruko non riesce a terminare la frase che è raggiunta dallo sguardo gelido di
Rukawa e dalle sue parole dure:
“Ho detto
che sto bene!”
Tutti, in
perfetta sincronia, cominciano a scuotere la testa: credo che la testardaggine
congenita della Kitsune colpisca anche loro…
Gli passo
il braccio intorno alle spalle, guidandolo verso lo spogliatoio.
“Ce la
faccio anche da solo…” mi sibila, cercando, inutilmente, di sottrarsi alla mia
morsa.
“Piantala,
baka! Non ti rendi conto che tra poco cadrai per terra?! Non ti reggi in
piedi…” sono furente. Perché quello stupido deve sempre pensare che qualsiasi
semplice attenzione possa costituire un pericolo per la sua indipendenza?
Ci facciamo
la doccia rapidamente. Mi rendo subito conto che il volpacchiotto trema dal freddo
anche sotto il getto d’acqua calda. Gli occhi, poi, gli lacrimano, e uno
starnuto si succede ad un altro. Appena riesco ad infilarmi l’accappatoio, mi
avvicino, avvolgendolo in un’altra spugna asciutta. Faccio finta di non notare
la sua occhiata dura, e continuo a strofinarlo sulla schiena per farlo
scaldare. Piano piano sento diminuire e poi cessare quei brividi che gli
scuotono il corpo… ora sembra non soffrire più come prima… Lo aiuto poi con la
maglietta e la felpa pesante, poi gli passo i jeans.
“Etciù!”
“Benissimo…
LUI STA BENISSIMO…” scandisco ironicamente ai nostri compagni di squadra che
stanno seguendo le nostre manovre: “Potrebbe morire qui davanti a noi e
continuerebbe sempre a dire di stare benissimo!”
Mi giro di
nuovo verso quella testa dura:
“Kitsune,
sei davvero un baka!”
Mi vesto e
lo trascino verso casa, ben imbacuccato con giaccone e sciarpa.
“Smettila
di fare la mamma, scimmia… non lo sopporto!” sbotta Rukawa quando siamo soli.
“Non me ne
frega un cazzo! Stavi male, e hai fatto finta di niente… adesso ti toccherà
stare a casa due settimane… pensi che Anzai ti permetterà di giocare con la
febbre?!” mi piace cercare di spaventarlo, cosa che, fra l’altro, non mi riesce
mai, ma lo faccio solo perché odio quel suo atteggiamento da ‘io non ho bisogno
di nessuno, nessuno si permetta di dirmi cosa devo fare’…
Ogni volta
che mostro preoccupazione per lui, che cerco di dargli dei saggi consigli da
Tensai, vengo costantemente snobbato, come se le mie parole fossero davvero
farneticazioni di un do’aho!
Erano
giorni che gli dicevo di coprirsi, di non andare ad allenarsi nel parco con
questo freddo, e lui niente: mi guardava come si guarda qualcuno che ci sta
parlando in una lingua sconosciuta, scuoteva la testa e usciva… e adesso si
trova in queste condizioni… peggio per lui!
Mentre la
rabbia sta ingigantendo nella mia testa, sento il braccio di Kaede passarmi
intorno alla vita, e la sua testa appoggiarsi sulla mia spalla…
“Hana, non
ce la faccio… mi si piegano le ginocchia…”
E’ la prima
volta che mi sento chiedere aiuto dalla Kitsune… se non fosse per il fatto che
deve stare davvero male, perché altrimenti non lo farebbe mai, mi sentirei
quasi contento. Finalmente il principe dei ghiacci sta cominciando a capire chi
è la parte ‘forte’ della coppia, anche fuori dal letto!
“Ti aiuto
io, amore…” gli bisbiglio dolcemente. So bene che non gli piacciono queste
manifestazioni di affetto, però adesso le deve accettare… non può sottrarsi.
Arriviamo a
casa dopo poco. Appena entrati, mi lascia per sdraiarsi sul divano.
Ho freddo, moltissimo freddo, e nello stesso
tempo mi sento bruciare... e non riesco a smettere di starnutire, ogni volta
gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Sakuragi si sta avviando verso la cucina,
probabilmente per mettere a bollire dell’acqua per un tè caldo… ecco, adesso
sta ritornando… mi sta coprendo con un plaid…
“Hai ancora freddo?” sento le sue parole come se
mi arrivassero dopo aver attraversato strati e strati di ovatta.
Non riesco a rispondere, a parlare. Mi brucia la
gola, ma non posso trattenere l’ennesimo starnuto.
“Etciù… ETCIU’!”
“Forse è il caso che tu vada a letto… poi ti
porterò qualcosa da mangiare…”
So che il rossino sta facendo di tutto per
prendersi cura di me, ma io non voglio, sono sicuro di potermela cavare anche
da solo…
“Ti ho detto che s-s-sto E-etciù! s-sto bene…”
“BAKA!!! Guarda che comincio a perdere la
pazienza!” come al solito, la scimmia rossa non demorde, anzi, mi si sta
avvicinando e mi aiuta ad alzarmi.
“Ce la fai a camminare? Vuoi che ti porti su in
braccio?”
Gli rivolgo uno sguardo inceneritore, e,
fortunatamente, lui sembra capire che non mi ha proposto una buona idea, eppure
insiste per circondarmi la vita con le braccia e per sostenermi durante tutto
il tragitto.
Una volta che riesce a farmi sedere sul letto,
comincia a svestirmi… tremo, sento un freddo che sembra infiltrarsi tra le
ossa, e mi accorgo subito che non sono sfuggiti neanche a lui i brividi che
tornano a scuotermi. Questo fa sì che si sbrighi a coprirmi con il pigiama pesante.
“Sei fortunato a stare male…” sento che lo
stupido do’aho sfodera un tono malizioso “…altrimenti…” e mi abbraccia stretto.
“Non fare l’hentai!” riesco a sibilargli.
Sakuragi continua a guardarmi con quel sorriso
ebete stampato sulle labbra, ma fortunatamente, dopo un po’, sembra tornare con
i piedi per terra…
Mi copre per bene con la trapunta, e di nuovo mi
passa il dorso della mano sulla fronte:
“Scotti ancora”.
“La vuoi smettere? Sto bene!” mi sembra di
ringhiare come un cane rabbioso.
Lui si limita a scuotere la testa, probabilmente
ritiene di avere a che fare con i capricci di un bambino di tre anni. Poi mi
lascia per tornare al piano di sotto... ha annunciato di volermi preparare
qualcosa da mangiare, una minestra calda, un po’ di tè… e poi vuole cercare
qualche medicina, ma sarà inutile: so benissimo che in questa casa al massimo
riuscirà a trovare qualche aspirina…
Ah, finalmente non soffro più il freddo, ma si
sento stanco, con le ossa indolenzite… mi lascio cullare dal rumore del vento
che soffia forte, stanotte….
E’ sempre
bello osservare questo volto rilassato, la perfezione di questi tratti mi
stupisce ogni volta… Appoggio il vassoio sul lato libero del letto, poi mi
siedo sul bordo, dalla parte di Kaede: mi sembra che abbia un colorito meno acceso,
e che il respiro sia più regolare, sebbene sempre un po’ affannoso.
Lo scuoto
delicatamente, poi mi chino a poggiargli un bacio sulla fronte…
“Hana…”
mormora, ancora combattuto tra la veglia e il sonno.
“Ti ho
portato la cena, ti farà bene qualcosa di caldo…”
“Non ho
fame” il suo tono è di nuovo categorico, come sempre.
“E invece
mangerai, ti servirà per tornare in forze… io intanto vado a prepararti un
spremuta d’arancia..” stavolta il genio non accetta obiezioni!
Ecco, se ne è andato di nuovo…
Cerco di puntellarmi sui gomiti, per tirarmi a
sedere sul letto. Guardo il vassoio, e sorrido impercettibilmente scuotendo la
testa: quella scimmia rossa si deve essere davvero preoccupata, cosa farei
senza di lui? Cerco di non pensare a quei lunghi anni in cui dovevo affrontare
qualsiasi cosa da solo…
Assaggio una cucchiaiata di minestra, e per poco
non sputo tutto per terra… ma che è questo schifo? No! Il do’aho deve aver
messo lo zucchero al posto del sale…
“Allora, non hai ancora finito di mangiare?” l’impiastro
è già tornato, stringendo tra le mani un enorme bicchiere colmo di spremuta
fresca “Mangia o si raffredderà tutto…”
Lo farei provare a lui, quest’intruglio
disgustoso… sono mesi e mesi che viviamo insieme e ancora confonde il barattolo
del sale con quello dello zucchero! Eppure non dico niente, anzi, stoicamente,
comincio a portarmi alla bocca un cucchiaio dopo l’altro…
“Brava Kitsune… adesso sicuramente starai
meglio!”
Il mio stomaco protesta ad ogni nuovo ‘arrivo’,
ma so che il mio viso rimane impassibile… non so neanche io perché stia facendo
questo sforzo, mi sembra però che sia giusto. Hanamichi ha cercato di aiutarmi
e io non voglio ferirlo…
Mi immergo nuovamente nel letto.
“Ho sonno…” mormoro, mentre la testa ricomincia a
dolermi.
“Dormi… porto giù la roba, poi ti raggiungo…” mi
accarezza la fronte calda e mi posa un bacio tra i capelli, poi aggiunge
dolcemente:
“Non farmi scherzi, Kitsune… non voglio più
vederti in questo stato!”
Sorrido, ma solo quando sono sicuro che non possa
vedermi.
Stamattina Kaede non sembra stare meglio, anzi...
Sono
piuttosto preoccupato: speravo che una notte al caldo, un concentrato di
vitamine e le mie cure e attenzioni potessero essere sufficienti a farlo guarire,
e invece…
Gli occhi
sono ancora lucidi e fatica a respirare. Ho deciso di non andare a scuola: come
posso lasciarlo solo in queste condizioni?
“Stamattina
farò venire mia madre… lei sicuramente potrà aiutarci” gli mormoro piano.
“Non ce ne
è alcun bisogno… io STO bene…”
E’ inutile,
sembra un disco rotto…
“NO,
tu-non-stai-bene!” gli scandisco lentamente e chiaramente.
Si gira
dall’altra parte… sta soffocando l’ennesimo starnuto.
“Ede,
dovrai solo passare qualche giorno a letto… non mi sembra niente di grave! Se
hai paura di perdere l’allenamento, ricordati che ti darò ripetizioni… anche
per tutta la notte se vuoi!”
Il mio
tentativo di essere spiritoso cade nel vuoto.
Mi sporgo
su di lui, abbracciandolo e aderendo con il mio torace alla sua schiena.
“Che pensi
di fare, do’aho?!” ma si è girato, e lo sguardo che fissa nei miei occhi non è
certo arrabbiato.
“Ti amo,
volpaccia…” lo bacio dolcemente, e lui si lascia andare, arrendendosi al mio
attacco romantico-passionale. Se non sapessi che non sta per niente bene, la
situazione sarebbe già irrimediabile, ma il Tensai sa mostrare un grande
autocontrollo…
“Cos’è, non
ce la fai?” mi canzona lui, continuando ad accarezzarmi la schiena con le sue
dita sottili.
Meglio che
mi allontani… la sua bocca socchiusa è così invitante, la pelle così morbida…
Però mi è
venuta un’idea… non sono sicuro che sia quella giusta, nel senso… con me
funzionerebbe di sicuro, ma con lui?
“Non posso farlo finché stai male… mi sembrerebbe di
approfittarmi della tua malattia… Penso che dovremo astenerci finché non sarai
guarito” dico, sperando fra me e me che questo possa spronarlo a curarsi.
“Credo che
questa situazione farà soffrire più te di me, do’aho…” replica acidamente.
Purtroppo
ha ragione, e io arrossisco…, possibile che stia sempre zitto e poi, quando
parla, debba essere così pungente?
In ogni
caso, proprio in extremis, accetta l’intervento di mia madre.
Ogni tanto
mi viene da pensare che la mia cara mammina voglia bene più a questa volpaccia
che a me, infatti appena le telefono si precipita da noi.
“Perché
diavolo non mi hai chiamato prima, Hanamichi! Sei davvero un do’aho…” esplode
la mia affettuosa genitrice appena constatate le condizioni di Kaede, e non
posso evitare di notare che quella Kitsune mi rivolge un rapido sguardo
sollevando un sopracciglio… poi, appena lei scompare in cucina, sicura di
potergli preparare qualcosa di taumaturgico, ne approfitta per dirmi:
“Scimmia,
allora anche tua madre sa che sei un do’aho! Beh, l’evidenza…” fortunatamente
la sua cattiveria viene sommersa da un’ondata di starnuti che lo lasciano quasi
senza forze.
Gioirei,
gioirei molto, se non fosse che capisco che sta soffrendo…
Mia madre
ha stabilito che la Kitsune non potrà lasciare quel letto per almeno una
settimana.
Temevo che
Kaede se ne uscisse con qualche rimostranza delle sue, ma sembra proprio che le
battute acide le riservi solo a me… A
malincuore, molto a malincuore, ma ha acconsentito a fare quello che lei gli ha
raccomandato…
Il
pomeriggio ho deciso di saltare anche gli allenamenti. Quando lui lo capisce,
però, si arrabbia moltissimo. Mi spavento a vedere quel viso arrossato, gli
occhi lucidi e spalancati, quel corpo debilitato teso mentre con voce adirata
mi ingiunge di darmi una mossa e raggiungere la squadra. Certo, per lui non c’è
niente più importante del basket, e non può capire che invece, per me, la cosa
più importante è solo lui… mi sembra di averglielo già detto tante volte,
eppure continua a trascurare le mie parole…
Comunque
alla fine faccio quello che mi dice, anche se in realtà sono preoccupato dal
fatto che rimanga solo…
Accidenti,
mi ero quasi dimenticato dell’arrivo del nuovo compagno di squadra! Quando
entro nello spogliatoio, gli altri non stanno parlando d’altro, ma poi, quando
capiscono che la Kitsune non c’è, tutto l’interesse si trasferisce sulle sue
condizioni, e non smettono di chiedermi se mangia, se dorme, se sta prendendo
delle medicine...
Spiego loro
che sta male, che probabilmente salterà gli allenamenti per una settimana… gli
sguardi sono preoccupati, e io li capisco. Il campionato è alle porte, e non
possiamo cominciarlo senza di lui.
Entriamo in
campo, siamo tutti schierati quando il signor Anzai comincia a parlarci.
Gunami
arriverà a breve… siate gentili e disponibili… niente primedonne… bla bla bla…
Io mi sto
chiedendo se non sia il caso di fare una telefonata a Kaede, per sapere se sta
andando tutto bene, continuo ad essere preoccupato….
Eccolo qui
il mio avversario per il ruolo di ala grande. A prima vista sembra un po’ più
alto di me, ed è anche molto muscoloso. Il viso ha dei tratti particolari, non
è bello, assolutamente! però colpisce: è un viso segnato… con occhi scuri,
quasi neri, che ci scrutano inquisitori…
Ammetto
che, se non fossi il grande Tensai, quel ragazzo mi metterebbe un po’ di
inquietudine: sembra odiarci tutti.
Ci
presentiamo, lui bofonchia svogliatamente qualcosa di incomprensibile, poi si
spoglia e segue l’allenatore per i primi test.
Sono
davvero un genio, passo Mitsui sotto canestro e segno! Lui è rimasto fermo, come
imbambolato… ormai sono davvero l’unico e grande genio del basket mondiale!!!
“Commosso
dalla mia bravura, eh?!” ghigno soddisfatto sotto il muso di quell’ex teppista…
“Sta’
zitto, scimmia!”
Così mi
accorgo che quel demente si è fermato perché tutto preso dall’uno contro uno
che Gunami e Akagi stanno disputando sotto il canestro opposto.
Decido di
degnarmi di dare un’occhiata alla nostra new entry…
Ok, non è
proprio l’ala grande più scarsa di tutti i tempi, però non è poi tutto questo
granché… accidenti! Slam Dunk! Non è possibile… il gorillone è rimasto fermo
come un ebete!
Questo
nuovo tizio non sembra neanche rendersi conto di quello che ha fatto, neanche
un piccolo moto di gioia… sta lì, incurante dei nostri sguardi, tutto preso dai
lacci della propria scarpa…
“Ehi,
pivello!” mi avvicino a lui con aria minacciosa… mica penserà che stiamo tutti
ai suoi piedi? “Confrontati con me se ne hai il coraggio!” lo sfido.
“Togliti
dalle palle, scarafaggio” mi risponde con un tono prepotente.
“Senti
bello” è Mitsui a parlare “Sakuragi è indubbiamente una scimmia rossa, ma
questo lo possiamo dire noi, non tu… vedi di calmare i toni!”
Accidenti,
quando emerge l’anima del teppista, Mitsui fa quasi paura!
Quello lo
guarda e sogghigna:
“C’è pure
mamma chioccia, qua dentro?”
L’atmosfera
comincia a scaldarsi… e io ne sono contento, ho davvero voglia di menare un po’
le mani…
Invece, a
rompere le uova nel paniere, intervengono Anzai e Ayako:
“Basta
ragazzi…” dice sorridendo l’amabile vecchietto, mentre le sventagliate della
manager si distribuiscono uniformemente su tutti noi…
In ogni
caso non riesco a trattenere uno sguardo di sfida all’indirizzo di
quell’energumeno, cogliendo nei suoi occhi una espressione di odio puro.
Bah,
stavolta lascio perdere, non voglio amareggiarmi la giornata, e poi ho tanta
voglia di tornare a casa, per vedere come sta il mio volpacchiotto!
Sebbene
fuori sia buio da parecchio, in casa le luci sono tutte spente. Non leggo
neanche il biglietto che mia madre ha lasciato sul tavolo della cucina, invece
volo al piano di sopra per vedere Kaede.
Sta
dormendo, che novità! Mi siedo accanto a lui e cerco di ascoltare il suo
respiro… lo sento ancora difficoltoso, affannato… mi fa impressione quel sibilo
che sembra uscirgli dal petto.
Sul
comodino ci sono delle medicine, probabilmente deve prendere qualcosa… faccio
la strada a ritroso, ovviamente dopo avergli depositato un bacio sulla fronte,
e scendo a recuperare il foglio di mia madre.
Da brava
infermiera, mi ha scritto tutto quello che deve prendere, quando e le quantità…
per fortuna che c’è la mia mamma!
Comincio
anche ad avviare qualcosa per la cena… meglio portarsi avanti il lavoro, finché
la Kitsune dorme, perché so che dopo sarà impossibile per me allontanarmi da
lui.
Gli preparo
un buon brodo di miso… prendo il sale dalla credenza, ma fortunatamente mi
accorgo in tempo di aver sbagliato, e che quello è lo zucchero… per fortuna che
sono un Tensai, altrimenti… povero cucciolo! Chissà come si sarebbe lamentato!
Preparo il
vassoio e salgo su…
Sta ancora
dormendo, la mia volpe non si smentisce mai!
“Ede? Ede!”
lo chiamo urlando ‘a voce bassa’. Un po’ mi dispiace svegliarlo…
“Do’aho…”
apre gli occhi, che sono lucidi e assonnati come quelli di un bambino, e
luminosi mentre si fissano nei miei.
“Ti ho
portato la cena…”
Mi accorgo
che guarda la minestra con sospetto, gli chiedo che cosa abbia, ma lui scuote
la testa e comincia a mangiare. I suoi tratti si distendono… è ovvio! Il Tensai
è lo chef migliore dell’universo!
“Come ti
senti? Stai meglio?” chiedo preoccupato.
“Davvero è
più forte di te fare la mamma chioccia, eh?!” mi risponde scontroso. Eppure io
so che non gli dà fastidio che io mostri i miei sentimenti per lui…
Improvvisamente
le sue parole mi fanno ricordare lo scorfano disgustoso che si è unito alla
nostra squadra, e la mia espressione deve cambiare di conseguenza, perché il
volpino mi chiede cosa mi prenda..
“E’
arrivata la nuova ala grande…” ringhio tra i denti.
Per un
istante non mi dice niente, ma poi, dopo avermi accarezzato la guancia con la
mano sottile, mi sussurra:
“Cos’è
successo?”
Non mi
trattengo, e gli racconto tutto, ogni particolare. Peccato che le sue domande
riguardino solo il gioco di quell’essere scorfanoso, e non, invece, il suo
insopportabile comportamento…
“Ma hai
capito o no che mi ha chiamato scarafaggio?!”
E’ il primo
sorriso che gli vedo fare in questi due giorni…
“Sbaglio o
tu lo hai chiamato pivello?!” mi fa notare.
“Che
c’entra, è normale per me chiamare un nuovo arrivato ‘pivello’… non è mica
offensivo!”
“Già, non
capisco perché ti arrabbiavi tanto quando ti chiamavo ‘do’aho’…” mi risponde
lui.
Io mi
inalbero… che razza di paragone stupido! Fra noi c’era un rapporto
completamente diverso… e poi non sono così sicuro che mi dispiacesse tanto
essere chiamato così da lui…
Il mio
sguardo deve essere stato attraversato da un lampo di malizia, perché vedo che
la Kitsune allunga le braccia verso di me, fino a catturare le mie mani nelle
sue. Poi mi sorride, quel suo sorriso impercettibile che solo io so distinguere.
Mi chino a
baciarlo… improvvisamente non ci sono più il basket, quello scorfano della
nuova ala grande, tutto quello che ci circonda… siamo solo io e lui, e mi
piace…
“Sto male,
oggi non hai paura di approfittarti di me?!” il suo tono divertito e beffardo
mi fa tornare in me… non gliela darò vinta!
“Hai
ragione, volpe… dovremo interromperci qui” poi, per evitare la tentazione di
tornare sulle mie parole, afferro il vassoio e lo porto in cucina. Mi tremano
le gambe… penso che questa situazione non mi stia facendo per niente bene…
I giorni
passano, alternando miglioramenti e peggioramenti.
Io continuo
a dividermi tra il capezzale di Rukawa, la scuola e gli allenamenti.
Kaede a
volte sembra stare molto meglio, e allora diventa difficile trattenerlo a letto,
oppure impedirgli di prendere il pallone e cercare di mimare i movimenti del
basket, ma poi seguono le ricadute, con notti insonni a causa della difficoltà
a respirare…
A scuola le
cose certamente non migliorano: a parte che sia io sia i miei insegnati
riteniamo del tutto superflua la mia presenza, non riesco a fare altro che
pensare alla mia volpaccia, e, appena ho un momento libero, corro a chiamarlo
al telefono.
E poi ci
sono gli allenamenti…
La presenza
di Yamoto Gunami è ogni giorno più irritante: Akagi e il signor Anzai non fanno
che sottoporre il giocatore-scorfano a prove ed esami, e lui riesce sempre a
stupirli. Possiede, effettivamente, dei colpi non male, ma se l’individualismo
è stato rimproverato a Rukawa, cosa si dovrebbe dire a questo demente
presuntuoso che fa di tutto per risolvere le situazioni da solo, senza mai
ringraziare i compagni, anzi disprezzandoci apertamente e scuotendo la testa
con disgusto quando non lo serviamo come desidera?
Comincio
davvero ad odiarlo, un odio che non ha ovviamente niente a che vedere con
quello, totalmente fasullo, che avevo mostrato i primi mesi con Kaede, ma è un
sentimento, invece, che mi fa desiderare di non doverlo neanche vedere, poiché
solo questo basta a farmi prudere le mani…
E purtroppo
più volte siamo arrivati a colpirci…
Sebbene
Yamoto faccia finta di non vedermi neanche, probabilmente per sottolineare la
scarsa considerazione, e aggiungo l’invidia, l’ammirazione, la gelosia, per
l’unico e solo Genio del basket mondiale, ci sono stati tra noi degli scontri
in campo così violenti e scorretti che il ricorso all’uso dei pugni è sembrato
inevitabile per chiarire le cose…
Il nuovo
arrivato ha mostrato di cavarsela, e forse la sua fama di teppista non è del
tutto immeritata, ma noto nei suoi colpi una violenza ed una volontà di far
male inusuali per risse tra compagni di squadra…
Miyagi e
Kogure a cui è capitato di assistere a questi scontri, e che pure sono stati
testimoni di innumerevoli battaglie avvenute nella nostra palestra, si sono
sentiti in dovere di fare delle rimostranze, anche con l’allenatore, ma non si
può certo dire che abbiano ricevuto delle rassicurazioni che possano
tranquillizzare su quella che sarà la nostra futura convivenza…
Seconda parte
“Sakuragi!
Vuoi darti una mossa… ho detto venti giri di campo, non due!” mi intima Akagi,
minaccioso.
Tocca
sempre e solo a me scontare i litigi che avvengono abitualmente con Miyagi e
Mitsui… non è giusto!
Kogure mi
si affianca, sempre sorridente.
“Perché
corri anche tu, quattr’occhi?!” non posso fare a meno di chiedergli, stupito.
Il
vice-capitano assume una delle sue espressioni un po’ dolci e un po’
imbarazzate:
“Non mi
andava di vederti faticare da solo, mentre tutti gli altri stanno provando gli
schemi…”
Noto che
Mitsui, che sta osservando la scena da lontano, non può fare a meno di
sorridere cogliendo la dolcezza del gesto del suo Kimi-kun…
Mi volto
subito dall’altra parte… sto rischiando un attacco di diabete.
“Come sta
Rukawa?” mi sussurra ancora il quattr’occhi.
Credo di
arrossire, ma sorrido istantaneamente nel sentire il nome del mio
volpacchiotto. Poi, però, divento più serio:
“A volte
meglio, altre peggio…”
“Immagino
che gli allenamenti gli manchino…”
“Beh, sì…”
non posso trattenermi dal ridacchiare “Diventa sempre più difficile evitare che
si prepari per venire a dimostrarci quanto è bravo…”
Ridiamo
tutti e due. La patologicità della passione del moretto per il basket è cosa
ben nota a tutti…
“Partita!”
urla Akagi dal centro del campo, guardandoci con cipiglio.
Vengono
organizzate le squadre. Ovviamente io e Yamoto giochiamo da avversari, e con il
campionato ormai imminentissimo, ogni sfida tra di noi ha il sapore di un esame
per vedere chi sia più affidabile per le partite importanti.
Ormai
giochiamo da quasi mezz’ora. La mia squadra, la squadra dei titolari, anche se
titolari per modo di dire, visto che è comunque una sfida quattro contro
quattro, fatica contro quella delle riserve, spronata dal gioco di Yamoto e
dagli schemi chiamati da Kogure.
Durante un
litigio con Mitsui sulla responsabilità di una palla persa che ci è costata il
pareggio degli ‘scarti’, come affettuosamente ho ribattezzato gli avversari, mi
accorgo dello strano comportamento di Yamoto…
Quel
deficiente ha fissato lo sguardo sulle tribune, in questi giorni semivuote,
vista la latitanza del club delle ammiratrici di Rukawa per l’assenza del loro
idolo, e sembra non riuscire a distogliere gli occhi da quello che ha davanti.
Per la prima volta espressioni di un sentimento che certo non è né odio né
disprezzo, si dipingono su quel volto… sembra davvero trasfigurato…
Cerco di
seguire quello strano sguardo imbambolato, ma non vedo niente, noto che anche
Miyagi sta osservando la scena, e colgo una espressione di autentico sgomento
sul suo volto…
Non sono riuscito a resistere. Tutti questi
giorni lontano dal campo di basket mi stavano uccidendo. Eppure so di non poter
giocare, non posso certo rischiare di prendere freddo dopo aver sudato, e
compromettere così definitivamente la mia partecipazione ai campionati
nazionali…
E così sono giunto ad un compromesso: ho deciso
di andare agli allenamenti per recuperare quella testa matta di Sakuragi per
poi andare a mangiare qualcosa insieme, visto che, fra le altre cose, mi sono
anche stufato delle ‘meravigliose’ minestrine del mitico tensai…
E così mi sono vestito ed ho raggiunto la
palestra.
Considerando quanto poco tempo manchi alla prima
gara del campionato, non ho voglia di interrompere l’allenamento dei miei
compagni, cosa che accadrebbe inevitabilmente se mi facessi vedere, e quindi
decido di sedermi sulle tribune e di guardare da lontano come stanno andando le
cose.
La scimmia è sempre il più entusiasta di tutti, e
non la smette di attaccar briga con Mitsui e Miyagi, mentre Akagi, come al
solito, cerca di sedare le risse.
E poi vedo il nuovo arrivo. Certo, è alto, e
questo nel basket è indubbiamente un vantaggio, però bisogna aspettare di
vedere come se la cava sotto canestro per poter giudicare.
Si stanno ancora riscaldando, ma, sebbene
lontano, non posso non accorgermi di come il nuovo giocatore stia molto per
conto proprio, e, anzi, di come tratti con disprezzo chiunque gli si avvicini.
Per un momento mi chiedo se quello sia stato
anche il mio atteggiamento, almeno fino a pochi mesi fa…
Spero vivamente di no, poiché io non ho mai
voluto umiliare o disprezzare i compagni di squadra, semplicemente era più
facile confrontarsi con una palla da basket che con dei ragazzi che conoscevo
poco, e poi, sì…mi piaceva stare da solo…
Sorrido di me stesso: per me tutto questo è
ovvio, ma come posso dare sempre per scontato che gli altri comprendano che
dietro la freddezza del mio
comportamento si nasconda solo un carattere chiuso?
Spesso mi
chiamano ‘nanerottolo’, ma sono abbastanza alto per riuscire a vedere dove è
rivolto lo sguardo di Yamoto… indubbiamente sta fissando il volto di Rukawa… e,
se sono ancora in grado di leggere le espressioni sul volto di una persona,
tutto questo non porterà a niente di buono…
Improvvisamente
il nuovo compagno si gira verso di me. Fa un segno con la testa verso le
tribune e sibila:
“Chi è?”
Solo due
parole, eppure comincio a sudare freddo…
“Lascialo
stare…” trovo il coraggio di mormorare.
Ma Yamoto
non sembra il tipo da accettare consigli non richiesti… Mi afferra per la
canottiera, quasi sollevandomi dal terreno..
“Ti-ho-chiesto-chi-è”
scandisce con tono minaccioso.
La
situazione si sta facendo pesante… riesco a gettare uno sguardo implorante agli
altri compagni, ma questi non fanno caso a me, ancora presi dal litigio tra la
scimmia e Mitsui.
“Ru-Rukawa…”
bisbiglio con un filo di voce.
“L’ala
piccola?!” stavolta il suo tono ha una nota di sorpresa…
“Lascialo
stare…” ripeto ancora in un sussurro.
Finalmente
Yamoto sembra concentrare l’attenzione su di me…
“Che
diavolo vuoi dire?”
Come fare a
spiegargli che Rukawa è off limit per tutti, che sta con il rossino, che una
qualsiasi intromissione scatenerà una bufera? Come dirgli che quello sguardo
che ha fissato su Kaede è più forte di qualsiasi parola… che è chiaro che il
moretto lo ha colpito in ‘quel’ senso?
Yamoto
Gunami non sembra il tipo da accogliere bene un simile discorso…
“Che
diavolo vuoi dire?” ripete quella voce, con un tono ancora più duro.
“Kaede
Rukawa è caccia riservata…” come cazzo mi è venuta in mente una frase così
idiota?
Ma lui
sorride, come se la melodrammaticità della mia affermazione lo lasciasse del
tutto indifferente.
“Pensi che
la cosa possa toccarmi?”
Meglio
essere chiari, sebbene non sia poi così sicuro che sia la cosa giusta…
“Può non
toccare te, ma è meglio non far arrabbiare Sakuragi…”
Gli occhi
di Yamoto per una frazione di secondo si allargano, tradendo stupore ed
incredulità…
Posso
vedere il suo sguardo portarsi su Sakuragi, che continua ad agitarsi in mezzo
al campo, e poi tornare sul moretto, ancora seduto ad osservare la scena. Il
mezzo sorriso che segue non ha niente di raccomandabile…
“Non credo
di avere problemi a battere quella scimmia, dentro e fuori dal campo…” mormora
più a sé stesso che a me, che lo guardo attonito….
Finalmente
la partita è ripresa. La squadra delle riserve sembra trasfigurata: Yamoto
Gunami, che già nella prima parte non è stato proprio malvagio, non si lascia
sfuggire nessuna occasione per cercare di mettermi in difficoltà, sebbene è
inutile dire che non ci riuscirà mai!
Noto che
Ryota continua ad avere uno sguardo strano, ma decido di non farci troppo caso,
dopo gli chiederò cosa abbia, adesso è il momento di spuntarla su quel
presuntuoso…
Proprio nell’ultima
azione della partita, l’azione che può dare la vittoria all’una o all’altra
squadra, visto che ci troviamo in parità, c’è uno scontro sotto canestro. Sono
riuscito a smarcarmi e sto per saltare ed insaccare il punto della vittoria,
quando Yamoto fa blocco, commettendo un fallo cattivo quanto inutile…
L’entrata,
infatti, è stata davvero dura, ed è di quelle che possono stroncare la carriera
di un giocatore…
Cado a
terra dolorante, premendomi le mani sulla caviglia e lanciando un urlo…
Tutti i compagni
mi sono accanto in un istante, mentre un silenzio irreale scende nella
palestra…
Solo il
responsabile dell’infortunio sembra conservare la propria aria impassibile.
“Scimmia…
stai bene?” Mitsui cerca di essere burbero come al solito, ma dalla sua voce
traspare la preoccupazione… per me!
“Portiamolo
in infermeria…” suggerisce invece Kogure, rivolgendomi un sorriso di conforto,
mentre Akagi si consulta con Anzai…
In tutto quel trambusto, nessuno si accorge del
mio arrivo dalle gradinate.
Solo Yamoto mi sta osservando mentre scatto in
piedi in piedi all’urlo della scimmia rossa, poi mentre scendo verso il campo,
e anche ora il suo sguardo mi resta attaccato mentre mi faccio largo tra i
compagni, avvicinandomi a Sakuragi e inginocchiandomi al suo fianco:
“Cosa è successo? Ti fa male?” il mio tono è
calmo, ma sono sicuro che il mio sguardo deve essere attraversato da lampi di
inquietudine.
“…Ede… CHE CI FAI TU QUI?! Dovevi stare a letto a
riposare!!!” il rossino cerca di tirarsi su a sedere, per potermi rimproverare
più comodamente.
Purtroppo il movimento è troppo brusco, e una
nuova smorfia di dolore gli si disegna sul viso.
“Sta’ buono” gli ingiungo “Adesso ti portiamo in
infermeria… ce la fai ad alzarti, se ti aiuto?”
Lui borbotta qualcosa di incomprensibile, ma mi
passa il braccio intorno al collo, e, sostenuto dal mio, che gli cinge la vita,
riesce a tirarsi su.
Prima di prendere la via degli spogliatoi, si
volta però verso colui che lo ha buttato a terra:
“Con te poi facciamo i conti, stronzo!” minaccia
furente, poi mi si rivolge di nuovo, continuando a borbottare tra i denti:
“Non dovevi venire… anche ieri sei stato male…”.
“La vuoi piantare, do’aho? Adesso sei tu che stai
male…” sto cominciando a spazientirmi…
“IO STO BENE!” urla trapanandomi un timpano.
“Chissà perché mi sembra una frase già sentita…”
interviene Mitsui ironico “Per fortuna che vi siete trovati…”
Solo Ryota continua a stare in silenzio. Con la
coda dell’occhio vedo che tiene sotto controllo la palestra, in cui il solo
Yamoto Gunami continua ad allenarsi.
Ayako mette il ghiaccio e fa la fasciatura, ben
stretta:
“Sono quasi sicura che non sia niente, Sakuragi.
Uno o due giorni a riposo e sei come nuovo…”
“Uno o due giorni?”
So a cosa sta pensando, il mio dohao: tra tre
giorni avremo la prima partita del campionato nazionale.
“Non se ne parla proprio!” sbotta.
Il mio sguardo gelido si posa su di lui:
“Tu farai esattamente quello che ti dirà il
medico, do’aho… Pensi di aver capito?!” il mio tono non ammette repliche, e
questo è chiaro a tutti, anche a lui…
Mentre Ayako chiama un taxi per far
riaccompagnare Sakuragi a casa, torno in palestra.
Per un istante rimango a guardare lo schema di
attacco di Yamoto, poi, nonostante non sia in tenuta sportiva, entro nel campo
e mi avvicino.
“Una sfida, Rukawa?” la voce di Gunami mi
raggiunge beffarda ed invitante allo stesso tempo.
Mi stupisce che sappia già chi sono, ma non mi do
la pena di rispondere, semplicemente mi faccio sotto, gli sottraggo la palla
quasi senza che se ne accorga, e insacco un tiro da tre, come se non fosse
niente di speciale.
“Non male, ma potremmo fare una partita vera…”
Mitsui e Miyagi, tornati anche loro sul parquet,
ci guardano stupiti… Hanamichi mi ha detto che Yamoto non ha mai sfidato nessuno,
non ha mai considerato nessuno alla propria altezza…
Non rispondo neanche stavolta, ma mi avvicino,
ora non c’è neanche mezzo metro tra di noi… improvvisamente lascio partire un
diretto che lo coglie in pieno viso…
Il sorriso beffardo però non abbandona la bocca
di quel bastardo.
“Deve essere molto delicato, il tuo amico, per
crollare dopo un semplice blocco…” ironizza.
“Non mi piacciono i giocatori che giocano sporco”
la mia voce è tagliente.
“Non ti piacciono? Chissà che non riesca a farti
cambiare idea…” il tono malizioso con cui pronuncia queste parole mi colpisce
sgradevolmente, ma decido di far finta di non averlo colto.
“Prova ancora a fare un fallo del genere e non
sarai più in grado di giocare a Basket”
“Quello stupido non merita tutte queste attenzioni…”
replica con sufficienza.
“Ti ho avvisato, stai attento a quello che fai”
Il taxi è fermo fuori della porta della palestra.
Io e Sakuragi saliamo insieme.
Noto lo sguardo preoccupato che si scambiano
Mitsui e Miyagi… indubbiamente le cose non stanno andando al massimo, e con il
campionato alle porte questa non è certo una constatazione incoraggiante.
“Stai
meglio?” è incredibile, la nostra casa si è trasformata in una infermeria…
“Pensa a
te… non sono io ad avere una caviglia fuori uso…”
Perché quella
volpaccia non si limita a rispondere cortesemente? Rimango per qualche istante
in silenzio. Sto ripensando all’infortunio, al campionato nazionale, a Yamoto
Gunami…
“Secondo te
perché ha fatto un fallo così stupido?” chiedo lentamente.
Rukawa si
gira a guardarmi.
“Non lo so.
Era un fallo di gioco, cattivo ma un fallo di gioco…” mi risponde. Ma non pare
convinto.
“A me non è
sembrato… Certo, capisco che davanti alla mostruosa bravura dell’unico,
inimitabile, invincibile genio del basket mond…”
“Do’aho!”
il tono di Kaede è piuttosto spazientito, strano che si ostini a negare
l’evidenza….
“Guarda che
è così… Comunque è chiaro che era in gioco la posizione di titolare, e lui ha
dimostrato di volerla a tutti i costi…” ribadisco.
“Non credo
che sia così semplice..” mormora lui.
“Che cosa
vuoi dire?!” davvero non lo seguo… possono esserci altre spiegazioni?
“Non credo
che sia tipo da commettere un fallo così pericoloso solo per mettere fuori
gioco un avversario che potrebbe superare sul campo…”
“BAKA
KITSUNE!!! Come osi?!” urlo, davvero infuriato.
“Guarda che
non è un’offesa, io ritengo che tutti gli avversari si possano superare sul
campo, impegnandosi ed allenandosi… Penso che…”
“Cosa
diavolo pensi? Dormi tutto il giorno e adesso fai finta di poter pure pensare…”
indubbiamente non ho ancora digerito quella che ho tutto il diritto di ritenere
scarsa considerazione per la mia abilità…
“Secondo me
si è distratto ed è entrato fuori tempo…” Kaede sta parlando seriamente, che
effettivamente sia stata la sensazione che ha avuto assistendo all’episodio
dalle tribune?
“A sì?? E,
di grazia, cosa sarebbe riuscito a deconcentrarlo mentre si confrontava con
l’asso del Basket?”
“Non lo so”
rimane in silenzio per qualche secondo, poi aggiunge, ironicamente “…forse il
colore dei tuoi capelli…”
“Teme! Che
hai da dire contro i miei capelli?!” mi passo le mani nella capigliatura
ispida… “…belli i tuoi…” ma la voce mi tradisce, addolcendosi… mi hanno sempre
fatto impazzire i capelli di Rukawa, soprattutto sulla nuca, dove sono corti e
morbidi…
Non posso
fare a meno di sporgermi verso di lui, arrivando quasi a toccare quella bocca
morbida e sensuale con la mia…
“Do’aho,
stiamo entrambi male… non mi sembra proprio il caso…” il tono sarcastico di
quella volpaccia spelacchiata mi colpisce come una frustata… ma incasso la
ritorsione senza ritirarmi…
“Non faremo
niente di stancante, solo un bacio…” riesco a replicare, prima di catturargli
la boccaccia irriverente ed inopportuna…
Questi due
giorni li passiamo insieme. Mi fingo insofferente, come se mi pesasse dover
passare in casa tanto tempo, ma la vicinanza di Kaede e la sua preoccupazione,
che lui tenta di tenere celata ma che io riesco facilmente ad indovinare, mi
fanno sentire in paradiso… tanto che a volte mi trovo ad esagerare le smorfie
di dolore dovute alla caviglia… Ne esco però con la coscienza a posto: dopo
tutto, quando si vive con un iceberg, bisogna forzare lo scioglimento…
Però arriva
rapidamente il giorno del rientro, e purtroppo coincide con la vigilia del
primo incontro di campionato.
“Dove stai
andando?! Kitsune…”
Quel pezzo
di ghiaccio è già pronto e sta per uscire…
“Potresti
anche aspettarmi!” mi lamento.
La mia
volpaccia sbuffa:
“Se sei una
lumaca non capisco perché devo adeguarmi ai tuoi ritmi… E poi, se arriviamo un
po’ prima potremmo cominciare a fare qualche tiro…”
“Lo so, lo
so… vorresti confrontarti con il grande genio… ma io non ti lascerò vincere
solo per tirarti su di morale…” osservo scuotendo la testa con aria di
sufficienza.
“Sei proprio
un do’aho, con o senza caviglia dolorante!”
Se ne è
andato! Mi ha lasciato solo e se ne è andato in bicicletta…
“Grrrrrrrrrrrrrrrr,
un giorno di questi TI UCCIDO, BAKA KITSUNE!!!”
Arrivo in
palestra trafelato, e quello che vedo non mi piace per niente. Lo scorfano
umanoide si sta battendo con il MIO volpacchiotto, sì, anche io vorrei non
crederci, ma le cose stanno proprio così: se le stanno dando di santa ragione!
Mi sono appena finito di cambiare che comincio a
sentire i rimbalzi del pallone echeggiare nella palestra… mi domando chi possa
essere così presto, visto che il resto della squadra in genere non brilla per
puntualità…
Esco dallo spogliatoio e vedo il nuovo giocatore,
quell’indefinibile ex teppista ora ala grande, che si allena negli schemi di
attacco.
Non faccio niente per attirare la sua attenzione,
del resto i canestri sono due, possiamo portare avanti il nostro riscaldamento
senza disturbarci l’un l’altro…
“Ti ho visto su un tiro da tre… sei stato bravo.
Ma te la senti di confrontarti con me per una prova più… completa?”
Non so perché, ma sembra sempre che dietro le sue
parole si nascondano molti altri significati… come se vi siano celate allusioni
imbarazzanti…
“Mi vedrai giocare durante l’allenamento, insieme
agli altri” replico gelido.
“Scusami… ho saputo che sei stato male…” il tono
di Yamoto è evidentemente canzonatorio “…non vorrei che la nostra ‘signorina’
si rifacesse la bua…”
Mi sta provocando, niente più di questo. Sono
freddo abbastanza per rendermene conto… eppure sono stupito, è un atteggiamento
diverso da quello che ha mostrato pochi giorni fa…
Comincio a provare i tiri dalla lunetta.
Improvvisamente quello mi ruba il pallone dalle
mani, scattando per un terzo tempo.
“Bambolina, non vieni a riprenderlo?!”
Perché è dovuto arrivare questo sottosviluppato a
disturbare l’armonia della squadra? Ero così contento che la situazione nel
gruppo si fosse stabilizzata, che i rapporti si fossero stretti, e adesso mi
sembra di essere tornato indietro nel tempo…
“Mi stai seccando” duro, gelido, come sempre.
“Cos’è, quando non hai la balia con i capelli
rossi ti senti debole?”
Se fossi meno iceberg, penso che potrei avvampare
fino alle orecchie, invece riesco a mantenere il controllo… Questo stronzo sta
cominciando ad essere pesante…
“Che cazzo vuoi?!” sbotto.
“Voglio te…”
C’è un istante in cui lo stupore mi impedisce
anche di pensare… che accidenti ha detto? Non è possibile… ma questo momento di
sbandamento dura poco.
Mi avvicino a lui e faccio scattare un pugno che
si infrange contro i suoi denti.
“Non sapevo che fossi così suscettibile…”
mormora, asciugandosi con il dorso della mano il sangue che gli fuoriesce dal
labbro.
Ma non è finita, perché con un gancio lo colpisco
sotto il mento, facendolo finire a terra…
Ansimo leggermente, non mi capita spesso di
colpire per far male, eppure è quello che ho appena fatto. Desidero non vedere
mai più quella faccia irridente…
“Che bravo… ora mi hai dimostrato quanto sei
forte… vediamo se anche io riesco a farti capire qualcosa…” si rialza e mi si
avvicina lentamente.
Comincio ad indietreggiare, sebbene continui a
tenere la guardia alta… c’è qualcosa in quello sguardo che incute soggezione…
Lui adesso mi sta a pochi centimetri, e io mi
trovo spalle al muro…
Provo a far partire un altro pugno, ma quello
para e, anzi, mi blocca prima un braccio e poi l’altro… La forza che dimostra è
eccezionale. Certo io non sono una esile ragazzina, eppure non riesco a
sottrarmi a quella morsa… i polsi cominciano a dolermi in quella presa
violenta…
Yamoto mi alza le braccia, bloccandomele contro
il muro, all’altezza del viso…
“Di cosa stavamo parlando, dolcezza?” sorride, un
sorriso soddisfatto, insultante…
Mi si sta avvicinando, il viso è quasi sopra il
mio…
Faccio partire una ginocchiata fortissima che lo
colpisce in mezzo alle gambe…
E’ una mossa felice, perché Yamoto deve lasciare
la presa, piegato in due dal dolore. A questo punto decido che l’umiliazione
che ho subito non è ancora stata cancellata, così, nonostante il tentativo di
difesa da parte di quello schifoso, faccio partire il colpo del KO…
In questo momento entra Sakuragi…
“Kaede! Che
sta succedendo… ti ha fatto male?” lo spettacolo che ho davanti agli occhi è
terrificante. Quel viscido di Yamoto è piegato in due, mentre Kaede lo sta
colpendo con un pugno in pieno volto.
Come al
solito non riesco a trattenere l’agitazione…
“CHE
DIAVOLO GLI HAI FATTO?!” urlo poi all’indirizzo dello scorfano,
intenzionatissimo a finirla per sempre con quel bastardo.
“Arrivano i
nostri…” lo sento sussurrare ridacchiando, sebbene i tagli sul labbro debbano
dolergli come punture di mille spilli e l’inguine gli stia andando a fuoco.
“Abbiamo
già risolto, Hana. Non è il caso di perdere altro tempo…” Rukawa sembra voler
dimenticare il prima possibile tutto quello che è successo.
Ma io non
sono molto convinto che tutto si sia effettivamente risolto, anche se lo
sguardo serio di Kaede mi induce a non insistere… non posso però fare a meno di
notare i segni rossi che la mia Kitsune ha sui polsi… Che diavolo gli ha fatto
quel delinquente?!
“Sei
proprio sicuro di stare bene?” gli sussurro dolcemente.
Il mio
moretto accenna un sorriso:
“Tranquillo,
do’aho. Ora è tutto OK”.
Decido di
non insistere, ma terrò d’occhio quel bastardo, su questo non ci sono dubbi…
Domani giocheremo la prima partita. Siamo tutti
carichi, tesi al punto giusto. Vedo Akagi nervoso, ovviamente spera che questa
concentrazione si mantenga per tutto il torneo, ma è preoccupato. Non deve
essergli sfuggito che l’arrivo di Gunami Yamoto sta creando dei problemi.
Lo sorprendo più volte a scambiare occhiate
cariche di un significato che mi sfugge con Miyagi, per poi guardare me o il
nuovo giocatore.
Ad un certo punto mi accorgo che il suo sguardo
sta diventando davvero cupo, e mi domando cosa gli stia prendendo.
Mentre gli altri vanno a cambiarsi negli
spogliatoi, alla fine dell’allenamento, mi chiede di seguirlo nella stanza
della manager.
“Senti, arriverò subito al sodo… Ci sono dei
problemi tra te e Yamoto?” esordisce, entrando subito nel vivo.
“Problemi?” chiedo, facendo finta di non capire.
Non ho voglia di parlarne.
“Smettila, Rukawa… Oggi non ha fatto che starti
addosso, e ho notato che gli hai fatto dei falli che in genere non fai… C’è
qualcosa che dovrei sapere?”
Continuo a non rispondere.
“Domani comincia il campionato, non voglio che ci
sia qualcosa che possa turbare la serenità del gruppo… ci abbiamo messo tanto
per conquistarla…”
E’ un monologo, perché io continuo a tacere.
“Senti… non sopporto dover intervenire, ma da
qualcosa che mi è stato detto, mi è sembrato di capire che Yamoto non abbia
capito alcune cose, cose che riguardano te e la scimmia… Vuoi che gli parli
io?” mi rendo conto che sta facendo uno sforzo, e che più di questo non può
proprio fare.
“Ha capito benissimo… solo che non gli importa…”
finalmente ho tirato fuori la voce “Non fare niente, non intervenire… non
voglio che Hanamichi sappia niente… lo conosci, si infiammerebbe peggiorando la
situazione”
Ho parlato molto, ho cercato di spiegarmi.
Akagi mi guarda pensieroso…
“Sei sicuro che sia la strada giusta? Forse
chiarendo la situazione…”
“Sono sicuro” e il mio tono lo conferma.
Sono meno
do’aho di quanto gli altri possano pensare. Non mi è sfuggito che quel nuovo
teppista si comporta in modo strano… nel senso che si comporta sempre da
stronzo, ma ora ha anche un atteggiamento molto irritante nei confronti della
mia Kitsune…
Lo ho
osservato durante tutto l’allenamento, e mi sono accorto di come cerchi di
stare addosso al mio volpino, e anche di come questi si mostri anche scorretto,
a volte, pur di liberarsene.
Inoltre non
mi è ancora chiaro il motivo del litigio di prima, di quei segni sui polsi di
Kaede… E ho notato anche i borbottii del gorilla e del nanetto…
Sono
consapevole di non essere a conoscenza di qualcosa di importante.
Rukawa sta
rientrando negli spogliatoi, dopo aver avuto una conversazione con il
gorillone.
Mi accorgo
subito dello sguardo sprezzante con cui risponde alla lunga, insistita occhiata
di Yamoto…
Decido di
avvicinarmi a lui da dietro, poggiandogli le mani sui fianchi e sussurrandogli
nell’orecchio:
“Tutto OK,
volpaccia?”
In
condizioni normali, prenderei un pugno sul naso per questo gesto di possesso
così plateale, e invece Kaede annuisce soltanto, continuando a rimestare nel
suo armadietto…
Mi giro e
colgo lo sguardo dello scorfano appiccicato su di noi… Fisso gli occhi in
quelli gelidi e penetranti di quello che ho capito essere un rivale, come a
lanciargli una sfida….
Proprio in
questo momento di tensione, si sente bussare contro la porta. La risata, prima
della stupida capigliatura, prepara tutti noi alla visione dell’orrido
porcospino… Eppure, per una volta, inspiegabilmente, mi trovo a pensare che c’è
qualcuno che odio ancora più dello storico avversario…
“Ciao Kaede…
oggi ho saltato gli allenamenti… che ne dici di uno one on one… tanto per non
perdere l’abitudine…” l’atmosfera un po’ tesa dello spogliatoio deve averlo
colpito immediatamente, perché comincia a guardarsi intorno incuriosito…
“C’è
qualcosa che non va?” chiede stupito.
“Tutto Ok”
risponde Ryota per tutti.
“Tu devi
essere Yamoto… piacere, Akira Sendoh…” il non meno orrido porcospino si è
rivolto a quel verme che si è aggiunto al nostro gruppo.
Yamoto
grugnisce qualcosa di poco comprensibile.
“Allora, questo one on one?” Akira sembra spazientirsi.. sono sicuro che capisce di
fare la figura del fesso, in mezzo a tutti noi che ci comportiamo come morti
viventi…
“Sei un’ala
piccola, vero?” Gunami si fa uscire la voce, per la prima volta spontaneamente.
“Eh? Sì…”
“Perché non
facciamo un due contro due… sempre che il ‘Tensai’ sia d’accordo…”
“Beh, per
me va bene…” accetta Sendoh a malincuore, si capisce che avrebbe preferito
giocare solo con Rukawa, eh eh eh!
“Anche per
me…” intervengo io, mentre Kaede si limita a scrollare le spalle, come a dire
che per lui è indifferente.
Tutti
quelli che sono ancora in palestra, decidono di rimanere per seguire l’esito
dello scontro.
Mentre
usciamo dallo spogliatoio, mi affianco a Sendoh…
“Quello è
uno stronzo…”
“In che
senso?” il porcospino sembra un po’ perplesso, ho sempre detto che è un idiota!
“Ha messo
gli occhi su Kaede…”
Ci
guardiamo negli occhi, poi contemporaneamente portiamo lo sguardo sul nuovo
rivale.
“Missione
punitiva?” propone Sendoh.
“Se ci
stai… tu sei l’avversario storico, potremmo fare una tregua per eliminare quel
verme…”
“Ok, però
dopo sarà di nuovo scontro totale…” Akira ci tiene a farmi capire che non
abbandonerà mai le sue mire su Kaede, ma io non ho paura...
“Ok, solo
una pausa… poi passerò ad eliminare te!” esclamo sicuro.
“Kae-chan
fa bene a chiamarti do’aho…” replica lui, scuotendo la testa.
“POSSO
CHIAMARLO SOLO IO COSI’” urlo furente…
“Smettila
di starnazzare come un’oca… abbiamo una missione da compiere…” l’idea di
togliersi dai piede quello stupido ultimo arrivato sembra galvanizzare Sendoh.
“Ok… poi
sarà il tuo turno…”
L’orrido
porcospino scuote la testa, finalmente si è rassegnato…
“Io e
Sendoh contro te e Yamoto…” entro in campo con le idee ben chiare…
Mi accorgo
che Kaede è stupito: certo non pensava certo che noi due ci tenessimo a giocare
insieme! Però è la soluzione ideale, in questo modo non rischia di ritrovarsi
addosso gli artigli di quel bastardo…
La partita
comincia. La collaborazione tra Yamoto e Rukawa è pressoché nulla, visto che il
volpino sembra non contemplare proprio l’eventualità di servire il compagno, e
che lo scorfano è troppo impegnato in altre battaglie… Sendoh ed io, infatti,
mostriamo che, impegnandoci, siamo in grado di sfoderare un ottimo gioco di
squadra…
Non appena
Gunami ha la palla, partiamo in due e il risultato è che quello finisce sempre
per terra.
“Scusami,
pivello… ma sei proprio di pastafrolla…”
“Ehm… sono
abituato a giocare contro avversari più rapidi… finisci sempre sotto i miei
piedi…”
E poi c’è
il momento dello scontro tra titani… Kaede si lancia sotto canestro, Sendoh
tenta il blocco in elevazione, ma il volpino non tira, lo scarta e si
ripresenta dal lato opposto. Lascia andare la palla… salto io per allontanarla,
ma senza riuscirci. Cadiamo entrambi a terra, mentre la sfera rotola sul ferro,
per poi insaccarsi.
Lo sguardo
di Yamoto è allibito… sicuramente si sta chiedendo come diavolo è riuscito a
realizzare quel canestro… non c’è giocatore più abile di lui…
Lo sguardo
di Sendoh è invece catalizzato da noi due caduti a terra. Il corpo di Kaede è
schiacciato sotto il mio…
Ci
rialziamo, la partita è finita.
E’ stata una sfida strana…
Mentre
lasciamo lo spogliatoio, mi avvicino ad Akira.
“Spero che in partita sarai più corretto… saresti
stato espulso, se ci fosse stato un arbitro…”
“Ne sarebbe valsa la pena…” e Akira mi strizza un
occhio…
Terza Parte
La palestra
è quasi piena. E’ la partita inaugurale del campionato nazionale.
Anzai ci ha
comunicato la formazione titolare proprio all’ultimo minuto.
Ovviamente
io l’ho spuntata su Yamoto!
La partita
si svolge tranquillamente fino a dieci minuti dalla fine. Gli avversari sono
facilmente superabili, un buon test, ma niente di più. Poi Anzai decide di
togliere Rukawa, credo per risparmiarlo in vista di partite più impegnative…
perché non fa riposare anche me? Ma certo, perché io sono l’instancabile
tensai!!
Seguo Kaede
con lo sguardo mentre si avvicina alla panchina, poi sono costretto a riportare
l’attenzione sul gioco. Quando posso rivolgermi di nuovo verso il bordo del
campo, vedo che lui non c’è più… ma, soprattutto, non c’è neanche Yamoto.
Comincio a
sentire una certa tensione. La Kitsune può essere andata a cambiarsi negli
spogliatoi, ma perché non c’è più lo scorfano infame? Non ha giocato, non ha
necessità di lavarsi…
Decido di
avvicinarmi alla panchina, facendo finta di avere dolore alla caviglia, quindi
cerco di attirare l’attenzione del vice capitano:
“Kogure,
vai negli spogliatoi” gli bisbiglio.
“Cosa?!”
“Ti prego…
non discutere! Dì a Rukawa di sbrigarsi a uscire” perché non si dà una mossa,
invece di guardarmi con aria ebete?
Fortunatamente
il quattr’occhi ubbidisce senza fare troppe domande.
Sono
preoccupato, sono convinto che quel bastardo di Yamoto abbia delle mire su
Kaede, e quale occasione più adatta di questa per farsi avanti?
Ma non sono
preoccupato perché lo scorfano può ‘rivelarsi’, se fosse solo questo, so che
Rukawa sarebbe perfettamente in grado di cavarsela, il problema è che quello è
un violento, un ex teppista in cui l’ex è tutto da valutare… Sono sicuro che
sarebbe capace di tutto pur di appropriarsi di una cosa che gli piace, ed è
evidente che il MIO moretto gli piace non poco…
Seguo il
gioco distrattamente, ho sempre un occhio rivolto alla porta degli spogliatoi…
L’allenatore mi ha dato il permesso di andare a
cambiarmi. In questo modo posso guadagnare tempo, del resto la vittoria è già
nostra.
Comincio a spogliarmi. Sono contento: certo,
l’avversario non era un granché, però abbiamo giocato bene, non si poteva
sperare di meglio…
Mi infilo nella doccia, l’acqua calda mi porta
via un po’ di stanchezza e mi scioglie i muscoli. Chiudo gli occhi, sto bene
sotto questo getto rinvigorente…
“La nostra ‘signorina’ mantiene quel che
promette…” il sussurro è così vicino che faccio un salto per la sorpresa.
“Che diavolo vuoi?!” afferro in fretta
l’accappatoio appeso al gancio infisso nella parete.
“Già ti rivesti?” il sussurro è sempre più
vicino, le parole sembrano soffiate sul mio collo.
“Piantala! Questo gioco mi ha già stancato” uso
un tono duro. Per un momento, inspiegabilmente, quella volta in palestra ho
avuto paura della sua forza, ma stavolta sono stanco, stanco e deciso a finirla
una volta per tutte…
“Io la smetterò solo quando avrò raggiunto il mio
obiettivo…”
Odio quella voce insinuante, ironica, piena di
malizia…
“Forse ti sfugge che io non sono affatto
interessato…” replico, usando l’arma dell’ironia.
“Sensi di colpa per quel fesso che parla di sé in
terza persona, definendosi tensai?” e Yamoto comincia a ridere malignamente.
Lascio partire un pugno.
“Non puoi mica pensare di prendermi tutte le
volte di sorpresa…” mi sussurra in un orecchio, bloccandomi il braccio e
torcendomelo dietro la schiena… mi fa male “…adesso sei completamente in mio
potere. Che ne dici di toglierti l’accappatoio? Collabora, non mi piace essere
violento…” e continua a sorridere sadicamente.
Non perdo tempo in parole inutili.
Una ginocchiata come l’altra volta, e una
gomitata sulla mascella.
Yamoto cade a terra e io cerco di arrivare la
porta, ma non faccio in tempo a raggiungerla che quello mi è di nuovo addosso:
“Ho capito quel che ci vuole con te… un po’ di
sana violenza, così… tanto per non sentirti in colpa verso quel demente con i
capelli rossi e verso te stesso…” e mi addossa al muro, facendomi sbattere
forte la testa. Poi mi sferra un pugno che mi colpisce allo stomaco,
costringendomi a piegarmi in due, annaspando per riuscire a respirare…
Non cedo, devo reagire: paro il secondo colpo,
diretto al volto, ma non posso niente contro il seguente che mi colpisce alla
spalla.
Fatico a rimanere in piedi, ma resisterò… Io non
sono un debole, non permetterò mai a quello schifoso di spuntarla! Come lo ha
chiamato Hanamichi? Ah, sì, scorfano! Giusto!
Il pensiero della mia scimmia rossa
inaspettatamente mi dà forza, e, sebbene allo stremo, sferro un diretto al
volto di quello stronzo..
Accidenti, ha appena barcollato!
“E’ finita, amico… adesso si gioca secondo le mie
regole…” odio quella voce, mi stride nelle orecchie facendomi pregare che la
smetta.
E’ proprio mentre Yamoto prepara l’ultimo colpo
che mi raggiunge l’urlo di Kogure, e, quasi istantaneamente, arrivano Sakuragi
e Mitsui…
La vista di
Kaede pieno di ferite, con l’accappatoio sporco di sangue, mi fa letteralmente
andare fuori di testa… mi scaglio come una furia contro il quasi ex ala grande…
Un pugno,
un altro, un altro ancora. So di sembrare una furia cieca… se continuassi in
questo modo, se Mitsui e Kogure non si mettessero in mezzo, se la voce di Kaede
non mi richiamasse, dicendomi di smetterla, forse arriverei ad ucciderlo…
Lo scorfano
è stato colto di sorpresa, e, già dolorante per lo scontro precedente, non
riesce a respingere la mia gragnola di colpi. A malapena riesce a proteggersi
il viso, mentre lo sbatto sul pavimento e lo colpisco senza tregua…
“Che
succede qui dentro?!” la voce dell’allenatore ci raggiunge proprio mentre gli
altri riescono a separarmi da quello schifoso.
“Ora è
tutto ok” prova a rassicurarlo Mitsui, mentre io continuo a guardare con odio
quel bastardo per terra…
Lo sguardo
di Anzai rimane furente..
“Mi prendi
per un idiota?!”
Alzo la
testa, per un momento mi sento chiamato in causa…
“No,
mister… assolutamente!” la voce di Kogure di solito sortisce un effetto
calmante, ma stavolta neanche un’endovena di valeriana potrebbe calmare il caro
vecchietto.
“Insomma…
COSA E’ SUCCESSO?!”
“Un normale
scambio di idee…” è stato quel porco, finto ex teppista, a parlare…
“Tu… TU
sta’ zitto o ti faccio ingoiare tutti i denti!” evidentemente non ho ancora
superato l’attacco di violenza omicida.
“Mi sono
stufato di tutti voi, banda di gangster di strada! Mitsui! Quante volte ti ho
detto che potevi tornare in squadra solo a certe condizioni?!” il tono
dell’allenatore ora è molto minaccioso, e soprattutto se la sta prendendo con
la persona sbagliata!
“Lui non
c’entra niente… è stata colpa mia…”
La voce
calma di Kogure ha riempito lo spogliatoio.
“Ma…
Kimi-kun!” Mitsui sembra allibito, il suo quattr’occhi, il pechinese di peluche
per antonomasia, sta cercando di addossarsi la colpa pur di proteggerlo, anche
se sono entrambi estranei a quanto accaduto.
“No, non è
vero, signor Anzai… sono stato io a cominciare la rissa…” sono un eroe, mi
sacrifico per il gruppo, e mostro, a riprova della veridicità delle mie
affermazioni, le escoriazioni sulle mani.
“Ma siete
diventati tutti matti? Adesso fate pure a gara per prendervi la colpa… E voi
due non avete niente da dire? Dalle vostre condizioni, si direbbe che non siate
estranei a quanto accaduto…” Anzai si è rivolto a Rukawa e Yamoto.
“Non è
stato Hanamichi…” mormora Rukawa.
Lo guardo
esterrefatto… è bellissima e fiera la mia Kitsune...
“E chi
diavolo è ‘sto Hanamichi?!” l’arzillo vecchietto sembra affetto dal morbo di
Alzheimer…
“Volevo
dire Sakuragi… Beh, comunque lui non
c’entra. E’ stato un regolamento di conti fra me e…” non ne pronuncia neanche
il nome, si limita ad indicare la figura a terra con il braccio “Sakuragi è
intervenuto per difendermi… e Mitsui e Kogure hanno solo cercato di sedare la
rissa…”
L’allenatore
lo guarda allibito, poi esplode…
“Tu.. tu,
il mio più bravo giocatore, l’unico per cui valga ancora la pena di faticare,
alla mia veneranda età, su questi campetti senza importanza, il ragazzo che
diventerà una stella… e ti giochi la carriera per chissà quale inezia, tipo la
precedenza per entrare nel bagno?!” fatica a parlare. Tutti temiamo che gli
possa venire un infarto, invece si riprende:
“E… e tu,
Yamoto, non hai niente da dire?” la voce gli trema, come se desiderasse
fortemente che la situazione possa improvvisamente cambiare sotto i suoi occhi…
“Prima o
poi mi ti sbatto…” sibila quel porco, maiale, disgustoso avanzo di galera.
L’allenatore
arrossisce… possibile che abbia capito…
“…vent’anni di meno…” lo sento bofonchiare.
Stento a rimanere serio, ma sembra che solo io lo abbia udito.
“Non
pensare che sia finita qui!” aggiunge Yamoto.
Stavolta
l’allenatore si accorge di non essere l’oggetto di queste attenzioni… e secondo
me non può sopportarne l’umiliazione, perché esclama:
“Razza di
teppista piantagrane! E almeno fossi un bravo giocatore! Parlerò con il
preside… non ti voglio nel club di Basket… se vuoi continuare a giocare, vedi
di trovarti un’altra scuola!” e con queste terribili parole, si allontana tutto
impettito.
“Che cosa
hai detto, bastardo?! Non ti è bastata la lezione che hai ricevuto?” io invece
non ho certo travisato le parole di quel… quel…
“Hai capito
benissimo… Angioletto!” esclama poi rivolgendosi al mio Rukawa “…non pensare
che fra noi sia finita qui!” poi prende la sua roba e se ne va.
Rimaniamo
tutti in silenzio, un silenzio pesante che avvolge lo spogliatoio.
Mi avvicino
alla mia Kitsune abbracciandolo dolcemente…
“Tutto
bene, Kae-chan?” gli mormoro.
“Certo…”
eppure non è così, sappiamo entrambi che questa storia non è ancora finita.
Quarta
Parte
E’ sera, finalmente Sakuragi ed io siamo tornati
a casa. E’ stata davvero una giornata lunga… e dolorosa.
So di sembrare pensieroso… ma il ricordo di
quello che è successo nel pomeriggio continua a tormentarmi: non mi piace
l’idea di poter suscitare simili passioni… posso accettare il fastidio di
velate attenzioni o allusioni, che comunque mi irritano, ma questa volta è
stato diverso… ho davvero avuto paura, una paura ‘fisica’, dovuta all’essermi
trovato per la prima volta in svantaggio, incapace di difendermi. Scuoto la
testa e stringo la mano di Hanamichi… come avrei fatto senza di lui? Chiudo gli
occhi respirando profondamente.
“Allora, come stai? Fa ancora male?” mi chiede.
“Sto benissimo… non fare la mamma preoccupata!
Non è stato che qualche pugno…” in genere non sopporto che il do’aho si mostri
così ansioso, come se io non fossi in grado di badare a me stesso, però
stavolta ho bisogno delle sue premure…
“Sai, ero preoccupato… in effetti non ci ho visto
più dalla rabbia quando sono entrato e….”
Lo bacio, impedendogli di continuare….
“Beh, sì… hai l’aria di stare bene” mi mormora la
scimmia, rivolgendomi uno sguardo strano.
Per un attimo non riesco a capire quale allusione
si nasconda dietro quelle parole.
“Sai Ede… anch’io sto bene…” riprende, ormai
sussurrandomi nell’ orecchio.
“La cosa dovrebbe interessarmi?”
“Beh, direi proprio di sì. Io sto bene, tu stai
bene…”
“Noi stiamo bene…” decido di sfoderare il più
classico dei toni ironici… ormai ho capito dove vuole andare a parare.
“La vuoi smettere di interrompere gli attacchi
romantico - passionali del mitico Tensai?!” Sakuragi sta cominciando a
spazientirsi…
“Non mi sembra che ci fosse molto di passionale
nel constatare il nostro stato di salute…” il tono è impassibile, eppure è
evidente la mia volontà di prenderlo in giro.
Ma Hanamichi non ha intenzione di far durare
questo gioco a lungo. Con una mossa improvvisa mi rovescia sul letto, bloccandomi
il corpo sotto il suo.
“E adesso cosa pensi di fare, scimmia rossa?”
Il suo tono
è davvero provocante… ma il Grande Tensai riuscirà a tramutarlo in qualcosa di
ancora più sensuale…
“Parli
troppo, Volpe” e avvicino le labbra alle sue.
E’ incredibile
quanto siano morbide, quanto siano spaventosamente invitanti…
“Ho mal di
testa…” dichiara Kaede, ma mi accorgo che trattiene a stento un sorriso.
“Mi
dispiace per te, ma questo non influenzerà i miei piani…” di nuovo gli chiudo
la bocca con la mia...
Pian piano
faccio diventare quel bacio più intimo.
Inizialmente
la volpaccia ha cercato di indispettirmi, serrando i denti, ma presto ha dovuto
cedere alla passione travolgente di questo contatto… ed è fantastico entrare in
quella bocca, perdersi nel suo sapore, nel suo calore…
“Do’aho!
Che diavolo stai facendo con quella mano…” l’inopportuna protesta interrompe il
nostro bacio.
“Niente…
niente di male…” rispondo, ritraendola a malincuore e insinuandogliela, invece,
sotto la giacca del pigiama…
“Ede, non ti
sembra che tu abbia addosso qualcosa di superfluo?” gli sussurro nell’orecchio.
“Sì… TE!” è
la sua prontissima replica.
“Baka!”
Comincio a
slacciargli i bottoni, facendo scorrere contemporaneamente la mia bocca su
quella pelle liscia e calda, quindi riesco a sfilargli la giacca, lanciandola
sul pavimento.
“Ora
cominciamo a ragionare…” mormoro soddisfatto.
Lo stringo
forte tra le braccia. In effetti non ho la minima fretta, voglio assaporare
ogni istante di questa nostra unione.
“Mi piace
quando mi abbracci così…” Kaede ha parlato pianissimo, un sussurro, parole
quasi impercettibili… ma io le ho sentite.
“Lo so,
amore. Sai, sembri un iceberg, ma in realtà sei un passionale… anche se non
quanto me!”
“Non hai
capito” il tono di Kaede adesso è stizzito “…mi piace quando mi abbracci così
perché vuol dire che non stai facendo altro!”
“Volpaccia
ingrata! Stai mettendo in dubbio le mie capacità amatorie?!” esclamo,
fingendomi più arrabbiato di quanto non sia in realtà.
“Non ho
ancora termini di paragone… ti potrò rispondere quando avrò fatto più
esperienza…”
Mi puntello
sulle mani, lanciandogli uno sguardo fiammeggiante…
“Quel
giorno non arriverà mai! Ti uccido se solo provi a fare una cosa del genere…”
inspiegabilmente, ma non troppo, mi appaiono davanti la faccia ridens
dell’orrido porcospino e l’espressione di superiorità di Yamoto…
“Ok, forse
potrei arrivare a riconoscerti una certa passionalità…”
Stavolta
avverto la nota di divertimento che caratterizza quella voce:
“Non
provare mai più a fare uno scherzo del genere, non sei divertente!” esclamo
deciso.
Poi, per
evitare l’ennesima replica, decido che è il caso di chiudere il discorso con la
mia mossa segreta….
“Mmmmphhh”
Kaede stenta anche a respirare, dopo il mio attacco improvviso.
“E adesso
ricominciamo da dove avevamo lasciato…” la mia voce è roca e impaziente… ho una
voglia pazzesca di fondermi con il mio altero volpino… ho voglia di sentire il
suo respiro più veloce, di sentirlo sospirare, gemere, urlare… Ho voglia di
vedere quel viso trasfigurato dalla passione, quelle braccia sottili avvolgermi
la schiena….
“Ti amo…”
sussurro, passandogli le mani intorno alla vita, sollevandolo in modo da far
aderire ogni centimetro quadrato dei nostri corpi.
Ricomincio
ad accarezzargli la pelle con le labbra, e sorrido tra me sentendo il respiro
di Kaede farsi sempre più affannoso…
Non riesco
a fermarmi. La malattia di Kaede ha fatto sì che sia passato troppo tempo dal
nostro ultimo ‘incontro’, e adesso non riesco ad arginare minimamente il mio
desiderio…
Scivolo con
il viso su quella pelle vellutata e diafana… mi soffermo sugli addominali
scolpiti, sull’ombelico… lascio che il corpo di Kaede si tenda sotto il mio,
mentre gli sfilo gli ultimi indumenti, poi le mie labbra riprendono a scendere…
Finalmente
sento che le sue mani lasciano le lenzuola e cominciano ad infilarmisi nei
capelli, serrandomi la nuca…
Con le dita
comincio ad accarezzare i fianchi stretti e il ventre piattissimo del mio
volpacchiotto, mentre con la bocca cerco di alleviargli la tortura del
desiderio insoddisfatto… ma non ho nessuna intenzione di concludere così
presto… Desidero, voglio che questa notte si scolpisca indelebilmente nella
memoria di questo ragazzo che ho imparato a considerare solo mio, voglio che
tutto sia meraviglioso… non mi interessa minimamente il mio piacere, sapendo
fra l’altro che per raggiungerlo mi basta vedere quello del mio compagno, ma
voglio che Kaede, il mio idolo, la persona che amo, che adoro, senza la quale
la mia vita non può avere senso, emerga da questa notte consapevole di tutto
l’amore che ci unisce…
Ho ottenuto
quello che desideravo, adesso siamo pronti per il piacere vero.
Risalgo
verso quel viso, perso ancora una volta ad ammirarne la perfezione…
“Do’aho…
che scherzi stai facendo?” il respiro della Kitsune è ancora affannoso,
nonostante lo sforzo per renderlo regolare.
Lo bacio di
nuovo, dolcemente, lungamente.
“Non ti
preoccupare, siamo solo all’inizio…” gli sussurro piano.
Lo
accarezzo languidamente, continuando a stimolarlo, ma ancora senza arrivare a
soddisfarlo.
“Stanotte
sei sadico…” mi mormora allontanandomi la testa.
Eppure non sono disposto a farlo giocare ancora:
non mi piace quando Sakuragi si diverte a farmi soffrire, e poi questo ruolo
‘passivo’ posso sopportarlo solo fino ad un certo punto… non sarò mai una
ragazzina svenevole!
Cerco di ribaltare le posizioni, per prendere il
controllo della situazione, ma non ci riesco. La differenza di corporatura
gioca a suo favore…
Hanamichi si tira indietro, e mi fissa perso nei
miei occhi.
“Ti amo tanto, Kaede” mi sussurra.
Non rispondo, sorrido soltanto, ma mi sporgo per
ricominciare il nostro bacio.
So bene quanto sia intenso l’amore che prova per
me, non ho bisogno di rassicurazioni…
Ho sofferto molto prima di incontrare Hanamichi,
mi sono trovato a dover crescere autosufficiente e solo… certo, le sofferenze e
le difficoltà mi hanno temprato… sono diventato forte, autonomo, deciso, privo
di incertezze… ma è dovuto arrivare Sakuragi per risvegliarmi dal torpore di
questa vita ordinata così rigidamente.
Quando lo ho conosciuto, ho vissuto il tumulto
dei sentimenti, la gioia del donare felicità e del ricevere per dieci volte
quello che davo, ma tutto ciò ha comportato il dovermi assumere anche dei
rischi, e proprio in questo è dovuta emergere la mia grande forza di carattere:
mi sono dovuto mettere in gioco, sono dovuto diventare capace di rischiare per
proteggere quest’amore, ho dovuto capire quali fossero le cose importanti su
cui essere intransigente, ed essere più conciliante su quelle più futili… ho
dovuto ricominciare a conoscermi… è stato faticoso, ma lo ho fatto.
Il mio coraggio e la mia tenacia si sono dovuti
manifestare in molte fasi del mio rapporto con Hanamichi… per un istante
ripenso a quella che per me è stata una delle scelte più incredibili: il
decidere di donarmi al mio compagno, la prima volta che abbiamo fatto l’amore …
A dirlo potrebbe non sembrare una prova di forza,
e invece lo è stata… la decisione di lasciarmi ‘dominare’ da lui ha implicato
uno sforzo di fiducia, di abbandono, che non ho mai voluto compiere per
nessuno, durante la mia vita… eppure lo ho fatto, ho conferito alla mia scimmia
il potere di farmi soffrire… e non me ne sono mai pentito.
Finalmente,
piano piano, con naturalezza, sono scivolato nel corpo di Kaede… è strano,
nonostante le innumerevoli volte che abbiamo fatto l’amore, mi sembra che fra
noi sia sempre la prima… la stessa emozione, la stessa paura di fargli male, la
stessa ammirazione per il suo coraggio, lo stesso desiderio di renderlo felice,
di farlo perdere nella passione…
Assisto
ancora una volta incantato alla trasformazione di quei tratti, alla dolcezza
del sorriso che lui mi rivolge come per farmi capire che è consapevole della
paura che si accompagna al mio atto di ‘possesso’, un sorriso che mi
tranquillizza, che sembra dirmi di non preoccuparmi…
I nostri
corpi uniti, fusi in uno solo, si incastrano magicamente. Comincio a muovermi
lentamente… desidero far durare il più possibile questi attimi di intimità,
voglio che la nostra unione si prolunghi, sono incapace di lasciare questo
corpo attraverso il quale mi sembra di raggiungere il cuore del mio amore…
Vedo che
Kaede chiude gli occhi, allora lo stringo forte tra le braccia mentre i nostri
corpi si tendono in direzioni opposte per raggiungere l’estasi completa… e poi
sento una strana e intensa sensazione di felicità e commozione nel rivedere
quegli occhi aprirsi, fissarsi nei miei pieni del sentimento che mille parole
non riusciranno mai ad esprimere…
Mi appoggio
di nuovo su quel petto che affannosamente si solleva per recuperare ossigeno…
Gli
accarezzo i capelli, gli deposito piccoli baci sul viso, riprendo a stringerlo
a me, come se ancora temessi di vederlo fuggire via… eppure sento le sue
braccia scivolarmi sulle spalle muscolose, scendermi lungo la schiena
trasmettendomi brividi di eccitazione per poi risalire verso il collo…
“Kaede… ti
amo così tanto… ho quasi paura della forza del mio amore…” mormoro fissandolo
negli occhi. Sono serio, molto serio…
“A volte mi sembra di essere pazzo… pazzo di te…”
non scherza, e io lo ho capito, e infatti non ho voglia di ridere… questa è più
di una dichiarazione, Hanamichi mi si sta affidando completamente, senza paura
di apparire debole per questo…
Gli poso un dito sulle labbra…
“Schhhh… sei in buone mani…”
Lui scuote la testa, poi prende le mie mani tra
le sue, accarezzandole e intrecciandole con le sue dita:
“Sono forti e delicate. Kaede…” si interrompe
guardandomi con un’espressione serissima “…spesso io sbaglio, ma tu sarai
sempre capace di leggere la forza dei sentimenti nascosti nelle mie azioni più
assurde?”
Sorrido… so che è un sorriso dolce e caldo..
“Cercherò… Tensai…”
Ridiamo entrambi, poi ricominciamo a baciarci e….
Quando, ormai sfiniti, Sakuragi si lascia
scivolare al mio fianco, noto una cosa che mi era sfuggita durante tutta la
nottata…
Mi chino sul suo fianco…
“Ehi Kitsune… che hai intenzione di fare?!” il
do’aho sembra un po’ preoccupato…
“Hentai… pensi davvero che siamo ancora in grado
di fare qualcosa? Semplicemente… che diavolo è questo orrore che hai vicino
all’ombelico?”
Lui diviene più rosso di un peperone…
“Beh… ieri pomeriggio sono passato davanti ad un
negozio… insomma, volevo averti sempre con me…”
Alzo la testa allibito…
“Ma allora sei davvero un do’aho! Non provare a
spacciare quello sgorbio per una mia ‘effigie’… ”
“Perché?! Che hai da ridire… è carinissima…”
“Un corno! Quella coda enorme… le orecchie…”
“Ti stupirai, ma le volpi sono fatte così… e tu
sei il mio volpacchiotto…” e si sporge per baciarmi.
Purtroppo per lui riceve solo una cuscinata in
faccia…
“Spero che tu riesca a togliertelo… pensa negli
spogliatoi… sei proprio una scimmia idiota!”
Hanamichi sembra piuttosto sconcertato:
“Tanto lo sanno tutti che stiamo insieme… Anzi,
forse tu dovresti tatuarti un mio slam dunk, con tanto di numero dieci sulla
maglietta… così tutti saprebbero che sei proprietà privata…” il Tensai è tutto
contento, so già che si sta chiedendo perché non ci ha pensato prima. Eppure io
ho una opinione diversa…
“Piuttosto mi faccio tatuare un porcospino…”
“BAKA KITSUNE!!!! Come osi dire certe cose… io ti
uccido…”
“Meglio una scimmia?”
E così, ancora avvolti dall’intensità di ciò che
ci siamo scambiati questa notte, riusciamo a fondere la profondità di quello
che ci siamo rivelati con quest’atteggiamento di finta insofferenza e queste
continue provocazioni che hanno permeato il nostro rapporto sin dall’inizio…
Quinta
Parte
E’
difficile ritornare ad allenarsi dopo quello che è successo ieri pomeriggio, ma
il campionato è cominciato e noi non possiamo perdere un solo giorno di lavoro…
Tremo di
rabbia al solo pensiero di rivedere quello scorfano schifoso che si aggira per
la palestra, e in silenzio medito crudeli vendette per renderlo una voce
bianca…
Ma
fortunatamente per tutto lo Shohoku, Yamoto Gunami non si presenta né a scuola
né agli allenamenti.
Quando
chiediamo cosa sia successo, l’allenatore si limita a scrollare le spalle, è
invece Ayako a dare una spiegazione più esauriente:
“Sembra che
abbia cambiato di nuovo scuola… stamattina il suo tutore è venuto a parlare con
il preside…”
“Speriamo
che si sia trasferito al Ryonan…” smaligno, sentendomi però alleggerito di un
bel peso.
“Il suo
tutore?” chiede invece Kogure, incuriosito.
“Sì,
neanche io ne sapevo niente, ma sembra che i genitori siano morti in un
incidente stradale quando lui era piccolo, e che da allora lui sia stato prima
tenuto in collegio e poi affidato ad un tutore…”
Ci
guardiamo stupiti. Nessuno di noi sospettava niente…
“Questo non
cambia le cose, bastardo è e bastardo rimane…” a Kaede è morta la madre, a me
mio padre, eppure non ci mettiamo a cercare di violentare le persone negli
spogliatoi…
“Beh,
certo…” ma il tono del tenero quattr’occhi è comunque pensieroso.
Questo
pomeriggio tutto l’allenamento viene condotto sotto tono, eppure non è proprio
il caso, visto che la seconda partita del campionato nazionale si avvicina a
grandi passi…
“Senti,
Yohei ci ha invitati ad andare a bere qualcosa insieme, stasera… ti va?”
Sto finendo di vestirmi. Siamo ancora tutti nello spogliatoio dello Shohoku. E’ parecchio che non esco con i miei amici, e ho voglia di incontrarli, però, nello stesso tempo, non voglio lasciare Kaede da solo. Provo a giocare sul fatto che ogni tanto il volpastro ha accettato di partecipare alle uscite dell’armata Sakuragi, magari si potrebbe distrarre dopo quello che è successo negli ultimi giorni…
Ho capito,
infatti, che Rukawa è ancora un po’ teso per la vicenda di Yamoto, e tutto
sommato penso di averne anche compreso il motivo: in genere Kaede riesce a
cavarsela in ogni circostanza, grazie al suo carattere gelido o alla forza dei
suoi pugni, e invece stavolta è riuscito a spuntarla solo grazie ad un
intervento esterno. Questo ha minato alcune delle sue sicurezze, delle sue
certezze… è come se si fosse improvvisamente accorto di avere sempre contato su
delle difese che in realtà non sono invincibili come lui credeva.
“Stasera
devo andare al corso di Inglese”
“Beh, se
salti una lezione non credo che crolli il mondo…” provo ad insistere.
“No.
Preferisco andare”
Decido di
non replicare. E’ inutile discutere, l’inglese aprirebbe l’unica crepa del
nostro rapporto, quel sogno di giocare in America che per la mia volpe continua
a costituire un chiodo fisso… Posso però tentare un palliativo:
“Posso
accompagnarti alla scuola, se ti va. Tanto devo passare di là, per andare al
Pub…”
“Hn”.
Ha detto
sì… in codice, ma lo ha detto.
Ci avviamo
insieme verso casa. Poi, subito dopo cena usciamo insieme.
Rukawa si
ferma alla scuola di Inglese, mentre io proseguo.
Ho voglia
di parlare un po’ con Yohei, di parlare anche di quello che è successo in
questi giorni…
“Insomma,
questo Yamoto è un ex-teppista che è venuto a giocare da voi e si è preso una
sbandata per Rukawa…” riassume Mito, alla fine del racconto.
“Esattamente.
Ha cercato di saltargli addosso, inoltre lo ha minacciato… Ti rendi conto che
ha minacciato il mio… insomma, la Kitsune!”
Yohei non
riusce a trattenere un sorriso. Quando parlo di Rukawa non riesco a non
trasformarmi, assumendo uno sguardo adorante, ma alla fine cerco sempre di
riacquistare una parvenza di distacco… devo essere esilarante!
Mi accorgo
della sua espressione divertita, e reagisco, conoscendone il punto debole:
“Piantala
Mito! Se penso che ti sei messo con quell’oca starnazzante…”
“Ok, basta,
altrimenti non facciamo che insultarci…” conviene il mio più vecchio amico.
“Mi hai
capito? Quello ha minacciato di riprovarci!” ribadisco, tornando al discorso
che più mi sta a cuore.
“Beh,
ritengo Rukawa in grado di difendersi…”
“No, questo
è il punto. Quello Yamoto è riuscito ad avere il sopravvento, ieri pomeriggio.
Kaede avrebbe potuto fare ben poco se non fossimo arrivati noi… questo mi
spaventa…”
“E spaventa
anche lui?” non si sa come, ma Yohei è riuscito a centrare il punto…
“Sì. Penso
che ci sia anche questo…” so di essere terribilmente serio.
“Stasera è
a casa?”
“No, è
andato al corso di Inglese…”
“COSA????!!!!
Al corso di inglese! Dove? Sei pazzo a farlo andare in giro da solo?!” Mito ha
gli occhi fuori dalle orbite.
“Ma io l’ho
accompagnato fino alla porta…” comincio a sudare freddo. Se anche Yohei ritiene
che la cosa sia pericolosa, vuol dire che poi non sono del tutto paranoico…
“E per il
ritorno?”
“Beh…
dovremmo rivederci a casa…”
“Ma ti stai
rendendo conto di cosa dici? Se si trattasse di Haruko, io….”
Ovviamente
evito di fargli notare che la Akagi non se la ‘accatterebbe’ nessuno, e poi
sono troppo preso dall’idea di Rukawa che cammina per strada, di notte, da
solo…
“Mito,
andiamo a cercarlo…” mormoro in preda all’agitazione.
“Ok.
Finalmente ti riconosco, tensai!”
Sulla porta
incontriamo Mitsui e Kogure:
“Già ve ne
andate, scimmia?” chiede l’ex teppista.
“Dov’è
Rukawa?” aggiunge il quattr’occhi.
Yohei ed io
ci guardiamo negli occhi per una frazione di secondo, poi rispondiamo insieme:
“Venite con
noi!”
E così
usciamo tutti e quattro alla ricerca di Kaede Rukawa.
L’insegnante si è complimentata con me. Dice che
ho un’ottima pronuncia. Io, ovviamente non ho battuto ciglio, però sono
soddisfatto dei miei progressi… sono sicuro che questo sforzo che sto compiendo
mi tornerà utile, una volta arrivato in America.
Fa freddo. Tiro su la lampo della giacca… non
vedo l’ora di arrivare a casa e dormire… è probabile che il do’aho non sia
ancora rientrato, ma mi addormenterò lo stesso. Ho troppo sonno…
“Ci si rincontra, ‘signorina’…” qualcuno emerge
dall’ombra, entrando nel cono di luce del lampione.
No, non è possibile… speravo di non dover più
sentire quella voce…
Tiro dritto, facendo finta di non averlo visto.
“Dove vai? Quell’aborto coi capelli tinti ti sta
aspettando?” stavolta mi si è parato davanti… non posso fare altro che
fermarmi.
“Ti consiglio di lasciarmi stare…” sibilo gelido.
“Mi dispiace, credo proprio che noi abbiamo
ancora qualcosa in sospeso…” quello mostra un lugubre senso dell’umorismo.
A quest’ora il parco è deserto. Nessuno a cui
chiedere aiuto… chiedere aiuto?? Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno… sono
perfettamente in grado di cavarmela da solo!
“Bene. Allora affrontiamoci qui” parlo con
sicurezza. Non mi piace pensare di poter avere paura… e adesso dimostrerò che
nessuno può intimorire Kaede Rukawa…
“Non hai paura che ti rovini il bel faccino?”
Yamoto ha allungato una mano fin quasi a sfiorarmi il viso. Allontano quel
braccio con decisione. Come diavolo si permette, quel verme?!
“Hai forse paura che io possa sfigurare il tuo?”
replico sarcastico.
“Se fai così, mi piaci ancora di più…” il suo
sguardo si è fatto malizioso “La fatica della conquista aumenta il valore del
premio…”
Non riesce a parare il pugno che riceve in pieno
volto. Deve scuotere la testa più volte, per cercare di riacquistare lucidità.
“Dolcezza, tra poco capirai che con me ti
converrà sempre essere dolce ed arrendevole…” sussurra insinuante, facendo
partire un uno-due di cui riesco a parare solo ‘l’uno’…
I colpi si susseguono precisi e violenti. Yamoto
mostra una tecnica dovuta ad anni e anni di pratica in una delle bande
giovanili più note di Kanagawa, mentre io posso ricorrere solo all’arma
dell’astuzia.
Il confronto è lungo, ma alla fine mi trovo di
nuovo spalle al muro. La serie di colpi che ho cercato di mettere a segno ha
spesso mancato il bersaglio. Sembra che quello conosca in anticipo le mie
mosse, riuscendo sempre a prevenire o a parare i miei colpi.
“Adesso si ragiona, piccolo…” mi è addosso.
Quelle mani viscide mi tengono per le spalle, addossandomi al muretto di
mattoni che delimita il parco.
Mi accorgo subito che la situazione è ormai
disperata. Per la seconda volta, in ventiquattro ore, mi sembrava di essere
alla mercé di quel bastardo. Per un attimo, un istante solo, chiudo gli occhi…
Il senso di frustrazione, di impotenza che mi
pervade, mi fa trovare anche una forza straordinaria, una forza dovuta alla
rabbia per questa vulnerabilità mai sospettata…
Un sinistro sotto il mento e un diretto contro lo
stomaco… poi, mentre Yamoto si china boccheggiante, una gomitata dietro la
testa…
Mi fermo ansimante a guardarlo giacere a terra…
ce l’ho fatta, sono riuscito a ritrovare la mia sicurezza, a ricostruire le mie
difese…
“Ti do un consiglio, stronzo, stammi alla larga o
la prossima volta non sarò tanto generoso da lasciarti intero…” poi gli volto
le spalle. Mi sento libero, libero e forte come non sono mai stato…
“Non te ne andare…” il tono di Yamoto è molto
diverso da quello che utilizza di solito: non è più arrogante, sebbene rimanga
fiero, è il tono di una persona che chiede aiuto ma che non è abituata ad
implorare.
“Che vuoi ancora?!”
“Sei la prima persona alla quale io abbia fatto
una cosa simile…”
Rimango impassibile… devo forse considerarlo un
onore?
“Forse non l’ho dimostrato nel modo giusto… ma io
ti…” si interrompe, devono essere parole difficili per un ex teppista…
“Non aggiungere altro” desidero terminare questa
conversazione il prima possibile.
“Sono sempre stato solo, tu non puoi capire cosa
sia la solitudine…” il tono di Yamoto è amaro.
“Smettila! Tu non sai niente di me…”
“Sei l’unica cosa bella che mi sia capitata da
molto tempo a questa parte… Oddio, non so neanche io perché perda tempo a dirti
queste cose così melense!”
Rimaniamo entrambi in silenzio per qualche
istante, poi Yamoto riprende:
“Sei davvero innamorato di quella caricatura?” il
tono è incredulo, come se non credesse neanche al suono di quelle parole.
Non
rispondo. Non ha bisogno di risposte.
“Mi dispiace, perché io avrei saputo come farti
cambiare idea…” il suo tono è di nuovo sarcastico ed insinuante.
“Lasciaci in pace” questa assurda conversazione è
durata fin troppo, ricomincio ad allontanarmi.
“Per ora… ma noi ci rincontreremo!” sembra molto
sicuro di sé.
Mi fermo, senza però girarmi verso di lui:
“Forse. Ma spero su un campo di basket” e
riprendo la mia strada.
Mi tiro in
piedi. Sono ancora indolenzito. Riesco ad intravedere, in lontananza, la sagoma
di Rukawa che si allontana… sorrido.
“Su un
campo da basket? Ci puoi contare, campione…”
“Kaede!
Stai bene? Hai fatto brutti incontri? Scusami se non sono venuto a prenderti
alla scuola… insomma, anche se sono il grande tensai, non ho pensato che
potessi rischiare ad andare in giro da solo… perdonami!” io e gli altri tre
abbiamo raggiunto Rukawa appena fuori del cancello del parco.
Il moretto
sembra furibondo, sotto l’aspetto impassibile… sono sicuro che pensa che io sia
troppo apprensivo, ma insomma, con quello scorfano in giro, voi cosa avreste
fatto?!
“Ma che
cazzo stai dicendo, idiota!”
Mitsui,
Kogure e Yohei si scambiano uno sguardo di rassegnazione… sanno che sono le
avvisaglie di un altro dei nostri litigi…
“Ma… avevo
paura per te!” mi giustifico.
“Preoccupati
per te, invece! Sei tu il deficiente qui, non io” ma perché si altera tanto?
“Ma…”
“IO SONO
PERFETTAMENTE IN GRADO DI CAVARMELA DA SOLO, IN QUALSIASI CIRCOSTANZA”
Va bene,
ricevuto, sei stato abbastanza chiaro…
“Ok, ok. Possiamo
andare a casa insieme, visto che ormai ci siamo incontrati?” ritengo che, a
questo punto, sia opportuno un atteggiamento più conciliante.
Kaede
neanche mi risponde, ma si incammina deciso verso il nostro quartiere,
apparentemente indifferente al fatto che lo stia seguendo a poca distanza.
“Accidenti… quei due sono assurdi…” Mito ha gli
occhi fuori dalle orbite.
“Beh… diciamo che hanno un modo un po’
particolare di volersi bene…” osserva Mitsui scherzosamente.
“Eppure li invidio…”
I due guardano Kogure esterrefatti…
“Sono stati capaci di superare insieme prove che
avrebbero allontanato tantissime coppie…” spiega il quattr’occhi.
“Mi dispiace, ma io preferisco la nostra
situazione. Non so come reagirei se qualcuno mettesse gli occhi su di te…probabilmente
mi macchierei di omicidio…” Mitsui è piuttosto pensieroso.
“Beh, allora comincia ad affilare le armi… perché
ho notato certi sguardi di Maki sul tuo ‘Megane-kun’…”
“Yohei! Ma che dici…” Kogure è diventato
scarlatto…
“Sta dicendo seriamente? Maki ha delle mire su di
te?” Mitsui ha assunto un tono da interrogatorio di polizia.
“Ma no… ti pare!”
Eppure, pensandoci bene… l’ex teppista comincia a
ripercorrere tutti gli ultimi incontri con il capitano del Kainan…
“Sei un amico, Yohei…” mormora il quattr’occhi
ironico.
“Non ti preoccupare… se ti serve altro, sempre a
disposizione!” risponde l’altro molto soddisfatto.
“Kae-chan…
stai dormendo?!”
“Hn!” come faccio a dormire, con il corpo del
rossino praticamente spiaccicato addosso al mio?
“Pensi che quello scorfano darà seguito alle sue
minacce?” Sakuragi è ancora molto preoccupato.
“No. Non credo”
“Come fai a dirlo con certezza? Sembrava molto
minaccioso… forse dovrei andare a dargli una lezione con gli altri
dell’armata…”
“Lascia stare, non ne vale la pena…”
“Cos’è, non vuoi che gli cambiamo i connotati? Ci
tieni troppo a quel bastardo?” il tono del do’aho non fa presagire niente di
buono.
“Fai quello che vuoi, ma è inoffensivo. E adesso
lasciami dormire…” e mi giro su un fianco per potermi finalmente abbandonare al
meritato riposo.
“Kae-chan…”
“Cosa vuoi, ancora?!
“Non possiamo dormire dopo? Io avrei un’altra
idea…” e mi abbraccia stretto, cominciando ad accarezzarmi.
“Hai molta resistenza, eh?!”
“In questo campo, come in tutti gli altri, io sono
l’unico e grande genio…”
“Ma piantala…” e per evitare che quella scimmia
se ne esca con altre stupidaggini, decido di chiudergli la bocca con la mia.
“Domani abbiamo la seconda partita di campionato…
dobbiamo essere concentrati!” Akagi sta cercando di caricarci in vista della
sfida del campionato nazionale.
“Basterà passare la palla al genio e il gioco è
fatto! La vittoria è assicurata…” Sakuragi non si stanca mai di dire stronzate,
questa è ormai una caratteristica fondamentale del suo carattere.
Mentre entra nella doccia, echeggia nello
spogliatoio l’urlo di Miyagi:
“Ma che hai sulla pancia, scimmia!”
Tutti si voltano a guardargli il punto
incriminato con curiosità. Fra l’altro è una cosa particolarmente imbarazzante,
vista la vicinanza con altre zone…
“E’ un pupazzo…” a Mitsui manca solo il
microscopio…
“LA VOLETE PIANTARE? SONO AFFARI MIEI!!!!” urla
Hanamichi, arrabbiato quanto imbarazzato..
“E’ una volpe” diagnostica l’ex teppista al
termine del lungo studio.
“VOLPE?!!!” tutti si girano contemporaneamente
verso di me, che mi sto già asciugando.
“Ma tu glielo hai lasciato fare?” sembrano
davvero allibiti.
“Mph!”
“Lui non c’entra. E’ stata una mia idea… mi
piace!” Sakuragi rivolge a tutti loro uno sguardo di sfida, poi si volta verso
di me sorridendo “Finché non riesco a incatenarlo a me, devo trovare un modo
per portarmelo sempre appresso…”
Gli altri si lanciano occhiate allibite…
So cosa stanno pensando: il Tensai che fa il…
romantico?! Chissà adesso come replicherà quell’acidone del gelido volpino…
“Allora
non potrai più toglierlo. Non ho intenzione di accettare catene…” lo so, sto
confermando le loro previsioni, ma DEVO metterlo in chiaro!
Però, è vero, io, Mr Iceberg, ho accennato un
sorriso… forse bisognerebbe immortalare la scena, come dice sempre il dohao.
“E poi, tutto sommato, a me non dispiace…”
aggiungo, stupendo anche me stesso.
SBONG!
Siamo rimasti solo noi due in piedi, a guardarci
oltre quel tappeto umano costituito da giovani promesse del basket colpite
tutte, contemporaneamente, da arresto cardiaco… e ci stiamo inequivocabilmente
sorridendo…
THE END