Avvertimento: prima fic in cui si capisce perché dico di scrivere HanaRu….

Per Ria, per avere tempo e pazienza anche quando ha mille cose da fare.

Un grazie enorme e un baciotto a Nausicaa per suggerimenti, supporto morale e… scansioni ‘suggestive’!

Un salutotto a Calipso.

Dimenticavo… i personaggi non sono miei, etc. etc.

 

 

L’ALA GRANDE

Prima Parte

 

Finalmente il campionato nazionale è alle porte: è uscito il tabellone e tra dieci giorni avremo la prima partita.

Sono mesi che stiamo aspettando questo momento, eppure quasi siamo sorpresi che sia finalmente arrivato. Sembra strano da dire, ma è proprio così: ci siamo allenati, abbiamo studiato le squadre avversarie, abbiamo preparato in ogni particolare il percorso di avvicinamento, ed ora siamo tutti increduli che questo momento sia giunto… tutti?

Pensate davvero che il ghiacciolo umano, la volpe, l’algida Kitsune, possa essere sorpresa?! E infatti lui è l’unico ad essersi presentato mentalmente pronto a questo appuntamento…

Questo pomeriggio, prima di cominciare il riscaldamento, il signor Anzai ha tenuto uno dei suoi discorsi: ha cercato di caricarci, esortandoci ad avere fiducia nelle nostre capacità e in quelle della squadra, ricordando che gli sforzi sostenuti devono avere il giusto coronamento nel confronto con gli avversari.

Abbiamo ascoltato tutti tesi e seri, sappiamo che le parole dell’allenatore vogliono renderci più forti, più consapevoli, ma l’imminenza di questo appuntamento così importante ci fa anche gelare il sangue nelle vene: la responsabilità è tanta, per alcuni di noi saranno gli ultimi campionati nazionali, non ci saranno prove di appello e quindi non possiamo permetterci passi falsi… questi pensieri ci spronano ma, allo stesso tempo, ci fanno diventare le gambe di gelatina.

Ma l’allenatore, stasera, ha fatto anche un altro annuncio. Ha aspettato la fine degli allenamenti, poi ci ha chiamati di nuovo tutti a raccolta: diversamente dal solito, non ci siamo buttati tutti per terra, ognuno di noi vuole dimostrare di essere pronto e in forma per il lungo cammino che ci aspetta, nonostante la fatica della seduta appena conclusa.

La notizia che ci è arrivata, però, è quanto di più inaspettato potessimo immaginare…

“Da domani ci sarà un nuovo giocatore con noi”

Fissiamo l’allenatore allibiti, come se avesse parlato in turco.

Ayako fa un cenno di assenso, come a volerci rassicurare sulla veridicità di questa affermazione.

“Viene dal Liceo Tagamyra. E’ al secondo anno. Gioca come ala grande…”

Ovviamente a questo punto devo intervenire… insomma, è normale, no?

“Abbiamo già un panchinaro per il mio ruolo… che diavolo ci facciamo con ‘sto tizio?!” urlo, infastidito da un nuovo pretendente per il mio posto.

“Ora sarete in due, su quella panchina…” replica pronto e perfido Mitsui.

“Grrrrrrr…” sono già pronto a saltargli agli occhi, ma mi blocca il ‘do’aho’ che mi arriva dal ragazzo che mi sta accanto...

“Kitsune! Ma lo hai sentito?! Mi ha insultato…”

Ottengo come risposta solo uno sguardo di disapprovazione, e questo mi fa desistere da ulteriori rimostranze, sebbene io continui a ritenermi parte lesa...

“L’allenatore della squadra di basket del Tagamyra mi ha detto che è un giocatore straordinario… deve trasferirsi perché ha avuto problemi con alcuni compagni di classe: pare che sia un tipo un po’ violento…” il vecchiaccio si è fermato a guardarci, fissa gli occhi piccoli soprattutto su me e Mitsui “ma sono sicuro che questo aspetto del suo carattere può costituire una utile referenza per entrare nel nostro gruppo…”

Ci guardiamo tutti un po’ perplessi: davvero abbiamo bisogno di un altro disadattato nella nostra squadra? Ovviamente io ritengo di no, e lo manifesto a piena voce:

“Perché ha scelto proprio noi? Non poteva andarsene nel Ryonan o nel Kainan? Io sono contro il suo ingresso nel club di basket!” esclamo deciso.

Mitsui scuote la testa, ma poi dice:

“Mi dispiace essere d’accordo con questa scimmia idiota, ma una aggiunta alla squadra in questo momento non mi sembra il massimo: stiamo per cominciare il campionato nazionale, dobbiamo essere uniti e concentrati…”

“Ma per lui potrebbe essere una possibilità per ricominciare, potremmo essere la sua ancora di salvezza…” interviene dolcemente Kogure.

“Come siete stati la mia?” Mitsui lo guarda sorridendo, e il suo Megane-kun subito arrossisce.

“E tu, Akagi, cosa ne pensi?” chiede Ayako.

“Anch’io sono d’accordo con la scimmia…” il gorilla sostiene con coraggio il mio sguardo di rimprovero, insomma… come si permettono tutti di chiamarmi scimmia? e aggiunge “e per gli stessi motivi che ha spiegato Mitsui… semplicemente non è il momento giusto per un nuovo inserimento”.

“Miyagi?”

“Anch’io sono con la squadra…” sicuramente il nano sta pensando all’eventualità di avere un altro possibile concorrente per la nostra bella manager…

“Manchi tu, Rukawa…”

Ci voltiamo tutti verso la mia Kitsune, che inaspettatamente è sveglia, sebbene con gli occhi rossi e il viso assonnato:

“Beh, se fosse bravo…” cinque paia d’occhi lo fissano allibite, soprattutto UN paio…

“…però con il campionato alle porte…” sbadiglia, gli altri rimangono per cinque minuti ad attendere la fine della frase, ma io lo conosco e so che la volpe ha già terminato il proprio sforzo vocale…

“Beh, signor Anzai, sembra che ci siano dei problemi…” riassume Ayako.

L’allenatore scrolla le spalle:

“Non li vedo… io non ho chiesto il parere della squadra…” e sorridendo si avvicina all’uscita della palestra. Si ferma proprio sulla porta per aggiungere:

“Dimenticavo di dirvi una cosa… Yamoto Gunami comincerà ad allenarsi con noi da domani. Buona serata, ragazzi…” e scompare.

 

“Do-domani???? Ma che diavolo…” comincio a sbraitare, e non pensate che sia perché mi senta il più minacciato da tutta questa storia… nessuno può sostituire il Tensai!

“Etciù!!!”

Ci giriamo tutti verso il ragazzo che ha starnutito.

Il volto di Rukawa è arrossato, e gli occhi sono lucidi.

“Ehi, che ti prende Kitsune?!” chiedo preoccupato, avvicinandomi a Kaede per guardare meglio il suo viso…

Quello che vedo non mi piace affatto… sembrano i sintomi di una influenza in piena regola.

“Devi esserti preso una bella infreddatura…” diagnostica subito Ayako.

“Mph… sto benissimo!” mormora quel presuntuoso, trattenendo a stento un altro starnuto.

Gli poso delicatamente la mano sulla fronte.

“Benissimo?! Ma se scotti… devi avere la febbre alta!” so che il mio tono suona sempre più agitato… ma quando si tratta della stupida Kitsune non riesco a rimanere calmo…

“Possiamo darti qualcosa per farla abbassare, in infermeria dovremmo avere…” ma la povera Haruko non riesce a terminare la frase che è raggiunta dallo sguardo gelido di Rukawa e dalle sue parole dure:

“Ho detto che sto bene!”

Tutti, in perfetta sincronia, cominciano a scuotere la testa: credo che la testardaggine congenita della Kitsune colpisca anche loro…

Gli passo il braccio intorno alle spalle, guidandolo verso lo spogliatoio.

“Ce la faccio anche da solo…” mi sibila, cercando, inutilmente, di sottrarsi alla mia morsa.

“Piantala, baka! Non ti rendi conto che tra poco cadrai per terra?! Non ti reggi in piedi…” sono furente. Perché quello stupido deve sempre pensare che qualsiasi semplice attenzione possa costituire un pericolo per la sua indipendenza?

Ci facciamo la doccia rapidamente. Mi rendo subito conto che il volpacchiotto trema dal freddo anche sotto il getto d’acqua calda. Gli occhi, poi, gli lacrimano, e uno starnuto si succede ad un altro. Appena riesco ad infilarmi l’accappatoio, mi avvicino, avvolgendolo in un’altra spugna asciutta. Faccio finta di non notare la sua occhiata dura, e continuo a strofinarlo sulla schiena per farlo scaldare. Piano piano sento diminuire e poi cessare quei brividi che gli scuotono il corpo… ora sembra non soffrire più come prima… Lo aiuto poi con la maglietta e la felpa pesante, poi gli passo i jeans.

“Etciù!”

“Benissimo… LUI STA BENISSIMO…” scandisco ironicamente ai nostri compagni di squadra che stanno seguendo le nostre manovre: “Potrebbe morire qui davanti a noi e continuerebbe sempre a dire di stare benissimo!”

Mi giro di nuovo verso quella testa dura:

“Kitsune, sei davvero un baka!”

Mi vesto e lo trascino verso casa, ben imbacuccato con giaccone e sciarpa.

“Smettila di fare la mamma, scimmia… non lo sopporto!” sbotta Rukawa quando siamo soli.

“Non me ne frega un cazzo! Stavi male, e hai fatto finta di niente… adesso ti toccherà stare a casa due settimane… pensi che Anzai ti permetterà di giocare con la febbre?!” mi piace cercare di spaventarlo, cosa che, fra l’altro, non mi riesce mai, ma lo faccio solo perché odio quel suo atteggiamento da ‘io non ho bisogno di nessuno, nessuno si permetta di dirmi cosa devo fare’…

Ogni volta che mostro preoccupazione per lui, che cerco di dargli dei saggi consigli da Tensai, vengo costantemente snobbato, come se le mie parole fossero davvero farneticazioni di un do’aho!

Erano giorni che gli dicevo di coprirsi, di non andare ad allenarsi nel parco con questo freddo, e lui niente: mi guardava come si guarda qualcuno che ci sta parlando in una lingua sconosciuta, scuoteva la testa e usciva… e adesso si trova in queste condizioni… peggio per lui!

Mentre la rabbia sta ingigantendo nella mia testa, sento il braccio di Kaede passarmi intorno alla vita, e la sua testa appoggiarsi sulla mia spalla…

“Hana, non ce la faccio… mi si piegano le ginocchia…”

E’ la prima volta che mi sento chiedere aiuto dalla Kitsune… se non fosse per il fatto che deve stare davvero male, perché altrimenti non lo farebbe mai, mi sentirei quasi contento. Finalmente il principe dei ghiacci sta cominciando a capire chi è la parte ‘forte’ della coppia, anche fuori dal letto!

“Ti aiuto io, amore…” gli bisbiglio dolcemente. So bene che non gli piacciono queste manifestazioni di affetto, però adesso le deve accettare… non può sottrarsi.

Arriviamo a casa dopo poco. Appena entrati, mi lascia per sdraiarsi sul divano.

 

Ho freddo, moltissimo freddo, e nello stesso tempo mi sento bruciare... e non riesco a smettere di starnutire, ogni volta gli occhi mi si  riempiono di lacrime.

Sakuragi si sta avviando verso la cucina, probabilmente per mettere a bollire dell’acqua per un tè caldo… ecco, adesso sta ritornando… mi sta coprendo con un plaid…

“Hai ancora freddo?” sento le sue parole come se mi arrivassero dopo aver attraversato strati e strati di ovatta.

Non riesco a rispondere, a parlare. Mi brucia la gola, ma non posso trattenere l’ennesimo starnuto.

“Etciù… ETCIU’!”

“Forse è il caso che tu vada a letto… poi ti porterò qualcosa da mangiare…”

So che il rossino sta facendo di tutto per prendersi cura di me, ma io non voglio, sono sicuro di potermela cavare anche da solo…

“Ti ho detto che s-s-sto E-etciù! s-sto bene…”

“BAKA!!! Guarda che comincio a perdere la pazienza!” come al solito, la scimmia rossa non demorde, anzi, mi si sta avvicinando e mi aiuta ad alzarmi.

“Ce la fai a camminare? Vuoi che ti porti su in braccio?”

Gli rivolgo uno sguardo inceneritore, e, fortunatamente, lui sembra capire che non mi ha proposto una buona idea, eppure insiste per circondarmi la vita con le braccia e per sostenermi durante tutto il tragitto.

Una volta che riesce a farmi sedere sul letto, comincia a svestirmi… tremo, sento un freddo che sembra infiltrarsi tra le ossa, e mi accorgo subito che non sono sfuggiti neanche a lui i brividi che tornano a scuotermi. Questo fa sì che si sbrighi a coprirmi con il pigiama pesante.

“Sei fortunato a stare male…” sento che lo stupido do’aho sfodera un tono malizioso “…altrimenti…” e mi abbraccia stretto.

“Non fare l’hentai!” riesco a sibilargli.

Sakuragi continua a guardarmi con quel sorriso ebete stampato sulle labbra, ma fortunatamente, dopo un po’, sembra tornare con i piedi per terra…

Mi copre per bene con la trapunta, e di nuovo mi passa il dorso della mano sulla fronte:

“Scotti ancora”.

“La vuoi smettere? Sto bene!” mi sembra di ringhiare come un cane rabbioso.

Lui si limita a scuotere la testa, probabilmente ritiene di avere a che fare con i capricci di un bambino di tre anni. Poi mi lascia per tornare al piano di sotto... ha annunciato di volermi preparare qualcosa da mangiare, una minestra calda, un po’ di tè… e poi vuole cercare qualche medicina, ma sarà inutile: so benissimo che in questa casa al massimo riuscirà a trovare qualche aspirina…

Ah, finalmente non soffro più il freddo, ma si sento stanco, con le ossa indolenzite… mi lascio cullare dal rumore del vento che soffia forte, stanotte….

 

E’ sempre bello osservare questo volto rilassato, la perfezione di questi tratti mi stupisce ogni volta… Appoggio il vassoio sul lato libero del letto, poi mi siedo sul bordo, dalla parte di Kaede: mi sembra che abbia un colorito meno acceso, e che il respiro sia più regolare, sebbene sempre un po’ affannoso.

Lo scuoto delicatamente, poi mi chino a poggiargli un bacio sulla fronte…

“Hana…” mormora, ancora combattuto tra la veglia e il sonno.

“Ti ho portato la cena, ti farà bene qualcosa di caldo…”

“Non ho fame” il suo tono è di nuovo categorico, come sempre.

“E invece mangerai, ti servirà per tornare in forze… io intanto vado a prepararti un spremuta d’arancia..” stavolta il genio non accetta obiezioni!

 

Ecco, se ne è andato di nuovo…

Cerco di puntellarmi sui gomiti, per tirarmi a sedere sul letto. Guardo il vassoio, e sorrido impercettibilmente scuotendo la testa: quella scimmia rossa si deve essere davvero preoccupata, cosa farei senza di lui? Cerco di non pensare a quei lunghi anni in cui dovevo affrontare qualsiasi cosa da solo…

Assaggio una cucchiaiata di minestra, e per poco non sputo tutto per terra… ma che è questo schifo? No! Il do’aho deve aver messo lo zucchero al posto del sale…

“Allora, non hai ancora finito di mangiare?” l’impiastro è già tornato, stringendo tra le mani un enorme bicchiere colmo di spremuta fresca “Mangia o si raffredderà tutto…”

Lo farei provare a lui, quest’intruglio disgustoso… sono mesi e mesi che viviamo insieme e ancora confonde il barattolo del sale con quello dello zucchero! Eppure non dico niente, anzi, stoicamente, comincio a portarmi alla bocca un cucchiaio dopo l’altro…

“Brava Kitsune… adesso sicuramente starai meglio!”

Il mio stomaco protesta ad ogni nuovo ‘arrivo’, ma so che il mio viso rimane impassibile… non so neanche io perché stia facendo questo sforzo, mi sembra però che sia giusto. Hanamichi ha cercato di aiutarmi e io non voglio ferirlo…

Mi immergo nuovamente nel letto.

“Ho sonno…” mormoro, mentre la testa ricomincia a dolermi.

“Dormi… porto giù la roba, poi ti raggiungo…” mi accarezza la fronte calda e mi posa un bacio tra i capelli, poi aggiunge dolcemente:

“Non farmi scherzi, Kitsune… non voglio più vederti in questo stato!”

Sorrido, ma solo quando sono sicuro che non possa vedermi.

 

Stamattina  Kaede non sembra stare meglio, anzi...

Sono piuttosto preoccupato: speravo che una notte al caldo, un concentrato di vitamine e le mie cure e attenzioni potessero essere sufficienti a farlo guarire, e invece…

Gli occhi sono ancora lucidi e fatica a respirare. Ho deciso di non andare a scuola: come posso lasciarlo solo in queste condizioni?

“Stamattina farò venire mia madre… lei sicuramente potrà aiutarci” gli mormoro piano.

“Non ce ne è alcun bisogno… io STO bene…”

E’ inutile, sembra un disco rotto…

“NO, tu-non-stai-bene!” gli scandisco lentamente e chiaramente.

Si gira dall’altra parte… sta soffocando l’ennesimo starnuto.

“Ede, dovrai solo passare qualche giorno a letto… non mi sembra niente di grave! Se hai paura di perdere l’allenamento, ricordati che ti darò ripetizioni… anche per tutta la notte se vuoi!”

Il mio tentativo di essere spiritoso cade nel vuoto.

Mi sporgo su di lui, abbracciandolo e aderendo con il mio torace alla sua schiena.

“Che pensi di fare, do’aho?!” ma si è girato, e lo sguardo che fissa nei miei occhi non è certo arrabbiato.

“Ti amo, volpaccia…” lo bacio dolcemente, e lui si lascia andare, arrendendosi al mio attacco romantico-passionale. Se non sapessi che non sta per niente bene, la situazione sarebbe già irrimediabile, ma il Tensai sa mostrare un grande autocontrollo…

“Cos’è, non ce la fai?” mi canzona lui, continuando ad accarezzarmi la schiena con le sue dita sottili.

Meglio che mi allontani… la sua bocca socchiusa è così invitante, la pelle così morbida…

Però mi è venuta un’idea… non sono sicuro che sia quella giusta, nel senso… con me funzionerebbe di sicuro, ma con lui?

“Non posso farlo finché stai male… mi sembrerebbe di approfittarmi della tua malattia… Penso che dovremo astenerci finché non sarai guarito” dico, sperando fra me e me che questo possa spronarlo a curarsi.

“Credo che questa situazione farà soffrire più te di me, do’aho…” replica acidamente.

Purtroppo ha ragione, e io arrossisco…, possibile che stia sempre zitto e poi, quando parla, debba essere così pungente?

In ogni caso, proprio in extremis, accetta l’intervento di mia madre.

 

Ogni tanto mi viene da pensare che la mia cara mammina voglia bene più a questa volpaccia che a me, infatti appena le telefono si precipita da noi.

“Perché diavolo non mi hai chiamato prima, Hanamichi! Sei davvero un do’aho…” esplode la mia affettuosa genitrice appena constatate le condizioni di Kaede, e non posso evitare di notare che quella Kitsune mi rivolge un rapido sguardo sollevando un sopracciglio… poi, appena lei scompare in cucina, sicura di potergli preparare qualcosa di taumaturgico, ne approfitta per dirmi:

“Scimmia, allora anche tua madre sa che sei un do’aho! Beh, l’evidenza…” fortunatamente la sua cattiveria viene sommersa da un’ondata di starnuti che lo lasciano quasi senza forze.

Gioirei, gioirei molto, se non fosse che capisco che sta soffrendo…

Mia madre ha stabilito che la Kitsune non potrà lasciare quel letto per almeno una settimana.

Temevo che Kaede se ne uscisse con qualche rimostranza delle sue, ma sembra proprio che le battute acide le riservi solo a me…  A malincuore, molto a malincuore, ma ha acconsentito a fare quello che lei gli ha raccomandato…

Il pomeriggio ho deciso di saltare anche gli allenamenti. Quando lui lo capisce, però, si arrabbia moltissimo. Mi spavento a vedere quel viso arrossato, gli occhi lucidi e spalancati, quel corpo debilitato teso mentre con voce adirata mi ingiunge di darmi una mossa e raggiungere la squadra. Certo, per lui non c’è niente più importante del basket, e non può capire che invece, per me, la cosa più importante è solo lui… mi sembra di averglielo già detto tante volte, eppure continua a trascurare le mie parole…

Comunque alla fine faccio quello che mi dice, anche se in realtà sono preoccupato dal fatto che rimanga solo…

 

Accidenti, mi ero quasi dimenticato dell’arrivo del nuovo compagno di squadra! Quando entro nello spogliatoio, gli altri non stanno parlando d’altro, ma poi, quando capiscono che la Kitsune non c’è, tutto l’interesse si trasferisce sulle sue condizioni, e non smettono di chiedermi se mangia, se dorme, se sta prendendo delle medicine...

Spiego loro che sta male, che probabilmente salterà gli allenamenti per una settimana… gli sguardi sono preoccupati, e io li capisco. Il campionato è alle porte, e non possiamo cominciarlo senza di lui.

Entriamo in campo, siamo tutti schierati quando il signor Anzai comincia a parlarci.

Gunami arriverà a breve… siate gentili e disponibili… niente primedonne… bla bla bla…

Io mi sto chiedendo se non sia il caso di fare una telefonata a Kaede, per sapere se sta andando tutto bene, continuo ad essere preoccupato….

Eccolo qui il mio avversario per il ruolo di ala grande. A prima vista sembra un po’ più alto di me, ed è anche molto muscoloso. Il viso ha dei tratti particolari, non è bello, assolutamente! però colpisce: è un viso segnato… con occhi scuri, quasi neri, che ci scrutano inquisitori…

Ammetto che, se non fossi il grande Tensai, quel ragazzo mi metterebbe un po’ di inquietudine: sembra odiarci tutti.

Ci presentiamo, lui bofonchia svogliatamente qualcosa di incomprensibile, poi si spoglia e segue l’allenatore per i primi test.

Sono davvero un genio, passo Mitsui sotto canestro e segno! Lui è rimasto fermo, come imbambolato… ormai sono davvero l’unico e grande genio del basket mondiale!!!

“Commosso dalla mia bravura, eh?!” ghigno soddisfatto sotto il muso di quell’ex teppista…

“Sta’ zitto, scimmia!”

Così mi accorgo che quel demente si è fermato perché tutto preso dall’uno contro uno che Gunami e Akagi stanno disputando sotto il canestro opposto.

Decido di degnarmi di dare un’occhiata alla nostra new entry…

Ok, non è proprio l’ala grande più scarsa di tutti i tempi, però non è poi tutto questo granché… accidenti! Slam Dunk! Non è possibile… il gorillone è rimasto fermo come un ebete!

Questo nuovo tizio non sembra neanche rendersi conto di quello che ha fatto, neanche un piccolo moto di gioia… sta lì, incurante dei nostri sguardi, tutto preso dai lacci della propria scarpa…

“Ehi, pivello!” mi avvicino a lui con aria minacciosa… mica penserà che stiamo tutti ai suoi piedi? “Confrontati con me se ne hai il coraggio!” lo sfido.

“Togliti dalle palle, scarafaggio” mi risponde con un tono prepotente.

“Senti bello” è Mitsui a parlare “Sakuragi è indubbiamente una scimmia rossa, ma questo lo possiamo dire noi, non tu… vedi di calmare i toni!”

Accidenti, quando emerge l’anima del teppista, Mitsui fa quasi paura!

Quello lo guarda e sogghigna:

“C’è pure mamma chioccia, qua dentro?”

L’atmosfera comincia a scaldarsi… e io ne sono contento, ho davvero voglia di menare un po’ le mani…

Invece, a rompere le uova nel paniere, intervengono Anzai e Ayako:

“Basta ragazzi…” dice sorridendo l’amabile vecchietto, mentre le sventagliate della manager si distribuiscono uniformemente su tutti noi…

In ogni caso non riesco a trattenere uno sguardo di sfida all’indirizzo di quell’energumeno, cogliendo nei suoi occhi una espressione di odio puro.

Bah, stavolta lascio perdere, non voglio amareggiarmi la giornata, e poi ho tanta voglia di tornare a casa, per vedere come sta il mio volpacchiotto!

 

Sebbene fuori sia buio da parecchio, in casa le luci sono tutte spente. Non leggo neanche il biglietto che mia madre ha lasciato sul tavolo della cucina, invece volo al piano di sopra per vedere Kaede.

Sta dormendo, che novità! Mi siedo accanto a lui e cerco di ascoltare il suo respiro… lo sento ancora difficoltoso, affannato… mi fa impressione quel sibilo che sembra uscirgli dal petto.

Sul comodino ci sono delle medicine, probabilmente deve prendere qualcosa… faccio la strada a ritroso, ovviamente dopo avergli depositato un bacio sulla fronte, e scendo a recuperare il foglio di mia madre.

Da brava infermiera, mi ha scritto tutto quello che deve prendere, quando e le quantità… per fortuna che c’è la mia mamma!

Comincio anche ad avviare qualcosa per la cena… meglio portarsi avanti il lavoro, finché la Kitsune dorme, perché so che dopo sarà impossibile per me allontanarmi da lui.

Gli preparo un buon brodo di miso… prendo il sale dalla credenza, ma fortunatamente mi accorgo in tempo di aver sbagliato, e che quello è lo zucchero… per fortuna che sono un Tensai, altrimenti… povero cucciolo! Chissà come si sarebbe lamentato!

Preparo il vassoio e salgo su…

Sta ancora dormendo, la mia volpe non si smentisce mai!

“Ede? Ede!” lo chiamo urlando ‘a voce bassa’. Un po’ mi dispiace svegliarlo…

“Do’aho…” apre gli occhi, che sono lucidi e assonnati come quelli di un bambino, e luminosi mentre si fissano nei miei.

“Ti ho portato la cena…”

Mi accorgo che guarda la minestra con sospetto, gli chiedo che cosa abbia, ma lui scuote la testa e comincia a mangiare. I suoi tratti si distendono… è ovvio! Il Tensai è lo chef migliore dell’universo!

“Come ti senti? Stai meglio?” chiedo preoccupato.

“Davvero è più forte di te fare la mamma chioccia, eh?!” mi risponde scontroso. Eppure io so che non gli dà fastidio che io mostri i miei sentimenti per lui…

Improvvisamente le sue parole mi fanno ricordare lo scorfano disgustoso che si è unito alla nostra squadra, e la mia espressione deve cambiare di conseguenza, perché il volpino mi chiede cosa mi prenda..

“E’ arrivata la nuova ala grande…” ringhio tra i denti.

Per un istante non mi dice niente, ma poi, dopo avermi accarezzato la guancia con la mano sottile, mi sussurra:

“Cos’è successo?”

Non mi trattengo, e gli racconto tutto, ogni particolare. Peccato che le sue domande riguardino solo il gioco di quell’essere scorfanoso, e non, invece, il suo insopportabile comportamento…

“Ma hai capito o no che mi ha chiamato scarafaggio?!”

E’ il primo sorriso che gli vedo fare in questi due giorni…

“Sbaglio o tu lo hai chiamato pivello?!” mi fa notare.

“Che c’entra, è normale per me chiamare un nuovo arrivato ‘pivello’… non è mica offensivo!”

“Già, non capisco perché ti arrabbiavi tanto quando ti chiamavo ‘do’aho’…” mi risponde lui.

Io mi inalbero… che razza di paragone stupido! Fra noi c’era un rapporto completamente diverso… e poi non sono così sicuro che mi dispiacesse tanto essere chiamato così da lui…

Il mio sguardo deve essere stato attraversato da un lampo di malizia, perché vedo che la Kitsune allunga le braccia verso di me, fino a catturare le mie mani nelle sue. Poi mi sorride, quel suo sorriso impercettibile che solo io so distinguere.

Mi chino a baciarlo… improvvisamente non ci sono più il basket, quello scorfano della nuova ala grande, tutto quello che ci circonda… siamo solo io e lui, e mi piace…

“Sto male, oggi non hai paura di approfittarti di me?!” il suo tono divertito e beffardo mi fa tornare in me… non gliela darò vinta!

“Hai ragione, volpe… dovremo interromperci qui” poi, per evitare la tentazione di tornare sulle mie parole, afferro il vassoio e lo porto in cucina. Mi tremano le gambe… penso che questa situazione non mi stia facendo per niente bene…

 

I giorni passano, alternando miglioramenti e peggioramenti.

Io continuo a dividermi tra il capezzale di Rukawa, la scuola e gli allenamenti.

Kaede a volte sembra stare molto meglio, e allora diventa difficile trattenerlo a letto, oppure impedirgli di prendere il pallone e cercare di mimare i movimenti del basket, ma poi seguono le ricadute, con notti insonni a causa della difficoltà a respirare…

A scuola le cose certamente non migliorano: a parte che sia io sia i miei insegnati riteniamo del tutto superflua la mia presenza, non riesco a fare altro che pensare alla mia volpaccia, e, appena ho un momento libero, corro a chiamarlo al telefono.

E poi ci sono gli allenamenti…

La presenza di Yamoto Gunami è ogni giorno più irritante: Akagi e il signor Anzai non fanno che sottoporre il giocatore-scorfano a prove ed esami, e lui riesce sempre a stupirli. Possiede, effettivamente, dei colpi non male, ma se l’individualismo è stato rimproverato a Rukawa, cosa si dovrebbe dire a questo demente presuntuoso che fa di tutto per risolvere le situazioni da solo, senza mai ringraziare i compagni, anzi disprezzandoci apertamente e scuotendo la testa con disgusto quando non lo serviamo come desidera?

Comincio davvero ad odiarlo, un odio che non ha ovviamente niente a che vedere con quello, totalmente fasullo, che avevo mostrato i primi mesi con Kaede, ma è un sentimento, invece, che mi fa desiderare di non doverlo neanche vedere, poiché solo questo basta a farmi prudere le mani…

E purtroppo più volte siamo arrivati a colpirci…

Sebbene Yamoto faccia finta di non vedermi neanche, probabilmente per sottolineare la scarsa considerazione, e aggiungo l’invidia, l’ammirazione, la gelosia, per l’unico e solo Genio del basket mondiale, ci sono stati tra noi degli scontri in campo così violenti e scorretti che il ricorso all’uso dei pugni è sembrato inevitabile per chiarire le cose…

Il nuovo arrivato ha mostrato di cavarsela, e forse la sua fama di teppista non è del tutto immeritata, ma noto nei suoi colpi una violenza ed una volontà di far male inusuali per risse tra compagni di squadra…

Miyagi e Kogure a cui è capitato di assistere a questi scontri, e che pure sono stati testimoni di innumerevoli battaglie avvenute nella nostra palestra, si sono sentiti in dovere di fare delle rimostranze, anche con l’allenatore, ma non si può certo dire che abbiano ricevuto delle rassicurazioni che possano tranquillizzare su quella che sarà la nostra futura convivenza…

 

Seconda  parte

“Sakuragi! Vuoi darti una mossa… ho detto venti giri di campo, non due!” mi intima Akagi, minaccioso.

Tocca sempre e solo a me scontare i litigi che avvengono abitualmente con Miyagi e Mitsui… non è giusto!

Kogure mi si affianca, sempre sorridente.

“Perché corri anche tu, quattr’occhi?!” non posso fare a meno di chiedergli, stupito.

Il vice-capitano assume una delle sue espressioni un po’ dolci e un po’ imbarazzate:

“Non mi andava di vederti faticare da solo, mentre tutti gli altri stanno provando gli schemi…”

Noto che Mitsui, che sta osservando la scena da lontano, non può fare a meno di sorridere cogliendo la dolcezza del gesto del suo Kimi-kun…

Mi volto subito dall’altra parte… sto rischiando un attacco di diabete.

“Come sta Rukawa?” mi sussurra ancora il quattr’occhi.

Credo di arrossire, ma sorrido istantaneamente nel sentire il nome del mio volpacchiotto. Poi, però, divento più serio:

“A volte meglio, altre peggio…”

“Immagino che gli allenamenti gli manchino…”

“Beh, sì…” non posso trattenermi dal ridacchiare “Diventa sempre più difficile evitare che si prepari per venire a dimostrarci quanto è bravo…”

Ridiamo tutti e due. La patologicità della passione del moretto per il basket è cosa ben nota a tutti…

“Partita!” urla Akagi dal centro del campo, guardandoci con cipiglio.

Vengono organizzate le squadre. Ovviamente io e Yamoto giochiamo da avversari, e con il campionato ormai imminentissimo, ogni sfida tra di noi ha il sapore di un esame per vedere chi sia più affidabile per le partite importanti.

Ormai giochiamo da quasi mezz’ora. La mia squadra, la squadra dei titolari, anche se titolari per modo di dire, visto che è comunque una sfida quattro contro quattro, fatica contro quella delle riserve, spronata dal gioco di Yamoto e dagli schemi chiamati da Kogure.

Durante un litigio con Mitsui sulla responsabilità di una palla persa che ci è costata il pareggio degli ‘scarti’, come affettuosamente ho ribattezzato gli avversari, mi accorgo dello strano comportamento di Yamoto…

Quel deficiente ha fissato lo sguardo sulle tribune, in questi giorni semivuote, vista la latitanza del club delle ammiratrici di Rukawa per l’assenza del loro idolo, e sembra non riuscire a distogliere gli occhi da quello che ha davanti. Per la prima volta espressioni di un sentimento che certo non è né odio né disprezzo, si dipingono su quel volto… sembra davvero trasfigurato…

Cerco di seguire quello strano sguardo imbambolato, ma non vedo niente, noto che anche Miyagi sta osservando la scena, e colgo una espressione di autentico sgomento sul suo volto…

 

Non sono riuscito a resistere. Tutti questi giorni lontano dal campo di basket mi stavano uccidendo. Eppure so di non poter giocare, non posso certo rischiare di prendere freddo dopo aver sudato, e compromettere così definitivamente la mia partecipazione ai campionati nazionali…

E così sono giunto ad un compromesso: ho deciso di andare agli allenamenti per recuperare quella testa matta di Sakuragi per poi andare a mangiare qualcosa insieme, visto che, fra le altre cose, mi sono anche stufato delle ‘meravigliose’ minestrine del mitico tensai…

E così mi sono vestito ed ho raggiunto la palestra.

Considerando quanto poco tempo manchi alla prima gara del campionato, non ho voglia di interrompere l’allenamento dei miei compagni, cosa che accadrebbe inevitabilmente se mi facessi vedere, e quindi decido di sedermi sulle tribune e di guardare da lontano come stanno andando le cose.

La scimmia è sempre il più entusiasta di tutti, e non la smette di attaccar briga con Mitsui e Miyagi, mentre Akagi, come al solito, cerca di sedare le risse.

E poi vedo il nuovo arrivo. Certo, è alto, e questo nel basket è indubbiamente un vantaggio, però bisogna aspettare di vedere come se la cava sotto canestro per poter giudicare.

Si stanno ancora riscaldando, ma, sebbene lontano, non posso non accorgermi di come il nuovo giocatore stia molto per conto proprio, e, anzi, di come tratti con disprezzo chiunque gli si avvicini.

Per un momento mi chiedo se quello sia stato anche il mio atteggiamento, almeno fino a pochi mesi fa…

Spero vivamente di no, poiché io non ho mai voluto umiliare o disprezzare i compagni di squadra, semplicemente era più facile confrontarsi con una palla da basket che con dei ragazzi che conoscevo poco, e poi, sì…mi piaceva stare da solo…

Sorrido di me stesso: per me tutto questo è ovvio, ma come posso dare sempre per scontato che gli altri comprendano che dietro la freddezza del  mio comportamento si nasconda solo un carattere chiuso?

 

Spesso mi chiamano ‘nanerottolo’, ma sono abbastanza alto per riuscire a vedere dove è rivolto lo sguardo di Yamoto… indubbiamente sta fissando il volto di Rukawa… e, se sono ancora in grado di leggere le espressioni sul volto di una persona, tutto questo non porterà a niente di buono…

Improvvisamente il nuovo compagno si gira verso di me. Fa un segno con la testa verso le tribune e sibila:

“Chi è?”

Solo due parole, eppure comincio a sudare freddo…

“Lascialo stare…” trovo il coraggio di mormorare.

Ma Yamoto non sembra il tipo da accettare consigli non richiesti… Mi afferra per la canottiera, quasi sollevandomi dal terreno..

“Ti-ho-chiesto-chi-è” scandisce con tono minaccioso.

La situazione si sta facendo pesante… riesco a gettare uno sguardo implorante agli altri compagni, ma questi non fanno caso a me, ancora presi dal litigio tra la scimmia e Mitsui.

“Ru-Rukawa…” bisbiglio con un filo di voce.

“L’ala piccola?!” stavolta il suo tono ha una nota di sorpresa…

“Lascialo stare…” ripeto ancora in un sussurro.

Finalmente Yamoto sembra concentrare l’attenzione su di me…

“Che diavolo vuoi dire?”

Come fare a spiegargli che Rukawa è off limit per tutti, che sta con il rossino, che una qualsiasi intromissione scatenerà una bufera? Come dirgli che quello sguardo che ha fissato su Kaede è più forte di qualsiasi parola… che è chiaro che il moretto lo ha colpito in ‘quel’ senso?

Yamoto Gunami non sembra il tipo da accogliere bene un simile discorso…

“Che diavolo vuoi dire?” ripete quella voce, con un tono ancora più duro.

“Kaede Rukawa è caccia riservata…” come cazzo mi è venuta in mente una frase così idiota?

Ma lui sorride, come se la melodrammaticità della mia affermazione lo lasciasse del tutto indifferente.

“Pensi che la cosa possa toccarmi?”

Meglio essere chiari, sebbene non sia poi così sicuro che sia la cosa giusta…

“Può non toccare te, ma è meglio non far arrabbiare Sakuragi…”

Gli occhi di Yamoto per una frazione di secondo si allargano, tradendo stupore ed incredulità…

Posso vedere il suo sguardo portarsi su Sakuragi, che continua ad agitarsi in mezzo al campo, e poi tornare sul moretto, ancora seduto ad osservare la scena. Il mezzo sorriso che segue non ha niente di raccomandabile…

“Non credo di avere problemi a battere quella scimmia, dentro e fuori dal campo…” mormora più a sé stesso che a me, che lo guardo attonito….

 

Finalmente la partita è ripresa. La squadra delle riserve sembra trasfigurata: Yamoto Gunami, che già nella prima parte non è stato proprio malvagio, non si lascia sfuggire nessuna occasione per cercare di mettermi in difficoltà, sebbene è inutile dire che non ci riuscirà mai!

Noto che Ryota continua ad avere uno sguardo strano, ma decido di non farci troppo caso, dopo gli chiederò cosa abbia, adesso è il momento di spuntarla su quel presuntuoso…

Proprio nell’ultima azione della partita, l’azione che può dare la vittoria all’una o all’altra squadra, visto che ci troviamo in parità, c’è uno scontro sotto canestro. Sono riuscito a smarcarmi e sto per saltare ed insaccare il punto della vittoria, quando Yamoto fa blocco, commettendo un fallo cattivo quanto inutile…

L’entrata, infatti, è stata davvero dura, ed è di quelle che possono stroncare la carriera di un giocatore…

Cado a terra dolorante, premendomi le mani sulla caviglia e lanciando un urlo…

Tutti i compagni mi sono accanto in un istante, mentre un silenzio irreale scende nella palestra…

Solo il responsabile dell’infortunio sembra conservare la propria aria impassibile.

“Scimmia… stai bene?” Mitsui cerca di essere burbero come al solito, ma dalla sua voce traspare la preoccupazione… per me!

“Portiamolo in infermeria…” suggerisce invece Kogure, rivolgendomi un sorriso di conforto, mentre Akagi si consulta con Anzai…

 

In tutto quel trambusto, nessuno si accorge del mio arrivo dalle gradinate.

Solo Yamoto mi sta osservando mentre scatto in piedi in piedi all’urlo della scimmia rossa, poi mentre scendo verso il campo, e anche ora il suo sguardo mi resta attaccato mentre mi faccio largo tra i compagni, avvicinandomi a Sakuragi e inginocchiandomi al suo fianco:

“Cosa è successo? Ti fa male?” il mio tono è calmo, ma sono sicuro che il mio sguardo deve essere attraversato da lampi di inquietudine.

“…Ede… CHE CI FAI TU QUI?! Dovevi stare a letto a riposare!!!” il rossino cerca di tirarsi su a sedere, per potermi rimproverare più comodamente.

Purtroppo il movimento è troppo brusco, e una nuova smorfia di dolore gli si disegna sul viso.

“Sta’ buono” gli ingiungo “Adesso ti portiamo in infermeria… ce la fai ad alzarti, se ti aiuto?”

Lui borbotta qualcosa di incomprensibile, ma mi passa il braccio intorno al collo, e, sostenuto dal mio, che gli cinge la vita, riesce a tirarsi su.

Prima di prendere la via degli spogliatoi, si volta però verso colui che lo ha buttato a terra:

“Con te poi facciamo i conti, stronzo!” minaccia furente, poi mi si rivolge di nuovo, continuando a borbottare tra i denti:

“Non dovevi venire… anche ieri sei stato male…”.

“La vuoi piantare, do’aho? Adesso sei tu che stai male…” sto cominciando a spazientirmi…

“IO STO BENE!” urla trapanandomi un timpano.

“Chissà perché mi sembra una frase già sentita…” interviene Mitsui ironico “Per fortuna che vi siete trovati…”

Solo Ryota continua a stare in silenzio. Con la coda dell’occhio vedo che tiene sotto controllo la palestra, in cui il solo Yamoto Gunami continua ad allenarsi.

Ayako mette il ghiaccio e fa la fasciatura, ben stretta:

“Sono quasi sicura che non sia niente, Sakuragi. Uno o due giorni a riposo e sei come nuovo…”

“Uno o due giorni?”

So a cosa sta pensando, il mio dohao: tra tre giorni avremo la prima partita del campionato nazionale.

“Non se ne parla proprio!” sbotta.

Il mio sguardo gelido si posa su di lui:

“Tu farai esattamente quello che ti dirà il medico, do’aho… Pensi di aver capito?!” il mio tono non ammette repliche, e questo è chiaro a tutti, anche a lui…

Mentre Ayako chiama un taxi per far riaccompagnare Sakuragi a casa, torno in palestra.

Per un istante rimango a guardare lo schema di attacco di Yamoto, poi, nonostante non sia in tenuta sportiva, entro nel campo e mi avvicino.

“Una sfida, Rukawa?” la voce di Gunami mi raggiunge beffarda ed invitante allo stesso tempo.

Mi stupisce che sappia già chi sono, ma non mi do la pena di rispondere, semplicemente mi faccio sotto, gli sottraggo la palla quasi senza che se ne accorga, e insacco un tiro da tre, come se non fosse niente di speciale.

“Non male, ma potremmo fare una partita vera…”

Mitsui e Miyagi, tornati anche loro sul parquet, ci guardano stupiti… Hanamichi mi ha detto che Yamoto non ha mai sfidato nessuno, non ha mai considerato nessuno alla propria altezza…

Non rispondo neanche stavolta, ma mi avvicino, ora non c’è neanche mezzo metro tra di noi… improvvisamente lascio partire un diretto che lo coglie in pieno viso…

Il sorriso beffardo però non abbandona la bocca di quel bastardo.

“Deve essere molto delicato, il tuo amico, per crollare dopo un semplice blocco…” ironizza.

“Non mi piacciono i giocatori che giocano sporco” la mia voce è tagliente.

“Non ti piacciono? Chissà che non riesca a farti cambiare idea…” il tono malizioso con cui pronuncia queste parole mi colpisce sgradevolmente, ma decido di far finta di non averlo colto.

“Prova ancora a fare un fallo del genere e non sarai più in grado di giocare a Basket”

“Quello stupido non merita tutte queste attenzioni…” replica con sufficienza.

“Ti ho avvisato, stai attento a quello che fai”

Il taxi è fermo fuori della porta della palestra. Io e Sakuragi saliamo insieme.

Noto lo sguardo preoccupato che si scambiano Mitsui e Miyagi… indubbiamente le cose non stanno andando al massimo, e con il campionato alle porte questa non è certo una constatazione incoraggiante.

 

“Stai meglio?” è incredibile, la nostra casa si è trasformata in una infermeria…

“Pensa a te… non sono io ad avere una caviglia fuori uso…”

Perché quella volpaccia non si limita a rispondere cortesemente? Rimango per qualche istante in silenzio. Sto ripensando all’infortunio, al campionato nazionale, a Yamoto Gunami…

“Secondo te perché ha fatto un fallo così stupido?” chiedo lentamente.

Rukawa si gira a guardarmi.

“Non lo so. Era un fallo di gioco, cattivo ma un fallo di gioco…” mi risponde. Ma non pare convinto.

“A me non è sembrato… Certo, capisco che davanti alla mostruosa bravura dell’unico, inimitabile, invincibile genio del basket mond…”

“Do’aho!” il tono di Kaede è piuttosto spazientito, strano che si ostini a negare l’evidenza….

“Guarda che è così… Comunque è chiaro che era in gioco la posizione di titolare, e lui ha dimostrato di volerla a tutti i costi…” ribadisco.

“Non credo che sia così semplice..” mormora lui.

“Che cosa vuoi dire?!” davvero non lo seguo… possono esserci altre spiegazioni?

“Non credo che sia tipo da commettere un fallo così pericoloso solo per mettere fuori gioco un avversario che potrebbe superare sul campo…”

“BAKA KITSUNE!!! Come osi?!” urlo, davvero infuriato.

“Guarda che non è un’offesa, io ritengo che tutti gli avversari si possano superare sul campo, impegnandosi ed allenandosi… Penso che…”

“Cosa diavolo pensi? Dormi tutto il giorno e adesso fai finta di poter pure pensare…” indubbiamente non ho ancora digerito quella che ho tutto il diritto di ritenere scarsa considerazione per la mia abilità…

“Secondo me si è distratto ed è entrato fuori tempo…” Kaede sta parlando seriamente, che effettivamente sia stata la sensazione che ha avuto assistendo all’episodio dalle tribune?

“A sì?? E, di grazia, cosa sarebbe riuscito a deconcentrarlo mentre si confrontava con l’asso del Basket?”

“Non lo so” rimane in silenzio per qualche secondo, poi aggiunge, ironicamente “…forse il colore dei tuoi capelli…”

“Teme! Che hai da dire contro i miei capelli?!” mi passo le mani nella capigliatura ispida… “…belli i tuoi…” ma la voce mi tradisce, addolcendosi… mi hanno sempre fatto impazzire i capelli di Rukawa, soprattutto sulla nuca, dove sono corti e morbidi…

Non posso fare a meno di sporgermi verso di lui, arrivando quasi a toccare quella bocca morbida e sensuale con la mia…

“Do’aho, stiamo entrambi male… non mi sembra proprio il caso…” il tono sarcastico di quella volpaccia spelacchiata mi colpisce come una frustata… ma incasso la ritorsione senza ritirarmi…

“Non faremo niente di stancante, solo un bacio…” riesco a replicare, prima di catturargli la boccaccia irriverente ed inopportuna…

 

Questi due giorni li passiamo insieme. Mi fingo insofferente, come se mi pesasse dover passare in casa tanto tempo, ma la vicinanza di Kaede e la sua preoccupazione, che lui tenta di tenere celata ma che io riesco facilmente ad indovinare, mi fanno sentire in paradiso… tanto che a volte mi trovo ad esagerare le smorfie di dolore dovute alla caviglia… Ne esco però con la coscienza a posto: dopo tutto, quando si vive con un iceberg, bisogna forzare lo scioglimento…

Però arriva rapidamente il giorno del rientro, e purtroppo coincide con la vigilia del primo incontro di campionato.

“Dove stai andando?! Kitsune…”

Quel pezzo di ghiaccio è già pronto e sta per uscire…

“Potresti anche aspettarmi!” mi lamento.

La mia volpaccia sbuffa:

“Se sei una lumaca non capisco perché devo adeguarmi ai tuoi ritmi… E poi, se arriviamo un po’ prima potremmo cominciare a fare qualche tiro…”

“Lo so, lo so… vorresti confrontarti con il grande genio… ma io non ti lascerò vincere solo per tirarti su di morale…” osservo scuotendo la testa con aria di sufficienza.

“Sei proprio un do’aho, con o senza caviglia dolorante!”

Se ne è andato! Mi ha lasciato solo e se ne è andato in bicicletta…

“Grrrrrrrrrrrrrrrr, un giorno di questi TI UCCIDO, BAKA KITSUNE!!!”

Arrivo in palestra trafelato, e quello che vedo non mi piace per niente. Lo scorfano umanoide si sta battendo con il MIO volpacchiotto, sì, anche io vorrei non crederci, ma le cose stanno proprio così: se le stanno dando di santa ragione!

 

Mi sono appena finito di cambiare che comincio a sentire i rimbalzi del pallone echeggiare nella palestra… mi domando chi possa essere così presto, visto che il resto della squadra in genere non brilla per puntualità…

Esco dallo spogliatoio e vedo il nuovo giocatore, quell’indefinibile ex teppista ora ala grande, che si allena negli schemi di attacco.

Non faccio niente per attirare la sua attenzione, del resto i canestri sono due, possiamo portare avanti il nostro riscaldamento senza disturbarci l’un l’altro…

“Ti ho visto su un tiro da tre… sei stato bravo. Ma te la senti di confrontarti con me per una prova più… completa?”

Non so perché, ma sembra sempre che dietro le sue parole si nascondano molti altri significati… come se vi siano celate allusioni imbarazzanti…

“Mi vedrai giocare durante l’allenamento, insieme agli altri” replico gelido.

“Scusami… ho saputo che sei stato male…” il tono di Yamoto è evidentemente canzonatorio “…non vorrei che la nostra ‘signorina’ si rifacesse la bua…”

Mi sta provocando, niente più di questo. Sono freddo abbastanza per rendermene conto… eppure sono stupito, è un atteggiamento diverso da quello che ha mostrato pochi giorni fa…

Comincio a provare i tiri dalla lunetta.

Improvvisamente quello mi ruba il pallone dalle mani, scattando per un terzo tempo.

“Bambolina, non vieni a riprenderlo?!”

Perché è dovuto arrivare questo sottosviluppato a disturbare l’armonia della squadra? Ero così contento che la situazione nel gruppo si fosse stabilizzata, che i rapporti si fossero stretti, e adesso mi sembra di essere tornato indietro nel tempo…

“Mi stai seccando” duro, gelido, come sempre.

“Cos’è, quando non hai la balia con i capelli rossi ti senti debole?”

Se fossi meno iceberg, penso che potrei avvampare fino alle orecchie, invece riesco a mantenere il controllo… Questo stronzo sta cominciando ad essere pesante…

“Che cazzo vuoi?!” sbotto.

“Voglio te…”

C’è un istante in cui lo stupore mi impedisce anche di pensare… che accidenti ha detto? Non è possibile… ma questo momento di sbandamento dura poco.

Mi avvicino a lui e faccio scattare un pugno che si infrange contro i suoi denti.

“Non sapevo che fossi così suscettibile…” mormora, asciugandosi con il dorso della mano il sangue che gli fuoriesce dal labbro.

Ma non è finita, perché con un gancio lo colpisco sotto il mento, facendolo finire a terra…

Ansimo leggermente, non mi capita spesso di colpire per far male, eppure è quello che ho appena fatto. Desidero non vedere mai più quella faccia irridente…

“Che bravo… ora mi hai dimostrato quanto sei forte… vediamo se anche io riesco a farti capire qualcosa…” si rialza e mi si avvicina lentamente.

Comincio ad indietreggiare, sebbene continui a tenere la guardia alta… c’è qualcosa in quello sguardo che incute soggezione…

Lui adesso mi sta a pochi centimetri, e io mi trovo spalle al muro…

Provo a far partire un altro pugno, ma quello para e, anzi, mi blocca prima un braccio e poi l’altro… La forza che dimostra è eccezionale. Certo io non sono una esile ragazzina, eppure non riesco a sottrarmi a quella morsa… i polsi cominciano a dolermi in quella presa violenta…

Yamoto mi alza le braccia, bloccandomele contro il muro, all’altezza del viso…

“Di cosa stavamo parlando, dolcezza?” sorride, un sorriso soddisfatto, insultante…

Mi si sta avvicinando, il viso è quasi sopra il mio…

Faccio partire una ginocchiata fortissima che lo colpisce in mezzo alle gambe…

E’ una mossa felice, perché Yamoto deve lasciare la presa, piegato in due dal dolore. A questo punto decido che l’umiliazione che ho subito non è ancora stata cancellata, così, nonostante il tentativo di difesa da parte di quello schifoso, faccio partire il colpo del KO…

In questo momento entra Sakuragi…

 

“Kaede! Che sta succedendo… ti ha fatto male?” lo spettacolo che ho davanti agli occhi è terrificante. Quel viscido di Yamoto è piegato in due, mentre Kaede lo sta colpendo con un pugno in pieno volto.

Come al solito non riesco a trattenere l’agitazione…

“CHE DIAVOLO GLI HAI FATTO?!” urlo poi all’indirizzo dello scorfano, intenzionatissimo a finirla per sempre con quel bastardo.

“Arrivano i nostri…” lo sento sussurrare ridacchiando, sebbene i tagli sul labbro debbano dolergli come punture di mille spilli e l’inguine gli stia andando a fuoco.

“Abbiamo già risolto, Hana. Non è il caso di perdere altro tempo…” Rukawa sembra voler dimenticare il prima possibile tutto quello che è successo.

Ma io non sono molto convinto che tutto si sia effettivamente risolto, anche se lo sguardo serio di Kaede mi induce a non insistere… non posso però fare a meno di notare i segni rossi che la mia Kitsune ha sui polsi… Che diavolo gli ha fatto quel delinquente?!

“Sei proprio sicuro di stare bene?” gli sussurro dolcemente.

Il mio moretto accenna un sorriso:

“Tranquillo, do’aho. Ora è tutto OK”.

Decido di non insistere, ma terrò d’occhio quel bastardo, su questo non ci sono dubbi…

 

Domani giocheremo la prima partita. Siamo tutti carichi, tesi al punto giusto. Vedo Akagi nervoso, ovviamente spera che questa concentrazione si mantenga per tutto il torneo, ma è preoccupato. Non deve essergli sfuggito che l’arrivo di Gunami Yamoto sta creando dei problemi.

Lo sorprendo più volte a scambiare occhiate cariche di un significato che mi sfugge con Miyagi, per poi guardare me o il nuovo giocatore.

Ad un certo punto mi accorgo che il suo sguardo sta diventando davvero cupo, e mi domando cosa gli stia prendendo.

Mentre gli altri vanno a cambiarsi negli spogliatoi, alla fine dell’allenamento, mi chiede di seguirlo nella stanza della manager.

“Senti, arriverò subito al sodo… Ci sono dei problemi tra te e Yamoto?” esordisce, entrando subito nel vivo.

“Problemi?” chiedo, facendo finta di non capire. Non ho voglia di parlarne.

“Smettila, Rukawa… Oggi non ha fatto che starti addosso, e ho notato che gli hai fatto dei falli che in genere non fai… C’è qualcosa che dovrei sapere?”

Continuo a non rispondere.

“Domani comincia il campionato, non voglio che ci sia qualcosa che possa turbare la serenità del gruppo… ci abbiamo messo tanto per conquistarla…”

E’ un monologo, perché io continuo a tacere.

“Senti… non sopporto dover intervenire, ma da qualcosa che mi è stato detto, mi è sembrato di capire che Yamoto non abbia capito alcune cose, cose che riguardano te e la scimmia… Vuoi che gli parli io?” mi rendo conto che sta facendo uno sforzo, e che più di questo non può proprio fare.

“Ha capito benissimo… solo che non gli importa…” finalmente ho tirato fuori la voce “Non fare niente, non intervenire… non voglio che Hanamichi sappia niente… lo conosci, si infiammerebbe peggiorando la situazione”

Ho parlato molto, ho cercato di spiegarmi.

Akagi mi guarda pensieroso…

“Sei sicuro che sia la strada giusta? Forse chiarendo la situazione…”

“Sono sicuro” e il mio tono lo conferma.

 

Sono meno do’aho di quanto gli altri possano pensare. Non mi è sfuggito che quel nuovo teppista si comporta in modo strano… nel senso che si comporta sempre da stronzo, ma ora ha anche un atteggiamento molto irritante nei confronti della mia Kitsune…

Lo ho osservato durante tutto l’allenamento, e mi sono accorto di come cerchi di stare addosso al mio volpino, e anche di come questi si mostri anche scorretto, a volte, pur di liberarsene.

Inoltre non mi è ancora chiaro il motivo del litigio di prima, di quei segni sui polsi di Kaede… E ho notato anche i borbottii del gorilla e del nanetto…

Sono consapevole di non essere a conoscenza di qualcosa di importante.

Rukawa sta rientrando negli spogliatoi, dopo aver avuto una conversazione con il gorillone.

Mi accorgo subito dello sguardo sprezzante con cui risponde alla lunga, insistita occhiata di Yamoto…

Decido di avvicinarmi a lui da dietro, poggiandogli le mani sui fianchi e sussurrandogli nell’orecchio:

“Tutto OK, volpaccia?”

In condizioni normali, prenderei un pugno sul naso per questo gesto di possesso così plateale, e invece Kaede annuisce soltanto, continuando a rimestare nel suo armadietto…

Mi giro e colgo lo sguardo dello scorfano appiccicato su di noi… Fisso gli occhi in quelli gelidi e penetranti di quello che ho capito essere un rivale, come a lanciargli una sfida….

Proprio in questo momento di tensione, si sente bussare contro la porta. La risata, prima della stupida capigliatura, prepara tutti noi alla visione dell’orrido porcospino… Eppure, per una volta, inspiegabilmente, mi trovo a pensare che c’è qualcuno che odio ancora più dello storico avversario…

“Ciao Kaede… oggi ho saltato gli allenamenti… che ne dici di uno one on one… tanto per non perdere l’abitudine…” l’atmosfera un po’ tesa dello spogliatoio deve averlo colpito immediatamente, perché comincia a guardarsi intorno incuriosito…

“C’è qualcosa che non va?” chiede stupito.

“Tutto Ok” risponde Ryota per tutti.

“Tu devi essere Yamoto… piacere, Akira Sendoh…” il non meno orrido porcospino si è rivolto a quel verme che si è aggiunto al nostro gruppo.

Yamoto grugnisce qualcosa di poco comprensibile.

“Allora, questo one on one?” Akira sembra spazientirsi.. sono sicuro che capisce di fare la figura del fesso, in mezzo a tutti noi che ci comportiamo come morti viventi…

“Sei un’ala piccola, vero?” Gunami si fa uscire la voce, per la prima volta spontaneamente.

“Eh? Sì…”

“Perché non facciamo un due contro due… sempre che il ‘Tensai’ sia d’accordo…”

“Beh, per me va bene…” accetta Sendoh a malincuore, si capisce che avrebbe preferito giocare solo con Rukawa, eh eh eh!

“Anche per me…” intervengo io, mentre Kaede si limita a scrollare le spalle, come a dire che per lui è indifferente.

 

Tutti quelli che sono ancora in palestra, decidono di rimanere per seguire l’esito dello scontro.

Mentre usciamo dallo spogliatoio, mi affianco a Sendoh…

“Quello è uno stronzo…”

“In che senso?” il porcospino sembra un po’ perplesso, ho sempre detto che è un idiota!

“Ha messo gli occhi su Kaede…”

Ci guardiamo negli occhi, poi contemporaneamente portiamo lo sguardo sul nuovo rivale.

“Missione punitiva?” propone Sendoh.

“Se ci stai… tu sei l’avversario storico, potremmo fare una tregua per eliminare quel verme…”

“Ok, però dopo sarà di nuovo scontro totale…” Akira ci tiene a farmi capire che non abbandonerà mai le sue mire su Kaede, ma io non ho paura...

“Ok, solo una pausa… poi passerò ad eliminare te!” esclamo sicuro.

“Kae-chan fa bene a chiamarti do’aho…” replica lui, scuotendo la testa.

“POSSO CHIAMARLO SOLO IO COSI’” urlo furente…

“Smettila di starnazzare come un’oca… abbiamo una missione da compiere…” l’idea di togliersi dai piede quello stupido ultimo arrivato sembra galvanizzare Sendoh.

“Ok… poi sarà il tuo turno…”

L’orrido porcospino scuote la testa, finalmente si è rassegnato…

 

“Io e Sendoh contro te e Yamoto…” entro in campo con le idee ben chiare…

Mi accorgo che Kaede è stupito: certo non pensava certo che noi due ci tenessimo a giocare insieme! Però è la soluzione ideale, in questo modo non rischia di ritrovarsi addosso gli artigli di quel bastardo…

La partita comincia. La collaborazione tra Yamoto e Rukawa è pressoché nulla, visto che il volpino sembra non contemplare proprio l’eventualità di servire il compagno, e che lo scorfano è troppo impegnato in altre battaglie… Sendoh ed io, infatti, mostriamo che, impegnandoci, siamo in grado di sfoderare un ottimo gioco di squadra…

Non appena Gunami ha la palla, partiamo in due e il risultato è che quello finisce sempre per terra.

“Scusami, pivello… ma sei proprio di pastafrolla…”

“Ehm… sono abituato a giocare contro avversari più rapidi… finisci sempre sotto i miei piedi…”

E poi c’è il momento dello scontro tra titani… Kaede si lancia sotto canestro, Sendoh tenta il blocco in elevazione, ma il volpino non tira, lo scarta e si ripresenta dal lato opposto. Lascia andare la palla… salto io per allontanarla, ma senza riuscirci. Cadiamo entrambi a terra, mentre la sfera rotola sul ferro, per poi insaccarsi.

Lo sguardo di Yamoto è allibito… sicuramente si sta chiedendo come diavolo è riuscito a realizzare quel canestro… non c’è giocatore più abile di lui…

Lo sguardo di Sendoh è invece catalizzato da noi due caduti a terra. Il corpo di Kaede è schiacciato sotto il mio…

Ci rialziamo, la partita è finita.

 

E’ stata una sfida strana…

 Mentre lasciamo lo spogliatoio, mi avvicino ad Akira.

“Spero che in partita sarai più corretto… saresti stato espulso, se ci fosse stato un arbitro…”

“Ne sarebbe valsa la pena…” e Akira mi strizza un occhio…

 

Terza Parte

La palestra è quasi piena. E’ la partita inaugurale del campionato nazionale.

Anzai ci ha comunicato la formazione titolare proprio all’ultimo minuto.

Ovviamente io l’ho spuntata su Yamoto!

La partita si svolge tranquillamente fino a dieci minuti dalla fine. Gli avversari sono facilmente superabili, un buon test, ma niente di più. Poi Anzai decide di togliere Rukawa, credo per risparmiarlo in vista di partite più impegnative… perché non fa riposare anche me? Ma certo, perché io sono l’instancabile tensai!!

Seguo Kaede con lo sguardo mentre si avvicina alla panchina, poi sono costretto a riportare l’attenzione sul gioco. Quando posso rivolgermi di nuovo verso il bordo del campo, vedo che lui non c’è più… ma, soprattutto, non c’è neanche Yamoto.

Comincio a sentire una certa tensione. La Kitsune può essere andata a cambiarsi negli spogliatoi, ma perché non c’è più lo scorfano infame? Non ha giocato, non ha necessità di lavarsi…

Decido di avvicinarmi alla panchina, facendo finta di avere dolore alla caviglia, quindi cerco di attirare l’attenzione del vice capitano:

“Kogure, vai negli spogliatoi” gli bisbiglio.

“Cosa?!”

“Ti prego… non discutere! Dì a Rukawa di sbrigarsi a uscire” perché non si dà una mossa, invece di guardarmi con aria ebete?

Fortunatamente il quattr’occhi ubbidisce senza fare troppe domande.

Sono preoccupato, sono convinto che quel bastardo di Yamoto abbia delle mire su Kaede, e quale occasione più adatta di questa per farsi avanti?

Ma non sono preoccupato perché lo scorfano può ‘rivelarsi’, se fosse solo questo, so che Rukawa sarebbe perfettamente in grado di cavarsela, il problema è che quello è un violento, un ex teppista in cui l’ex è tutto da valutare… Sono sicuro che sarebbe capace di tutto pur di appropriarsi di una cosa che gli piace, ed è evidente che il MIO moretto gli piace non poco…

Seguo il gioco distrattamente, ho sempre un occhio rivolto alla porta degli spogliatoi…

 

L’allenatore mi ha dato il permesso di andare a cambiarmi. In questo modo posso guadagnare tempo, del resto la vittoria è già nostra.

Comincio a spogliarmi. Sono contento: certo, l’avversario non era un granché, però abbiamo giocato bene, non si poteva sperare di meglio…

Mi infilo nella doccia, l’acqua calda mi porta via un po’ di stanchezza e mi scioglie i muscoli. Chiudo gli occhi, sto bene sotto questo getto rinvigorente…

“La nostra ‘signorina’ mantiene quel che promette…” il sussurro è così vicino che faccio un salto per la sorpresa.

“Che diavolo vuoi?!” afferro in fretta l’accappatoio appeso al gancio infisso nella parete.

“Già ti rivesti?” il sussurro è sempre più vicino, le parole sembrano soffiate sul mio collo.

“Piantala! Questo gioco mi ha già stancato” uso un tono duro. Per un momento, inspiegabilmente, quella volta in palestra ho avuto paura della sua forza, ma stavolta sono stanco, stanco e deciso a finirla una volta per tutte…

“Io la smetterò solo quando avrò raggiunto il mio obiettivo…”

Odio quella voce insinuante, ironica, piena di malizia…

“Forse ti sfugge che io non sono affatto interessato…” replico, usando l’arma dell’ironia.

“Sensi di colpa per quel fesso che parla di sé in terza persona, definendosi tensai?” e Yamoto comincia a ridere malignamente.

Lascio partire un pugno.

“Non puoi mica pensare di prendermi tutte le volte di sorpresa…” mi sussurra in un orecchio, bloccandomi il braccio e torcendomelo dietro la schiena… mi fa male “…adesso sei completamente in mio potere. Che ne dici di toglierti l’accappatoio? Collabora, non mi piace essere violento…” e continua a sorridere sadicamente.

Non perdo tempo in parole inutili.

Una ginocchiata come l’altra volta, e una gomitata sulla mascella.

Yamoto cade a terra e io cerco di arrivare la porta, ma non faccio in tempo a raggiungerla che quello mi è di nuovo addosso:

“Ho capito quel che ci vuole con te… un po’ di sana violenza, così… tanto per non sentirti in colpa verso quel demente con i capelli rossi e verso te stesso…” e mi addossa al muro, facendomi sbattere forte la testa. Poi mi sferra un pugno che mi colpisce allo stomaco, costringendomi a piegarmi in due, annaspando per riuscire a respirare…

Non cedo, devo reagire: paro il secondo colpo, diretto al volto, ma non posso niente contro il seguente che mi colpisce alla spalla.

Fatico a rimanere in piedi, ma resisterò… Io non sono un debole, non permetterò mai a quello schifoso di spuntarla! Come lo ha chiamato Hanamichi? Ah, sì, scorfano! Giusto!

Il pensiero della mia scimmia rossa inaspettatamente mi dà forza, e, sebbene allo stremo, sferro un diretto al volto di quello stronzo..

Accidenti, ha appena barcollato!

“E’ finita, amico… adesso si gioca secondo le mie regole…” odio quella voce, mi stride nelle orecchie facendomi pregare che la smetta.

E’ proprio mentre Yamoto prepara l’ultimo colpo che mi raggiunge l’urlo di Kogure, e, quasi istantaneamente, arrivano Sakuragi e Mitsui…

 

La vista di Kaede pieno di ferite, con l’accappatoio sporco di sangue, mi fa letteralmente andare fuori di testa… mi scaglio come una furia contro il quasi ex ala grande…

Un pugno, un altro, un altro ancora. So di sembrare una furia cieca… se continuassi in questo modo, se Mitsui e Kogure non si mettessero in mezzo, se la voce di Kaede non mi richiamasse, dicendomi di smetterla, forse arriverei ad ucciderlo…

Lo scorfano è stato colto di sorpresa, e, già dolorante per lo scontro precedente, non riesce a respingere la mia gragnola di colpi. A malapena riesce a proteggersi il viso, mentre lo sbatto sul pavimento e lo colpisco senza tregua…

“Che succede qui dentro?!” la voce dell’allenatore ci raggiunge proprio mentre gli altri riescono a separarmi da quello schifoso.

“Ora è tutto ok” prova a rassicurarlo Mitsui, mentre io continuo a guardare con odio quel bastardo per terra…

Lo sguardo di Anzai rimane furente..

“Mi prendi per un idiota?!”

Alzo la testa, per un momento mi sento chiamato in causa…

“No, mister… assolutamente!” la voce di Kogure di solito sortisce un effetto calmante, ma stavolta neanche un’endovena di valeriana potrebbe calmare il caro vecchietto.

“Insomma… COSA E’ SUCCESSO?!”

“Un normale scambio di idee…” è stato quel porco, finto ex teppista, a parlare…

“Tu… TU sta’ zitto o ti faccio ingoiare tutti i denti!” evidentemente non ho ancora superato l’attacco di violenza omicida.

“Mi sono stufato di tutti voi, banda di gangster di strada! Mitsui! Quante volte ti ho detto che potevi tornare in squadra solo a certe condizioni?!” il tono dell’allenatore ora è molto minaccioso, e soprattutto se la sta prendendo con la persona sbagliata!

“Lui non c’entra niente… è stata colpa mia…”

La voce calma di Kogure ha riempito lo spogliatoio.

“Ma… Kimi-kun!” Mitsui sembra allibito, il suo quattr’occhi, il pechinese di peluche per antonomasia, sta cercando di addossarsi la colpa pur di proteggerlo, anche se sono entrambi estranei a quanto accaduto.

“No, non è vero, signor Anzai… sono stato io a cominciare la rissa…” sono un eroe, mi sacrifico per il gruppo, e mostro, a riprova della veridicità delle mie affermazioni, le escoriazioni sulle mani.

“Ma siete diventati tutti matti? Adesso fate pure a gara per prendervi la colpa… E voi due non avete niente da dire? Dalle vostre condizioni, si direbbe che non siate estranei a quanto accaduto…” Anzai si è rivolto a Rukawa e Yamoto.

“Non è stato Hanamichi…” mormora Rukawa.

Lo guardo esterrefatto… è bellissima e fiera la mia Kitsune...

“E chi diavolo è ‘sto Hanamichi?!” l’arzillo vecchietto sembra affetto dal morbo di Alzheimer…

“Volevo dire Sakuragi…  Beh, comunque lui non c’entra. E’ stato un regolamento di conti fra me e…” non ne pronuncia neanche il nome, si limita ad indicare la figura a terra con il braccio “Sakuragi è intervenuto per difendermi… e Mitsui e Kogure hanno solo cercato di sedare la rissa…”

L’allenatore lo guarda allibito, poi esplode…

“Tu.. tu, il mio più bravo giocatore, l’unico per cui valga ancora la pena di faticare, alla mia veneranda età, su questi campetti senza importanza, il ragazzo che diventerà una stella… e ti giochi la carriera per chissà quale inezia, tipo la precedenza per entrare nel bagno?!” fatica a parlare. Tutti temiamo che gli possa venire un infarto, invece si riprende:

“E… e tu, Yamoto, non hai niente da dire?” la voce gli trema, come se desiderasse fortemente che la situazione possa improvvisamente cambiare sotto i suoi occhi…

“Prima o poi mi ti sbatto…” sibila quel porco, maiale, disgustoso avanzo di galera.

L’allenatore arrossisce… possibile che abbia capito…

 “…vent’anni di meno…” lo sento bofonchiare. Stento a rimanere serio, ma sembra che solo io lo abbia udito.

“Non pensare che sia finita qui!” aggiunge Yamoto.

Stavolta l’allenatore si accorge di non essere l’oggetto di queste attenzioni… e secondo me non può sopportarne l’umiliazione, perché esclama:

“Razza di teppista piantagrane! E almeno fossi un bravo giocatore! Parlerò con il preside… non ti voglio nel club di Basket… se vuoi continuare a giocare, vedi di trovarti un’altra scuola!” e con queste terribili parole, si allontana tutto impettito.

“Che cosa hai detto, bastardo?! Non ti è bastata la lezione che hai ricevuto?” io invece non ho certo travisato le parole di quel… quel…

“Hai capito benissimo… Angioletto!” esclama poi rivolgendosi al mio Rukawa “…non pensare che fra noi sia finita qui!” poi prende la sua roba e se ne va.

Rimaniamo tutti in silenzio, un silenzio pesante che avvolge lo spogliatoio.

Mi avvicino alla mia Kitsune abbracciandolo dolcemente…

“Tutto bene, Kae-chan?” gli mormoro.

“Certo…” eppure non è così, sappiamo entrambi che questa storia non è ancora finita.

 

Quarta Parte

 

E’ sera, finalmente Sakuragi ed io siamo tornati a casa. E’ stata davvero una giornata lunga… e dolorosa.

So di sembrare pensieroso… ma il ricordo di quello che è successo nel pomeriggio continua a tormentarmi: non mi piace l’idea di poter suscitare simili passioni… posso accettare il fastidio di velate attenzioni o allusioni, che comunque mi irritano, ma questa volta è stato diverso… ho davvero avuto paura, una paura ‘fisica’, dovuta all’essermi trovato per la prima volta in svantaggio, incapace di difendermi. Scuoto la testa e stringo la mano di Hanamichi… come avrei fatto senza di lui? Chiudo gli occhi respirando profondamente.

“Allora, come stai? Fa ancora male?” mi chiede.

“Sto benissimo… non fare la mamma preoccupata! Non è stato che qualche pugno…” in genere non sopporto che il do’aho si mostri così ansioso, come se io non fossi in grado di badare a me stesso, però stavolta ho bisogno delle sue premure…

“Sai, ero preoccupato… in effetti non ci ho visto più dalla rabbia quando sono entrato e….”

Lo bacio, impedendogli di continuare….

“Beh, sì… hai l’aria di stare bene” mi mormora la scimmia, rivolgendomi uno sguardo strano.

Per un attimo non riesco a capire quale allusione si nasconda dietro quelle parole.

“Sai Ede… anch’io sto bene…” riprende, ormai sussurrandomi nell’ orecchio.

“La cosa dovrebbe interessarmi?”

“Beh, direi proprio di sì. Io sto bene, tu stai bene…”

“Noi stiamo bene…” decido di sfoderare il più classico dei toni ironici… ormai ho capito dove vuole andare a parare.

“La vuoi smettere di interrompere gli attacchi romantico - passionali del mitico Tensai?!” Sakuragi sta cominciando a spazientirsi…

“Non mi sembra che ci fosse molto di passionale nel constatare il nostro stato di salute…” il tono è impassibile, eppure è evidente la mia volontà di prenderlo in giro.

Ma Hanamichi non ha intenzione di far durare questo gioco a lungo. Con una mossa improvvisa mi rovescia sul letto, bloccandomi il corpo sotto il suo.

“E adesso cosa pensi di fare, scimmia rossa?”

 

Il suo tono è davvero provocante… ma il Grande Tensai riuscirà a tramutarlo in qualcosa di ancora più sensuale…

“Parli troppo, Volpe” e avvicino le labbra alle sue.

E’ incredibile quanto siano morbide, quanto siano spaventosamente invitanti…

“Ho mal di testa…” dichiara Kaede, ma mi accorgo che trattiene a stento un sorriso.

“Mi dispiace per te, ma questo non influenzerà i miei piani…” di nuovo gli chiudo la bocca con la mia...

Pian piano faccio diventare quel bacio più intimo.

Inizialmente la volpaccia ha cercato di indispettirmi, serrando i denti, ma presto ha dovuto cedere alla passione travolgente di questo contatto… ed è fantastico entrare in quella bocca, perdersi nel suo sapore, nel suo calore…

“Do’aho! Che diavolo stai facendo con quella mano…” l’inopportuna protesta interrompe il nostro bacio.

“Niente… niente di male…” rispondo, ritraendola a malincuore e insinuandogliela, invece, sotto la giacca del pigiama…

“Ede, non ti sembra che tu abbia addosso qualcosa di superfluo?” gli sussurro nell’orecchio.

“Sì… TE!” è la sua prontissima replica.

“Baka!”

Comincio a slacciargli i bottoni, facendo scorrere contemporaneamente la mia bocca su quella pelle liscia e calda, quindi riesco a sfilargli la giacca, lanciandola sul pavimento.

“Ora cominciamo a ragionare…” mormoro soddisfatto.

Lo stringo forte tra le braccia. In effetti non ho la minima fretta, voglio assaporare ogni istante di questa nostra unione.

“Mi piace quando mi abbracci così…” Kaede ha parlato pianissimo, un sussurro, parole quasi impercettibili… ma io le ho sentite.

“Lo so, amore. Sai, sembri un iceberg, ma in realtà sei un passionale… anche se non quanto me!”

“Non hai capito” il tono di Kaede adesso è stizzito “…mi piace quando mi abbracci così perché vuol dire che non stai facendo altro!”

“Volpaccia ingrata! Stai mettendo in dubbio le mie capacità amatorie?!” esclamo, fingendomi più arrabbiato di quanto non sia in realtà.

“Non ho ancora termini di paragone… ti potrò rispondere quando avrò fatto più esperienza…”

Mi puntello sulle mani, lanciandogli uno sguardo fiammeggiante…

“Quel giorno non arriverà mai! Ti uccido se solo provi a fare una cosa del genere…” inspiegabilmente, ma non troppo, mi appaiono davanti la faccia ridens dell’orrido porcospino e l’espressione di superiorità di Yamoto…

“Ok, forse potrei arrivare a riconoscerti una certa passionalità…”

Stavolta avverto la nota di divertimento che caratterizza quella voce:

“Non provare mai più a fare uno scherzo del genere, non sei divertente!” esclamo deciso.

Poi, per evitare l’ennesima replica, decido che è il caso di chiudere il discorso con la mia mossa segreta….

 

“Mmmmphhh” Kaede stenta anche a respirare, dopo il mio attacco improvviso.

“E adesso ricominciamo da dove avevamo lasciato…” la mia voce è roca e impaziente… ho una voglia pazzesca di fondermi con il mio altero volpino… ho voglia di sentire il suo respiro più veloce, di sentirlo sospirare, gemere, urlare… Ho voglia di vedere quel viso trasfigurato dalla passione, quelle braccia sottili avvolgermi la schiena….

“Ti amo…” sussurro, passandogli le mani intorno alla vita, sollevandolo in modo da far aderire ogni centimetro quadrato dei nostri corpi.

Ricomincio ad accarezzargli la pelle con le labbra, e sorrido tra me sentendo il respiro di Kaede farsi sempre più affannoso…

Non riesco a fermarmi. La malattia di Kaede ha fatto sì che sia passato troppo tempo dal nostro ultimo ‘incontro’, e adesso non riesco ad arginare minimamente il mio desiderio…

Scivolo con il viso su quella pelle vellutata e diafana… mi soffermo sugli addominali scolpiti, sull’ombelico… lascio che il corpo di Kaede si tenda sotto il mio, mentre gli sfilo gli ultimi indumenti, poi le mie labbra riprendono a scendere…

Finalmente sento che le sue mani lasciano le lenzuola e cominciano ad infilarmisi nei capelli, serrandomi la nuca…

Con le dita comincio ad accarezzare i fianchi stretti e il ventre piattissimo del mio volpacchiotto, mentre con la bocca cerco di alleviargli la tortura del desiderio insoddisfatto… ma non ho nessuna intenzione di concludere così presto… Desidero, voglio che questa notte si scolpisca indelebilmente nella memoria di questo ragazzo che ho imparato a considerare solo mio, voglio che tutto sia meraviglioso… non mi interessa minimamente il mio piacere, sapendo fra l’altro che per raggiungerlo mi basta vedere quello del mio compagno, ma voglio che Kaede, il mio idolo, la persona che amo, che adoro, senza la quale la mia vita non può avere senso, emerga da questa notte consapevole di tutto l’amore che ci unisce…

Ho ottenuto quello che desideravo, adesso siamo pronti per il piacere vero.

Risalgo verso quel viso, perso ancora una volta ad ammirarne la perfezione…

“Do’aho… che scherzi stai facendo?” il respiro della Kitsune è ancora affannoso, nonostante lo sforzo per renderlo regolare.

Lo bacio di nuovo, dolcemente, lungamente.

“Non ti preoccupare, siamo solo all’inizio…” gli sussurro piano.

Lo accarezzo languidamente, continuando a stimolarlo, ma ancora senza arrivare a soddisfarlo.

“Stanotte sei sadico…” mi mormora allontanandomi la testa.

 

Eppure non sono disposto a farlo giocare ancora: non mi piace quando Sakuragi si diverte a farmi soffrire, e poi questo ruolo ‘passivo’ posso sopportarlo solo fino ad un certo punto… non sarò mai una ragazzina svenevole!

Cerco di ribaltare le posizioni, per prendere il controllo della situazione, ma non ci riesco. La differenza di corporatura gioca a suo favore…

Hanamichi si tira indietro, e mi fissa perso nei miei occhi.

“Ti amo tanto, Kaede” mi sussurra.

Non rispondo, sorrido soltanto, ma mi sporgo per ricominciare il nostro bacio.

So bene quanto sia intenso l’amore che prova per me, non ho bisogno di rassicurazioni…

Ho sofferto molto prima di incontrare Hanamichi, mi sono trovato a dover crescere autosufficiente e solo… certo, le sofferenze e le difficoltà mi hanno temprato… sono diventato forte, autonomo, deciso, privo di incertezze… ma è dovuto arrivare Sakuragi per risvegliarmi dal torpore di questa vita ordinata così rigidamente.

Quando lo ho conosciuto, ho vissuto il tumulto dei sentimenti, la gioia del donare felicità e del ricevere per dieci volte quello che davo, ma tutto ciò ha comportato il dovermi assumere anche dei rischi, e proprio in questo è dovuta emergere la mia grande forza di carattere: mi sono dovuto mettere in gioco, sono dovuto diventare capace di rischiare per proteggere quest’amore, ho dovuto capire quali fossero le cose importanti su cui essere intransigente, ed essere più conciliante su quelle più futili… ho dovuto ricominciare a conoscermi… è stato faticoso, ma lo ho fatto.

Il mio coraggio e la mia tenacia si sono dovuti manifestare in molte fasi del mio rapporto con Hanamichi… per un istante ripenso a quella che per me è stata una delle scelte più incredibili: il decidere di donarmi al mio compagno, la prima volta che abbiamo fatto l’amore …

A dirlo potrebbe non sembrare una prova di forza, e invece lo è stata… la decisione di lasciarmi ‘dominare’ da lui ha implicato uno sforzo di fiducia, di abbandono, che non ho mai voluto compiere per nessuno, durante la mia vita… eppure lo ho fatto, ho conferito alla mia scimmia il potere di farmi soffrire… e non me ne sono mai pentito.

 

Finalmente, piano piano, con naturalezza, sono scivolato nel corpo di Kaede… è strano, nonostante le innumerevoli volte che abbiamo fatto l’amore, mi sembra che fra noi sia sempre la prima… la stessa emozione, la stessa paura di fargli male, la stessa ammirazione per il suo coraggio, lo stesso desiderio di renderlo felice, di farlo perdere nella passione…

Assisto ancora una volta incantato alla trasformazione di quei tratti, alla dolcezza del sorriso che lui mi rivolge come per farmi capire che è consapevole della paura che si accompagna al mio atto di ‘possesso’, un sorriso che mi tranquillizza, che sembra dirmi di non preoccuparmi…

I nostri corpi uniti, fusi in uno solo, si incastrano magicamente. Comincio a muovermi lentamente… desidero far durare il più possibile questi attimi di intimità, voglio che la nostra unione si prolunghi, sono incapace di lasciare questo corpo attraverso il quale mi sembra di raggiungere il cuore del mio amore…

Vedo che Kaede chiude gli occhi, allora lo stringo forte tra le braccia mentre i nostri corpi si tendono in direzioni opposte per raggiungere l’estasi completa… e poi sento una strana e intensa sensazione di felicità e commozione nel rivedere quegli occhi aprirsi, fissarsi nei miei pieni del sentimento che mille parole non riusciranno mai ad esprimere…

Mi appoggio di nuovo su quel petto che affannosamente si solleva per recuperare ossigeno…

Gli accarezzo i capelli, gli deposito piccoli baci sul viso, riprendo a stringerlo a me, come se ancora temessi di vederlo fuggire via… eppure sento le sue braccia scivolarmi sulle spalle muscolose, scendermi lungo la schiena trasmettendomi brividi di eccitazione per poi risalire verso il collo…

“Kaede… ti amo così tanto… ho quasi paura della forza del mio amore…” mormoro fissandolo negli occhi. Sono serio, molto serio…

 

“A volte mi sembra di essere pazzo… pazzo di te…” non scherza, e io lo ho capito, e infatti non ho voglia di ridere… questa è più di una dichiarazione, Hanamichi mi si sta affidando completamente, senza paura di apparire debole per questo…

Gli poso un dito sulle labbra…

“Schhhh… sei in buone mani…”

Lui scuote la testa, poi prende le mie mani tra le sue, accarezzandole e intrecciandole con le sue dita:

“Sono forti e delicate. Kaede…” si interrompe guardandomi con un’espressione serissima “…spesso io sbaglio, ma tu sarai sempre capace di leggere la forza dei sentimenti nascosti nelle mie azioni più assurde?”

Sorrido… so che è un sorriso dolce e caldo..

“Cercherò… Tensai…”

Ridiamo entrambi, poi ricominciamo a baciarci e….

 

Quando, ormai sfiniti, Sakuragi si lascia scivolare al mio fianco, noto una cosa che mi era sfuggita durante tutta la nottata…

Mi chino sul suo fianco…

“Ehi Kitsune… che hai intenzione di fare?!” il do’aho sembra un po’ preoccupato…

“Hentai… pensi davvero che siamo ancora in grado di fare qualcosa? Semplicemente… che diavolo è questo orrore che hai vicino all’ombelico?”

Lui diviene più rosso di un peperone…

“Beh… ieri pomeriggio sono passato davanti ad un negozio… insomma, volevo averti sempre con me…”

Alzo la testa allibito…

“Ma allora sei davvero un do’aho! Non provare a spacciare quello sgorbio per una mia ‘effigie’… ”

“Perché?! Che hai da ridire… è carinissima…”

“Un corno! Quella coda enorme… le orecchie…”

“Ti stupirai, ma le volpi sono fatte così… e tu sei il mio volpacchiotto…” e si sporge per baciarmi.

Purtroppo per lui riceve solo una cuscinata in faccia…

“Spero che tu riesca a togliertelo… pensa negli spogliatoi… sei proprio una scimmia idiota!”

Hanamichi sembra piuttosto sconcertato:

“Tanto lo sanno tutti che stiamo insieme… Anzi, forse tu dovresti tatuarti un mio slam dunk, con tanto di numero dieci sulla maglietta… così tutti saprebbero che sei proprietà privata…” il Tensai è tutto contento, so già che si sta chiedendo perché non ci ha pensato prima. Eppure io ho una opinione diversa…

“Piuttosto mi faccio tatuare un porcospino…”

“BAKA KITSUNE!!!! Come osi dire certe cose… io ti uccido…”

“Meglio una scimmia?”

E così, ancora avvolti dall’intensità di ciò che ci siamo scambiati questa notte, riusciamo a fondere la profondità di quello che ci siamo rivelati con quest’atteggiamento di finta insofferenza e queste continue provocazioni che hanno permeato il nostro rapporto sin dall’inizio…

 

Quinta Parte

E’ difficile ritornare ad allenarsi dopo quello che è successo ieri pomeriggio, ma il campionato è cominciato e noi non possiamo perdere un solo giorno di lavoro…

Tremo di rabbia al solo pensiero di rivedere quello scorfano schifoso che si aggira per la palestra, e in silenzio medito crudeli vendette per renderlo una voce bianca…

Ma fortunatamente per tutto lo Shohoku, Yamoto Gunami non si presenta né a scuola né agli allenamenti.

Quando chiediamo cosa sia successo, l’allenatore si limita a scrollare le spalle, è invece Ayako a dare una spiegazione più esauriente:

“Sembra che abbia cambiato di nuovo scuola… stamattina il suo tutore è venuto a parlare con il preside…”

“Speriamo che si sia trasferito al Ryonan…” smaligno, sentendomi però alleggerito di un bel peso.

“Il suo tutore?” chiede invece Kogure, incuriosito.

“Sì, neanche io ne sapevo niente, ma sembra che i genitori siano morti in un incidente stradale quando lui era piccolo, e che da allora lui sia stato prima tenuto in collegio e poi affidato ad un tutore…”

Ci guardiamo stupiti. Nessuno di noi sospettava niente…

“Questo non cambia le cose, bastardo è e bastardo rimane…” a Kaede è morta la madre, a me mio padre, eppure non ci mettiamo a cercare di violentare le persone negli spogliatoi…

“Beh, certo…” ma il tono del tenero quattr’occhi è comunque pensieroso.

Questo pomeriggio tutto l’allenamento viene condotto sotto tono, eppure non è proprio il caso, visto che la seconda partita del campionato nazionale si avvicina a grandi passi…

“Senti, Yohei ci ha invitati ad andare a bere qualcosa insieme, stasera… ti va?”

Sto finendo di vestirmi. Siamo ancora tutti nello spogliatoio dello Shohoku. E’ parecchio che non esco con i miei amici, e ho voglia di incontrarli, però, nello stesso tempo, non voglio lasciare Kaede da solo. Provo a giocare sul fatto che ogni tanto il volpastro ha accettato di partecipare alle uscite dell’armata Sakuragi, magari si potrebbe distrarre dopo quello che è successo negli ultimi giorni…

Ho capito, infatti, che Rukawa è ancora un po’ teso per la vicenda di Yamoto, e tutto sommato penso di averne anche compreso il motivo: in genere Kaede riesce a cavarsela in ogni circostanza, grazie al suo carattere gelido o alla forza dei suoi pugni, e invece stavolta è riuscito a spuntarla solo grazie ad un intervento esterno. Questo ha minato alcune delle sue sicurezze, delle sue certezze… è come se si fosse improvvisamente accorto di avere sempre contato su delle difese che in realtà non sono invincibili come lui credeva.

“Stasera devo andare al corso di Inglese”

“Beh, se salti una lezione non credo che crolli il mondo…” provo ad insistere.

“No. Preferisco andare”

Decido di non replicare. E’ inutile discutere, l’inglese aprirebbe l’unica crepa del nostro rapporto, quel sogno di giocare in America che per la mia volpe continua a costituire un chiodo fisso… Posso però tentare un palliativo:

“Posso accompagnarti alla scuola, se ti va. Tanto devo passare di là, per andare al Pub…”

“Hn”.

Ha detto sì… in codice, ma lo ha detto.

Ci avviamo insieme verso casa. Poi, subito dopo cena usciamo insieme.

Rukawa si ferma alla scuola di Inglese, mentre io proseguo.

Ho voglia di parlare un po’ con Yohei, di parlare anche di quello che è successo in questi giorni…

 

“Insomma, questo Yamoto è un ex-teppista che è venuto a giocare da voi e si è preso una sbandata per Rukawa…” riassume Mito, alla fine del racconto.

“Esattamente. Ha cercato di saltargli addosso, inoltre lo ha minacciato… Ti rendi conto che ha minacciato il mio… insomma, la Kitsune!”

Yohei non riusce a trattenere un sorriso. Quando parlo di Rukawa non riesco a non trasformarmi, assumendo uno sguardo adorante, ma alla fine cerco sempre di riacquistare una parvenza di distacco… devo essere esilarante!

Mi accorgo della sua espressione divertita, e reagisco, conoscendone il punto debole:

“Piantala Mito! Se penso che ti sei messo con quell’oca starnazzante…”

“Ok, basta, altrimenti non facciamo che insultarci…” conviene il mio più vecchio amico.

“Mi hai capito? Quello ha minacciato di riprovarci!” ribadisco, tornando al discorso che più mi sta a cuore.

“Beh, ritengo Rukawa in grado di difendersi…”

“No, questo è il punto. Quello Yamoto è riuscito ad avere il sopravvento, ieri pomeriggio. Kaede avrebbe potuto fare ben poco se non fossimo arrivati noi… questo mi spaventa…”

“E spaventa anche lui?” non si sa come, ma Yohei è riuscito a centrare il punto…

“Sì. Penso che ci sia anche questo…” so di essere terribilmente serio.

“Stasera è a casa?”

“No, è andato al corso di Inglese…”

“COSA????!!!! Al corso di inglese! Dove? Sei pazzo a farlo andare in giro da solo?!” Mito ha gli occhi fuori dalle orbite.

“Ma io l’ho accompagnato fino alla porta…” comincio a sudare freddo. Se anche Yohei ritiene che la cosa sia pericolosa, vuol dire che poi non sono del tutto paranoico…

“E per il ritorno?”

“Beh… dovremmo rivederci a casa…”

“Ma ti stai rendendo conto di cosa dici? Se si trattasse di Haruko, io….”

Ovviamente evito di fargli notare che la Akagi non se la ‘accatterebbe’ nessuno, e poi sono troppo preso dall’idea di Rukawa che cammina per strada, di notte, da solo…

“Mito, andiamo a cercarlo…” mormoro in preda all’agitazione.

“Ok. Finalmente ti riconosco, tensai!”

Sulla porta incontriamo Mitsui e Kogure:

“Già ve ne andate, scimmia?” chiede l’ex teppista.

“Dov’è Rukawa?” aggiunge il quattr’occhi.

Yohei ed io ci guardiamo negli occhi per una frazione di secondo, poi rispondiamo insieme:

“Venite con noi!”

E così usciamo tutti e quattro alla ricerca di Kaede Rukawa.

 

L’insegnante si è complimentata con me. Dice che ho un’ottima pronuncia. Io, ovviamente non ho battuto ciglio, però sono soddisfatto dei miei progressi… sono sicuro che questo sforzo che sto compiendo mi tornerà utile, una volta arrivato in America.

Fa freddo. Tiro su la lampo della giacca… non vedo l’ora di arrivare a casa e dormire… è probabile che il do’aho non sia ancora rientrato, ma mi addormenterò lo stesso. Ho troppo sonno…

“Ci si rincontra, ‘signorina’…” qualcuno emerge dall’ombra, entrando nel cono di luce del lampione.

No, non è possibile… speravo di non dover più sentire quella voce…

Tiro dritto, facendo finta di non averlo visto.

“Dove vai? Quell’aborto coi capelli tinti ti sta aspettando?” stavolta mi si è parato davanti… non posso fare altro che fermarmi.

“Ti consiglio di lasciarmi stare…” sibilo gelido.

“Mi dispiace, credo proprio che noi abbiamo ancora qualcosa in sospeso…” quello mostra un lugubre senso dell’umorismo.

A quest’ora il parco è deserto. Nessuno a cui chiedere aiuto… chiedere aiuto?? Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno… sono perfettamente in grado di cavarmela da solo!

“Bene. Allora affrontiamoci qui” parlo con sicurezza. Non mi piace pensare di poter avere paura… e adesso dimostrerò che nessuno può intimorire Kaede Rukawa…

“Non hai paura che ti rovini il bel faccino?” Yamoto ha allungato una mano fin quasi a sfiorarmi il viso. Allontano quel braccio con decisione. Come diavolo si permette, quel verme?!

“Hai forse paura che io possa sfigurare il tuo?” replico sarcastico.

“Se fai così, mi piaci ancora di più…” il suo sguardo si è fatto malizioso “La fatica della conquista aumenta il valore del premio…”

Non riesce a parare il pugno che riceve in pieno volto. Deve scuotere la testa più volte, per cercare di riacquistare lucidità.

“Dolcezza, tra poco capirai che con me ti converrà sempre essere dolce ed arrendevole…” sussurra insinuante, facendo partire un uno-due di cui riesco a parare solo ‘l’uno’…

I colpi si susseguono precisi e violenti. Yamoto mostra una tecnica dovuta ad anni e anni di pratica in una delle bande giovanili più note di Kanagawa, mentre io posso ricorrere solo all’arma dell’astuzia.

Il confronto è lungo, ma alla fine mi trovo di nuovo spalle al muro. La serie di colpi che ho cercato di mettere a segno ha spesso mancato il bersaglio. Sembra che quello conosca in anticipo le mie mosse, riuscendo sempre a prevenire o a parare i miei colpi.

“Adesso si ragiona, piccolo…” mi è addosso. Quelle mani viscide mi tengono per le spalle, addossandomi al muretto di mattoni che delimita il parco.

Mi accorgo subito che la situazione è ormai disperata. Per la seconda volta, in ventiquattro ore, mi sembrava di essere alla mercé di quel bastardo. Per un attimo, un istante solo, chiudo gli occhi…

Il senso di frustrazione, di impotenza che mi pervade, mi fa trovare anche una forza straordinaria, una forza dovuta alla rabbia per questa vulnerabilità mai sospettata…

Un sinistro sotto il mento e un diretto contro lo stomaco… poi, mentre Yamoto si china boccheggiante, una gomitata dietro la testa…

Mi fermo ansimante a guardarlo giacere a terra… ce l’ho fatta, sono riuscito a ritrovare la mia sicurezza, a ricostruire le mie difese…

“Ti do un consiglio, stronzo, stammi alla larga o la prossima volta non sarò tanto generoso da lasciarti intero…” poi gli volto le spalle. Mi sento libero, libero e forte come non sono mai stato…

“Non te ne andare…” il tono di Yamoto è molto diverso da quello che utilizza di solito: non è più arrogante, sebbene rimanga fiero, è il tono di una persona che chiede aiuto ma che non è abituata ad implorare.

“Che vuoi ancora?!”

“Sei la prima persona alla quale io abbia fatto una cosa simile…”

Rimango impassibile… devo forse considerarlo un onore?

“Forse non l’ho dimostrato nel modo giusto… ma io ti…” si interrompe, devono essere parole difficili per un ex teppista…

“Non aggiungere altro” desidero terminare questa conversazione il prima possibile.

“Sono sempre stato solo, tu non puoi capire cosa sia la solitudine…” il tono di Yamoto è amaro.

“Smettila! Tu non sai niente di me…”

“Sei l’unica cosa bella che mi sia capitata da molto tempo a questa parte… Oddio, non so neanche io perché perda tempo a dirti queste cose così melense!”

Rimaniamo entrambi in silenzio per qualche istante, poi Yamoto riprende:

“Sei davvero innamorato di quella caricatura?” il tono è incredulo, come se non credesse neanche al suono di quelle parole.

 Non rispondo. Non ha bisogno di risposte.

“Mi dispiace, perché io avrei saputo come farti cambiare idea…” il suo tono è di nuovo sarcastico ed insinuante.

“Lasciaci in pace” questa assurda conversazione è durata fin troppo, ricomincio ad allontanarmi.

“Per ora… ma noi ci rincontreremo!” sembra molto sicuro di sé.

Mi fermo, senza però girarmi verso di lui:

“Forse. Ma spero su un campo di basket” e riprendo la mia strada.

 

Mi tiro in piedi. Sono ancora indolenzito. Riesco ad intravedere, in lontananza, la sagoma di Rukawa che si allontana… sorrido.

“Su un campo da basket? Ci puoi contare, campione…”

 

“Kaede! Stai bene? Hai fatto brutti incontri? Scusami se non sono venuto a prenderti alla scuola… insomma, anche se sono il grande tensai, non ho pensato che potessi rischiare ad andare in giro da solo… perdonami!” io e gli altri tre abbiamo raggiunto Rukawa appena fuori del cancello del parco.

Il moretto sembra furibondo, sotto l’aspetto impassibile… sono sicuro che pensa che io sia troppo apprensivo, ma insomma, con quello scorfano in giro, voi cosa avreste fatto?!

“Ma che cazzo stai dicendo, idiota!”

Mitsui, Kogure e Yohei si scambiano uno sguardo di rassegnazione… sanno che sono le avvisaglie di un altro dei nostri litigi…

“Ma… avevo paura per te!” mi giustifico.

“Preoccupati per te, invece! Sei tu il deficiente qui, non io” ma perché si altera tanto?

“Ma…”

“IO SONO PERFETTAMENTE IN GRADO DI CAVARMELA DA SOLO, IN QUALSIASI CIRCOSTANZA”

Va bene, ricevuto, sei stato abbastanza chiaro…

“Ok, ok. Possiamo andare a casa insieme, visto che ormai ci siamo incontrati?” ritengo che, a questo punto, sia opportuno un atteggiamento più conciliante.

Kaede neanche mi risponde, ma si incammina deciso verso il nostro quartiere, apparentemente indifferente al fatto che lo stia seguendo a poca distanza.

 

“Accidenti… quei due sono assurdi…” Mito ha gli occhi fuori dalle orbite.

“Beh… diciamo che hanno un modo un po’ particolare di volersi bene…” osserva Mitsui scherzosamente.

“Eppure li invidio…”

I due guardano Kogure esterrefatti…

“Sono stati capaci di superare insieme prove che avrebbero allontanato tantissime coppie…” spiega il quattr’occhi.

“Mi dispiace, ma io preferisco la nostra situazione. Non so come reagirei se qualcuno mettesse gli occhi su di te…probabilmente mi macchierei di omicidio…” Mitsui è piuttosto pensieroso.

“Beh, allora comincia ad affilare le armi… perché ho notato certi sguardi di Maki sul tuo ‘Megane-kun’…”

“Yohei! Ma che dici…” Kogure è diventato scarlatto…

“Sta dicendo seriamente? Maki ha delle mire su di te?” Mitsui ha assunto un tono da interrogatorio di polizia.

“Ma no… ti pare!”

Eppure, pensandoci bene… l’ex teppista comincia a ripercorrere tutti gli ultimi incontri con il capitano del Kainan…

“Sei un amico, Yohei…” mormora il quattr’occhi ironico.

“Non ti preoccupare… se ti serve altro, sempre a disposizione!” risponde l’altro molto soddisfatto.

 

 “Kae-chan… stai dormendo?!”

“Hn!” come faccio a dormire, con il corpo del rossino praticamente spiaccicato addosso al mio?

“Pensi che quello scorfano darà seguito alle sue minacce?” Sakuragi è ancora molto preoccupato.

“No. Non credo”

“Come fai a dirlo con certezza? Sembrava molto minaccioso… forse dovrei andare a dargli una lezione con gli altri dell’armata…”

“Lascia stare, non ne vale la pena…”

“Cos’è, non vuoi che gli cambiamo i connotati? Ci tieni troppo a quel bastardo?” il tono del do’aho non fa presagire niente di buono.

“Fai quello che vuoi, ma è inoffensivo. E adesso lasciami dormire…” e mi giro su un fianco per potermi finalmente abbandonare al meritato riposo.

“Kae-chan…”

“Cosa vuoi, ancora?!

“Non possiamo dormire dopo? Io avrei un’altra idea…” e mi abbraccia stretto, cominciando ad accarezzarmi.

“Hai molta resistenza, eh?!”

“In questo campo, come in tutti gli altri, io sono l’unico e grande genio…”

“Ma piantala…” e per evitare che quella scimmia se ne esca con altre stupidaggini, decido di chiudergli la bocca con la mia.

 

“Domani abbiamo la seconda partita di campionato… dobbiamo essere concentrati!” Akagi sta cercando di caricarci in vista della sfida del campionato nazionale.

“Basterà passare la palla al genio e il gioco è fatto! La vittoria è assicurata…” Sakuragi non si stanca mai di dire stronzate, questa è ormai una caratteristica fondamentale del suo carattere.

Mentre entra nella doccia, echeggia nello spogliatoio l’urlo di Miyagi:

“Ma che hai sulla pancia, scimmia!”

Tutti si voltano a guardargli il punto incriminato con curiosità. Fra l’altro è una cosa particolarmente imbarazzante, vista la vicinanza con altre zone…

“E’ un pupazzo…” a Mitsui manca solo il microscopio…

“LA VOLETE PIANTARE? SONO AFFARI MIEI!!!!” urla Hanamichi, arrabbiato quanto imbarazzato..

“E’ una volpe” diagnostica l’ex teppista al termine del lungo studio.

“VOLPE?!!!” tutti si girano contemporaneamente verso di me, che mi sto già asciugando.

“Ma tu glielo hai lasciato fare?” sembrano davvero allibiti.

“Mph!”

“Lui non c’entra. E’ stata una mia idea… mi piace!” Sakuragi rivolge a tutti loro uno sguardo di sfida, poi si volta verso di me sorridendo “Finché non riesco a incatenarlo a me, devo trovare un modo per portarmelo sempre appresso…”

Gli altri si lanciano occhiate allibite…

So cosa stanno pensando: il Tensai che fa il… romantico?! Chissà adesso come replicherà quell’acidone del gelido volpino…

 “Allora non potrai più toglierlo. Non ho intenzione di accettare catene…” lo so, sto confermando le loro previsioni, ma DEVO metterlo in chiaro!

Però, è vero, io, Mr Iceberg, ho accennato un sorriso… forse bisognerebbe immortalare la scena, come dice sempre il dohao.

“E poi, tutto sommato, a me non dispiace…” aggiungo, stupendo anche me stesso.

SBONG!

Siamo rimasti solo noi due in piedi, a guardarci oltre quel tappeto umano costituito da giovani promesse del basket colpite tutte, contemporaneamente, da arresto cardiaco… e ci stiamo inequivocabilmente sorridendo…

 

THE END