Note: i personaggi non sono miei come al solito non ci guadagno nulla se non tanto, tanto divertimento  ^^

 

Io adooooro Aladino (by Walt Disney) ed ho pensato di trarne una simpatica fic..ovviamente è liberamente ispirata, diverse parti sono state cambiate altre invece ho voluto lasciarle come in originale alcune parti di dialogo comprese..verso la fine la mia fantasia ha cominciato ad andare da sola quindi se per tutta la storia, più o meno mi sono attenuta al copione originale, bè la fine è assolutamente “fuori tema”… eh eh

Spero vi piaccia buona lettura


 


 

 

Aladin

 

Parte I

 

di Ichigo

 



 

Tanto tanto tempo fa in un paese lontano tra le dune sabbiose dell’Arabia vi era una città governata da un buon sultano sia i modi di fare che lo stesso aspetto ispiravano simpatia e fiducia, ma ahimè il pover’uomo aveva i suoi grattacapi a cominciare dalla sua stessa famiglia. 

-Ma perché?- domandò il paffuto ometto non perdendo comunque il sorriso, ne aveva di pazienza con quel figlio che si ritrovava, era cocciuto come la buon anima di sua madre.

-Senti figliolo, hai già sedici anni e sei in età da marito, ci sono così tanti pretendenti- si fermò un attimo pensieroso poi tutto contento continuò: -che  mi dici di quel ragazzo che è venuto questa mattina…Mitsui mi pare si chiamasse- attese speranzoso, ma il sopracciglio alzato del figlio non aveva intenzione di perdere quel suo cipiglio ironico: - chi, lo sfregiato? Andiamo padre- fece con un sorrisetto esausto -mi ci vedi con uno del genere?-

-Ma Kaede, la legge dice che devi…-

-…che devo sposare un principe entro il mio prossimo compleanno- terminò per lui Kaede recitando a memoria la formula che gli era stata ripetuta da quando era piccolo.

-Bé Akira sarebbe molto lieto di stare al tuo fianco, poi è un così caro ragazzo- suggerì il sultano

-Cosa? Scherzi padre? Quella sottospecie di smile con i piedi e i capelli a punta?-

-Ma è un consigliere fidato e vi conoscete da quando siete piccoli-

-No! Mi rifiuto piuttosto..mi sposerò solo SE e quando incontrerò la persona giusta..poi quella sottospecie di donnetta che gli gira sempre intorno, mi lancia certi sguardi…brrr!- inorridì Kaede.

Il povero sultano ormai al limite, disse con aria che voleva essere imperiosa:-tu sceglierai un pretendente, altrimenti io lo farò per te, sei il principe- e detto questo voltò le spalle al moretto che rispose con un significativo:-nh!- non avrebbe sposato nessuno finché non fosse stato lui a decidere e non avrebbe preso ordini da nessuno, neanche se questi era suo padre. Alle prime luci dell’alba infatti Kaede se ne andò da palazzo, se i principi dovevano stare alle regole, allora si sarebbe rifiutato di essere tale.

Di corsa si allontanò dalla reggia e quando fu certo di essere a distanza di sicurezza rallentò il passo e cercò un angolo sicuro dove poter dormire un poco.

Fu svegliato a distanza di poche ore da una risata sguaiata alquanto fastidiosa. Si guardò un attimo intorno per capire dove si trovasse e realizzò di essersi  appisolato poco distante dalla piazza del paese.

Si alzò e avvolto nel suo mantello scuro per celare gli abiti regali si diresse verso quelle voci. Prima di uscire allo scoperto osservò la situazione, era un gruppo di cinque ragazzi che avevano circondato la povera vittima di turno.

Si sporse dal suo angolo e notò che il ragazzo nel mezzo non era affatto preoccupato, anzi continuava a ripetere che lui li avrebbe stesi tutti quanto da solo perché lui era il Tensai. Kaede sbuffò e stava per andarsene quando sentì che quelli avevano proposto una sfida e che sfida: cinque contro uno a basket. Lui adorava il basket ed era anche molto bravo, si era allenato spesso da solo nella grande palestra del suo palazzo. Di rado si era anche scontrato con Sendoh, non era male neanche lui, ma visto che quella specie di babbuina gli stava sempre attorno disturbando il lor…anzi no, il suo gioco, aveva deciso che MAI più avrebbe permesso a quei due di mettere piede nel suo luogo privato.

Si trovò quindi ad andare incontro al gruppetto ed attirò la loro attenzione: -ehi! Non è leale così, che dite posso unirvi a voi?-

I presenti fissarono il nuovo arrivato e Kaede poté ora vedere in faccia il “povero malcapitato”. Era il ragazzo più bello che avesse mai visto, neanche tra i principi vi era un tale angelo. E non un angelo comune, il suo angelo aveva i capelli color del fuoco, due profondi occhi scuri e la pelle bronzea baciata dal sole, che metteva in risalto ogni singolo muscolo perfettamente allenato di quel corpo statuario. Sentì l’improvviso bisogno di voler toccare quel corpo per sentire se davvero fosse caldo come se lo immaginava. Peccato però che l’incanto fu spezzato quando l’oggetto delle sue fantasie gli urlò contro: -ehi tu! Il genio non ha bisogno dell’aiuto di nessuno e adesso smamma-. Era tutto pepe quel ragazzo.

-Ma guarda che non ti sto chiedendo il permesso- e dopo aver strappato di mano la palla a quello più grosso dei suoi avversari, prese a palleggiare: -ai venti!-

E facendosi largo tra gli avversari incassò un perfetto terzo tempo.

Il “genio” (perché tra virgole? NdH) che aveva osservato quel dio dalla pelle di latte giocare, pensò che forse non era poi così male lasciarlo giocare ed anche lui prese parte alla sfida.

L’incontro finì con una schiacciante vittoria dell’improvvisato duo per venti a quindici. I perdenti poi, cordiali, salutarono il rosso: -per questa volta passi Hana, ma la prossima non sarai così fortunato, ci vediamo in giro Genio!- scherzò il gruppetto lasciando soli i due ragazzi.

Kaede alzò un sopracciglio confuso: -ma…quei teppisti..- Hana lo osservò e con un sorriso spiegò: -chi, Maki e la sua banda? Hahaha…vuoi scherzare nessuno di loro farebbe male ad una mosca- e tornò a sghignazzare immaginando i suoi amici versione predatori del deserto.

-Nh- fu l’unico commento

-Ehi, eri preoccupato per me?- domandò affiancandolo vedendo che quello se ne andava.

-Tzè figurarsi- senza perdere il sorriso il rosso si fermò davanti a lui facendolo arrestare e gli tese la mano bronzea – Hanamichi - si presentò. Il moro la strinse:

-Ru…ehm…Kaede-.

-Gran bel nome, Kaede, ti si addice, mi piace- poi continuò -e dove sei diretto?- l’altro lo guardò scuotendo le spalle era di poche parole lui.

-Allora dai vieni con me- e presolo per il polso lo trascinò con sé per i vicoletti 

-ehi no, asp…aspetta!- a nulla servirono le proteste. Hanamichi lo lasciò andare solo quando raggiunse il suo rifugio. La sua dimora era situata sulla terrazza di una vecchia casa e comprendeva uno spiazzo pieno di cuscini, sicuramente là vi dormiva e poi qua e là altri cuscini sparsi e qualche utensile raccattato per strada,per dare un po’ di ornamento a quel piccolo ambiente.

-Non è granché però la vista è speciale..- e così dicendo spostò un enorme telo di stoffa tutto rattoppato scoprendo come da là si poteva ammirare in tutta la sua magnificenza il palazzo del sultano. Kaede si rimangiò un cattivo commento notando l’espressione contenta sul viso del ragazzo.

-Questo è il mio tesoro chissà come deve essere vivere là dentro…sicuramente fantastico tutti che si prendono cura di te e ti viziano, ahaha- poi Kaede lo vide andare in giro e prendere due mele: -purtroppo ho solo queste, ma sono buone- disse addentando il frutto e deliziandosi con il suo dolce succo. Kaede teneva la sua rigirandola tra le mani, indeciso sul da farsi. Si sentiva in colpa a privare del cibo quel ragazzo che era stato così gentile con lui nel dividere quel poco che aveva, quando lui a palazzo faceva un sacco di storie e di tutto il ben di Dio di cui disponeva mangiava poco e niente.

-Kaede? Ehi…- il rosso lo guardava da sotto in su -non ti va?- domandò preoccupato per l’espressione seria del suo ospite.

Solo allora Kaede notò un pezzetto di mela che impudente si era posata accanto alla bocca del rosso. Come guidato da una forza sconosciuta ed estranea Kaede allungò una mano al suo viso ed avvicinandolo a sé posò la sue sottili labbra a prendere quel residuo dolce e zuccheroso ed allontanandosi subito dopo, sorridendo leggermente notando come quello fosse diventando tutto rosso a quel leggero contatto.

Ancora pochi centimetri più in là e si sarebbero baciati.

Baciati sul serio. Quel lieve contatto di poco prima l’aveva piacevolmente stupito, aveva provato dei brividi per la schiena che non aveva provato neanche con tutte quelle cinquanta fanciulle alle quali aveva fatto la corte. Il suo profumo dolce, il profumo di Kaede era, non sapeva neanche lui bene come definirlo ma si era reso conto di volerlo per sé.

Guardandolo si perse nel blu profondo di quegli occhi, come blu era quel cielo che faceva da silenzioso testimone a quel loro magico momento. Specchiandosi l’uno nello sguardo dell’altro avvicinarono lenti i loro visi e quando mancava solo un soffio alla congiunzione perfetta di quelle labbra, vennero interrotti dall’entrata in scena delle guardie capitanate dal comandante Akagi: -tu, ladruncolo- venne strappato via dalle braccia di Kaede e strattonato da due grossi energumeni che deridendolo lo portarono dinnanzi al loro superiore facendolo inginocchiare con prepotenza.

Una voce bassa e profonda però l’interruppe: -lasciatelo- questi si voltarono bellicosi ma quando Kaede si tolse il mantello con un gesto teatrale, scoprendo le vesti regali, questi impallidirono: -è il principe che ve lo ordina-

Hanamichi sbarrò gli occhi incredulo: -il p..principe?- ebbe solo il tempo di esclamare prima di accusare un forte dolore alla testa e poi il buio.

 

Continua…