I personaggi di Yu Yu appartengono agli aventi diritto.

Questa è la mia prima storia riguardante Hiei e Kurama, nonostante siano di gran lunga i miei personaggi preferiti dell’animazione giapponese... La stanza di Kurama che vi dovete immaginare è quella che disegna sempre Tide nelle sue doujinshi, anche se io descrivo un futon al posto del letto perchè “fa più Giappone”...non so se mi spiego...se vi piace la storia vi prego scrivetemi!!!


Dubbio

parte prima: Agonia

di Jpnir


Che bisogno avevo di tenere aperta quella finestra?
Che bisogno c'era?
Tanto lo sapevo che non sarebbe venuto, non viene mai, non lo ha mai fatto, perchè avrebbe dovuto farlo oggi, perchè dovrebbe farlo in futuro?
Sono un illuso, tutto qui.
Lavoro troppo di fantasia, penso solo a sciocchezze.Sono troppo romantico.
Niente di questo si addice ad un Kitsune...
Se poi adesso mia madre se ne uscisse da questa stanza... non riesco nemmeno a sentire che cosa sta dicendo... questa febbre è troppo forte... riesco appena a distinguere la lampada sul soffitto...
Come al solito le mie pene sono colpa sua.
Del mio piccolo jaganshi.
Di Hiei.
Non gli è bastato lacerare il mio cuore con la sua indifferenza, no, non gli è bastato farmi versare tutte le lacrime che avevo in corpo fino a svuotarmi e a rendermi stanco e logoro come sono ora.
Non gli è bastato tenermi sveglio notte dopo notte a nuotare nel suo ricordo.
Non gli è bastato.
Doveva anche farmi ammalare, andandosene senza una parola e spingendomi per amore a tenere aperta quella finestra tutti i giorni, tutte le notti, tutte le ore, tutte le settimane, tutti i mesi.
Era ovvio che mi prendessi qualche accidente, prima o poi.
Ed è anche inutile che io pensi di cavarmela.
Non lo sa nessuno, come potrebbero, che la mia non è una comune influenza...
E' la punizione che mi meritavo, per essermi innamorato senza averne il diritto. Sono virus del Makai giunti fino a me. E solo lui mi potrebbe salvare. E non verrà, non verrà, non verrà...
Non ce la faccio più, mi gira la testa... sto diventando troppo umano per i miei gusti... non avrei mai immaginato di votarmi per sempre ad una sola persona, ad una sola figura, a due soli occhi, a una sola bocca... non avrei mai pensato di vivere in balìa del mio cuore e delle mie sensazioni, legato ai fili di una speranza mai esistita, aggrappato al sogno di essere amato... ma tanto tra pochi giorni sarà tutto finito... questa febbre e il mio amore mi stanno già consumando, lo sento... vorrei essere già morto, così non dovrei starmene ancora qui a sperare in qualcosa che non c'è...
Vorrei solo che lui fosse qui...
Solo questo...
Hiei...


Baka. Baka. Baka. BAKA!
Stupido Kitsune.
E se Koenma non me l'avesse detto?
Saresti morto?
Razza di cretino.
Potrei anche non arrivare in tempo.
Potrei anche... no, devo smettere di pensarci. Kurama non morirà.
Lui è forte... sa aspettare.... ma aspettare per cosa? A parte i suoi doveri verso la madre, non ha mai avuto motivi di vita.
E se ora si fosse stufato... ma perchè non ha detto a nessuno di cosa era malato?
Perchè non ha cercato di chiamarmi? Perchè? Ero nel makai, potevo arrivare qui in fretta.
O almeno prima di adesso.
Perchè, perchè Kurama?
Non devi morire, non devi! Io ho bisogno di te, ne ho bisogno, per respirare, per aver qualcosa per cui vivere, per non lasciarmi andare... sei la mia droga, la mia aria, il mio cibo, il mio sangue... sei tu che mi hai fatto resistere fino ad ora così lontano, è il pensiero che ti avrei rivisto che mi ha fatto resistere fino ad ora...
Oh Kurama...
Kurama...


La luna era ormai già alta, quando Hiei saltò dentro alla finestra di Kurama.
Quel cretino l'aveva lasciata aperta nonostante tutto, nonostante stesse così male.
Si affrettò a richiuderla e s'inginocchiò in fianco al futon dove giaceva Kurama, mentre una sensazione strana gli colmava il cuore.
Sentì qualcosa... sì, stava piangendo. L'aveva visto fare tante volte, ma mai aveva pensato che sarebbe potuto capitare a lui.
Non poteva farsi vedere da Kurama in quelle condizioni.
No, al diavolo l'orgoglio.Al suo Youko restavano poche ore di vita, doveva fare in fretta.
Cercò di chiamarlo: "Kurama...", ma la voce si spense in un soffio, in un singhiozzo.
Dunque era questo, piangere.
Copiose, le lacrime argentee per il riflesso della luna rotolavano fuori dai suoi occhi per danzare sulle sue guance, per poi staccarsi dal mento e cadere sul viso di Kurama.
Si mise a singhiozzare. Sapeva di dover svegliare Kurama e consegnargli quel fiore in fretta, per salvarlo, ma non riusciva a smettere.
Quelle stupide lacrime non volevano fermarsi, quella stupida tristezza mista a gioia e nostalgia non sembrava avere intenzione di andarsene dal suo cuore.
Svegliato da quei rumori sommessi e dalle lacrime di Hiei che ormai gli rotolavano sul collo Kurama aprì gli occhi, e sicuramente avrebbe urlato se non fosse stato che non ne aveva le forze.
"Hiei..."
Il jaganshi aprì gli occhi, e tra le lacrime riuscì a vedere che su quel viso dalla pelle diafana erano comparse due gemme color smeraldo.
Kurama era sveglio, a pochi centimetri da lui, e sorrideva, nella convulsione delle lacrime che avevano cominciato a sgorgare anche dai suoi occhi socchiusi.
Hiei si fece rosso in viso e si asciugò le lacrime con la manica della tunica, ma i suoi occhi rossi più del solito lo tradivano.
Se ne rese conto ma decise di lasciar perdere, e con un filo di voce riuscì finalmente a parlare.
"Cosa ci devi fare con questo maledetto fiore?"
Non era esattamente quello che nelle sue fantasie aveva immaginato, ma Kurama era felice. Confuso ma felice. Ma, nonostante tutto, non riusciva a rispondere, la gola impegnata nei singhiozzi di gioia e tristezza dettati dal suo cuore.
Anche Hiei aveva ricominciato a piangere.
"Avanti, non c'è tempo!" disse.
Anche Kurama lo sapeva. Aveva davvero poco tempo. Ma lui stava cercando di parlare, era Hiei che non lo capiva.
Fu a quel punto che Hiei esplose in un grido disperato.
"Mi vuoi dire che accidenti devo fare con questo fiore?! Non voglio che tu mi muoia davanti, baka! Ti vuoi decidere a parlare?! Parla, al posto di  piangere!"
Kurama si mise a singhiozzare ancora più forte, Hiei si pentì delle parole pronunciate e stava per dire qualcos'altro, ma a quel punto fu Kurama che riuscì finalmente a sussurrare qualcosa.
"Perchè... sei tornato...?"
E a quel punto Hiei non ce la fece più.
Si sporse in avanti, afferro Kurama, lo tirò su in malo modo dal futon e lo strinse a sè, la voce rotta dai singhiozzi, le braccia di Kurama prive di forza penzolanti lungo il suo corpo affusolato.
"Non te ne deve fregare nulla del perchè sono qui. Tu stai morendo, io ti ho portato l'antidoto .Punto e basta. E adesso dimmi cosa devo fare."
Dicendo questo riadagiò Kurama sul futon, vergognandosi del suo gesto così impulsivo, per colpa del quale Kurama avrebbe anche potuto intuire ciò che lui provava, ed era deciso a far sì che questo non accadesse.
Kurama intanto pensava.
Ecco. Si era illuso un'altra volta.
Continuò a piangere, stavolta con la bocca piena di amarezza.
Non capiva il perchè di quell'abbraccio, ma dalle parole di Hiei era chiaro che era lì per puro caso.
Non provava sentimenti.
Hiei non era innamorato di lui.
Con un gesto goffo e lento a causa della febbre si voltò nel futon fino a mostrare la schiena ad Hiei.
"Vattene", disse.
"No, che non me ne vado!" urlò Hiei, tirando Kurama per le spalle con un gesto brusco e riportandolo nella posizione di prima.Adesso era sopra di lui, e gli bloccava i polsi con le mani, il viso a un centimetro dal suo, le lacrime che ora cadevano sulle guance dell'amato. 
Una posizione un poco equivoca, ma nella sua testa non c'era più spazio per nulla che non fosse il suo amore per Kurama e il suo desiderio di salvarlo.
"Mi fai male", disse Kurama.
Non gliene importava nulla ma non aveva trovato nulla di meglio da dire.
"Mi - vuoi - dire - cosa - devo - fare ?", disse Hiei, sillabando le parole come si fa coi bambini piccoli per far percepire a Kurama tutta la sua irritazione.
La mente del Kitsune intanto era annebbiata dalla morte che si stava già facendo strada nel suo sangue. Non disse nulla. Passò un'altra manciata di secondi, ed improvvisamente anche Hiei percepì che di lì a pochi minuti Kurama sarebbe morto.
"Per favore... per favore..." disse, e così dicendo posò le sue labbra sulle sue.
Quando, qualche secondo dopo, Hiei mise fine al primo bacio della sua vita, vide che Kurama aveva gli occhi spalancati.
"Ecco." Si disse "Ho fatto la figura dell'idiota."
Voltò la testa dall'altra parte con uno scatto brusco, le lacrime che ancora gli solcavano le guance.
"Allora? Cosa devo fare?"
"Per quanto tempo... io... ho aspettato... questo bacio..."
La voce di Kurama era ormai affannosa, un gemito privo di vita, che spaventò Hiei al punto da farlo tornare a guardare Kurama negli occhi, e a farlo ricominciare a gridare.
"Kurama! Per favore! Per favore! Dimmi che cosa devo fare! Per favore! Non voglio che tu muoia! Io ti amo! Ti amo!"
L'aveva detto. L'aveva urlato. Ora Kurama sapeva, sapeva tutto. "Sei un cretino!", si disse.
Kurama si mise a tossire. Dalle sue dita colavano ora gocce di sangue. Le vide anche Hiei, e l'angoscia gli imprigionò la mente, rendendolo quasi incapace di reagire.
Si voltò a guardare negli occhi Kurama, e bisbigliò per l'ultima volta "Per favore...", prima di ricominciare a singhiozzare.
Ma Kurama non aveva bisogno d'altro. Allungò la mano tremante verso il fiore rosato che Hiei aveva deposto al fianco del futon, lo afferrò e se lo portò al petto.
A quel punto il seme dentro al suo corpo germogliò, e sotto gli occhi increduli di Hiei dal petto di Kurama fuoriuscirono dei germogli che subito si impossessarono del fiore, trascinandolo dentro Kurama con loro.
I germogli si ritirarono. Le ferite sul petto di Kurama sanguinavano copiosamente, ma quelle erano prove che poteva superare tranquillamente. Il suo respiro era tornato regolare. Era salvo.
Con le ultime forze prima di svenire, un lieve sorriso stampato sulle labbra, Kurama mormorò: "Anche io... ti ho sempre... amato...".
Chiuse gli occhi.
Ad Hiei non importava più niente.
Forte del suo amore, prese Kurama tra le braccia ed uscì dalla finestra, per portarlo con sè.


FINE

 

 


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