A forma di gatto di Hupa La serata
svolgeva al suo termine accogliendo nel suo gelo invernale le prime ore
della notte. Il cielo bluastro
era sgombro dalle nuvole che lo avevano oscurato durante il giorno, ma le
stelle erano ugualmente sovrastate dalle luci della città di Tokyo; così
luminose e variopinte che solo la Luna con il suo immenso pallore riusciva
ad avere la meglio ed a farsi rispettare in quell’immenso manto
notturno. Shinjuku. Il quartiere era
deserto nonostante l’ora e non dava nemmeno segno di essere mai stato
abitato; tutto così silenzioso e sinistro che sembrava voler
intenzionalmente sottolineare la particolarità di quel fatidico giorno.
Un giorno forse troppo pesante da sopportare per quella persona. Tra le varie
insegne e gli svariati negozi ai fianchi della strada, la luce
dell’insegna dell’ Honky Tonk attirava poco l’attenzione, ma
attraverso le vetrate del locale si potevano scorgere cinque figure ancora
dedite ad un’allegra chiaccccherata mentre la luce che li avvolgeva si
riproduceva nel marciapiede in un lungo rettangolo giallo. Hevn rise di
cuore all’espressione esterrefatta di Ginji che ancora incredulo
sfoggiava la sua grande bocca spalancata. - Dici sul serio?
- Hevn si asciugò
una lacrimuccia nell’angolo dell’occhio, strofinandoselo delicatamente
con l’indice mentre il suo petto era ancora scosso dalle risate. Natsumi sorrise
dolcemente al biondino stringendo al petto il vassoio delle ordinazioni. - Ma no! Stava
scherzando Gin-chan! Non mi dire che ci hai creduto?! - La risata
cristallina della ragazza si disperse nella calda atmosfera del locale che
come sempre riservava ai Get Backers
una delle sue migliori accoglienze, ricompensandoli dalla fatica
accumulata durante il giorno. L’unica
differenza era che, quella sera, all’appello era presente un unico Get
Backer; Ginji. - Ginji è sempre
stato un po’ credulone! - Affermò Kazuki
accomodandosi su uno sgabello di fronte al banco, i lunghi capelli castani
legati come sempre in una lunga coda. - Sei cattivo
Kazu! - Il biondino
imbronciò il viso in una smorfia di finta irritazione. Il ragazzo del
filo sorrise a quell’affermazione come meglio poteva, ricambiato
successivamente dall’amico. Il barista, Pore,
terminò in fretta di riordinare le varie bottiglie di alcolici sullo
scaffale voltandosi lentamente verso il muro, dove, appeso in bella vista,
troneggiava un grande orologio a forma di gatto. - Natsumi… si
è fatto tardi. Sarebbe ora che tu tornassi a casa. - La esortò
l’uomo con la sua solita voce baritonale e osservandola da dietro le
lenti degli occhiali da sole. La ragazza accennò
ad un sì con il capo facendo si che alcuni ciuffi neri le inondassero il
grazioso viso adolescente. Ginji alzò lo
sguardo all’orologio e in quell’attimo sentì il cuore sussultargli. Le 9:48. Ban sarebbe
dovuto tornare per le sette. Possibile che non si fosse accorto dell’ora
così tarda? Nemmeno lui aveva badato molto alla sua assenza, al contrario
della matinnata, ma ora che se ne rendeva conto l’ansia cominciava a
prendere il sopravvento su di lui. - Ginji? Che ti
prende… sei sbiancato tutto d’un colpo… - Kazuki al suo
fianco si era sporto verso di lui ed ora lo scrutava accigliato in attesa
di una risposta. - Ora che ci
penso Ban aveva detto che sarebbe tornato per le sette…. Ma mi pare sia
in gran ritardo.. - Sentenziò Hevn
con tono grave, fissando anch’essa le lancette dell’orologio e
attirando l’attenzione di Kazuki che in quel momento intuì ciò che
turbava l’amico. Natsumi scoccò
uno sguardo preoccupato in direzione dei tre e rivolse automaticamente la
sua attenzione all’orologio. Ban non aveva mai
ritardato di così tanto. Gli occhi della
ragazza divennero più piccoli, velati da un’ombra di inquietudine che
si diffuse a tutti i presenti dando modo al silenzio di prendere il
sopravvento nel locale. Di malavoglia
indossò il capotto; anche se avrebbe preferito aspettare il ritorno
dell’amico non poteva permettersi di arrivare tardi a casa. Dopotutto la
mattina seguente avrebbe dovuto sostenere una faticosa mattinata
scolastica. Si avvicinò a
Ginji e cercando di rassicurarlo con un sorriso, salutò lui e gli altri
uscendo dal locale accompagnata dal tintinnio del campanello posto sopra
l’uscio della porta. Fuori era freddo,
ma non quanto il cuore della ragazza, preoccupata com’era per la sorte
dei suoi amici. Natsumi voltò leggermente il capo verso l’Honky Tonk
cogliendo all’interno le figure degli altri deformate dal vetro opaco.
Sospirò rassegnata e, socchiudendo nuovamente gli occhi neri, si volse
nella direzione di casa sua; una figura minuta che avanzava nel buio della
notte accompagnata dai cupi pensieri del momento. - Non
preoccuparti Ginji! Vedrai che Ban arriverà fra poco! - Ginji rivolse
alla donna un triste sorriso che la fece incupire ancora di più. Fosse stato solo
per quello si sarebbe sentito certamente più rassicurato, ma Ban si era
assentato per tutto il giorno senza lasciar detto dove andava nemmeno a
lui. Inoltre, sia la sera prima che quella stessa mattina, Ban gli era
parso strano; silenzioso e con la testa tra le nuvole. Sembrava che
qualcosa lo angosciasse, ma cercava ugualmente di nasconderlo. Dopotutto
era quello che aveva sempre fatto e lo stesso valeva anche per lui. - Uff! Oggi è
proprio una cattiva giornata! Nemmeno un cliente e adesso il cassetto
della cassa che si è incastrato! - Wan Pore si
lamentò sonoramente e, a dispetto del momento poco indicato, lanciò
un’imprecazione alla serratura del cassetto che evidentemente non voleva
decidersi ad aprirsi. Cattiva giornata. Anche Ban aveva
accennato ad una brutta giornata prima di andarsene, ma erano parole che
aveva rivolto più a se stesso che al suo compagno di avventure. L’atmosfera si
era fatta più pesante nel locale e sembrava che nessuno avesse idee per
risollevare il morale dei presenti, ma, anche se chi più e chi meno, la
preoccupazione di tutti era incentrata su quella persona mancante
all’appello. Qualcuno di indispensabile per completare la bella
compagnia di amici che si era creata. Dove diavolo sei
finito Ban! Hevn cominciava
ad irritarsi. Ma tu guarda se
per quello scemo la serata doveva andare in fumo! Fissò la sagoma
di Ginji incupirsi sempre più col passare del tempo… Aveva fatto
persino sciupare la sua solita allegria… A questo punto era indecisa se
fosse più giusto cominciare a disperarsi od ad arrabbiarsi. Il silenzio ormai
era diventato padrone di quel luogo e se non fosse stato per gli inutili
tentativi di Pore di scassare la serratura della cassa tutto ciò avrebbe
avuto tutta l’aria di una veglia funebre. Di tanto in tanto
qualcuno dei presenti lanciava qualche occhiata all’orologio a muro, ma
il tempo passava inesorabile e di Ban non si vedeva traccia; gli occhi
gialli dell'orologio sembravano osservare divertiti l'angoscia che a poco
a poco incupiva i volti dei clienti e parevano risaltare ulteriormente
sulla tinta nera dell'orologio con la coda di palstica che oscillava a
segnalare il passare dei secondi e le orecchie rosate da cui poi partiva
il muso dell'animale. Ginji alzò per
l’ennesima volta gli occhi nocciola sulla forma felina di
quell’orologio ormai così tanto famigliare. Le 10:36. Kazuki fissò a
sua volta quelle stesse lancette per poi abbassare il capo scotendolo più
volte negativamente; ormai era tardi anche per lui… Facendo perno con le
braccia sul bancone, si alzò dallo sgabello attirando l’attenzione
degli altri su di sé. - Mi spiace, ma
ora devo andarmene… - Non gli andava di
lasciare solo Ginji, ma non poteva veramente trattenersi oltre. Sbuffò
dispiaciuto infilandosi velocemente il cappotto e dirigendosi verso
l’uscita. Ginji lo fissò
supplichevole, ma poi cedette; non poteva costringerlo a restare, anche se
ciò gli procurava un gran vuoto. E se Ban non si fosse fatto vivo per
tutta la notte? Cosa avrebbe fatto lui? Un brivido gli
percorse la schiena e sentì l’angoscia aumentare nel suo cuore. Kazuki se ne andò
chiudendo la porta alle sue spalle e fermando la corrente d’aria fredda
che aveva trovato sbocco dall’entrata. Il Get Backer si
afflosciò sul bancone nascondendo il viso tra le braccia. Perché Ban
tardava ancora? Non poteva essere un semplice contrattempo. Doveva
essergli accaduto qualcosa di grave. O forse no… che cosa doveva fare?
Andarlo a cercare o aspettarlo ancora un altro po’? Sentì la mano di
Hevn che gli stringeva la spalla con la speranza di riuscire a
confortarlo. - Ban sa il fatto
suo… aspetta ancora un po’ e vedrai che arriverà… - Quelle parole
erano arrivate come una luce nell’oscurità in quella sua mente ormai
piena di brutti presentimenti e dubbi. Si rivolse verso la donna
regalandole un luminoso sorriso che venne volentieri ricambiato. Proprio in quel
momento la porta del locale si aprì con tanta violenza che per poco il
campanello posto sopra non si staccò dalla parete. L’aria gelida
di poco prima inondò la stanza facendo rabbrividire i presenti che
fissavano allarmati ad occhi sgranati l’entrata. Pore dallo spavento che
aveva preso dette un colpo così forte al cassetto della cassa che
finalmente riuscì a sbloccare la serratura e ad aprirla. Sfortunatamente
per Ginji però, non fu Ban ad entrare nel locale, ma la snella figura di
Kazuki che, bianco come un lenzuolo, fissava il biondino parecchio
preoccupato. - Ginji! E’
meglio che tu venga fuori… si tratta di Ban… - A quel nome Ginji
si catapultò fuori dal locale seguendo l’immagine di Kazuki nel gelo
della sera illuminata dagli alti lampioni posti ai bordi della strada. In
quel mentre si pentì di non aver indossato qualcosa di più pesante; non
era particolarmente freddo, ma era il vento che dava fastidio con la sua
aria invernale. Esattamente fuori
dal locale Ginji scorse una figura più che familiare gironzolare attorno
alla Subaru 360. - Ban-chan! - Il biondino fece
per andargli incontro, ma Kazuki lo trattenne per un braccio. Ginji lo
fissò irritato. Perché adesso lo aveva fermato? - Non è prudente
avvicinarti a lui così direttamente.. - Il ragazzo lo
fissò ancora più interdetto di prima, non riuscendo a cogliere il
significato di quelle parole. Il suo sguardo accigliato scrutava
impaziente quello del compagno affondando nei suoi grandi occhi neri. - Kazu… che…
cosa… - Non riusciva a
trovare le parole con cui esprimersi al meglio… - Ginji! Sei tu!
Che cosa stai facendo?! - Il biondino si
rivolse verso Ban sentendo la sua voce chiamarlo. Kazuki rimase fermo
fissando il moro con un’espressione piuttosto grave mentre il soffio del
vento scostava dal suo volto femmineo i lunghi ciuffi castani… Il moro
si staccò dall’auto, dove poco prima aveva trovato appoggio, ed
avanzando di qualche passo verso l’amico finì illuminato dalla luce di
un lampione. Allora Ginji capì
cos’era che non andava in lui. Era evidente che
riusciva a stento a rimanere in piedi; il suo visibile ondeggiare da una
gamba all’altra, gli occhi stranamente lucidi e la voce così acuta e
sprezzante. Ban era ubriaco. Da quando lo
conosceva, Ginji non aveva mai avuto l’occasione di coglierlo in uno
stato d’ebbrezza, anzi, sorprendendosi ogni volta di più per quanti
litri di alcolici gli aveva visto ingurgitare pensava che per lui le
sbornie non esistessero. E purtroppo si sbagliava. - Ban…
sei ubriaco! - Disse Ginji
incredulo, sperando con tutto il cuore in una risposta negativa anche se
impossibile. Non si era nemmeno accorto dell’asprezza che aveva messo
involontariamente in quelle parole che la reazione dell’altro gli sembrò
esagerata. - E allora?! Che
t’importa!? Perché invece di stare con quella donnicciola non vieni qui
a salutarmi come tuo solito?! - La sua voce era
alterata e il suo comportamento più arrogante rispetto al solito livello.
Barcollò violentemente e per non cadere a terra dovette reggersi ad un
idrante accanto a lui. Per quanto riguardava Kazuki non aveva sbattuto
ciglio, nonostante l’insulto di Ban. Ginji rimase in
silenzio. Cosa doveva fare in quella situazione? Stava malissimo. Non
poteva vedere il suo migliore amico in quelle condizioni… era troppo per
lui. Ban era sempre stato il suo punto di riferimento. Una persona sempre
forte e sicura di sé che non cede mai davanti a nulla. Che cosa lo aveva
ridotto in quello stato? Sentiva le lacrime salirgli agli occhi. Un
fremito gli percorse tutto il corpo. Cosa era successo al suo Ban?
Dov’era il suo bellissimo sorriso riservato solo a lui? Quella sua aria
di superiorità che gli ricordava quella di un fratello maggiore? O
meglio…qualcosa più intimo di un fratello o di un amico… Scotè la testa
per ritrovare un briciolo di ragione. Che diavolo
andava a pensare? Era solo una semplice sbornia... a tutti può capitare,
perchè prendersela così a male... fra qualche ora si sarebbe ripreso e
avrebbe ritrovato la sua lucidità! Ma per quale motivo si sentiva così
depresso allora? - Che cosa
succede qui?…………ah………ora capisco…. - Hevn era apparsa
sulla soglia dell’ Honky Tonk. Anche lei aveva subito intuito alla prima
occhiata la situazione ed ora fissava gravosa il moro. I due occhi stretti
in due taglienti cristalli affilati, due occhi che sembravano scrutarti
dentro l’anima. Dietro di lei era apparso anche Pore che a sua volta si
era azzittito ed ora fissava Ban. Il Get Backer
passò ad uno ad uno tutti i suoi amici, un po’ spaesato, ma con uno
strano ghigno nel volto seminascosto dalle lenti degli occhiali. I suoi
occhi blu si arrestarono sulla silhouette tutte curve della donna,
scrutandola in tutte le sue linee e nelle pieghe dell’abito. - Beh?! Che avete
da guardarmi tutti in quel modo?! Sono un essere così disgustoso?! - Nessuno parlò…
e l’irritazione di Ban aumentò ulteriormente, mostrandosi più visibile
in una vena della tempia. - PIANTATELA DI
GUARDARMI IN QUEL MODO!! - La sua voce
sovrastò ogni cosa disperdendosi lungo l’intera strada ancora,
fortunatamente per loro, deserta. Si scosse violentemente con uno scatto
laterale e non sapendo in che altro modo sfogare la sua rabbia sferrò un
calcio alla sua auto. La sua fedele e inseparabile Subaru che da quel
colpo ricavò una brutta ammaccatura al fianco. - Piantala Ban!
Che cosa ti è successo! Datti una calmata! - Lo sguardo di Ban
si rivolse fulmineo sul compagno che l’aveva rimproverato. Ginji sentì
il cuore in gola… lo sguardo di Ban, così tagliente e ostile, non gli
aveva mai rivolto un’occhiataccia simile… forse solo quel lontano
giorno in cui si incontrarono per la prima volta, ma non ne era del tutto
sicuro… non sembrava più lui. - Io non ho fatto
assolutamente niente! Siete voi che mi guardate con quegli occhi pieni di
disprezzo! - Ginji lo fissò
turbato. - Qui nessuno ti
guarda con disprezzo… sei solo tu che ti sei convinto di questo. - Dopo tanto la
voce calma di Kazuki era di nuovo giunta alle loro orecchie.
Quest’ultimo se ne stava ancora impassibile al fianco di Ginji senza
distogliere lo sguardo dai due pozzi blu dell’altro. - Non è
assolutamente vero! Io non mi convinco di niente! Io vedo solo quello che
ho davanti! E adesso vedo perfettamente una stupida femminuccia che
continua a fissarmi in quel modo! - Kazu strinse
forte i pugni, cercando in tutti i modi di trattenersi dal picchiare Ban;
dopotutto in quel momento il moro non era cosciente delle sue parole, il
suo corpo era mosso solo da un antico sentimento rinchiuso da lui stesso
da troppo tempo e che ora non poteva più trattenere, ma nonostante lo
sforzo di Kazuki del Filo, il pugno a Ban arrivò lo stesso… talmente
forte che lo fece crollare in ginocchio. - Ginji! - Hevn e Pore lo
fissarono sbigottiti, ma Kazuki non poté nascondere un po’ di
compiacimento; odiava sentirsi chiamare femminuccia. - Qualsiasi cosa
ti abbia preso vedi di fartela passare! Non ti posso permettere di
insultare i nostri amici e di rovinarti da solo………oltre che aver
picchiato l’auto! - Ginji fissò
dall’alto la figura di Ban che cercava di rimanere stabile sulle proprie
gambe. Il moro ridacchiò divertito quando il biondino si chinò
lentamente per tendere una mano in aiuto del compagno. A dispetto di
tutto, però, Ban reagì nel peggiore dei casi e colpendo violentemente
Ginji allo stomaco si rialzò barcollando e voltandosi si allontanò dalla
scena. - Non voglio il
tuo aiuto… era meglio se mi offrivi da bere… - Ginji si appoggiò
alle ginocchia premendosi forte con un braccio il ventre. Gli aveva fatto
veramente male, non si era trattenuto troppo per lui. Al suo fianco sentì
dei movimenti e aprendo gli occhi vide Hevn e Kazuki che lo aiutavano ad
alzarsi. Barcollando leggermente sulle gambe si rimise in piedi. Si era
abbastanza ripreso. Il biondino volse un istante lo sguardo al locale dove
vide sulla soglia Pore. L’uomo accennò di lato con il capo, un gesto
che comprese bene: vallo a prendere… Ringraziò Hevn e
Kazuki e si allontanò da loro dirigendosi nella stessa direzione di Ban.
Per quanto riguardava loro due non cercarono di fermarlo. Si limitarono
semplicemente ad osservarlo scomparire tra le luci dei lampioni e
riapparire successivamente più lontano illuminato da un’altra luce. Di fronte a lui
si levavano gli alberi ormai spogli del piccolo parco giochi, dove già
una volta se le erano prese per aver molestato un ragazzino. Ginji sorrise
a quel ricordo; si era sentito un verme a tormentare quel bambino, ma Ban,
nonostante fosse terribilmente orgoglioso, era deciso fino all’ultimo a
continuare… e la fine la si sa già. Rabbrividì
visibilmente, colto da un’ondata di vento che trascinò con sé i suoi
ricordi insieme alle poche foglie secche ancora attaccate ai rami degli
alberi e decise a non lasciare le loro radici. Provò a chiamare
Ban, ma il silenzio continuò imperterrito a regnare nel parco. Ginji si sedette
sull’orlo di una panchina. Cominciava veramente a preoccuparsi e con
quel gelo era ancora peggio. Si strinse nelle braccia osservando il suo
fiato trasformasi in piccole nuvolette bianche che si dissolvevano
nell’aria mentre i suoi pensieri si immergevano in lente riflessioni
logiche. Fece una panoramica dei posti dove Ban poteva essersi cacciato.
Il parco gli sembrava la migliore, ma a quanto pare aveva sbagliato. Osservò
pensieroso la manciata di giostre che la provincia aveva piazzato al
centro del parco, di fronte a lui, per i bambini del quartiere; misere, ma
quando si è bambini non si guardano questi particolari… scostando
lentamente il capo, ritornò a ispezionare il luogo; era piuttosto buio e
se non fosse stato per i lampioncini posti qua e là, la sola luce della
Luna non sarebbe bastata ad illuminarlo filtrando tra i rami ossuti degli
alberi. A pensarci bene tutto ciò aveva un’aria altamente sinistra…
scrutare tra quella rada vegetazione ed aspettarsi che da un momento
all’altro ne possa saltare fuori chissà cosa. Ginji rabbrividì
nuovamente. La disperazione era ancora lontana dal suo cuore, ma
ritrovarsi a pensare a Ban, ridotto in quelle condizioni, vagare chissà
dove per la c ittà cercando di sfogare un qualche dolore che nemmeno lui
poteva immaginare era fin troppo. Sentiva il proprio cuore interamente
stretto nella fredda morsa dell’angoscia e quella brutta situazione era
completamente al di fuori della sua portata… cosa avrebbe fatto dopo
averlo trovato? Si sarebbero picchiati come poco prima? No! Non voleva che
ciò risuccedesse, non voleva vederlo in quello stato! Ma non poteva
neanche abbandonarlo. Alzò lo sguardo indirizzandolo tra gli alberi oltre
le altalene di fronte a lui. Finalmente lo vide. Sgranò i già
grandi occhi color nocciola scorgendo la sua sagoma seminascosta dal
tronco di un grande albero. Proprio in quel momento il vento soffiò
ancora più forte agitando debolmente due altalene che ondeggiarono
entrambe di lato. In un movimento meccanico si alzò dalla panchina
filando spedito in direzione di Ban, oltrepassando lo spiazzo con le
giostrine e superando le due altalene. Si fermò a pochi metri da lui; non
si era ancora accorto della sua presenza… la sua attenzione era
riservata a ben altre cose… Il suo busto e il
suo viso erano nascosti dietro il tronco dell’albero e la sua schiena
incurvata faceva perno sul braccio sinistro che si reggeva alla pianta
massiccia. Oltre a dei colpi di tosse erano udibili altri suoni
provenienti dal ragazzo che stavano a indicare gli immancabili postumi di
una sbornia che si rispetti. - E io che ti
volevo baciare… - La voce ironica e
allo stesso tempo delusa di Ginji fece sobbalzare il corpo di Ban già
scosso dai crampi. Dopo aver terminato la sua opera e, pulitosi la bocca
con il dorso della mano destra, si voltò in direzione di Ginji con
l’aria un po’ spaesata… Il suo volto fece
capolino da dietro il grosso tronco rugoso. - G-Ginji? - Il biondino gli
si avvicinò con cautela e senza distogliere lo sguardo da lui. Il moro sembrava
aver smaltito in parte la sbronza ed ora aveva riacquistato un po’ della
sua consueta lucidità. Osservò la figura di Ginji avvicinarglisi senza
opporre alcuna resistenza. Quando gli fu di fronte abbassò grave il capo
nascondendosi con una mano il viso. - Stai bene? - La voce di Ginji
era calma e rassicurante; priva di una qualsiasi nota di ostilità. Il
biondino allungò il braccio in aiuto del compagno, ma questo si ritrasse
goffamente perdendo per poco l’equilibrio. - Al diavolo
Ginji! Sei troppo buono! Non fare finta che non sia successo niente! Mi da
fastidio! - Ban aveva quasi
del tutto perso la voce e il suo tono era quindi molto flebile, ma la sua
tipica nota beffarda si riusciva ugualmente a cogliere. Ginji si asserì
fissando dispiaciuto la sagoma del suo amico che cercava a tastoni il
tronco dell’albero nel vano tentativo di restare in piedi. Il biondino
si ritrovò per l’ennesima volta in difficoltà; non sapeva in che modo
prenderlo… non sapeva come fargli capire che l’unica cosa che ora gli
importava era aiutarlo e poter placare quel suo inspiegabile
comportamento. Fargli capire che a lui interessava solo che lui stesse
bene e nient’altro, ma Ban era orgoglioso e mezzo ubriaco…
un’accoppiata vincente. - Non eri in
te… - Rispose Ginji
cercando in qualche modo di scusare il suo comportamento per evitare che
l’altro si affliggesse ancor più di quanto già facesse. Ban scosse
energicamente il capo mantenendolo fisso al terreno. - Non ci sono
scusanti… - Rispose secco Ban
alzando lo sguardo e bloccando i suoi lucenti occhi blu su quelli del
compagno. Il vento
interruppe il suo continuo soffio gelido in un unico istante, lasciando
che tutto si quietasse ulteriormente e l’aria divenisse più tesa di
quello che già era. L’espressione
di Ginji si incupì di fronte al volto sfinito dell’altro che nonostante
se ne fosse accorto rimase impassibile. Ad un certo
punto, però, la pazienza viene sempre a mancare e si dia il caso che a
volte capiti proprio a fagiolo… Una luce
attraversò gli occhi di Ginji che colto da un’improvvisa, quanto
inspiegabile collera si rivolse sprezzante al moro; due occhi castani
intrisi del fuoco e della determinazione dell’impulsività. - Ah!? E dimmi…
pensi di essere stato abbastanza patetico o intendi continuare ancora per
molto? Perché sai, mi dispiacerebbe trovarmi davanti qualcuno che
comincia a pentirsi delle sue stupide scenate dopo averlo cercato in giro
per Tokyo con questo freddo! Io non sopporto il freddo! - L’impassibilità
di Ban non resistette allo stupore di trovarsi di fronte Ginji in preda
alla collera. Era proprio un cretino. Era riuscito perfino a vincere la
dolcezza del biondino con le sue stupide bravate; forse non meritava
davvero la sua amicizia. Ricacciò indietro un fastidioso colpo di nausea
fissando spaesato il coetaneo, rimanendo in silenzio per permettergli di
continuare la sua sfuriata. - Io non sopporto
che tu sia così freddo con me anche in questi momenti… - Il capo di Ginji
si abbassò a fissare il terreno ricoperto dalla sabbia e dal terriccio
inumiditi, stringendo lungo i fianchi i due pugni talmente violentemente
da vederli persino tremare. Ban non seppe che rispondere. - Non voglio che
ti isoli a causa dei tuoi problemi… del tuo passato… ma non ti obbligo
nemmeno a dover raccontarmi per forza ogni cosa… mi basta solo che tu
non ti riduca così! Voglio solo che tu stia bene e che sappi che per
qualsiasi cosa io ci sono sempre! Del resto non mi importa nulla! - Lo sguardo del
moro si addolcì di fronte al quel ragazzo che troppe volte aveva
perdonato ogni suo sgarbo… anche quando si conoscevano da poco lui aveva
sempre chiuso un occhio nei suoi atteggiamenti troppo sulla difensiva e
ancora titubanti per poterlo considerare qualcuno di fiducia… si sentì
un verme… in un certo senso aveva mancato alla sua fiducia, aveva
preferito sfogare i suoi tormenti altrove, da solo, come aveva sempre
fatto, piuttosto che rivolgersi a lui come avrebbe dovuto fare per
mantenere viva la “S” dei Get Backers. Lo aveva fatto soffrire… a
Ginji non importava che lui avesse dissolto in un solo giorno tutta la
stima e gli ideali che aveva costruito sulla sua persona; sull’
“Invincibile Ban”! Sapeva che ognuno prima o poi cedeva alla
disperazione e poteva comm ettere atti di pura idiozia e, per questo,
l’unica cosa che aveva più tormentato il cuore del biondino era quella
di non aver potuto far niente per impedirglielo… per aver lasciato che
si perdesse nel suo dolore. Incolpava se stesso e si tormentava per una
colpa che non era sua. Per quanto forte
potesse essere la resistenza di Ban o la sua determinazione, quando il
fisico non regge più… non regge più. Avvertì il peso del proprio
corpo aumentare in sincronia con la perdita improvvisa di energie e lo
sentì aggravarsi sulle gambe, ormai incapaci di sorreggerlo, che si
ripiegavano mentre cercava invano di trovare un appoggio con le braccia. Fortunatamente
per lui Ginji non mancò di sorreggerlo quando ormai stava per crollare in
ginocchio; sostenendolo in un forte abbraccio gli fece passare il braccio
destro dietro il proprio collo aiutandolo a rimettersi in piedi.
Lentamente, i due raggiunsero una panchina poco distante dalla loro
ubicazione e vi si accomodarono. - Grazie... - La voce di Ban,
ormai del tutto sfumata, riusuonò cupa in tutto il parco disperdendosi
nel silenzio della notte. Il biondino lo
osservò calorosamente mentre l'altro si sedeva lentamente al suo fianco e
abbassava stancamente lo sguardo nel terreno umido. - Ti aspettavi
che ti lasciassi cadere a terra? - Gli sorrise
innocentemente, ma si asserì quando incrociò il suo sguardo incupito
dalla stanchezza ed enfatizzato dalla sua ostinazione. Ban Mido scosse
energicamente il capo mentre la luce argentea della luna creava lucenti
riflessi sulla sua capigliatura corvina, sorrise rassegnato quando Ginji
inarcò indispettito un sopracciglio. - Non intendevo
questo... volevo ringraziarti per esserti preoccupato per me... - Il suo discorso
sembrava procedere, ma si interruppe quando Ginji gli mise le braccia
intorno al collo e lo strinse a sé affondando il viso nella sua spalla.
Il moro si irrigidì sotto quell'improvviso contatto, avvertendo al
contempo su di sé il calore del suo corpo e il tocco freddo delle sue
mani sulla propria schiena. - Non farlo più...
- Quelle parole
furono l'unico rimprovero che Ginji considerò più saggio rivolgergli.
Era inutile fargli pesare inutilmente una colpa, l'importante era che
capisse cosa poteva significare ripetere un simile gesto e cosa gli
sarebbe costato. Sorrise
confortato mentre Ban rispose al suo abbraccio cingendogli la vita con un
braccio mentre con l'altro gli arruffava i capelli biondi inumiditi dall'
umidità. Rimasero così
per qualche secondo, scaldandosi a vicenda per difendersi dal gelo di
quella notte e confortarsi con il regolare battito dei loro cuori. Nella
penombra di un piccolo parco e nello stesso tempo nella luce perlata
dell'astro notturno che sovrastava le loro teste attraverso una fitta rete
di rami ossuti e foglie rinsecchite. In un'atmosfera finalmente tranquilla
e serena; entrambi privati delle preoccupazioni che fino a quel momento li
avevano messi a dura prova, ma che ora avevano rafforzato ulteriormente la
loro particolare amicizia e la loro intimità. Fu Ban il primo a
staccarsi, sorprendendo il biondino con il suo improvviso sguardo serio;
sembrava che in quel momento avesse finalmente preso un'importante
decisione. Il suo volto si
contrasse mentre manteneva fermo lo sguardo e cercava di utilizzare quel
poco di voce che gli restava. - Ginji...io
ti... - Le parole gli
morirono letteralmente in gola. Il biondino lo
fissò accigliato con un'espressione piuttosto buffa. Ban riaprì
nuovamente la bocca per parlare, ma ne uscì un unico suono rauco. Davanti
all'espressione sbigottita del moro, il compagno si lasciò andare in una
fragorosa risata che colorò con il rosso dell'irritazione lo sguardo di
Ban. - Non ci credo!
Non hai più un filo di voce! Ahahahha!! Troppo forte dovevi vederti!! Eri
così deciso!!! Sembravi ti dovessi dichiarare!! - Le risate
continuarono incessanti mentre alcune lacrimucce cominciavano a formarsi
negli angoli degli occhi collor nocciola. Ban fulminò con
lo sguardo il povero Ginji che, incapace di diferndersi, ricevette una
botta in testa da parte dell'amico, ma le risate non si placarono e,
mentre il biondino veniva nuovamente picchiato da un Ban sempre più
incazzato, si dispersero nel piccolo parco, traportate dalla monotonia del
vento e dal saldo legame di quell' amicizia. *°*Owari*°* |