Per Maggie, tanti tanti auguri, buon compleanno ^^


Acqua calda, acqua fredda

parte IX

di Hymeko

La sue labbra si deformarono in un sorriso tirato, generato non dalla felicità, ma dallo shock della comprensione. Nei suoi incubi si era aspettato una risposta simile, ma mai così dura e diretta. Il suo volpino, in qualche estatico modo, aveva sempre eluso la domanda, baciandolo e facendogliela dimenticare, con una notte di folle passione.
La realtà era stata amaramente diversa…Rukawa non aveva usato giri di parole, per mettere in chiaro la sua posizione. Non desiderava un altro figlio…non riusciva a capire…perché no?
"P-Perché?"
L’aveva balbettato senza accorgersene, mentre le parole che gli strisciavano nella bocca secca.
Gli faceva male il cuore…per lui, donare la vita alla loro bambina era stata una pura esplosione di gioia. Una coppia contortamente gay aveva potuto avere una figlia legittima…aveva la possibilità di averne un altro…perché no?
"Io…"
Rukawa deglutì, scegliendo le parole, con calma. Non voleva mentirgli, questo mai. Era ciò su cui si basava il loro rapporto, rinato dopo la scomparsa di Hanako. Quattro anni di limpidi alti e bassi, in cui se le erano date di santa ragione, prima di fare un sacco di sesso spinto come premio per essersi perdonati, ma non erano mai sprofondati nell’abisso del dolore vero.
Però nemmeno la nuda e cruda verità poteva andare bene, in quell’occasione. Hanamichi probabilmente ne sarebbe uscito distrutto dentro, avrebbe forse perso, o sepolto, tre quarti dell’amore che provava per lui. Non poteva deluderlo così, su quell’argomento lui era così lontano, da come il compagno lo immaginava…voleva bene a Sakura, ma non desiderava proprio un altro figlio.
"…non voglio vederti soffrire di nuovo"
biascicò, ricordando quanto fosse stata dolorosa la gravidanza, per la moglie. Solo dopo la rivelazione della sua vera natura, lui ne aveva capito il probabile motivo…la gravidanza e il corpo di un uomo, che interiormente Hanako rimaneva, erano profondamente incompatibili fra loro.
‘Spero che basti questo, a convincerlo…’
pensò il volpino, senza convinzione. Probabilmente il suo testardo compagno l’avrebbe preso come un’attenzione in più, una graditissima preoccupazione per farlo sciogliere dentro.
Infatti Hanamichi avvampò, allungando il viso e strofinandolo contro il suo collo:
"Stupido volpino, non è stato nulla, in confronto a portare dentro di me nostra figlia"
gli soffiò in un orecchio, prima di baciargli la pelle.
Sospirando, il moro si allontanò da lui:
"Non voglio lo stesso che accada di nuovo"
mormorò roco, allungando una mano e rimettendo a posto le lunghe ciocche rosse, sperando che quel gesto bastasse a non notare i suoi occhi addolorarsi.
‘Inutile’
commentò fra sé, le iridi d’ambra scura in cui era riflesso che diventavano buie.
"Kaede…sono nove mesi. Solo"
"Già, sono nove mesi. Di tortura per entrambi"
lo corresse Rukawa, staccando la mano dai suoi capelli.
Hanamichi scosse la testa, prendendo da bere dal carrello. Gli facevano male gli occhi, e la testa iniziava a pulsargli. Non capiva, cos’era la motivazione che andava oltre il dolore, cosa scatenava la sua ritrosia?
"Kaede…lo so che sei preoccupato, però non credi che ne valga la pena?"
Il rossino si girò, un bicchiere in mano, colmo di spremuta d’arancia rossa…con noncuranza si appoggiò al tavolo lì accanto, alto e slanciato nei jeans neri e la camicia bianca, bellissimo nel suo essere un po’ arruffato, sexy per caso, e perso nella confusione dei suoi pensieri.
Rukawa strinse gli occhi, alla ricerca di una disperata risposta.
‘No, non ne vale la pena’
Si morse le labbra, se gli fosse sfuggita…cosa sarebbe accaduto?
"Hana…"
"Vuoi bene a Sakura?"
Gli occhi blu si spalancarono, ritrovandosi quelli dell’altro fissi nel profondo:
"Certo"
"Allora che problema c’è?"
La testa mora ciondolò un po’, poi si arrese all’evidenza. Era inutile cercare altre scuse, o girare attorno al problema.
‘La verità spesso è dolorosa…tocca a me renderla più dolce’
"Nessuno. Solo che…io non voglio un altro figlio"
"Questo lo so, l’hai già detto. Ma non mi hai dato nemmeno un motivo valido, per il tuo rifiuto"
Cocciuto, cocciutissimo rossino…quella scimmietta l’avrebbe portato alla pazzia, prima o poi, non poteva accettare il suo no e basta?
‘No che non può, non su una cosa del genere, non è una mia bambola, e mi meriterei una testata per averlo pensato’
"Io…voglio solo stare con te"
balbettò, cercando la visuale meno peggio per dirglielo…doveva convincerlo, assolutamente…il suo egoismo era troppo grande…non lo voleva divide con qualcun altro, in fondo era colpa sua se Sakura era in quella scuola, lontana da loro…non sarebbe riuscito a convincerlo di nuovo, a mandare via anche un secondo bambino.
‘Sono sempre più egoista’
pensò fra sé, chiedendosi se il ritorno di fiamma per la maternità del rossino, non fosse una punizione degli dei per il suo egocentrismo…cioè, per il troppo amore verso il solo Hanamichi…
‘Cielo che confusione’
"Guarda che mica me ne andrei…volpastra, io sono Hanako. E comunque sarebbero solo nove mesi"
commentò tra il divertito e l’esasperato il rossino.
Rukawa lo scrutò, una ruga che gli segnava la fronte:
"…già. Tu sei Hanako. Ma Hanako non è Hanamichi. E nove mesi possono essere così lunghi…"
rispose, ripensando con un brivido ai pochi giorni di lontananza, per impegni di lavoro. No, non avrebbe resistito nove mesi senza di lui…aveva assaggiato il sapore di averlo per sé dopo tutti quegli anni con una donna, ed era troppo diverso…
"Io non ti capisco…"
Hanamichi scosse la testa, sbattendo un pugno contro il tavolo. Perché quella volpe non gli diceva chiaro e tondo cosa provava?
"…si può sapere che cosa ci sarebbe che non va?"
Rukawa respirò. Tentò di calmarsi. Poi sbottò:
"Ci sarebbe che io voglio te, non Hanako o un altro figlio! Io voglio solo Hanamichi Sakuragi, io sono gay cazzo, voglio stare col mio amante, il mio uomo, il mio compagno! Tutto al maschile e al singolare, hai capito adesso?!"
Quasi tremando, si risedette sul letto. Era da molto, molto tempo che non diceva una frase così lunga con tanta rabbia. Non aveva fatto la cosa giusta e lo sapeva, ma quando si trattava di Hanamichi lui perdeva la testa.
Nessuno avrebbe mai dovuto tentare di mettersi fra loro. Non Sendo, né Sakura. E nemmeno un altro figlio.
Hanamichi lo stava fissando a bocca aperta, lo sapeva, e se lo meritava. Non aveva dato una gran prova di amore paterno, ma quello era lui. Troppo innamorato di Sakuragi.
"T-Tu vuoi solo me…da come l’hai detto, sembravi un bambino dell’asilo. Guarda che non sono una tua bambola"
aggiunse, più duro.
Gli occhi blu si fecero di ghiaccio:
"Non l’ho mai pensato e tu lo sai"
Anche gli occhi del rossino si indurirono:
"Però vuoi che faccia a tutti i costi come decidi tu, forse non lo dici ma non ti sembra di sottintenderlo?"
"No. Anche tu cerchi di convincermi, quindi ugualmente desideri che io faccia come vuoi tu. Che differenza fa? Abbiamo già una figlia"
Hanamichi rispose solo:
"Una nuova vita"
Rukawa si alzò, avvicinandosi a lui:
"Io non voglio un nuovo figlio"
Il rossino lo scrutò a lungo, prima di stringere la mascella:
"Tu non vuoi che torni donna, perché così potrai continuare a divertirti con me…"
Il pugno di Rukawa lo gettò a terra, carico di tutta la sua rabbia, e del dolore che quell’affermazione aveva scatenato in lui:
"Non sei una bambola e lo sai. Non sei un divertimento sessuale e lo sai! Quindi vedi di smetterla!"
Hanamichi si rialzò, pulendosi il labbro. Se l’era meritato, lo riconosceva. Sapeva benissimo che quell’accusa era falsa e che lui aveva detto una stronzata, ma…sarebbe stato più facile da accettare, rispetto alla verità.
"Hai ragione, è ora di smetterla. Sai cosa penso?"
"Hn?"
Rukawa attese, trattenendo il respiro…il rossino si rialzò, parandosi di fronte a lui:
"Che tu sia la persona più egoista che io abbia mai incontrato"
"………hn. Lo so"
"Non andarne fiero"
gli sibilò di rimando l'altro, ferito dalla naturalezza con cui l’accusa era accettata.
"Non lo sono, ma non lo nego neppure"
"Sembra che tu ci abbia pensato davvero tanto"
lo sfidò Sakuragi, desiderando altra sofferenza, perché il dolore fosse così forte da non permettergli di avvertire nulla…
"…hn"
ripeté il volpino, sapendo che avrebbe capito.
Lui era pronto a prendersi la responsabilità del suo no. Anche per rispetto a quel figlio cui non voleva dare vita…non sarebbe stato felice, con un padre che non lo amava. Come era certo che, in fondo, nemmeno Sakura fosse felice…
Hanamichi scrollò le spalle e si mise le mani nei capelli, camminando un po’ per la stanza.
Ammirato, Rukawa si innamorava ogni momento della sua tenacia, della testardaggine con cui combatteva. E il suo cuore, mentre pulsava per quella cocciutaggine piangeva, ben sapendo che l’avrebbe fatto soffrire.
"Che cosa non ti va bene, dimmelo! Sarebbe bellissimo!"
lo implorò, sull’orlo di una crisi di nervi. Perché non voleva condividere con lui quella gioia?
"…non per me. Bellissimo, per me, è solo starti accanto"
mormorò, prima di inginocchiarsi di fronte a lui, prendere la sua mano e baciarla.
"Allora perché hai sposato Hanako? Perché hai accettato Sakura?"
Il tono dolente portò Rukawa ad alzarsi in fretta, per sostenerlo se ce ne fosse stato bisogno. Hanamichi sembrava così pallido, stanco…sul punto di cedere…
"Hana…"
"Dimmelo!"
Una preghiera, un motivo per andare avanti, per trovare una fine a quella discussione, a quell’allontanarsi dei loro cuori…
"Amavo Hanako perché mi ricordava te, lo sai…aveva il tuo stesso ardore, il tuo brio, la tua bellezza profonda…"
Il moro sperava che quei complimenti lo sciogliessero un po’, ma il rossino tenne duro, non lasciandosi sopraffare dal loro legame.
"E Sakura? Non ami nostra figlia?"
Rukawa digrignò un po’ i denti, valeva anche per lui ciò che gli diceva da giovane sua madre? Prima i figli, poi il marito, era solita ripetere. Per lui era l’opposto…prima il rossino, poi Sakura.
"Io…le voglio bene. Sei stata tu a donarmela, ha i tuoi occhi e il tuo sorriso"
Lo guardò negli occhi, perché le sue parole gli affondassero nell’anima.
"Ma amo te"
Ma l’anima del rossino sembrava sbarrata, come gli occhi da cui sgorgava una lacrima:
"Tu…la vedi ancora come una parte di me…"
"Hn?"
"…i figli vanno considerati come persone a sé stanti, Kaede…non come parti del proprio compagno…è una limitazione alla loro esistenza"
Il volpino annuì, l’altro aveva ragione e lo sapeva. Ma…
"La cosa non cambia i miei sentimenti. È l’unico modo che mi permette di…volerle bene"
"Kaede…è per questo che hai allontanato Sakura? È per stare solo con me, che lei studia lontano?"
‘La verità…non tentennare‘
"…sì"
Rukawa si morse le labbra, mentre Hanamichi si allontanava da lui…
"…mi sembra di stare con uno sconosciuto"
Il sopracciglio finissimo del volpino si sollevò, turbato.
"P-Perché non me ne hai mai parlato prima?"
"Perché non ce n’è mai stato bisogno. Hana…"
Rukawa allungò la mano, ma il rossino si ritrasse.
"…Hana, io dipendo in tutto da te. Ti voglio solo per me…chiamalo egoismo, ma è così…"
Ma la testa rossa si scosse, gli occhi lucidi guardavano tutto tranne lui:
"Non credevo tu fossi così gretto"
La risposta colpì Rukawa come uno schiaffo, e improvvisamente alla preoccupazione si sostituì la rabbia:
"Io?! Cazzo Sakuragi io sono gay! Non ho mai desiderato una famiglia normale, mai! Io voglio stare col mio uomo, lo capisci?! Uomo, io voglio solo un uomo!"
Se era lo scontro che voleva, l’aveva trovato…
"Essere gay non vuol dire rifiutare la famiglia!!!"
"Io non la voglio una famiglia, lo capisci che non mi interessa?! Io voglio solo te, solo te!!!"
Erano anni che non gridava…Rukawa si trovò ansimante, mentre Hanamichi lo guardava come fosse un estraneo:
"Non cambia la verità della cose…posso comprendere che tu non voglia un altro figlio, ma voler bene a Sakura solo perché ha la metà dei miei geni è orribile. Tu sei gretto, meschino e davvero mediocre"
Rukawa alzò le spalle, la rabbia che s’era tramutata in lame di ghiaccio, desiderose di far male, di farlo soffrire:
"Forse, ma almeno quando me l'hai chiesto ti ho detto la verità"
Il tempo sembrò fermarsi, col respiro di Hanamichi. Anche le lacrime, che gli rendevano gli occhi incantevoli, non si mossero più. Il rumore della città sembrava evitare la loro camera, piegarsi per non avvicinarsi a loro. Fra loro c’era…il nulla.
Rukawa deglutì, sentendosi precipitare. Non avrebbe dovuto dirlo. Perché proprio in quel modo doveva usare la voce? Perché non se n’era stato zitto, come il suo solito?
"H-Hana…"
L’altro scosse la testa, rabbrividendo:
"Allora non me l’hai mai perdonato…di averti mentito…covi ancora rancore per quello…"
"No, aspetta…la rabbia…"
Hanamichi non lo ascoltò, voltandosi e camminando veloce verso la porta:
"Ho bisogno di pensare"
gracchiò, la voce rotta dall’emozione, mentre spariva oltre la porta che si chiudeva…
Rukawa si precipitò fuori, ma il compagno non c’era già più. Lì vicino c’erano quattro ascensori e le scale…poteva essere andato ovunque.
Prese il primo ascensore disponibile e scese fino alla hall…non era lì, e nessuno l’aveva visto. Non era uscito. Non se n’era veramente andato.
Chiuse gli occhi…avevano bisogno entrambi di stare soli.
‘Non ti lascerò andare…io non ti perderò’
pensò, tornando verso gli ascensori, senza notare un’alta figura che usciva dall’ingresso principale…

Dodici ore…ventiquattro ore…trentasei ore…

Rukawa fissò la porta che si apriva, come era già accaduto circa quattro anni prima. La telefonata che lo avvertiva che il rossino era stato visto uscire lo aveva innervosito, ma si era piantato i denti nelle labbra e aveva aspettato. Lontani, separati, soli a pensare, come già una volta era accaduto.
Per quel motivo non aveva avvertito la polizia. Sapeva sarebbe tornato da lui. Hanamichi non sarebbe mai scappato. Sarebbe tornato da lui. Forse per dirgli addio, per pestarlo a sangue e poi sparire per sempre.
Ma non avrebbe mai lasciato in sospeso la questione, quello mai. Era da vigliacchi e stupidi, lui diceva sempre le cose come stavano. Un po’ era un difetto, ma lui lo considerava un pregio.
Perché avrebbe saputo con certezza cosa gli passava per la mente. Se la loro storia fosse finita, avrebbe avuto il vero motivo. Se fosse continuata, sarebbe stata limpida.
Aveva fatto bene a non preoccuparsi troppo, il compagno era riposato, pulito e con un maglione nuovo. Si era reso conto quasi subito che aveva indossato, forse per caso o per un dono del cielo, i pantaloni della sera al Taj Mahal, con dentro ancora il portafogli e la carta di credito. Hanamichi sapeva come cavarsela, anche in quelle strade. Non si era preoccupato. Si era imposto di non preoccuparsi.
Certo, aveva anche pensato che l’intenzione del rossino fosse proprio quella di farsi cercare, di farlo correre in giro preoccupato. Ma l’aveva scartata quasi subito…se per caso l’avesse trovato, Sakuragi non ne sarebbe stato molto contento, ne era certo.
Era chiaro che volesse stare da solo, a riflettere su loro due, sulla loro storia piena di trappole, fatte apposta per i loro cuori.
‘Più per il suo, sembra…’
pensò amaramente, sospirando piano.
Hanamichi si fermò contro un muro, osservandolo in silenzio. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione, nemmeno stanchezza.
‘Ha dormito bene, ha mangiato’
Rukawa si sentì più leggero, tranquillo. La sua salute veniva prima di ogni altra cosa.
"Ci ho pensato"
esordì il rossino, mordicchiandosi le labbra.
"Hn"
Non sembrava arrabbiatissimo, con lui. Forse aveva capito le sue ragioni…
"Sono sempre più convinto che tu sia un egoista"
Il moro chiuse gli occhi e annuì, sospirando. Aveva perfettamente ragione, non c’era alcun modo di negarlo.
"Ma…"
La speranza palpitò un attimo in lui, quella piccola particella avrebbe potuto introdurre una nuova esistenza.
"…sei anche la persona che amo"
Nonostante tutto lo era ancora innamorato di lui…
"Hana…"
mormorò, sollevandosi leggermente.
"No, rimani seduto"
Imperioso, con la precisa volontà d’esser ciecamente obbedito, il rossino lo respinse sul letto col solo uso della voce.
"Mi sono arrovellato il cervello alla ricerca di un perché, della ragione per cui non vuoi condividere con me la gioia di avere un figlio. Fai il Rukawa e non parlare!"
lo rimbrottò, vedendolo mentre socchiudeva le labbra, per ribattere.
"Ho capito, alla fine, che…per te non sarebbe una gioia. E che non tutte le persone nascono per esser genitori. Tu sei uno di questi, e credo che Sakura sia nata solo perché io ne ero felicissimo, vero? Lei esiste perché ero io, a desiderarla"
"…hn. Ma non fraintendere quello che ti ho detto…"
aggiunse, mentre poteva parlare.
"…ero arrabbiato, fuori di me"
Hanamichi gli lanciò un’occhiata gelida:
"Non c’è nulla da fraintendere, hai esattamente detto ciò che pensi, in realtà"
Il moro si irrigidì, il respiro che si arrestava.
"Le persone tirano fuori i loro veri pensieri solo in situazioni estreme, quando le imposizioni sociali, o i limiti posti da se stessi per non ferire gli altri, cadono. Tu sei ancora arrabbiato con me per averti mentito, e l’hai semplicemente detto"
"………no"
Rukawa si alzò, nonostante l’occhiataccia ricevuta dal compagno.
"Complimenti per la psicologia da prima elementare, ma hai compreso solo metà della verità. Non sono arrabbiato perché mi hai mentito"
Si avvicinò piano a lui, fino ad essergli di fronte. Uno contro l’altro, i respiri che si fondevano, gli sguardi che bruciavano.
"Non sono neppure davvero arrabbiato. Ciò che non mi è andato giù, è stato che tu…mi hai tenuto lontano da Hanamichi. Mi hai fatto vivere con una donna, quando avrei potuto vivere con te"
Lo sguardo del rossino cambiò, mentre comprendeva un po’ più a fondo che il sentimento di Rukawa, per lui, era immenso e incondizionato. Troppo grande, forse…
"Hai idea della differenza? Ora che ho conosciuto la vera vita?"
gli mormorò sulle labbra, prima di baciarlo piano.
L’altro non si mosse, socchiudendo appena le palpebre, più per abitudine che per altro.
"Ascoltami, mi va bene non avere un altro figlio. Non voglio che cresca in una famiglia dove il padre non lo ama. Ma rivoglio mia figlia qui. Non resterà un minuto di più in quella scuola, perché tu sei tanto arrapato da non poter aspettare la sera, per fare sesso"
Rukawa lo fissò, inumidendosi le labbra. Era una richiesta del tutto ragionevole. Certo, un po’ gli spiaceva l’idea di non poterlo più prendere contro il frigorifero, o fra i fiori del giardino, ma…il prezzo era comunque ragionevole. Non lo avrebbe perso.
Senza una parola si allontanò dal muro, prendendo in mano il telefono e chiamando la reception:
"Per favore, mi dica che ore sono ora a Saskatoon"
chiese, mascherando con un sospiro la mancanza di impazienza. Forse gli anni scatenati erano finiti, ma accanto a Hanamichi poteva provare un nuovo, diverso stile di vita. Forse, con la loro bambina, il loro sentimento si sarebbe anche rafforzato.
"Grazie"
rispose, quando la signorina ebbe risposto alla sua chiamata.
"Possiamo chiamare anche ora, la segreteria dovrebbe esser aperta"
mormorò, cercando il palmare, per trovare il numero.
"Sarà felicissima di sentirci"
bisbigliò con occhi luminosi il rossino, andando ad accomodarsi sul letto, lasciandogli lo spazio per telefonare.
"Hn"
mormorò l’altro, sedendosi accanto a lui e iniziando a comporre il numero. Il suo calore attraverso i vestiti, gli occhi pieni di scintille…sì, anche con Sakura sarebbe stato meraviglioso.

Fine capitolo nono


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