Dedico questa fic a Ely, volpaccia hentai ((c) by N), e alla divina Najka, che nonostante sapessero più o meno tutto si sono dette impazienti... 

 


Acqua calda, acqua fredda

parte I

di Hymeko



Allungò una mano, lentamente, attendendo con un misto di paura e di spasmodica attesa quel momento, come sempre faceva, ogni giorno, negli ultimi anni.
L'alluminio freddo della manopola dell'acqua si mosse docilmente al comando delle sue dita, piegandosi al suo volere, spostandosi verso la posizione in cui richiamava lì, a sé, l'acqua calda.
Un fiotto intenso, continuo, scaturì in fretta dal bocchettone della doccia...il liquido trasparente, caldo come provenisse dal centro della terra, colpì il corpo nudo della donna, avvolgendolo di mille rivoli diamantini.
E la maledizione che gravava sul corpo, rispondendo a quel contatto mille volte sperimentato, rispose seguendo il suo corso...gli arti si allungarono, irrobustendosi. Il torace si fece più ampio, mentre il seno spariva, lasciando spazio a un petto liscio, sodo, ugualmente perfetto. L'organismo nella sua totalità si piegò al volere di quell'antico maleficio, ritrovando finalmente la sua vera natura...Hanamichi gettò indietro la testa, lasciandosi avvolgere dall'amata acqua calda, la sua pura, importante, amica.
L'unica che sapesse la verità, la sola che, in quella casa, avesse mai visto il suo vero volto.
Il suo cuore accelerò il battito, imitando lo scorrere veloce dell'acqua. Le sue mani raccolsero delicatamente una spugna, e la intrisero di sapone. Trattenendo il fiato, quasi compiendo un inviolabile rituale, iniziò a lavarsi...tremando, le sue dita giunsero al suo corpo, accostandosi con riverenza a ciò che lui era veramente, a ciò che non poteva più essere, da quel giorno.
L'acqua, che scivolava imperturbabile sul suo viso, incontrò d'un tratto una nuova compagna...la riconobbe presto come sorella, invitandola a unirsi a lei nel suo ciclo infinito...la lacrima le si congiunse poco sopra le labbra di lui, mischiandosi in un abbraccio inscindibile.
Seguendo la via tracciata, ne seguirono mille altre, un coro di dolore che non aveva altro modo d'esprimersi. In loro, si riversava tutto...l'unico sfogo, per quel ragazzo dai capelli di brace.
Lentamente, senza tentare di fermarle, Hanamichi finì di lavarsi...la schiuma scivolò via, sradicando dal suo corpo tutte le tracce che il mondo vi aveva lasciato...ma la sua maledizione no, quella rimaneva.
Inclinò la testa, permettendo all'acqua di colpirlo in pieno viso. La sua carezza...il suo ultimo appiglio alla realtà. L'unico modo, per tornare a essere Hanamichi.
Da quel pomeriggio ormai sfumato nei ricordi, in cui era caduto nella Sorgente Maledetta, doveva sempre incontrarla, per concedersi il lusso di essere se stesso.
Socchiuse le palpebre, chinando il capo perché il liquido non gli entrasse negli occhi...sulle piastrelle rosa antico, le goccioline scorrevano, incontrandosi e fondendosi fra loro, fino all'incrocio con altre un po' più grandi e poi giù, verso il rinnovarsi della loro vita.
"Chissà se qualcuna di voi arriverà in Cina..."
Ne raccolse una con l'indice della mano, e se la portò alle labbra. Era tiepida, sulla sua lingua.
Quell'acqua maledetta, in cui era caduto, era stata invece così fredda...ricordava perfettamente il gelo viscido che gli era scivolato sotto la pelle, conquistandogli il corpo, risalendo le sue vene.
Da allora...l'acqua calda significava Sakuragi Hanamichi.
L'acqua fredda...soffocò quel pensiero, tentando di liberarsene, perlomeno in quell'abbraccio.
La vergogna era troppo grande, la meschinità delle azioni troppo profonda, perché potesse ammetterle...almeno non lì, che doveva rimanere il luogo incorrotto della sua trasformazione.
Bugie...tutta la sua nuova vita era una bugia. L'aveva costruita su un castello di menzogne, per soddisfare il suo smisurato egoismo.
Per stare con lui, per poter dire...lui è mio marito.
L'aveva sposato, senza dirgli nulla.
Senza avere il coraggio di tirarsi indietro, di avere quel briciolo di decenza che bastava a rivelargli chi in realtà stava per sposare...si erano scambiati giuramenti che dovevano essere d'eterna virtù, pur sapendo...di non esserne degno.
Perché il suo il suo corpo, il suo cuore, il suo animo erano macchiati da quel germe corrosivo, della menzogna...e non erano piccole bugie a fin di bene, ma intricate reti d'inganni...tese solamente a tenerlo stretto a sé, perché diceva di essere felice con lei, perché lui -lei- avrebbe dato la vita per stargli accanto...e lo stava facendo, soffocandosi pian piano in quel nuovo corpo, dimenticandosi di chi era, giungendo persino a portare una vita nel grembo, pur di stare...con lui.
Rukawa Kaede...il ragazzo che aveva sempre amato.
La volpe bellissima, così piena di talento da offuscare gli astri, inarrivabile per lui che era un semplice do'hao...che era solo un idiota...dopo la scuola doveva essersi sensatamente scordato di lui, continuando la sua sfavillante carriera.
Fino al giorno, in cui s'erano rincontrati.
Lui, giovane uomo dall'aria assonnata.
Lui, giovane uomo racchiuso nel corpo di una giovane donna, gli occhi spalancati, nel vederlo di nuovo.
Avevano parlato...lui aveva parlato col muto volpino. Si erano frequentati, si erano amati...si erano sposati.
Lui -lei- era diventato...Rukawa Hanako.
Hanako...era il nome che s'era scelto.
Sakura, quello della figlia che per nove, interminabili mesi aveva portato dentro di sé.
Nel piccolo cubicolo, un singhiozzo più forte degli altri rimbalzò nel vapore...non aveva diritto, di essere partecipe di tutta quella felicità. Il peso del mostro che era lo spinse a inginocchiarsi...
Lui aveva ingannato, tutti loro. Suo marito, sua figlia. Fingendosi una sposa felice, una madre deliziosa.
Era felice vicino a lui, certo. Finché non giungevano quelle docce, a riportarlo nel suo vero mondo, a ricordargli gentilmente quanto fosse ipocrita, un falso bugiardo...quanto un essere disgustoso come lui non meritasse di gioire.
Era deliziosa, innegabilmente. Nella sua facciata sorridente, in cui miscelava dolcezza e fermezza, un pizzico d'autorità e tanta pazienza. Peccato che...fossero tutti stratagemmi, per zittire quell'urlo che nasceva ogni volta dalla parte di lui che ancora tentava di darsi una dignità...tu non la meriti, questa bambina...non sei degno di lei...non la sporcare con la tua lurida presenza...
Le sue colpe...innegabili. Così grandi, da essere difficili anche solo da pensare.
A cosa erano servite tutte quelle promesse d'amore, se lui non aveva avuto il coraggio di dirgli ciò che era veramente?
Come poteva continuare ad accettare l'amore puro di Rukawa, donandogli in cambio...il cuore sfuggevole di una giovane donna che non avrebbe mai dovuto esistere?
"No...non posso più farlo"
Incredibilmente, si raddrizzò...ormai non aveva più forze, per opporsi, a lei...a quella parte che implorava solo un po' di dignità.
Era ora...di liberare il mondo da quel cancro...

Rukawa seguì la moglie, incuriosito...non aveva parlato un attimo, durante il tragitto in metropolitana. Comportamento al limite della stranezza, per una chiacchierona come lei...
Sembrava quasi...scosse la testa. La sua era certamente un'impressione sbagliata, eppure...per la prima volta...nei suoi occhi poteva scorgere effettivamente quella luce triste, la scintilla di densa malinconia che fino allora pensava di essersi sempre immaginato...sfuggiva nei suoi occhi, apparendo e svanendo senza concedergli di incontrarla, mai...fino ad allora, adesso era lì.
Perfettamente visibile, negli occhi infelici di lei, infagottata in una tuta un po' grande...mostrandosi senza incertezze, conduceva entrambi verso la cima di un'alta scogliera, su una spiaggia poco fuori città.
Rukawa sospirò, studiando l'ambiente attorno a loro. La solitudine sulla terra era il contraltare della pienezza nel cielo...contro milioni di stelle volavano i gabbiani, spezzando col loro volo nero la linea delle luci della costa.
Insensibile a quello spettacolo, Hanako rimaneva a occhi bassi, fissando la roccia scura, una mano affondata nella grossa borsa che si era portata, quasi nascondendosi a tanta bellezza.
Quel posto...era bello. Le luci delle strade, le stelle del cielo, il profumo del mare...un posto incantevole. Ma...non romantico.
Il mutismo di lei, di quella figura poco più bassa di lui, rovinava tutto...il suo corpo sottile sembrava quasi emanare dolore, invece del calore che lui soltanto conosceva.
"Hana..."
La vide sussultare, con un singhiozzo. E stringersi in sé, abbracciarsi con le braccia, aderenti al petto...piegare la testa, perché non vedesse ancora i suoi occhi colmi di amarezza, perché le sue lacrime morissero in fretta, immolandosi come asteroidi contro l'atmosfera...
"Hanako"
Rukawa tremò, allungando la mano verso quelle fattezze che gli parevano inviolabili, chiamandola a sé...l'aria che l'avvolgeva sembrava vibrare di dolore, intonare dei lamenti...improvvisamente si avvertì allontanare, nonostante fossero così vicini per un attimo si sentì spostare, perdendola...
"Ka...Rukawa..."
Poco più di una parola, che però lo gelarono, semplicemente esistendo...cosa c'era di sbagliato?
"Perché ti sei fermata...non mi hai chiamato per nome?"
"Non ne sono degna..."
rispose lei con leale ammissione, asciugandosi le lacrime dal volto.
"...per favore, rimani qui..."
La giovane donna si avviò lentamente verso le fine della scogliera, incontro al mare e al cielo.
"Hanako..."
Rukawa fece un passo, per seguirla, mentre assaggiava il gusto acre della paura.
In lei, percepiva un cambiamento profondo, uno sconvolgimento che la rendeva debole...non era la donna che era vissuta con lui fino allora, la sola che avesse amato...la stava perdendo, era davanti a lui eppure gli sfuggiva, come vento fra le dita...ed era un suo volere...questo lo spaventava...
"No...rimani dove sei, per favore"
Hanako si fermò poco prima della cima, voltandosi...scatenando nel cuore di Rukawa una tormenta di sogni e desideri. Era bella, dannatamente bella, così simile...all'immagine che aveva occupato i suoi ricordi, prima che lei ne se impadronisse...
"Io...non esisto"
disse semplicemente, scostandosi una ciocca di capelli neri dalla fronte.
"Hanako...ma..."
Aveva sentito storie di persone innamorate di fantasmi tornati sulla terra solo per una notte, però loro...vivevano assieme da anni, avevano una figlia, anche!
Scosse la testa, mentre il suo cuore si quietava un po'...doveva stare tranquillo, e aiutarla...qualsiasi brutto momento lei stesse vivendo, non doveva permettere che si frapponesse tra loro...si appartenevano, nessuno li avrebbe divisi.
"...ti ho mentito, per tutto questo tempo"
Quelle parole colpirono Rukawa più forte di uno schiaffo...il terrore spalancò le porte della sua mente, invadendola, come una cascata che si riversi da una diga crollata...tutte le sue certezze vacillarono...scenari d'assoluta solitudine l'ebbero come protagonista, in un ultimo straziante canto del cigno...
"No, non pensare che io non ti ami...tu sei l'unica persona per cui questo orribile cuore abbia mai realmente battuto...perdonami per questo sentimento che finora ti ho offerto, pur sapendo bene di non essere degna di farlo...non meriti un simile orrore"
Rukawa barcollò, ingoiando a fatica boccate d'aria fredda...quella brezza accompagnava alle sue narici il profumo fruttato di lei, quello che lui le aveva regalato...si sposava divinamente, con le sue labbra rosse, la pelle abbronzata, la carne passionale...
"Non capisco..."
Il vorticare impetuoso della sua mente lo frastornava, un insieme confuso di luci velate nella nebbia, parole che uscivano frammentate dalle sue labbra...lei aveva in sé il potere di distruggerlo, e compiva quell'azione con inconsapevole leggerezza, quasi sollevata dal parlargli così.
"Io non mi chiamo Hanako. Ti ho mentito, la mia vita...è quasi tutta una bugia...è solo semplice sofferenza"
Una lacrima sgorgò dagli occhi scuri di lei, una piccola scintilla rubata al cielo ora opprimente.
"Solo il mio amore per voi è reale...tutto ciò che ho compiuto, le bugie che ti ho raccontato, le mie azioni...hanno come movente il sentimento che provo, e come fine la tua felicità. E quella della nostra bimba, che mai avrebbe dovuto ricevere per madre un mostro come me"
Le gambe di lui persero la loro forza, spezzata dal dolore che traspariva dalla sua voce.
Li amava...erano la ragione della sua vita, e quindi, a sentir lei...anche della sua sofferenza...
La vide imitare quel gesto, inginocchiarsi sulla roccia umida in atto di pentimento, sottomissione...e affondare le dita tra le stelle riflesse in una piccola pozzanghera d'acqua di mare.
"Io ti amo...ti ho sempre amato...Rukawa...stupido volpino"
Incredulo di esserne ancora in grado, Rukawa si trovò a sussultate, mentre la sua mente richiamava l'unica voce che avesse mai avuto il coraggio di chiamarlo così, con un lampo acuto squarciò la nebbia del suo passato.
Ricordi di un tempo che aveva sepolto si presentarono a lui, chiedendogli di non dimenticarli più, di concedere loro un posto nel suo cuore...una figura alta, slanciata, forte e magnifica...un ragazzo indimenticabile, scintillante...pieno d'odio per lui...
Si concentrò, scacciando quella fitta...di lui, voleva solo i ricordi più belli...quel dunk contro Maki, il pallone benedetto che si erano vicendevolmente passati contro il Sannoh, l'incontro sulla spiaggia, loro due, soli per caso...e gli altri anni di scuola, fatti di alti e bassi, di mani che toccavano i corpi, mascherandosi da pugni e schiaffi...
"Come fai a sapere di quel nomignolo?"
Doveva avere ben chiaro...se lei conosceva Sakuragi...
"Ru...perdonami per tutto quello che ti ho fatto...perdonami perdonami perdonami..."
Ancora non capiva, non riusciva a capire...cosa c'era di sbagliato? Perché si scusava con lui, disperatamente? Perché sentiva quel bisogno di umiliarsi, davanti ai suoi occhi? Perché il rumore stesso dell'acqua sembrava rimproverarla?
Che diritto aveva, quel mondo, di annichilirla così? E lei...cosa la portava a biasimarsi?
Il suo cervello impartì alle gambe l'ordine di alzarsi, ma i suoi arti si rifiutarono di obbedire, come rispondessero a una preghiera di lei. La distanza fra loro non era aumentata, eppure nell'atteggiamento della donna era perfettamente riconoscibile la rassegnazione derivante dall'accettazione di una perdita...quell'atteggiamento aprì gli occhi di Rukawa, che comprese come lei stesse pensando da molto, a quella sera.
La vergogna che lei diceva di provare avvampò in lui...nonostante tutte quelle parole d'amore, e che si fosse ripromesso di renderla sempre felice, non era riuscito ad accorgersi di quanto soffrisse...con che coraggio stava lì a non fare nulla, mentre lei gli confessava quei pensieri?
Si alzò, costringendo le gambe a muoversi.
"No! Rukawa fermati!"
Lui obbedì, mentre una vipera composta da intrecci di ghiaccio avvolgeva le sue immaginarie spire trasparenti attorno al suo collo.
Hanako...la sua adorata Hanako...stava per gettarsi.
"No..."
Non aveva mai implorato, in vita sua. Aveva domandato, gentilmente. Una sola volta, col cuore...quando aveva chiesto a lei di condividere i loro destini, di unire le loro vite, di essere felice...di renderlo felice.
Ma tra quegli schizzi affilati come rasoi tutto era diverso...le sue scarpe erano troppo vicine al bordo viscido...un solo movimento sprovveduto, e lui...l'avrebbe persa.
Hanako scosse la testa, senza trattenere le lacrime, sforzandosi per incontrare quegli occhi zeppi di terrore, ancora legati a un passato che sapeva presto avrebbe odiato...
"Alla fine sarai tu a chiedermi di gettarmi..."
spiegò docilmente, col sorriso di chi sa di essere destinato alla morte.
"No...mai"
rispose semplicemente lui, affidando le speranze del suo animo a quelle flebili parole.
"Non sai tutto..."
"Allora dimmelo, perché possa rinnovarti la mia promessa d'amore eterno"
La vide annuire, soffocando i gemiti...le sue dita tremavano, mentre faticava ad aprire la zip della borsa...con fatica, scossa dalla vergogna, lasciò cadere la sacca, stringendosi al petto un semplice thermos bianco e arancione.
Rukawa sbatté le palpebre, senza capire...che utilità poteva avere quell'oggetto, in un simile momento?
"Questo rappresenta la mia fine, e l'inizio della tua vita libera dalla menzogna"
Osservò le sue dita malferme stringersi sul tappo, e svitarlo...il suo braccio si alzò, sopra la sua testa, inclinandosi...un getto sottile di liquido caldo fendette l'aria, infrangendosi con un suono leggero sulla sua testa, simile a quello dell'acqua che li circondava...
"Non capisco..."
Non era possibile...non poteva essere successo davvero. Doveva esserci un trucco, un magnifico gioco di prestigio...quella non era la realtà, non potevano esistere simili trasformazioni...
Perché al posto della sua Hanako c'era...Hanamichi Sakuragi?
"Non capisco...dov'è Hanako?"
Non provava rabbia, né odio. Era perfettamente calmo, controllato...o forse intontito, incapace di reagire...tutto arrivava ai suoi sensi filtrato attraverso un pesante strato d'ovatta...
"Dove hai messo Hanako?"
Forse doveva urlare contro quel rossino che se ne stava immobile, il capo piegato, senza dire nulla...il thermos giaceva abbandonato ai suoi piedi, vicino alla borsa afflosciata sulla roccia...l'aveva lasciato subito cadere, perdendo improvvisamente forza, e s'era chiuso in sé, in silenzio, senza trovare il coraggio di guardarlo...di rispondere alla sua domanda.
"Io amo Hanako"
Questo era ciò che diceva la sua bocca, non abituata a dire altro, mentre il suo cuore si trovava immerso nella confusione, ricordando il sentimento recente per lei, e quello più remoto per lui...troppo presto perché tornasse a galla, ancora sepolto sotto la marea nera di quel caos.
"M-Mi dispiace..."
"Dimmi dov'è Hanako...non voglio altro. Ridammi Hanako"
Non era quello che voleva dire, non esattamente...ma era più facile, più immediato...non poteva ragionare, vedendolo così, bagnato, immobile...almeno avesse parlato...
"Parlami"
Doveva sapere, doveva smetterla con quell'arrendevolezza piena di colpa...i suoi singhiozzi non potevano esimerlo dal dargli un perché, semplice e veritiero...e necessario.
"Sono troppo scioccato per essere arrabbiato...se hai paura di questo tranquillizzati...ma mi devi parlare"
Hanamichi cadde in ginocchio, senza badare al dolore, e annuì:
"...è iniziato tutto...due anni dopo la fine del liceo"
Rukawa tese le orecchie...la sua voce, impastata dal senso di colpa, si mischiava col sussurro del mare che si era quietato, quasi a voler ascoltare anch'esso quella confessione...
"...tu eri già da un pezzo in America, a giocare nell'NBA...e io guardavo ogni tua partita, saccheggiavo la rete in cerca di ogni articolo che parlasse di te..."
Deglutì, rilassando i muscoli, mentre sentiva i primi frammenti della sua colpa che cadevano...l'ammissione era il primo passo per la redenzione.
"Un giorno, sono partito per la Cina, per visitarla...mi sono imbattuto in uno strano luogo, chiamato Zhou Chuan Xiang, una piccola valle piena di pozze d'acqua sorgiva.
Lì c'era un uomo, lavorava come guida...mi ha raccomandato di non toccare assolutamente l'acqua, perché quelle erano Sorgenti Maledette...ognuna aveva una storia di sventura, ogni genere d'essere vivente v'era annegato, e chi vi cadeva si trasformava di conseguenza..."
Il ragazzo moro si accasciò, a terra. Aveva sentito anche lui una storia simile, da un suo compagno di squadra cinese, però...non avrebbe mai pensato che potesse essere vera.
E capì, di semplice fredda conseguenza...era tutto ovvio, ora che era stata svelata la premessa:
"Hanako...sei tu? Sei caduto...in una Sorgente Maledetta?"
"...sì"
Rukawa lo fissò, incredulo...gli aveva appena detto...che sua moglie, la madre di sua figlia...era in realtà un...uomo...
"A causa di un cinghiale selvatico, sbucato da un cespuglio, ho perso l'equilibrio, e sono caduto nella Niang Nichuan, che è grande Sorgente Maledetta, dove moltissimi anni fa morì una fanciulla...da allora, chi vi cade dentro...a contatto con l'acqua fredda si trasforma in donna"
"L'acqua...fredda?"
Aveva mille domande più intelligenti che si accavallavano nella sua testa, gareggiando per farsi sentire, ma nessuna prevaleva...il suo cuore gonfio d'amore incondizionato non permetteva loro di amareggiare Hanamichi, più di quanto non facesse già, da solo...
"Esatto...e come hai visto, per tornare normale ho bisogno dell'acqua calda"
Hanamichi riprese fiato, sospirando desolato, continuando a fissare il suolo...ancora senza il coraggio di confessargli la sua colpa guardandolo in viso...non riusciva nemmeno a dargli quel minimo risarcimento, la soddisfazione di vederlo umiliato, sotto di sé...
"Stavo per convincere la guida a portarmi alla sorgente dov'era affogato un ragazzo, la Nan Nichuan, quando è arrivato un messaggio dal Giappone...mia madre era stata male, e mi si chiedeva di tornare indietro.
Sono partito subito, dimenticando completamente il mio aspetto fino all'albergo...lì sono tornato uomo, e ho preso il primo volo per il Giappone. Sono stato accanto a lei finché è guarita, poi...mentre mi stavo recando a prenotare un biglietto per tornare in Cina, ho comprato una granita e...me la sono tirata addosso, tornando ragazza"
Lentamente, bevve un sorso d'acqua dal thermos...era ancora tiepida, non servì a dargli più forza, né a illuderlo che cancellasse un po' del suo peccato.
Scosse la testa, nemmeno le lacrime scendevano più...la sua compagna, si chiamava rassegnazione...un'amica fidata, che lo aiutava a parlare, che alleggeriva il suo respiro, ogni volta che una parola sfuggiva alle sue labbra.
"Stavo per tornare a casa, a farmi una doccia, quando..."
Rukawa lo vide arrossire, per la prima volta quella sera, nonostante gli avesse confessato ciò che gli era successo...le sue dita affondarono nella stoffa della tuta, il suo respiro si accelerò...la parte più difficile della rivelazione, non era ancora arrivata...
"...ho visto te, che giocavi. E non so come..."
Il volpino spalancò gli occhi, mentre il ricordo del loro primo incontro riappariva nei suoi pensieri.
"...io mi sono accorto subito di te"
Il suo cuore si affrettò di nuovo, come quel pomeriggio, quando per la prima volta aveva incontrato quegli occhi scuri, profondi...si era sentito sciogliere, come un frammento di cioccolato in una tazza fumante di crema al cacao...aveva allungato una mano, e parlato ad alta voce...proprio lui...per trattenere quella ragazza che si era voltata, per andarsene...
"...ti sei fermato...e ci siamo guardati...così a lungo..."
Per la prima volta, aveva desiderato una ragazza...dopo tanto tempo, quando ormai non sperava più, era arrivato qualcuno in grado di farlo sussultare...di nuovo...
"Sì...ho capito subito che non mi avevi riconosciuto, per via dei capelli scuri, credo...e quando mi hai chiesto come mi chiamassi...il mio cervello è andato in tilt, e ti ho detto..."
"Hanako"
terminò l'altro per lui, alleggerendogli il compito gravoso.
Il rossino annuì, rimpiangendo quel pomeriggio, dove tutto era iniziato. Se fosse stato più forte, se si fosse minimamente immaginato delle bugie che avrebbe dovuto raccontargli, non sarebbe stato così sciocco...
In quel momento Rukawa sembrava non essere molto arrabbiato...non ancora, almeno. Probabilmente, non si era ancora reso del tutto conto di ciò che aveva fatto, di come lo avesse ingannato, in quegli anni...
"Probabilmente ti starai chiedendo perché non ti abbia detto la verità, o perché non me ne sia andato, quando mi hai chiesto di uscire con te..."
Rukawa attese, incerto...non per ciò che quella confessione gli avrebbero scatenato nell'animo, ma per la reazione che ne sarebbe seguita, da parte dell'altro...il tono della sua voce, le scintille nei suoi occhi...rimandavano entrambi a una tristezza terminale, a un dolore che sapeva star per concludere il proprio tempo...
Per la prima volta, da quando era tornato uomo, Sakuragi ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, e fissarlo profondamente, nel suo...senza distogliere gli occhi, sorridendogli con dolce sconforto, lasciò che una lacrima gli segnasse la pelle, che le sue parole uscissero liberamente, abbattendo quelle ultime paure che ne ostacolavano la comparsa:
"La verità è che ho sempre desiderato uscire con te, perché io...ti ho sempre amato da impazzire"
La schiettezza, il coraggio...Rukawa apprezzò prima loro, rispetto alla sua ammissione, più difficoltosa da accettare, così diretta.
"Me ne sono accorto mentre ero in panchina, ai campionati nazionali...ho avuto attimi senza tempo, per guardarti sul serio, finalmente...lì sono morto e poi rinato, comprendendo...ho passato gli anni successivi a tentare di trovare un modo per confessartelo, ma tu...non ne volevi sapere di me"
Sospirò, senza dolore o rancore, solo un tenue ricordo di quei pomeriggi buttati al vento, tentando di farsi notare da quegli occhi blu...
"E adesso comprendo che avevi ragione...forse il tuo istinto ti aveva messo in guardia, dalla persona che sono...hai fatto bene a rifiutarmi, non ho mai meritato di starti accanto...in questi anni ho avuto il modo di dimostralo, a me stesso.
Però...quel giorno, senza volerlo, sono riuscito a ingannarti, a farti interessare a me...e senza accorgermene il tempo passava, e noi continuavamo a incontrarci...mi hai fatto dono di quel segreto, sulla tua caviglia..."
Hanamichi spalancò gli occhi, riprendendosi, come...tornando nel mondo reale, per un attimo reso limpido dai ricordi:
"Mi spiace che ti abbiano rovinato, con quell'operazione sbagliata...saresti il numero uno, adesso"
Rukawa scosse la testa...aveva ormai sepolto, la disperazione di non poter più giocare a basket.
Grazie a lei...gli ricordò la sua mente, spingendolo ad agire, a consolarlo.
Un lieve accenno con la testa, e la voce spenta di Sakuragi si spanse di nuovo nell'aria tetra:
"Alla fine...mi hai chiesto di sposarti...e io...nonostante già mi odiassi, per la vita falsa con cui mi accostavo a te...non ho saputo resistere...e ho accettato.
Il mio sogno, la speranza che da ragazzo non avrei mai potuto veder realizzata...d'incanto poteva divenire realtà. E io...non ce l'ho fatta, a dirti di no...a non condannarti a vivere assieme a me"
Nessuno parlò, per molti istanti. I gabbiani scivolavano silenziosi sulle correnti dell'aria, ammirando coi loro occhi d'ombra le due figure silenziosamente inginocchiate a terra.
"...vedevo il mio sogno diventare realtà...tu mi...amavi"
La sua voce tremò, sentendosi indegna di far conoscere al mondo la colpa di cui s'era macchiata...
"E io...potevo stare con te...passeggiare con te...far l'amore con te...e mi hai dato una bimba...ho avuto il grandioso dono di portare dentro di me la vita che avevi creato..."
Si portò d'istinto le mani al ventre, verso quell'organo che il suo corpo di maschio non aveva più, dove la piccola Sakura aveva preso vita...poi il suo respiro fu rotto da nuovi singhiozzi:
"Perdonami...io non ce la faccio più...nonostante tutto l'amore che provo per voi...non posso più continuare a mentirti...non ti meriti una persona come me, accanto...tu devi avere un essere puro che sia degno il tuo amore, non un mostro come me...che ha passato gli ultimi quattro anni a mentirti...perdonami Rukawa...volevo solo stare con te...non ho trovato altro modo...mi disgusto, sono un essere ributtante...ho mentito alla persona che ho sempre amato per soddisfare il mio desiderio di te...odiami...non merito altro.
E per favore, prega Sakura di dimenticarmi...la sua mente non deve essere insozzata dal mio ricordo..."
Hanamichi si alzò in piedi, voltandosi verso l'abbraccio scuro del mare sotto di lui.

Fine capitolo primo

Grazie infinite a Xary, che mi ha trovato i nomi delle Sorgenti Maledette in un batter d'occhio, fra i suoi numeri di Ranma 1/2.



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