About a
river 4
di
Nuel
PTITOLO: About a river
AUTORE: Nuel
SERIE: originale
PARTE: 4/6
RATING: PG
PAIRING: Ludovico- Michele
DECLAMER: Miei, miei, solo miei, ma se qualcuno offre una cifra
ragionevolmente alta.... £______£ ..... LI VENDO!^^ (ehm, tranne Luf!)
ARCHIVIO: Ysal
ABOUT A RIVER
Dopo tre settimane d’ inferno, decisi di chiamare Luf. Sapevo che aveva
ricominciato a cantare, ma si faceva vedere poco in giro. Avevo pensato
tanto e ancora non riuscivo a capire cosa provassi per lui, ma mi dicevo
che, se non avevo seguito Kurtz nella sua nuova vita, dovevo averlo
fatto per un motivo, e quale poteva essere se non era Luf?
Io aspettavo trepidante il suo ritorno, e non riuscivo a smettere di
guardare fuori dalla finestra, per vederlo arrivare.
Finalmente Luf suonò il campanello. Spalancai la porta e lo abbracciai,
trascinandolo dentro. Lo stringevo con forza, come se non volessi
lasciarlo scappare, anche se lui non era mai scappato da me. Aveva delle
occhiaie paurose, mi guardava in silenzio, in attesa che io gli dicessi
qualcosa.
-Mi sei mancato- Gli dissi allora.
Luf mi sorrise e mi abbracciò a sua volta. Stavamo bene così, premuti
uno contro l’ altro, era inutile negarlo.
Ci spostammo in camera, in quell’ ambiente che doveva essere consacrato
a noi due solamente.
-Se lui dovesse tornare di nuovo...- Iniziò Luf, senza concedermi un
solo istante.
-Michele non voglio essere un oggetto di comodo. Hai detto che vuoi
stare con me e io sono tornato, ma tu non mi ami come ami lui....-
Mi sedetti sul nostro letto, attirandolo a me, stringendolo ed
appoggiando la testa contro di lui. Sentivo il suo profumo che mi
suscitava pensieri ben più frivoli della risposta che lui mi chiedeva,
ma non era certo per una facile scopata che volevo stare col mio Luf.
-Luf.... io ti voglio molto bene, ma ancora non riesco a dimenticare
Kurtz..... Voglio stare con te perché sei l’ unica persona che me lo
potrà far dimenticare, so di chiederti tanto, ma se rimani con me, non
ti lascerò mai, te lo giuro!-
-Così mi chiedi di legarti a me col rischio di uccidere entrambi-
Mi alzai in piedi, fissando gli occhi nei suoi. Eravamo così vicini.....
-Ma se mi dai una possibilità di conquistarti, Michele, giuro che farò
qualunque cosa per farti innamorare di me!-
Ero io a dover implorare il suo perdono ed un’ altra possibilità, ed era
lui a supplicare me di dargli la possibilità di conquistare quella cosa
da poco che era il mio amore. Lo baciai, volevo averlo in me, sentirmi
in suo potere, ma Luf mi impose un bacio lento e profondo, pieno di
amore e sofferenza. Mi trascinò fuori dalla camera, dall’ appartamento,
per la strada. La sua espressione corrucciata si sciolse in un sorriso
felice, mentre non poteva più trattenere le lacrime. Voleva che i nostri
amici ci rivedessero assieme, che sapessero che la crisi era finita.
Quella notte nel suo modo di fare l’ amore con me, percepii la
sofferenza e la paura delle ultime settimane, mi trasmise con prepotenza
l’ amore che sentiva per me, il suo bisogno di me. Le sue mani che mi
accarezzavano, i suoi baci disperati e felici, le lacrime che continuava
a versare, mentre mi sussurrava quasi incredulo "Sei mio", nessuno mi
aveva mai amato così totalmente, fino a perdere se stesso, per me.
Cosa avevo io di così speciale per meritare tanto?
Luf dormiva profondamente, abbracciato a me, nel buio rassicurante della
nostra camera, di nuovo nostra, e io pensavo a tante cose diverse, gli
accarezzavo i capelli e mi facevo scaldare dal contatto meraviglioso del
suo corpo. Avevamo fatto l’ amore finché ne avevamo avuto la forza. Che
diritto avevo di ferirlo ancora?
Sul comodino, un suono basso e breve, annunciò l’ arrivo di un
messaggio. Presi il cellulare, facendo attenzione a muovermi piano, per
non svegliare Luf.
"Non vale la pena di andare da nessuna parte senza di te. Resto in
Italia, forse prima o poi ci rivedremo. Ti amo"
Un peso enorme mi schiacciò il petto: Kurtz era ancora in Italia, non
era in un luogo lontano e sconosciuto.... era rimasto per me! Cominciai
a piangere in silenzio. Luf si mosse contro di me. Perché quel messaggio
non era arrivato prima? Come potevo dire a Luf che mi ero sbagliato, che
volevo stare con Kurtz? "Amore mio" Biascicò nel sonno, avvinghiandosi
di più a me. Cancellai il messaggio e spensi il cellulare. Rimisi il
braccio sotto il lenzuolo, svegliando Luf.
-Non dormi, amore?- Mi chiese preoccupato.
-Non ancora-
-C’è qualcosa che non va?-
-No-
Mi accarezzò il viso e mi sembrò di sentire il suo cuore smarrire un
colpo.
-Piangi, Michele?-
-Sono felice.... sei di nuovo con me...- Mentii.
Luf mi baciò e mi attirò a sè, premendomi il viso contro il petto.
-Dormi-
Il profumo del suo petto, il profumo del ragazzo con cui avevo fatto l’
amore per buona parte della notte... potevo sentire l’ odore della
nostra passione mischiarsi sulle nostre pelli, invadeva l’ aria.... quel
ragazzo meraviglioso, che mi amava così tanto, io lo stavo ingannando di
nuovo, e lui si preoccupava per me. Mi odiavo. Avrei voluto amarlo, non
solo volergli bene, ma non ci riuscivo.
Quell’ anno mi laureai. Anche a Luf successe qualcosa di bello: gli
venne proposto di incidere un CD per una grossa casa discografica.
La mia festa di laurea non fu nulla di speciale, non avevo invitato
nessun parente e pochi amici. Per fortuna i miei, non erano potuti
venire..... mi sarei sentito a disaggio a presentare loro Luf e la
nostra allegra brigata.
Luf mi fece una sorpresa incredibile: era sempre a corto di soldi, la
sua famiglia non navigava in buone acque e lui doveva mantenersi come
poteva, perciò non mi aspettavo proprio nulla da lui. Invece, mi
sottrasse dai bagordi per trascinarmi a casa, aveva preparato una
romantica cenetta a lume di candela in camera nostra, con i miei piatti
preferiti, la musica di sottofondo ed i fiori sulla tavola. Era una sua
caratteristica che mi faceva sempre sorridere, corteggiarmi come fossi
una ragazza, però ammetto che adoravo il suo modo di circondarmi di
attenzioni, di sorprendermi quando rientravo e lo trovavo con un
grembiulino rosa davanti al forno perché mi stava preparando una torta,
o quando mi faceva dichiarazioni d’ amore durante i concerti..........
lui esternava tutto, a volte anche troppo platealmente, ma mi piaceva
che fosse così.
Dopo la cena mi consegnò una busta, dicendomi che dentro c’ era il suo
regalo. Io l’ aprii dubbioso, ma feci fatica a non urlare quando vidi il
contenuto: due biglietti aerei per l’ Inghilterra. Avevamo sognato tante
volte di farci una vacanza a Londra, ma l’ università, la mancanza di
fondi..... ci avevano sempre trattenuti dal concederci questo viaggio.
Avrei potuto tranquillamente pagare per entrambi, ma Luf era orgoglioso
da questo punto di vista, non voleva cinque lire, da me. Mi spiegò che
era riuscito ad accapparrarsi due posti su un volo tipo last minute, che
quindi era stata una spesa alla sua portata e che, tramite una
conoscenza del batterista della sua band aveva trovato una stanza a
mezza pensione a Londra, per una settimana. Gli brillavano gli occhi
mentre mi raccontava come era riuscito ad organizzare quel viaggio
facendo quadrare i conti per fargli bastare i risparmi che aveva
accumulato da quando gli avevo detto che mi laureavo. Preparammo una
quantità di panini, dato che eravamo talmente al verde che non ci
saremmo potuti permettere neppure una cartolina.
Luf riempì la valigia di rullini per immortalarci ad ogni passo che
avremmo fatto nella capitale britannica, assieme ai suoi assurdi golfini
pieni di fronzoli, con cui affrontare il proverbilale mal tempo inglese
ed un paio di ombrelli pieghevoli per ogni evenienza.
Fu una vacanza stupenda: l’ avevamo organizzata talmente bene, nelle
tante sere in cui avevamo sognato di andarci, che non sprecammo neppure
un attimo di tempo: il British Museum ci portò via un intero giorno, poi
passammo la sera e parte della notte a Trafalgar Square, per scoprire
che, poco dopo l’ una di notte la vita londinese scivola nel sopore
assoluto e che Londra non ha una grande illuminazione, alla domenica ci
recammo all’ alba davanti a Buckingam Palace per veder sfilare la
guardia reale, assistemmo ad una lunga rappresaglia contro la regina da
parte di un uomo, sopra uno sgabello di legno, in un parco, poi andammo
a Greenwitch, passando un’ infinità di tempo nel mercato in piazza e poi
salimmo sul transatlantico ormeggiato per sempre lì vicino, passammo un’
altra intera giornata al Kew Garden, dove rischiammo di perdere l’
autobus del ritorno perché Luf voleva assolutamente scoprire il nome di
un cocomero assurdo che si trovava nella serra delle piante tropicali,
dove mi aveva costretto a salire fino in cima all’ altissima impalcatura
che circondava una specie di baobab.... lì sopra, poi, scoprii che era
solo una scusa, quella di guardare dall’ alto quella selva, perché, in
realtà, il caldo con l’ umidità al 90% aveva risvegliato i suoi ormoni e
restammo lì sopra a sudare e baciarci finché qualcun altro ebbe l’ idea
di salire fin la in cima....... il tempo passò così velocemente che la
nostra settimana di vacanza giunse a termine prima che avessimo potuto
vedere tutto quello che volevamo.
Quando tornammo a casa trovammo due sorprese ad attenderci: una proposta
allettante per il suo gruppo: incidere un CD ed una manciata di concerti
per promuoverlo. L’ intero gruppo era entusiasta, ed anche Luf, anche se
sapevo che la prospettiva di separarci per quasi tre mesi lo
terrorizzava. Si sarebbe dovuto, innanzi tutto, trasferire a Milano, per
quel periodo, e poi si sarebbe visto come sarebbe andato il lancio.
Riuscii a convincerlo ad accettare quando, alla nostra porta, con un
dolce sorriso ed il suo segretario personale sempre al seguito, suonò
Kabir.
Benché impossibilitati dalla mancanza di una lingua comune a fare una
vera conversazione, Luf e Kabir riuscirono ad instaurare una specie di
dialogo, riuscendo persino a trovarsi simpatici, nonostante l’ iniziale
ritrosia del mio gelosissimo ragazzo.
Kabir mi disse di essersi sempre tenuto informato sui miei risultati
scolastici, e di essere venuto a trovarmi per congratularsi per la mia
laurea e per farmi una proposta di lavoro che avrei dovuto essere pazzo
per rifiutare: un posto da interprete nell’ ambasciata del suo paese a
Roma. Mi disse di avere le conoscenze per potermi offrire questa
opportunità. Mi offriva, inoltre un attico arredato poco lontano dall’
ambasciata, senza alcun affitto. In cambio avrei dovuto occuparmi di
alcuni suoi affari personali in Italia. Mi raccontò anche di essersi
sposato e mi mostrò le foto di due bambini piccoli, che erano i suoi
figli. Gli dissi che dovevo prima parlare con Luf, dato che una
decisione del genere avrebbe avuto delle ripercussioni anche sulla sua
vita. Kabir mi diede il suo numero diretto e mi disse di rifletterci
quanto volevo.
Ero felice. Non solo perché mi era stata data una possibilità
incredibile, ma perché avevo scoperto che avevo ancora, in Kabir, un
amico sincero e premuroso, che non aveva secondi fini.
Luf ed io parlammo a lungo, capivo che lui avrebbe voluto che lo
rassicurassi, che gli dicessi che, se lui non voleva che mi trasferissi,
avrei rifiutato la proposta di Kabir, ma, pur sapendo che Luf non mi
avrebbe mai chiesto di rinunciare, avevo paura che lo facesse, e non gli
dissi nulla del genere.
Alla fine, telefonai a Kabir per dirgli che accettavo e Luf fece
altrettanto per il suo contratto. In fin dei conti si trattava di stare
separati per tre mesi: io avrei lavorato durante la settimana e speso il
week end per adattare la casa alle mie necessità e, nei fine settimana,
Luf avrebbe tenuto i suoi concerti. Ci saremmo sentiti al telefono e,
passati questi tre mesi, con Luf che avrebbe ripreso la sua vita da
studente, avremmo potuto vederci il sabato e la domenica. Sarebbero
state solo poche ore, ma era meglio di niente. Ero un egoista, ma
credevo che fosse la scelta migliore.... almeno per me.
Mi trovai subito a mio agio nel mio ufficio. Kabir aveva dato
disposizioni perché avessi un piccolo spazio tutto mio, benché fossi
solo l’ ultimo arrivato. Non credo che mi fossi mai accorto di quale
fosse la reale potenza della famiglia di Kabir fino a quel momento, ma
ero deciso a dimostrare a tutti che mi meritavo quello che mi era stato
offerto, avrei lavorato sodo, non volevo che qualcuno insultasse me o
Kabir con uscite del tipo che tutto quello me lo ero conquistato
andandoci a letto. Non ero una puttana e Kabir non era un uomo così da
poco.
Il lavoro d’ ufficio mi prendeva molto: pratiche da tradurre, discorsi
da aggiustare, senza parlare della rigorosa etichetta che dovetti
apprendere.
Non mi restava molto tempo per me, la maggior parte delle sere rincasavo
stanco, mangiavo un boccone sopra il lavello e mi buttavo a letto. A
volte mi addormentavo al telefono con Luf. Lui poteva restarci male, ma
non se la prendeva mai. Da quando eravamo tornati assieme, non avevamo
più litigato. Sapevo che Luf lasciava perdere le discussioni a costo di
rinunciare a dire la sua, a fare quello che gli piaceva, o che si
prendeva la colpa perché aveva paura di perdermi di nuovo, così, per me,
era diventato facile tiranneggiarlo.
Dopo neppure due mesi, Luf mandò tutto al diavolo: non voleva stare a
Milano, diceva che gli mancavo, aveva continue crisi isteriche,
semplicemente, era sotto stress.
Lasciò la band e tornò nel nostro appartamento, chiedendomi ogni giorno
quando ci saremmo rivisti, ed ogni volta io gli rispondevo "Questo week
end". Non avrei mai pensato di prendere tanto spesso l’ aereo, nella mia
vita. Roma-Venezia sono solo 55 minuti di volo. Lui mi veniva a prendere
tutto felice all’ aeroporto e tornavamo a casa in treno.
Era stancante, ma ne valeva la pena: avere Luf intorno, Luf che mi
amava, Luf che rideva e mi preparava delle cene fantastiche perché "gli
parevo sciupato", Luf che dava un senso alla mia vita. Di nuovo.
Capii che, se volevo diventare padrone della mia nuova casa, dovevo
farlo di ritorno dal lavoro, altrimenti non avrei mai potuto dire a Luf
di venire da me. Spostai mobili, cambiai la carta da parati, eliminai
cianfrusaglie e ne acquistai di nuove, ed, alla fine, dissi a Luf : "No,
questo fine settimana, scendi tu!"
Ero contento del risultato che avevo raggiunto: era un appartamento di
circa centocinquanta metri quadri, e, a starci da solo era più che
comodo. C’era una grande cucina moderna, separata da un muretto basso
dal salotto accogliente, due camere spaziose con due magnifici letti
matrimoniali ed un bagno con una piscina ad idromassaggio, al posto
della classica vasca. Davvero, non ne avevo mai viste di così grandi!
Andai a prendere Luf all’ aeroporto e lo portai a casa mia. Avrei voluto
portarlo un po’ in giro per Roma, ma lui mi si attaccò addosso come una
piovra e mi fece capire che aveva ben altre idee su come passare quei
due giorni scarsi.
Nel mio appartamento, Ludovico si trovò un po’ spaesato: si guardava
intorno cercando di capire quanto fosse opera mia e quanto, invece,
avessi ereditato dal precedente inquilino. Si rasserenò quando trovò, in
camera da letto, una nostra foto sul mio comodino. Era una delle tante
che avevamo fatto a Londra. Luf custodiva gelosamente un grosso album
pieno di foto, biglietti dei musei e scritte che, se non sempre
rivelavano ai posteri dove fossimo, rendevano chiaro quello che avevamo
pensato in quei momenti. Eppure Luf non era romantico. Era poetico, al
massimo. Piu spesso, teatrale.
Vederlo muoversi per la mia casa mi faceva sentire, in un certo senso,
"realizzato".
La nostra vita poteva cominciare da lì. Lo sollevai di peso e lo buttai
sul letto. Avevo voglia di amarlo, di sentire i suoi gemiti rochi, di
vedere i suoi splendidi occhi neri lucidi. Si, ero convinto che la
nostra vita avrebbe potuto essere perfetta, e non mi importava se Luf
avrebbe mai ripreso a cantare o no.
-Sei felice, amore?- Mi chiese abbracciandomi ed attirandomi contro di
sè dopo aver fatto l’ amore, quel giorno.
-Si capisce?- Gli chiesi in risposta.
-Si- Luf mi guardava col suo sorriso largo sulle labbra sottili.
-Da cosa ?- Mi piaceva restare così, nel letto, a chiacchierare dopo
aver fatto l’ amore.
-Dal tuo modo di fare- mi accarezzò il viso dolcemente -Hai un sacco di
energia da spendere. A te piace restare sotto le coperte e lasciar fare
tutto a me, oggi invece hai voluto fare tutto tu- mi baciò
delicatamente, come se fossi di fragile vetro - E tu fai così solo
quando sei eccitato per qualcosa-
Avrei voluto che i suoi capelli neri rimanessero sparsi sul cuscino
bianco per sempre, per averlo sempre come in quel momento: felice,
appagato, sicuro di un amore che in realtà non aveva.
Dopo quel primo fine settimana da me, ce ne furono molti altri.
Soprattuto perché Luf poteva venire da me già il venerdì sera, mentre
spesso io, dovendomi trattenere al lavoro, non riuscivo mai a partire
prima del sabato mattina. Gli avevo dato una copia delle chiavi e,
quando rientravo, me lo trovavo impegnato a preparare una quantità di
cibo che mi sarebbe dovuta bastare per tutta la settimana, fino al suo
prossimo ritorno.
Nel frattempo anche Luf si avvicinava alla laurea ed aveva trovato anche
un locale in cui esibirsi da solo. Un venerdì sera, appena varcai la
soglia di casa, me lo ritrovai addosso, felice e pieno di entusiasmo.
Praticamente mi urlò in un orecchio il titolo della sua tesi. Aveva
finito gli esami ed era stato accettato in tesi dalla sua insegnante
preferita. Procedeva tutto a meraviglia, come sempre prima di una
tempesta.
E stavolta, la tempesta si abbatté su Luf.
C
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