dedico questa fic a tutte le
ragazze che mi hanno fatto i complimenti, per la mia ultima original. spero
che questa vi possa piacere altrettanto!
A better life
capitolo 3
di
Rikku19
la sera seguente lo
divenni anch'io.
una puttana.
Tibby si limava le unghie, la schiena appoggiata ad un lampione.
"farsi chiamare gigolò ha classe, non trovi?"
Risi.
"peccato che la classe per noi è inesistente" continuò lei "noi abbiamo
stile. non abbiamo classe, ma abbiamo stile"
anuii, ironico.
"uno stile tutto nostro"
Tibby sorrise.
"guardaci: siamo fantastici abbiamo sedici anni, viviamo in un monolocale a
New York, siamo indipendenti, abbiamo un lavoro, e siamo pieni di speranze.
se questo non è stile!"
"hai sempre avuto un bel modo di vedere a realtà"
Alzò le spalle.
"se la guardi oggettivamente allora non vale la pena di viverla, una vita di
merda"
Un'auto si fermò.
Sacchetti di patatine vuoti e animali di peluche abbandonati sui sedili
posteriori.
Sui quarantacinque, pochi capelli, la fede attorno al grosso anulare
sinistro.
"quanto per un'ora? servizio completo"
Voleva Tibby.
"centoventi dollari"
"affare fatto!" rispose lui.
"ci vediamo dopo, Shane. se ti abbordano fatti riportare qui, oppure prendi
la metro" disse Tibby mentre salivaì in macchina.
"ok"
quaranta minuti in attesa.
si fermò un taxi.
la portiera del sedile posteriore si aprì.
una donna, bella, sofisticata ed elegante mi fece cenno si seguirla nella
vettura.
"tu puoi andare bene. hai anche l'età giusta"
mi avvicinai seducente.
Tibby diceva che amano i complimenti.
"sono trecento dollari l'ora. almeno per oggi. è la prima volta, lo sa?"
Alzò le sopracciglia, guardandomi perplessa.
"tu non mi interessi. sei per il mio capo. risparmia per lui le tue
lusinghe. io faccio solo il lavoro sporco"
Notai il Rolex al polso e la collana Wiston al collo.
Il tubino Prada.
Sndali Ferragamo ai piedi.
"sono cinquecento dollari"
"non mi interessa. ne puoi anche chiedere mille, per quello che m'importa"
Tribeca Star Hotel.
mica male!
mi facero passare dall'ingreso secondario, quello del personale.
Usai l'ascensore degli addetti al servizio in camera.
"Park Suite" dissi compiaciuto a una cameriera.
lei rise
"uno diverso ogni sera... magari tu gli puoi star bene. da quando la moglie
e l'amante lo hanno mollato, passa qui ogni sera"
"chi è?"
"non lo sai?"
Scossi la testa.
"aspetta e vedrai"
Park Suite.
Forse tre volte più grande dell'appartamento di Tibby.
La donna del Taxi mi aprì la porta.
"in camera" disse, facendomi un cenno verso la sua sinistra "avete due ore.
poi deve dormire domani ha una conferenza stampa"
Mi fece cenno di entrare.
Lei se ne andò, esternando un sorriso di pura cortesia.
"a domani, signore"
Lui sorrise.
Aveva un bel sorriso.
Era un bell'uomo.
I folti capelli nocciola erano pettinati con cura quasi maniacale.
nessuna ciocca fuori posto.
"sai, lei mi ha mollato tra anni fa" mi disse "aveva scoperto dell'amante.
Che poi le si è rivelato essere un maschio. E poi anche lui mi ha piantato.
Diceva che voleva un relazione degna di questo nome e non voleva fare solo
il babysitter pagato in natura"
Annuii, spiazzato.
"sono mille dollari" chiarii
"oh, sì, certo" si riscosse, ma poi continuò "l'ho pregato, ma non vuole più
saperne. E a lei manca tanto... vuole giocare ancora con lui. la mia
bambina, intendo"
Continuai ad annuire, incerto.
"si è laureato, sai? In neuropsichiatria infantile" disse "e gli somigli
molto. stessi occhi, occhi dolci..."
"ehm... ok"
"vuoi da bere?"
"no, grazie"
"forse dovrei chiamarlo"
"non saprei"
"o forse dovrei andarlo a trovare direttamente" disse "forse dovrei
annunciare alla tv che mi manca lui, che nessuno scopa come lui, che forse
quello era fare l'amore e non fare sesso"
"non credo sia una buona idea"
Sospirò.
"allora, scopiamo?"
Ridacchiai.
Rirovai Tibby a casa, verso le cinque.
Ci mettemmo a letto, sul materasso matrimoniale in mezzo al salotto.
"quanto hai fatto?"
"mille e cinquecento dollari"
Tibby fischiò.
Spegnemmo la luce.
mi voltai verso di lei.
"mi sono scopato il candidato alla presidenza, il senatore Thompson"
Ed entrambi scoppiammo a ridere.
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