Harry
Potter e la notte di fuoco
di Naika
Per un momento Harry pensò di non aver capito bene.
D’altronde verteva in un profondo stato di confusione.
Era possibile che avesse frainteso.
Possibilissimo.
Soprattutto dato che il motivo scatenante della sua ‘confusione’ era ancora
appollaiato sulle sue ginocchia, le braccia blandamente abbandonate sulle sue
spalle, una mano che lieve, quasi distratta, gli stuzzicava i capelli castani,
alla base della nuca.
Fissò quelle iridi grigio ghiaccio cercando in esse una risposta.
Quanto poteva dirsi bravo a giudicare uno sguardo?
Harry non lo sapeva e Malfoy era un attore nato.
L’aveva sempre pensato e, da quando la pietra sentimentale li aveva legati, ne
aveva avuta l’assoluta certezza.
Il biondino sapeva nascondere i suoi sentimenti dietro una maschera perfetta,
candida e lisca, senza increspature o imperfezioni.
Ma in quel momento... Draco non la portava.
Lo fissava senza schermi, senza muri, le difese volontariamente abbassate...
per lui.
Perchè potesse vedere e... capire.
Stava dicendo la verità.
Draco era morto.
Era morto davvero.
Ma ciò era assolutamente impossibile!
Lo sentiva vivo e consistente sulle sue ginocchia, nonchè piacevolmente caldo,
aggiunse maliziosa una vocina nella sua testa.
“Non capisco..” dovette ammettere, titubante.
Draco sbuffò, sollevando gli occhi al cielo, e nuovamente le sue labbra si
tesero in quel sorriso divertito ma non canzonatorio, così affascinante. “Non
avevo dubbi in proposito.. Potter..” soffiò con la rassegnazione di chi sa di
dover spiegare un concetto troppo difficile a una persona particolarmente tarda.
Ed Harry lo fissò per un momento, stranito, prima di recepire che il serpeverde
stava, candidamente, insinuando che era un’idiota.
“Senti un po’...!” s’infervorò, agitandosi sotto di lui nel tentare di darsi un
contegno per fronteggiarlo, ma una falange candida si posò delicata sulle sue
labbra, spargendo un violento rossore sulle sue guance, ottenendo l’effetto
immediato di zittirlo.
Draco sembrò studiare il suo volto accaldato, gli occhi verdi, lucenti, in cui
brillava una punta di sfida e una scintilla di rabbia, ed infine il contrasto
tra il suo polpastrello chiaro e le labbra rosse, gonfie e leggermente umide,
del suo amante.
Sospirò e scosse il capo lentamente, facendo ondeggiare per un breve istante le
ciocche bionde, prima di prendere la sua decisione e chinarsi in avanti.
Ed Harry s’irrigidì all’istante, senza sapere che fare : Malfoy voleva baciarlo
di nuovo?
E se l’avesse fatto?
Lui avrebbe risposto?
Sì, sapeva che l’avrebbe fatto.
Come sapeva che se ne sarebbe pentito mezzo secondo più tardi.
O meglio... avrebbe dovuto pentirsene!
Quello era Draco!
Draco Malfoy!
L’esse più insopportabile, narcisista, sensuale ed affascinante....
No... c’era qualcosa che non andava nei suoi pensieri...
Sensuale?
Affascinante?
DRACO?!
Si concesse uno sguardo d’insieme alla creatura maliziosamente acciambellata
sulle sue gambe...
Era un maschio.
Biondo.
Con gli occhi grigi.
Un comune ragazzo della sua età.
Un comunissimo, splendido, figlio del ghiaccio.
Sì... decisamente c’era qualcosa di inceppato nel suo cervello, decise.
Ma l’altro non gli diede il tempo di sprofondare nel panico dei suoi dilemmi
interiori perchè deviò leggermente dalla sua traiettoria iniziale andando ad
appoggiare la fronte sulla sua spalla.
Ed Harry rimase impietrito, incredulo, mentre Draco strofinava delicatamente la
punta del naso contro la base del suo collo, sistemandosi meglio tra le sue
braccia immobili, i capelli biondi che piovevano, quasi candidi, sul tessuto
spiegazzato della veste, il calore del suo corpo un tepore piacevole, una
morbida coperta dal profumo ipnotico.
Non era pronto a quelle sensazioni.
Si era aspettato di dover contrastare un nuovo slancio di passione del suo
imprevedibile compagno e si ritrovava invece ad annegare in quell’inaspettata
richiesta d’affetto.
Sembrava così incredibilmente fragile, ora, quel gelido ragazzo altero che
nascondeva il viso contro la sua pelle, alla ricerca di un rifugio sicuro.
“Non riflettere troppo Potter.. non ci sei abituato potresti stare male..”
mormorò piano l’oggetto delle sue elucubrazioni, spingendo quelle parole, in
lievi respiri, contro la sua gola.
Ed Harry si morse le labbra per trattenere un insulto che sarebbe certamente
fuoriuscito troppo simile ad un gemito, chiedendosi come quella maledetta serpe
poteva strofinarsi su di lui con l’affettuosità di un gatto in cerca di coccole
e al contempo soffiargli insulti incandescenti, con voce fin troppo pericolosa
per il suo giovane corpo in balia degli ormoni.
Rimasero immobili, il moretto lievemente rigido, appoggiato allo schienale della
sedia, le braccia abbandonate accanto ai fianchi, e Malfoy comodamente
acciambellato contro il suo petto, il volto nascosto nell’incavo del suo collo,
il respiro che s’infrangeva ad intervalli regolari sulla sua pelle.
Un respiro.
Un piccolo brivido.
Un respiro.
Un altro piccolo brivido.
Potter poteva quasi contare i minuti che stavano passando basandosi sul puntuale
incresparsi della sua pelle ogni qual volta quel soffio d’aria calda accarezzava
la sua gola.
“Sei un vero disastro Harry..” mormorò Draco con voce tranquilla, quasi
assonnata, spostandosi un po’ nel suo comodo giaciglio per posare le labbra sul
suo collo.
Vi depositò un bacio, poco più consistente del lieve tocco del suo respiro, e
poi, senza alcun preavviso... lo morse.
“Ahi!” sussultò il moretto cercando di divincolarsi senza successo.
“Te lo sei meritato..” lo rimbeccò Draco tranquillamente, lambendo però la
ferita con piccole lappate circolari, di scusa, che ebbero l’effetto immediato
di prosciugare ogni ulteriore protesta tra le labbra del grifondoro.
“Che cosa aspetti Potter...” lo chiamò il biondino, con quella sua voce
assassina, soffiando le parole sulla gola umida del compagno, ormai prossimo a
boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, “..un invito scritto?” lo punzecchiò,
seviziando quel tratto di pelle delicata che aveva la sfortuna di essere a
portata delle sue labbra.
Harry non riuscì a trattenere un lieve lamento mentre sentiva un familiare
calore impadronirsi delle sue viscere spiraleggiando verso l’alto.
Un morbido languore gli avvolse i sensi ricacciando la sua volontà, lontano,
mentre i pensieri razionali scivolavano via, leggeri, per lasciare nella sua
mente un unico, preciso, desiderio: abbeverarsi ancora di quelle emozioni.
Si decise dunque a sollevare le braccia, circondando la schiena del biondino,
stringendolo a se, posando una mano alla base della sua colonna vertebrale
mentre faceva delicatamente salire l’altra ad affondare tra la seta candida dei
suoi capelli.
Era una strana sensazione.
Tenere qualcuno, così, tra le braccia.
Era piacevole.
Un piacere diverso dal bruciante desiderio che l’aveva annullato solo pochi
istanti prima.
Si sentiva in... pace.
Come se le cose... tutte... le cose... fossero finalmente andate al posto
giusto.
“Alla buon’ora..” mormorò soddisfatto il principe dei serpeverde, strofinando la
punta del naso contro la sua gola.
“Smettila.... mi fai il solletico..” lo rimproverò con voce sommessa Harry,
tirandogli lievemente una ciocca bionda, per punirlo.
Malfoy emise uno sbuffo molto simile ad una sommessa risata, prima di scostarsi
un po’, giusto lo spazio necessario per poter lanciare una veloce occhiata al
viso sereno del suo compagno.
Ed Harry incontrò l’esame attento di quelle iridi grigie dimenticando le
provocazioni del ragazzo che teneva tra le braccia e il morbido, strano, gioco
che avevano intrapreso.
C’era di nuovo quella luce nei suoi occhi.
Quella luce... ferita.
“Che cosa ti è successo Draco?” chiese, assaporando per la prima volta il suo
nome sulle proprie labbra.
Il biondino emise un sospiro e chiuse gli occhi, affondando nuovamente il volto
contro la stoffa della sua divisa mentre Harry prendeva a far scorrere una mano
sulla sua schiena, lentamente, in un istintivo gesto volto a tranquillizzarlo.
“Mio padre..”
La voce del serpeverde gli giunse leggermente soffocata.
“Tuo padre?” chiese perplesso, senza comprendere.
Malfoy annuì contro il tessuto scuro della sua veste prima di scostarsi un po’,
appoggiando la guancia alla sua spalla, gli occhi nuovamente aperti ma dallo
sguardo lontano, perso.
Giocò con le ciocche brune, distrattamente, rubando qualche brivido allo scrigno
che ancora lo proteggeva nel suo abbraccio prima di continuare: “Forza Potter
non serve nemmeno molta fantasia per arrivarci... è un trucco vecchio, l’hanno
già usato..” disse con una smorfia cupa.
Harry rimase in silenzio cercando invano di comprendere le sue parole.
Cosa c’entrava Lucius?
Che cosa intendeva Draco con le parole: “un trucco vecchio”?
“Moody...” mormorò Malfoy sollevando il capo per fissarlo direttamente negli
occhi, cercandovi tracce della comprensione che il suo suggerimento avrebbe
dovuto portarvi.
Ma quei laghi verdi erano pozzi profondi di confusione e interrogativi: il
moretto brancolava nel buio.
“Mi chiedo come tu abbia potuto fronteggiare e sconfiggere Tu sai chi, così
tante volte..” esclamò genuinamente sorpreso il serpeverde.
Harry scosse il capo e gli porse un lieve sorriso, colmo di cupa autoironia: “Ho
avuto culo.. un culo pazzesco!” rivelò serafico.
E Draco sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso dalla sua ammissione,
prima che un ghigno gli piegasse le belle labbra: “In effetti il tuo
fondoschiena è davvero notevole.. Harry..” sussurrò suadente.
“Draco!” protestò vivacemente il proprietario del suddetto fondoschiena
avvampando per la milionesima volta nel giro di poche ore, suscitando la risata
dell’altro.
Una risata calda, soffice, sensuale.
Sembrava quasi... un gatto che faceva le fusa.
Maledizione a Malfoy, si ritrovò a ringhiare tra se e se Harry alle prese con un
improvviso, quanto inopportuno, attacco di tachicardia, da dove diamine aveva
tirato fuori quel suo aspetto così deliziosamente felino?
“Che cosa c’è... Potter?” gli miagolò all’orecchio il biondo, notando il tremito
che l’aveva scosso, disegnandogli con le labbra ognuna di quelle parole, sulla
pelle.
Una cascata di brividi piacevoli piroettò nel corpo del grifondoro che, nel
disperato tentativo di distrarre se stesso e il demone biondo che ancora giaceva
impunemente tra le sue braccia, s’impose di ritornare al loro discorso.
“Cosa c’entra Malocchio Moody?” chiese con voce colpevolmente roca.
Il vecchio e alquanto singolare Auror era uno dei membri dell’Ordine della
Fenice e aveva combattuto più volte al fianco di Silente contro i maghi oscuri
rimettendoci parte della sua sanità mentale, una gamba e un occhio, che era
stato sostituito con un iride magica che assomigliava sinistramente a quella che
campeggiava sulla fronte di Kazam.
Malocchio non poteva avere a che fare con i Malfoy!
Era l’ultima persona che si sarebbe unita ai maghi oscuri, tanto meno ad un
mangiamorte come Lucius!
Il preside l’aveva addirittura scelto come loro insegnante di Difesa Contro le
Arti Oscure solo due anni prima!!
Anche se l’ex Auror non aveva avuto modo di ricoprire quella carica, dato che
era stato catturato e rinchiuso in un baule.
Il suo posto era stato preso da Barty Crouch, un fedele seguace di Voldemort,
che, grazie alla pozione Polisucco, aveva assunto le sue sembianze.
“La pozione Polisucco..” sussultò, spalancando gli occhi per fissarli in quelli
grigi del compagno.
Crouch era fuggito da Azkabam usando quello stesso trucco!
Sua madre, consapevole di essere ormai in punto di morte, si era recata con il
padre, a fargli visita in prigione, e approfittando della cecità dei
Dissennatori che facevano la guardia, aveva preso il posto del ragazzo.
Grazie alla pozione Barty era riuscito a fuggire di prigione, sotto le sembianze
di sua madre, mentre lei, che aveva assunto il suo aspetto, era rimasta
rinchiusa fino al giorno della sua morte.
La donna era stata sepolta con il nome del figlio mentre, una volta a casa, il
padre del ragazzo aveva inscenato la morte della moglie, celebrando il funerale
ad una bara vuota.
Nessuno aveva sospettato nulla.
Perchè poi sospettare di un... morto.
Un vecchio trucco.
Semplice ed efficace.
“Vuoi dire che..?” ansimò incredulo.
Il biondino annuì cupo “Lucius non si è nemmeno preoccupato d’inventarsi
qualcosa di nuovo..” disse con tetro disgusto “Sono andato a trovarlo, ad
Azkabam con mia madre..” raccontò “...lui ed io abbiamo bevuto la pozione e ci
siamo scambiati di posto...” sussurrò sfuggendo lo sguardo verde smeraldo,
angosciato, fisso sul suo viso.
“Io non servivo a Voldemort, mentre mio padre... era essenziale..” sibilò.
“Il suicidio..” gracchiò Harry pallido.
Il biondino spostò gli occhi tempestosi su di lui. “Suicidio.. tzè!” sputò con
rabbia incrinata di dolore “Quando si sono assicurati che avessi l’aspetto di
Lucius mia madre mi ha immobilizzato con un Pietrificus e mio padre mi ha
strangolato con le sue mani!”
“Una magnifica prova di fedeltà quella di tuo figlio...”
Le parole di Voldemort gli ritornarono vivide alla mente.
Quale più grande atto di fedeltà del donare la propria vita per la causa?
“Mi hanno appeso alle grate della finestra facendo credere che mi fossi
impiccato..” continuò il biondo, greve, abbassando il capo per affondare
nuovamente il volto contro la sua spalla “..avrebbero almeno potuto scegliere
qualcosa di un po’ più dignitoso..” borbottò con voce spessa.
“Mio dio..” sussurrò Harry stringendolo, prottetivamente, fra le braccia e Draco
strofinò nuovamente la punta del naso contro il suo collo, liberando un lungo
sospiro stanco, permettendosi di farsi avvolgere dal calore del suo ‘nemico’ per
un lungo momento mentre il silenzio li abbracciava, tiepido ed immoto,
lasciandoli ognuno a rincorrere i propri pensieri.
D’un trattò però Harry spezzò quella quiete, sussultando violentemente nel
rammentare un fatto quanto mai importante: se Draco era stato strangolato... “Tu
sei morto!?” ansimò incredulo.
Il biondino ridacchiò “Ti sembro morto Potter..?” sussurrò sollevando il viso,
incatenando gli occhi grigi ai suoi nello strofinare sensualmente il bacino
sulle sue cosce.
Il grifondoro ansimò pesantemente artigliandogli i fianchi per impedirgli di
compiere nuovamente quella movimento fin troppo allusivo che risvegliava in lui
pensieri incandescenti. “Sta fermo Draco!” ringhiò con tono provato, quasi
stridulo, facendo allargare il sorriso maliziosamente soddisfatto sulle labbra
dell’interpellato.
“Ma tu guarda...”
Quella voce divertita e familiare fece sbarrare gli occhi di Harry che si
ritrovò a fissare, incredulo, il sorriso tranquillo sul volto androgino del loro
nuovo professore di Difesa.
Kazam era rientrato!
E lui nemmeno se n’era accorto!
Da quanto stava lì, in piedi sulla soglia, ad osservarli?
“Avrei giurato che sarebbe stato Malfoy a condurre...” disse lo Slysshis
scivolando con grazia nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle, con
calma, ignorando il viso cinereo di Harry e l’aria corrucciata di Draco,
evidentemente seccato dall’interruzione.
“Davvero signor Potter..” mormorò il rettile facendo scorrere lo sguardo dal
moretto, seduto sulla sedia, al serpeverde, a cavalcioni sulle sue ginocchia, le
braccia gettate intorno al suo collo per fermarsi a fissare, con un sopracciglio
inarcato, le mani di Harry che serravano i fianchi del biondo in una presa molto
equivoca.
“Non la facevo un bruto..” commentò in tono colloquiale, quasi scientifico “...addirittura
ordinare al signor Malfoy di stare fermo mentre lei fa i suoi comodi..” disse
fissandolo con divertita severità “.. un po’ di dolcezza che diamine!” lo
ammonì.
“Io.. io.. io...” balbettò violaceo il moretto “...non... non è come..” ansimò,
cercando disperatamente di togliersi Draco di dosso.
Malfoy sbuffò scendendo dalle sue gambe per lasciarsi cadere sulla propria sedia
prima di lanciare uno sguardo astioso al nuovo arrivato: “Non doveva andare a
dormire in giardino!?” brontolò senza rispetto.
Lo Slyssish scosse le spalle candide “Sono stato richiamato all’ordine dal
vostro insegnante di pozioni..” mormorò con un lieve sbuffo scocciato “Il
professor Piton ritiene che sia il caso di controllarvi con attenzione..” spiegò
loro “...nel caso vi venga voglia di mettervi le mani addosso. In effetti non
aveva tutti i torti...” ammise sornione “...anche se non credo che alludesse a..
questo..” sussurrò con un ghigno.
“Uff...” sbuffò Draco e Kazam gli porse un lieve sorriso “Mi dispiace di aver
interrotto la sua opera di seduzione signor Malfoy..” si scusò candidamente,
facendogli chiaramente intendere che, a differenza di quello che aveva affermato
entrando, aveva capito chi stava conducendo i giochi.
Si arrotolò quindi nelle proprie spire ignorando lo sguardo imbronciato del
biondino lanciando invece un’occhiata ad Harry che si torturava in preda ad un
dilemma di importanza capitale: tentare di controllarsi e far finta di niente o
farla finita auto lanciandosi un Avada Kedavra?
Stava decisamente propendendo per la seconda ipotesi...
“Non muoia signor Potter...” parve leggergli nella mente il rettile “..vorrei
evitare di dover resuscitare anche lei..” disse con noncuranza.
Quelle parole tuttavia ebbero l’effetto immediato di far sollevare il capo
all’interpellato, rendendolo improvvisamente attento.
“La pozione argentea... la medicina che ha dato a Piton!” esclamò Harry
dimentico dell’imbarazzo “Era per Draco!”
“Oh vedo che abbiamo fatto qualche progresso, vi chiamate per nome..” mormorò
Kazam con un sorrisetto felino ricatapultandolo nell’imbarazzato.
“Comunque sì, la sua intuizione è giusta signor Potter..” gli concesse lo
Slysshis tranquillamente “...la Pozione è servita a resuscitare il qui presente
Draco Malfoy” disse facendo un cenno verso il biondino che emise un lieve: “Tzè!”
cupo.
“Suo padre non aveva calcolato l’attaccamento alla vita del suo giovane
erede..” lo ignorò Alexander continuando “...e ha commesso l’errore di
dimenticare che la morte non sempre allontana il defunto da questo mondo...”
“I fantasmi..” ansimò Harry incredulo, ricordando il discorso che aveva fatto,
dopo la scomparsa di Sirius, con Nick Quasi Senza Testa, lo spettro protettore
della torre del Grifondoro: i maghi che rifiutavano la morte diventavano
fantasmi.
“Proprio così..” annuì l’insegnante sistemandosi con grazia nelle proprie spire
“Il signor Malfoy si è ritrovato improvvisamente trasparente ed incorporeo e ha
deciso, saggiamente, di venire qui alla ricerca dell’unica persona che credeva
in grado di aiutarlo...” spiegò.
“Silente?” domandò Harry perplesso.
Non ce lo vedeva Draco che andava a chiedere aiuto al preside di Hodgwards.
“Piton..” lo corresse infatti Malfoy, intervenendo nel discorso “Avresti dovuto
vedere la sua faccia quando sono entrato nel l’aula di Pozioni passando
attraverso la parete..” ricordò con un sorrisetto malignamente divertito.
“Il professor Piton ha avvisato Silente che ha, a sua volta, svegliato me..”
riprese il rettile con una lieve smorfia nel pronunciare le ultime parole,
chiaramente infastidito dall’essere stato infastidito mentre, tanto per
cambiare, dormiva.
Quella creatura aveva un amore smodato per il sonno!
“E lo avete... resuscitato?” chiese incredulo Harry, soprassedendo sulla
pigrizia del loro insegnante, ricordando le sue parole durante la lezione del
giorno prima: la pozione nella sua forma pura poteva resuscitare un morto.
E lo aveva fatto!
Aveva resuscitato Malfoy!
Ma non il Malfoy che credeva lui bensì... Draco!
Ora si spiegava il perchè dello sguardo di Kazam sul biondino, nel pronunciare
quelle parole, e persino il nervosismo del serpeverde!
Kazam gli stava ricordando che, se era vivo, lo doveva unicamente a lui!
“Prima abbiamo dovuto recuperare il corpo..” mormorò il rettile riportandolo al
presente “...fortunatamente il signor Malfoy è venuto subito qui ad Hodgwards ed
è stato possibile prelevare la salma dalle prigioni prima che i suoi parenti
venissero a reclamarla...” spiegò “Abbiamo detto a sua madre di averlo cremato e
le abbiamo consegnato un mucchietto di cenere mentre il professor Piton portava
il cadavere qui..” spiegò.
“Non usi quella parola..” sibilò il biondino con un brivido di ribrezzo.
“Quale parola?” chiese Kazam candidamente “Salma o cadavere?”
Draco gli lanciò un’occhiata incendiaria che l’insegnante accettò con un lieve
inchino beffardo e un sorrisetto sadico prima di proseguire nelle sue
spiegazioni “E’ stato molto fortunato, qualche ora in più e probabilmente
neppure il mio sangue sarebbe riuscito a riportarlo in vita...” disse.
“Il suo...” chiese Harry incredulo e lo Slysshis s’irrigidì, indurendo
improvvisamente lo sguardo nel rendersi conto che si era fatto sfuggire una
parola di troppo.
“Quella pozione è... il suo sangue?” rincarrò incredulo il moretto, deciso a
vederci chiaro.
Kazam lo fissò, duro, per un lungo momento ed Harry temette che avrebbe dovuto
tenersi la propria curiosità se voleva uscire da quella stanza vivo ma un
momento più tardi, inaspettatamente, Alexander emise un lungo sospiro,
accasciando le spalle.
“A questo punto...” mormorò piano, facendo frusciare nervosamente la coda
pallida sul pavimento. “Sì signor Potter..” rivelò “...quella pozione altro non
è che la linfa vitale di una casta di Slysshis molto particolare..” sussurrò
“..un rarissimo, piccolo, numero di noi in grado di respingere ogni magia, in
quanto il nostro stesso sangue è potere allo stato puro...” disse mentre gli
occhi del ragazzo si allargavano un po’ di più, ad ogni parola dell’insegnante
“..un protetto, ristretto, gruppo di creature in grado di sconfiggere la morte
in quanto... generatrici di vita...”
“Non è possibile..” lo interruppe Harry incredulo, comprendendo.
“E’ possibilissimo invece signor Potter...” sussurrò l’insegnante con sguardo
indecifrabile, facendo schioccare la lingua ad ogni parola “..ed è esattamente
ciò che le sto dicendo..” sibilò gelido “...io sono una Madre”.
Harry lo fissò con gli occhi sgranati, senza fiato.
Kazam era...
Una... Madre.
Ecco perchè la Mappa del Malandrino non lo segnava!
Le Madri erano immuni a qualsiasi magia, persino a quella di rivelazione della
pergamena!
E Draco, Draco che era stato resuscitato dal potere di Kazam, aveva in corpo il
suo sangue e pertanto anch’egli era diventato invisibile al potere della carta!
E ancora... Silente... Silente aveva detto che si fidava di Alexander e che
Draco era l’ultima persona che avrebbe rubato la pozione...
Certo, Malfoy era stato resuscitato da quella sostanza, ce l’aveva in corpo, non
aveva bisogno di rubarla!
E ancor meno aveva senso che lo facesse Kazam!
Lui ERA la pozione!!
I pezzi del puzzle stavano andando forsennatamente al loro posto nella mente del
ragazzo, stravolgendo tutte le sue supposizioni, obbligandolo a rivedere
completamente il suo quadro mentale della situazione.
“Ma gli Auror.. avevano ucciso tutte le Madri!” esclamò fissando l’insegnante,
notando troppo tardi che Draco gli faceva forsennatamente cenno di non chiedere.
Kazam emise un basso sibilo velenoso, facendo schioccare pericolosamente la coda
ed Harry si ritrasse sulla propria sedia, preoccupato, mentre l’insegnante
voltava loro le spalle, per avvicinarsi al proprio trespolo.
Sulla stanza cadde un silenzio teso, così spesso che il moretto aveva quasi
l’impressione che avrebbe potuto sforacchiarlo con la bacchetta, mentre
Alexander sollevava una mano sottile per sfiorare il legno levigato, perso nei
suoi pensieri.
Il grifondoro ne approfittò per voltarsi verso Draco, perplesso, una muta
domanda nello sguardo ma il biondino si limitò a scuotere il capo mestamente,
passandosi le mani tra i capelli chiari prima di lanciare uno sguardo
indecifrabile al loro professore.
“Una Madre resta sempre sola..” mormorò Kazam spezzando la crisalide che li
aveva avvolti, attirando la loro attenzione su di se.
E solo allora Harry venne colpito da un particolare: le spalle di Alexander
erano curve, accasciate, come se, improvvisamente, non riuscissero più a
sostenere il peso delle ali.
La creatura celava loro il volto continuando a far scivolare le dita sottili sul
legno scuro, con lenta calma, ma c’era qualcosa di così ossessivamente metodico
in quel suo gesto apparentemente casuale che il moretto si ritrovò a chiedersi,
troppo tardi, che cosa la sua domanda lo aveva spinto a rievocare.
“Il Maschio scelto dal Consiglio la possiede e poi la lascia nel nido ad
occuparsi della gravidanza..” lo riportò al presente il tono piatto, vuoto, del
rettile “...viene nutrita dal clan ma la legge impone che nessuno le si avvicini
così che non ci possano essere dubbi sulla paternità delle uova...” sussurrò
piano, continuando ad accarezzare il trespolo come se stesse passando le dita
tra i capelli di un’invisibile amante.
“Tuttavia Derek non aveva mai amato le regole...” mormorò “... era giovane ed
impulsivo...” lo giustificò, quasi distrattamente “...anche se gli era stato
imposto di limitarsi a fare il suo turno di guardia al nido.... continuava a
disobbedire per venire da... me...” sussurrò, stringendo le braccia intorno al
proprio petto mentre spiegava le ali bianche per poi avvolgerle contro il corpo
serpentino, quasi a cercarvi rifugio “...quando gli Auror attaccarono il nostro
clan io stavo partorendo e lui... lui non aveva voluto sentire ragioni ed era
entrato nella caverna...” ricordò stancamente “...ero troppo debole, per
comprendere, quando mi strappò le uova... lo osservai assumere le mie sembianze,
senza capire... gli permisi di spingermi in un’alcova magica, nella roccia...”
mormorò “..ero troppo stanco... troppo debole per fare qualsiasi cosa...” ripetè,
quasi volesse convincerne se stesso “..ma potei vedere...” rammentò con tono
strano, spaventosamente inumano, persino per lui “...potei guardare mentre gli
Auror lo attaccavano, lo ferivano e infine.. gli piantavano la spada nel
petto...” ricordò in un soffio rauco “...con quella stessa... gloriosa... lama
d’argento con cui gli avevano strappato la vita...” sussurrò, abbassando il capo
“...frantumarono le mie uova..”
Sospirò piano, sollevando un po’ il volto, prima di allungare con titubanza una
mano candida, sfiorando un ultima volta il legno levigato del trespolo, in un
silenzioso gesto di commiato, prima di lasciar ricadere il braccio, lungo il
fianco, privo di forza.
“Una Madre è sempre sola..” ripetè, quasi tra se, con tono vuoto, rigidamente
privo di qualsiasi inflessione “..e gli Auror lo sapevano... quello era il mio
nido, avevano trovato Derek con le uova... credettero di aver ucciso l’ultima
Madre e se ne andarono a raccogliere la meritata fama...”
Il silenzio calò su quell’affermazione mentre Harry fissava il pavimento, le
labbra strette in una linea dura, i pugni serrati, impotenti.
“Grindelwald giunse qualche giorno più tardi, a cercare i superstiti..” continuò
Kazam scuotendo le ali come se stesse cercando di sbrigliarsi dalle catene dei
ricordi, per ritornare al presente “...mi trovò accanto al corpo straziato del
mio compagno, tra ciò che restava dei gusci infranti delle uova, e capì chi
ero..” mormorò.
“Non che ci volesse un genio..” sbottò con cupo disprezzo “Solo le Madri hanno
le ali, servono a coprire i piccoli... per tenerli al caldo i primi mesi...”
spiegò quasi distrattamente “Probabilmente pensò che i Maschi fuggiti avrebbero
fatto qualsiasi cosa pur di riavere la possibilità di riprodursi e decise di
portarmi al suo castello... il resto credo sia scritto nei vostri libri di
storia moderna..” mormorò.
“Silente..?” sussurrò appena Harry, incerto.
“Silente e gli altri Auror mi trovarono nel castello di Grindelwald..” annuì
Kazam “...e il loro primo pensiero fu togliermi di mezzo naturalmente...” sbuffò
“...credo di aver letto qualche fandonia sul fatto che ero sotto un incantesimo
del mago oscuro...” rise, un suono cupo e spaventoso, sinistro nella sua
malvagità “...restavo lì solo perchè mi dava da mangiare e in quel frangente non
m’importava d’altro che rimettermi in forze il prima possibile per poter attuare
la mia vendetta...” ringhiò sferzando nuovamente il pavimento con la coda
candida “Quando gli Auror sollevarono le bacchette per uccidermi non mossi un
dito semplicemente perchè sapevo che non potevano farmi assolutamente niente.”
disse con un ghigno nella voce sibillina prima di emettere un lieve sospiro e
voltarsi verso di loro.
I suoi occhi innaturali non sfuggirono i loro ma Harry non riuscì a leggervi
nulla, dentro.
“Avevo nascosto le ali quando li avevo sentiti arrivare, per ingannarli..”
riprese l’insegnante “...avrei fatto credere loro di essere un semplice Maschio,
lasciandomi attaccare... quando avessero capito che i loro incantesimi non
avevano effetto sarebbe stato già troppo tardi..” ricordò “Volevo la loro
vita... e non mi sarei accontentato di una morte veloce..” disse con una luce
crudele, assassina, negli occhi gialli.
“Ma Silente li fermò.” sussurrò ricordando il disappunto di allora “E chiese di
avere la mia custodia. Non riuscivo a comprendere... pensai che avesse capito
chi ero veramente e volesse semplicemente usarmi, come intendeva fare
Grindelwald, o che fosse venuto a conoscenza delle proprietà del mio sangue...
anche se era un segreto che gli Slysshis custodivano gelosamente...” scosse le
spalle e aprì l’occhio verde elettrico, puntandolo su di loro, a sottolineare le
sue parole “...usai la Terza Iride per cercare nel suo passato, per sondare le
sue emozioni e capire che cosa voleva da me..” sorrise e scosse il capo,
sconfitto, tornando alla propria cattedra, acciambellandosi stancamente “Ma
lui... non voleva niente...” mormorò.
“Lo seguii deciso a liberarmi di lui una volta compreso quall’era il suo scopo
ma, con il passare del tempo lui e Hagrid m’insegnarono un modo nuovo di vivere
e... semplicemente... dimenticai la vendetta..” spiegò “Alla fine decisi di
fidarmi lasciando che vedessero che cos’ero...” si portò dietro l’orecchio una
lunga ciocca dorata, sfuggita all’intrica treccia, fissando lo sguardo felino
sui due “Il che è stato un bene per il signor Malfoy che altrimenti sarebbe
ancora un cadavere..” sussurrò con un ghigno sadicamente divertito nel vedere il
biondino sussultare a quella parola “E anche per lei, signor Potter, che, se non
avesse incontrato il qui presente Draco, non avrebbe mai scoperto il suo lato
sadomaso..” mormorò ricordando loro la posizione in cui li aveva beccati,
ritornando in ufficio.
Harry arrossì fino alla radice dei capelli e lo Slysshiss emise una sibilo
sommesso, divertito, un suono così differente dalla terrificante risata di
scherno di pochi istanti prima.
Kazam era ritornato ad essere la creatura che aveva conosciuto il primo giorno
anche se, ora, aveva trovato una spiegazione all’abisso che, di tanto in tanto,
riusciva a scorgere in fondo ai quei suoi freddi occhi inumani.
L’insegnate lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete, distogliendolo
dai suoi pensieri.
“Si è fatto tardi signori.. ci ritroveremo qui, domani sera, per la vostra
punizione..” mormorò indicando loro la porta.
“Un momento!” esclamò Harry “Ma lei ci ha guardato con l’occhio! Quindi ha visto
il nostro passato e sa che non sono stato io a rubare la pozione e tanto meno
Draco!” protestò.
“Certo che lo so..” non si premurò di negare Kazam con un sorriso “...ma tenervi
rinchiusi qui mi permette di non dover dare spiegazioni su ‘come’ so che siete
innocenti..” spiegò “..e poi... vi fornisce un luogo dove pomiciare senza
destare sospetti..” insinuò.
Harry boccheggiò mentre Draco scuoteva il capo, tra l’esasperato e il divertito,
“Professore così me lo ucciderà..” lo rimproverò bonariamente.
“Per fortuna che Lei Sa Chi non conosce questo lato del suo carattere signor
Potter..” ridacchiò lo Slysshis “Se venisse a conoscenza che è così facile farla
morire d’imbarazzo..” cominciò ma non riuscì a terminare la frase.
“Voldemort!” lo interruppe Harry, dimenticando il rossore crescente sulle sue
guance, nel ricordare improvvisamente il suo sogno.
Con tutte quelle rivelazioni non ci aveva pensato ma.. lui aveva visto Voldemort
parlare con Kazam!
O meglio.... lo aveva visto parlare con qualcuno con gli occhi gialli, la lunga
coda serpentina e la voce strascicata come quella di Kazam.
“Voldemort ha radunato gli Slysshis!” esclamò.
Il sorriso scomparve dal volto del rettile “Quando?” chiese, improvvisamente
serio.
“Io.. l’ho sognato ieri notte..” spiegò “..parlava con..” s’interruppe lanciando
una fugace occhiata al biondino “...parlava con Narcissa..” continuò
“..discutevano del ritorno di Lucius Malfoy e di un ‘nuovo potere’ a loro
disposizione..” disse “..pensavo si riferisse alla Pozione..”
“Non credo che la Pozione sia uscita da Hodgwards..” mormorò l’insegnante
pensieroso “..Silente sta facendo leggere la posta di tutti gli studenti per
controllare che nessuno accenni al fatto che Draco è misteriosamente vivo o al
mio particolare aspetto..” disse allargando le ali candide che lo identificavano
come una Madre “Se qualcuno avesse cercato di comunicare con l’esterno l’avremo
saputo..” rifletté.
“Siete voi che controllate le lettere?” chiese incredulo il moretto.
“Ve ne siete accorti?” domandò a sua volta lo Slysshis, sorpreso.
“Hermione l’ha notato...” rivelò Harry.
“Ragazzina decisamente brillante..” disse ammirato il rettile prima di tornare
alla questione principale: “Ancora non mi ha detto cosa c’entrano gli Slysshis..”
gli ricordò.
Il moretto si affrettò ad annuire “Voldemort ha detto che con il loro nuovo
potere avrebbe avuto la sua vendetta e in quel momento ho sentito lo stesso
rumore che fa lei quando si sposta e ho udito una voce simile alla sua..”
mormorò.
“Ha pensato che fossi io?” indovinò l’insegnante, notando il modo colpevole con
cui il ragazzo sfuggiva il suo sguardo.
“Hemm... sì..” ammise il moretto ritornando a fissare gli occhi gialli del
professore.
Kazam tuttavia gli porse un lieve sorriso “Non fa niente è abbastanza logico..”
mormorò per poi tornare pensieroso “Dobbiamo avvertire Silente.. Se Lei Sai Chi
ha radunato gli Slysshis presto avremo sue notizie, la mia non è una razza che
se ne sta con le mani in mano..” mormorò ed Harry non potè trattenersi dal
lanciargli un’occhiata molto scettica: lui dormiva praticamente diciotto ore al
giorno, se non era stare con le mani in mano, quello!
“Io sono un caso a parte..” si giustificò Kazam, interpretando la sua
espressione “La Madre passa il novanta per cento della sua vita nel nido,
inerte, e dormire è un modo come un altro per passare il tempo..” disse con una
scossa di spalle “..alla fine ci si abitua..” mormorò “E a proposito di
dormire..” ricordò coprendo uno sbadiglio con la mano candida “Vi avevo già
detto di andare o sbaglio?” disse facendo loro cenno verso la porta “Avvertirò
io Silente..” aggiunse quando Harry aprì la bocca per protestare.
Draco annui borbottando un saluto nel dirigersi verso l’uscio mentre Harry si
affrettava a seguirlo, deciso a parlare con lui.
Erano già entrambi fuori dall’ufficio quando la voce di Kazam richiamò il
moretto e, prima che avesse tempo di capire che cosa stava accadendo, il
grifondoro si ritrovò ad afferrare una piccola ampollina di vetro, vuota, che
l’altro gli aveva lanciato.
La fissò sorpreso prima di spostare lo sguardo interrogativo sullo Slysshis.
E Kazam gli sorrise, affabile: “Quando ha due minuti la riempia con il suo
sangue, signor Potter..” disse “Sarebbe davvero un peccato non poterla
assaggiare prima che le venga strappata la verginità...” mormorò candidamente.
Harry lo fissò stralunato, la bocca spalancata, il volto, basito, incandescente,
e l’ampollina stretta nella mano mentre Draco cercava invano di trattenere una
risata.
“Bhe... divertitevi finché potete..” mormorò Kazam sorpassandoli per dirigersi
ai piani superiori “...temo che presto ci ritroveremo ad affrontare Voi Sapete
Chi..” borbottò tornando serio.
E i due rimasero in silenzio ad osservarlo sparire dietro un angolo del
corridoio.
“Affrontare Voldemort..” sussurrò Harry, piano, colpito dalle ultime parole
dello Slysshis e da quello che esse significavano per lui.
“Paura Potter..” gli chiese Draco, ancora al suo fianco, di fronte all’uscio
chiuso dell’ufficio di Kazam, con un ghigno.
Ma lo sguardo combattuto del moretto gli fece scomparire il sorriso dalle
labbra.
“Hey..” mormorò sfiorandogli un braccio “Che c’è...?” chiese dolcemente.
“Io..” mormorò Harry, fissandolo.
Desiderava ardentemente liberarsi di quel peso.
Parlare con qualcuno della Profezia.
Ma perchè Draco?
Perchè proprio con lui?
Forse semplicemente perchè in quel momento lui era a disposizione.
Forse perchè glielo doveva, il biondino gli aveva appena rivelato cose che
probabilmente nessun’altro sapeva.
O forse perchè... stava nascendo qualcosa tra loro... qualcosa di ancora
indefinito ma così grande che non riusciva a scorgerne i confini.
“Non qui..” mormorò cambiando improvvisamente direzione, avviandosi verso la
Stanza delle Necessità.
Draco si sedette sull’ampio divano, comparso per loro nella camera, lanciando un
occhiata al fuoco che saltellava allegro nel camino prima di riportare la sua
attenzione sul compagno.
“Mi stai facendo venire mal di testa..” lo avvertì stravaccandosi tra i cuscini
mentre il grifondoro interrompeva il suo avanti e indietro nervoso, sul tappeto.
“Non è così semplice!” sbottò il moretto piccato, cominciava già a pentirsi di
aver portato lì Draco.
“E’ più difficile che ammettere di esserti lasciato usare e uccidere dai tuoi
stessi genitori?” gli chiese cinico il biondino ed Harry lo fissò colpito.
“Perchè mi hai confessato quelle cose?” chiese improvvisamente colto da quell’interrogativo.
Draco sospirò passandosi una mano tra i capelli biondi “Tu mi piaci Harry... è
dall’anno scorso, da quando la Umbridge ti ha buttato fuori dalla squadra di
Quidditch, che mi sono accorto che se non ti avevo attorno le cose perdevano
sapore..” rivelò.
“Davvero?” chiese incredulo.
Malfoy sollevò gli occhi al cielo prima di allungare una mano, fulminea, per
afferrarlo e tirarlo sull’ampio divano, al suo fianco: “Davvero!” sottolineò,
approfittando della sua confusione per rovesciandolo sui cuscini e intrappolarlo
sotto di se.
“Draco!” protestò vivacemente il moro sentendo le guance andargli a fuoco.
“Sei delizioso quando arrossisci, lo sai?” mormorò il biondo chinandosi a
sfiorargli le labbra con le proprie lasciando che il proprio corpo combaciasse
con quello del ragazzo steso sotto di lui, strappandogli un violento sussulto.
La lingua di Draco sfiorò le sue labbra chiedendogli per la prima volta
l’accesso ed Harry glielo concesse turbato, confuso.
La lingua del biondo scivolò lenta a lambire la sua, stuzzicandola con maestria,
a lungo, prima di chiedergli di più.
Ed il moretto si ritrovò, seppure senza sapere come, a rispondere a quel bacio
intraprendendo una lunga danza sensuale con il suo compagno, un gioco umido che
li lasciò ansimanti e con gli occhi lucenti quando, con un piccolo ansimo
ovattato, di dispiacere, le loro labbra si separarono per permettere ai
rispettivi padroni di respirare.
“Allora Potter cosa c’è di così tremendo da far vacillare persino la tua
incoscienza da Grifondoro...” gli chiese Malfoy, serio, nonostante la voce roca.
Il moretto lo fissò trasognato per un momento, ancora irrimediabilmente perso
nelle sensazioni di quel bacio.
“La profezia..” ricordò poi, piano, più a se stesso che a lui.
Draco sollevò un sopracciglio sorpreso: “Quella che cercavano l’anno scorso i
miei genitori?” chiese.
Ed Harry annuì con il capo, chiudendo gli occhi.
Dimenticava che proprio il padre di Draco era stato uno di quelli che aveva
tentato di impossessarsi della piccola sfera, contenente la profezia che legava
lui e Voldemort.
“Credevo fosse andata distrutta..” mormorò il biondino scostando un ciuffo
ribelle dalla fronte del moretto, per sfiorare delicatamente la sagoma
seghettata della cicatrice che gli segnava la fronte.
“Si..” sussurrò Harry lasciandosi accarezzare, “...ma Silente conosceva già le
sue parole..” mormorò.
“E che cosa diceva?” chiese Draco improvvisamente conscio che si trattava di
qualcosa di veramente importante.
“Ecco giungere il solo con il potere di sconfiggere l’Oscuro Signore...”
sussurrò Harry che ormai conosceva quelle parole a memoria “...nato da chi lo
ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese... l’Oscuro Signore
lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto e l’uno
dovrà morire per mano dell’altro...” mormorò con voce che andava
pericolosamente incrinandosi “..perchè nessuno dei due può vivere se l’altro
sopravvive... il solo con il potere di sconfiggere l’Oscuro Signore nascerà
all’estinguersi del settimo mese..” terminò.
Draco rimase in silenzio, fissando il volto teso del ragazzo sotto di lui per un
momento e poi sbottò: “Ce n’è abbastanza per gonfiare il tuo orgoglio Grifondoro
fino a farti scoppiare..”
“Cosa?!” esclamò Harry spalancando gli occhi per fissarli in quelli grigi,
incredulo.
“In poche parole la profezia dice che tu sei l’unico che può salvarci tutti,
no?” disse pensieroso “Come sempre devi stare al centro dell’attenzione..”
borbottò.
Il moretto lo fissò senza saper che dire, troppo stupito persino per
arrabbiarsi.
Draco lo sorprese nuovamente chinandosi ad osservarlo, a pochi centimetri dal
volto, “Che cosa avresti voluto che ti dicessi?” chiese “Che mi dispiace per te?
Hai sbagliato persona!” lo avvertì.
“Io..”mormorò Harry perplesso.
Che cosa voleva che l’altro gli dicesse.
A dirla tutta... non ne aveva idea.
“Si sta approssimando una vera e propria guerra Harry, molti moriranno..”
continuò Draco, ignorando il suo flebile tentativo di parlare “..e tu, a
differenza di tutti gli altri hai la possibilità di non restare impotente a
guardare..” gli disse “..di cosa hai paura?” domandò “Dei sensi di colpa se non
riuscissi a sconfiggerlo? In quel caso saresti morto e avresti poco da
rimpiangere...” gli fece notare “E se vinci tu..” sbuffò alzando gli occhi al
cielo “... diventerai semplicemente ancora più insopportabile!”
Harry sorrise scuotendo il capo “Ha parlato il Lord degli insopportabili!” lo
rimbeccò.
Draco rise sommessamente soffiandogli il respiro sulle guance e il moretto si
ritrovò di nuovo, pienamente, consapevole della posizione in cui si trovavano.
“Hem... Draco.. ecco...” cominciò titubante “Forse sarebbe meglio se ti
spostassi..” provò senza molta convinzione.
“Perchè?” chiese il serpeverde, sistemandosi meglio su di lui, ed Harry dovette
mordersi le labbra quando un ginocchio dell’altro scivolò tra le sue cosce “Non
ti piace questa posizione?” chiese suadente sfiorando le sue labbra con le
proprie.
Il moretto commise l’errore di socchiuderle per rispondergli e Draco ne
approfittò, facendogli scivolare la lingua in bocca.
Si baciarono a lungo separandosi per inframmezzare respiri sempre più ansimanti
a quei giochi umidi che cominciavano a scaldare un po’ troppo, entrambi.
Harry stava cercando disperatamente di ricordare come era finito in quella
situazione quando si accorse che l’altro gli aveva rubato la bacchetta e aveva
mormorato un “Evanesco..” rivolto... verso i suoi vestiti!
“Che diamine stai facendo!?” ansimò quando si ritrovò completamente nudo.
Il biondino gli porse uno sguardo incandescente prima di ripetere la stessa
operazione su di se e tutte le parole, le paure, le obiezioni che si erano
affollate nella mente del grifondoro sparirono, esattamente come era accaduto ai
suoi vestiti poco prima. Aveva sempre sospettato che Draco avesse un bel fisico
e, da quando quei suoi strani sogni l’avevano spinto a guardare in maniera
diversa i maschi, aveva dovuto ammettere che il biondino era davvero di una
bellezza al di sopra della media.
Ed ora...
Ora ce l’aveva davanti, il corpo candido, elegante, sottile, ma fornito di una
muscolatura nervosa, felina.
Era... “Bellissimo..” gli sfuggì dalle labbra.
Se le morse un istante più tardi desiderando ardentemente di non esserselo
lasciato scappare.
“Lo so..” mormorò il biondino con noncuranza “...ma sentirtelo ammettere da una
certa soddisfazione..” gli concesse.
“Sei.. sei l’essere più narcisista e borioso che io conos...” le ultime proteste
morirono sulle labbra di Malfoy che si premurò di spingere il proprio corpo su
quello nudo del compagno, riportando il ginocchio laddove stava prima.
Harry mugolò sonoramente contro la sua bocca piantandogli le dita nelle spalle
pallide lottando con lui per la supremazia di quel bacio, a lungo, staccandosi,
quando erano ormai entrambi senza fiato, per fissarlo con occhi colmi di sfida.
“Il piccolo grifone ha sguainato gli artigli..” mormorò il biondo leccandosi le
labbra, soddisfatto.
Harry gli lanciò un’occhiata lucente “Attento Malfoy i grifoni le mangiano le
serpi come te..” mormorò prima di ribaltare con uno scatto le loro posizioni e
Draco sbarrò gli occhi, sorpreso, trovandosi schiacciato contro i cuscini, i
polsi intrappolati dalle mani del moro.
“Sembra che Kazam non avesse tutti i torti..” mormorò rilassandosi sotto la sua
presa “..hai davvero un lato sadomaso..” sussurrò facendolo arrossire “Però
credo che tu abbia bisogno di un po’ di pratica in più..” insinuò divertito.
“Sta zitto Malfoy!” gli ringhiò contro Harry tappandogli la bocca con la propria
e il biondino gli permise di condurre il bacio, lasciandosi esplorare dalla sua
lingua curiosa, per un po’, prima di ricominciare con lui quello scontro per la
supremazia che li vide entrambi perdenti e a corto di ossigeno.
“Non male per un piccolo grifone...” sussurrò Draco con voce roca
“...tuttavia..” disse “...non hai ancora abbastanza pratica per mettere sotto un
serpente..” mormorò sollevando un poco il bacino dal divano per strofinarlo
contro il suo.
Il moretto gemette sonoramente, squassato dalla sensazione di piacere che gli
attraversò il corpo nel sentire i loro membri nudi, tesi, sfregare l’uno contro
l’altro, e Draco ne approfittò per ribaltare una volta ancora le loro posizioni.
Senza lasciargli il tempo di protestare o commentare il biondo scese a baciargli
la gola, cominciando a tracciare una lunga scia di baci incandescenti sulla sua
pelle nivea, scivolando sempre più giù, fino a raggiungere il suo sesso.
Harry sussultò fissandolo stravolto “No..” mormorò con voce roca.
“Oh.. sì... invece...” soffiò Draco piantando gli occhi grigi in quelli verdi
nell’istante in cui abbassava le labbra sulla sua punta.
Il moretto gridò, con tutto il fiato che aveva in gola, sperando disperatamente
che la Stanza delle Necessità fosse anche insonorizzata, mentre le labbra del
serpeverde si stringevano sulla sua pelle sensibile. Ma il suo piacere si
riversò anche in Draco, tramite il legame della pietra sentimentale, e il
biondino si ritrovò ad ansimare, spingendo con urgenza una mano candida sotto la
schiena del moretto e l’altra a cercare l’apertura tra i suoi glutei.
Harry singhiozzò quando si sentì penetrare dal primo dito ma Draco sapeva di non
avergli fatto male e guidato dalle sensazioni che la pietra rovesciava in lui
trovò ben presto il modo di far urlare l’amante, ancora più forte.
Il moretto cominciò ad agitarsi forsennatamente sotto le sue cure e Malfoy capì
che non avrebbe retto ancora molto.
Inserì un’altra falange nella sua apertura forzandola leggermente, ad aprirsi
per lui, strappando altri gemiti al suo compagno continuando ad affondare le
dita in lui finchè non sentì che l’altro spingeva il bacino contro il suo, per
andargli incontro.
Si staccò allora dal suo sesso, ormai teso allo stremo, scivolando verso l’alto,
sul suo corpo, fino a fissarlo negli occhi.
Harry ricambiò il suo sguardo bruciante con uno altrettanto incandescente che si
offuscò, appena un istante, quando il biondino estrasse le dita dal suo corpo.
“Dimmi quello che vuoi Harry..” gli soffiò sulle labbra, Malfoy.
“Quello che voglio?” chiese con voce roca, interrogativa, il moretto, fissandolo
per un lungo istante, ancora, in silenzio.
Poi nelle iridi verdi saettò un lampo d’oro e, prima che Draco avesse il tempo
di capire, Harry rovesciò nuovamente le loro posizioni, intrappolandolo sotto di
se.
“Che diamine!” ansimò il biondino che credeva di aver ormai stremato ogni
velleità combattiva del compagno.
“Quello che voglio..” sussurrò Harry suadente “E’ dimostrarti che c’è un modo di
mettere sotto una serpe come te..” gli soffiò con voce sensuale e Draco sbarrò
gli occhi, fissandolo incredulo.
Il moretto aveva i capelli spettinati, morbide ciocche scure gli si attaccavano
alla fronte disegnando arabeschi sudati, sfiorando le guance in fiamme.
Il corpo niveo, longilineo, nudo, si offriva al suo sguardo affamato senza
traccia del pudore che invece campeggiava sul viso del suo proprietario.
Malfoy lo guardò passarsi la lingua sulle labbra gonfie, con candida malizia,
annegando poi nei i suoi occhi verdi.
Era... splendido.
Per la prima volta in vita sua Draco si ritrovò a pensare che, se stare sotto
offriva quel genere di visione poteva anche accettare la cosa.
Tuttavia lui era un Malfoy e un Malfoy non si sarebbe mai arreso... almeno a
parole.
“Non si può mettere sotto un Serpeverde.. Potter..” lo sfidò.
“Sta a vedere..” gli sussurrò Harry e prima che il biondino avesse modo di
capire quali erano le sue intenzioni l’altro si sollevò sul suo ventre, serrando
le cosce intorno ai suoi fianchi, riabbassandosi sul suo membro.
Draco gemette con gli occhi spalancati e la bocca aperta, incredulo, mentre un
gemello lamento di piacere usciva dalle labbra del moretto che si era impalato
su di lui.
“Cazzo Harry!” ansimò Draco serrandogli con forza i fianchi tra le dita.
“Dovrei.. dirlo .. io... “ ansimò a fatica il grifondoro stringendo gli occhi
per trattenere le lacrime e il biondino lasciò andare i suoi fianchi per portare
entrambe le mani sul suo membro teso.
Harry mugolò e si mosse su di lui, con cautela, strappando il respiro ad
entrambi e Draco accentuò le carezze finchè non lo sentì rilassarsi un poco.
Il moretto tentò allora un’altro movimento facendoli gemere e Malfoy spinse
nuovamente le mani sui suoi fianchi, approfittando del suo essersi sollevato un
po’ per uscire completamente da lui.
Il grifondoro sbarrò gli occhi ma non ebbe il tempo di emettere suono che si
ritrovò gettato sul divano.
Draco gli allargò le gambe e affondò nuovamente in lui, riprendendo possesso di
quell’antro caldo che ormai gli apparteneva, spingendolo contro i cuscini,
facendolo gridare di piacere.
“Credevi davvero che ti avrei lasciato condu..rre?” gli soffiò sulle labbra
baciandolo poi con passione, ritraendosi ancora per riaffondare nuovamente.
“Oddio.. sì!” ansimò Harry, non propriamente per rispondere alla sua domanda.
Il biondino sorrise e spinse ancora strappandogli lamenti e preghiere,
inframmezzate al suo nome e ad una discreta dose di insulti, finchè la pietra
sentimentale non scaraventò in entrambi il piacere dell’altro regalando loro un
orgasmo violento che si riversò nel corpo di Harry e tra i loro ventri
allacciati.
Draco si accasciò su di lui, appoggiando la fronte alla sua spalla, cercando
disperatamente di ritrovare il se stesso che la pietra aveva mescolato con il
moretto, sotto di lui, e di ricordare come si respirava.
Scivolò fuori da quell’antro accogliente pochi istanti più tardi osservando il
compagno che teneva gli occhi chiusi, la bocca spalancata per riprendere fiato.
“Sei tutto intero?” gli chiese con voce provata.
In tutta risposta ottenne solo un mugolio distorto.
“Avrei dovuto sospettarlo che sei un po’ masochista..” lo provocò Draco facendo
scivolare con indolenza una mano sul suo ventre macchiato di sperma.
Harry arrossì socchiudendo le palpebre per fissarlo “Ti ucciderò Draco..”
gracchiò.
“Sei noioso amore..” mormorò divertito il biondino attirandolo a se e, seppure
boffonchiando, Harry gli si accoccolò contro lasciandosi abbracciare, scivolando
con lui, pochi istanti più tardi, in un sonno esausto.
Silente passò lo sguardo cupo sui professori riuniti nel suo studio.
“E così è davvero riuscito a radunare gli Slysshis..” mormorò Piton.
“Dobbiamo dunque prepararci al peggio..” mormorò la MacGranit.
Il preside posò lo sguardo sul latore di quella brutta notizia che osservava con
indifferenza il buio fuori dalla finestra, la sua coda candida, tuttavia,
spazzava il pavimento nervosamente, avanti e indietro.
“Alexander..” lo chiamò sommessamente.
Il rettile sbuffò voltandosi verso di loro, seccato: “Lo farò Albus... anche se
non mi va...” disse cupo.
“Dunque il nuovo potere di.. Voi sapete chi..” chiese la vicepreside “...sono
gli Slysshis?” mormorò.
Silente annuì pensieroso “Pare di sì... e temo di sapere come voglia usarli...”
disse greve.
“Ossia?” chiese la donna, nervosa.
“Il veleno degli Slysshis è in grado di distruggere qualsiasi barriera, magica e
non... e conosco un solo luogo protetto così bene che solo uno di loro potrebbe
entrarvi con la forza...” mormorò il preside “..un luogo dove trova rifugio il
maggior nemico di Voldemort..”
“Oh mio Dio...!” ansimò la professoressa MacGranit impallidendo.
“Esattamente Minerva..” sussurrò Silente “...Voldemort si sta preparando ad
attaccare Hogwards!”
Continua con: "Harry Potter e
l'ordine: sii felice..." alla prossima ^_^
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