Buon San Valentino, anche se, in effetti, questa fic avrà davvero poco di romantico…



14 Febbraio 1929

di Hymeko

Non è possibile…non può essere vero.
Solo una possibilità. Un sogno, nient’altro.
La mia vita che scivola via, assieme al mio sangue.
Quella del mio ragazzo…probabilmente è già conclusa.
Non si muove…non si muove più. A terra, in un lago di sangue. Chissà se il suo corpo è stato perforato tante volte quanto il mio.
Si dice che, dopo un certo periodo immersi nella tortura, la capacità di provare dolore si annulli. Una sorta di autodifesa, per continuare a vivere.
Probabilmente è vero, perché non avverto più nulla, nonostante continuino a spararmi. Sento i proiettili che mi perforano la carne, ma non è certo quella a soffrire.
Il dolore tocca solo il mio cuore…vedere Hanamichi straziato dalle pallottole è il peggiore degli inferni.
Come, come siamo giunti a questo? Il destino ci ha condotti qui, alla morte…solo per un’auto da riparare. Che beffa…uno strano scricchiolio ha posto termine a tutto.
Perché siamo dovuti finire in mezzo a una faida fra bande rivali? Non lo so. Prima avevo davvero paura, ma ora che la mia testa cade accanto a quella del mio ragazzo, che i miei capelli si mischiano ai suoi, cementati col sangue, provo solo speranza.
Non che sia tutto un sogno, troppo semplice. Solo prego gli dei di farci incontrare, nella nostra prossima vita. Di permettere a questo strano amore di sbocciare di nuovo.
Probabilmente molti bigotti affermerebbero, superbi, che la nostra è stata la giusta punizione per quelli come noi.
Ridicolo.
Nessuno ha il diritto di condannare l’amore, nessuno.
Noi siamo morti solo a causa della cattiveria umana. Delle rivalità fra coloro che, in superficie, entrano nei loro luoghi di culto e professano amicizia, amore e fratellanza.
E che poi mandano i propri sgherri a riempire di piombo gli uomini di una banda avversaria, ad insanguinare il pavimento già sporco di un’officina. Almeno cinquanta colpi per ognuno, hanno detto.
Mentre fuori nevica, ma la neve non è stata in grado di coprire il suono degli spari, l’odore della polvere.
Come sono vuoti i suoi occhi…mi specchio nelle sue iridi di cioccolata, gli unici frammenti d’immagine ancora a fuoco, nel mio sguardo vacuo. Le forze mi stanno scivolando via…non so per quanto ancora potrò vegliare sul suo corpo vuoto.
Ne sono felice…potrò raggiungerlo…dimenticare quei suoni che ci hanno attirati qui, e la paura quando abbiamo compreso.
Una faida…no, uno sterminio…sette cadaveri, a terra. Sette morti in un’officina di Chicago…e noi nel retro, vittime estranee a tutto questo. Qui solo per un sospetto, per qualcosa che non andava nel motore…non c’entravamo nulla, nulla…
…perché siamo dovuti morire? Avevamo tutta la vita davanti.
Forse non assieme, siamo…eravamo…così giovani. Ma ci avremmo provato, sino in fondo, per far funzionare la nostra relazione. A dispetto di tutto.
A volte la vita sa essere così beffarda…giunti in una Chicago innevata da un luogo lontano, scappati di casa pur di stare insieme, siamo dovuti cadere così. Nello sporco d'olio e nella polvere.
Tossisco, il mio sangue schizza i capelli di Hanamichi, accanto alle mie labbra. Si mischia col loro colore…allungo un po’ il collo, per poterli baciare un’ultima volta.
Chiudo gli occhi, non ce la faccio più. Lasciatemi andare, vi prego. Da lui, permettetemi di raggiungerlo.
Che amara festa, oggi. Chissà per quanto il giorno degli innamorati sarà collegato a questa carneficina. Il nome può vagamente esser poetico…
Per il mondo, per sempre, oggi sarà la strage di San Valentino…

Fine


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