Finalmente rieccomi qui con un nuovo capitoletto!!!! ^___^  

Mi scuso per il ritardo con coloro che hanno iniziato a leggere questa fic, ma un po’ per impegni vari e un po’ per altri motivi non ho potuto proseguirla finora; inoltre ho sofferto per un periodo del famoso “blocco dello scrittore”  e pur avendo in mente tutta la storia non avevo idea di come continuare a scriverla… Ora credo invece di poterla proseguire abbastanza tranquillamente senza più attese tanto lunghe e spero davvero di finirla al più presto, per me e per voi che la leggete (anche se forse non sarete in molti ^_^;) 

Un ringraziamento alle ragazze del forum Ysal che sono state le prime a leggere l’inizio di questa storia e a Valentina che mi ha scritto via mail e aveva previsto che il  mio “fatidico” blocco prima o poi si sarebbe “sbloccato”  ^_____^

 

 

 


 

 

1000 Hours

 

Capitolo V

 

di Rumiko

 

16

Every night I dream the same dream 
Of getting older all the time 
I ask you now, what does this mean? 
Are these problems just in my mind? 
Things are easy when you're a child 
But now these pressures have dropped on my head 
The length I've gone are just long miles 
Would they be shorter if I were dead 
Every time I look in my past 
I always wish I was there 
I wish my youth would forever last 
Why are these times so unfair ?

Look at my friends and see what they've done 
Ask myself why they had to change 
I like them better when they were young 
Now all these times are rearranged 
I look down and stand there and cry 
Nothing ever will be the same 
The sun is rising, now I ask why? 
The clouds now fall and here comes the rain 

 

 

 

 

16

Ogni notte faccio lo stesso sogno
Sogno sempre di invecchiare 
Volevo chiederti, cosa vuol dire?
Questi problemi sono solo nella mia testa?
Le cose sono semplici quando sei un bambino
Ma ora mi sono cadute addosso queste pressioni
Ho percorso lunghe distanze
Sarebbero più corte se fossi morto?
Ogni volta che guardo nel mio passato
Desidero sempre esser là
Vorrei che la mia giovinezza durasse per sempre
Perché questi tempi sono così ingiusti?

Guardo i miei amici e vedo quello che hanno fatto 
Mi chiedo perché sono dovuti cambiare
Mi piacevano di più quando erano più giovani
Ora questi tempi sono risistemati
Abbasso gli occhi e sto lì a piangere
Nulla sarà mai come prima
Il sole sta nascendo mi chiedo perché?
Le nuvole scendono e ecco che arriva la pioggia

 

 

 


 

<Ciao! Che ne dici di andare in piscina nel pomeriggio? Non sono molto bravo, ma mi farebbe piacere così potresti  insegnarmi qualcosa ^__^ Andrebbe bene verso le 4  e mezza – 5?>


 

Il suono del messaggio destò del tutto Alessandro dal sonno in cui era piombato da circa due o tre ore a quella parte, dopo una notte quasi completamente insonne, affollata di pensieri e forse anche di sogni strani, che adesso gli ritornavano alla mente soltanto come ricordi lontani e sfocati… il tutto a causa del ritrovo della sera prima con i suoi amici: non era affatto stato come quelli degli anni precedenti, né come se l’era aspettato, e quello a cui aveva assistito gli aveva messo un tale malumore addosso… certo, era passato quanto? Due, forse tre anni dall’ultima volta, e non avrebbe potuto pretendere che le cose non fossero cambiate… doveva comunque riconoscere che era stato tutto merito di Gianluigi e Filippo se si erano nuovamente rincontrati: grazie a loro infatti anche gli altri avevano deciso di andare in un posto vicino a dove abitava lui, e sempre se non fosse stato per loro due, probabilmente se la sarebbe filata perché quella serata non gli era piaciuta, proprio per niente…

Guardò verso la finestra della propria camera da letto: pur essendo già le dieci di mattina (aveva dormito davvero più del suo solito!) intravide dalle fessure delle imposte che il tempo non prometteva nulla di buono ed immaginò che ben presto avrebbe cominciato a piovere, come se anche il cielo avesse voluto partecipare al suo stato d’animo, un misto di malinconia, tristezza, delusione…                                                                                                   

Era davvero strano che un solo incontro lo avesse per così dire sconvolto in quel modo, ma forse non era stato solo quello: era tutto ciò che c’era dietro e tutti i ricordi e le idee che esso aveva portato a farlo sentire così, e quella domenica proprio non avrebbe potuto farci niente. Infatti già sapeva che se si fissava con certi pensieri, più si sarebbe opposto e più questi sarebbero stati invadenti e persistenti. Doveva solo aspettare che lo abbandonassero e sperare che non sarebbe durato a lungo. Tanto per iniziare, quindi, ritenne che forse passare del tempo con Marco e fare insieme anche un po’ di sport sarebbe potuto essere un modo per distrarsi, rilassarsi e perché no, magari anche per riprendersi un po’: di certo non sarebbe stato  affatto positivo chiudersi in sé stesso e rimanere sigillato in casa continuando a piangersi addosso, e poi non era da lui. Rispose dunque all’amico, scrivendogli che certamente era una buona idea, e che sarebbe passato a  prenderlo verso le quattro.

- Ciao! – lo salutò allegramente Marco mentre saliva in auto.

- Ciao, come va? – gli rispose e domandò allo stesso tempo Alessandro. Alla fine, si era un po’ sforzato per cerare di godersi quel pomeriggio e soprattutto per non mostrare troppo il suo stato d’animo al ragazzo più giovane e farlo così preoccupare.

- Direi molto bene, se non fosse stato per questo tempaccio! – esclamò l’altro, - Per fortuna però che almeno oggi pomeriggio sembra averci dato un po’ di tregua! – aggiunse poi sorridendo. Infatti, come Alesando aveva previsto la mattina, aveva iniziato a piovere, e questo non lo aveva di certo aiutato, ma come aveva anche osservato Marco, per fortuna aveva smesso, e nonostante si avvicinasse l’ora del tramonto, un debole sole stava iniziando a fare capolino tra le nuvole ancora in parte cariche di pioggia ma che ora sembravano meno minacciose di qualche ora prima.

Il moro si riprese da queste riflessioni per tornare al presente, e mentre faceva ripartire la macchina, chiese all’amico: - Allora, dove andiamo?-

- Alla piscina comunale, è tenuta bene.. inoltre, non ci sono fasce orarie da rispettare, basta solo lasciare l’impianto entro le sette e mezza di sera perché poi alle 8 chiudono -

- Bene, quindi possiamo prenderci tutto il tempo che vogliamo… - commentò Alessandro, a cui quel pensiero dava un certo senso di piacere - …ah, invece ieri sera com’è andata?- chiese poi al ragazzo più giovane: sapeva che si era visto con quell’Andrea, e tante, forse troppe volte mentre era a cena vi aveva pensato, in più occasioni e in diversi orari si era chiesto dove fossero in quel momento, cosa stessero facendo… ma facendogli quella domanda segretamente si augurò di non doversene pentire…

- Aspettavo proprio che me lo avessi chiesto, sai?- gli rispose sorridendo raggiante Marco, ed iniziò a raccontargli prima della cena, di dove erano stati, di quanto gli fosse sembrato romantico, essendo un locale con luci basse e soffuse e con le candele sui tavoli, poi del cinema, del film che avevano visto e a cui lui non aveva prestato molta attenzione, essendo più concentrato sul ragazzo vicino a lui, di cosa avevano parlato e quanto si fossero conosciuti meglio..  - Mi sa proprio che ci sono ricascato e anche per bene stavolta… - aggiunse alla fine del suo racconto, - … lui è così carino.. e così dolce… - terminò poi timidamente come in un sussurro, che però non sfuggì ad Alessandro. Quello che invece sfuggì a Marco, e per fortuna, si disse Alessandro, fu il gesto di nervosismo col quale aumentò la presa delle mani sul volante, accorgendosene però in tempo per tentare di controllarsi in presenza dell’altro. Cavoli, quei due giorni pareva che non gliene andasse bene una: anche ora che finalmente si erano visti e sembrava preannunciarsi un bel pomeriggio, c’era stato quel racconto a guastargli quelle poche ore di svago… ok, se l’era cercata dal momento che era stato lui stesso a voler sapere, ma a parte ciò non sapeva nemmeno con chi o che cosa prendersela: né Marco, né Andrea, né ciò che l’amico sembrava provare per il suo compagno di studi potevano essere incolpati… erano cose che capitavano, e a molti, in qualsiasi momento ed in tutto il mondo… e allora perché si sentiva così… così….come? Non avrebbe saputo dirlo… forse, pensò poi, era stato tutto a causa della cena della sera prima con i suoi ex-compagni di classe: non capiva come mai, ma gli aveva scatenato dentro un tale turbinio di pessimismo…

Marco, tornato alla realtà mentre l’amico parcheggiava, a dire il vero aveva scorto nel suo sguardo qualcosa di diverso, e certamente non in senso positivo: non lo aveva guardato, non gli aveva sorriso né aveva fatto commenti o chiesto altro dopo le sue rivelazioni… il ragazzo più grande si era chiuso in un sordo silenzio, che perdurò per tutto il tempo che scesero dall’auto e raggiunsero gli spogliatoi per cambiarsi. Mentre si stavano preparando, ed essendo ormai quasi pronti, Marco azzardò, e gli chiese un po’ titubante ma cercando di mantenere un tono più naturale possibile: - Anche tu hai avuto una cena ieri sera, vero? E’ andato tutto bene? –

Alessandro, ancora sovrappensiero, quasi trasalì, e comprendendo che col suo comportamento non era riuscito ad evitare di far preoccupare l’amico, dopo un breve istante durante il quale si mise seduto su una panca in attesa che l’altro fosse pronto, iniziò a raccontare, lo sguardo rivolto verso il basso ed un tono sommesso: - Beh, non proprio come me l’aspettavo… sai, loro, i miei amici, o almeno li ritenevo tali.. alcuni sono così cambiati… certo non si può pretendere che tutto resti uguale negli anni, ma… quasi faticavo a riconoscerli… dicevano di essere felici, hanno buoni lavori e ottimi guadagni, ragazze e donne… e ridevano e si vantavano delle loro vite, del loro benessere, perfino delle loro furberie, di come sono riusciti a fare strada… - fece poi una pausa come per riflettere, e riprese, con un mesto sorriso, - Non so come siano potuti cambiare così tanto, diventare, non saprei, così… meschini, e menefreghisti addirittura… è davvero così che funziona nella vita? Così che si riesce a far strada? Era tutto così facile e bello quando eravamo soltanto dei ragazzini, e a rivederli ora così, mi è tornato più e più volte alla mente il passato, il loro ed il mio… e mi sono chiesto se è stato giusto quello che ho fatto finora, se tutta la strada che ho percorso fin qui mi sia davvero servita a qualcosa o se è stato tutto inutile e dovevo tentare o rischiare qualcos’altro, se è tutto da buttare… - ma un sussulto lo colse e dovette interrompersi. Alzò lo sguardo un po’ smarrito: Marco era accovacciato di fronte a lui e gli aveva posto entrambe le mani sulle spalle nude, gli occhi verdi fissi su quelli azzurri; lo aveva ascoltato con attenzione e preoccupazione, e aveva voluto fargli sentire la sua vicinanza. Cercando di nascondere il suo stato interiore e facendosi forza per entrambi per non cedere anche lui alla tristezza, il giovane tentò un lieve sorriso e come se stesse facendo una battuta, invitò l’altro a riflettere: - Dunque anche il tuo venire di nuovo qui… dopo Giulia… sarebbe stato uno sbaglio.. e il nostro incontro… inutile…? -  e strinse lievemente le dita sulle spalle dell’amico. Alessandro si mostrò stupito per quella domanda, poi comprese che aveva pensato e detto soltanto delle sciocchezze: forse, tutto quello che gli era successo, tutte le scelte che aveva compiuto fino a quel momento erano servite proprio a condurlo lì, per fargli ritrovare quell’amicizia, vera, profonda, tanto diversa da quelle che credeva di aver avuto in precedenza… A rifletterci, avrebbe nuovamente rivissuto tutto del suo passato pur di ritrovarsi di nuovo in quel momento lì, con Marco, che ancora lo attendeva con sguardo fiducioso, e per poter trascorrere ancora del tempo con lui… L’espressione dei suoi occhi passò dallo stupore alla dolcezza, e sorridendo al più giovane, carezzandogli affettuosamente il capo, - No… – rispose, - ..hai ragione, perdonami.. erano solo stupidaggini… cose mie… fissazioni, per quello che è successo ieri sera… -

La sua risposta rasserenò Marco, che gli sorrise felice, poi sciogliendo la presa sulle sue spalle e lasciandovi un lieve senso di freddo, fece correre lungo il braccio sinistro dell’amico la sua mano destra fino a prendergli la sinistra. Lo aiutò così ad alzarsi e lo trascinò letteralmente al di fuori degli spogliatoi, verso la vasca più grande delle due che erano all’interno dell’impianto. Alessandro fu contagiato dall’allegria e dal buon umore ritrovati dall’amico, e lo seguì contento senza opporre resistenza, sorridendo anch’egli. Era incredibile come poche semplici parole di quel ragazzo ed un suo piccolo gesto avessero dissipato le nubi che si erano addensate nella sua mente, che dovette nuovamente riconoscere, erano state soltanto tutte stupide paranoie: al diavolo quei due o tre cretini dei suoi vecchi compagni!!! Ognuno ha la sua vita, lui si sarebbe fatto la propria a modo suo e comunque, al momento, non avrebbe potuto chiedere di meglio, davvero.

Fortunatamente, all’interno della struttura in quel momento c’erano solo loro: entrando avevano visto quattro o cinque persone uscire, ma erano davvero pochi i pazzi che come loro, con quel freddo e con quel tempo, azzardavano una nuotata, preferendo i più restarsene al calduccio nelle loro case o chiudersi da qualche parte a gustarsi bevande fumanti. L’ambiente comunque era ben riscaldato e non risentivano affatto della temperatura esterna, quindi decisero di andare subito direttamente in acqua. Marco senza rendersene conto, mentre si dirigeva verso il bordo vasca, stava ancora tenendo la mano dell’amico, ma Alessandro non ci teneva affatto a farglielo notare, nemmeno se fosse stato per fare una battuta: era un contatto così piacevole…

Tutto ad un tratto si sentì trascinare violentemente e gli venne a mancare il terreno sotto i piedi: come a rallentatore vide che Marco davanti a lui stava cadendo in acqua, probabilmente a causa di uno scivolone, e non avendo tempo per pensare, il ragazzo più grande cercò istintivamente di accorciare le distanze tra loro, tentando di abbracciarlo come per proteggerlo. Mentre giungeva l’impatto con l’acqua, il moro si accorse di essere riuscito nell’intento, e si ritrovò così tra le braccia un Marco ansante e avvinghiato a lui con le braccia intorno al suo collo… Quello stretto contatto colse di sorpresa entrambi i ragazzi, mentre cercavano di riprendersi dalla caduta: fortunatamente, nessuno dei due si era fatto niente. Nonostante ciò, Alessandro, abbassando un po’ lo sguardo chiese premuroso: - Ehi.. tutto bene? –

- Sì.. – rispose Marco, ancora un po’ ansimante, col volto nell’incavo del suo collo,  -..solo che qui l’acqua è un po’ alta per me e se ti lascio colo a picco… - cercò poi di scherzare, nascondendo un po’ di imbarazzo.

- Va bene – gli disse rassicurante Alessandro - ...andiamo dove puoi toccare, così potrò iniziare ad insegnarti qualcosa, ok? – concluse con tono affettuoso e quasi sussurrando.

- Sì.. – concordò Marco sottovoce, come se non avesse voluto farsi sentire, per non separarsi da quell’appiglio: stava così bene; il collo e le spalle dell’amico erano così forti, gli sembrava, e tutto quello che riusciva a percepire del suo corpo, i suoi muscoli, il suo petto, la sua pelle, era così gradevole… e confortante…

Alessandro impiegò intenzionalmente più tempo di quello che in realtà ci sarebbe voluto per mettere il suo amico al sicuro: quello che portava gli sembrava un peso tanto dolce e piacevole.. gli dava sensazioni così particolari: il suo corpo gli sembrava tanto delicato e fragile in quel momento, e poi era così teneramente abbandonato a lui, ancora così affannato, che trovò stupendo dover essere lui, proprio lui, a doverlo proteggere e portarlo in salvo in quel momento, e ringraziò il cielo per questo. Cavoli, però… che razza di pensieri assurdi stava facendo?!! Proprio come pochi istanti prima, quando avviandosi aveva stretto maggiormente il giovane a sé: aveva percepito un sospiro del ragazzo sul suo collo, e a stento ne aveva trattenuto uno a sua volta… per un istante aveva sul serio avuto delle visioni poco caste dell’amico, ma si era detto che non doveva pensare a  certe cose, non in quella circostanza, e soprattutto di Marco… avrebbe finito per rovinare tutto tra loro, e non poteva,  e non doveva… chissà poi perché? Dopo tutto stava solo aiutando una persona, come avrebbe fatto con chiunque altro, con un bambino o una ragazza… o forse no? O forse era condizionato dal fatto che sapesse la verità sulla natura di Marco? Ma no, che andava a mettersi in testa???

Giunti nel punto dove l’acqua era più bassa e anche Marco poteva stare tranquillo, sciolsero l’abbraccio entrambi lentamente, come in un muto accordo, come per non far cessare il contatto troppo bruscamente, e si sorrisero, Marco un po’ più imbarazzato chiedendo scusa e Alessandro arruffandogli ancora una volta i capelli.

- Che ne dici ora di iniziare? – propose poi il moro.

- Perfetto, iniziamo pure! – acconsentì Marco con entusiasmo.

La lezione che seguì fu molto piacevole e divertente per entrambi. Pur non facendolo coscientemente, più e più volte i loro corpi semi nudi vennero a contatto: quando Alessandro aiutò Marco a stare a galla e per fare ciò dovette sostenerlo con le mani e con le braccia, o ancora quando per insegnargli le basi del nuoto e come muoversi prima gli cinse la vita con un braccio e poi lo guidò prendendolo per le mani, osservando gli sforzi dell’altro con sguardo divertito.

Dopo l’abbraccio seguito all’iniziale caduta in acqua, era come se istintivamente non avessero mai abbastanza l’uno dell’altro e volessero cercarsi e trovarsi di continuo.

Giunti quasi alla fine di quella prima lezione, mentre Marco stava tentando di mettere in pratica a dovere quanto appreso, vide che Alessandro lo guardava ancora una volta sorridendo, come a volerlo prendere bonariamente in giro.

- Che hai da guardare in quel modo? Ti diverti così tanto? – lo apostrofò fingendosi offeso ma scherzosamente, e senza preavviso iniziò a spruzzargli contro intere manate di acqua, a cui l’altro rispose abbastanza prontamente, nonostante la sorpresa iniziale. Ben presto tra schizzi vari, risate, battute, botte e risposte soffocate dal frastuono del’acqua da loro sollevata, il tutto sembrò trasformarsi in un’allegra rissa, dove ognuno cercava di avere la meglio sull’altro. Ma ad un tratto Alessandro non vide più riapparire Marco dall’acqua e stava iniziando a preoccuparsi, quando il giovane con uno – Bu! – gli comparve all’improvviso da sotto di fronte, ridendo e respirando un po’ affannosamente.

- Cavoli, stavo prendendo uno spavento… - commentò Alessandro sorridendo dolcemente, posandogli le mani sui fianchi: erano così vicini, e Marco inconsciamente gli si accostò maggiormente, allacciando in risposta di nuovo le braccia al suo collo. Era ancora ansante: forse lo sforzo di trattenere aria sott’acqua, pur se per uno scherzo, era stato eccessivo, e Alessandro sollevandogli il volto con due dita sotto il mento per poterlo guardare meglio negli occhi, gli chiese serio ma quasi sussurrando: - Tutto ok? –

Marco, ora vicinissimo a lui per la posizione in cui erano, gli rispose, ricambiando lo sguardo e quasi sfiorando le labbra con quelle dell’altro: - Sì… sì… non preoccuparti… scusami – ed abbassò leggermente il capo. Alessandro aveva avuto l’impressione che un brivido gli avesse percorso il corpo in quell’istante, ma rendendosi anche conto della situazione in cui erano, e non volendo creare ulteriore imbarazzo al ragazzo più giovane e forse anche a sé stesso (ma non avrebbe saputo dirlo), lentamente liberò i fianchi dell’altro dalle proprie mani e il ragazzo di fronte a lui sciolse dolcemente la presa sul suo collo.

Poi si guardarono un istante, scambiandosi un veloce sguardo ed un lieve sorriso, e in un silenzio che stavolta non poteva che essere più piacevole, uscirono dalla vasca ed andarono verso gli spogliatoi.