DEDICHE: in via del tutto eccezionale, questa volta lascio da parte le mie sisters Lucy_Tomo e Silene e la mia kitsunina, per dedicare interamente questa umile ficcina ad Alessia, Urd ed Eny.

In particolare, questo ultimo capitolo è dedicato ad Eny-Ibrido, che non so come ringraziare per avermi dedicato un capitolo di Tiensen…*_*

Questa ciofeca non sarà mai all’altezza di cotanta meraviglia!!!!

RINGRAZIAMENTI: a Urd, Alessia ed Eny per le loro fictions, che anche se tristi curano il cuore…

DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, tranne Haruka Sakuragi, mia creazione, la canzone invece è di Laura Pausini (ovviamente con le dovute licenze poetiche…)

NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

NOTA 02: è una deathfic molto poetica…

NOTA 03: tutto quanto riguarda climi, temperature, geografia ecc. così come tutto quanto riguarda Dio, il paradiso, la religione, ecc. è un gran guazzabuglio di cristianesimo, richiami orientali, manga e fantasie malate della sottoscritta…

E con questo si chiude la trilogia, dedicata alle tre muse che mi hanno ispirato e che hanno guidato i miei passi in questo settore così particolare e difficile.

La situazione è stata vista da diversi POV a seconda del capitolo.

 

 


Perchè non torna più

di Marty


 

**********************POV YOHEI************************

 

Ciao, amico.

Brrr, fa freddo qui, vero?

Soprattutto dopo essere stati in Florida, sulla spiaggia, a prendere il sole e a fare il bagno…

Invece, qui a Kanagawa, novembre è il mese del gelo pungente e del vento che ti schiaffeggia le guance se osi mettere il naso fuori dalla porta di casa.

Non è male questo posto.

Credo che ti sarebbe piaciuto.

La tua volpe è ricca, si è potuta permettere di scegliere per te la collina da cui la vista può spaziare fino a perdersi all’orizzonte, dove non si capisce più dove finisce il mare e comincia il cielo.

È tutto blu, ogni gradazione di blu, in alcuni punti ricorda un po’ il colore della coda di un pavone.

Lo stesso colore delle iridi del tuo Rukawa.

Kami, Hana, gli manchi spaventosamente.

Sashi ed io siamo stati a trovare lui e la famiglia Miyagi perché temevamo che facesse una sciocchezza.

Ma per fortuna sembra che resista.

È forte.

Tua madre gli è di sostegno, in questo, ed è davvero bello vederli insieme, come madre e figlio.

Sorrido.

Riesci sempre a mettere il tuo zampino nelle cose belle, scimmia rossa, anche da lassù…

Quando siamo arrivati è venuta ad aprirci cerimoniosamente una bimba bellissima, con la pelle chiara ed i boccoli scuri, come sua madre.

Però in un certo senso ricordava molto anche Kaede, soprattutto nel modo di corrucciare le labbra, sollevare un sopracciglio e fissare con disapprovazione.

Per il resto, il suo carattere è completamente opposto: non sta ferma un momento, strilla, vuole sempre essere presa in braccio e fa mille dispetti…

Ma quando poi è stanca e si addormenta affannata, con le gote rosse e il respiro accelerato, è una delle creature più simili ad un angelo che abbia mai visto.

Quello che mi ha sconvolto davvero, però, è stato il piccolo Jimmy.

Non ci avevano mandato foto: “Dovete vederlo dal vero” hanno detto.

E così abbiamo fatto.

Ma io ho rischiato di avere un infarto quando mi sono trovato davanti quel bambino.

 

Sempre giù buttati a terra

Contro gli altri a far la guerra

 

Ricordo come fosse ieri, le nostre giornate insieme.

Quando c’era il sole e non avevamo voglia di chiuderci in un’aula, quindi facevamo fuga per sdraiarci sull’erba lungo la riva del fiume.

Oppure quando, fin da piccoli, finivamo con il menar le mani a chiunque voleva sottometterci o si frapponeva tra noi e qualcosa che ci apparteneva.

È iniziata così la nostra passione per le risse, ti ricordi, Hana?

E così abbiamo conosciuto gli altri, che sono diventati presto nostri inseparabili compagni.

 

Quante botte poi la mamma in camera vi darà

 

E poi ricordo gli strilli di tua madre quando tornavi lacero, sporco e pieno di graffi…

Il giorno dopo, a scuola, avevi le guance rosse per gli schiaffoni che ti aveva affibbiato.

Ma in compenso io dovevo stare in piedi, perché la mia mi picchiava col battipanni!

 

Due bambini stesso sguardo pieno d’allegria

 

Ci hanno spesso scambiati per fratelli, soprattutto quando ti sei tinto i capelli di nero perché stufo dell’eccessiva vistosità del rosso naturale che avevano i tuoi.

Abbiamo sempre sorriso alle avversità e riso in faccia alle problematiche dei ragazzi della nostra età, la risata era l’unico punto di forza del nostro carattere.

 

Che si provano le giacche del papà

 

Ricordi quando venivi a trovarmi e giocavamo agli uomini d’affari?

Anni dopo, già liceali, ripensando a quei tempi, siamo andati nel guardaroba.

Abbiamo aperto l’armadio dei vestiti dei miei, e tu ti sei emozionato, accarezzando con reverenza le maniche un po’ consunte dei completi eleganti di mio padre.

Il tuo non c’era più, e il dolore per te era insopportabile, visto quanto eri legato a lui.

Alla fine l’hai voluta provare, quella giacca, e guardandoti allo specchio hai cercato per un attimo di farlo tornare da te…

 

Poi la vita cresce in fretta come un fiume in piena

E li trovi ragazzini

 

Gli anni sono volati via, come fogli di un calendario strappati troppo in fretta.

Il tempo ha lavato via i bambini che giocavano con le macchinine, e noi ci siamo trovati già grandi, con una sigaretta in mano per atteggiarci e un ruolo da ricoprire, una reputazione da difendere, un posto che ci hanno assegnato senza prima chiederci se lo volevamo o no.

 

A parlar d’amore nei cortili

 

E hai cominciato a correre dietro alle gonne, a corteggiare ogni ragazza che ti sembrava degna del tuo interesse.

Hai ricevuto i primi rifiuti, ma non hai smesso di buttarti per cercare quell’affetto, quegli occhi, quel sorriso di cui avevi bisogno.

Io, timido com’ero, e già con i primi dubbi sulla mia sessualità, ti ammiravo e invidiavo un po’.

E non avevo il coraggio di esternarti cosa mi angosciasse.

 

Perché non torna più

Quella libertà

 

Purtroppo la crescita ci ha obbligati a prenderci le nostre responsabilità, a pensare con la nostra testa, ad occuparci autonomamente di noi stessi e delle nostre necessità, a fare delle scelte che condizionassero il nostro futuro in modo da concederci il lusso di essere indipendenti.

E così improvvisamente non eravamo più liberi.

E ci chiedevamo se lo eravamo mai stati davvero.

 

Le risate a scuola fino a stare male

 

Abbiamo iniziato ad andare a scuola tutti i giorni, ma questo non ha fatto di noi dei buoni studenti…

Essendo i più temuti e rispettati, all’istituto, potevamo permetterci il lusso di distrarci, dormire, chiacchierare.

Il ripensare al tempo perso in quei giorni mi fa diventare rosso di vergogna.

Certo, ho decine di ricordi, ma se avessi saputo quanto poco mi sarebbe stato concesso di dividere con te, sarebbe stato tutto diverso.

 

Perché non torna più

Chi ti ha preso poi

 

E poi la nostra amicizia è finita naturalmente in secondo piano per quei famosi occhi che cercavi affannosamente da sempre.

Gli occhi di mare in tempesta che splendevano sulla pelle lunare di Kaede Rukawa.

Sei fiorito, è cambiato il sapore delle tue lacrime, nei tuoi occhi si sono accese delle pagliuzze d’oro che mai, in quindici anni di vita condivisa, avevo visto.

Questo mi ha ferito.

Ora posso dirtelo, Hana, posso liberarmi di questo peso.

Ti amavo.

Ti ho amato di nascosto per cinque lunghi anni.

Non so quando ho capito che non saresti mai stato più di un amico fraterno, per me, ma sicuramente se avevo ancora qualche flebile speranza si è dissolta quando ho visto come lo guardavi.

 

Chi mi ha preso poi

 

Hisashi è piombato nella mia vita e l’ha salvata.

Ha avuto bisogno di me.

Di Yohei Mito, il teppista, il ragazzo insicuro.

Di quello che potevo dargli.

Non ha avuto fretta, mi si è avvicinato con un sorriso così dolce che mi ha fatto sentire speciale.

E quando una sera mi ha preso la mano, appoggiandosi poi contro la mia spalla mentre il suo profumo mi stordiva i sensi, il mio cuore ha trovato in quella stretta la forza di ricominciare a correre.

 

Stessi cuori stesse pelli

Questo il patto tra fratelli

 

Nonostante tutto abbiamo continuato ad avere lo stesso splendido rapporto.

Il patto che facemmo all’asilo, bucandoci un dito con lo spillone per cappelli della maestra e mischiando il nostro sangue alla terra in cui avevamo sepolto un seme di ciliegia, non è mai venuto meno.

Ogni volta che ho avuto bisogno di te, ti ho sempre trovato al mio fianco, e tu non mi hai mai cercato: semplicemente, sentivo quando qualcosa non andava e ti offrivo silenziosamente il mio appoggio prima ancora che tu me lo chiedessi.

 

Anime che mai potrà dividere la realtà

 

Ne abbiamo passate tante, vero, Hana?

Siamo stati spesso sull’orlo della rottura, per ingenuità, rabbia, superficialità.

Ci siamo picchiati selvaggiamente in più di un’occasione, sono volate parole pesanti.

Ma alla fine la fiducia che avevamo sempre riposto l’uno nell’altro ha avuto ragione di chi cercava di separarci.

 

Ma una notte con la luna piena di sfortuna

 

La notte in cui te ne sei andato l’aria era pesante.

Intorno alla luna c’era un alone rossastro, e tutto era avvolto da un silenzio irreale ed artefatto.

Le nuvole oscuravano il cielo, e io mi giravo e rigiravo nel letto, senza riuscire a prendere sonno.

Hisashi si è svegliato, a un certo punto, e mi ha abbracciato, preoccupato.

Mi ha chiesto se avessi fatto un brutto sogno; io ho scosso la testa, e allora mi ha asciugato la fronte e chiesto il motivo di tanta ansia.

Ma non sono stato in grado di spiegarglielo, mi sono limitato a nascondergli il viso nel petto, lasciandomi calmare dal battito del suo cuore.

 

Si sentiva una sirena

Che gridava al vento la sua pena

 

Ma poi lo stridio dell’ambulanza ha squarciato la notte, e sono saltato a sedere con gli occhi spalancati: dopo una manciata di secondi che mi sono sembrati eterni, ha squillato il telefono.

Ho fatto fatica a riconoscere la voce atona di Kaede in quel grido rotto da singulti disperati che chiedeva aiuto.

 

Perché non torna più

La complicità

Di quei pomeriggi a raccontarsi tutto

 

E mi mancano tante cose, amico mio, più di quante potessi immaginare, anche le sciocchezze, come ad esempio la tua risata squillante, il rumore dei tuoi passi nella ghiaia di fronte a casa mia, il profumo dell’ammorbidente con cui lavavi la divisa da basket.

Ma soprattutto mi manca mio fratello, il mio migliore amico, quello che mi conosceva meglio di quanto io stesso potrò conoscermi mai.

Ogni volta che devo telefonare a Rukawa, ci metto il doppio del tempo, perché prima, come uno scemo, faccio il numero di casa tua.

 

Perché non torna più

Quella nostra età

 

E vorrei soltanto tornare indietro, a quando eravamo solo due ragazzini e tutto ci sorrideva.

Potevamo fare tutto oppure niente, ma eravamo noi, in quel posto ed in quel momento.

Tanto bastava a renderlo un momento da ricordare.

 

*************************POV HARUKA********************************

 

E il ricordo non consola

Quando cerco di vederti ancora

 

Mi sto godendo il fresco dal portico di casa Miyagi.

Sembra passata una vita, dall’ultima volta che ho parlato con te.

Stupido testone, ero furiosa, sai?

Come avevi potuto lasciarmi sola?!

Vabbè che sono sempre stata una donna forte, e ti ho allevato da sola…

Ma avevo bisogno di te.

Quanto e più di Kaede.

È una persona incredibile, Hana.

Non ho mai creduto che potessi farcela, a dividere la tua vita con un ragazzo come lui.

È indipendente, pretende i suoi spazi, si spazientisce per qualunque sciocchezza e vuole avere sempre ragione…

Ma quando il giorno del funerale mi ha guardato con gli occhi rossi e stanchi, non ho potuto esimermi dall’abbracciarlo forte.

E lui all’inizio si è irrigidito, per poi sciogliersi ricambiando la stretta.

C’è voluto un po’, ma alla fine mi ha raccontato che ha perso sua madre, quando aveva solo otto anni.

Io allora (sai come son fatta, no?) mi sono commossa e l’ho “adottato”.

Siamo una vera famiglia, ora.

Ogni volta che ci penso, però, sento una fitta al cuore.

Avrei tanto voluto che fossimo tutti e tre a formare questa famiglia.

Pensiamo a te ogni momento, testaccia dura…

Spesso Kaede mi chiede di raccontargli episodi della tua infanzia, ricordi di tuo padre e te insieme, il tuo primo sorriso, la tua prima crisi adolescenziale, insomma tutte quelle parti di te che non ha avuto modo di vivere in prima persona.

Io sono ben felice di rispondere a tutte le sue domande (ma non mi avevi detto che era laconico fino all’inverosimile? A me sembra che non chiuda la bocca un attimo, almeno quando si tratta di te…)

La storia che però vuole sentirmi ripetere più spesso, e non si stanca mai di risentirla, è quella di quando hai capito di amarlo.

Ed ogni volta mi arrendo, e gli racconto di quando sono tornata a casa e ti ho trovato seduto sul divano con le ginocchia al petto, al buio.

Tu in principio non volevi parlarmene, perché avevi paura di come l’avrei presa, ma alla fine mi hai detto della dichiarazione di Haruko che, per convincerti della sincerità dei suoi sentimenti, aveva denigrato Rukawa.

E invece di fare le capriole di gioia, ti sei infuriato da matti all’idea che la sorella del capitano si fosse permessa di parlare in modo tanto sprezzante di Kaede.

Il tuo mondo si è fermato quando ti è arrivato in pieno il significato di simili sensazioni, sei corso via senza avvertire nessuno e ti sei barricato in casa a pensare.

Ma per quanto potessi cercare di togliertelo dalla testa, non c’era stato niente da fare e hai dovuto accettare la verità.

Ricordare quei momenti, relativi all’unica cosa che tu mi abbia mai nascosto, mi fa sorridere di nostalgia…

Ecco che vedo in lontananza arrivare Kaede con il piccolo Jimmy sulle spalle.

Il mio cuore sobbalza ogni volta che li vedo insieme.

Mi sembra di vedere una foto di quindici anni fa.

Non riesco a farne a meno, mi manchi, bambino mio…

 

********************POV MITSUI***************

 

Perché non torna più

La canzone che

Cantavamo nelle docce a squarciagola

 

E così eccoci qua, amico mio.

Già, per quanti dubbi tu possa aver mai avuto al riguardo questo sei sempre stato per me.

Yohei si è allontanato da qualche minuto; “Vi lascio soli”, ha detto.

Lo amo da impazzire, è la cosa più bella che ho e ti ringrazio di questo, perché da ogni suo gesto, espressione o parola traspare quanto sei stato importante per lui e quanto hai contribuito a farne l’uomo meraviglioso che è oggi.

Mi sono chiesto mille volte, all’inizio della nostra relazione, se avrei mai potuto competere con te, se avrei dovuto avere per sempre l’impressione di essere al secondo posto: beh, alla fine l’ho accettato.

Vieni prima tu, sei sempre venuto prima tu.

Ma questo non mi infastidisce, sai?

Se si fosse trattato di qualcun altro, magari, avrei avuto qualche problema, ma tu sei speciale.

Non te l’ho detto mai, quanto bene ti voglio e quanto sia stata d’aiuto la tua presenza in tanti momenti che abbiamo condiviso.

Senza di te forse oggi molte cose sarebbero diverse.

Ed è per questo che la tua mancanza è così difficile da tollerare.

È soffocante anche solo accostare l’idea della morte a te, a te, che sei l’essenza stessa della vita, della luce, della gioia.

Mi restano i ricordi delle nostre uscite, delle risate a crepapelle, della tua voce calda che intonava la canzone idiota che avevi scritto mentre facevamo la doccia dopo gli allenamenti di basket.

Il basket…altra cosa che ho quasi perso.

Per fortuna ci siete stati voi, tutti voi,che mi avete fatto rientrare il buon senso nella zucca!

Sono stato nominato miglior tiratore da tre punti, durante il mio ultimo anno di liceo.

Mi sono riempito d’orgoglio, quando ho visto la soddisfazione nei vostri occhi.

Soprattutto perché non eravate soddisfatti della vittoria, ma di aver avuto ragione a credere in me.

Mi pizzicano gli occhi.

Forse è il caso che me ne vada, prima di scoppiare a piangere come una violetta mammola…

 

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Perché non torna più

La felicità

Della nostra età

 

“…Ehi, Mitsui!”

La nota voce stentorea gli fece rizzare i capelli in testa.

“Ciao, Capitano.

Kogure”

Akagi e Kiminobu gli si avvicinarono, sedendoglisi accanto.

Il disco arancione del sole iniziava a tramontare, e tutto il cielo aveva assunto una tonalità vermiglia.

Un soffio di vento gonfiò il giubbotto al ragazzo occhialuto che rabbrividì.

“Hai freddo, Kimi?” chiese premuroso Akagi.

Ma il suo compagno scosse il capo sorridendo.

Il mastodontico ex giocatore dello Shohoku mise una mano sulla spalla del tiratore da tre punti, guardando poi verso l’orizzonte.

“Sembra passata una vita, eh?”

“Già” rispose Mitsui.

“Darei qualunque cosa per tornare indietro” aggiunse “se avessi un’altra possibilità non rifarei gli stessi errori, rimarrei in squadra senza perdere la speranza anche nei momenti peggiori, darei il massimo in ogni cosa, e soprattutto direi ad Hana quanto tengo a lui…” gli occhi blu si incupirono, mentre gli altri due annuivano.

Anche loro sentivano di non aver mai dimostrato al rossino quanto egli fosse importante per loro.

La verità è che l’avevano sempre dato per scontato, lui era quello allegro, su cui si potevano scaricare tensioni e nervosismi, era quello che ammortizzava le lune di tutti, quello che dava la forza di continuare anche quando sembrava troppo tardi e chi gli stava intorno si era già arreso.

Non si erano mai chiesti come sarebbe andata se non ci fosse stato.

Semplicemente, c’era.

E questo era tutto.

Ma ora che la sua assenza si faceva sentire tanto, capivano quanto Hanamichi avesse saputo riempire la loro vita e in qualche modo renderla migliore.

“Lo sapeva, Mitchi, non preoccuparti” disse una figura alta che camminava verso di loro a larghe falcate.

“Lo sapeva.” ripeté guardando in volto gli altri due, e sorrise.

Akira Sendoh era sempre stato uno che sorrideva molto, anche troppo, ma il sorriso che era nato sul suo volto in quegli anni era qualcosa di diverso.

Era bello.

Caldo.

Era un sorriso intriso di consapevolezza dei propri limiti, della fiducia nel domani, della capacità di mostrare le proprie reali emozioni senza bisogno di nasconderle dietro una facciata di circostanza.

La sua amicizia con Hanamichi gli aveva insegnato quanto può essere dura accettarsi per quello che si è, ma anche quanto può essere più facile poi farsi accettare dal resto del mondo.

“Sorridi e il mondo ti sorriderà” gli aveva detto un giorno il rimbalzista.

Il capitano del Ryonan l’aveva guardato senza capire, con la sua solita espressione solare, per poi canzonarlo: “Sono l’ultima persona a cui dovresti rimarcare una cosa del genere, non pensi?”

Ma a quelle parole, il ragazzo aveva scosso la testa.

“Non qui” aveva risposto dandogli un colpetto sulla fronte “qui” e aveva deposto un palmo aperto all’altezza del cuore.

“All’inizio non sarà facile…ma puoi farcela, porcospino!” ed era corso via agitando una mano in segno di saluto.

Ce n’era voluto di tempo, ad Akira, per capire appieno cosa voleva dire, ma il capirlo e il diventare una persona migliore erano stati un atto unico.

A questo pensava, mentre il sole finiva di tuffarsi nel mare.

Poi, non appena gli ultimi raggi furono scomparsi, i tre ex giocatori dello Shohoku si alzarono, dandosi dei colpetti sulle gambe per togliere eventuali rimasugli d’erba.

“È ora di tornare a casa” disse Kiminobu a Takenori, e salutando Mitsui e Sendoh si allontanarono.

“Beh, allora ci si vede lunedì, Sendoh!”

“Non fare tardi, Hisashi, altrimenti l’allenatore ti spellerà vivo!”

Il moro si accarezzò i capelli, corti come quello dell’amico ed ora compagno di squadra, guardandolo ricongiungersi con Mito all’entrata del cimitero.

Quando aveva cambiato modo di vedere la vita, aveva iniziato tagliando quella massa scura che ogni mattina richiedevano un’eternità per essere acconciati correttamente.

Poi mise le mani in tasca, e guardò verso la semplice lapide commemorativa di marmo bianco, su cui a lettere d’oro c’era scritto “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.

Era una frase particolarmente amata dal rossino, che la usava come scusa per giustificare tutti i suoi comportamenti impulsivi e sconsiderati, ma anche quella che secondo Kaede rispecchiava meglio l’animo del suo compagno.

Gli sorrise, stavolta un sorriso colmo di nostalgia, e poi affidò al vento quello che gli avrebbe detto se lo avesse avuto di fronte: “Hai cambiato tanta gente, scimmia rossa.

Come un tornado ne hai sconvolto il modo di vivere, e dopo niente è più stato lo stesso.

Puoi essere fiero di te.

Ti portiamo tutti nel cuore.”

Volse le spalle alla collinetta verde e se ne andò, mentre le prime stelle punteggiavano il nero velluto notturno e,da qualche parte, un angelo dai capelli rossi rideva contento.

 

 

* OWARI *

 

e questa è davvero la fine! ndMarty

 

meno male… -.- ndRu

 

direi! è.é ndHana

 

siete cattivi ç_ç ndMarty

 

bah…speriamo solo che dopo questa follia tu torni a scrivere le care, vecchie, romantiche ficcine con le lemon… ndSendoh_hentai_come_al_solito

 

veramente… ndMarty

 

COSA?! ndTutti

 

…la prossima fic è su Dragon Ball e poi c’è la side story di Giardino proibito e p…

 

è.é ndTutti

 

ok, ok, prima finisco Brown Eyes ^^’’’’’’ ndMarty_che_ha_capito_l’_antifona

 

spero vi sia piaciuta, gente!

 

Commentate e…a presto!

 

Baci baci! ^-^

 

Marty