Nota:
Terzo capitolo che
porta alla conclusione della mia prima - e spero ultima ^^ - fic su Harry
Potter.
Per questa non c'è molto da dire: il titolo me l'ha ispirato una fanart
SiriusXRemus (sì, ehm.. ); la fine non mi convince - troppo buttata là - ma
come ho già detto per la seconda, se me le vedo ancora davanti cancello
tutto e perché mai privarmi del sadico piacere di occuparvi tempo?
Buona lettura ^^
Quiet night of quiet pleasure
di
Afsaneh
Si fermò sulla soglia, a metà passo. La figura che stava davanti a lui, a
pochi metri di distanza e di spalle sarebbe stata riconoscibile fra milioni
anche senza la civetta bianca posata sulla spalla. Rimase lì alcuni istanti
prima di decidere che non gliene fregava un bel niente di chi ci fosse e
che, forse, la torre avrebbe potuto rivelarsi abbastanza grande da contenere
entrambi.
Con passo lieve ed elegante si avvicinò alla ringhiera, posandovi le mani e
socchiudendo gli occhi alle sferzate gelide che spiravano a quell'altezza.
Il ragazzo moro gli scoccò un'occhiata per tornare subito ad affondare lo
sguardo nell'oscurità di Hogsmeade, ignorandolo. A lui stava benissimo così.
Hedwig si librò nell’aria per sgranchirsi le ali ed entrambi ne seguirono il
volo, invidiosi.
Soffiò sulle mani per cercare di riscaldarle; aveva fatto male a lasciare i
guanti in camera, ma in verità non sapeva neanche che i suoi piedi lo
avrebbero guidato sin lì. Era bello starsene lassù, in pace, senza dover
rendere conto a nessuno di ciò che si era. Era purificatorio respirare
quell’ossigeno freddo che avrebbe disintossicato polmoni neri e pesanti. Ma
sopra ogni altra cosa era gradevole - per entrambi - riuscire a stare
insieme nello stesso posto senza saltarsi alla gola per il semplice motivo
che l’altro esisteva.
Draco dette le spalle al paesaggio, sedendosi per terra e poggiando la
schiena contro la ringhiera di ferro battuto. Chiuse gli occhi, rimpiangendo
un po’ il fuoco del camino che scoppiettava nella sua stanza. Quanto meno
aveva avuto il buon senso di portarsi dietro il mantello, così ci si strinse
dentro maggiormente, rifiutando l’idea di andarsene per riscaldarsi come gli
suggeriva il cervello.
Voltò lo sguardo in su, verso Harry che ancora aveva gli occhi persi nel
buio, forse addirittura in ricerca della civetta che quasi sicuramente era
andata a procurarsi uno spuntino di mezzanotte.
“Ehi, Potter! Com’è stare dalla parte dei buoni?”
Non aveva pensato a quella domanda, semplicemente la sua bocca l’aveva
formulata, e adesso si sarebbe volentieri tagliato la lingua. Se anche
avesse deciso di tradire la sua famiglia, l'ultima persona al mondo che
voleva lo sapesse era Potter: non sopportava l'idea dello sguardo vittorioso
e superiore che l'altro gli avrebbe rivolto.
Harry, dal canto suo, quasi sobbalzò al suono di quella voce sconosciuta.
Sconosciuta, sì, perché quella voce l’aveva sentita deriderlo e minacciarlo,
ma mai parlargli con quel tono calmo, carezzevole e lievemente incuriosito.
Com’è stare dalla parte dei buoni...
più che altro si chiedeva se ne faceva ancora parte, visto e considerato ciò
che era ora in grado di fare.
“Frustrante” rispose in un sussurro mentre stendeva il braccio per
accogliere Hedwig e bearsi del contatto con le sue piume fredde contro il
viso “Bisogna fare di tutto per raggiungere il risultato, ma la cosa più
importante è farlo sempre in modo corretto: mai una magia o un’azione che
possa essere fraintesa o male interpretata” improvvisamente il silenzio
tornò come se ne era andato, e di nuovo i due ragazzi erano lontani,
incuranti della presenza dell’altro.
Harry sorrise alla sua civetta e dopo un ultimo bocconcino di carne
sgriffignato durante la cena la lasciò andare, liberandola dall’obbligo di
fargli compagnia. La vide volare via, salire fino alla guferia per riposare.
Avrebbe potuto andarsene, non c’era più nulla a trattenerlo lì; eppure
rimaneva. Sì, assolutamente, non c’era nulla su quella torre che lo
riguardasse o che gli interessasse. Tranne...
“E stare dalla parte dei cattivi? Com’è?” aggiunse alla lieve occhiata
dubbiosa dell’altro.
Malfoy si strinse nelle spalle “Difficile” gli sorrise, o almeno a Harry
così sembrò “Difficile se non sei un pazzo fanatico di astruse teorie.
Credimi, alla maggior parte di quella gente manca qualche tramezzino per
fare un pic-nic”
Si sorrisero l’un l’altro a quel modo di dire così tipicamente babbano, e
Potter si chiese dove mai Malfoy avesse potuto impararlo. Il moro fu il
primo a distogliere lo sguardo, portandolo su quello spicchio di Luna, ora
finalmente sgombro di nuvole. Se ne stavano lì, i peggiori nemici che
Hogwarts avesse conosciuto dai tempi dei loro genitori, e riuscivano persino
a non tentare di uccidersi vicendevolmente. Al contrario, erano stati in
grado di parlare in modo civile.
Il vento continuava a soffiare, impetuoso, creando una sinistra melodia
grazie all’aiuto di alberi, animali notturni e spifferi mai chiusi nei muri
della scuola.
“Mio padre è uscito la scorsa settimana. Ti vuole morto” anche se
probabilmente lo sapeva già: non ci voleva un genio per immaginarlo.
“Lo supponevo” strofinò le mani contro i pantaloni, cercando di ripristinare
la circolazione nelle dita oramai intorpidite. Sorrise, cautamente, dentro
di sé, al pensiero di loro due seduti l’uno accanto all’altro a
chiacchierare... amichevolmente? Poteva ammettere che era una cosa che gli
mancava? Che, tutto sommato, quel ragazzino dall'aria slavata, incontrato
nel negozio della signora Malkin, l'aveva trovato... interessante?...
affascinante?
Gli lanciò un’occhiata: sembrava l’immagine stessa della rilassatezza. In
quel momento ripensò a quante volte - naturalmente non tutte - si fosse
comportato male con lui solo per il motivo che era figlio di un Death Eater.
Niente di più e niente di meno del comportamento di Snape con lui.
“Tu invece i tramezzini per fare il pic-nic li hai tutti?”
Draco tolse dal mantello un po’ di polvere, riflettendo “Non so se voglio
diventare un Death Eater, se è questo che vuoi sapere. So che l’idea di
diventare un folle che gode a lanciare
cruciatus a destra e manca non mi esalta; ma neanche quella di
trasformarmi in una marionetta nelle mani di Dumbledore” gli lanciò
un’occhiata allusiva ma Harry non raccolse.
“La vuoi la verità?” si girò a guardarlo e non continuò sino a quando non
ebbe un cenno d’assenso da parte dell’altro “Non me ne importa un accidente
di questa guerra fatta di vendette. Non mi importa nulla dei morti, dei
feriti. Tutto ciò che vorrei è che la gente la piantasse con questo slogan
con o
contro, come se non esistessero
posizioni alternative”
“Perché, esistono?” non gli stava domandando quello, lo sapevano entrambi,
gli stava chiedendo quale fosse la sua
posizione.
Malfoy sorrise “Le famiglie purosangue sono indubbiamente superiori per
lignaggio e storia. Ai mezzosangue è stata data una possibilità di scelta:
migliorarsi, evolversi, oppure rimanere nel loro piccolo e gretto mondo. I
babbani sono divertenti, ma mi domando come facciano a vivere in quel loro
modo barbaro”
“Insomma, una posizione di comodo per evitare di assumersi responsabilità”
lo provocò Harry.
“O semplice indifferenza. Come preferisci”
Il moro lo fissò con una punta di odio “Facile pensarla così quando non si
sono mai avuti problemi nella propria vita, quando si è cresciuti nella
bambagia. Ma dubito la penseresti allo stesso modo se i tuoi genitori ti
fossero stati strappati da una manica di pazzi”
Draco gli sorrise dolcemente velenoso “Se io avessi subìto ciò che hanno
fatto a te, non so come reagirei... probabilmente cercherei la vendetta in
qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo” abbassò la voce ad un sussurro appena
udibile “Ma di sicuro non mi compiangerei come fossi l’essere più sventurato
della terra... non pensare di essere l’unico a soffrire Potter, c’è gente
che sta molto peggio di te eppure non si lamenta ad ogni piè sospinto”
Se solo ci fosse stata un po’ più di luce, Malfoy avrebbe potuto ammirare
quella deliziosa sfumatura rosso-rabbia che aveva colorato le guance di
Harry, ma se ne poté fare comunque un’idea grazie al suo tono di voce: “E
chi starebbe peggio, Malfoy? Tu? Povero bambino triste cresciuto in un
castello, coccolato e vezzeggiato da tutti?”
Il biondo scosse la testa, ironico “Potter, non commettere l’errore di
credermi tanto egocentrico. Prova a guardare le persone accanto a te... i
tuoi amici... magari uno un po’ pasticcione ma con un’infinita ammirazione
per il ragazzo-che-è-sopravvissuto...” nella mente di Harry si formò
un’immagine “Pensi sul serio che non l’avere dei genitori, che comunque puoi
conoscere attraverso i racconti delle persone che sono stati al loro fianco
e li hanno amati per anni sia meglio dell’averli vivi ma ricoverati al San
Mungo per il resto della loro vita senza la minima possibilità di essere
riconosciuto?”
"Sono davvero così pieno di me?"
E all'improvviso gli fece pena. Per la prima volta da che lo conosceva,
Harry Potter gli fece pena. Non per il suo passato, non per il dolore che
aveva subìto, ma per la vita che gli altri avevano tracciato davanti a lui,
per i pensieri che - forse inconsapevolmente? - gli avevano inculcato.
"Penso tu lo sia diventato perché è così che chi ti sta intorno ti ha fatto
diventare. Tutti a dirti che sei stato tu a sconfiggere Voldemort sedici
anni fa, e te l'hanno ripetuto talmente tante volte che alla fine hai
iniziato a crederci; però, nel profondo di te stesso, sai che il nome a
dover essere famoso è quello di tua madre, che è lei quella ad aver
utilizzato l'unica magia in grado di sconfiggere il Dark Lord" lo percepiva
dal suo respiro, quanto quello che stava dicendo non gli piacesse, ma
sapevano entrambi che era la verità.
Sapevano entrambi che Harry stava usando Draco come la più cristallina delle
coscienze.
Si prese la testa fra le mani, riflettendo su quelle parole così vere eppure
allo stesso tempo ignoranti della verità "Ci sono... ci sono cose che non
conosci, Malfoy. Sì, sedici anni fa è stata mia madre a sconfiggere
Voldemort, ma ora... adesso sono io quello... l'unico... in grado di..."
lacrime silenziose iniziarono a scendere sul suo volto lasciando gelide scie
gelate al loro passaggio.
Vedere Potter in quel modo gli faceva uno strano effetto: compassione e
pietà... ma anche rabbia e disgusto; quel ragazzo non perdeva occasione per
piangersi addosso o lamentarsi del suo triste destino "Onestamente? Non me
ne frega granché del tuo dolore o di come riuscirai o meno a sconfiggerlo.
L'unica cosa che mi interessa è che tu lo faccia" sentì quegli occhi verdi
piantarglisi addosso, spalancati.
"Voglio che tu mi dia la vita che sogno. Una vita senza magia oscura e odio.
Una vita da poter dedicare allo studio delle arti della guarigione. Una vita
in cui poter essere felice"
Fissò il proprio sguardo grigio in quello dell'altro e gli sorrise - un
soffuso rossore sulle guance... il freddo? "Sconfiggi il Dark Lord, Harry, e
potrò finalmente dirti grazie. Potrò
finalmente..." alzò un sopracciglio al proprio pensiero e scosse la testa.
Si mise in piedi, il vento che gli attorcigliava il mantello attorno alle
gambe "Buona notte, Harry" uscì dalla torre più leggero, sicuro che una
volta tornato in camera sarebbe finalmente riuscito a prendere sonno.
Harry rimase immobile alcuni minuti dopo l'uscita di Malfoy, ma infine si
riscosse e sorridendo si alzò in piedi anche lui "Buona notte, Draco".
*fine*
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